lunedì 8 aprile 2024

N.A.T.O.: il 4 aprile 2024, abbiamo celebrato il 75° anniversario dell'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), pietra angolare della stabilità internazionale dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.








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di un reparto militare 
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Valori da tramandare e trasmettere, da difendere
senza mai darli per scontati.






Tra il 1949 e fino ad oggi, altre 20 nazioni si sono unite ai 12 paesi originari che formavano l’alleanza, inclusa più recentemente la Finlandia e la Svezia. Con l’espansione delle minacce in tutto il mondo, la NATO è oggi più critica che mai per gli interessi di sicurezza degli Stati Uniti e continuerà a fornire una base per il futuro successo militare ed economico, la sicurezza, la sovranità e l’autodeterminazione dei suoi 32 paesi membri.





L’Europa fu devastata dopo la seconda guerra mondiale. L'espansione dell'influenza dell'Unione Sovietica nel dopoguerra nell'Europa orientale spinse Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo a stipulare un trattato difensivo per contrastare l'aumento dell'influenza sovietica. Queste nazioni invitarono gli Stati Uniti e il Canada ad aderire, seguiti da altri sette paesi europei. L’obiettivo principale era quello di formare un’alleanza difensiva per prevenire la diffusione del comunismo e preparare il terreno per la ricostruzione del continente devastato dalla guerra. Sebbene l’inizio del 21° secolo abbia visto il crollo dell’Unione Sovietica, il ripetersi dell’aggressione russa ha rafforzato la necessità di una forte alleanza con la NATO.




La NATO, Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord (in inglese North Atlantic Treaty Organization; in francese Organisation du traité de l'Atlantique nord, in sigla OTAN) è un'alleanza militare intergovernativa nel settore della difesa tra 32 Stati membri, di cui 30 europei e due nordamericani, istituita all'indomani della seconda guerra mondiale. Il trattato istitutivo della NATO, il Patto Atlantico, fu firmato a Washington il 4 aprile 1949, ed entrò in vigore il 24 agosto dello stesso anno.




La NATO è un sistema di sicurezza collettiva: i suoi Stati membri indipendenti si impegnano a difendersi a vicenda da eventuali attacchi di terzi. 

Durante la guerra fredda, servì come deterrente riguardo alla percepita minaccia dell'Unione Sovietica. L'alleanza è rimasta in vigore dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica ed è stata coinvolta in operazioni militari nei Balcani, in Medio Oriente, in Asia meridionale e in Africa.
Il quartier generale principale della NATO si trova a Bruxelles, in Belgio, mentre il quartier generale militare è situato nei pressi di Mons, sempre in Belgio. L'alleanza può disporre della NATO Response Force e delle forze armate combinate di tutti i suoi membri che comprendono un totale di circa 3,5 milioni di soldati e personale di vario genere. La loro spesa militare combinata nel 2020 costituiva oltre il 57% del totale nominale globale. Inoltre, i membri hanno concordato di raggiungere o mantenere l'obiettivo di spesa per la difesa di almeno il 2% del loro PIL entro il 2024.
La NATO si è formata con dodici membri fondatori e in dieci occasioni ha aggiunto nuovi membri, l'ultima delle quali è avvenuta nel 2024 quando la Svezia è entrata a farne parte. 

Al 2024, la NATO riconosce la Bosnia-Erzegovina, la Georgia e l'Ucraina come aspiranti membri. 

L'allargamento dell'alleanza ha portato a tensioni con i paesi terzi come la Russia, uno dei diciannove paesi che partecipano al programma di partenariato per la pace della NATO. Altri diciannove paesi sono coinvolti in programmi di dialogo istituzionalizzato con l’alleanza.






Il dialogo politico con il Giappone è iniziato negli anni Novanta e, da allora, l'Alleanza ha gradualmente intensificato i suoi contatti con Paesi che non fanno parte di nessuna di queste iniziative di cooperazione. 

Nel 1998, la NATO ha stabilito una serie di linee guida generali che non consentono un'istituzionalizzazione formale delle relazioni ma riflettono il desiderio degli alleati di aumentare la cooperazione: dopo un ampio dibattito, nel 2000 gli Alleati hanno concordato il termine "Paesi di contatto". Nel 2012 l'Alleanza ha definitivamente ampliato questo gruppo, che si riunisce per discutere questioni come la lotta alla pirateria e lo scambio di tecnologia, sotto il nome di "Partner globali": oltre alla Corea del Sud nel 2005, l'Australia nel 2005 e la Nuova Zelanda nel 2001 (che sono anche membri dell'alleanza strategica AUSCANNZUKUS), è stato intrapreso un dialogo rafforzato con Paesi come il Pakistan e la Mongolia dal 2005 ed infine l'Iraq dal 2011. Nel 2017 la Colombia ha siglato accordi di partnership per la pace e collaborazione in vari ambiti militari con la NATO, divenendo il primo e finora unico Paese latino-americano legato alla NATO.

