Rodolfo Graziani (Filettino, 11 agosto 1882 – Roma, 11 gennaio 1955) è stato un generale e politico italiano.
Venne impiegato nel Regio Esercito italiano durante la prima guerra mondiale. Nel primo dopoguerra aderì al fascismo, divenendone una delle figure di spicco. Ebbe responsabilità di comando durante le guerre coloniali italiane: nella riconquista della Libia (1921-1931), nella Guerra d'Etiopia e successivamente nella repressione della guerriglia abissina (1935-1937). Il suo ruolo in Libia e i suoi metodi brutali gli valsero il soprannome di "macellaio del Fezzan".
Durante la seconda guerra mondiale divenne comandante superiore e governatore generale nella Libia italiana subentrando nella carica a Italo Balbo, ma venne duramente sconfitto dall'esercito britannico (1940-1941) e sostituito. Dopo un periodo di ritiro accettò da Mussolini l'incarico, nella costituenda Repubblica Sociale Italiana, di Ministro della Guerra, che mantenne fino al crollo finale del 1945, prendendo parte alla lotta contro gli anglo-americani e contro la Resistenza italiana.
Nel dopoguerra, a causa dell'uso di gas tossici e dei bombardamenti degli ospedali della Croce Rossa durante la guerra d'Etiopia, fu inserito dalla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra nella lista dei criminali di guerra su richiesta del governo etiope, ma non venne mai processato. La richiesta di estradizione presentata dall'Etiopia fu negata dall'Italia nel 1949. Fu invece processato e condannato a 19 anni di carcere per collaborazionismo, anche se scontati quattro mesi fu scarcerato. Aderì quindi al Movimento Sociale Italiano, del quale divenne presidente onorario.
Biografia
Origini e formazione
Nato in una famiglia borghese (il padre era medico condotto), venne indirizzato inizialmente dai genitori verso gli studi religiosi presso il seminario di Subiaco, ma preferì la vita militare. Non avendo sufficiente disponibilità economica per frequentare l'Accademia militare di Modena, svolse il servizio militare di leva nel plotone allievi ufficiali del 94º Fanteria in Roma. Sembra che in gioventù Graziani avesse simpatie socialiste, tant'è che nel 1904, mentre stava preparando l'esame per passare sottotenente, fu sorpreso da un ufficiale a leggere il giornale Avanti! e rischiò per questo di essere espulso. Se qualcuno avesse indagato meglio, avrebbe inoltre scoperto che Rodolfo Graziani qualche tempo prima aveva partecipato a una marcia di protesta davanti all'ambasciata russa ai tempi dei primi tumulti, inneggiando agli insorti. Il 1º maggio 1904 fu comunque promosso sottotenente e inviato al 92º Fanteria a Viterbo. Nel 1906 divenne ufficiale effettivo nel 1º Reggimento Granatieri di Roma.
Nel 1908 fu destinato in Eritrea. Qui imparò l'arabo e il tigrino, lingue che successivamente gli saranno molto utili. Morso da un serpente nel 1911, rimase per quasi un anno in assai gravi condizioni di salute. Dopo aver preso parte alla Guerra italo-turca, fu nominato capitano e partecipò alla Prima guerra mondiale dove, più volte ferito, venne decorato al valor militare.
Nel 1918, a soli 36 anni, divenne colonnello, il più giovane della storia d'Italia. Al termine del conflitto si trasferì a Parma dove, durante il biennio rosso, fu segretamente condannato a morte dal comitato rivoluzionario. Rendendosi conto che correva dei rischi seri, Graziani rinunciò per un anno a ogni incarico civile e militare per darsi al commercio con l'Oriente, ma con modesti risultati.
La riconquista della Libia
Dopo la guerra venne inviato in Libia, portando a termine la "riconquista" della Tripolitania (1924), che gli valse la tessera ad honorem del Partito Nazionale Fascista, e della Cirenaica (1928-1930), a seguito della quale l'11 gennaio 1930 Graziani fu nominato vice governatore della Cirenaica italiana. Graziani aveva capito che la rapidità nei movimenti e negli spostamenti era fondamentale per non dare tregua al nemico e nel fare ciò fu fondamentale l'apporto della cavalleria indigena e dei meharisti integrati nelle "colonne mobili", come avvenne con la conquista italiana di Cufra, strappata ai Senussi.
Nel 1931 fu inviato in Cirenaica italiana a reprimere la ventennale rivolta anti-colonialista guidata da ʿOmar al-Mukhtār: Graziani spostò il suo quartier generale a Zuara e riuscì a riprendere il controllo, anche politico, di quasi tutta la Cirenaica. Badoglio, desideroso di chiudere definitivamente la questione con i ribelli libici, ordinò a Graziani di allontanare la popolazione del Gebel el-Achdar presso cui al-Mukhtār trovava ricovero e protezione e di trasferirla in appositi campi di concentramento sulla costa.
