domenica 6 gennaio 2019

Il Convair B-58 Hustler




Il Convair B-58 Hustler fu il primo bombardiere supersonico a turbogetto a diventare operativo e il primo in grado di raggiungere Mach 2. Il velivolo fu sviluppato per la statunitense United States Air Force per operare all'interno dello Strategic Air Command (SAC) nel corso della seconda metà degli anni cinquanta. In origine, il progetto prevedeva missioni ad alta quota e velocità con lo scopo di evitare gli intercettori sovietici nel contesto della guerra fredda. L'introduzione in servizio di nuove generazioni di missili terra-aria ad alte prestazioni, obbligò i B-58 a convertirsi in aerei da attacco per penetrazioni a bassa quota, in ciò limitando fortemente l'autonomia disponibile e quindi il ruolo strategico. Questo fatto causò una breve vita operativa del progetto che si svolse interamente tra il 1960 e il 1969. Il ruolo dell'Hustler fu sostenuto da altri bombardieri supersonici specializzati, quali il General Dynamics F-111 e il successivo B-1 Lancer.



Il B-58 ebbe una grande notorietà presso il pubblico americano a causa dei boom sonici che spesso venivano uditi al suo passaggio in volo supersonico.
L'inizio dello sviluppo del Convair B-58 può essere fatto risalire allo studio designato GEBO I (GEneralized BOmber study I) avviato nell'ottobre del 1946. Questo studio era volto alla acquisizione un bombardiere in grado di superare Mach 1.
Tre anni più tardi il GEBO I venne però abbandonato in quanto finiva per sovrapporsi con il Boeing B-52. Nello stesso tempo, marzo del 1949, venne avviato lo studio GEBO II. Scopo di questo programma era quello di verificare l'equazione portanza/resistenza applicandola ai grandi velivoli supersonici. La teoria indicava che un bombardiere supersonico, alla stessa velocità, avesse una resistenza cinque volte superiore a quella di un caccia. Pertanto si ipotizzava che la potenza richiesta fosse anch'essa cinque volte superiore mentre il raggio d'azione divenisse cinque volte inferiore.


Lo sviluppo di questo nuovo studio venne portato avanti dalla Boeing e dalla Convair. Le due ditte presentarono ognuna un proprio progetto. La Convair presentò il progetto per un aereo parassita che doveva essere portato in volo da un Convair B-36. Il velivolo sarebbe stato rilasciato ad una certa distanza dall'obiettivo e, una volta compiuta la missione, sarebbe ritornato all'aereo-madre con il quale avrebbe fatto ritorno alla base. Designato FZP-100 questo aeroplano aveva una configurazione bimotore con ali a delta. La scelta di questa particolare, e per l'epoca abbastanza innovativa, configurazione alare venne decisa analizzando la massa delle ricerche condotte dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Venne coinvolto anche Alexander Lippisch, ingegnere tedesco da sempre sostenitore dell'ala a delta. Questa configurazione venne quindi scelta per il progetto che la ditta sottopose all'USAF. I motori avrebbero dovuto essere due J53 prodotti dalla General Electric. Era prevista anche la possibilità di montare un terzo motore che poteva essere montato installando un apposito pod ventrale. Il peso dell'FZP-100 era stimato in 43.350 kg. L'USAF assegnò alla ditta un contratto di otto mesi per sviluppare quello che venne designato Long Range Supersonic Bomber/Recoinnasance Airplane MX-1626.
L'8 dicembre 1951 il SAC emise la nuova specifica la GOR SAB-51 (General Operational Requirement Strategic Bombardament System SAB-51). Questa nuova richiesta era rivolta alla acquisizione di un velivolo capace di volare a Mach 1,5 alla quota di 15.250 metri e a Mach 0.9 alla quota minima. La specifica GOR SAB-51 fu nuovamente inviata sia alla Boeing che alla Convair.


