venerdì 18 ottobre 2024

Hughes Aircraft Corporation: il sistema di controllo del tiro E-4 venne sviluppato nel 1950 per l'utilizzo a bordo del caccia a reazione RF-86D Sabre "Sabre Dog" dell’USAF, armato con razzi FFAR "Mighty Mouse”; il sistema era talmente avanzato per l’epoca che gli Stati Uniti decisero di non fornirlo agli alleati per dotare gli intercettori F-86K.







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DIFFERENZE NEI SISTEMI DI DIREZIONE DEL TIRO TRA F-86D E F-86K

La differenza più vistosa rispetto alla versione iniziale dell’F-86 Sabre fu la completa riprogettazione della presa d'aria che fu abbassata per poter alloggiare il radome dielettrico necessario a contenere l'antenna da 18 pollici (460 mm) del radar Westinghouse AN/APG-36. L'originale radar da 50 kilowatt fu ben presto sostituito sui tavoli di progetto da un radar da 250 kilowatt, in grado di localizzare obiettivi a 50 Km.
La responsabilità di realizzare il sistema elettronico di controllo del tiro (Fire Control System) fu affidata alla Hughes Aircraf Company. Il 18 novembre 1949 la Hughes propose che il sistema di puntamento e lancio dei razzi aria-aria non guidati fosse progettato per un profilo di attacco con rotta di collisione verso il bersaglio invece che con la tradizionale curva d'inseguimento. 






Denominato "E-4" il nuovo sistema di puntamento da 250 kW impiegava 495 valvole termoioniche e 6.400 tra bobine, condensatori e resistenze.

Al sistema di puntamento era associato un computer "APA-84" in grado di stabilire la rotta di collisione con il bersaglio e quindi procedere al lancio dei razzi. In ogni caso i primi trentasette esemplari di produzione furono consegnati con il meno sofisticato sistema "E-3" da 50 kW. Il pilota era guidato in prossimità del bersaglio dall'operatore di terra "GCI" (Ground Control Interceptor), quindi completava l'intercettazione usufruendo dei segnali presentati sul display a tubi catodici posizionato nella parte bassa dell'abitacolo.
Per l'armamento si preferì adottare una soluzione per il lancio di 24 razzi da 2,75 pollici (70 mm) aria-aria FFAR (Folding Fin Aerial Rocket) "Mighty Mouse”, installati in un contenitore estraibile in fusoliera. Il computer di bordo indicava al pilota se era necessaria una salva di 6, 12 o 24 razzi.





Il 22 gennaio 1953 l'Air Material Command (AMC) formulò alla North American Aviation (NAA) l'intenzione del governo statunitense di produrre un caccia ogni tempo in Italia simile all'F-86D con cui rifornire le aviazioni dei paesi aderenti alla NATO, nell'ambito del Mutual Defense Assistance Program (MDAP).
L'F-86D era però dotato del sistema di puntamento e tiro "Hughes E-4", coperto dal segreto militare e giudicato troppo sofisticato per autorizzarne l'esportazione; inoltre la manutenzione dell'"E-4" si stava rivelando onerosa e complessa. 

Pertanto la NAA propose una versione semplificata dell'F-86D dotata di un sistema di tiro meno sofisticato e con armamento di cannoni in sostituzione dei razzi FFAR. La proposta iniziale dell'USAF di utilizzare un secondo membro dell'equipaggio fu ben presto considerata dalla NAA troppo onerosa per i maggiori costi richiesti.
Dopo una prima accettazione da parte dell'USAF, la NAA diede al progetto la designazione di NA-205: il sistema di controllo del tiro "E-4" fu sostituito dal meno sofisticato sistema "MG-4", costruito dalla stessa NAA presso lo stabilimento di Downey (un sobborgo di Los Angeles) e progettato per operare con l'armamento prescelto di quattro cannoni da 20 mm M-24A1 con 132 colpi per arma; nello specifico questi cannoni erano un'evoluzione statunitense dell'Hispano-Suiza HS.404.
Fu mantenuto lo stesso radar "APG-37" dell'F-86D, conservando la stessa strategia di ricerca, tracciamento e attacco al bersaglio, con il calcolo automatico della distanza di fuoco dei cannoni e l'indicazione del tempo di disimpegno. Era prevista anche l'installazione di un mirino ottico computazionale tipo "A-4".
Con un peso a vuoto di 13 367 libbre (6 063 kg) e un peso massimo al decollo (con due serbatoi supplementari da 120 galloni) di 20.171 libbre (9 149 kg), l'F-86K saliva leggermente meno rapidamente dell'F-86D, con una velocità di salita di 12.000 piedi al minuto (61 m/s) e una tangenza operativa di 49.600 piedi (15 118 m).
L'F-86K possedeva un'autonomia di trasferimento (con serbatoi aggiuntivi) di 744 miglia (1.197 km). Il raggio d'azione era di 272 miglia (438 km).
L'USAF fornì due F-86D-40-NA, serie 52-3630 e 52-3804, alla NAA da utilizzare come prototipi per il progetto NA-205. L'attività di progettazione iniziò il 14 maggio 1953 e i due F-86D forniti furono ridenominati YF-86K.




