venerdì 1 dicembre 2023

ESERCITO ITALIANO: gli eventi politici, economici e militari che hanno aumentato notevolmente la complessità e l’instabilità dell’attuale scenario internazionale e il programma AICS (Armored Infantry Combat System) del Consorzio Iveco-Oto Melara.





https://svppbellum.blogspot.com/

Blog dedicato agli appassionati di DIFESA, storia militare, sicurezza e tecnologia. 



L’INSTABILITA’ NEL CUORE DELL’EUROPA

Nel 2022 si sono verificati una serie di eventi politici, economici e militari che hanno aumentato notevolmente la complessità e l’instabilità dell’attuale scenario internazionale. Provocheranno inevitabilmente un cambiamento radicale negli equilibri mondiali. Per la sua intensità e per le sue implicazioni socio-economiche, il significato storico della crisi russo-ucraina può essere simbolicamente paragonato a ciò che la costruzione del muro di Berlino nel 1961 rappresentò per l’intero sistema mondiale. Lo scoppio di un conflitto “simmetrico” all’interno dei confini del continente europeo ha portato, da un lato, ad aumentare significativamente l’attenzione mondiale sui temi della difesa e della sicurezza. Dall’altro, ha fatto sì che gli Stati e le principali organizzazioni internazionali sentissero l’urgente necessità di migliorare le capacità di combattimento delle loro forze militari. Esiste un richiamo alla necessità di ritornare all’addestramento bellico, reso più attuale che mai dagli eventi che hanno portato alla crisi ucraina. 
Di conseguenza, nel corso del 2022, l’Esercito Italiano ha intrapreso un ambizioso processo di sviluppo, formazione e ammodernamento delle capacità volto a consolidare, all’interno del sistema Paese, il ruolo vitale dell’Esercito come forza militare credibile, efficace e capace di affrontare le molteplici sfide che caratterizzano gli eterogenei scenari del il cosiddetto “Mediterraneo Allargato”, area di primario interesse strategico nazionale. 
Per fare questo, è necessario disporre di assetti, materiali e sistemi d’arma tecnologicamente avanzati e competitivi. Devono garantire che il futuro Esercito mantenga e migliori le sue capacità operative uniche e generi effetti nel contesto multi-dominio. L'ammodernamento è un fattore strategico per la capacità operativa delle forze militari terrestri, le cui priorità saranno principalmente rinnovare la componente pesante, adattare la protezione delle forze alle diversificate minacce provenienti soprattutto dalla 3a dimensione, potenziare il supporto di fuoco e l'Aviazione dell'Esercito, e, non ultimo, sviluppare la logistica distribuita introducendo processi automatizzati.

IL PROCESSO DI MODERNIZZAZIONE E IL PROGRAMMA A.I.C.S.

Il programma Armored Infantry Combat System (AICS) catalizzerà questo processo di modernizzazione. Si tratterà di un innovativo “sistema di impianti” che, grazie alla modularità delle sue attrezzature e all'elevata connotazione tecnologica, andrà ad equipaggiare la componente pesante. Le nostre unità dovranno necessariamente fare un significativo salto di qualità nella loro capacità operativa. Avranno un’adeguata potenza di fuoco, protezione, mobilità e flessibilità, tutte caratteristiche essenziali, soprattutto in un contesto reso sempre più complesso dall’avvento delle tecnologie emergenti e dirompenti e dalla crescente importanza acquisita dai domini cyber e spaziale. Le diverse versioni che comporranno la famiglia devono essere tutte cyber-native, in grado di acquisire, trasmettere e gestire informazioni da tutte e cinque le dimensioni operative. 
Dovranno essere connessi in modo sicuro e ridondante, in grado di gestire veicoli e aeromobili semi-autonomi e a pilotaggio remoto. 
Tutte le versioni dovranno essere dotate di sistemi di protezione diversificati e integrati e, infine, inserite in un sistema logistico in grado di gestire autonomamente le esigenze primarie delle singole piattaforme. 
Deve essere un obiettivo impegnativo che non possiamo mancare! L’adeguamento tecnologico delle forze militari terrestri alle rinnovate esigenze operative nazionali e internazionali potrebbe non essere sufficiente. È necessario comunque continuare a promuovere adeguate politiche di reclutamento, impiego del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano e del personale addestrativo, che da sempre costituiscono una risorsa centrale dell'intera organizzazione. In particolare, l’introduzione del nuovo modello professionale basato sul Volontario Iniziale (VFI) e sul Volontario Triennale (VFT), unitamente alla valorizzazione delle specificità e all’adeguamento dell’organico, garantiranno all’Esercito una sempre maggiore efficienza e versatilità. di occupazione. Per soddisfare i requisiti operativi del Nuovo Modello di Forza della NATO recentemente approvato e dalla Bussola Strategica dell’UE, sarà fondamentale ottimizzare la specializzazione delle donne e degli uomini dell’Esercito italiano. La nostra organizzazione difensiva sta quindi sviluppando un percorso formativo altamente professionale per sfruttare appieno le potenzialità dei moderni sistemi di simulazione. Allo stesso tempo, non verranno accantonate le attività svolte nei poligoni di tiro e nelle aree di allenamento. Sono strumenti preziosi per garantire il realismo concreto della formazione. A questo proposito, l’aumento del personale dispiegato nelle missioni Enhanced Vigilance Activity (eVA) e Enhanced Forward Presence (eFP) mira a garantire alla NATO deterrenza e difesa sul fianco orientale. 
Tali missioni hanno anche un elevato valore operativo e costituiscono una fondamentale opportunità formativa per le nostre unità in un contesto spiccatamente interforze, multinazionale e multi-dominio. È infine necessaria un’attenta riflessione sulle politiche infrastrutturali dell’Esercito, adottando un nuovo paradigma di gestione delle infrastrutture. Il doveroso miglioramento della qualità della vita del personale e l'efficienza energetica previsti dalla “Difesa Verde” ne saranno le caratteristiche principali, prestando adeguata attenzione alle crescenti esigenze operative, formative e logistiche. In conclusione, il Rapporto ITA Esercito 2022 riassume le principali tappe dell’ambizioso processo di trasformazione ordinativa, organizzativa e operativa che l’Esercito ha intrapreso. Questo processo di trasformazione consentirà all’E.I. di essere una risorsa moderna, affidabile ed efficiente per il Paese, fornendo un contributo indispensabile alla tutela degli interessi strategici nazionali e internazionali.

