mercoledì 29 novembre 2023

DDG HORIZON: in data 27 Novembre 2023, SIGEN, la società mista tra la francese Thales e l'italiana Elettronica, ha firmato un contratto per l'ammodernamento del sistema di guerra elettronica (EW) a bordo dei cacciatorpediniere di difesa aerea tipo Horizon (classe Forbin nella Marina francese e classe Andrea Doria nella Marina italiana).






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Dopo la sottoscrizione di un contratto tra l’OCCAR e NAVIRIS (joint venture Fincantieri e Gruppo Naval) per il Mid-Life Upgrade delle 4 unità classe Horizon in servizio con le Marina Militare italiana e la Marine Nationale, nel mese di agosto 2023 è stato firmato un sub-contratto tra SIGEN (un consorzio tra Elettronica e Thales) e Naviris per l'ammodernamento del sistema di Guerra Elettronica (EW) delle unità italo-francesi.
Tale contratto rappresenta la continuazione di quanto già avviato con successo nei programmi Horizon e FREMM e consolida il rapporto di collaborazione tra le due società per la fornitura di sistemi EW all'avanguardia in grado di affrontare le esigenze operative attuali e future.
Il sistema EW integra nelle nuove Unità Navali le eccellenze sviluppate da entrambe le società nei rispettivi programmi navali nazionali. 
La componente completamente digitale Radar Electronic Counter Measures (RESM) sviluppata e qualificata per il programma FDI (Frégate de Défense et d'Intervention) per la Marine Nationale sarà integrata con la componente Radar Electronic Counter Measures del Gruppo ELT sviluppata e qualificata per il programma PPA (Patrol Unità Polivalenti d'Altura) per la Marina Militare Italiana. I sottosistemi Misure di Supporto Elettronico alle Comunicazioni e Unità di Gestione della Guerra Elettronica, invece, saranno varianti nazionali, previste da ciascuna azienda per la propria Marina.
Domitilla Benigni, CEO e COO di Elettronica ha dichiarato: “ Il contratto per l’EWS Mid-Life Upgrading (MLU) delle Unità Horizon ha un duplice e significativo valore per la nostra azienda: da un lato consolidiamo la nostra presenza di eccellenza nelle unità navali EW di bordo per le Marine Italiana e Francese e, allo stesso tempo, consolidiamo la lunga e proficua collaborazione con Thales. Entrambi gli aspetti consolidano il convinto contributo del Gruppo ELT alla Difesa Europea”.
Philippe Duhamel, Vicepresidente esecutivo, Sistemi di missione di difesa, Thales: “Siamo molto orgogliosi di rafforzare la nostra collaborazione e partnership con il Gruppo ELT fornendo il nostro esclusivo sistema di guerra elettronica (EW) per le Marine italiana e francese, tenendo conto della nuova e moderna posta in gioco e delle minacce dello spettro elettromagnetico”.





La classe Orizzonte (o Horizon Common New Generation Frigate - CNGF) identifica una generazione di fregate/cacciatorpediniere realizzate secondo un progetto congiunto tra Italia e Francia.

Sviluppo del programma

Inizialmente il Regno Unito prevedeva di acquisire nella flotta navi attrezzate per la difesa antiaerea come parte del programma NFR-90 (NATO Frigate Replacement for 90s) partecipato da 8 nazioni e in seguito con lo sviluppo della classe Orizzonte insieme a Francia e Italia.
Dopo l'abbandono del progetto da parte del Regno Unito, però, il programma congiunto è stato proseguito soltanto da Italia e Francia.
Le unità Type 45 inglesi comunque utilizzano alcune soluzioni progettuali della classe Orizzonte ed hanno caratteristiche estetiche, dimensionali e di dislocamento simili a quello delle unità italiane e francesi.
Le industrie difesa italiane e francesi hanno quindi deciso di continuare la partnership con un progetto destinato alla realizzazione della classe FREMM (Fregata Europea Multi-Missione).

Le unità navali della classe Orizzonte sono:
  • Forbin (D 620) (FOC 1);
  • Andrea Doria (D 553) (FOC 2);
  • Chevalier Paul (D 621) (FOS 1);
  • Caio Duilio (D 554) (FOS 2).

Le navi italiane, ossia l'Andrea Doria ed il Caio Duilio, costituiscono, nella Marina militare italiana, la classe Andrea Doria.