Nel frattempo il progetto della Convair aveva subito una evoluzione. Da bimotore era divenuto un quadrimotore con i reattori alloggiati su piloni subalari. Le ali a delta erano state mantenute mentre l'abitacolo era stato completamente riprogettato. Tra le altre caratteristiche del nuovo progetto si annoverava la possibilità di essere rifornito in volo e quella di ospitare l'intero carico bellico all'interno di un pod ventrale sganciabile. Questa sistemazione permetteva di evitare di dover realizzare una stiva all'interno della fusoliera. Ogni pod era in grado di contenere una bomba atomica W39 e circa 15.927 litri di carburante.
Nell'ottobre del 1952 l'USAF firmò un contratto per la costruzione di due prototipi. Il 5 marzo del 1953 a questo aereo venne assegnata la designazione di XB-58/XRB-58 in quanto doveva essere realizzato sia in versione bombardiere che ricognitore. Quest'ultima con il procedere dei lavori venne abbandonata. Il progetto era però conosciuto anche come WS-102 (Weapon System-102) mentre per la ditta era il Model 4. Il personale tecnico lo soprannominò Hustler (ragazzo che si dà da fare), nomignolo che in seguito divenne il nome ufficiale del bombardiere. Due anni più tardi verranno ordinati 16 esemplari di preserie, YB-58, e 31 pod ventrali. Questi velivoli dovevano essere utilizzati nei test. In seguito l'ordine fu modificato riducendo gli esemplari richiesti ad 11 che in seguito furono portati a 17. Fin dall'inizio della progettazione il bombardiere era pensato quale vettore di armi nucleari e venne esclusa la possibilità di armarlo con un carico bellico convenzionale.
Diverse altre ditte vennero coinvolte nel progetto. Lo sviluppo e la realizzazione dei motori fu affidata alla General Electric mentre la Sperry curava l'avionica e in particolare il radar di attacco/navigazione che costituiva il pilastro delle capacità operative del velivolo. La Hamilton Standard doveva realizzare il sistema di condizionamento dell'aria mentre la Bendix i servomeccanismi dei controlli di volo. Questi ultimi erano costituiti da un timone verticale in coda e da alettoni/elevoni divisi in tre sezioni per ogni ala. Durante il lavoro di sviluppo venne scoperto che, per comandare queste superfici nel volo supersonico, era necessario applicare una forza superiore di cento volte rispetto a quella richiesta per gli analoghi comandi di un velivolo da caccia. La costruzione dei primi tredici esemplari, due prototipi e undici esemplari di pre-serie, venne autorizzata il 29 giugno del 1954 e il primo XB-58 uscì dallo stabilimento di Fort Worth il primo settembre del 1956.
Il primo XB-58 volò l'11 novembre 1956. L'equipaggio era composto dal pilota collaudatore Beryl A. Erickson e dai tecnici John D. McEachem e Charles P.Harrison e rimase in volo per 28 minuti. I motori erano quattro turbogettiGeneral Electric J79-GE-1 che fornivano, con la postcombustione, una spinta di 6.486 kg (14.300 lb). Il prototipo si rivelò in grado di soddisfare tutte le richieste senza dover subire modifiche importanti. Per molti aspetti i risultati favorevoli dei test si possono considerare un risultato eccezionale se si tiene presente che molte decisioni progettuali furono prese basandosi principalmente su ipotesi informate a causa dei pochi dati disponibili sul volo supersonico disponibili all'epoca. Il 30 dicembre dello stesso anno venne superata per la prima volta la velocità di Mach 1 mentre il 29 giugno del 1957, al suo 24° volo, il velivolo fu portato a Mach 2. Il secondo prototipo ebbe uno sviluppo più travagliato a causa di problemi ai motori e il suo primo volo fu compiuto solo il primo febbraio 1957.
Nonostante questo iniziale successo l'Hustler rimase comunque un velivolo enormemente complesso e difficile da immettere in servizio. Il programma di sviluppo richiese alla fine l'utilizzo di trenta aerei, 2 XB-58 e 28 YB-58 sette dei quali andarono persi, e di 35 pod ventrali MB-1C. Gli esemplari di preserie montavano la versione -5 o -5A del J79. Quest'ultima fu montata anche su 86 B-58A di produzione mentre negli ultimi esemplari vennero adottate le versioni -5B o -5C dello stesso motore. Il primo esemplare di produzione venne consegnato nel marzo del 1960. A questo seguirono altri 85 esemplari. Furono portati allo standard B-58A anche 11 esemplari di preserie già utilizzati nei test. Il velivolo venne realizzato in anche in altre due versioni.