IL RUOLO DEGLI UFFICIALI E DEI SOTTUFFICIALI

Cercando l’esatta definizione di Capo Plotone nelle fonti più autorevoli, potremmo scoprire che ancora oggi, nell’era del Mission Command e della super-specializzazione del personale d’armi, il ruolo del Plotone Leader è spesso legato esclusivamente agli Ufficiali. "Nel gergo militare, un plotone è una suddivisione di una compagnia, o di un'unità autonoma, composta da due o più squadre di soldati (soprattutto di fanteria, di cavalleria o di alcune specialità del genio), il cui comando spetta a un ufficiale subalterno", escludendo soprattutto il ruolo dei sottufficiali senior. È una definizione azzardata e ancorata a criteri vecchi e ormai obsoleti. Oggi, grazie al complesso percorso formativo presso la Scuola Sottufficiali dell'Esercito e all'ormai riconosciuto ruolo centrale svolto dai Sottufficiali, tale definizione è stata ampiamente superata dai fatti. Essere un capo plotone oggi è senza dubbio la più grande aspirazione di tutti i sottufficiali senior. Solo una volta terminato un intenso e faticoso periodo formativo, al termine di rigorose selezioni psico-attitudinali e continue prove per accertare il possesso di tutti i requisiti fisici necessari, un solido quadro di valori e particolari qualità caratteriali, hanno l'onore di entrare nei ranghi dell'Esercito. Si assumeranno immediatamente responsabilità che la maggior parte dei colleghi non immagina nemmeno lontanamente. Questo delicato compito è affidato ai sottufficiali senior non solo per l'altissima professionalità ormai consolidata degli odierni sottufficiali ma nasce soprattutto dall'esigenza di demoltiplicare l'esecuzione di compiti tattici complessi e decisivi in scenari operativi sempre più congestionati e interconnessi, che tuttavia sono allo stesso tempo sono estremamente dispersi e richiedono decisioni rapide, efficaci e solide. Il Capo Plotone di oggi è moderno, preparato, motivato e particolarmente consapevole del suo ruolo nella sua unità. Egli è, quindi, con i suoi soldati, perennemente orientato a compiere tutti i compiti che gli sono affidati, sempre e ovunque, e a preparare se stesso e il personale sotto il suo comando per contribuire al compimento della missione con prontezza e decisione.

IL CAPO PLOTONE

Leader "per sua stessa natura", il Capo plotone è una donna o un uomo le cui qualità carismatiche si riverberano sui fanti, sugli zappatori o sugli autisti militari ai loro ordini e di cui sentono il peso e l'onore della responsabilità. Il capo plotone è quel soldato che ha assunto consapevolmente il ruolo di guida e mentore, soprattutto per i più giovani della sua unità, dimostrandosi costantemente all'altezza del compito assegnato. Il capo plotone è quel professionista che, pur avendo raggiunto il ragguardevole traguardo dell'ambito gradino "binari" da indossare, è sempre alla ricerca coraggiosa del miglioramento suo e del suo Plotone. Soprattutto è consapevole che nessuno è mai nato “leader” e che a questa posizione corrisponde un incommensurabile impegno quotidiano e una costante dedizione al servizio a costo di sacrificare gran parte dei propri interessi privati. Il delicato contesto geopolitico internazionale a poche centinaia di chilometri da noi ci dà ogni giorno una certezza: oggi il Platoon Leader costituisce l’asse portante della manovra delle forze di terra più che nel recente passato, caratterizzato da operazioni di Peacekeeping e Homeland Security. Ci si aspetta che gli attuali Comandanti di Plotone abbiano la capacità di prendere decisioni con completa autonomia in ambienti operativi complessi e altamente dispersi, condividano le intenzioni dei Superiori, strettamente legate alla loro vocazione militare, e abbiano un background professionale che va oltre l'ambito educativo - standard formativi, per quanto elevati possano essere. Queste sono solo alcune delle caratteristiche uniche del Capo Plotone. E, se mai ce ne fosse bisogno, la professione di Capo Plotone non è per tutti! Al contrario, chi ritiene che la carriera da Sottufficiale sia più semplice e proficua rispetto ad altre categorie potrebbe ritrovarsi incapace di sopportare il peso delle responsabilità, delle scelte e delle decisioni da Capo Plotone che deve prendere senza vacillare nei momenti concitati e drammatici. È proprio in questo senso che la Scuola Sottufficiali dell'Esercito prima e la vita nei reparti poi sono le palestre dove allenare la propria forza d'animo, dove riconoscere i propri limiti e superarli, dove imparare ad alzarsi dopo essere caduto. Solo chi riuscirà a superare le fitte maglie della infinita selezione (da parte degli istruttori prima e, ancor più, del personale ai loro ordini poi) potrà aspirare a questo prestigioso e delicato incarico. I leader avranno l’onere di poter influenzare il proprio staff con la propria autorità piuttosto che scegliere di comandare con autoritarismo; dovranno convincere gli uomini e le donne ai loro ordini, mostrando loro che passione, disciplina e senso di appartenenza sono gli unici strumenti di cui dispongono per affrontare le giornate di duro allenamento o i periodi trascorsi oltre i confini nazionali.
I leader dovranno contribuire a rafforzare quella naturale differenza tra le parole "comando" e "Leader": tutti, infatti, in virtù del loro grado, potrebbero essere chiamati a "comandare" e impartire ordini, ma pochi invece sono coloro che possono essere considerati Leader tout court. Ciò avviene solo ed esclusivamente quando i militari, con particolare riferimento ai giovani sottufficiali, credono fermamente in ciò che fanno, a prescindere da ciò che hanno scelto di essere. Non vanno tuttavia trascurati i rischi che questo arduo compito nasconde nel labirinto della sua interpretazione oggettiva e soggettiva. Essere Capo Plotone comporta innumerevoli caratteristiche e qualità che derivano dal carattere, dalla dimensione fisica, dalla formazione professionale e dai valori etici acquisiti nel tempo e devono essere costantemente curati, ampliati e consolidati. Basterebbe che anche uno solo degli elementi citati si incrinasse per testimoniare l'evidente distacco tra l'essere e il saper essere, tra il fare e il saper fare. In tali circostanze, spesso si cerca rifugio dietro giustificazioni inverosimili che poco hanno a che fare con il sacro giuramento prestato o, di fronte alle preoccupazioni delle madri e dei padri che hanno affidato loro i loro figli piccoli e tutte le loro speranze. In questi contesti gli uomini perderanno fiducia non nel soldato indicato come loro “Capo di plotone” ma nell’intero sistema, a sottolineare il ruolo cardine dei Capi di plotone per l’intera organizzazione militare. Pertanto, alla luce degli sforzi profusi dall’Esercito volti ad elevare la qualità dei sottufficiali in generale, ed in particolare quella dei Capi Plotone, oggi più che mai l’obiettivo dell’Esercito deve essere quello di salvaguardare i risultati di assoluto rilievo conseguiti fino al oggi adottando il criterio del merito nella promozione e, ove necessario, avvalendosi di soggetti che costantemente si dedicano, più degli altri, alla quotidiana osservanza del giuramento prestato.