DDG 553 ANDREA DORIA

L'Andrea Doria è un'unità della Marina Militare della classe Orizzonte contraddistinto dalla sigla D 553 in quanto cacciatorpediniere lanciamissili (o "incrociatore antiaereo") secondo la classificazione NATO.
La costruzione della nave è iniziata il 19 luglio 2002 presso il cantiere di Riva Trigoso con la cerimonia del taglio della prima lamiera.
Il primo ufficiale della Marina Militare in tabella è stato il TV (GN) Gianni Labori, designato direttore di macchina, "imbarcato" il 4 dicembre 2004.
Dopo il varo, il primo nel mondo effettuato su carrelli per una nave di dimensioni simili, avvenuto il 15 ottobre 2005, la nave nel gennaio 2006 è stata trasferita grazie ad una enorme chiatta progettata dalla stessa Fincantieri denominata Atlante negli stabilimenti Fincantieri di Muggiano per l'allestimento finale. Nell'ottobre 2006 sono iniziate le prove in mare: la consegna alla Marina Militare è avvenuta a Genova il 22 dicembre 2007 coll'alzata sul pennone dell'unità della bandiera della Marina.
Il primo comandante è stato il CV Giuseppe Berutti Bergotto ed il primo direttore di macchina è stato il CC (GN) Gianni Labori.
Nel novembre 2008 il Doria si è recato a Tolone per condurre un'esercitazione con il gemello francese Forbin e un'altra nave AA francese.
Nel gennaio 2009 ha presenziato a Messina alla commemorazione del centenario del terremoto che nel 1908 distrusse la città. Alla cerimonia hanno partecipato anche gli incrociatori Moskva della Marina Militare russa, la prima forza organizzata giunta a soccorrere la città, il Leyte Gulf della US Navy e il pattugliatore Spica della Marina Militare.
Dopo aver proseguito i collaudi, riguardanti i sistemi di comando, controllo e comunicazione, ha conseguito la piena operatività nel giugno 2009, dopo che il 5 maggio nelle acque di La Spezia aveva preso parte insieme alla gemella Caio Duilio e le sorelle francesi Forbin e Chevalier Paul ad un'esercitazione congiunta tra le Orizzonte italiane e francesi.
All'inizio del 2010 al comando del CV Giacinto Ottaviani ha preso parte in Atlantico alla campagna navale "Tucano 2010". La nave, partita dal porto di La Spezia il 21 gennaio nel corso della campagna navale ha percorso 14.250 miglia per un totale di 1.100 ore di moto effettuando soste nei porti di Las Palmas nelle Canarie, Recife, Rio de Janeiro e Salvador de Bahia in Brasile, Dakar in Senegal e Casablanca in Marocco svolgendo esercitazioni con le marine dei porti visitati, rientrando il 10 aprile nella base navale di La Spezia. Obiettivo della campagna navale era quello di rafforzare la cooperazione con le Marine dei vari paesi, mediante attività addestrative congiunte allo scopo di contribuire alla sorveglianza marittima per il contrasto dei fenomeni illeciti, rappresentare l'industria nazionale della difesa e sostenere l'attività diplomatica italiana all'estero. Nel corso della campagna navale, dal 20 al 25 marzo, la nave ha condotto nel Golfo di Guinea un'intensa attività addestrativa con unità navali statunitensi.
La nave ha ricevuto la bandiera di combattimento nel porto di Genova il 13 ottobre 2010 nel corso di una cerimonia alla presenza del capo di stato maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini, del capo di stato maggiore della Marina Militare, ammiraglio di squadra Bruno Branciforte, e del sindaco di Genova, Marta Vincenzi che ha consegnato il vessillo al capitano di vascello Fabrizio Cerrai Comandante dell'unità.
Il 19 marzo 2011, in occasione della crisi libica, la nave è stata schierata nel canale di Sicilia per proteggere il territorio italiano e le altre unità presenti in zona da eventuali attacchi aerei o missilistici da parte della Libia, rientrando il 25 aprile a Taranto.
Il 6 giugno 2011 la nave ha assunto il ruolo di nave comando SNMG1 e il 14 giugno è salpata dal porto di Taranto per fare rotta verso Gibuti da dove ha operato per quasi sei mesi nelle acque del Golfo di Aden e dell'Oceano Indiano, in qualità di nave comando della Task Force 508, nell'ambito dell'operazione Ocean Shield impiegata nella lotta contro la pirateria allo scopo di garantire la libertà del traffico marittimo. Prima della partenza, l'equipaggio è stato salutato nel corso di una cerimonia cui hanno presenziato il comandante in capo della Squadra Navale ammiraglio Luigi Binelli Mantelli e il contrammiraglio Gualtiero Mattesi comandante dello Standing Nato Maritime Group 1. Nel suo viaggio verso la zona delle operazioni la nave il 18 giugno ha attraversato per la prima volta nel corso della sua vita operativa il canale di Suez.
Nel corso dell'Operazione Ocean Shield, in occasione di una sosta a Gibuti il contrammiraglio Gualtiero Mattesi, comandante del gruppo navale SNMG1 e della Task Force 508, è stato ricevuto dal colonnello Abdourrahman Aden Cher, comandante delle forze navali di Gibuti e nel corso di questo incontro i due alti ufficiali hanno siglato un accordo che prevede la presenza, a bordo delle unità italiane in mare, di un ufficiale delle forze armate di Gibuti in qualità di linguista per la durata dell'operazione. L'iniziativa è la prima del genere in ambito NATO. Al termine dell'incontro il Colonnello Cher si è recato in visita a bordo dell'Unità, dove è stato ospite per un pranzo di rappresentanza.
Il 7 settembre 2011 l'elicottero EH 101, imbarcato a bordo dell'unità navale è stato oggetto di un attacco da terra da parte dei pirati somali. L'elicottero si trovava in perlustrazione nelle acque prospicienti le coste della Somalia nei pressi di Chisimaio a circa 400 chilometri a sud di Mogadiscio, per acquisire informazioni sui movimenti di battelli sospetti di azioni contro il traffico mercantile in transito nella zona e intorno alle 6.30 è stato colpito da colpi di armi da fuoco, che hanno causato una perdita di carburante costringendo l'aeromobile a rientrare a bordo dell'unità navale per verificare i danni subiti e per le necessarie verifiche tecniche. L'equipaggio dell'aeromobile non ha riportato danni.
Il 21 settembre l'equipaggio della nave è intervenuto per trarre in salvo i 26 membri dell'equipaggio del mercantile cipriota Pacific Express, attaccato e dato alle fiamme dai pirati.
Dal 30 settembre al 4 ottobre la nave ha effettuato una sosta a Port Victoria dove il 1º ottobre alla presenza del comandante in capo della Squadra Navale, ammiraglio di squadra Luigi Binelli Mantelli in visita all'unità, si è svolta la cerimonia del cambio di comando tra il capitano di vascello Fabrizio Cerrai ed il capitano di vascello Domenico Guglielmi. In occasione di tale visita l'ammiraglio Gualtiero Mattesi, comandante dello SNMG1, ed il comandante dell'Unità hanno incontrato il presidente della Repubblica delle Seychelles James A. Michel, presenti anche il ministro degli esteri ed il segretario di Stato. Nel corso dell'incontro il presidente Michel ha espresso la ferma volontà di cooperare con i propri mezzi con le marine che effettuano attività antipirateria e di salvaguardia della sicurezza dei traffici marittimi, impegnandosi nella firma di un accordo bilaterale con l'Italia per il transito e la permanenza temporanea a Port Victoria dei Nuclei militari di protezione (NMP) italiani impiegati per proteggere le unità mercantili italiane.
L'11 ottobre la nave ha coordinato l'azione di recupero del mercantile italiano Montecristo che aveva sei italiani tra i membri dell'equipaggio ostaggio dei pirati.
Il 22 novembre 2011 l'Unità è stata nuovamente impegnata in uno scontro a fuoco -senza feriti- a sud della località di Galgudud nei pressi di Nogal, sempre in Somalia dove il personale dell'Unità, imbarcato sui gommoni, ha risposto al fuoco proveniente da un'imbarcazione sospetta e da terra.
Il 26 novembre ha fornito assistenza tecnica al mercantile Rosalia D'Amato liberata dai pirati somali che ha permesso alla nave di lasciare il bacino somalo e rimpatriare il proprio equipaggio.
Il 7 dicembre 2011, dopo sei mesi di attività in Oceano Indiano e al largo delle coste della Somalia per contrastare il fenomeno della pirateria, la nave è stata sostituita nell'ambito dell'Operazione Ocean Shield dalla fregata Grecale cedendo contemporaneamente il comando dell'operazione Ocean Shield alla fregata turca Giresun sede di comando dello Standing Nato Maritime Group 2 (SNMG2). I due gruppi navali si alternano ogni sei mesi al comando dell'operazione antipirateria.
Durante il suo impiego nell'Operazione Ocean Shield la nave ha percorso circa 40000 miglia nautiche (pari a circa due volte il giro del mondo), effettuando controlli a bordo di oltre 400 mercantili. Complessivamente, durante il periodo di comando dell'ammiraglio Mattesi, la task-force navale antipirateria ha trascorso più dell'85% del tempo in mare, controllando complessivamente più di 1500 mercantili.
Nel 2013, nel mese di febbraio, Nave Doria ha partecipato, alla MECO (Mise En Condition Operationale) della “sorella” francese Forbin. L’attività si è svolta nel golfo del Leone e nel Mar di Corsica ed è stata caratterizzata da molteplici eventi addestrativi volti al miglioramento delle capacità di reazione dell’unità e dell’intero equipaggio.
Lunedì 2 settembre 2013 la nave è salpata dal porto di Taranto dirigendosi verso le coste libanesi a causa dell'imminente intervento americano in Siria. Scopo della missione è tutelare le truppe Italiane della forza UNIFIL in caso di allargamento del conflitto.
Dopo un mese dall’arrivo nell’area di operazioni, la Nave è stata inserita nella Maritime Task Force di UNIFIL (l’equipaggio si è così potuto fregiare del basco blu delle Nazioni Unite), con il compito di contribuire all’applicazione e al rispetto di quanto sancito dalla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ovvero assistere il Governo libanese nell’esercizio della propria autorità su tutto il territorio, controllo dei confini, prevenzione di traffici illeciti e, allo stesso tempo, garantire che nell’area, quella marittima in particolare, non siano utilizzate armi per operazioni ostili di nessun tipo ed, infine, assicurare protezione al personale e alle strutture delle Nazioni Unite.
A metà del 2014 l’Unità è stata designata quale flagship della Missione Europea navale di anti-pirateria “Atalanta”, nelle aree del Corno d’Africa e del Golfo di Aden. Il 22 luglio 2014 l’Unità ha mollato gli ormeggi per raggiungere le coste somale con il delicato incarico di contrastare il fenomeno della pirateria nel Golfo di Aden e nel Bacino somalo, e di consentire al Comandante della Task Force marittima (CTF 465), ed al suo Staff imbarcato, di esercitare il comando dei mezzi navali ed aerei organici, operanti nella vasta area di operazione. Al termine dell'Operazione durata sette mesi, l'Unità ha partecipato all'IDEX 2015 nella città di Abu Dhabi.
Il 26 ottobre 2015 la nave ha effettuato, nelle acque del nord Atlantico, il primo lancio missilistico di esercizio di un ASTER 30 condotto da una unità italiana in un poligono straniero, in occasione della partecipazione all’esercitazioni Joint Warrior 15-2 e At Sea Demonstration 2015.
La partecipazione all'Operazione Mare Sicuro ha caratterizzato l'attività principalmente svolta negli anni 2016-17 ed il primo semestre 2018.