Contesto alla fine della seconda guerra mondiale

Con la capitolazione della Germania nazista del maggio 1945 e la resa del Giappone dell’agosto successivo terminò la seconda guerra mondiale. Gli alleati usciti vincitori erano composti da stati molto diversi tra di loro: se Francia, Regno Unito e Stati Uniti erano stati fondati su un sistema multipartitico con libere elezioni democratiche e dotato di un’economia di mercato basata sul modello capitalista liberale, l’Unione Sovietica era un regime autoritario, monopartitico con economia pianificata di tipo comunista basata sull'ideologia del marxismo-leninismo.
Già durante il conflitto erano emerse alcune incrinature nell'alleanza ma fu alla cessazione delle ostilità che il clima andò progressivamente peggiorando. Due erano i principali punti di attrito tra stati occidentali e Unione Sovietica. Il primo riguardava le sorti della Germania. Alla conferenza di Yalta del febbraio 1945 era stato deciso che sarebbe stata disarmata e occupata secondo zone: USA e Regno Unito (a cui poi si aggiungerà la Francia) avrebbero controllato le regioni dell’Ovest, l'Unione Sovietica quelle dell’est. Anche la capitale Berlino venne divisa in modo analogo. Tuttavia, tale soluzione doveva essere temporanea in attesa di trovare una strategia condivisa per il futuro dell’ex avversario.
Il secondo riguardava i paesi dell’Europa dell’est occupati dall'Unione Sovietica nelle prime fasi del conflitto e successivamente durante la marcia verso Berlino. Secondo quanto stabilito a Yalta, questi sarebbero stati soggetti alla sfera di influenza dell’URSS come risarcimento per le enormi perdite materiali e umane patite ma a patto di garantire un sistema democratico per il loro governo. Invece, il leader sovietico Iosef Stalin scelse di trasformare questi stati in stati satellite appoggiando militarmente i partiti comunisti locali e sopprimendo ogni tentativo di opposizione. Inoltre vennero ricostituiti gli eserciti locali sotto il controllo di Mosca. A tal proposito, l’ex primo ministro britannico Winston Churchill, in un celebre discorso tenuto il 5 marzo 1946 descrisse la situazione affermando che «sul continente da Stettino sul Baltico a Trieste sull'Adriatico una cortina di ferro è scesa attraverso il continente».
Le preoccupazioni nel mondo occidentale nei confronti dell'oramai ex alleato orientale aumentarono ulteriormente quando il diplomatico statunitense a Mosca George Frost Kennan spedì a Washington un "lungo telegramma" con cui accusava l’URSS di “espansionismo ideologico”. L’istituzione del Cominform nel 1947 da parte di Stalin esacerbò ancora di più la tensione. Le iniziali aspettative del presidente statunitense Roosevelt circa una possibile coesistenza pacifica tra le superpotenze suggellata dalla nascita nel 1945 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite erano state messe in serio dubbio dagli eventi lasciando spazio ad un clima di reciproco sospetto e timore di un attacco da parte dell’avversario.

Gli stati dell’Europa occidentale erano consapevoli di non essere in grado di difendersi da soli da una possibile aggressione da parte dell’Unione Sovietica che vantava, seppur con le gravi perdite subite sul fronte orientale, una netta superiorità sugli armamenti convenzionali e sulle truppe di fanteria meccanizzata. 

Pertanto, l'unica strada percorribile fu quella di unire le proprie risorse militari coalizzandosi. Un primo passo in questo senso avvenne con il trattato di Dunkerque grazie al quale Francia e Gran Bretagna crearono un fronte unico di mutua difesa militare. I nuovi timori successivi al colpo di Stato in Cecoslovacchia del febbraio 1948 accelerarono il processo di canalizzazione: pochi giorni dopo Belgio, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Regno Unito firmarono il trattato di Bruxelles.
Nonostante l'allargamento dell'alleanza il divario con l'Unione Sovietica era ancora esistente e agli europei occidentali era chiaro quanto fosse fondamentale poter disporre anche dall'assistenza militare degli Stati Uniti, gli unici che possedevano un arsenale di armi nucleari. Tuttavia la tradizionale politica estera statunitense si basava sull'isolazionismo, un principio risalente ancora a George Washington.
Il mutato scenario internazionale fece riconsiderare questa posizione. Già nel marzo del 1947 il Presidente Truman aveva annunciato una nuova dottrina che faceva del contenimento dell’espansione comunista il suo punto centrale producendo effetti immediati nelle crisi di Grecia e Turchia. Il mese successivo venne attuato il Piano Marshall attraverso il quel gli Stati Uniti si impegnarono a aiutare la ripresa degli stati europei promuovendo nel contempo il proprio modello economico.
Il definitivo superamento dell'isolazionismo si ebbe nel giugno dell’anno successivo quando il Senato statunitense approvò a grande maggioranza la Risoluzione Vandenberg che permetteva al presidente di associare gli Stati Uniti a accordi con paesi esteri fondati sulla reciprocità e sull'autodifesa. Fu l'atto formale che dette avvio alla costruzione di un sistema di mutua difesa occidentale completo.
Ad accelerare il processo furono comunque, ancora una volta, le azioni intraprese dall'Unione Sovietica. Come conseguenza all'introduzione da parte statunitense del nuovo marco tedesco nei tre settori occidentali della Germania, Stalin ordinò un Blocco di Berlino a partire dal 24 giugno 1948. Come risposta il mondo occidentale organizzò un ponte aereo. La vicenda del blocco di Berlino Ovest fece forte impressione sulle popolazioni occidentali e, di fatto, favorì la decisione di istituire un'alleanza occidentale contro la percepita minaccia sovietica.

La firma del Patto atlantico

Mentre il blocco di Berlino continuava, sarà tolto solo nel maggio 1949, a luglio iniziarono i colloqui per giungere ad una partecipazione statunitense alla difesa comune europea. I negoziati giunsero a conclusione il 4 aprile 1949 con la firma a Washington del Patto Atlantico a cui aderirono Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Portogallo, Italia, Norvegia, Islanda, ed entrò in vigore il 24 agosto 1949. 

Con la firma i membri si impegnavano a saldare i propri legami, a preservare la pace, a proteggere le proprie istituzioni e i propri valori liberali e democratici, a unire gli sforzi per la "difesa collettiva" secondo quanto disposto dall'articolo 5:

«Le parti concordano che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o in America settentrionale, deve essere considerato come un attacco contro tutte e di conseguenza concordano che, se tale attacco armato avviene, ognuna di esse, in esercizio del diritto di autodifesa individuale o collettiva, riconosciuto dall'articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti attaccate prendendo immediatamente, individualmente o in concerto con le altre parti, tutte le azioni che ritiene necessarie, incluso l'uso della forza armata, per ripristinare e mantenere la sicurezza dell'area Nord Atlantica.»

La ratifica da parte dei parlamenti nazionali fu assai veloce anche se vi furono contestazioni in Italia e in Francia da parte dei rispettivi partiti comunisti locali. La Svezia, invitata a partecipare, rifiutò per preservare la sua storica neutralità. Forti proteste vennero da parte dell’Unione Sovietica. 

I mesi successivi alla firma del patto furono carichi di tensione: il 29 agosto 1949 l’Unione Sovietica fece esplodere il suo primo ordigno nucleare, in autunno venne proclamata la Repubblica popolare cinese e nel giugno dell’anno successivo i comunisti nordcoreani invasero il sud filo-statunitense dando inizio alla guerra di Corea. 