IL PROGRAMMA “Armored Infantry Combat System”

Torniamo a parlare ancora una volta del programma AICS (Armored Infantry Combat System) dell’Esercito Italiano e lo facciamo con un obbiettivo ben preciso: farne capire l’importanza e la rilevanza strategica. Sì perché dal programma AICS, per il quale è previsto un fabbisogno complessivo di 15 miliardi di euro, a fronte di 5,2 miliardi di euro già stanziati, dipende il futuro dell’EI e del suo sforzo di modernizzazione.
Il CIO (Consorzio Iveco-Oto Melara), un consorzio composto dalla società italiana Leonardo e Iveco, parzialmente di proprietà statale (30,2%), ha rivelato un primo rendering 3D della sua offerta per il programma AICS (Armored Infantry Combat System) dell'Esercito italiano. L'obiettivo di questo programma è quello di sostituire i veicoli da combattimento della fanteria Dardo (IFV) e i venerabili veicoli corazzati da trasporto truppa (APC) M113 con una soluzione nuova e moderna. 
L'Esercito Italiano ha emesso la richiesta per un totale di 679 veicoli. I costi previsti del progetto AICS saranno di circa sei miliardi di euro, ma allo stato attuale sono stati approvati solo pochi milioni di euro per il prossimo anno; tuttavia, per il programma fino al 2035 sono già garantiti complessivamente 2,141 miliardi di euro.







Il requisito numerico dell’Esercito fissa a 679 i veicoli da acquistare in versioni: 
  • IFV, 
  • Combat Support, 
  • Posto Comando, 
  • Ambulanza-Medevac, 
  • con cui dotare le Brigate Corazzate e Meccanizzate, più scuole e riserva.

I nuovi IFV dovranno: 
  • essere in grado di condurre operazioni in varie condizioni climatiche, 
  • essere dotati di sistemi elettronici avanzati che permetteranno di operare all’interno di unità miste, costituite da veicoli con e senza equipaggio,
  • avere a bordo sistemi di auto diagnosi delle avarie che consentiranno al personale di bordo e tecnico di risolvere rapidamente i problemi, alleggerendo la logistica, sempre più informatizzata, e le attività di manutenzione,
  • essere dotati di sistemi di protezione attiva (APS), resi indispensabili dalla minaccia portata dai missili anticarro a testata multipla con profilo d’attacco dall’alto e dal sempre più frequente impiego di munizioni “loitering” e/o droni “suicidi”,
  • rappresentare un “punto di rottura” con i Dardo grazie all’ampio ricorso alla tecnologia “fight -by-wire” ed alla capacità MUM-T o Manned Unmanned Teaming,
  • introdurre una nuova torretta “telecomandata”, ovviamente con l’opzione del controllo manuale di emergenza,
  • utilizzare l’impiego di munizionamento programmabile integrato da missili con capacità “fire and forget” ed un sistema d’arma laser,
  • avere ottime capacità di spostamento e movimento su ogni tipo di terreno, 
  • utilizzare un propulsore ibrido-diesel-elettrico, con possibilità di guidare il mezzo in modalità esclusivamente elettrica,
  • utilizzare la modalità full electric solo ad andature a bassa velocità, peraltro utili nel caso di movimenti a bassa “osservabilità termica ed audio” nei pressi delle linee nemiche o per operazioni di ricognizione; oltre un certo limite di velocità, subentrerà la propulsione mista elettrica-termica o esclusivamente termica, a seconda della tipologia di sistema ibrido prescelto,
  • adottare batterie particolarmente potenti e performanti che dovranno operare non solo a favore del sistema propulsivo ma anche per il funzionamento dei sistemi di bordo e della torretta,
  • avere un’equipaggio di 2-3 uomini,
  • trasportare una squadra di fanteria formata da un massimo di 8 fucilieri assaltatori completamente equipaggiati; la squadra di fanteria dovrà avere anche a disposizione micro UAV e UGV per allargare il raggio di sorveglianza e ricognizione del teatro d’azione e questi mezzi dovranno e potranno essere comandati da remoto.

