domenica 10 dicembre 2023

V.M.F. - novembre 1975: Valerij Michajlovič Sablin guidò l'ammutinamento della fregata ASW Storozhevoy della classe Burevestnik o Krivak. L'ammutinamento fallì, e Sablin fu poi giustiziato per alto tradimento.







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Valerij Michajlovič Sablin, membro del PCUS, disilluso dalla corruzione e dalla stagnazione della dirigenza sovietica, nel novembre 1975 guidò l'ammutinamento della fregata ASW Storozhevoy della classe Burevestnik o Krivak. L'ammutinamento fallì, e Sablin fu giustiziato per alto tradimento nove mesi dopo. La storia dell'ammutinamento ispirò la trama del romanzo di Tom Clancy "La grande fuga dell'Ottobre Rosso".

Valerij Michajlovič Sablin (in russo Вале́рий Миха́йлович Са́блин; Leningrado, 1º gennaio 1939 – Mosca, 3 agosto 1976) è stato un militare sovietico. Membro del PCUS, disilluso dalla corruzione e dalla stagnazione della dirigenza Brežnev, nel novembre 1975 guidò l'ammutinamento della fregata antisommergibile Storozhevoy (in russo Сторожевой, "guardia" o "sentinella"), nella speranza di dare inizio ad una rivoluzione politica di stampo leninista. L'ammutinamento fallì, e Sablin fu giustiziato per alto tradimento nove mesi dopo.
La storia dell'ammutinamento ispirò la trama del romanzo di Tom Clancy La grande fuga dell'Ottobre Rosso.
Valerij Sablin nacque il 1º gennaio 1939, figlio di un ufficiale di Marina. Si diplomò all'Istituto Navale Frunze di Leningrado nel 1960 e prestò servizio nella Flotta del Nord. Sablin non ebbe mai paura di esprimere apertamente le sue opinioni; nel 1962, quando aveva 23 anni, scrisse una lettera a Nikita Chruščëv con la richiesta di "liberare il Partito Comunista dagli adulatori e dagli elementi corrotti", cosa che causò a Sablin un rimprovero dai suoi superiori. Nel 1973 si laureò all'Accademia politico-militare Vladimir Lenin, e fu nominato commissario politico. Uno dei suoi colleghi avrebbe ricordato in seguito: «Sablin aveva sempre pensato globalmente... Cercava di comprendere a fondo i fenomeni sociali. Era un politico naturale».
L'8 novembre 1975, il capitano di 3º rango Valerij Sablin sequestrò lo Storozhevoy, una fregata della classe Burevestnik dove prestava servizio come commissario politico, dopo aver confinato il capitano e gli altri ufficiali in uno sgabuzzino. Il piano di Sablin era quello di portare la nave dal golfo di Riga a nord nel golfo di Finlandia e a Leningrado, attraverso il fiume Neva, ormeggio del dimesso incrociatore Aurora (simbolo della rivoluzione russa), da dove avrebbe protestato per radio e televisione contro la corruzione dilagante nel governo Brežnev. Aveva intenzione di dire quello che molti dicevano in privato: che la rivoluzione e la patria erano in pericolo; che le autorità al potere erano coinvolte fino al collo nella corruzione, nella demagogia e nella menzogna, e stavano portando il paese verso l’abisso; che gli ideali del comunismo erano stati scartati; e che c'era un urgente bisogno di far rivivere i principi leninisti di giustizia. Prima della partenza verso Leningrado, un ufficiale fuggì dalla detenzione e chiese assistenza via radio. Quando lo Storozhevoy superò la foce del golfo di Riga, dieci bombardieri e aerei da ricognizione e tredici navi da guerra erano all'inseguimento, sparando una serie di colpi di avvertimento sulla prua. Diverse bombe furono sganciate davanti e dietro la nave, bersagliata anche dal fuoco dei cannoni. Il timone dello Storozhevoy venne danneggiato e alla fine fu fermata. Le navi inseguitrici si avvicinarono e la fregata fu abbordata da un commando della marina sovietica. A quel punto, tuttavia, Sablin era stato già colpito al ginocchio e imprigionato dal suo stesso equipaggio, che aveva anche liberato il comandante e gli altri ufficiali prigionieri.