La decisione fu presa ancor prima della nomina di Graziani a vicegovernatore; infatti già da prima si era evidenziato che la sola opzione militare non era sufficiente per fiaccare la resistenza libica, ma si doveva coinvolgere nella repressione l'intera popolazione che forniva assistenza. Le popolazioni del deserto del Gebel furono quindi spostate negli appositi campi costruiti sulla costa, di cui i più importanti erano Marsa Brega, Soluch, Agedabia, El-Agheila, Sidi Ahmed ed El-Abiar. L'erezione dei numerosi campi non mancò di suscitare polemiche in tutto il mondo arabo. La scelta che si rivelò decisiva nello sconfiggere il ribellismo in Cirenaica, come più tardi ammise lo stesso al-Mukhtār, nasceva dal bisogno di scindere in maniera definitiva le popolazioni sottomesse dai ribelli i quali avevano dimostrato una notevole vitalità.
La maggior parte delle popolazioni seminomadi dell'interno fu quindi fatta affluire nei campi di concentramento (vedi Deportazioni di massa del Gebel). Nei campi si registrerà un altissimo tasso di mortalità, a causa delle terribili condizioni igienico-sanitarie e della scarsità di cibo e acqua, che costò la vita a decine di migliaia di persone. L'11 settembre 1931 nella piana di Got-Illfù, dopo essere stato avvistato dall'aviazione italiana, il capo libico al-Mukhtār fu preso prigioniero. Al-Mukhtar fu poi condannato a morte per espressa volontà di Badoglio, dopo un processo sommario, il 16 settembre 1931. Nel maggio del 1934 Graziani fu sostituito in Cirenaica dal nuovo vice governatore Guglielmo Nasi.
La campagna d’Etiopia
Rodolfo Graziani dal 1935 al 1936 comandò le operazioni militari contro l'Abissinia partendo dalla Somalia italiana, sul fronte meridionale. I primi scontri li sostenne proprio mentre Badoglio era impegnato nella battaglia dell'Amba Aradam. Le truppe di ras Destà mossero infatti verso Dolo per attaccare l'armata di Rodolfo Graziani. A Graziani era stato ordinato di mantenere una difesa attiva, al fine di mantenere impegnato nel sud il maggior numero di truppe nemiche, e di non passare all'offensiva. Prontamente informato del movimento delle truppe di ras Destà, lo attese pronto allo scontro. Sulle colonne abissine in marcia fu scatenata l'aviazione che le decimò. Fu in questa occasione che furono usati per la prima volta i gas asfissianti.
La seguente offensiva italiana ne disperse i resti e il 20 gennaio 1936 Graziani occupò la città di Neghelli. Dopo la vittoria su ras Destà, contro Graziani furono schierate le truppe al comando di Wehib Pascià, un generale turco al servizio dell'imperatore etiopico. Wehib cercò di attirare Graziani in una trappola, facendolo spingere il più possibile nel deserto dell'Ogaden. Ma nello svolgere tale operazione i reparti italiani al comando di Guglielmo Nasi e del generale Franco Navarra inflissero gravissime perdite agli abissini, tali da far fallire l'operazione e mettere a repentaglio la stessa sopravvivenza dell'armata abissina.
Pure i soldati abissini utilizzarono armi proibite, in modo particolare i proiettili esplosivi "dum-dum", anch'essi vietati dalla convenzione di Ginevra (cfr. Indro Montanelli), che vennero loro forniti regolarmente dal Regno Unito e dalla Svezia. Lo storico britannico James Strachey Barnes, fascista, poi naturalizzato italiano con il nome Giacomo, sostenne all'epoca, come riferisce Arrigo Petacco, riguardo all'uso dell'iprite che gli italiani "lo fecero legalmente quando gli abissini violarono altre convenzioni: l'evirazione dei prigionieri, l'impiego delle pallottole esplosive e l'abuso del simbolo della Croce Rossa". Graziani stesso, nel suo libro Fronte sud del 1938, sostenne la tesi della rappresaglia, allo scopo di motivare il suo operato.
L'occupazione di Harar e Dire Daua
Il 15 aprile 1936 Benito Mussolini ordinò a Graziani di raggiungere e occupare Harar. Graziani raggiunse Dagahbùr, il 25 aprile. Poi le piogge ne rallentarono maggiormente l'avanzata sull'obiettivo prefissato, facendolo giungere a Dire Daua poche ore dopo il passaggio dell'imperatore in viaggio verso l'esilio. Graziani, al fine di intercettare il treno che portava in esilio l'imperatore sconfitto e prenderlo prigioniero, chiese più volte l'autorizzazione di bombardare i binari per bloccare il treno, ma il permesso gli fu negato dal Duce in persona. Dopo l'occupazione di Harar, Graziani fu nominato Maresciallo d'Italia e marchese di Neghelli.