L’I.F.V. proposto dal CIO ha un layout molto convenzionale: è dotato di un power pack montato anteriormente con il conducente seduto accanto al motore, uno spalto ben inclinato, una torretta a due uomini situata al centro dell'IFV, e un ampio vano di smontaggio nella parte posteriore che include una grande rampa per l'ingresso e l'uscita. Il nuovo progetto del CIO utilizza una trasmissione contenente sette ruote stradali ed è dotato di cingoli in acciaio con pattini in gomma; su molti altri progetti IFV, i produttori hanno optato per cingoli compositi con elastici più leggeri. In modo simile ad altri IFV come il CV90, il Dardo, il Marder e il Lynx IFV, il sistema di scarico del nuovo design del CIO per il programma AICS si trova nella parte posteriore. Uno scarico posteriore rende la disposizione del veicolo un po' più complicata, ma ha un impatto positivo sulla firma termica quando il veicolo è visto dalla parte anteriore.
Il nuovo IFV del CIO è dotato di una variante della torretta Hitfist di Leonardo, simile a quella già schierata sull'IFV ruotato Freccia 8×8. Dato che si prevede che questa torretta offra punti in comune con i progetti Hitfist già in campo, si ritiene che sia sostanzialmente più economica – soprattutto se si considera l'aspetto logistico – rispetto ad un design di torretta nuovo di zecca. Curiosamente il CIO ha proposto di utilizzare l’Hitfist OWS senza pilota per la prossima versione del Freccia IFV, ovvero il cosiddetto Freccia Evo.
La torretta Hitfist dell'attuale progetto del CIO è apparentemente dotata di un cannone statunitense Mk 44 Bushmaster II della Northrop-Grumman completamente stabilizzato, o della nuova arma sviluppata da Leonardo, camerata nel calibro 30 x 173 mm. Quando montato su una torretta Hitfist, il cannone ha una depressione massima di -10° e un'elevazione massima di 60°. Anche la mitragliatrice Mk 44 Bushmaster è stata proposta come potenziale armamento principale per il Freccia EVO. Nella torretta, oltre al cannone principale, si trova anche una mitragliatrice coassiale di tipo attualmente non specificato. Sulla base delle immagini estremamente limitate, il cannone Bushmaster Mk 44 da 30 mm montato sul nuovo IFV del CIO include una bobina magnetica sulla punta della canna, che viene utilizzata per impostare la spoletta dei proiettili ABM (Air Burst Munition) programmabili. Il veicolo sembra non essere dotato di lanciatori di missili guidati anticarro (ATGM), in linea con l'attuale IFV italiano. Solo un piccolo numero della flotta IFV italiana è stata dotata di lanciatori ATGM Spike-LR: venti dei Dardo IFV cingolati e 36 Freccia IFV su ruote nella versione Combat controcarro (Combattimento anticarro) hanno ricevuto tali sistemi. Due lanciagranate quadrinati fumogeni forniscono ciascuno alla torretta Hitfist una capacità di autodifesa.
Inoltre, sulla parte superiore della torretta sono installati un alto tagliafili e un albero meteorologico.  Il sensore optronico JANUS RSTA di Leonardo verrà fornito come ottica indipendente per il comandante, dotato di un telemetro laser sicuro per gli occhi con una portata di 20.000 metri, una termocamera di terza generazione basata su un Focal Plane Array (FPA) MCT da 640 x 512 elementi e una telecamera CCD per luce diurna per una risoluzione di 530 linee TV, che fornisce un'uscita in il formato PAL standard. Questo sensore ottico consente all’equipaggio di rilevare un bersaglio delle dimensioni di un carro armato a quasi 15 chilometri di distanza, riconoscere lo stesso bersaglio a circa 5 chilometri di distanza e identificarlo a quasi 2,5 chilometri di distanza. Il CIO utilizzerà quasi sicuramente una versione aggiornata dello Janus; almeno le prestazioni della telecamera per la luce diurna non sono ancora all'altezza degli standard degli attuali prodotti offerti da Leonardo e dalla sua concorrenza.

IL LIVELLO DI PROTEZIONE DEL MEZZO

Allo stato attuale, la dotazione di sette coppie di ruote stradali e l'utilizzo di cingoli in acciaio convenzionali suggerisce un peso di combattimento più elevato rispetto a Dardo e Freccia, il che suggerirebbe anche che l'IFV proposto per l’AICS raggiunga un livello più elevato di protezione balistica e antimine rispetto a i veicoli precedenti. Non sorprende che si desideri un livello di protezione balistica secondo STANAG 4569 livello 6 e un livello di protezione antimine secondo STANAG 4569 livello 4a/b; almeno questo sembra essere il requisito abituale in numerosi programmi IFV attualmente in corso.
Il nuovo IFV offerto dal Consorzio Iveco-Oto Melara potrebbe utilizzare il motore FPT V20 realizzato dall'azienda italiana FPT Industrial SpA; una versione più piccola di questo motore è già in campo sul sistema di cannoni mobili/cacciacarri Centauro II. Il FPT V20 è dotato di otto cilindri disposti a V di 90° e ha una cilindrata di 20 litri. Utilizza l'iniezione Common Rail e un turbocompressore per raggiungere una potenza massima di 670 kW (911 cavalli) a 1.800 giri/min. Il motore può fornire una coppia massima di 4.100 Nm a 1.500 giri/min. L'FPT V20 ha un peso di 1.600 chilogrammi. Potrebbe essere accoppiato a una trasmissione ibrida elettrica.
L'Italia ha una storia di acquisto di veicoli prodotti localmente: la mancanza di concorrenza contro i progetti stranieri e la progettazione rigorosa per i requisiti nazionali ha portato l'Esercito italiano a mettere in campo una serie di veicoli corazzati da combattimento (AFV) unici con un successo di esportazione solo limitato: l'LMV di Iveco è la grande eccezione a questa regola. 

LA PROPOSTA RHEINMETALL E L’ACCESSO AL PROGRAMMA M.G.C.S.

Tuttavia vale la pena notare che Rheinmetall Italia ha proposto il Lynx KF41 IFV come alternativa al design del CIO. Il veicolo viene offerto con il coinvolgimento dell’industria locale (inclusa l’“italianizzazione” utilizzando componenti fabbricati localmente) e come parte di un accordo di cooperazione in materia di difesa italo-tedesca, che potrebbe anche portare l’Italia ad ottenere l’accesso al programma Main Ground Combat System (MGCS). Nell'ambito del programma MGCS è in fase di sviluppo un sistema di combattimento multipiattaforma di prossima generazione, che nel prossimo futuro sostituirà i principali carri armati da battaglia (MBT) Leclerc e Leopard 2.
L’AICS, deve per prima cosa, portare alla riqualificazione del parco cingolati dell’EI, con piattaforme di nuova generazione basate sul concetto di piattaforma nodale, ovvero di piattaforme connesse e cooperative capaci di operare secondo la logica multidominio. 
Poi, deve consentire di sviluppare tutta una serie di nuove tecnologie basate sui seguenti abilitanti: AI, super calcolo, combat cloud e realtà aumentata. La “bolla” AICS, infatti, dovrà raccogliere e analizzare grandi quantitativi di informazioni e ricavarne valore da distribuire in maniera selettiva ai fini del conseguimento dell'effetto ricercato sul campo di battaglia. 
Inoltre, l’AICS dovrà inserirsi nell’esperienza dei programmi ARIETE C2 e CENTAURO 2 per potenziare ulteriormente, e rendere ancor più competitiva, una filiera nazionale terrestre della Difesa comprendente i grandi player – Leonardo, IDV e CIO – le PMI, i centri di ricerca e le università. 
Deve essere uno sforzo sistemico di ampio respiro per la realizzazione di un sistema con il quale l’EI dovrà calarsi nella modernità di un continuum conflittuale che non prevede più la pace ma una competizione permanente intervallata da crisi/situazioni ibride e da guerre su larga scala. 
L’Esercito Italiano dovrà essere più flessibile, adattabile e capace di proiettare effetti letali e non letali in tutti quei contesti nei quali è necessario tutelare il benessere e la sicurezza nazionale. 
Il futuro AICS rafforzerà la cooperazione anche in chiave nazionale ed europea, l’importante design authority e la nostra sovranità tecnologica, intesa come libertà di intervento e modifica.



Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Esercito.difesa, RID, Wikipedia, You Tube)




















 

giovedì 30 novembre 2023

Voenno-morskoj flot o VMF (in russo Военно-морской флот): l'esistenza del nuovo drone, il cui nome in codice è “Klavesin-2R-PM”, fu resa nota con il rapporto annuale 2015 del Rubin Central Design Bureau of Marine Technology.






https://svppbellum.blogspot.com/

Blog dedicato agli appassionati di DIFESA, storia militare, sicurezza e tecnologia.

 


Il nuovo drone subacqueo russo, unico nel suo genere, è progettato specificamente per le acque dell’Artico; sono in fase di sviluppo anche una serie di veicoli subacquei senza equipaggio (UAV) per scopi sia di ricerca che militari.
La Voenno-morskoj flot o VMF (in russo Военно-морской флот) è la marina militare della Federazione Russa che, assieme alle Forze terrestri e alle Forze aerospaziali, compone le Forze armate del Paese euroasiatico dal 1992. A seguito della dissoluzione dell'Unione Sovietica, avvenuta nel 1991, ha ereditato gran parte del naviglio della Marina militare sovietica, suddiviso come quest'ultima, in cinque flotte: la Flotta del Nord, la Flotta del Pacifico, la Flotta del Mar Nero, la Flotta del Baltico e la Flottiglia del Caspio. Completano la struttura della Forza armata i corpi dell'Aviazione navale e delle Truppe costiere nonché le forze in distaccamento permanente quali il 5º squadrone Medio Oriente, con base a Tartus in Siria, e il futuro distaccamento in Sudan. Il lignaggio della marina russa viene fatto risalire alla Marina imperiale russa, istituita nell'ottobre 1696 dallo zar Pietro il Grande.
Profondamente segnata dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica, la Marina ha sofferto un lungo periodo di stagnazione dovuto sia all'assenza di una strategia d'impiego sia di un apparato statale/governativo forte. La mancanza di fondi adeguati, infine, portò, dagli anni 1990 all'inizio degli anni duemila, alla cronica insufficiente manutenzione dei mezzi e alla scarsa formazione del personale, situazioni che contribuirono a un esteso stato di degrado e abbandono delle risorse a disposizione della Marina stessa. Nell'agosto 2014, il Ministro della difesa Sergej Šojgu confermò che le capacità navali russe sarebbero state rafforzate con nuove armi ed equipaggiamenti entro i successivi sei anni in risposta agli schieramenti della NATO nell'Europa orientale e ai recenti sviluppi in Ucraina e nel Mar Nero. Dal 2021 è in corso un ambizioso piano di ammodernamento delle unità navali della Forza armata già supportato negli anni precedenti da un consistente miglioramento delle condizioni di servizio dei coscritti e delle infrastrutture a loro disposizione e supportato attivamente dall'industria cantieristica domestica.




L'esistenza del nuovo drone, il cui nome in codice è Klavesin-2R-PM, fu resa nota con il rapporto annuale 2015 del Rubin Central Design Bureau of Marine Technology.

Nel rapporto sono elencati anche altri droni:
  • Completata la costruzione del veicolo subacqueo autonomo (AUV) "Yunona", progettato per lavori di ricerca/indagine a 1.000 metri; in fase di preparazione per i test di stato;
  • Inizio dei test iniziali del prototipo di AUV "Klavesin-2R-PM" presso il Centro scientifico statale di Krylov nel quarto trimestre del 2015; progettato per lavori di ricerca/indagine a 6.000m;
  • Inizio dei test iniziali del dispositivo "Vityaz", progettato per lavori di ricerca scientifica a profondità fino a 11.000 m;
  • Completato il lavoro relativo alla creazione di un sistema di perforazione geologica sottomarina a controllo remoto; progettato per operazioni artiche a 4.500 metri di profondità.
Rubin, una filiale della United Shipbuilding Corporation, è uno dei tre uffici russi per la progettazione di sottomarini militari e ha all'attivo i ben noti SSBN classe Yankee, Delta e Typhoon.
Due unità di Klavesin-2R-PM sono state costruite a San Pietroburgo, come ha riferito la TASS di recente. Parlando con l'agenzia di stampa, il direttore di Rubin Igor Villeneuve ha dichiarato che il nuovo drone ha "maggiore autonomia e profondità, oltre a funzioni di sorveglianza e ricerca".
Il Klavesin-2R-PM può immergersi fino a 6.000 metri ed è destinato alla ricerca e a operazioni militari segrete.
Secondo le informazioni pubblicate su di un blog, il nuovo drone subacqueo è lungo 6,5 metri, ha un diametro di 1 metro, pesa 3,7 tonnellate e ha un raggio di crociera massimo di 50 km dalla sua nave madre. La profondità massima di immersione è di circa 2.000 metri. La profondità del mare sotto il Polo Nord è di 4.261 metri, mentre la profondità media del Mare di Barents è di 230 metri.
Il predecessore del nuovo drone si è immerso nei fondali artici in diverse località, aiutando i ricercatori a raccogliere le prove che la dorsale di Lomonosov che attraversa il Polo Nord sarebbe una continuazione della piattaforma russa.
Oltre che per la ricerca geologica, i droni subacquei vengono chiaramente utilizzati anche per l'intelligence militare, anche se è raro trovare informazioni su tali navigazioni nelle acque artiche da fonti aperte. Tuttavia, non è un segreto che la Marina russa abbia grandi progetti per lo sviluppo di sottomarini senza equipaggio.
Intervistato dal quotidiano militare Krasnaya Zvezda (Stella Rossa) lo scorso anno, il capo progettista Igor Vilnitom del Rubin Design Bureau ha confermato la strategia:
..."una differenza importante tra la nuova generazione sarà l'uso estensivo di veicoli subacquei senza equipaggio", ha detto Vilnitom parlando delle future generazioni di sottomarini militari. 
Secondo le informazioni pubblicate da Izvestia il 7 settembre 2021, il Ministero della Difesa russo ha approvato un piano di test per il nuovo veicolo sottomarino senza pilota (UUV) Klavesin-2R-PM in Estremo Oriente, dopo essere stato precedentemente testato in Crimea. Il veicolo subacqueo senza pilota è progettato dal Rubin Central Marine Design Bureau.
Il Klavesin-2R-PM appartiene alla seconda generazione della famiglia di veicoli sottomarini senza pilota russi (UUV). È più grande del suo predecessore, il Klavesin-1. Quest'ultimo somigliava ad un siluro nell'aspetto e nelle dimensioni, ma il nuovo sviluppo sembra un sottomarino in miniatura lungo 7 m, largo 1 m, con una piccola sovrastruttura in cima. Viene lanciato dalla nave idrografica della flotta del Pacifico Gelovani.
La seconda versione del Klavesin pesa circa 4 tonnellate e può immergersi fino a una profondità di 6.000 metri. Dopo la separazione dalla nave madre, procede con il programma, ma l'operatore può affidargli nuovi compiti se necessario. Il raggio d'azione stimato è di 50 km. Il Clavesin-2 può trasportare un ampio set di apparecchiature come sonar, sensori elettromagnetici e videocamere.
Il “clavicembalo-2P-PM” (Клавесин-2Р-ПМ, chiamato anche klavesin-2P-PM usando la parola russa) UUV (veicolo subacqueo autonomo, AUV, in gergo russo) è uno dei programmi UUV più grandi e avanzati in Russia. Sarà trasportato da navi di superficie o sottomarini e potrebbe diventare una caratteristica standard dei sottomarini nucleari della Marina russa, conferendo loro una migliore capacità di intelligence, sorveglianza e ricognizione (ISR).
È strettamente associato alle capacità sotto il ghiaccio dell'Artico, ma la famiglia degli UUV è stata impiegata anche nelle flotte del Pacifico e del Mar Nero, dove conduce test dal 2016. Nella regione della piattaforma artica i sistemi correlati sono stati suggeriti come parte di un progetto sistema di difesa perimetrale per operazioni pianificate di estrazione di idrocarburi nei fondali marini.
Secondo Igor Vilnit, direttore generale del Rubin Central Design Bureau, parlando ai media russi nel 2016, il "Clavicembalo" è un dispositivo a duplice uso che può essere utilizzato per scopi di ricognizione nell'interesse della Marina, o per condurre ricerche scientifiche sui fondali marini a grandi profondità.
Il 1° marzo 2018 il Ministero della Difesa russo ha pubblicato le immagini generate al computer del varo di un Harpsichord-2P-2M dal nuovo sottomarino ospite della missione speciale Pr.09852 Belgorod. 




