venerdì 1 dicembre 2023

ESERCITO ITALIANO: gli eventi politici, economici e militari che hanno aumentato notevolmente la complessità e l’instabilità dell’attuale scenario internazionale e il programma AICS (Armored Infantry Combat System) del Consorzio Iveco-Oto Melara.





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L’INSTABILITA’ NEL CUORE DELL’EUROPA

Nel 2022 si sono verificati una serie di eventi politici, economici e militari che hanno aumentato notevolmente la complessità e l’instabilità dell’attuale scenario internazionale. Provocheranno inevitabilmente un cambiamento radicale negli equilibri mondiali. Per la sua intensità e per le sue implicazioni socio-economiche, il significato storico della crisi russo-ucraina può essere simbolicamente paragonato a ciò che la costruzione del muro di Berlino nel 1961 rappresentò per l’intero sistema mondiale. Lo scoppio di un conflitto “simmetrico” all’interno dei confini del continente europeo ha portato, da un lato, ad aumentare significativamente l’attenzione mondiale sui temi della difesa e della sicurezza. Dall’altro, ha fatto sì che gli Stati e le principali organizzazioni internazionali sentissero l’urgente necessità di migliorare le capacità di combattimento delle loro forze militari. Esiste un richiamo alla necessità di ritornare all’addestramento bellico, reso più attuale che mai dagli eventi che hanno portato alla crisi ucraina. 
Di conseguenza, nel corso del 2022, l’Esercito Italiano ha intrapreso un ambizioso processo di sviluppo, formazione e ammodernamento delle capacità volto a consolidare, all’interno del sistema Paese, il ruolo vitale dell’Esercito come forza militare credibile, efficace e capace di affrontare le molteplici sfide che caratterizzano gli eterogenei scenari del il cosiddetto “Mediterraneo Allargato”, area di primario interesse strategico nazionale. 
Per fare questo, è necessario disporre di assetti, materiali e sistemi d’arma tecnologicamente avanzati e competitivi. Devono garantire che il futuro Esercito mantenga e migliori le sue capacità operative uniche e generi effetti nel contesto multi-dominio. L'ammodernamento è un fattore strategico per la capacità operativa delle forze militari terrestri, le cui priorità saranno principalmente rinnovare la componente pesante, adattare la protezione delle forze alle diversificate minacce provenienti soprattutto dalla 3a dimensione, potenziare il supporto di fuoco e l'Aviazione dell'Esercito, e, non ultimo, sviluppare la logistica distribuita introducendo processi automatizzati.

IL PROCESSO DI MODERNIZZAZIONE E IL PROGRAMMA A.I.C.S.