DDG 554 CAIO DUILIO

Il Caio Duilio è un cacciatorpediniere lanciamissili della Marina Militare. Esso fa parte, con l'Andrea Doria, della classe Orizzonte, a loro volta, assieme alle navi francesi Forbin e Chevalier Paul.
Il Caio Duilio è contraddistinto dal distintivo ottico D 554 secondo la classificazione NATO.
Il cacciatorpediniere Caio Duilio è un'unità multiruolo dalle spiccate caratteristiche antiaeree: la nave possiede in tal senso prestazioni di gran lunga superiori rispetto ai caccia precedentemente in servizio essendo capace di controllare coi sensori imbarcati oltre 500 000 km² di spazio e potendo le sue armi intervenire in oltre 30 000 km². Le capacità di difesa a corto e medio raggio sono affiancate alla possibilità di operare efficacemente nelle altre forme di lotta, anti-superficie e anti-sommergibile.
L'unità è progettata per imbarcare e integrarsi con elicotteri (SH-101 e SH-90) di prestazioni e autonomia molto superiori rispetto ai mezzi della precedente generazione, allungando considerevolmente il braccio operativo nello svolgimento delle proprie missioni. La movimentazione degli elicotteri ruotati sul ponte di volo è garantita, fino a stato del mare 6, dal sistema semiautomatico canadese TC-ASIST della Indal Technologies che impegna per tali operazioni un solo operatore.
L'aviorimessa fissa, di 201,5 m², è dotata di carro ponte con portata massima di 2 t e di locali per le manutenzioni tecniche: il personale di bordo può eseguire in modo indipendente interventi tecnici, manutenzioni e ispezioni di media/bassa entità.
Gli elicotteri SH-90 in servizio nell'Aviazione Navale, possono operare per appontaggio, rifornimento e messa in moto ma non sono previste apparecchiature per il supporto e la manutenzione per questa linea volo. Inoltre, per le operazioni di volo, vi è la Flyco: un locale indipendente, opportunamente equipaggiato, sovrastante il ponte di volo dal quale opera l'ufficiale addetto al ponte di volo (flight deck officer o FDO) per il controllo a vista degli elicotteri in fase di decollo o appontaggio. Le luci del ponte di volo sono dotate di modalità per la visione senza fastidi con NVG (Night Vision Goggles - occhiali per la visione notturna).
Per le operazioni di boarding e di trasporto in mare la nave è dotata di due Rib (Rigid-hulled Inflatable Boat): due gommoni a chiglia rigida a idrogetto da 7 m che possono trasportare fino a 14 persone a una velocità massima di 24 nodi.
Per tipologia di nave e per tecnologia imbarcata il Caio Duilio è in grado di coprire un ampio spettro di attività marittime, che spaziano dagli interventi militari ad alta intensità alle operazioni di Maritime Security. In particolare, le missioni che l'unità può assolvere consistono in:
  • ruolo scorta in un gruppo da battaglia di una portaerei o a favore di convogli;
  • comando e controllo di operazioni marittime e di tutte le forme di lotta aeronavali in ambito di sede di comando complesso (joint e combined);
  • comando navale in supporto o integrato nell'organizzazione della difesa aerea nazionale;
  • operazioni di pubblica utilità in caso di calamità naturali e situazioni di crisi;
  • contrasto del fenomeno della pirateria marittima.
Una caratteristica di rilievo nella progettazione dell'unità è la cura posta nel rendere la nave quanto meno rilevabile dai radar (tecnologia stealth), prevedendo per lo scafo e le sovrastrutture forme e soluzioni tecnologiche appositamente studiate. Allo stesso tempo è stata ottimizzata la capacità di tenuta al mare, per garantire il massimo grado di operatività e di comfort in condizioni meteo-marine poco favorevoli anche grazie a due coppie di pinne stabilizzatrici.
Oltre alla segnatura radar è stata ridotta anche la segnatura acustica operando un'appropriata scelta di macchinari e di soluzioni ingegneristiche e controllando, fin dalla fase di progetto, l'intensità del rumore irradiato. Pari attenzioni sono state rivolte all'emissione nel campo dell'infrarosso (IR), con l'abbassamento della temperatura degli scarichi dell'apparato motore tramite collettori coassiali, mentre la segnatura magnetica è ridotta grazie alla presenza di una cintura di demagnetizzazione (degaussing). I locali operativi particolarmente sensibili o di pericolosità intrinseca (come i depositi munizioni), per resistere a eventuali colpi nemici a segno, godono di una corazzatura supplementare in kevlar.

Il sistema di combattimento

La nave rappresenta la nuova generazione di unità che serviranno nella Marina Militare. Abbandonato il vecchio sistema di Comando e Controllo SADOC, che rimane nella sua ultima versione ammodernata sulla classe Ammiragli e sulle Maestrale, è stato installato da parte di EuroSysNav un CMS (Command Management System) di tipo federato, basato sul sistema operativo Linux, che si avvale di dieci server ridondanti e ventiquattro console dette MFC (Multi Function Console), delle quali diciannove sono ubicate nella COC (Centrale Operativa di Combattimento) primaria, tre nella COC secondaria posizionata in una zona opposta alla COC primaria, una in COC Ammiraglio (per personale a livello di CTF/CTG, dotata di appositi sistemi di supporto al comando) e una in plancia.
Dalle MFC ogni operatore, una volta effettuato l'accesso con il proprio nome utente e parola chiave, può avere accesso a tutti i dati tattici di interesse per il proprio ruolo e inoltre ha la possibilità di usufruire di alcune funzionalità comuni come ad esempio visualizzare il video delle telecamere delle ADT o quello del sistema IR, il piano di ingaggio dei sistemi d'arma, la situazione hardware e software dei vari sottosistemi, gli ordini di volo o la situazione meteo. Grazie a funzionalità di navigazione in rete, si può avere accesso a una serie di informazioni che possono andare dalla messaggistica in arrivo/partenza, allo scambio di tracce con le reti di supporto al comando (Command Support System), alla cartella meteo e a pagine informative programmabili di varia natura.
Inserite nel CMS le unità da scortare con la relativa priorità, il sistema automaticamente effettua il controllo e i relativi calcoli di pericolosità di ogni bersaglio aereo tracciato e ne suggerisce l'eventuale ingaggio missilistico, con le artiglierie o i disturbatori radar. Il sistema può controllare e avere in volo contemporaneamente fino a ventiquattro missili Aster, con capacità di fornire all'operatore la valutazione del danno (kill assesment).
Notevole è la presenza di un modulo di esercitazione che, sotto la supervisione di un direttore dell'esercitazione (exercise director), permette di simulare complesse situazioni tattiche riproducendo fedelmente le capacità di armamenti e sensori di bordo e consentendo di effettuare esercitazioni prima possibili solo con la nave effettivamente in mare.
Per la prima volta nella storia un'unità navale della Marina Militare dispone di un sistema meteorologico e oceanografico (METOC) autonomo, capace anche di lanciare palloni sonda atmosferici, per effettuare le previsioni di portata dei sensori acustici, ottici e radar.
Tutti i sottosistemi di bordo, quando in modalità integrata, lavorano gestiti direttamente dalle funzioni dedicate del CMS, ma in caso di assetto degradato possono essere condotti in modalità locale e assicurare così una sopravvivenza al combattimento dell'unità.
Ampio risalto è dato dalle capacità di comunicazione e scambio dati per la quale assume un particolare pregio il sistema Multi-link di Elsag Datamat, M-DLP (Multi Data Link Processor): questo apparato, installato nei primi mesi del 2014, permette la gestione in contemporanea di reti link multiple, con funzioni di gateway e forwarding, del tipo Link11, Link16, JREAP e Link22, sia su vettori radio tradizionali che satellitari. Questi ultimi, anche per la parte voce, sono completamente integrati e gestiti dal CMS tramite il sottosistema FICS (Fully Integrated Communications System) della Thales Communications.