A partire dal 1960 al pod MB-1C venne affiancato il nuovo TCP (Two-Component Pod). Questo nuovo pod era lungo 18,9 metri ed era diviso in due parti poste una dentro l'altra sganciabili separatamente. Nella parte esterna, più grande, veniva stivato il carburante mentre quella interna, denominata BLU-2/B-2, conteneva il carico bellico vero e proprio costituito di solito da una bomba nucleare BA53. In questa parte del pod potevano anche essere montati sistemi di ripresa, contromisure elettroniche o altro carburante.
Il B-58 era un velivolo bisonico con ali a delta e si presentava quasi come una versione in scala superiore dei caccia F-102 e F-106, prodotti dalla Convair.
Le superfici mobili erano costituite dai soli elevoni che svolgevano la doppia funzione di alettoni e di elevatori. Era dotato di motori J79-GE nelle versioni-5A, -5B e -5C la cui spinta variava dai 4.400 kg fino ai 4.675 kg senza postcombustione. Il velivolo poteva imbarcare 41.230 litri di carburante praticamente stivati in ogni spazio disponibile della cellula e delle ali. Altri 14.718 litri di combustibile potevano essere contenuti nel grande pod ventrale. Sempre nel pod era contenuto il carico bellico. L'intero pod poteva essere sganciato in volo. In seguito il velivolo venne dotato di quattro piloni subalari sui quali poteva trasportare quattro bombe termonucleari B-43 e B-61. Pur essendo nato per compiere attacchi nucleari nel 1967 venne sperimentata, senza che si superasse questo stadio, anche la possibilità di utilizzarlo come bombardiere convenzionale caricando sui piloni dodici bombe da 225 kg.
L'adozione del pod, con il suo grande diametro, rese necessario realizzare un carrello triciclo con gambe molto lunghe. Quella anteriore era dotata di due ruote mentre le altre due gambe avevano otto ruote ciascuna.
La fusoliera venne appositamente progettata per essere estremamente compatta. Nella sua realizzazione furono utilizzati anche una serie di piccoli trucchi aerodinamici intesi a migliorare il rapporto portanza/resistenza in modo da ottenere prestazioni in linea con quelle richieste. In particolare venne anche applicata la cosiddetta regola delle aree che la Convair stava già utilizzando nella realizzazione del suo caccia supersonico F-102 Delta Dagger e sul successivo F-106. Di conseguenza la fusoliera del bombardiere venne riprogettata per adattarsi a questa nuova configurazione aerodinamica. Per realizzare la struttura furono utilizzati anche gli allora innovativi pannelli a nido d'ape, che promettevano di resistere all'elevato calore prodotto dal volo supersonico a Mach 2.
Il B-58 era dotato di un ampio apparato elettronico costituito da un radar da attacco/navigazione AN/ASQ-42 al quale era accoppiato un radar Doppler AN/APN-113 utilizzato per la sola navigazione. Per la difesa era stato montato un radar Emerson RD-7 e un radar passivo AN/ALR-12. Sotto il timone era posta una torretta a controllo remoto Emerson MD-7n armata con un cannone M61A1 da 20 mm. Era inoltre presente un disturbatore elettronico AN/ALQ-16 e un sistema IFF AN/APX-47 mentre nelle ali erano stati inseriti dei lanciatori di Chaff AN/ALE-16.
L'equipaggio, ognuno dotato di un proprio seggiolino eiettabile, era composto da tre persone (pilota, navigatore e operatore ai sistemi di difesa) che sedevano uno dietro l'altro. Inizialmente furono montati dei seggiolini eiettabili Convair SAC Seatche però funzionavano solo fino a 1.111 km/h e alla quota massima di 15.250 metri. In seguito furono sostituiti con delle capsule eiettabili appositamente realizzate dalla Stanley Aviation e capaci di funzionare a partire da velocità dell'ordine di 185 km/h e senza limitazioni di quota. Ogni seggiolino era dotato di una capsula individuale di sopravvivenza.