Tutti questi avvenimenti spinsero i firmatari del patto atlantico a realizzare concretamente le strutture militari previste dagli accordi con gli Stati Uniti che assunsero fin da subito il ruolo di protagonisti.
Entro l'anno successivo era pienamente operativa l’"Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord" (NATO) nella forma di un’alleanza militare dotata di truppe permanenti.

Gli anni della guerra fredda

Primi anni

Nel settembre 1952 si tenne l'operazione Mainbrace, la prima grande esercitazione navale della NATO. che simulava la difesa di Danimarca e Norvegia e vide impiegate 200 navi e oltre 50000 uomini. Nei successivi cinque anni seguirono altre imponenti esercitazioni con scenari diversi che andavano dalle operazioni anfibie, a quelle combinate aeree-navali-terrestri, alla preparazione per una eventuale guerra atomica coinvolgendo le forze armate di tutti i paesi membri dell'organizzazione. Nel 1952 anche Grecia e Turchia entrarono a far parte della NATO. 

Mentre tutto ciò avveniva alla luce del sole, segretamente venivano istituite organizzazioni paramilitari stay-behind, tra cui l'operazione Gladio, con lo scopo di realizzare la resistenza nel caso di successo di una eventuale invasione sovietica.

Negli stessi anni continuarono, in seno all'alleanza, le riflessioni riguardanti la cronica inferiorità nelle forze convenzionali rispetto all'Unione Sovietica. Sebbene nel dicembre 1951 la NATO fosse in grado di schierare 35 divisioni in Europa centrale, circa il triplo delle sue capacità di soli 2 anni prima, queste non sarebbero state certamente in grado di fronteggiare le 140 che si riteneva potesse mettere in campo l'URSS. Questo tema venne affrontato in particolare ad un summit tenutosi a Lisbona nel febbraio del 1952; la strategia decisa di aumentare le forze non si dimostrò attuabile per le difficoltà di bilancio accusate dai paesi dell'alleanza. La nuova amministrazione Eisenhower scelse di rafforzare l'arsenale nucleare per perseguire la dottrina della "rappresaglia massiccia" secondo la quale gli Stati Uniti avrebbero risposto con ogni mezzo, anche atomico, e senza proporzione a qualsiasi attacco sovietico anche di modesta entità. Tale strategia, ideata dal segretario di stato John Foster Dulles, venne chiamata "New Look" e presentata nel gennaio 1954. La NATO inevitabilmente fu fortemente coinvolta in questa nuova strategia e anche per la difesa europea le armi nucleari, sia tattiche che strategiche, divennero protagoniste. Tuttavia, se da una parte i paesi dell'Europa occidentale potevano contare sull'impegno statunitense, il quasi esclusivo monopolio di questi ultimi sugli armamenti atomici rese la NATO fortemente dipendente dalle loro scelte.

L'ingresso della Germania Ovest nell'organizzazione il 9 maggio 1955 fu descritto da Halvard Lange, allora ministro degli Esteri norvegese, come «una svolta decisiva nella storia del nostro continente». 

Uno dei motivi principali di questa scelta era di poter contare sulle risorse umane e materiali tedesche per costituire forze convenzionali sufficienti a resistere a una possibile invasione sovietica. 
All'ingresso della Repubblica Federale Tedesca l'Unione Sovietica rispose immediatamente con l'istituzione del Patto di Varsavia, un'alleanza militare tra gli Stati socialisti del blocco orientale (Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia, Bulgaria, Romania, Albania e Germania dell'Est, oltre che Unione Sovietica) delineando così i due fronti opposti della guerra fredda: blocco occidentale e blocco orientale.
Nell'autunno 1957 si svolsero contemporaneamente tre grandi esercitazioni congiunte: l'operazione Counter Punch, l'operazione Strikeback e l'operazione Deep Water, che coinvolsero oltre 250.000 uomini, 300 navi e 1.500 aerei.

Risposta flessibile e crisi dei missili di Cuba

Il rafforzamento militare della NATO spinse l'Unione Sovietica, che dal 1949 si era dotata anche lei di armi nucleari, ad accrescere i suoi arsenali in una vera e propria corsa agli armamenti. Di conseguenza, la consapevolezza che una guerra totale tra i due blocchi, entrambi in grado di disporre di ingenti risorse militari e soprattutto di un arsenale atomico, portò l'amministrazione Kennedy, al governo degli USA dal gennaio 1961, ad elaborare nuove strategie per gli Stati Uniti e per la NATO. Venne così adottata la dottrina della risposta flessibile al posto della rappresaglia massiccia perseguita dalla precedente amministrazione Eisenhower.
L'alleanza atlantica ricevette un duro colpo quando nell'autunno del 1962 scoppiò la crisi dei missili di Cuba, probabilmente il momento di maggior tensione di tutta la guerra fredda. Nel prendere le decisioni più critiche il presidente John Kennedy scelse di non consultarsi con gli alleati e anche il compromesso che permise la risoluzione della crisi, la rimozione dei missili Jupiter da Turchia e Italia, venne presa unilateralmente. La crisi aveva però dimostrato di quanto il contesto che il mondo viveva fosse pericoloso. Pertanto iniziò a delinearsi l'idea di una «coesistenza pacifica» tra le due superpotenze che «cercarono di trovare delle regole di collaborazione reciproca e di stabilizzazione nell'arena internazionale». In ogni caso negli anni seguenti si raggiunse il numero maggiore di forze NATO, passando dai 907.000 uomini nel 1960 al 1.089.000 nel 1965.
















2022: Invasione russa dell’Ucraina

Con l'invasione russa dell'Ucraina del 2022 e il sostegno all’Ucraina, in concerto con i piani di difesa della NATO, sono stati istituiti dall’Alleanza i Multinational Battle Group, unità tattiche di combattimento, operative dall'ottobre 2022. Otto battlegroups costituiscono il personale del fianco orientale della NATO in Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria. L'Italia guida il Battle group in Bulgaria, ed è presente con propri militari anche in quelli in Lettonia e in Ungheria.