I sistemi d'arma

PAAMS
La polivalenza di nave Caio Duilio è data anche dai sistemi d'arma in dotazione. Tra tutti sicuramente il posto d'onore va riservato al sistema missilistico antiaereo principale (Principal Anti Air Missile System - PAAMS), destinato a proteggere le unità che ne sono equipaggiate e quelle da esse scortate dalle minacce missilistiche e aeree; idoneo, operando a breve distanza dalla costa, a proteggere dalla minaccia aerea anche forze di terra, come ad esempio truppe da sbarco, aeroporti e obiettivi sensibili.
Il sistema si basa sulle capacità di scoperta a lunga distanza fornite dal radar S1850M, con portate superiori alle 200 NM e in grado di seguire oltre 1.000 tracce. Il secondo sensore della versione franco-italiana del PAAMS è l'EMPAR (European Multifunction Phased Array Radar), un radar a singola faccia rotante con una portata di oltre 50 M, una velocità di rotazione dell'antenna di 60 giri al minuto e in grado di generare un fascio a scansione elettronica sia in altezza sia in azimut: queste caratteristiche consentono di controllare oltre 300 tracce e di effettuare la guida della fase iniziale del volo dei missili, tramite uplink, su dodici bersagli contemporaneamente.
La scelta dei missili, del tipo a inseguimento radar attivo (cioè senza la necessità di un supporto esterno nella fase terminale del volo), è stata fatta considerando la distanza di ingaggio desiderata e utilizzando la stessa munizione con la sola differenza del booster, il primo stadio. Il sistema ha quindi a disposizione, in numero e combinazione variabile a seconda della missione:
Aster 15 per la difesa locale a corto raggio con portate variabili da 1,7 km a oltre 30 km (15 km contro missili anti-nave supersonici);
Aster 30 per la difesa d'area a medio raggio con portate oltre i 100 km (30 km contro missili anti-nave supersonici).
Questi sono conservati e impiegati tramite i VLS Sylver A-50, capaci di lanciare fino a otto missili al secondo e in grado di effettuare il lancio di un missile in soli 150 millisecondi.
La Marina militare ha espresso più volte interesse al programma NATO per la difesa da missili balistici di teatro (Active Layered Theatre Ballistic Missile Defence) inserendo le unità della classe Orizzonte tra quelle idonee a questo tipo di attività, tramite l'adozione di una nuova munizione allo studio della MBDA e l'adattamento del radar a lungo raggio.
TESEO
Sono inoltre installati quattro lanciatori binati per otto missili antinave Teseo nella nuova versione Mk2/A con capacità di attacco a bersagli terrestri e guida GPS.
ILDS
Un'ulteriore linea difensiva è costituita dall'ILDS (Inner Layer Defense System): i tre cannoni Oto Melara 76/62 Super Rapido. Disposti in modo da coprire interamente i 360° dell'orizzonte, questi impianti di medio calibro hanno una cadenza di tiro di oltre 120 colpi/min e una gittata utile fino a 9 000 m.
I due sistemi per il controllo del fuoco NA-25X, totalmente integrati nel sistema di combattimento, sono in grado di guidare le artiglierie in funzione antiaerea, anti-superficie e nel tiro contro costa. Le apparecchiature per la direzione del tiro si basano sui nuovi radar di inseguimento, funzionanti in banda J, Orion RTN-30X, caratterizzati da funzionalità anti-nodding, anti-clutter ed EPM di nuova generazione; un insieme di due sensori optronici (TV e telecamera IR) è affiancato al radar, per permettere la valutazione visiva del tiro e per fornire una linea di mira alternativa sullo stesso bersaglio.
Un notevole miglioramento alle prestazioni antiaeree si è ottenuto con l'adozione del sistema Strales, derivato dal programma di munizionamento guidato Davide di OTO Melara. Il programma Davide prevede l'impiego di un fascio di guida (originato da un'antenna indipendente) puntato sul bersaglio e di un proiettile manovrante del tipo DART (Driven Ammunition Reduced Time of flight), con funzionalità beam-riding.
Sostanzialmente il Davide consente tempi di reazione e capacità di manovra del proiettile estremamente performanti garantendo, nel contempo, un oggettivo contenimento dei costi (“costo per obiettivo eliminato” e “costo del ciclo di vita”) rispetto ai sistemi a corto raggio basati su missili come il RAM americano.
SCGS
Il sistema d'arma di piccolo calibro (Small Caliber Gun System o SCGS) opera per il contrasto ravvicinato di velivoli e piccoli natanti: dietro la plancia dell'affusto OTO-Melara sono installate due mitragliere Oerlikon KBA 25/80, costruite dalla Oerlikon-Contraves (oggi Rheinmetall AG) con una cadenza tiro di 550 proiettili al minuto e con 272 proiettili da 25x137mm pronti al fuoco senza necessità di ricarica; la scelta tra munizioni perforanti decalibrate o esplosive consente una vasta gamma d'impieghi; questo anche grazie alla portata effettiva di tiro che si attesta sui 2 000 m. Le mitragliere non sono asservite ad alcuna apparecchiatura per la direzione del tiro o radar e per la mira l'operatore, che siede dietro l'affusto, si serve di un puntatore optronico, con possibilità di visione notturna, coassiale rispetto alla canna.
Le armi, movimentate da servomotori, hanno la possibilità di essere alimentate da fonti elettriche diversificate per motivi di ridondanza: normalmente l'alimentazione proviene dall'impianto elettrico della nave ma, in caso di necessita o in emergenza, sono installate delle batterie che consentono di avere 30 minuti di autonomia; successivamente i 30 minuti il controllo e i movimenti sono completamente manuali.
L'Oerlikon KBA 25/80, essendo in servizio sulla classe Comandanti, su nave Cavour, sulla classe Orizzonte e sulle nuove FREMM, può essere ormai considerata come uno standard assodato per la Marina Militare italiana.
TLS
La minaccia subacquea è fronteggiata, oltre che dall'elicottero imbarcato, da due tubi lanciasiluri (TLS) EuroTorp B515/1 per siluri MU90 corredati da un sistema semiautomatico di movimentazione delle armi. I MU90 sono siluri leggeri (cioè di calibro 324 mm) di nuova generazione, impiegabili in qualsiasi scenario geografico e in grado di contrastare l'eventuale minaccia rappresentata dai sottomarini nelle loro diverse tipologie (convenzionale e nucleare) e dimensioni.
MASS
Infine, il contrasto delle minacce asimmetriche e le operazioni di ricerca e soccorso (SAR) sono affidate a due cannoni acustici della Sitep Italia detti Multirole Acoustic Stabilized System (MASS), installati a poppavia delle mitragliere KBA 25/80, ognuno dei quali comprende anche una telecamera diurna e IR con uno zoom di 20x, un telemetro laser, un accecatore laser e un faro di ricerca da 12 milioni di cd.
La piattaforma
Al pari del sistema di combattimento altrettanto innovativo è il sistema per la gestione della piattaforma (PMS) della DCNS, attraverso il quale si comandano e monitorizzano l'apparato motore, l'impianto elettrico, i servizi ausiliari e il servizio di sicurezza. L'intero sistema può essere gestito da un semplice computer portatile ma ha le sue console dedicate nella COP (centrale operativa di piattaforma), nelle due centrali di sicurezza (Control Post) di prora e poppa e in plancia oltre a postazioni situate nei singoli locali tecnici.
Per migliorare le caratteristiche di difesa antincendio e anti-allagamento (la cosiddetta difesa passiva) lo scafo dell'unità è suddiviso in due zone di vulnerabilità da una doppia paratia e da un'intercapedine. Ogni zona di vulnerabilità è costituita a sua volta da due zone di sicurezza suddivise in compartimenti stagni che garantiscono la galleggiabilità con tre compartimenti contigui allagati. Molti impianti di bordo, sia della piattaforma sia del sistema di combattimento, sono duplicati in modo che ogni zona di vulnerabilità sia indipendente dall'altra.
La capacità di operare in modalità degradata, ad esempio a seguito di una collisione o di un colpo a bordo, è fortemente migliorata dalla presenza di due gallerie di servizio, una per ogni lato, che corrono lungo tutto lo scafo. Queste gallerie compartimentate consentono di assorbire parzialmente gli effetti di siluri o missili mentre offrono una protezione totale dai colpi di artiglieria che si sfogano in esse; un altro utilizzo delle gallerie tecniche è fornire percorsi alternativi per l'evacuazione del personale o l'intervento delle squadre di sicurezza.
La maggior parte dei locali è dotata di impianti automatici di rilevazione fiamma e fumo e di impianti antincendio fissi o semifissi a nebulizzazione, ad acqua additivata da F-500 (di superiori prestazioni rispetto agli schiumogeni) o a CO2; questi, a differenza delle unità di generazione precedente, sono attivabili direttamente in remoto dalla Centrale di Sicurezza (di massima la COP) tramite il PMS.
Particolarmente curata anche la difesa contro le minacce NBC (Nucleare Biologico Chimico) con una stazione di decontaminazione appositamente dedicata, una serie di sensori di nuova generazione per il rilevamento di tali pericoli sparsi lungo tutta la nave e un impianto di prelavaggio esterno oltre, ovviamente, alla possibilità di portare i locali interni a una pressione superiore a quella atmosferica per evitare infiltrazioni di contaminanti e la presenza di appositi filtri nelle stazioni di condizionamento.
L'apparato propulsivo è costituito da due eliche a passo variabile che possono essere accoppiate indipendentemente l'una dall'altra, tramite giunti riduttori, a un motore Diesel o a una turbina a gas nella tipica configurazione CODOG (COmbined Diesel Or Gas). La manovrabilità è assicurata da una coppia di timoni e da un'elica di manovra di prodiera ad alimentazione elettrica.
La produzione di acqua potabile, palesemente sovrabbondante per un equipaggio di circa 200 persone, è di oltre 50 m³ giornalieri grazie a due dissalatori a osmosi inversa.