Il programma Armored Infantry Combat System (AICS) catalizzerà questo processo di modernizzazione. Si tratterà di un innovativo “sistema di impianti” che, grazie alla modularità delle sue attrezzature e all'elevata connotazione tecnologica, andrà ad equipaggiare la componente pesante. Le nostre unità dovranno necessariamente fare un significativo salto di qualità nella loro capacità operativa. Avranno un’adeguata potenza di fuoco, protezione, mobilità e flessibilità, tutte caratteristiche essenziali, soprattutto in un contesto reso sempre più complesso dall’avvento delle tecnologie emergenti e dirompenti e dalla crescente importanza acquisita dai domini cyber e spaziale. Le diverse versioni che comporranno la famiglia devono essere tutte cyber-native, in grado di acquisire, trasmettere e gestire informazioni da tutte e cinque le dimensioni operative. 
Dovranno essere connessi in modo sicuro e ridondante, in grado di gestire veicoli e aeromobili semi-autonomi e a pilotaggio remoto. 
Tutte le versioni dovranno essere dotate di sistemi di protezione diversificati e integrati e, infine, inserite in un sistema logistico in grado di gestire autonomamente le esigenze primarie delle singole piattaforme. 
Deve essere un obiettivo impegnativo che non possiamo mancare! L’adeguamento tecnologico delle forze militari terrestri alle rinnovate esigenze operative nazionali e internazionali potrebbe non essere sufficiente. È necessario comunque continuare a promuovere adeguate politiche di reclutamento, impiego del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano e del personale addestrativo, che da sempre costituiscono una risorsa centrale dell'intera organizzazione. In particolare, l’introduzione del nuovo modello professionale basato sul Volontario Iniziale (VFI) e sul Volontario Triennale (VFT), unitamente alla valorizzazione delle specificità e all’adeguamento dell’organico, garantiranno all’Esercito una sempre maggiore efficienza e versatilità. di occupazione. Per soddisfare i requisiti operativi del Nuovo Modello di Forza della NATO recentemente approvato e dalla Bussola Strategica dell’UE, sarà fondamentale ottimizzare la specializzazione delle donne e degli uomini dell’Esercito italiano. La nostra organizzazione difensiva sta quindi sviluppando un percorso formativo altamente professionale per sfruttare appieno le potenzialità dei moderni sistemi di simulazione. Allo stesso tempo, non verranno accantonate le attività svolte nei poligoni di tiro e nelle aree di allenamento. Sono strumenti preziosi per garantire il realismo concreto della formazione. A questo proposito, l’aumento del personale dispiegato nelle missioni Enhanced Vigilance Activity (eVA) e Enhanced Forward Presence (eFP) mira a garantire alla NATO deterrenza e difesa sul fianco orientale. 
Tali missioni hanno anche un elevato valore operativo e costituiscono una fondamentale opportunità formativa per le nostre unità in un contesto spiccatamente interforze, multinazionale e multi-dominio. È infine necessaria un’attenta riflessione sulle politiche infrastrutturali dell’Esercito, adottando un nuovo paradigma di gestione delle infrastrutture. Il doveroso miglioramento della qualità della vita del personale e l'efficienza energetica previsti dalla “Difesa Verde” ne saranno le caratteristiche principali, prestando adeguata attenzione alle crescenti esigenze operative, formative e logistiche. In conclusione, il Rapporto ITA Esercito 2022 riassume le principali tappe dell’ambizioso processo di trasformazione ordinativa, organizzativa e operativa che l’Esercito ha intrapreso. Questo processo di trasformazione consentirà all’E.I. di essere una risorsa moderna, affidabile ed efficiente per il Paese, fornendo un contributo indispensabile alla tutela degli interessi strategici nazionali e internazionali.

IL RUOLO DEGLI UFFICIALI E DEI SOTTUFFICIALI

Cercando l’esatta definizione di Capo Plotone nelle fonti più autorevoli, potremmo scoprire che ancora oggi, nell’era del Mission Command e della super-specializzazione del personale d’armi, il ruolo del Plotone Leader è spesso legato esclusivamente agli Ufficiali. "Nel gergo militare, un plotone è una suddivisione di una compagnia, o di un'unità autonoma, composta da due o più squadre di soldati (soprattutto di fanteria, di cavalleria o di alcune specialità del genio), il cui comando spetta a un ufficiale subalterno", escludendo soprattutto il ruolo dei sottufficiali senior. È una definizione azzardata e ancorata a criteri vecchi e ormai obsoleti. Oggi, grazie al complesso percorso formativo presso la Scuola Sottufficiali dell'Esercito e all'ormai riconosciuto ruolo centrale svolto dai Sottufficiali, tale definizione è stata ampiamente superata dai fatti. Essere un capo plotone oggi è senza dubbio la più grande aspirazione di tutti i sottufficiali senior. Solo una volta terminato un intenso e faticoso periodo formativo, al termine di rigorose selezioni psico-attitudinali e continue prove per accertare il possesso di tutti i requisiti fisici necessari, un solido quadro di valori e particolari qualità caratteriali, hanno l'onore di entrare nei ranghi dell'Esercito. Si assumeranno immediatamente responsabilità che la maggior parte dei colleghi non immagina nemmeno lontanamente. Questo delicato compito è affidato ai sottufficiali senior non solo per l'altissima professionalità ormai consolidata degli odierni sottufficiali ma nasce soprattutto dall'esigenza di demoltiplicare l'esecuzione di compiti tattici complessi e decisivi in scenari operativi sempre più congestionati e interconnessi, che tuttavia sono allo stesso tempo sono estremamente dispersi e richiedono decisioni rapide, efficaci e solide. Il Capo Plotone di oggi è moderno, preparato, motivato e particolarmente consapevole del suo ruolo nella sua unità. Egli è, quindi, con i suoi soldati, perennemente orientato a compiere tutti i compiti che gli sono affidati, sempre e ovunque, e a preparare se stesso e il personale sotto il suo comando per contribuire al compimento della missione con prontezza e decisione.