L'AUV viene lanciato da un hangar bagnato sul retro del sottomarino, originariamente utilizzato per ospitare una boa di comunicazione trainata. Le immagini sono state in realtà utilizzate per la prima volta dal Rubin Design Bureau, che ha progettato sia il Harpsichord che il sottomarino Belgorod, nel 2016.
La sostituzione della boa di comunicazione potrebbe essere significativa. Se il sistema di boe è obsoleto, sarà stato sostituito con un altro sistema di comunicazione, l'hangar è disponibile per il “Klavesin-2R-PM” su tutti/la maggior parte dei sottomarini che in precedenza trasportavano la boa. Questi includono gli SSGN OSCAR-II e gli SSN AKULA.
Il “Klavesin-2R-PM” può trasportare una serie di sonar, inclusi sonar a scansione laterale, ed è in grado di mappare il fondale marino in grande dettaglio e localizzare oggetti come relitti e sistemi di sensori.

Specifiche: 
  • Lunghezza - 6,5 m;

  • Diametro - 1 m;

  • Peso in aria - circa 3.700 kg;

  • Portata: - circa 27 nm;

  • Profondità operativa: 6.000 m (secondo Rubin. Alcuni rapporti suggeriscono ~2.000 m).

Il “Klavesin-2R-PM” AUV può essere lanciato da navi di superficie della Marina russa come la nave da ricerca Pr.11982 Seliger.
Un'altra opzione è il trasporto in un container di spedizione standard da 12,2 m (40 piedi).