Le due unità francesi, ossia il Forbin e il Chevalier Paul, costituiscono, nella Marine nationale, la classe Horizon.

Inoltre le prime due unità navali, il Forbin e l'Andrea Doria, sono denominate rispettivamente FOC 1 e FOC 2; le altre sono invece denominate FOS 1 (Chevalier Paul) e FOS 2 (Caio Duilio).
La Marina militare italiana definisce le sue due unità come cacciatorpediniere, mentre la Marine nationale come fregate di 1° rango.
Per l'Italia, le industrie che hanno realizzato il progetto sono Fincantieri e Finmeccanica (dal 2017 rinominata Leonardo); per la Francia, DCN e Thales. Tali aziende si sono all'uopo riunite nel consorzio Horizon Sas.
Il costo totale del programma è stato di circa 2.800 milioni di euro per le quattro unità.

Classe Andrea Doria

Alla classe Andrea Doria appartengono:
  • Andrea Doria (D 553);
  • Caio Duilio (D 554).

Si differenziano dalle sorelle francesi per la presenza di un terzo impianto OTO Melara 76/62 Super Rapido sul cielo aviorimessa, il radar di ricerca di superficie Selex RAN 30X/I, alcuni apparati di guerra elettronica e la predisposizione per i missili S/S Teseo Mk2/A invece degli Exocet MM40. La comunanza tra le quattro unità rimane comunque superiore al 90%.
Entrambe le navi italiane sono state realizzate presso i cantieri navali Fincantieri di Riva Trigoso per poi essere completate presso gli stabilimenti del Muggiano. Queste due unità hanno rimpiazzato i cacciatorpediniere classe Audace, l'Ardito e l'Audace, ritirati dal servizio nel 2005 ed andati in disarmo nel 2006.
L'Andrea Doria è stato varato il 14 ottobre 2005 e consegnato alla Marina Militare il 22 dicembre 2007; il Caio Duilio è stato varato il 23 ottobre 2007 e consegnato il 3 aprile 2009.
Le due unità navali gemelle sono diventate operative nel corso del biennio 2010-2011.

Caratteristiche

Lo scafo ha una lunghezza fuori tutto 152,87 metri e di 141,7 metri alla linea di galleggiamento, con una larghezza massima di 20,3 metri ed un'immersione media di 5,10 metri
Il dislocamento standard è di 5.290,4 tonnellate che diventano 7.770 a pieno carico.
L'equipaggio è di 189 membri, di cui 24 ufficiali, 53 sottufficiali 33 sergenti e 79 militari di truppa oltre ad altri 41 componenti, di cui 13 per gli elicotteri, fino ad un massimo 20 per il comando complesso e 8 per la squadra Reggimento "San Marco". Rispetto alle precedenti unità cacciatorpediniere è necessario metà personale dato il livello di automazione di queste unità.
Una delle caratteristiche principali delle Orizzonte è la tecnologia di "sopravvivenza passiva", con una sagoma inconfondibile e una struttura asimmetrica, che è stata studiata per rendersi meno visibili ai radar riducendo così il rischio di essere intercettati nelle missioni svolte in scenario ostile.

Propulsione

La propulsione è tipo CODOG (COmbined Diesel Or Gas) con 2 turbine a gas Avio-GE LM 2500 da 20,5 MW ciascuna e 2 motori diesel a 12 cilindri SEMT Pielstick 12 PA6 STC di fabbricazione francese da 4,32 MW (5.875 cv) ciascuno. L'apparato propulsore trova collocazione in due locali macchine, in due compartimenti stagni e insonorizzati, di cui uno nella zona di prora e l'altro nella zona poppiera, ed in ciascuno dei due locali macchine un gruppo formato da un diesel ed una turbina a gas che scaricano in due fumaioli.
L'apparato propulsore scarica la sua potenza su 2 eliche a 5 pale a passo variabile della Fincantieri di 4,8 metri di diametro e ciascuna elica è collegata ad entrambe le sale macchine.
La velocità è di 18 nodi con la sola propulsione diesel e 29 nodi con le turbine a gas, mentre l'autonomia è di 7.000 miglia a 18 nodi e 3.500 miglia a 24 nodi.
Ai servizi elettrici di bordo provvedono 4 generatori diesel Isotta Fraschini VL 1716 T2 ME dalla potenza di 1,6 MW in due centrali elettriche.
Un impianto di automazione integrato detto PMS (Platform Management System della DCN) gestisce l'apparato motore, l'impianto elettrico, i servizi ausiliari e il servizio di sicurezza e può essere gestito dalla plancia o da postazioni situate nei singoli locali.

Armamento

La comunanza tra le versioni italiane e francesi è del 90% e la differenza principale tra le unità italiane e le francesi è nella dotazione missilistica e nell'armamento poppiero.
Le navi sono dotate di tre VLS Sylver A-50 con moduli da 16 celle per missili superficie/aria a corto raggio MBDA Aster 15 e a medio raggio Aster 30 per un totale di 48 missili più 16 celle opzionali.
L'armamento missilistico antinave è costituito da otto lanciatori per missili MBDA Teseo/OTOMAT Mk2 Block IV nelle unità italiane e missili MBDA Exocet MM40 Block III in quelle francesi.
L'armamento artiglieresco è costituito da tre cannoni Oto Melara da 76/62mm Super Rapido, sistemati due nella zona prodiera e uno nella zona poppiera nelle unità italiane, mentre le unità francesi hanno rinunciato al terzo cannone poppiero sostituito da un sistema Sadral con celle per missili a corto raggio Mistral, una sorta di CIWS leggero. Sulle unità italiane è in corso l'upgrade dei tre cannoni alla versione 76/62mm Super Rapido Multi Feeding Davide/Strales con capacità di utilizzo della munizione guidata DART in funzione antimissile.
L'armamento per la difesa ravvicinata è completato da due mitragliere KBA/KBB da 25/80mm nelle unità italiane e due mitragliere mod. F2 da 20mm in quelle francesi.
L'armamento silurante antisommergibile è costituito da due lanciasiluri singoli da 324mm Eurotorp B515/3 per siluri ASW MU 90 con una scorta di 24 siluri.