Messo di fronte alla corte marziale, Sablin fu accusato di tradimento e nel giugno 1976 fu dichiarato colpevole. Sebbene questo crimine di solito comportasse una pena detentiva di 15 anni, Sablin fu giustiziato il 3 agosto 1976. Il suo secondo in comando durante l'ammutinamento, il marinaio Alexander Shein, ricevette una pena detentiva di otto anni. Gli altri ammutinati furono liberati ma disonorati e allontanati dalla marina sovietica.
Nel 1994, il Collegio Militare della Corte Suprema della Federazione Russa ha riesaminato le sentenze con possibilità di riabilitazione postuma. La corte ha però solo riabilitato parzialmente Sablin anziché scagionare completamente lui e Shein (che a quel tempo aveva scontato la sua pena).
L'Unione Sovietica cercò fin da subito di nascondere quest'incidente, in particolare le sue finalità politiche e ideologiche, cercando di far passare il tutto come un tentativo di diserzione verso l'Occidente di un equipaggio sovietico. Infatti, il golfo di Riga può essere lasciato verso nord solo attraverso uno stretto passaggio tra le isole estoni di Saaremaa e Hiiumaa e la terraferma. Una nave diretta a Leningrado da Riga, che però desidera evitare tale percorso, deve inizialmente dirigersi a ovest, verso l'isola svedese di Gotland. Sablin percorse questa rotta, il che diede l'impressione errata che la Storoževoj si stesse dirigendo verso la Svezia, o persino verso la Danimarca, membro della NATO, invece che a Leningrado. Fino alla fine della guerra fredda, l'intelligence occidentale continuò a credere che l'equipaggio avesse pianificato di disertare.
Gregory D. Young fu il primo occidentale a indagare sull'ammutinamento come parte della sua tesi di laurea del 1982 "Mutiny on Storozhevoy: A Case Study of Dissent in the Soviet Navy", e più tardi nel libro "The Last Sentry" di Young e Nate Braden. La tesi, depositata negli archivi della United States Naval Academy, viene letta da Tom Clancy, il quale vi si ispira per scrivere il libro "La grande fuga dell'Ottobre Rosso" e dal quale ne deriverà il noto film del 1990 Caccia a Ottobre Rosso, diretto da John McTiernan.
Rispetto alla storia reale, il capitano Marko Ramius si rivolta contro il governo sovietico non per riportarlo sulla linea leninista, ma per vendicare l'uccisione della moglie. Il mezzo navale nella finzione non è una fregata anti-sottomarino ma il sottomarino Ottobre Rosso, il quale non viene dirottato verso l'Unione Sovietica ma verso le coste degli Stati Uniti d'America, in quanto Ramius intende consegnarlo agli statunitensi. Altre parti che non hanno attinenza con la realtà sono il personaggio del cuoco - agente del KGB e fedele al governo sovietico - intenzionato a far esplodere il sottomarino, con tutto l'equipaggio, per non farlo cadere in mani nemiche.
Onorificenze sovietiche: Ordine del Servizio alla patria nelle forze armate di III Classe.





