mercoledì 1 novembre 2023

Regia Marina italiana 1935 - 1943: il siluro a lenta corsa (detto comunemente maiale) e il Siluro San Bartolomeo SSB, utilizzato dalla Decima Flottiglia MAS.






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IL SILURO A LENTA CORSA “S.L.C.”, meglio noto come “maiale” (1935 - 1943)

Il siluro a lenta corsa, più correttamente indicato come siluro a lunga corsa (sigla SLC) e conosciuto anche come "maiale", fu un mezzo d'assalto subacqueo della Regia Marina dalla forma simile a un siluro, adattato a trasportare a cavalcioni, a bassa velocità, due operatori muniti di respiratori subacquei autonomi e una carica esplosiva da applicare occultamente alla carena della nave avversaria all'ormeggio.











Venne usato dalle Flottiglie MAS della Regia Marina italiana durante la seconda guerra mondiale per azioni di sabotaggio contro navi nemiche, spesso ancorate in porti militarmente difesi.

















Il siluro a lenta corsa (detto comunemente maiale) è derivato dalla mignatta di Raffaele Rossetti, usata nella prima guerra mondiale per affondare la corazzata austriaca Viribus Unitis.
Questo progetto di derivazione fu ideato nel 1935 dai capitani del Genio Navale palombaro Teseo Tesei ed Elios Toschi. Teseo Tesei morì successivamente in azione con un suo maiale a Malta. I primi due prototipi di SLC furono testati nell'ottobre 1935, alla Spezia alla presenza di Mario Falangola che dirigeva all'epoca l'Ispettorato Sommergibili. Falangola ne fu talmente entusiasta da commissionare la costruzione di altri due Slc. Nel 1939 il reparto della marina che si addestrava all'uso del SLC fu trasferito in una base segreta situata a Bocca di Serchio; proprio sul Serchio e nel tratto di mare antistante la foce del fiume, nel corso di ripetuti test di addestramento, l'arma fu perfezionata (vedi anche Mario Giorgini e Gino Birindelli).
Il 19 dicembre 1941 i maiali (usati dalla Xª Flottiglia MAS) effettuarono la loro azione più nota, l'affondamento delle navi da battaglia britanniche HMS Valiant e HMS Queen Elizabeth e il danneggiamento di una nave cisterna e di un cacciatorpediniere ad Alessandria. I tre "maiali" erano stati trasportati vicino alla base nemica dal sommergibile Sciré all'interno di tre cilindri collocati in coperta. Ma gli italiani usarono come base di partenza dei maiali e poi anche degli operatori "Gamma" anche la nave italiana Olterra, internata ad Algesiras, I militari italiani, per riuscire a fornire questi facendoli passare inosservati, dovevano smontarli e trasportarne i vari pezzi separatamente fino a destinazione, dove poi venivano rimontati.
Numerose azioni militari furono compiute dai maiali nel corso della seconda guerra mondiale, anche da parte degli inglesi che crearono i Chariots copiandoli dagli esemplari italiani catturati, ma anche come i Kaiten della Marina imperiale giapponese nelle fasi finali della seconda guerra mondiale intraprendendo attacchi suicidi e non con lo stesso successo ottenuto dai mezzi italiani.
I primi siluri a lunga corsa elaborati poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, erano: 
  • lunghi 7,30 m; 
  • avevano un motore elettrico di 1,6 hp di potenza; 
  • l'alimentazione era fornita da una batteria d'accumulatori;
  • la velocità massima era di 3 nodi; 
  • un'autonomia di circa 15 miglia alla velocità di 2,5 nodi.
Il trasportatore era dotato di timoni di profondità e di direzione, di casse assetto e di strumentazione comprendente una bussola magnetica, un profondimetro, un orologio, un voltmetro, due amperometri ed una livella a bolla d'aria per il controllo dell'assetto longitudinale.
Il trasportatore era costituito da tre sezioni: nella prima, di forma arrotondata per favorire la navigazione del mezzo, era collocata la carica (300 kg circa di tritolite) con i relativi congegni di scoppio. Tale parte, chiamata testa di servizio, veniva staccata dal resto del mezzo e applicata sotto la chiglia della nave.
La parte centrale, di forma cilindrica denominata corpo centrale, conteneva le batterie ed esternamente le strutture sulle quali erano ricavati i posti per i due operatori. Nella terza, di forma tronco conica denominata coda, era alloggiato il motore e l'armatura che portava le eliche e i timoni.
I siluri a lenta corsa sono chiusi in appositi cilindri a tenuta stagna, disposti sulla coperta del sommergibile avvicinatore, all'interno del quale si trovano gli assaltatori. Per mettere in mare i siluri a lenta corsa, il sommergibile doveva avvicinarsi il più possibile al porto nemico, tenendo conto delle difficoltà naturali e di quelle costituite dalla difesa nemica.
Usciti dal sommergibile gli uomini estraevano i siluri a lunga corsa dai cilindri e si accertano che non avessero subito danni durante la navigazione. Quindi procedevano con gli stessi verso l'imboccatura del porto seguendo le indicazioni della bussola luminosa.
Durante l'avvicinamento l'equipaggio teneva la testa fuor d'acqua per orientarsi e per respirare l'aria naturale; intanto la velocità veniva ridotta all'avvicinarsi del raggio di sorveglianza delle sentinelle nemiche. In caso di pericolo, il siluro a lenta corsa compiva una rapida immersione sparendo sott'acqua.
All'imboccatura del porto si trovava solitamente una rete di protezione, per oltrepassare la quale il "maiale" cercava un varco sottostante, se esisteva, oppure veniva creato sollevando la rete o tagliandola, con strumenti appositi ("alza-rete" e "taglia-rete"). Una volta all'interno del porto, a bassa velocità e con mezza testa fuor d'acqua ("quota occhiali") l'SLC si dirigeva verso il bersaglio assegnato (una nave) fino ad avvicinarsi ad una trentina di metri, dopo di che si immergeva fin sotto la nave. Qui emergeva lentamente fino a toccare la carena della nave bersaglio.
Mentre il pilota controllava il "maiale", il secondo uomo procedeva a collocare una cima, fissata tramite tenaglie a vite alle due alette di rollio che stanno su ciascun fianco della carena. Una volta fissata la cima, il secondo staccava la testa del "maiale", dove si trovava la carica con 300 kg di esplosivo, e la collegava alla cima, sotto la carena della nave bersaglio, regolando la spoletta ad orologeria per le successive due ore e mezzo.
Dopo di che, l'equipaggio si allontanava con il SLC emergendo lentamente e tornava al sommergibile avvicinatore.