Elettronica

Il Sistema di Combattimento è gestito dal CMS (Combat Management System) sviluppato da EUROSYSNAV, una società franco-italiana creata appositamente da DCN e Leonardo. Si tratta del sistema informatico di comando e controllo navale più avanzato al tempo del suo concepimento (inizio anni 2000).
Il sistema missilistico antiaereo è basato sul Principal Anti-Air Missile System (PAAMS) cui sono associati il radar multifunzionale 3D EMPAR, sensore principale del sistema e dal radar S1850M 3D per ricerca di superficie e aerea a lungo raggio. Il sistema dispone di una centrale secondaria in grado di subentrare in caso di distruzione o avaria del sistema principale.
Altri sensori sono il radar di scoperta di superficie RASS (RAN30 X/I) in banda E/F della Selex, il radar di navigazione Selex SPN 753(V) 4 in banda I, il sistema di scoperta IR Sagem Vampir MB, due sistemi di puntamento multisensore (radar ed elettro-ottico) MSTIS NA 25X (RTN-30X), radar per appontaggio elicotteri, sistema IFF SIR-R/S e di un sistema meteo-oceanografico.
Il sistema di guerra elettronica comprende due lanciarazzi SCLAR H in funzione antimissile e il Sistema antisiluro SLAT.
Il lanciarazzi SCLAR H è di tipo multiplo e viene usato per azione di disturbo radar, mediante lancio di cortine di disturbo, per confondere i sistemi d'arma avversari basati sull'utilizzo del radar, mediante lancio di inganno radar e per ingannare i sensori ottici a guida infrarossa dei missili, mediante lancio di bengala illuminanti detti flare.
Le unità dispongono di sistema comunicazione Datalink Link 11 e Link 16 e di sistema comunicazioni satellitare SATCOM.
Il sonar è il Thompson/Marconi UMS 4110 CL montato a scafo a media frequenza.

Unità

Italia

Le due unità della Marina Militare Andrea Doria (D553) e Caio Duilio (D554) sono state costruite nel cantiere navale di Riva Trigoso, completando il loro allestimento a La Spezia negli stabilimenti di Muggiano ed hanno rimpiazzato i cacciatorpediniere Ardito (D550) e Audace (D551), ritirati dal servizio nel 2005 ed andati in disarmo nel 2006.
L'Andrea Doria (D553), varata il 15 ottobre 2005 è stata consegnata alla Marina Militare il 22 dicembre 2007 mentre il Caio Duilio (D554), varato il 23 ottobre 2007, dopo avere effettuato la prima prova in mare in moto autonomo il 12 febbraio 2008 è stata consegnata nel 2009.







Francia

Come innanzi evidenziato, la Marine nationale ha in servizio due unità classe Horizon denominate Forbin (D 620) e Chevalier Paul (D 621).








Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Navalnews, Wikipedia, You Tube)


















































 

martedì 28 novembre 2023

US NAVY 24 marzo 1998: il sottomarino lanciamissili balistici USS Kentucky (SSBN-737) mentre navigava in superficie al largo della costa di Long Island, New York, entrò in collisione con il sottomarino d'attacco USS San Juan (SSN-751).






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Blog dedicato agli appassionati di DIFESA, storia militare, sicurezza e tecnologia. 





Due sottomarini della Marina statunitense entrarono in collisione durante manovre di addestramento nell’Oceano Atlantico: il sottomarino lanciamissili balistici USS Kentucky stava navigando sulla superficie dell'oceano al largo della costa di Long Island, New York, quando fu colpito dal sottomarino d'attacco USS San Juan che in quel momento era immersa. L'incidente avvenne intorno alle 9.30. Non si registrarono feriti a seguito dello scontro; un funzionario lo aveva definito "un lieve urto”.





L'USS Kentucky (SSBN-737) era un sottomarino lanciamissili balistici della classe Ohio della Marina degli Stati Uniti, in servizio dal 1991. Era la terza unità della US NAVY ad avere il nome del Kentucky, il quindicesimo stato.


Il contratto per la costruzione del Kentucky fu assegnato alla Electric Boat Division della General Dynamics Corporation a Groton, Connecticut, il 13 agosto 1985 e fu impostato il 18 dicembre 1987. Fu varata l'11 agosto 1990, tenuta a battesimo da Carolyn Pennebaker Hopkins, che aveva utilizzato una miscela personalizzata di whisky bourbon del Kentucky, miscelato per l'occasione, invece della tradizionale bottiglia di champagne. Entrò in servizio operativo il 13 luglio 1991, con il capitano Michael G. Riegel al comando della Blue Crew e il capitano Joseph Henry al comando della Gold Crew.
Il 19 marzo 1998 a sud di Long Island, New York, il Kentucky entrò in collisione con il sottomarino d'attacco USS  San Juan  (SSN-751). Nessun membro del personale riportò lesioni. I due sottomarini stavano conducendo un'esercitazione congiunta di addestramento prima del dispiegamento. Uno dei timoni poppieri del Kentucky rimase leggermente danneggiato. La zavorra anteriore del San Juan venne danneggiata, ma il San Juan riuscì ad emergere per far rientro in porto. Il Kentucky tornò in servizio di pattugliamento il giorno successivo.
Sia nel 2001 che nel 2002, la Gold Crew del Kentucky aveva vinto il primo posto nella flotta atlantica degli Stati Uniti nella competizione Submarine Afloat Galley del Captain Edward F. Ney Memorial Award per l'eccellente servizio di ristorazione. 
Gli equipaggi Blue e Gold del Kentucky avevano ricevuto l'Omaha Trophy per il servizio prestato come miglior sottomarino con missili balistici nel 2009.
Il 12 ottobre 2011, il Kentucky aveva solo il periscopio fuori dall'acqua, quando intraprese una nuova rotta bloccata dalla nave Totem Ocean Midnight Sun. Il sottomarino entrò in stretto contatto di circa 800 metri con la nave da carico vicino alla Columbia Britannica, nello stretto di Juan de Fuca. 
Nel gennaio 2012 l’USS Kentucky fece rientro nella sua Engineering Refuelling Overhaul (ERO) presso il cantiere navale navale di Puget Sound. 
Il 7 novembre 2015, un missile disarmato lanciato dal Kentucky durante un test suscitò scalpore sui social media perché era stato scambiato per un UFO o una meteora. Il lancio venne ampiamente riportato anche dai media radiotelevisivi della California meridionale. 
Il 13 marzo 2016, dopo il completamento del suo ERO, il Kentucky fu schierato per la prima missione di deterrenza strategica dell’SSBN dal 2011. 
L’SSBN USS KENTUCKY è la terza nave della marina statunitense ad essere chiamata in onore dello stato Bluegrass e il dodicesimo sottomarino Trident entrato in servizio con la US NAVY:
  • Impostazione sullo scalo: 18 dicembre 1987;
  • Varo: 11 agosto 1990;
  • Entrata in servizio: 13 luglio 1991;
  • Cantiere: General Dynamics Electric Boat Division, Groton, Connecticut;
  • Apparato di propulsione: nucleare;
  • Eliche: una;
  • Lunghezza: 171 m;
  • Larghezza: 12,8 m.;
  • Pescaggio: 11,1 m.;
  • Dislocamento: in superficie: ca. 16.765 tonnellate Sommerso: ca. 18.750 tonnellate;
  • Velocità: oltre 20 nodi;
  • Armamento: 24 tubi per Trident I e II, Siluri Mk-48, quattro tubi lanciasiluri;
  • Porto di partenza: Bangor;
  • Equipaggio: 17 ufficiali, 15 capi e sottufficiali e 122 marinai (2 equipaggi).