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Il Raimondo Montecuccoli, incrociatore e nave scuola



Il Raimondo Montecuccoli fu un incrociatore leggero della Regia Marina e poi della Marina Militare, appartenente alla classe Condottieri tipo Raimondo Montecuccoli. Venne così battezzata in onore del condottiero del XVII secolo Raimondo Montecuccoli.
Impostato il 10 ottobre 1931 nei cantieri Ansaldo di Genova, varato il 2 agosto 1934, dopo avere effettuato le prove in mare nella primavera del 1935, venne consegnato alla Regia Marina il 30 giugno del 1935.


L'armamento era costituito da otto cannoni da 152/53 mm Mod 1929 in quattro installazioni binate, sei cannoni da 100/47 mm OTO 1928 in tre installazioni binate, otto mitragliere da 37/54 mm in quattro installazioni binate e otto mitragliatrici 13,2/75,7 mm Breda 1931 in quattro installazioni binate, sostituite durante il secondo conflitto mondiale da dodici mitragliatrici 20/70 mm Oerlikon in installazioni singole.


L'apparato motore è costituito da due parti identiche, ciascuna formata da due generatori di vapore collegate ad un gruppo turbine, alloggiate in sei locali separati (due locali per le turbine, quattro per i generatori) posti uno dietro l'altro al centro della nave.
I generatori di vapore surriscaldato a 225 °C, erano caldaie a tubi d'acqua del tipo Yarrow detto Marina Militare a cinque collettori in grado di produrre 90t/h di vapore.
La camera di combustione di ciascun generatore era alimentata da 12 polverizzatori, a nafta riscaldata fino a 90-100 °C. I fumi dei due generatori poppieri venivano evacuati dal fumaiolo di poppa mentre quelli prodieri utilizzavano il fumaiolo di prora. I generatori di vapore erano alimentati con acqua distillata, preriscaldata a 100 °C dai vapori di scarico delle turbine ausiliarie.


Il gruppo turbine era formato da una turbina ad alta pressione ed una turbina a bassa pressione, entrambe del tipo Belluzzo ad azione diretta invertibili per la marcia indietro, collegate da una scatola ingranaggi alla linea d'asse. Il gruppo prodiero azionava l'elica di dritta con rotazione destrorsa, mentre il gruppo poppiero azionava l'elica di sinistra, sinistrorsa. Al di sotto del gruppo turbine era installato il condensatore a bassa pressione, raffreddato con acqua di mare, in grado di far funzionare le turbine in circuito chiuso. Per compensare le perdite d'acqua distillata sono installati tre evaporatori capaci di produrre 154t di acqua distillata nelle 24 ore.



Allo scoppio della guerra civile spagnola partecipò a varie missioni a protezione del traffico marittimo.
Nel 1937 venne inviato in estremo oriente, a tutela degli interessi italiani nell'area, in occasione del conflitto sino-giapponese partendo da Napoli il 30 agosto e giungendo a Shanghai il 15 settembre dopo aver toccato durante la navigazione Porto Said, Aden, Colombo e Singapore e visitando Sydney, dove giunse in occasione delle celebrazioni del 150º anniversario della fondazione dello Stato del Nuovo Galles del Sud. Nell'occasione il Montecuccoli visitò oltre Sydney i principali porti australiani, quali Hobart, Adelaide, Brisbane e Melbourne.
Rientrato a Shanghai continuò ad operare in quelle acque in difesa degli interessi italiani, toccando anche numerosi porti giapponesi, rientrando in Italia nel 1939.