Struttura

La NATO possiede un'organizzazione molto complessa e articolata che si è venuta a formare nel corso della sua storia. Da un solo organo iniziale, il Consiglio del Nord Atlantico, nel tempo sono sorti ulteriori organismi e comitati.

Struttura politica

L'Alleanza è governata dai suoi trenta Stati membri, in base alla regola del consenso unanime, ognuno dei quali ha una delegazione presso la sede centrale della NATO a Bruxelles. L'organizzazione politica comprende svariati organismi, tra i più importanti:
il Consiglio del Nord Atlantico (North Atlantic Council, NAC) o semplicemente Consiglio Atlantico: è formato dai Rappresentanti permanenti, ed è l'organismo con l'effettivo potere politico all'interno della NATO. Si riunisce almeno una volta a settimana, solitamente il mercoledì. A scadenza irregolare vengono realizzati anche incontri di alto livello con l'integrazione di Ministri degli esteri, Ministri della difesa o Capi di Stato e di governo: questi incontri sono quelli in cui solitamente l'alleanza prende le decisioni politiche più importanti.
l'Assemblea parlamentare (Parliamentary Assembly): è formata da legislatori dei parlamenti dei Paesi membri integrati da quelli di tredici Paesi associati. È ufficialmente una struttura parallela, ma staccata dalla NATO: il suo scopo è quello di riunire deputati dei Paesi NATO per discutere di temi relativi alla sicurezza e alla difesa;
il Segretario generale (Secretary General, NATO SG): proviene da uno dei Paesi membri europei, presiede il Consiglio e rappresenta la NATO a livello internazionale con gli Stati e i mezzi di comunicazione. È affiancato dal Vicesegretario generale (Deputy Secretary General, NATO DSC). La figura è stata introdotta nel 1952 mentre i suoi poteri e compiti sono definiti nel "rapporto dei tre saggi" del 1956. La sua funzione principale è quella di «dirigere il processo decisionale e di consultazione fra gli Stati membri, mediando le posizioni». Presiede, inoltre, i comitati di più alto livello e redige annualmente una relazione sulle attività svolte. Nelle decisioni del Consiglio il suo ruolo è puramente consultivo sebbene possieda il potere di iniziativa nel chiedere ai Paesi membri di discutere circa temi che ritiene importanti negli interessi dell'Alleanza.
il Comitato per la pianificazione della difesa (Defence Planning Committee, DPC): di norma è composto da rappresentanti permanenti ma almeno due volte all'anno riunisce i ministri della difesa dei vari membri. Il suo compito è pianificare le attività delle autorità militari dell'organizzazione; le sue decisioni sono preparate da una serie di sottocomitati.
il Gruppo di pianificazione nucleare (NATO Nuclear Planning Group, NPG): si occupa di svariati temi inerenti alla politica nucleare, tra cui la sicurezza delle armi nucleari, il loro dispiegamento e i sistemi di comunicazione e informazione relativi fino a comprendere anche il controllo della loro proliferazione.

Struttura militare

L'organizzazione militare della NATO è articolata in vari comandi con sedi nei diversi Paesi membri.
Al vertice vi è il Comitato militare della NATO, con sede a Bruxelles in Belgio. Esso è guidato da un presidente (un ufficiale generale) ed è formato dai rappresentanti militari dei Paesi membri e ha il compito di decidere le linee strategiche di politica militare della NATO. Provvede inoltre alla guida dei comandanti strategici, i cui rappresentanti partecipano alle sedute del Comitato, ed è responsabile per la conduzione degli affari militari dell'Alleanza sotto l'autorità del Consiglio. Il rappresentante militare è l'altra figura rilevante della delegazione permanente dei Paesi membri presso la NATO ed è un ufficiale con il grado di generale di corpo d'armata o corrispondente che proviene dalle forze armate di ciascun Paese membro.
Lo Stato maggiore militare internazionale (IMS) è il braccio esecutivo del Comitato militare. È responsabile dell'amministrazione degli enti militari.
Dal Comitato militare dipendono due comandi strategici:
Il Allied Command Operations (ACO), con sede a Mons in Belgio, è responsabile delle attività di comando sulle forze NATO impiegate in operazioni, nonché in capo agli enti territoriali dislocati in Europa. Il suo staff è costituito da personale militare internazionale sebbene il suo comandante, il Comandante Supremo alleato in Europa (SACEUR), è sempre un generale statunitense. Il quartier generale dell'ACO è l Comando supremo delle potenze alleate in Europa (SHAPE) che comanda tutte le operazioni della NATO in tutto il mondo. Alle sue dipendenze vi sono tre comandi tattici subordinati: l'Allied Air Command con sede presso la Ramstein Air Base, il Comando marittimo alleato di Northwood con sede nel Quartier generale di Northwood e l'Allied Land Command basato a Izmir.
Allied Command Transformation (ACT) con sede a Norfolk negli Stati Uniti, responsabile della redazione delle strategie future e dell'elaborazione della dottrina operativa, logistica e addestrativa NATO. Inoltre, si occupa della sicurezza della regione dell'Oceano Atlantico che va dal polo nord al tropico del Cancro. In caso di guerra avrebbe il compito di proteggere le rotte tra Europa e Stati Uniti e in particolare a difendere la zona assegnata dalle possibili incursioni di sottomarini nemici. L’ACT è comandato da un generale statunitense o europeo (finora sempre francese). La sua capacità operativa è divisa in comandi subordinati divisi per regione geografica.


Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Wikipedia, You Tube)
















































 

domenica 7 aprile 2024

Aeronautica militare italiana 1984 - 2024: l’A.M.X. “A-11 Ghibli”, un velivolo da combattimento monomotore, unico dell'epoca della Guerra Fredda, è andato in pensione per “raggiunti limiti di età”…








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L’AERONAUTICA MILITARE ITALIANA

L'Aeronautica Militare (abbreviata in AM), in ambito internazionale Italian Air Force (abbreviata in ITAF) è, assieme a Esercito Italiano, Marina Militare ed Arma dei Carabinieri, una delle quattro forze armate italiane ed è, in particolare, quella deputata alla difesa dello spazio aereo nazionale.