24 marzo 1998: la collisione durante l’addestramento operativo.

I funzionari della Marina statunitense fornirono scarsi dettagli della collisione avvenuta tra due sottomarini nucleari della US NAVY al largo della costa di Long Island.
Nessuno rimase ferito e non ci furono danni ai sistemi nucleari di nessuna delle due navi, secondo il tenente John Wallach, portavoce della Marina. Il danno complessivo fu lieve ed entrambe le unità fecero rientro con le proprie forze verso Groton, nel Connecticut, in seguito alla collisione.
Le navi coinvolte erano il San Juan, un sottomarino di classe 688 da attacco rapido con base a Groton, e il Kentucky, un SSBN Trident con sede a Kings Bay, Georgia. Ciascuna trasportava un equipaggio di circa 130 marinai.
“Ne scaturì un'indagine per valutare il danno". La collisione era avvenuta alle 9:30 durante un'esercitazione riservata ad almeno 125 miglia dalla costa. La collisione tra due navi statunitensi è un avvenimento "estremamente raro”.





L’SSN-751 USS SAN JUAN

Lo USS San Juan (hull classification symbol SSN-751), è un sottomarino nucleare di classe Los Angeles, terza nave della Marina degli Stati Uniti a prendere il nome dalla città di San Juan, anche se è solo la seconda a prende il nome da San Juan, Porto Rico.


Il contratto di costruzione venne assegnato alla Electric Boat Company, divisione della General Dynamics di Groton, (Connecticut) il 30 novembre 1982 e venne impostato il 9 agosto 1985. Il varo avvenne il 6 dicembre 1986 sotto il patrocinio della signora Sherrill Hernandez, moglie del VADM Diego E. Hernández.
Il San Juan è stato il primo sottomarino dello Flight III o 688I ad avere un design "migliorato", ricevendo una serie di miglioramenti significativi rispetto ai precedenti sottomarini della classe. Il sottomarino e tutte le successive imbarcazioni della sua classe risultano più silenziosi e incorporano un avanzato sistema di combattimento sonar AN/BSY-1. Un altro miglioramento include la capacità di piazzare mine dai loro tubi lanciasiluri. Anche la vela del San Juan venne rafforzata, consentendogli la capacità di sfondare il ghiaccio.
Lo USS San Juan entrò ufficialmente in servizio il 6 agosto 1988 presso la Base sottomarina navale di New London, Connecticut, con il Cmdr. Charles B. Young al comando.
Lo USS San Juan conduce la prima navigata in superficie in mare ghiacciato per un sottomarino di classe 688I, 1993
Nel 1993 il sottomarino condusse la prima navigata in superficie in mare ghiacciato per un sottomarino di classe 688I nell'Artico.
Il 19 marzo 1998 al largo della costa di Long Island, New York, il San Juan entrò in collisione con il sottomarino lanciamissili balistici di classe Ohio USS Kentucky. Non si registrarono feriti a seguito della collisione.
Il San Juan si schierò per l'Operazione Iraqi Freedom I e tra il 21 e 22 marzo 2003 si unì ad altre 29 navi e sottomarini statunitensi e britannici che lanciarono missili Tomahawk Land Attack Missiles (TLAM) contro obiettivi militari iracheni. Il comandante del San Juan, Michael A. Haumer, ricevette in seguito la Stella di Bronzo per la sua "straordinaria leadership e capacità operativa" durante le operazioni.
Il 16 giugno 2004, il San Juan ormeggiò fuoribordo la USS Emory S. Land a La Maddalena, in Italia, per un FMAV (Disponibilità di manutenzione della flotta) di una settimana. In seguito partì per un dispiegamento programmato a sostegno della guerra globale al terrorismo.
Il 13 marzo 2007, il San Juan fu oggetto di una missione di ricerca e salvataggio da parte della portaerei USS Enterprise e di elementi del suo Carrier Strike Group al largo delle coste della Florida, quando il contatto con il sottomarino venne perso e un bagliore rosso venne avvistato sulla sua nave, suggerendo un'emergenza. Le comunicazioni furono ristabilite presto il giorno successivo quando il San Juan emerse e non furono segnalati problemi.
Il 4 novembre 2009 il sottomarino arrivò a Simon's Town, in Sud Africa. Il San Juan effettuò manovre in mare collaborando prima volta nella storia degli Stati Uniti con la Marina militare sudafricana.
Il 1° dicembre 2009 l'SSN 751 tornò alla base navale di New London dopo un dispiegamento di sei mesi nelle aree di responsabilità (AoR) degli Stati Uniti europei (EUCOM) e del comando africano (AFRCIOM). Il sottomarino visitò anche la baia di Suda, in Grecia; Diego Garcia; e Port Victoria, nelle Seychelles.
Il San Juan arrivò al cantiere navale di Portsmouth (PNSY), nel Maine, l'8 aprile 2010 per una revisione ingegnerizzata (EOH), per manutenzione e per gli aggiornamenti del sistema.
Nel 2012 il sottomarino classe Los Angeles venne assegnato al Submarine Group Two. Il Submarine Group venne in seguito sciolto nel 2014 e il San Juan è entrò a far parte della Submarine Force, US Atlantic Fleet (COMSUBLANT).Il 16 maggio 2014 il San Juan tornò al porto di origine dopo un dispiegamento durato sette mesi. Il sottomarino fece scali portuali a Lisbona, in Portogallo; Bahrein; Jebel Ali, negli Emirati Arabi Uniti; e Rota, in Spagna.


Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, CNN,  NAVYSITE, Wikipedia, You Tube)



















 

domenica 26 novembre 2023

VEICOLI ELETTRICI: nonostante le carenze dell’attuale tecnologia, queste macchine silenziose potrebbero fornire un vantaggio sostanziale sui campi di battaglia.






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L’industria automobilistica sta affrontando da tempo una svolta tecnologica per conformarsi alle restrizioni sempre più stringenti sulle emissioni: la maggior parte delle case automobilistiche ora afferma che venderà esclusivamente veicoli elettrici (EV) entro il 2030. 
Il primo Hummer è ormai una leggenda. Un veicolo fuoristrada nato per usi militari che fu poi, a grande richiesta, realizzato in una versione civile denominata H1 che rimase in produzione fino al 2006. Ora la storia potrebbe ripetersi, ma al contrario. Infatti la GM Defense, la divisione della casa statunitense deputata alla costruzione di veicoli militari, ha presentato al Modern Day Marine 2023 un prototipo di veicolo militare basato sull’Hummer EV normalmente in commercio negli Stati Uniti.












IL GENERATORE DIESEL PER LE EMERGENZE

Denominato eMCV (Electric Military Concept Vehicle) è alimentato da un enorme pacco batterie da 212 kWh (esattamente come il modello civile di cui riprende anche il telaio). Per questa versione militare, visto che il tempo di ricaricare una simile batteria sul campo di battaglia non c’è, la GM ha installato un un generatore diesel da 12 kW in grado estendere l’autonomia delle batterie in caso di emergenza. L’autonomia complessiva dovrebbe essere di circa 480 km. Come tempi di ricarica GM Defense afferma che basterebbero appena 12 minuti per avere un’autonomia di circa 160 km, ovviamente se collegato a una colonnina ad alta potenza.

SOTTO IL TELAIO (ANTIPROIETTILE)

L’eMCV è concepito per ospitare sei soldati e monta pneumatici maggiorati da 37”, freni modificati, sospensioni Fox super performanti, una nuova gabbia tubolare, una ghiera da 46” e supporti per bracci laterali oscillanti. Oltre a questo integra anche alcune funzioni unicamente militari come il Silent Watch e il Silent Drive, che servono ad evitare il rilevamento da parte del nemico.