Durante la seconda guerra mondiale, dotato di idrovolanti IMAM Ro.43, incrociò la propria attività con quella del gemello Muzio Attendolo e degli incrociatori Duca d'Aosta prendendo parte alle battaglie di Punta Stilo del 9 luglio 1940. Insieme al Eugenio di Savoia e cinque cacciatorpediniere sparò contro postazioni greche alla isola di Corfù, il 18 dicembre 1940. Fece parte della scorta del convoglio M.42 che culminò nella prima battaglia della Sirte del 17 dicembre 1941. Prese parte alla battaglia di mezzo giugno (12 - 16 giugno 1942), dove riuscì a mettere fuori combattimento il cacciatorpediniere HMS Bedouin, affondato in seguito da un aerosilurante S.M.79 del sottotenente Martino Aichner della 281ª Squadriglia del 132º Gruppo, ed incendiare la grossa petroliera Kentucky, che si era fermata dopo essere colpita da aerei tedeschi. Due mesi dopo prese parte alla Battaglia di mezzo agosto svolta tra il 10 e il 15 agosto 1942.

Mentre si trovava a Napoli il 4 dicembre 1942, giorno di Santa Barbara, vi fu un bombardamento da parte dei B-24 americani partiti dall'Egitto che arrivarono indisturbati sulla città in quanto scambiati per una formazione di Ju 52 tedeschi, sganciando le loro bombe da oltre 6 000 metri di altitudine, che colpirono il Montecuccoli, l'Eugenio di Savoia, che ebbe 17 morti e 46 feriti e danni alla parte posteriore dello scafo riparabili in 40 giorni ed il gemello Muzio Attendolo, che colpito al centro da una o due bombe venne danneggiato sotto la linea di galleggiamento inclinandosi per finire semiaffondato. Per il Muzio Attendolo la stima delle operazioni di recupero e dei lavori di riparazione era da dieci mesi ad un anno, ma lo scafo venne recuperato e demolito al termine del conflitto.
Il Montecuccoli venne colpito da una bomba a centro nave proprio dentro un fumaiolo che venne disintegrato lasciando al suo posto un cratere, ma la protezione della corazzatura riuscì a salvare la nave che, oltre ad avere avuto 44 morti e 36 feriti, ebbe bisogno di ben sette mesi di lavori. Al termine dei lavori vennero installate quattro mitragliere 20/70 mm Oerlikon.

All'armistizio dell'8 settembre la nave si trovava a La Spezia, da dove, insieme alle altre due unità che in quel momento costituivano la VII Divisione, l'Eugenio di Savoia e l'Attilio Regolo, alle corazzate Roma, Vittorio Veneto e Italia della IX Divisione, i cacciatorpediniere Mitragliere, Fuciliere, Carabiniere e Velite della XII Squadriglia, i cacciatorpediniere Legionario, Oriani, Artigliere e Grecale della XIV Squadriglia ed una Squadriglia di torpediniere formata da Pegaso, Orsa, Orione, Ardimentoso e Impetuoso, salpò per congiungersi con il gruppo navale proveniente da Genova, formato dalle unità della VIII Divisione, costituita da Garibaldi, Duca degli Abruzzi e Duca d'Aosta e dalla torpediniera Libra, per poi consegnarsi agli alleati a Malta assieme alle altre unità navali italiane provenienti da Taranto. Il gruppo, dopo essersi riunito con le unità provenienti da Genova, per ottenere una omogeneità nelle caratteristiche degli incrociatori, il Duca d'Aosta passò dalla VIII alla VII Divisione, sostituendo l'Attilio Regolo che entrò a far parte della VIII Divisione. Durante il trasferimento la Roma, nave ammiragliadell'Ammiraglio Bergamini, affondò tragicamente nel pomeriggio del 9 settembre al largo dell'Asinara centrata da una bomba Fritz X sganciata da un Dornier Do 217 della tedesca Luftwaffe partito dalla base di Istres vicino a Marsiglia.
Dall'inizio del conflitto all'armistizio, il Montecuccoli effettuò 32 missioni di guerra percorrendo 31.590 miglia.
Durante la cobelligeranza ed al termine del conflitto, partecipò a numerose missioni di trasporto veloce e di rimpatrio di prigionieri.