La preghiera dell'aviatore viene recitata nelle cerimonie militari solenni che riguardano la Forza armata o i suoi appartenenti. Il testo, la cui versione originale si deve a Vittorio Malpassuti, modificato dopo la proclamazione della Repubblica Italiana, è il seguente:
«Dio di potenza e di gloria, che doni l'arcobaleno ai nostri cieli, noi saliamo nella Tua luce per cantare, con il rombo dei nostri motori, la Tua gloria e la nostra passione. Noi siamo uomini, ma saliamo verso di Te, dimentichi del peso della nostra carne, purificati dei nostri peccati. Tu, Dio, dacci le ali delle aquile, lo sguardo delle aquile, l'artiglio delle aquile, per portare, ovunque Tu doni la luce, l'amore, la bandiera, la gloria d'Italia e di Roma. Fa, nella pace, dei nostri voli il volo più ardito: fa, nella guerra, della nostra forza la Tua forza, o Signore, perché nessuna ombra sfiori la nostra terra. E sii con noi, come noi siamo con Te, per sempre.»
Il suo testo è scritto su una targa in bronzo presso Palazzo Aeronautica, sede dello Stato maggiore dell'Aeronautica in Roma.






UN SALUTO AFFETTUOSISSIMO AL CARO “A.M.X. A-11 GHIBLI”

Si è svolta venerdì 5 aprile 2024, presso l’aeroporto militare di Istrana (TV) – sede del 51° Stormo Caccia – la cerimonia con la quale l’AMI ha salutato il caccia AMX, che va finalmente “in pensione” dopo 35 anni di intensa attività operativa sia in territorio nazionale che all’estero.



Alla cerimonia, presieduta dal Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Generale di Squadra Aerea Luca Goretti, hanno partecipato i vertici della Forza Armata e numerose autorità, tra cui il Ministro della Giustizia on. Carlo Nordio, il Presidente della Provincia di Treviso Stefano Marcon, il Prefetto di Treviso Angelo Sidoti e il Sindaco di Istrana Maria Grazia Gasperini; all’evento ha preso parte anche una nutrita rappresentanza del personale che, a vario titolo, nel corso degli anni, ha avuto l’opportunità di operare sull’AMX, uno dei velivoli che ha caratterizzato la storia recente dell’AMI e il caccia aero-tattico maggiormente impiegato dalla Forza Armata nelle missioni fuori dai confini nazionali.
Nato dalla collaborazione tra l’industria aeronautica italiana e quella brasiliana, il primo AMX fu assegnato all’Aeronautica Militare nel 1989, al 103° Gruppo Volo del 51° Stormo di Istrana, per poi entrare in linea successivamente anche al 2° Stormo di Rivolto, al 3° Stormo di Villafranca e al 32° Stormo di Amendola, per andare progressivamente a sostituire i G.91R e gli F-104.
Un velivolo da combattimento monomotore, unico dell'epoca della Guerra Fredda, è ora andato in pensione per “raggiunti limiti di età”, con il ritiro ufficiale dell'aereo d'attacco AMX dell'Aeronautica Militare Italiana; un piccolo specialista nell’attacco al suolo e nella ricognizione, sviluppato congiuntamente da Italia e Brasile. 
Con il costante passaggio a caccia multiruolo più grandi, dalle prestazioni più elevate, l'AMX fu una sorta di anacronismo nei suoi ultimi anni di servizio, ma sarà comunque ricordato per il suo servizio affidabile e altamente attivo, comprese le successive operazioni di combattimento nei Balcani, Afghanistan, Libia e Iraq.

L'Aeronautica Militare Italiana ha segnato il ritiro formale della sua flotta di AMX, presso la base aerea di Istrana, nel nord Italia. Qui l'operatore finale del velivolo è stato il 132° Gruppo del residente 51° Stormo. Secondo la tradizione, il Gruppo ha preparato un AMX appositamente dipinto per celebrare l’occasione.







L'AMX - noto nell'ambito della Mission Design Series militare italiana come A-11 e chiamato Ghibli, in onore del vento del Nord Africa - entrò per la prima volta in servizio nell'Aeronautica Militare italiana il 19 aprile 1989, con l'unità di test e valutazione del servizio.
A quel tempo, le forze aeree della NATO continuavano a utilizzare aerei da attacco al suolo relativamente spartani e robusti per integrare i loro caccia e aerei da attacco più costosi e sofisticati. Altri esempi includevano il Jaguar anglo-francese, l'Alpha Jet franco-tedesco, il Fiat G.91 italo-tedesco e l' F-5 di fabbricazione statunitense. Tra non molto, tuttavia, questa classe di velivoli scomparirà più o meno definitivamente dai ranghi della NATO.
Per l'Italia, l'AMX iniziò a prendere forma intorno ai primi anni '70, quando l'Aeronautica Militare iniziò a pianificare il successore delle sue flotte di cacciabombardieri e ricognitori F-104G e G.91. Negli anni '80, questi velivoli non solo sarebbero invecchiati, ma sarebbero anche diventati sempre più vulnerabili ai progressi delle difese aeree del Patto di Varsavia.
Già a quel tempo l’Italia era coinvolta nel programma Panavia Tornado, che avrebbe fornito un aereo da attacco e da ricognizione avanzato, supersonico, su misura per sopravvivere ai progressi delle difese aeree degli anni ’80. 
Ma il Tornado rappresentava una soluzione di altissimo livello al problema e l’AMI aveva bisogno anche di un velivolo più economico e meno sofisticato per il supporto aereo ravvicinato (CAS) e l’interdizione aerea sul campo di battaglia, nonché per la ricognizione, anche nello spazio aereo meno contestato e per garantire un numero adeguato alla flotta aerea.
Nel 1973 venne preparato un documento che esaminava le possibili soluzioni per soddisfare tale requisito. L'azienda statale Aeritalia e l'azienda privata Aermacchi iniziarono a offrire una varietà di concetti di progettazione, valutando anche se una cellula di base comune potesse soddisfare i requisiti di supporto aereo e addestramento ravvicinato.
Un requisito ufficiale fu emesso nel 1977, con il nome Caccia Bombardiere Ricognitore 80 (CBR 80, o cacciabombardiere e ricognitore per gli anni '80).
Rispetto al Tornado la richiesta prevedeva un terzo del carico di armi e la metà dei costi di esercizio. Avrebbe dovuto essere anche più semplice da produrre e abbastanza economico da poter essere acquistato in grandi quantità. Mentre un Tornado costava circa 40 milioni di dollari a metà degli anni '80, un AMX doveva raggiungere un prezzo di circa 13 milioni di dollari ad esemplare.
Il nuovo velivolo doveva essere monomotore, avere elevate prestazioni subsoniche (Mach 0,85) e avionica di navigazione e attacco allo stato dell’arte. Doveva essere in grado di operare da piste di atterraggio brevi con un carico utile di 5.000 libbre su di un bersaglio a 200 miglia nautiche dalla sua base dopo un profilo di attacco hi-lo-hi.
Con l'Aeritalia che offriva il suo progetto 3-20/10 e l'Aermacchi il rivale MB.340, l'Italia decise di coinvolgere entrambe le società nel programma noto come AMX (Aeronautica Militare Experimental). Inizialmente l'Aeritalia partecipava ai lavori al 70%, mentre il restante 30% spettava all'Aermacchi. Il motore scelto fu il Rolls-Royce RB.168 Spey Mk 807 senza postcombustione, costruito su licenza da FiatAvio.
AERMACCHI MB-340