Monopattino elettrico: l’US ARMY lo testa per uso tattico

I monopattini elettrici sono sempre più diffusii nei contesti urbani moderni. Permettono di spostarsi con agilità, di dribblare il sempre più intenso traffico delle città e non contribuiscono all’inquinamento (o quasi). In diverse città europee, i cittadini hanno a disposizione diverse centinaia di monopattini elettrici per le loro esigenze di mobilità all'interno del contesto urbano. Ma presto potremmo vederli anche in scenari militari. L’US ARMY, infatti, prevede di sperimentare il monopattino elettrico a quattro ruote EZRaider presentato come un "veicolo inarrestabile", in grado di muoversi con agilità su qualsiasi tipo di terreno, grazie alle sue sospensioni a lunga corsa che permettono a ciascuna ruota di muoversi indipendentemente sia in verticale che in orizzontale.
Ma non è l'unica caratteristica interessante di EZRaider: è in grado di trasportare 200 kg e di trainare un piccolo rimorchio con una potenza fino a 18 kW grazie a batterie fino a 3 kWh. Naturalmente i vantaggi principali sono dati dalla propulsione elettrica, che rende il veicolo particolarmente silenzioso, aprendo tutta una serie di scenari tattici.
L’esercito statunitense lo ha testato in occasione dell'annuale Army Expeditionary Warrior Experiments (AEWE) a Fort Benning, in Georgia, dove i dispositivi militari di nuova generazione vengono sperimentati in giochi di guerra e simulazioni tattiche.
La nuova legislazione consentirebbe addirittura a questa tecnologia di veicoli elettrici di diffondersi anche nel settore militare. È una mossa che i politici hanno spesso confuso con lo schieramento di carri armati elettrici in un futuro non così lontano, ma la verbosità si riferisce specificamente ai veicoli non da combattimento utilizzati per aggirare postazioni e basi militari.
Tutto è iniziato l’8 dicembre 2021, con la firma del presidente Biden di un ordine esecutivo che impone l’uso di veicoli elettrici leggeri entro il 2027 e di veicoli elettrici medio-pesanti entro il 2035; in modo critico, questo vale per i veicoli non da combattimento.

Veicoli non da combattimento

Damian Haye, responsabile energetico del Dipartimento dei lavori pubblici di Fort Moore, dice che l'ordine esecutivo si applica ai veicoli utilizzati nelle postazioni militari. Le classificazioni dei veicoli utilizzano come parametro di riferimento il peso lordo del veicolo: si tratta del peso massimo caricato del veicolo (o del rimorchio).
Haye afferma che Fort Moore, situato appena a sud di Columbus, in Georgia, sta iniziando a utilizzare una flotta di F-150 Lightning completamente elettrici della Ford per aggirare la posta. Con oltre 186.000 acri da coprire a Fort Moore, non sorprende che i veicoli elettrici ridurranno sostanzialmente le emissioni; la postazione è effettivamente una piccola città, in grado di ospitare circa 120.000 militari. Una volta convertita l'intera flotta, Haye afferma che si elimineranno circa 1.000 tonnellate di emissioni di carbonio all'anno risparmiando circa 40.000 dollari in costi di carburante.

Perché passare all’elettrico?

I motori a combustione interna hanno bisogno di carburante per bruciare. Portare questo carburante in aree remote del mondo è un compito arduo che non solo è costoso, ma mette anche in pericolo coloro che lo trasportano. L’idea con i veicoli elettrici è quella di eliminare queste linee di rifornimento francamente massicce e vulnerabili. Naturalmente, il passaggio all’uso dei veicoli elettrici ridurrebbe considerevolmente anche la nostra impronta di carbonio in tutto il mondo.
Sebbene l’ordine esecutivo riguarderà solo i veicoli sulle installazioni militari, volevamo approfondire i vantaggi – e gli svantaggi – che un giorno i veicoli militari elettrici potrebbero fornire sul campo di battaglia. I veicoli elettrici sono silenziosi rispetto al ronzio costante emesso dai veicoli a combustione interna; infatti, i veicoli elettrici stradali negli Stati Uniti sono tenuti per legge a produrre rumore sintetizzato a meno di 30 km/h per assicurarsi che i pedoni possano sentirli.
Tornando al campo di battaglia, non è scienza missilistica che i veicoli più silenziosi possano migliorare l’azione furtiva sul campo di battaglia, soprattutto di notte. Poiché la maggior parte delle forze combattenti hanno accesso alla termografia, è importante notare che i veicoli elettrici hanno anche una firma termica inferiore. GM Defense ha osservato che i veicoli elettrici saranno anche in grado di alimentare apparecchiature mission-critical e pacchetti di carico utile.
L’incapacità dei veicoli elettrici di arrivare lontano è stata per lungo tempo un ostacolo. Sebbene questo sia un inconveniente in viaggio, rimanere senza carica potrebbe essere un errore fatale sul campo di battaglia. Il peso è nemico dell’efficienza e delle prestazioni dei veicoli elettrici, ma è spesso inevitabile nei veicoli militari. Anche i veicoli non da combattimento devono essere in grado di trasportare le truppe a destinazione in sicurezza. Ciò significa spesso trasportare un rivestimento corazzato extra per proteggere gli occupanti, nonché una mitragliatrice fissa per fornire fuoco di copertura appena sufficiente per sfuggire al fuoco ostile.
Nel 2020, GM Defense ha rilasciato il suo Infantry Squad Vehicle (ISV), un trasporto utilitario leggero basato sulla piattaforma Chevrolet Colorado ZR2; secondo GM Defense, presenta oltre il 90% di parti commerciali standard del pick-up di medie dimensioni. Tuttavia, è stato solo nel 2021 che GM Defense ha convertito uno dei suoi ISV per utilizzare solo energia elettrica, soprannominato eISV. Sebbene la sostituzione di un nuovo cuore elettrificato non sia un cambiamento da poco, il veicolo ha mantenuto molti dei componenti che hanno reso l'ISV così capace, tra cui:
  • Assale anteriore: Dana M190 con differenziale autobloccante elettronico;
  • Asse posteriore: Dana M220 con differenziale autobloccante elettronico;
  • Caso di trasferimento: GM AutoTrac a due velocità con 2,62 di gamma bassa;
  • Dotato di un propulsore elettrico, spesso associato all'aggiunta di un peso considerevole, l'eISV rimane agile, facendo pendere la bilancia a meno di 5.000 libbre. Ciò significa che rimane abbastanza leggero da poter essere schierato in territorio ostile tramite un aereo da trasporto come il C-17 o un elicottero da trasporto pesante come il Chinook; 
  • può anche essere caricato sospeso sotto un UH-60 Blackhawk. 
Certo, rimane un veicolo non da combattimento in entrambe le versioni, ma la piattaforma ISV ha gettato le basi per i veicoli elettrici sul campo di battaglia. GM Defense afferma che sta sviluppando una “famiglia tattica leggera di veicoli elettrici di prossima generazione” con propulsori ibridi per colmare il divario verso un futuro completamente elettrico.
Riteniamo che il prossimo passo logico delle forze di terra sarebbe effettivamente l'implementazione della tecnologia ibrida; questi propulsori utilizzano motori elettrici in tandem con il motore a combustione interna per ottimizzare l'efficienza. I propulsori ibridi consentono inoltre ai veicoli di ricaricare il pacco batteria attraverso la frenata rigenerativa. Lo abbiamo già visto sulle strade civili, con case automobilistiche come la Toyota che hanno optato per la tecnologia ibrida prima di impegnarsi a diventare completamente elettrici.
Questa mossa non solo minimizzerebbe la quantità di carburante da trasportare, ma potrebbe anche consentire alle installazioni militari di effettuare prove con infrastrutture di ricarica, presupponendo che i militari utilizzino una piattaforma ibrida plug-in. In ogni caso, l’energia elettrica non rappresenta un totale passo indietro per l’uso militare.



Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, PopularMechanics, AlVolante, Auto.hwupgrade, Wikipedia, You Tube)






















 

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