Il Montecuccoli fu uno dei quattro incrociatori lasciati alla Marina italiana in seguito al Trattato di Pace insieme al Luigi Cadorna al Duca degli Abruzzi e al Garibaldi, tutte unità queste della classe Condottieri come il Montecuccoli.

Entrato a far parte della Marina Militare Italiana il Montecuccoli riprese l'attività di squadra a partire dal 1947 fino al 1949 quando, dopo lavori che avevano comportato piccole modifiche, venne destinato a svolgere il compito di nave scuola per gli allievi dell'Accademia Navale di Livorno, effettuando sin dall'estate del 1949 le campagne di istruzione estiva, sia nel Mediterraneo che oltre, toccando nel 1951 Santa Cruz de Tenerife e nel 1952 Londra.
Successivamente venne sottoposto all'Arsenale di La Spezia a grandi lavori di trasformazione e riammodernamento che, dal giugno 1954, lo resero più idoneo al compito di nave-scuola e con l'ingresso dell'Italia nella NATOvenne contraddistinto dalla matricola 552.
Le modifiche portarono all'eliminazione di due caldaie, della torretta nº2 e relativo deposito munizioni, del complesso 100/47 centrale e di otto mitragliatrici da 20/70, con un incremento sensibile di complessi antiaerei costituito da armi “Bofors” da 40/56 mm, che sostituirono tutte le mitragliere da 37/54 mm originarie. Vennero installati i radar di scoperta di superficie, di scoperta aerea, di tiro e una nuova centrale di tiro. I serbatoi di nafta furono aumentati di 300 m³ con il conseguente aumento di 615 miglia di autonomia. I lavori modificarono l'aspetto originale e in particolare le modifiche riguardarono principalmente la zona centrale della nave, con la modifica del fumaiolo prodiero e della plancia di comando, e l'installazione di un robusto albero per il sostegno delle antenne delle nuove apparecchiature radar imbarcate

Alternando l'attività di squadra alle campagne di istruzione, raggiunse porti come Copenaghen nel 1955, Montréal, Boston e Filadelfia nel 1958, Helsinki nel 1961. Tra le campagne di istruzione, la circumnavigazione del mondo, effettuata dal 1º settembre 1956 al 1º marzo 1957 che, inizialmente non prevista, fu resa necessaria nel ritorno dall'Australia, dove aveva svolto un ruolo di rappresentanza in concomitanza alle olimpiadi di Melbourne, a causa della crisi del Canale di Suez.
Il Montecuccoli, al comando dell'allora capitano di vascello Gino Birindelli, in quella circostanza toccò 34 porti di quattro continenti, percorrendo complessivamente 33.170 miglia.
Dopo aver compiuto la circumnavigazione del continente africano nel 1963, l'anno successivo venne messo in disarmo, ammainando per l'ultima volta la bandiera, a Taranto la sera del 31 maggio 1964. Rimorchiato alla Spezia, nel 1972 venne demolito.
Nel suo compito di nave scuola venne sostituito a partire dal 1965 dal San Giorgio.
Una curiosità: Sul Montecuccoli è stato imbarcato Pasquale Africano, il personaggio televisivo che dal 1985 al 2004 impersonava la guardia giurata nella trasmissione Forum, scomparso il 30 agosto 2008, che era un Segnalatore del corso 62.
Attualmente alcuni reperti del Montecuccoli sono stati collocati e visibili sul monte Pulito, nei pressi della Trinità, all'ingresso della Città della Domenica, il parco faunistico - ricreativo di Perugia in località Ferro di Cavallo distante circa 2 chilometri dal capoluogo umbro. Si tratta di un cannone binato da 152 mm, dell'albero di plancia e delle àncore. Ai piedi dell'albero maestro una targa ricorda le 156 missioni, le 3 678 ore di moto effettuate e le oltre 77 800 miglia percorse.

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