L’Italia aveva anche iniziato a cercare un partner estero con cui condividere i costi del programma in fase di definizione, con la Svezia che emergeva come possibile candidato. Alla fine, la Svezia scelse di sviluppare il proprio Gripen multiruolo, ma un partner per l'AMX apparve sotto forma del Brasile, che stava cercando un sostituto per il suo veterano Douglas B-26 Invader CAS e velivolo anti-insurrezione, ritirato dall’attività operativa nel 1975.
Ciò portò al programma AX di Embraer, che proponeva un cacciabombardiere monoposto a propulsione a reazione molto simile al CBR 80 italiano. Alla fine, nel 1980, Italia e Brasile decisero di unire le forze su quello che ora era il programma AMX. Lo sforzo di sviluppo era iniziato con l'intenzione di costruire sei prototipi volanti, quattro italiani e due brasiliani. 
In base a un accordo bilaterale, gli aerei di produzione AMX sarebbero stati costruiti per l'Italia da Aeritalia e Aermacchi, mentre gli esemplari brasiliani sarebbero stati prodotti localmente dalla Embraer. I costi di lavoro e di progetto furono suddivisi: 46,5% Aeritalia, 23,8% Aermacchi e 29,7% Embraer.

Il primo prototipo fu costruito presso lo stabilimento Aeritalia di Torino e decollò per la prima volta il 15 maggio 1984. 

Due anni dopo fu creato il consorzio AMX International per promuovere le vendite all'export dell'aereo, ma, nonostante il diffuso interesse, queste non si concretizzarono mai. L'AMX era arrivato troppo tardi sulla scena per ottenere l'impatto promesso. Oltre ai tagli alla difesa alla fine della Guerra Fredda, l'aereo dovette affrontare la concorrenza di aerei da attacco leggero turboelica più economici e di aerei da addestramento adattati, nonché di aerei di seconda mano, in particolare l’F-5 statunitense.
In totale, l'Italia ha acquisito 110 A-11A monoposto e 26 TA-11A biposto, una riduzione rispetto ai piani originali che prevedevano 187 A-11A e 51 TA-11A. Il primo velivolo di produzione italiana prese il volo nel maggio 1988 e fu accettato dall'Aeronautica Militare nel dicembre dello stesso anno. Il Brasile, nel frattempo, ha ricevuto 56 aerei di produzione.
Nel settembre 1990, il primo AMX fu consegnato al 103° Gruppo del 51° Stormo, a Istrana, per la conversione operativa prima di ottenere la capacità operativa iniziale. Le consegne successive andarono al 2° Stormo di Rivolto, al 3° Stormo di Villafranca ed al 32° Stormo di Foggia-Amendola.
La fine (temporanea) della minaccia del Patto di Varsavia vide l'AMI iniziare a smantellare le unità AMX a metà degli anni '90, ma allo stesso tempo nuove contingenze videro gli aerei costretti al combattimento, inizialmente sui Balcani. A partire dal 1995, l'AMX venne coinvolto nell'operazione Deny Flight, imponendo una no-fly zone. L'AMX effettuò sortite di ricognizione con il sistema Orpheus basato su pod. Le prime missioni di combattimento del tipo furono sorvolare l'ex Jugoslavia durante l'operazione Allied Force nel 1999. Qui, l'armamento standard includeva bombe a caduta libera Mk 82 da 500 libbre e l'Elbit Opher israeliano con guida a infrarossi.
Le esperienze dei Balcani e il cambiamento del volto del combattimento aereo nel 21° secolo, hanno visto l'AMX italiano passare attraverso un aggiornamento di mezza età, noto come Aggiornamento Capacità Operative e Logistiche (ACOL, o Upgrade of Operational and Logistic Capabilities).
In tutto, 42 A-11A e 10 TA-11A furono sottoposti al programma ACOL a partire dal 2005 che aggiunse nuovi display nella cabina di pilotaggio, compatibilità con occhiali per la visione notturna, navigazione inerziale/GPS, un sistema di guerra elettronica aggiornato e l'aggiunta del Rafael Pod RecceLite e del Litening III, per ricognizione e puntamento. Le nuove armi includevano la munizione di attacco diretto congiunto (JDAM) e la bomba a guida laser Elbit Lizard II e GBU-16.
I velivoli aggiornati erano conosciuti come A-11B e TA-11B e il programma venne completato nel 2012.
Il successivo incarico operativo per l'AMX fu in Afghanistan, dove gli A-11B arrivarono per la prima volta nel 2009, entrando in teatro per sostituire i Tornado italiani in supporto alla Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (ISAF). Oltre alle missioni di ricognizione, l'aereo AMX ha effettuato anche sortite CAS, utilizzando bombe a guida laser e il cannone rotante Vulcan M61A1 interno da 20 mm.
L’AMX è rimasto attivo in Afghanistan fino al 2014, effettuando più di 3.000 sortite e quasi 10.000 ore di volo, con solo quattro caccia schierati in un dato momento.
Oltre all’Afghanistan, l’Aeronautica Militare italiana ha schierato l’AMX durante l’Operazione Unified Protector sulla Libia nel 2011, con quattro A-11B che volavano CAS e missioni di ricognizione.
A questo punto, l’AMX sembrava essere al tramonto della sua carriera nell’Aeronautica italiana, ma l’avanzata dell’ISIS in Medio Oriente ha presto riportato l’aereo in azione come parte dell’Operazione Inherent Resolve tra il 2016 e il 2019. Il contributo italiano comprendeva il gruppo di lavoro “Black Cats” presso la base aerea di Ahmad al-Jaber in Kuwait. Le missioni che seguirono furono solo di ricognizione con i pod RecceLite per fotografare più di 17.000 bersagli durante circa 1.500 sortite e 6.000 ore di volo.
A questo punto, il rapido ritmo di sviluppo delle armi aeree della NATO si rifletteva anche nei cambiamenti nell'Aeronautica Militare italiana. Nel 2013, il 13° Gruppo ha dismesso i suoi AMX e ha iniziato la transizione al nuovo caccia stealth F-35A, segnando un salto di qualità in termini di capacità.
Sebbene l’AMX sia datato in contrasto con l’F-35, la sua carriera operativa fornisce ampie prove della sua utilità e versatilità di base. 
Il conteggio finale dell'AMX con l'Aeronautica Militare Italiana comprende oltre 240.000 ore di volo in 35 anni di servizio. Di queste, circa 18.500 sono state registrate in ambienti operativi.
Per i tipi di campagne aeree a bassa intensità che hanno definito il combattimento aereo per oltre due decenni dopo la fine della Guerra Fredda, la robusta semplicità e la facilità d'utilizzo dell'AMX subsonico si sono rivelate all'altezza del compito.
Al di fuori dell’Europa, nel frattempo, c’è ancora posto per questo tipo di CAS robusti e a basso costo e specialisti della contro-insurrezione. Il Brasile, ad esempio, ha ampiamente utilizzato l’AMX per il lavoro antidroga in Amazzonia, dove la sua capacità di operare da piste di atterraggio improvvisate si è rivelata un enorme vantaggio. Altri operatori alla ricerca di velivoli per svolgere gli stessi tipi di missioni in genere ora guardano verso piattaforme turboelica economicamente vantaggiose o aerei da combattimento leggeri derivati da aerei da addestramento esistenti, come la famiglia sud-coreana FA-50 Golden Eagle.
Ora, il ritiro degli ultimi velivoli d’attacco AMX italiani chiude un capitolo importante per l’aeronautica militare, ma conclude probabilmente anche un’epoca all’interno della NATO.