L’ammutinamento dello Storozhevoy

Storozhevoy (in russo Сторожевой, "guardia" o “sentinella") fu una fregata antisommergibile della Marina militare sovietica, unità della classe Burevestnik o progetto 1135 (nome in codice NATO: Krivak). La nave fece inizialmente parte della Flotta del Baltico, ed era di stanza a Riga quando fu teatro di un ammutinamento occorso nel novembre 1975.
L'ammutinamento fu condotto dal commissario politico, il capitano di corvetta Valerij Sablin, per protestare contro la dirigenza del PCUS, allora guidato da Leonid Il'ič Brežnev. Il suo scopo era quello di prendere la nave e dirigerla fuori dal golfo di Riga, a Leningrado attraverso il fiume Neva, ormeggiare accanto alla nave museo Aurora, il vecchio incrociatore simbolo della rivoluzione russa, e trasmettere da lì un appello nazionale al popolo. In quel discorso intendeva rimarcare che il socialismo e la madrepatria erano in pericolo; che le autorità al potere erano corrotte, menzognere, e che stavano portando il paese nell'abisso; che a causa loro il comunismo era stato accantonato e che c'era bisogno di rianimare i principi leninisti di giustizia.
La sera del 9 novembre 1975, Sablin attirò il comandante nel ponte inferiore, sostenendo che c'erano alcuni ufficiali che dovevano essere disciplinati perché ubriachi in servizio. Quando il capitano arrivò al piano inferiore, Sablin arrestò lui ed altri ufficiali e li bloccò nel compartimento del sonar prodiero, prendendo così il controllo della nave. Sablin a quel punto convocò una riunione con tutti gli ufficiali superiori della nave per informarli che intendeva salpare per Leningrado e trasmettere il suo messaggio rivoluzionario. Otto ufficiali votarono a favore dell'ammutinamento; i rimanenti sette contrari vennero bloccati in un vano separato sotto il ponte principale.
Sablin passò quindi alla fase successiva del piano, la quale consisteva nel conquistare il supporto i circa 145-155 marinai a bordo. Sablin era un ufficiale che godeva di popolarità sulla nave e questo andava a suo vantaggio. Riunì l'equipaggio e pronunciò un discorso che fece sì che tutti i marinai fossero motivati ed entusiasti del piano.
Uno degli ufficiali che aveva votato a favore dell'ammutinamento fuggì durante la notte attraversando il molo navale per dare l'allarme; tuttavia, il soldato di guardia al molo non gli credette.
Saputo della fuga, temendo di essere scoperto, Sablin decise di salpare subito, invece di aspettare fino al mattino e salpare con il resto della flotta, come inizialmente previsto. La nave salpò sotto la copertura del buio e uscì da Riga. Sablin si assicurò che il radar fosse spento per evitare il rilevamento da parte delle forze sovietiche.
Quando le autorità sovietiche appresero dell'ammutinamento, il Cremlino ordinò di riprendere il controllo della fregata. Metà della Flotta del Baltico, incluse tredici navi militari, fu inviata all'inseguimento e furono raggiunte da 60 aerei da guerra (inclusi tre bombardieri Yak-28), i quali sganciarono bombe da 226 kg nelle vicinanze della nave ribelle. Fu danneggiato il timone della nave, la quale si fermò a 37 miglia nautiche (69 km) dalle acque territoriali svedesi e a 287 miglia nautiche (531 km) da Kronštadt. Dopo alcuni colpi di avvertimento delle navi da guerra in avvicinamento, la fregata fu infine assaltata da una squadra d'abbordaggio della marina sovietica. Sablin, ferito in maniera non mortale, e tutto l'equipaggio vennero arrestati e interrogati. Solo Sablin e il suo secondo in comando, Alexander Shein, un marinaio di 20 anni, furono processati e condannati. Al processo nel luglio 1976, Sablin fu condannato per alto tradimento e fu giustiziato il 3 agosto 1976, mentre Shein fu condannato al carcere e rilasciato dopo aver scontato otto anni. Il resto degli ammutinati fu liberato ma disonorato e allontanato dalla Marina sovietica.

Caccia a Ottobre Rosso

Gregory D. Young fu il primo occidentale a indagare sull'ammutinamento come parte della sua tesi di laurea del 1982 "Mutiny on Storozhevoy: A Case Study of Dissent in the Soviet Navy", e più tardi nel libro "The Last Sentry" di Young e Nate Braden. La tesi, depositata negli archivi della United States Naval Academy, viene letta da Tom Clancy, il quale vi si ispira per scrivere il libro "La grande fuga dell'Ottobre Rosso" e dal quale deriverà il noto film Caccia a Ottobre Rosso, diretto nel 1990 da John McTiernan.
Rispetto alla storia reale, il comandante Marko Ramius si rivolta contro il governo sovietico non per riportarlo sulla linea leninista, ma per evitare che l’Unione Sovietica fosse l’unica a possedere un mezzo in grado di alterare gli equilibri della deterrenza nucleare e consentire di scatenare la terza guerra mondiale con ragionevoli chance di vittoria. La precedente morte dell’amata moglie, causata dall’incompetenza di un chirurgo figlio di un membro della nomenclatura, agevolò il proposito cancellando l’unico legame affettivo in patria ed avendo contemporaneamente acuito la sfiducia nella leadership del paese. L'unità navale nella finzione non è una fregata anti-sommergibile ma il sottomarino Ottobre Rosso, il quale non viene dirottato verso l'Unione Sovietica ma verso le coste degli Stati Uniti d'America, in quanto Ramius intende consegnarlo agli statunitensi. Altre parti che non hanno attinenza con la realtà sono il personaggio dell’aiuto cuoco - agente del GRU e fedele al governo sovietico - intenzionato a far esplodere il sottomarino, con tutto l'equipaggio, per non farlo cadere in mani nemiche.

Destino finale

Lo Storozhevoy continuò il servizio fino alla fine degli anni '90 con equipaggi completamente diversi e compiendo diverse visite in porti stranieri. Trasferito alla Flotta del Pacifico fu poi venduto per essere successivamente demolito in India.