Un accordo preliminare con la Fiat fu stipulato il 16 maggio 1953 e due giorni più tardi, il 18 maggio 1953 fu stipulato il contratto definitivo (NA-207) con fondi MDAP per la costruzione di cinquanta set di componenti di F-86K da assemblare in Italia.
Questo contratto ed altri di natura simili stipulati in quel periodo tra le industrie statunitensi e quelle italiane, avevano anche lo scopo politico, in piena guerra fredda, di scoraggiare l'attivismo comunista nelle fabbriche del nord Italia, mantenendo alti i livelli occupazionali.
Per accelerare la fornitura, 120 F-86K furono costruiti direttamente in California dalla NAA con il contratto NA-213 approvato il 18 dicembre 1953. Questi esemplari (numeri di serie da 54-1231 a 54-1350) erano destinati alle aviazioni militari di Paesi Bassi e Norvegia, mentre gli esemplari assemblati in Italia, che essendo costruiti con fondi MDAP conservavano i numeri di serie USAF da 53-8273 a 8322, dovevano essere forniti all'Armée de l'air, alla Luftwaffe e all'Aeronautica Militare Italiana.
Il primo YF-86K (53-3630) volò il 15 luglio 1954 decollando dall'aeroporto internazionale di Los Angeles pilotato dal collaudatore della NAA Rymond Morris. Entrambi gli YF-86K furono inviati in Italia dopo i test iniziali. Il primo NA-F-86K (54-1231) fece il proprio volo inaugurale l'8 marzo 1955. I centoventi F-86K della NAA furono costruiti in California da aprile a dicembre 1955: uno fu mantenuto negli Stati Uniti per prove valutative, sessanta furono forniti alla aviazione militare norvegese Kongelige Norske Luftforsvaret e cinquantanove alla aviazione olandese Koninklijke Luchtmacht.
Il primo F-86K assemblato in Italia (MM6185, 53-8273) volò il 23 maggio 1955 e fu presentato ufficialmente al pubblico il 25 luglio dello stesso anno con una cerimonia che vide la presenza dell'ambasciatore statunitense, signora Clare Boothe Luce. Successivamente furono inviate alla Fiat le parti da assemblare, con i seguenti contratti: NA-221 (70 velivoli, agosto 1954, serie 55-4811/4880), NA-232 (56 velivoli, luglio 1955, serie 55-4881/4936), NA-242 (45 velivoli, dicembre 1955, 56-4116/4160).
La fornitura relativa al contratto NA-242 differiva dalle precedenti per l'adozione dell'ala maggiorata installata sull'F-86F-40-NA che incrementava l'apertura alare da 37.1 a 39.1 ft e la superficie alare da 287.9 a 313.37 ft². L'ala era denominata 6-3 perché il bordo d'attacco alare alla radice era ampliato di 6 pollici (152 mm) mentre l'estremità alare era più ampia di 3 pollici (76 mm). Molti F-86K assemblati in Italia furono riequipaggiati con la nuova ala.
Verso la fine degli anni cinquanta l'USAF avviò un programma di modernizzazione degli F-86D che costituivano la prima linea dell’Air Defence Command (ADC), equipaggiando ben venti reparti su trenta.