UNA SPECIFICA PER UN SOSTITUTO DELL’F-104, DEL G-91Y E DEL G-91R…

Nel giugno 1977 l'Aeronautica Militare italiana emise una specifica per la fornitura di un velivolo in grado di sostituire i caccia Lockheed F-104G/S e gli Aeritalia G-91Y da attacco al suolo e G-91R e T da addestramento che avrebbero concluso la loro vita operativa in pochi anni.
Dai primi anni settanta l'Italia stava partecipando, con l'allora Germania ovest ed il Regno Unito, ad un programma di sviluppo per un nuovo velivolo da combattimento, fondando il consorzio Panavia che avrebbe generato il multiruolo Tornado, ma le esigenze dell'AM erano indirizzate anche verso un velivolo di dimensioni più contenute ed economicamente meno oneroso per i bilanci della forza aerea italiana, velivolo da poter comunque affiancare nel servizio operativo alla futura flotta di Tornado.
L'Aeritalia (in seguito diventata Alenia), che stava sviluppando un progetto in grado di soddisfare queste esigenze già dal 1973, decise di coinvolgere l'Aermacchi e, lavorando congiuntamente, le due aziende furono in grado, nell'aprile 1978, di rispondere alla richiesta con un nuovo progetto, che assunse la designazione di Aeritalia Macchi Experimental (AMX).
Nel frattempo anche il Brasile stava cercando una proposta per equipaggiare la propria forza aerea di un nuovo velivolo leggero con capacità tattiche e, dopo una serie di confronti tra i governi delle due nazioni, si giunse ad una specifica, siglata nel marzo 1981, che riuscisse a soddisfare entrambi. Di conseguenza, il governo brasiliano ottenne di inserire anche l'Embraer come sviluppatore comune del progetto. L'accordo venne definitivamente siglato il luglio successivo e le ultime fasi dello sviluppo dell'AMX vennero iniziate con l'obbiettivo della costruzione di 6 prototipi.

Sviluppo

L'aereo venne concepito come aereo d'attacco al suolo leggero monoposto (AMX) e come aereo da addestramento avanzato biposto con capacità di attacco (AMX-T).
Denominato in Brasile A-1 ed in Italia Ghibli, ha ricevuto dagli addetti ai lavori e dall'opinione pubblica valutazioni contrastate. L'AMX è, infatti, un aereo che ha fatto molto discutere riguardo alla sua reale efficacia, rapportata agli investimenti effettuati ed al ruolo a cui è stato assegnato. La definizione del progetto è stata sviluppata da un gruppo di lavoro, costituito dall'ing. Ermanno Bazzocchi (Aermacchi), dall'ing. Giulio Ciampolini (Aeritalia), dal gen. Franco Ferri e dal gen. Luciano Meloni, in accordo con i requisiti delle forze aeree di Italia e Brasile. Il primo volo avvenne il 15 maggio 1984, ai comandi di Manlio Quarantelli. Il 1º giugno seguente il prototipo, sempre pilotato da Manlio Quarantelli, in occasione del quinto volo, precipitò e il pilota morì a seguito delle ferite riportate.
La missione di base prevedeva l'impiego di 6 bombe Mk 82 da 500 lb su una distanza di 180 NM (circa 330 km), da percorrersi a bassa o bassissima quota a velocità alto-subsoniche (oltre 900 km/h). Inoltre era richiesta la capacità di utilizzare un pod da ricognizione Orpheus, già in dotazione ai Lockheed F-104 Starfighter dell'Aeronautica Militare.
Il progetto è stato sviluppato in accordo al requisito, dedicando particolare attenzione agli aspetti di costo, manutenibilità e sopravvivenza. I sistemi elettrici, idraulici e di comandi di volo sono dotati di sistemi di emergenza in grado di riportare il velivolo alla base, sia pur con prestazioni ridotte, anche in caso di guasto di uno o più sistemi principali. L'AMX è in grado di decollare da piste semipreparate ed è dotato di gancio di arresto di emergenza.
Dopo il battesimo del fuoco in Kosovo durante l'Operazione Allied Force, il Ghibli è stato giudicato un valido cacciabombardiere, con una buona avionica, ed economico.
La risposta ottenuta dal campo lo ha rivalutato nel ruolo di supporto al Tornado IDS, utile soprattutto in missioni diurne non tanto importanti e rischiose da richiedere un intervento dell'altro velivolo, più agguerrito, ma costoso.
L'AMX nella variante biposto AMX-T fu selezionato dal Venezuela nel 2002 come aereo da addestramento avanzato ed attacco. Venne siglato un contratto per la fornitura di 12 esemplari con la Embraer, ma il governo degli Stati Uniti vietò l'esportazione delle parti di propria produzione nazionale, stanti i cattivi rapporti tra i due stati, e il contratto fu annullato.