IL CAPO PLOTONE

Leader "per sua stessa natura", il Capo plotone è una donna o un uomo le cui qualità carismatiche si riverberano sui fanti, sugli zappatori o sugli autisti militari ai loro ordini e di cui sentono il peso e l'onore della responsabilità. Il capo plotone è quel soldato che ha assunto consapevolmente il ruolo di guida e mentore, soprattutto per i più giovani della sua unità, dimostrandosi costantemente all'altezza del compito assegnato. Il capo plotone è quel professionista che, pur avendo raggiunto il ragguardevole traguardo dell'ambito gradino "binari" da indossare, è sempre alla ricerca coraggiosa del miglioramento suo e del suo Plotone. Soprattutto è consapevole che nessuno è mai nato “leader” e che a questa posizione corrisponde un incommensurabile impegno quotidiano e una costante dedizione al servizio a costo di sacrificare gran parte dei propri interessi privati. Il delicato contesto geopolitico internazionale a poche centinaia di chilometri da noi ci dà ogni giorno una certezza: oggi il Platoon Leader costituisce l’asse portante della manovra delle forze di terra più che nel recente passato, caratterizzato da operazioni di Peacekeeping e Homeland Security. Ci si aspetta che gli attuali Comandanti di Plotone abbiano la capacità di prendere decisioni con completa autonomia in ambienti operativi complessi e altamente dispersi, condividano le intenzioni dei Superiori, strettamente legate alla loro vocazione militare, e abbiano un background professionale che va oltre l'ambito educativo - standard formativi, per quanto elevati possano essere. Queste sono solo alcune delle caratteristiche uniche del Capo Plotone. E, se mai ce ne fosse bisogno, la professione di Capo Plotone non è per tutti! Al contrario, chi ritiene che la carriera da Sottufficiale sia più semplice e proficua rispetto ad altre categorie potrebbe ritrovarsi incapace di sopportare il peso delle responsabilità, delle scelte e delle decisioni da Capo Plotone che deve prendere senza vacillare nei momenti concitati e drammatici. È proprio in questo senso che la Scuola Sottufficiali dell'Esercito prima e la vita nei reparti poi sono le palestre dove allenare la propria forza d'animo, dove riconoscere i propri limiti e superarli, dove imparare ad alzarsi dopo essere caduto. Solo chi riuscirà a superare le fitte maglie della infinita selezione (da parte degli istruttori prima e, ancor più, del personale ai loro ordini poi) potrà aspirare a questo prestigioso e delicato incarico. I leader avranno l’onere di poter influenzare il proprio staff con la propria autorità piuttosto che scegliere di comandare con autoritarismo; dovranno convincere gli uomini e le donne ai loro ordini, mostrando loro che passione, disciplina e senso di appartenenza sono gli unici strumenti di cui dispongono per affrontare le giornate di duro allenamento o i periodi trascorsi oltre i confini nazionali.
I leader dovranno contribuire a rafforzare quella naturale differenza tra le parole "comando" e "Leader": tutti, infatti, in virtù del loro grado, potrebbero essere chiamati a "comandare" e impartire ordini, ma pochi invece sono coloro che possono essere considerati Leader tout court. Ciò avviene solo ed esclusivamente quando i militari, con particolare riferimento ai giovani sottufficiali, credono fermamente in ciò che fanno, a prescindere da ciò che hanno scelto di essere. Non vanno tuttavia trascurati i rischi che questo arduo compito nasconde nel labirinto della sua interpretazione oggettiva e soggettiva. Essere Capo Plotone comporta innumerevoli caratteristiche e qualità che derivano dal carattere, dalla dimensione fisica, dalla formazione professionale e dai valori etici acquisiti nel tempo e devono essere costantemente curati, ampliati e consolidati. Basterebbe che anche uno solo degli elementi citati si incrinasse per testimoniare l'evidente distacco tra l'essere e il saper essere, tra il fare e il saper fare. In tali circostanze, spesso si cerca rifugio dietro giustificazioni inverosimili che poco hanno a che fare con il sacro giuramento prestato o, di fronte alle preoccupazioni delle madri e dei padri che hanno affidato loro i loro figli piccoli e tutte le loro speranze. In questi contesti gli uomini perderanno fiducia non nel soldato indicato come loro “Capo di plotone” ma nell’intero sistema, a sottolineare il ruolo cardine dei Capi di plotone per l’intera organizzazione militare. Pertanto, alla luce degli sforzi profusi dall’Esercito volti ad elevare la qualità dei sottufficiali in generale, ed in particolare quella dei Capi Plotone, oggi più che mai l’obiettivo dell’Esercito deve essere quello di salvaguardare i risultati di assoluto rilievo conseguiti fino al oggi adottando il criterio del merito nella promozione e, ove necessario, avvalendosi di soggetti che costantemente si dedicano, più degli altri, alla quotidiana osservanza del giuramento prestato.