Il Harpsichord-2P-2M è un miglioramento iterativo dell'AUV Harpsichord-1R (Клавесин-1R) che si dice sia trasportato dal pr.09787 DELTA-IV STRETCH e dalle navi di superficie. Questo può immergersi fino a 2.000 metri e funzionare in modo autonomo. La Marina russa ha capacità uniche di guerra sottomarina progettate per operare su cavi sottomarini. Ciò potrebbe includere l’installazione di dispositivi di ascolto o, in casi estremi, l’interruzione della connessione. E le marine occidentali la stanno prendendo sul serio. In risposta a ciò, la Royal Navy ha recentemente annunciato che commissionerà una nave dedicata alla difesa dei cavi entro il 2024. Qual è quindi la forma della minaccia che è progettata per contrastare?
Quando si teme un'interruzione di Internet causata da un sabotaggio subacqueo, spesso si sente dire che le interruzioni sono piuttosto comuni. Le ancore delle barche possono impigliare i cavi e la riparazione è relativamente rapida. Ma queste sono in acque poco profonde perché una nave non può ancorare in mare aperto, è troppo profondo. Le capacità di guerra dei fondali marini russi, d’altro canto, possono facilmente raggiungere circa 1.000 metri (3.280 piedi) di profondità, e alcuni sistemi possono andare molto più in profondità.
La capacità della Russia di “guerra sui fondali marini” è incentrata sulla Direzione principale della ricerca sottomarina. Conosciuti negli ambienti della difesa con l'acronimo russo GUGI (Glavnoye Upravleniye Glubokovodnykh Issledovaniy), sono più formalmente indicati come Unità Militare 40056. Sono ampiamente sospettati di essere responsabili di qualcosa di più della semplice "ricerca". GUGI gestisce una grande base navale segreta chiamata Olenya Guba ("baia dei cervi") vicino alla famosa penisola di Kola nell'Artico russo. Tutte le funzionalità seguenti possono essere trovate lì.
Alcuni dei sottomarini più grandi del mondo non sono armati di missili balistici, ma in realtà sono sottomarini spia. La Russia ha una pratica consolidata di convertire i sottomarini per trasportare sotto la pancia speciali sommergibili nucleari per immersioni profonde, noti come AGS. I sottomarini ospitanti si basano su tipi già grandi, ma sono stati ampliati per accogliere l'AGS. Attualmente vengono utilizzati due sottomarini classe Delta convertiti, ma di recente si è unita a loro anche una conversione di un sottomarino nucleare Oscar-II ancora più grande, il Belgorod .
L'AGS può immergersi fino a circa 1.000 metri (3.280 piedi), forse più in profondità. Possono lavorare sul fondo del mare per diversi giorni consecutivi prima di attraccare nuovamente al sottomarino ospitante. Questa capacità è discreta e ha portata globale, anche sotto la calotta glaciale dove le navi regolari non possono avventurarsi.
L'AGS più famoso si chiama Losharik, dal nome di un cavallo dei cartoni animati composto da una serie di sfere. Questo fa riferimento alla sua insolita costruzione dello scafo in titanio. Il Losharik ha subito un grave incidente il 1 luglio 2019 e rimase fuori servizio. Ma si prevede che tornerà in servizio nei prossimi anni. Nel frattempo la Russia ne ha altri. Poche navi da "ricerca" hanno attirato tanta attenzione quanto la nave Yantar di GUGI. È sospettata di aver utilizzato veicoli telecomandati (ROV) e sommergibili con equipaggio tramite cavi Internet sottomarini. Inizialmente era facile da rintracciare perché era conforme alla norma delle navi da ricerca di trasmettere la posizione tramite AIS (sistema informativo automatizzato). Ma dall’anno scorso sembra che disattivi il suo AIS quando le fa comodo, un privilegio per le navi militari. Le vere capacità e la missione di Yantar probabilmente rimarranno ambigue, eppure lei opera nell'ombra, ai margini della ricerca scientifica legittima.
La Russia ha ora raggiunto l’Occidente in termini di droni sottomarini. Il tipo principale è il Klavesin 2P-PM che può immergersi fino a circa 2.000 metri (6.560 piedi), anche se alcune fonti suggeriscono anche più profonde. L'immersione più profonda tra i modelli correlati è il Vityaz-D che può raggiungere almeno 10.028 metri (32.900 piedi). Questo porta ovunque sul fondo del mare a portata di mano. Attualmente questi AUV sono principalmente destinati all'ispezione o alla raccolta di informazioni. Ma le aziende russe stanno lavorando su nuovi modelli con bracci manipolatori che potrebbero aumentare la loro minaccia per i cavi sottomarini.
Gli AUV sono generalmente trasportati dai sottomarini adibiti a missioni speciali classificate. Ma sono abbastanza piccoli da poter essere lanciati di nascosto da altre navi, comprese le navi mercantili. I tipi di immersioni più profonde tendono a viaggiare solo poche miglia lateralmente, quindi la nave di supporto potrebbe dover indugiare nelle vicinanze.
Non tutti i compiti richiedono il sottomarino per immersioni profonde Losharik, relativamente costoso. La Russia ha iniziato a utilizzare i suoi sottomarini di salvataggio per immersioni profonde per altri compiti sui fondali marini molti anni fa. Non erano adatti e nel 2005 uno di loro finì in guai seri e dovette essere salvato da una squadra della Royal Navy. Ma l’ultimo modello Bester è progettato pensando a questo duplice ruolo ed è pubblicizzato per le operazioni sui fondali marini. Come il Losharik, può essere trasportato sui giganteschi sottomarini che ospitano missioni speciali.
Il programma della Marina russa sui mammiferi marini è passato in gran parte all’attenzione fino a quando una balena Beluga addomesticata non è comparsa in Norvegia nell’aprile 2019. Tuttavia c’erano già segnali della sua crescente importanza. Alla fine del 2018 i mammiferi marini, probabilmente i delfini, sono stati impiegati nel conflitto in Siria. E un recinto per balene Beluga è stato spostato dalla sua sede abituale alla base principale del GUGI a Olenya Guba. Ciò associa il programma Beluga, e forse le foche e i delfini, a GUGI. Sebbene non confermato, è plausibile che le balene Beluga possano svolgere una ricognizione segreta delle infrastrutture sottomarine. Sono gli operatori furtivi per eccellenza e possono immergersi a una profondità di circa 1.000 metri (3.280 piedi).



Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Navyrecognition, HI SUTTON, Navalnews, Wikipedia, You Tube)























 

CANNONI AEROPORTATI: i cannoni DEFA ( Direction des Études et Fabrications d'Armement ) sono una famiglia di cannoni revolver per aerei di fabbricazione francese ampiamente utilizzati che sparano colpi standard NATO calibro 30 mm.






https://svppbellum.blogspot.com/

Blog dedicato agli appassionati di DIFESA, storia militare, sicurezza e tecnologia. 




Il primo DEFA 551 fu sviluppato alla fine degli anni '40. Si basava sul tedesco Mauser MG 213 C, un cannone revolver sperimentale sviluppato per la Luftwaffe. 

L'MG 213 non raggiunse mai la produzione, ma ispirò il DEFA, il cannone britannico ADEN molto simile, e il più piccolo cannone americano M39. Come DEFA 552 entrò in produzione nel 1954. Nel 1968 fu sviluppata una versione aggiornata, Canon 550-F3, che entrò in produzione nel 1971 come DEFA 553. La nuova versione prevedeva un nuovo sistema di alimentazione, canna in acciaio nichelato, rivestimento del tamburo forgiato e migliore affidabilità elettrica.

Il DEFA 553 è un cannone revolver a cinque camere a gas che utilizza armamento pirotecnico e accensione elettrica. Spara munizioni da 30 mm di vario tipo ed è capace di fuoco continuo o raffiche di 0,5 o 1 secondo.
Il 553 è stato sostituito dal DEFA 554, che incorpora una serie di miglioramenti nei dettagli. Il DEFA 554 utilizza tre, anziché due, camere per la ricarica, aumentando il rateo di fuoco. La durata della canna e l'affidabilità meccanica sono migliorate e un'unità di controllo elettrica consente al pilota di selezionare due velocità di fuoco: 1.800 colpi al minuto aria-aria o 1.200 colpi al minuto per attacchi aria-terra. Il 554 fornisce anche tre cariche di armamento pirotecniche anziché una, consentendo al pilota di armare l'arma dopo il decollo e di avere due cartucce per riarmare l'arma se necessario durante il volo.