Descrizione tecnica

Armamento

L'armamento aria-aria prevede 2 missili a guida a infrarossi installati sulle rampe di estremità alari (nella versione italiana 2 AIM-9L, in futuro 2 IRIS-T).
L'AMX è dotato di due piloni subalari per ogni ala e di un pilone ventrale. I piloni subalari esterni possono trasportare carichi fino a 1000 libbre (circa 450 kg) e quelli interni carichi fino a 2000 libbre (circa 900 kg) e sono tutti in grado di utilizzare serbatoi subalari sganciabili. Il pilone centrale di fusoliera può trasportare carichi fino a 2000 libbre. Sui piloni interni e sul centrale di fusoliera possono essere installati dei duplicatori di carichi, denominati Twin Store Carrier (TSC).
L'armamento aria-terra include una vasta gamma di bombe a caduta libera (Mk.82 e Mk.83), a guida laser e GPS (per la versione italiana), tipo GBU-16 e GBU-32, JDAM, razzi.
Nel 2005 l'Aeronautica italiana ha avviato un programma di aggiornamento per 52 esemplari della flotta e denominato "ACOL" (Adeguamento Capacità Operative e Logistiche). I velivoli sono stati dotati di nuovi display a colori, gli altri pannelli sono stati resi compatibili con i sistemi di visione notturna (capacità NVG - night vision goggle), miglioramenti delle radio e dell'IFF e una maggiore integrazione dell'avionica di bordo con il sistema di navigazione satellitare GPS. L'acquisizione di capacità GPS consente anche l'impiego di bombe con lo stesso sistema di guida. La prima consegna ai reparti operativi della versione ACOL è stata nell'agosto 2007. Con la nuova versione ACOL la panoplia degli armamenti di caduta del "Ghibli" si è notevolmente ampliata, anche grazie al pod "Litening" per l'illuminazione degli obiettivi. Oltre alle bombe "stupide" Mk.82/Mk.83/Mk.84, rispettivamente da 225, 450 e 900 kg nominali, si possono ora utilizzare anche le bombe equivalenti nella versione GBU a guida laser: GBU-10 (Mk.84), GBU-12 (Mk.82) e GBU-16 (Mk.83); altra bomba in dotazione è la "Lizard" LGB, caratterizzata da un'elevata precisione grazie ai comandi a controllo proporzionale, da unità elettroniche digitali e dalla compatibilità con un'ampia gamma di designatori laser terrestri o aeroportati. È dotata di un ricevitore GPS che permette di operare in scenari con avverse condizioni atmosferiche ed è basata sui corpi bomba Mk.82. Altro importante munizionamento sono le GBU-31/32 JDAM (Joint Direct Attack Munition), un kit di guida da applicare alle normali bombe LDGP dotato di elevata precisione, con caratteristiche ognitempo e con guida autonoma. Il kit consiste in un sistema inerziale asservito ad un ricevitore GPS e con superfici mobili di controllo. La versione da 450 kg della JDAM è designata GBU-32, mentre la versione da 900 kg è la GBU-31. I dati di missione sono caricati sul computer dell'aereo prima del decollo, inclusi l'inviluppo di sgancio, le coordinate del bersaglio e i parametri dell'arma. Il sistema di guida esegue automaticamente l'inizializzazione non appena i sistemi dell'aereo entrano in funzione, esegue il self-test e allinea il proprio INS (piattaforma inerziale) con quello del vettore. I dati del bersaglio sono quindi scaricati dall'aereo alla bomba. Il sistema permette il lancio sia da quote molto basse che molto alte, nelle modalità dive toss, loft o in volo livellato, in asse o fuori asse con il bersaglio. Permette di ingaggiare diversi bersagli in un solo passaggio e utilizzare diversi schemi di targeting come l'inserimento delle coordinate a terra o la riprogrammazione in volo tramite il sistema di puntamento dell'aereo lanciatore. L'intento dell'Aeronautica italiana è stato di prolungare la vita utile di questo modello fino all'entrata in linea del suo successore, il Lockheed Martin F-35 Lightning II, inizialmente stimata dopo il 2015.
Nel luglio del 2014 gli AMX del 32º Stormo di Amendola (Foggia) sono stati trasferiti presso il 51º Stormo di Istrana (Treviso), in particolare il 101º Gruppo Volo, dotato di AMX ed AMX-T biposto. Il 101º O.C.U. (Operational Conversion Unit) è il gruppo volo adibito alla conversione operativa dei piloti provenienti dalle varie scuole di volo.

L'addio

Presso questa base, il 5 aprile 2024 gli ultimi cinque esemplari in linea sono stati ufficialmente ritirati, segnando la fine della vita operativa dell'AMX nell'Aeronautica Militare Italiana.


Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google,  AMI, Thedrive, Wikipedia, You Tube)