IL PROGRAMMA “Armored Infantry Combat System”

Torniamo a parlare ancora una volta del programma AICS (Armored Infantry Combat System) dell’Esercito Italiano e lo facciamo con un obbiettivo ben preciso: farne capire l’importanza e la rilevanza strategica. Sì perché dal programma AICS, per il quale è previsto un fabbisogno complessivo di 15 miliardi di euro, a fronte di 5,2 miliardi di euro già stanziati, dipende il futuro dell’EI e del suo sforzo di modernizzazione.
Il CIO (Consorzio Iveco-Oto Melara), un consorzio composto dalla società italiana Leonardo e Iveco, parzialmente di proprietà statale (30,2%), ha rivelato un primo rendering 3D della sua offerta per il programma AICS (Armored Infantry Combat System) dell'Esercito italiano. L'obiettivo di questo programma è quello di sostituire i veicoli da combattimento della fanteria Dardo (IFV) e i venerabili veicoli corazzati da trasporto truppa (APC) M113 con una soluzione nuova e moderna. 
L'Esercito Italiano ha emesso la richiesta per un totale di 679 veicoli. I costi previsti del progetto AICS saranno di circa sei miliardi di euro, ma allo stato attuale sono stati approvati solo pochi milioni di euro per il prossimo anno; tuttavia, per il programma fino al 2035 sono già garantiti complessivamente 2,141 miliardi di euro.







Il requisito numerico dell’Esercito fissa a 679 i veicoli da acquistare in versioni: 
  • IFV, 
  • Combat Support, 
  • Posto Comando, 
  • Ambulanza-Medevac, 
  • con cui dotare le Brigate Corazzate e Meccanizzate, più scuole e riserva.

I nuovi IFV dovranno: 
  • essere in grado di condurre operazioni in varie condizioni climatiche, 
  • essere dotati di sistemi elettronici avanzati che permetteranno di operare all’interno di unità miste, costituite da veicoli con e senza equipaggio,
  • avere a bordo sistemi di auto diagnosi delle avarie che consentiranno al personale di bordo e tecnico di risolvere rapidamente i problemi, alleggerendo la logistica, sempre più informatizzata, e le attività di manutenzione,
  • essere dotati di sistemi di protezione attiva (APS), resi indispensabili dalla minaccia portata dai missili anticarro a testata multipla con profilo d’attacco dall’alto e dal sempre più frequente impiego di munizioni “loitering” e/o droni “suicidi”,
  • rappresentare un “punto di rottura” con i Dardo grazie all’ampio ricorso alla tecnologia “fight -by-wire” ed alla capacità MUM-T o Manned Unmanned Teaming,
  • introdurre una nuova torretta “telecomandata”, ovviamente con l’opzione del controllo manuale di emergenza,
  • utilizzare l’impiego di munizionamento programmabile integrato da missili con capacità “fire and forget” ed un sistema d’arma laser,
  • avere ottime capacità di spostamento e movimento su ogni tipo di terreno, 
  • utilizzare un propulsore ibrido-diesel-elettrico, con possibilità di guidare il mezzo in modalità esclusivamente elettrica,
  • utilizzare la modalità full electric solo ad andature a bassa velocità, peraltro utili nel caso di movimenti a bassa “osservabilità termica ed audio” nei pressi delle linee nemiche o per operazioni di ricognizione; oltre un certo limite di velocità, subentrerà la propulsione mista elettrica-termica o esclusivamente termica, a seconda della tipologia di sistema ibrido prescelto,
  • adottare batterie particolarmente potenti e performanti che dovranno operare non solo a favore del sistema propulsivo ma anche per il funzionamento dei sistemi di bordo e della torretta,
  • avere un’equipaggio di 2-3 uomini,
  • trasportare una squadra di fanteria formata da un massimo di 8 fucilieri assaltatori completamente equipaggiati; la squadra di fanteria dovrà avere anche a disposizione micro UAV e UGV per allargare il raggio di sorveglianza e ricognizione del teatro d’azione e questi mezzi dovranno e potranno essere comandati da remoto.