Il Siluro San Bartolomeo (1942 - 1943)

Il Siluro San Bartolomeo era un siluro umano italiano progettato durante la seconda guerra mondiale, utilizzato dalla Decima Flottiglia MAS per operazioni in stile commando. Utilizzando il Siluro a Lenta Corsa Maiale Human Torpedo si erano notate alcune limitazioni, dimostrando la necessità di una versione aggiornata. Il progetto fu gestito e sviluppato dall'ingegnere del Genio Navale, sindaco Mario Masciulli, con l'aiuto del capitano GN Travaglino e dell'ingegner Guido Cattaneo. 




Il miglioramento dei materiali a disposizione per l'assemblaggio e parallelamente nuove tecnologie portarono ad un prodotto di gran lunga superiore al punto da non poterlo identificare e come un'evoluzione del " Siluro a Lenta Corsa " SLC Maiale.













DATI TECNICI DELL’S.S.B.:
  • Cantiere:  Officina Siluri San Bartolomeo di La Spezia - 1942 - Realizzazione: 1943 - Perdita 1945;
  • Dislocamento: 2,2 tonn;
  • Lunghezza: 6,76 m; 
  • Diametro: 790 mm;
  • Apparato di propulsione:  1 Motore Elettrico sospeso elasticamente; 2 cassoni batterie suddivisi in 2 sottobatterie da 60 elementi; 1 elica; Potenza motore: 7,5 cv; Potenza batterie: 190 ampere a 60 Volts;
  • Velocità: 4 nodi;
  • Autonomia: 10 miglia a 3 nodi;
  • Armamento: 1 testa esplosiva normale da 300 kg; 1 testa intermedia esplosiva da 400 kg; 1 testa doppia da 180/200 kg.;
  • Equipaggio: 2 uomini.

L'impiego degli S.L.C. sia nelle prove che nelle missioni operative, avevano evidenziato alcune limitazioni da considerare necessario procedere ad una completa rielaborazione del mezzo. Gli studi tecnici relativi vennero affidati al Maggiore del Genio Navale Mario Maciulli, con la collaborazione del Capitano G.N. Travaglino (responsabile dell'officina segreta S.L.C. sulla"Olterra" e con la consulenza dell'ingegnere Guido Cattaneo della C.A.B.I. di Milano, su specifiche fornite dal Comando della X° Flottiglia MAS, avvalendosi anche della collaborazione fornita dalla Direzione Armi Subacquee dell'Arsenale di La Spezia. Da qui la denominazione ufficiale Siluro San Bartolomeo. Gli unici S.S.B. effettivamente impiegati furono solo quelli di costruzione San Bartolomeo di cui due risultano rimasti a Spezia e uno inviato a Venezia, dove venne ritrovato alla fine della guerra. I due S.S.B. di La Spezia vennero assegnati al "Gruppo Operativo della Castagna" una vecchia batteria posta sul lato occidentale della rada, agli ordini del Tenente di Vascello Augusto Jacobacci già designato per l'operazione contro Gibilterra pianificata per l'ottobre 1943.
Soltanto tre Siluri San Bartolomeo furono prodotti prima della data dell'Armistizio tra l'Italia e le forze armate alleate; due rimasero alla Spezia ed uno, inviato a Venezia, fu ritrovato alla fine della guerra. Entrambi gli spezzini furono consegnati alla Task Force La Castagna, vecchia batteria della Decima Flottiglia MAS al comando del tenente Augusto Jacobacci (pilota del Siluro San Bartolomeo). Questi erano stati designati ad attaccare Gibilterra, ma l'azione fu sospesa con l'armistizio.

SILURO SAN BARTOLOMEO CONSERVATO PRESSO L'IMPERIAL WAR MUSEUM DI LONDRA (foto del responsabile del blog)














Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Marina.difesa, Wikipedia, You Tube)









 

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