L'anello debole del sistema di difesa aereo era costituito dalla trasmissione delle informazioni tra il sistema di allarme radar a terra (Ground-Controlled Interception GCI) e il caccia in volo. Il ritardo nel trattamento e nella comunicazione dei dati forniti dai radar di controllo a terra spesso tardavano nell'indirizzare in tempo utile i caccia verso la posizione più favorevole ad intercettare il bersaglio. Per le velocità transoniche come quella dei bombardieri sovietici che stavano entrando allora in servizio, erano necessari sistemi di rilevamento, inseguimento e intercettazione automatici pressoché istantanei. La soluzione fu trovata nel SAGE, sviluppato nei Lincoln Laboratory del Massachusetts Institute of Technology e accettato dall'USAF nel 1953.

L'AN/FSQ-7 era un modello di supercomputer sviluppato dall'IBM verso la fine degli anni Cinquanta del Novecento, in collaborazione con l'US Air Force. 

Ne furono costruiti cinquantadue esemplari per essere usati per il comando e controllo del sistema di difesa aerea SAGE (Semi Automatic Ground Environment).
Ogni sistema AN/FSQ-7 impiegava più di 55.000 valvole termoioniche e occupava più di 2000 metri quadrati di spazio. Il sistema pesava 275 tonnellate e consumava 3 megawatt di potenza. Il computer era in grado di eseguire 75 000 istruzioni al secondo ed era, all'epoca, il più grande supercomputer mai costruito dall'uomo.
I concetti che portarono allo sviluppo del sistema erano già stati sperimentati nel sistema Whirlwind I al Massachusetts Institute of Technology di Cambridge (Massachusetts) analizzando i dati ricevuti da un radar a lunga distanza e da diversi radar a corto raggio situati a Cape Cod. La chiave del successo del sistema fu lo sviluppo delle memorie a nucleo magnetico che permisero di realizzare macchine molto più affidabili, più veloci (circa due volte più rapide) e con minori tempi di risposta (circa 4 volte) rispetto a quelle basate sui tubi Williams del Whirlwind I.
Dopo che il Whirlwind I fu completato e reso operativo, fu avviato lo sviluppo di un sistema più veloce e complesso chiamato Whirlwind II, che fu però abbandonato perché richiedeva troppe risorse al MIT. Il team si concentrò allora sul Whirlwind I, mentre l'IBM, impresa capofila nell'appalto del sistema AN/FSQ-7, basò lo sviluppo del suo computer sui progetti iniziali del Whirlwind II più che su quelli del Whirlwind I. Difatti, a volte il sistema AN/FSQ-7 viene erroneamente indicato come Whirlwind II sebbene non sia la stessa macchina ma ne condivida solo alcune scelte di progetto.




Diverse componenti della console del AN/FSQ-7 sono in mostra al Computer History Museum di Mountain View (California).