L’I.F.V. proposto dal CIO ha un layout molto convenzionale: è dotato di un power pack montato anteriormente con il conducente seduto accanto al motore, uno spalto ben inclinato, una torretta a due uomini situata al centro dell'IFV, e un ampio vano di smontaggio nella parte posteriore che include una grande rampa per l'ingresso e l'uscita. Il nuovo progetto del CIO utilizza una trasmissione contenente sette ruote stradali ed è dotato di cingoli in acciaio con pattini in gomma; su molti altri progetti IFV, i produttori hanno optato per cingoli compositi con elastici più leggeri. In modo simile ad altri IFV come il CV90, il Dardo, il Marder e il Lynx IFV, il sistema di scarico del nuovo design del CIO per il programma AICS si trova nella parte posteriore. Uno scarico posteriore rende la disposizione del veicolo un po' più complicata, ma ha un impatto positivo sulla firma termica quando il veicolo è visto dalla parte anteriore.
Il nuovo IFV del CIO è dotato di una variante della torretta Hitfist di Leonardo, simile a quella già schierata sull'IFV ruotato Freccia 8×8. Dato che si prevede che questa torretta offra punti in comune con i progetti Hitfist già in campo, si ritiene che sia sostanzialmente più economica – soprattutto se si considera l'aspetto logistico – rispetto ad un design di torretta nuovo di zecca. Curiosamente il CIO ha proposto di utilizzare l’Hitfist OWS senza pilota per la prossima versione del Freccia IFV, ovvero il cosiddetto Freccia Evo.
La torretta Hitfist dell'attuale progetto del CIO è apparentemente dotata di un cannone statunitense Mk 44 Bushmaster II della Northrop-Grumman completamente stabilizzato, o della nuova arma sviluppata da Leonardo, camerata nel calibro 30 x 173 mm. Quando montato su una torretta Hitfist, il cannone ha una depressione massima di -10° e un'elevazione massima di 60°. Anche la mitragliatrice Mk 44 Bushmaster è stata proposta come potenziale armamento principale per il Freccia EVO. Nella torretta, oltre al cannone principale, si trova anche una mitragliatrice coassiale di tipo attualmente non specificato. Sulla base delle immagini estremamente limitate, il cannone Bushmaster Mk 44 da 30 mm montato sul nuovo IFV del CIO include una bobina magnetica sulla punta della canna, che viene utilizzata per impostare la spoletta dei proiettili ABM (Air Burst Munition) programmabili. Il veicolo sembra non essere dotato di lanciatori di missili guidati anticarro (ATGM), in linea con l'attuale IFV italiano. Solo un piccolo numero della flotta IFV italiana è stata dotata di lanciatori ATGM Spike-LR: venti dei Dardo IFV cingolati e 36 Freccia IFV su ruote nella versione Combat controcarro (Combattimento anticarro) hanno ricevuto tali sistemi. Due lanciagranate quadrinati fumogeni forniscono ciascuno alla torretta Hitfist una capacità di autodifesa.
Inoltre, sulla parte superiore della torretta sono installati un alto tagliafili e un albero meteorologico.  Il sensore optronico JANUS RSTA di Leonardo verrà fornito come ottica indipendente per il comandante, dotato di un telemetro laser sicuro per gli occhi con una portata di 20.000 metri, una termocamera di terza generazione basata su un Focal Plane Array (FPA) MCT da 640 x 512 elementi e una telecamera CCD per luce diurna per una risoluzione di 530 linee TV, che fornisce un'uscita in il formato PAL standard. Questo sensore ottico consente all’equipaggio di rilevare un bersaglio delle dimensioni di un carro armato a quasi 15 chilometri di distanza, riconoscere lo stesso bersaglio a circa 5 chilometri di distanza e identificarlo a quasi 2,5 chilometri di distanza. Il CIO utilizzerà quasi sicuramente una versione aggiornata dello Janus; almeno le prestazioni della telecamera per la luce diurna non sono ancora all'altezza degli standard degli attuali prodotti offerti da Leonardo e dalla sua concorrenza.