La classe Krivak

La classe Krivak (nome in codice NATO delle navi progetto 1135 Burevestnik) ha rappresentato un salto di qualità nel naviglio costiero sovietico, producendo unità paragonabili strutturalmente ad una fregata occidentale, ma dotate ancora di un sistema d'arma relativamente poco flessibile e pensato piuttosto per la collaborazione con navi più grandi e velivoli basati a terra. Queste fregate hanno una forma dello scafo con un bordo libero relativamente basso e dalla linea estremamente armoniosa e compatta, mentre anche le sovrastrutture sono a loro volta basse e compatte, dando alla nave un buon disegno per affrontare condizioni di elevato moto ondoso restando stabile, grazie al basso baricentro, e al tempo stesso valide doti velocistiche quando richiesto, essendo equipaggiate con quattro turbine a gas in configurazione COGAG.
Nella Marina Sovietica queste navi sono classificate SKR (Storoževoj Korabl'; russo: сторожевой корабль) cioè nave da pattugliamento e il compito principale è quello di pattugliare le acque non molto distanti dalla costa.

Il progetto è differenziato in 3 sottoclassi:

Krivak I

La classe Krivak I o progetto 1135 Burevestnik era l'archetipo della classe, dotata di un sonar a profondità variabile a poppa, abbinato con un sistema di lancio Silex per 4 missili antisom-antinave a prua, mentre il resto dell'armamento riguardava 2 rampe per SAM SA-N 4 con 36 armi (a prua e poppa), 2 lanciarazzi RBU-6000 a prua, 2 impianti tls con 10 tubi da 533 mm ASW-AN a centro nave, 2 impianti binati da 76 mm a poppa con il relativo grande radar Kite screech per la direzione tiro. Sono disponibili anche ferroguide per mine e forse cariche di profondità.

Krivak II

La classe Krivak II o progetto 1135M Burevestnik M è il tipo successivo, relativamente simile al precedente, con la sostituzione dei due impianti binati da 76 mm con altrettanti da 100 mm singoli ed un nuovo sonar a profondità variabile.

Krivak III

La classe Krivak III o progetto 1135.1 Nerej (Nereus) è l'ultima, almeno per l'epoca sovietica, di tali sottoclassi. Vennero progettate e costruite per essere impiegate dal servizio costiero del KGB. Classificate PSKR (Pograničnij Storoževoj Korabl'; cirillico: Пограничний сторожевой корабль) cioè nave da pattugliamento dei confini, sono utilizzate dalla Guardia Costiera della Guardia di Frontiera Federale russa. Sono armate con un unico cannone da 100 mm a prua, con la rimozione di un lanciamissili SA-N-4 Gecko e del lanciatore SS-N-14 Silex. Restano, oltre al cannone, i due lanciarazzi antisommergibile RBU, i due tubi lanciasiluri e l'altro SA-N 4, mentre è presente un elicottero Ka-25/27 in uno stretto hangar poppiero. Queste modifiche sono state apportate al fine di migliorare le capacità ASW, mentre per mantenere le capacità antiaeree dopo la rimozione di un lanciamissili e di un cannone da 100 mm, sono stati installati due CIWS Kaštan da 30 mm con il relativo radar Bass tilt, a poppa. Per non penalizzare le capacità di combattimento ASuW capacità antinave è stata programmata l'installazione del nuovo missile Uran simile all'Harpoon, e dotato di un turbogetto, in grado di recapitare la testata da 135 kg a 130 km (per confronto, il SS-N-2 Styx ha un raggio di 80 km per una testata da 500 kg, ma un peso di 2500 kg contro 650), offrendo tra l'altro un bersaglio molto più piccolo dato il profilo di volo totalmente sea skimming, una minore resistenza alle contromisure elettroniche e una velocità praticamente uguale. Solo poche unità hanno tuttavia avuto agli 8 tubi lanciamissili, in sostituzione degli RBU, determinando così un cambiamento considerevole di priorità rispetto alla missione di pattugliamento ASW originario, spostata verso la lotta antinave.

Krivak IV

I progetti 1135.2 e 1135.3 furono un ammodernamento delle unità Krivak I. I due progetti vengono comunemente chiamati Krivak IV. L'ammodernamento vide la sostituzione dei lanciarazzi RBU-6000 con missili SS-N-25, nuovi radar, nuovi sonar e nuovi sistemi di contromisure elettroniche. Le unità completarono il loro ammodernamento nel 1991. Il progetto 1135.2 ha riguardato Leningradskij Komsomolec, Letučij e Pylkij, mentre il progetto 1135.3, che è un miglioramento del progetto 1135.2 sostanzialmente in alcun elettroniche, è stato limitato solamente allo Žarkij, in quanto il programma di ammodernamento non proseguì in seguito alla fine dell'Unione Sovietica.




Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Wikipedia, You Tube)






























 

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