Costituito da una rete di ventiquattro centri radar ognuno facente capo ad un elaboratore AN/FSQ-7, il sistema SAGE era in grado di processare in tempo reale i dati provenienti dai radar di sorveglianza a terra, fornendo istantaneamente, su schermi video, posizione, velocità e direzione di ogni oggetto volante in una determinata regione dello spazio sorvegliato. Le informazioni di direzione, altezza, velocità e distanza del bersaglio erano poi trasmesse attraverso il sotto sistema Data Link ad un ricevitore di alta frequenza installato sul caccia intercettore e successivamente ad un accoppiatore acustico nell'abitacolo. L'intercettore era quindi automaticamente guidato sulla corretta direttrice di attacco dal sistema di controllo del tiro "E-4", modificato per ricevere i dati trasmessi.
Il programma di modernizzazione denominato Project Follow-On iniziò nel maggio del 1956, dopo l'acquisto di 2 192 kit elettronici comprensivi di parti di ricambio. Progressivamente i velivoli più anziani venivano ritirati dai reparti, quindi avviati negli stabilimenti della NAA di Inglewood e Fresno, dove si procedeva all'installazione del "Data Link", all'aggiornamento dell'elettronica e dell'abitacolo, all'installazione delle semiali con bordo d'attacco ed estremità maggiorate e ipersostentatori al bordo d'entrata e ad una completa revisione generale ("IRAN": Inspect ed Repair As Necessary) della cellula. Un altro elemento di distinzione era costituito da due prese d'aria di raffreddamento in fusoliera, subito dietro l'ala.
I velivoli modernizzati venivano quindi inviati ai reparti con la nuova designazione: le serie da F-86D-10 a F-86D-40 assunsero le denominazioni da F-86L-11 a F-86L-41, mentre le serie da F-86D-45 a F-86D-60 assunsero le nuove designazioni da F-86L-45 a F-86L-60. La novità più importante era l'installazione del ricevitore "Data Link AN/ARR-39", la cui antenna sporgeva inferiormente dalla fusoliera, in prossimità del bordo d'attacco della semiala destra. L'aggiornamento della componente elettronica di bordo comprendeva inoltre l'installazione di un sistema di comunicazione bordo-terra-bordo in UHF AN/ARC-34, un transponder IFF AN/APX-25, un ricevitore ILS AN/ARN-31.
Gli F-86L mantenevano inalterato l'armamento dell'F-86D. L'ala di maggiori dimensioni e superficie migliorava la manovrabilità alle alte altitudini, anche in presenza di un peso a vuoto incrementato di 100 libbre (45 kg) rispetto all'F-86D.

Sistema di controllo del tiro Hughes E-4

Il diagramma scematico del sistema di controllo del fuoco E-4 fu sviluppato nel 1950 dalla Hughes Aircraft Corporation per l'utilizzo sul caccia a reazione RF-86D Sabre "Sabre Dog" armato con razzi FFAR "Mighty Mouse".
Il velivolo aveva in dotazione il radar AN/APG-37 con una potenza di 250 Kw. In modalità di ricerca l'antenna spazzava l'orizzonte di +/- 65 gradi e gli obiettivi venivano presentati su di un display B del cannocchiale radar. L'antenna aveva una scansione conica che consentiva al radar di tracciare automaticamente i bersagli.
Per impegnare un bersaglio, il sistema E-4 doveva essere bloccato sul bersaglio. Questo veniva fatto dal pilota utilizzando un joystick per puntare l'antenna e posizionare un marcatore di distanza sul bersaglio selezionato.
Una volta che l'E-4 era stato bloccato sul bersaglio, le seguenti informazioni venivano visualizzate sul radar-scope e sulle immagini del cannocchiale:
  • Un orizzonte artificiale con informazioni sul lancio e sul tono;

  • Un cerchio temporale, la cui dimensione indicava il tempo rimasto fino al lancio dei razzi;

  • Uno spazio nel cerchio temporale che indica la velocità di intervallo. La posizione del gap sul cerchio indicava l'entità della portata crescente o decrescente per il bersaglio;

  • Un cerchio di riferimento al centro dell’ambito;

  • Un sterzo che indica la direzione di volo.

Il pilota doveva mantenere il punto di sterzo al centro del cannocchiale per seguire il corso calcolato di collisione dei proiettili e colpire il bersaglio.
 Pochi secondi prima di raggiungere la distanza di tiro, il pilota armava il circuito di fuoco premendo il grilletto. 

Al corretto tempo di sparo calcolato il computer abbassava il razzo-pod sparando il numero selezionato di razzi.
 Quando i razzi erano stati lanciati, i cerchi sul cannocchiale si trasformavano in una "X" e successivamente in un "8" che indica un avviso di collisione.

Il computer elettromeccanico E-4 Fire-Control calcolava la rotta di collisione abbassando il pod dei razzi e li lanciava utilizzando i seguenti input:

  • Portata e velocità di raggio dal ricevitore radar;

  • Angoli di direzione di destinazione e tassi di angolazione dall'antenna radar;

  • Roll, passo, altitudine, forze g e informazioni sulla temperatura da vari sensori esterni.

Tutto questo veniva fatto utilizzando servo meccanici, risolutori sincroni, rate-gyros e molti tubi a vuoto a triode e pentode.






Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo: 
fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?
Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita 
e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni, 
a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:
“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.
Tutto…tranne l’amare.

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Nop-betty, Wikipedia, You Tube)










































 

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