IL LIVELLO DI PROTEZIONE DEL MEZZO

Allo stato attuale, la dotazione di sette coppie di ruote stradali e l'utilizzo di cingoli in acciaio convenzionali suggerisce un peso di combattimento più elevato rispetto a Dardo e Freccia, il che suggerirebbe anche che l'IFV proposto per l’AICS raggiunga un livello più elevato di protezione balistica e antimine rispetto a i veicoli precedenti. Non sorprende che si desideri un livello di protezione balistica secondo STANAG 4569 livello 6 e un livello di protezione antimine secondo STANAG 4569 livello 4a/b; almeno questo sembra essere il requisito abituale in numerosi programmi IFV attualmente in corso.
Il nuovo IFV offerto dal Consorzio Iveco-Oto Melara potrebbe utilizzare il motore FPT V20 realizzato dall'azienda italiana FPT Industrial SpA; una versione più piccola di questo motore è già in campo sul sistema di cannoni mobili/cacciacarri Centauro II. Il FPT V20 è dotato di otto cilindri disposti a V di 90° e ha una cilindrata di 20 litri. Utilizza l'iniezione Common Rail e un turbocompressore per raggiungere una potenza massima di 670 kW (911 cavalli) a 1.800 giri/min. Il motore può fornire una coppia massima di 4.100 Nm a 1.500 giri/min. L'FPT V20 ha un peso di 1.600 chilogrammi. Potrebbe essere accoppiato a una trasmissione ibrida elettrica.
L'Italia ha una storia di acquisto di veicoli prodotti localmente: la mancanza di concorrenza contro i progetti stranieri e la progettazione rigorosa per i requisiti nazionali ha portato l'Esercito italiano a mettere in campo una serie di veicoli corazzati da combattimento (AFV) unici con un successo di esportazione solo limitato: l'LMV di Iveco è la grande eccezione a questa regola. 

LA PROPOSTA RHEINMETALL E L’ACCESSO AL PROGRAMMA M.G.C.S.

Tuttavia vale la pena notare che Rheinmetall Italia ha proposto il Lynx KF41 IFV come alternativa al design del CIO. Il veicolo viene offerto con il coinvolgimento dell’industria locale (inclusa l’“italianizzazione” utilizzando componenti fabbricati localmente) e come parte di un accordo di cooperazione in materia di difesa italo-tedesca, che potrebbe anche portare l’Italia ad ottenere l’accesso al programma Main Ground Combat System (MGCS). Nell'ambito del programma MGCS è in fase di sviluppo un sistema di combattimento multipiattaforma di prossima generazione, che nel prossimo futuro sostituirà i principali carri armati da battaglia (MBT) Leclerc e Leopard 2.
L’AICS, deve per prima cosa, portare alla riqualificazione del parco cingolati dell’EI, con piattaforme di nuova generazione basate sul concetto di piattaforma nodale, ovvero di piattaforme connesse e cooperative capaci di operare secondo la logica multidominio. 
Poi, deve consentire di sviluppare tutta una serie di nuove tecnologie basate sui seguenti abilitanti: AI, super calcolo, combat cloud e realtà aumentata. La “bolla” AICS, infatti, dovrà raccogliere e analizzare grandi quantitativi di informazioni e ricavarne valore da distribuire in maniera selettiva ai fini del conseguimento dell'effetto ricercato sul campo di battaglia. 
Inoltre, l’AICS dovrà inserirsi nell’esperienza dei programmi ARIETE C2 e CENTAURO 2 per potenziare ulteriormente, e rendere ancor più competitiva, una filiera nazionale terrestre della Difesa comprendente i grandi player – Leonardo, IDV e CIO – le PMI, i centri di ricerca e le università. 
Deve essere uno sforzo sistemico di ampio respiro per la realizzazione di un sistema con il quale l’EI dovrà calarsi nella modernità di un continuum conflittuale che non prevede più la pace ma una competizione permanente intervallata da crisi/situazioni ibride e da guerre su larga scala. 
L’Esercito Italiano dovrà essere più flessibile, adattabile e capace di proiettare effetti letali e non letali in tutti quei contesti nei quali è necessario tutelare il benessere e la sicurezza nazionale. 
Il futuro AICS rafforzerà la cooperazione anche in chiave nazionale ed europea, l’importante design authority e la nostra sovranità tecnologica, intesa come libertà di intervento e modifica.



Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Esercito.difesa, RID, Wikipedia, You Tube)




















 

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