Utilizzo in servizio

La serie DEFA 550 era l'armamento standard di tutti i caccia francesi armati di cannoni dal 1954 fino all'avvento del Dassault Rafale negli anni '80. Un paio di queste armi, con 125-135 colpi per cannone, sono standard sull'aereo da attacco italo-brasiliano AMX International AMX, sul francese Dassault MD 450 Ouragan, Dassault Mystere, Mirage III/V, Dassault Étendard IV e Dassault Super Étendard, Sud Aviation Vautour, Mirage F1, SEPECAT Jaguar e la serie Mirage 2000 . È stato utilizzato anche sugli israeliani Douglas A-4E/F/H/N Skyhawks, IAI Nesher, IAI Kfir e IAI Lavi, sugli italiani Fiat G.91Y e Aermacchi MB-326 K, sull'indonesiano A-4 e sul South Ghepardo africano dell'Atlante e Impala Mk.II. Varie installazioni di gun pod sono disponibili presso  CASA, Dassault Aviation e Matra.
Il DEFA 550 è molto simile al cannone britannico ADEN e può utilizzare le stesse munizioni.
La serie DEFA 550 ha lasciato il posto alla serie GIAT 30 utilizzata sul Dassault Rafale, anche se è probabile che rimanga ampiamente utilizzata per molti anni ancora.

Varianti:
  • DEFA 551 per il Dassault Mystère IV, il Dassault Mystère IIC e il Sud Aviation Vautour;
  • DEFA 552 per il Dassault Super Mystère B2, il Dassault Étendard IV e l' Aeritalia G.91Y;
  • DEFA 552A per Mirage III/ 5/50, Nesher/Dagger/Finger, IAI Kfir e IAI Lavi;
  • DEFA 553 per il Dassault Mirage F1, l' Alpha Jet, il SEPECAT Jaguar, il Dassault-Breguet Super Étendard, il Mirage 2000D RMV, l' Aermacchi MB-326K, il CASA C-101, l'Atlas Cheetah, l'Impala Mk II, il IA-58B/C e IA-63;
  • DEFA 554 per il Mirage 2000 monoposto, l'AMX A-1, l' IA-58D e l’IA-63.

Operatori attuali

  • Francia: Mirage 2000, precedentemente Super Étendard, Mirage F1, Jaguar, Mirage 5, Étendard IVM, Mirage III, Super Mystère B2, Mystère IV, Mystère IIC e Vautour II;
  • Emirati Arabi Uniti : Mirage 2000-9, precedentemente Mirage 5, Mirage III e MB-326K;
  • India : Mirage 2000I/TI, precedentemente Mystère IV;
  • Grecia : Mirage 2000-5 Mk2, precedentemente Mirage F1;
  • Colombia : Kfir Block 60, precedentemente Mirage 5;
  • Brasile : AMX, precedentemente Mirage 2000C/B e Mirage III;
  • Qatar : Mirage 2000-5, precedentemente Mirage F1;
  • Taiwan : Mirage 2000-5;
  • Marocco : Mirage F1 ASTRAC;
  • Pakistan : Mirage 5 ROSE e Mirage III;
  • Ecuador : Cheetah, precedentemente Mirage F1, Kfir, Mirage 50 e Impala Mk II;
  • Argentina : Super Étendard Modernisé, A-4 e IA-63, precedentemente IA-58, Finger, Dagger, Mirage 5P e Mirage III;
  • Perù : Mirage 2000P/DP, precedentemente Mirage 5P;
  • Egitto : Mirage 2000EM/BM e Mirage 5;
  • Iran : Mirage F1;
  • Sri Lanka : Kfir ;
  • Cile : A-36 Toqui/C-101CC, precedentemente Mirage 50, Mirage 5 e Mirage III;
  • Gabon : Mirage F1, precedentemente Mirage 5;
  • Libia : Mirage F1, precedentemente Mirage 5.

Ex operatori

  • Spagna : Mirage F1 e Mirage III;
  • Sud Africa : Cheetah, Mirage F1, Nesher, Mirage III e Impala Mk II;
  • Israele : A-4, Lavi, Kfir, Nesher, Mirage 5, Mirage IIIC, Super Mystère B2, Mystère IV e Vautour II;
  • Giordania : C-101CC e Mirage F1;
  • Iraq : SuperÉtendard e Mirage F1;
  • Kuwait : Mirage F1;
  • Venezuela : Mirage 50, Mirage 5 e Mirage III;
  • Belgio : Mirage 5;
  • Arabia Saudita : Mirage 5;
  • Zaire : Mirage 5 e MB-326K;
  • Australia : Mirage III;
  • Libano : Mirage III;
  • Portogallo : G.91 R/3;
  • Honduras : Super Mystère B2;
  • Italia : G.91Y;
  • Indonesia : A-4;
  • Ghana : MB-326K;
  • Tunisia : MB-326K.

DEFA 550

Il Giat DEFA 30 M 550 (F2A/F2B/F3/F4) è una famiglia di cannoni automatici di tipo revolver francesi derivati, come l'Aden inglese, dal cannone sperimentale tedesco Mauser MG 213 sviluppato per la Luftwaffe durante la seconda guerra mondiale e mai entrato in produzione.
Diffusissimo su molti aerei francesi e italiani, è stato prodotto in 3 principali versioni: M552A, M552B, M553 e M554. Ha una munizione non molto potente per il suo calibro, come si evince dal bossolo di appena 113 mm, e per giunta dello stesso calibro del proiettile. La dotazione normale è di due armi e 250 colpi complessivi.

Versioni :
  • DEFA 552 (Canon 30 M 550 F2A/F2B): modello iniziale prodotto a partire dal 1954, equipaggia i Mirage III/5/50, gli Étendard IVM, i Super Étendard, i Jaguar francesi, gli MB-339K, i G-91/G-91Y, Nesher e i Kfir;
  • DEFA 553 (Canon 30 M 550 F3): prodotto a partire dal 1971, equipaggia i Mirage F1, i Jaguar francesi, gli Alpha Jet francesi, i CASA C-101 e i Pucara;
  • DEFA 554 (Canon 30 M 550 F4): equipaggia i Mirage 2000 e gli AMX brasiliani.

Caratteristiche del Canon 30 M 550 F4:
  • Massa: 87 kg;
  • Sforzo di rinculo: da 1.200 a 3.000 daN;
  • Cadenza di tiro: 1.800 colpi al minuto;
  • Modalità di tiro: raffiche limitate o libere;
  • Munizioni: 30 mm × 113B DEFA (calibro/lunghezza bossolo);
  • Velocità iniziale: 810 m/s;
  • Dimensioni: 2 073 × 293 × 251 mm (L × l × h).



Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Wikipedia, You Tube)