La nomina a viceré d'Etiopia
Nominato viceré d'Etiopia in seguito alla rinuncia di Badoglio, Graziani in questa veste fece costruire numerosi edifici pubblici, avvalendosi della manodopera e delle risorse locali. A ciò si affiancò anche una dura opera di repressione da parte degli italiani. Furono istituiti campi di prigionia, erette forche pubbliche e uccisi i rivoltosi. Ras Destà appena catturato fu passato per le armi.
L'attentato ad Addis Abeba e la rappresaglia
Il 19 febbraio 1937 fu organizzata una cerimonia per celebrare la nascita del primogenito di Umberto, Vittorio Emanuele di Savoia, alla quale erano stati invitati i notabili locali; questa si svolse presso il Piccolo Ghebì imperiale. Nel corso della cerimonia era prevista anche una distribuzione di cinquemila talleri d'argento ai poveri di Addis Abeba, cosa che incominciò subito dopo l'arrivo dell'abuna Kirillos. A mezzogiorno, improvvisamente, scoppiò una prima bomba, poi di seguito circa altre tre.
Subito i carabinieri e alcuni uomini del Regio Esercito aprirono il fuoco indistintamente contro gli etiopi presenti nelle vicinanze, facendo alcuni morti e diversi feriti, ma senza colpire gli attentatori, che con un complice riuscirono a fuggire. Nell'attentato morirono sette persone, di cui quattro italiani e due zaptié, circa cinquanta furono i feriti ricoverati in ospedale colpiti dalle schegge. Mentre Graziani, gravemente ferito, veniva trasportato all'ospedale della Consolata, cominciò immediatamente il rastrellamento di polizia che portò a numerose uccisioni e arresti arbitrari, mentre nelle ore successive ebbe inizio la rappresaglia, un vero e proprio pogrom, condotta da camicie nere, uomini del Regio Esercito, miliziani musulmani e civili italiani della colonia. In realtà, un numero preciso delle vittime della strage non fu mai condotto: i morti nella rappresaglia furono, infatti, più di 4.000.
Graziani restò ricoverato in ospedale per 68 giorni, i primi dei quali trascorsi in condizioni critiche.
Nel novembre 1937 il Duca d'Aosta fu nominato viceré d'Etiopia ed ebbe inizio una politica meno repressiva, mentre Graziani nel febbraio dell'anno seguente rientrò in Italia.
La Seconda guerra mondiale
La campagna del Nordafrica
Il 3 novembre del 1939, a seconda guerra mondiale già incominciata, Graziani divenne capo di stato maggiore dell'esercito: questa carica lo rendeva però direttamente dipendente da Mussolini, dal re Vittorio Emanuele III di Savoia e dallo stesso Badoglio, con il quale non correva buon sangue. Anche se contrario all'ingresso dell'Italia nel conflitto, poco dopo la dichiarazione di guerra (10 giugno 1940) Graziani partecipò ad alcune operazioni minori contro la Francia. Il 24 giugno i francesi chiesero l'armistizio e quattro giorni dopo Graziani tornò a Roma, dove ricevette la notizia della morte di Italo Balbo. Costretto a succedergli nella carica di governatore della Libia, gli venne ordinato dal Duce di invadere l'Egitto.
L'attacco, difficile per le carenze logistiche e di armamento delle forze italiane scarsamente motorizzate, ebbe inizio il 25 agosto sotto la minaccia di Mussolini di ritorsioni verso di lui. Dopo un'inutile avanzata fino a Sidi El Barrani (poco contrastata dai mobilissimi reparti inglesi del generale O'Connor), le forze di Graziani rimasero ferme per quattro mesi, organizzando grandi e inutili campi trincerati nel deserto, mediocremente collegati tra loro e con modeste riserve mobili. La controffensiva inglese del 9 dicembre 1940 (Operazione Compass) travolse completamente lo schieramento italiano: le truppe britanniche, molto inferiori numericamente ma totalmente motorizzate e con alcune centinaia di potenti carri armati Matilda e Cruiser, aggirarono e circondarono le truppe italiane, ottenendo un successo clamoroso.
Graziani venne completamente sorpreso e non fu in grado di organizzare una difesa efficace; impiegando a gruppi le sue consistenti forze (invece di radunare tutte le sue truppe e organizzare reparti corazzati di riserva), venne progressivamente battuto dalle forze britanniche a Bardia, Tobruk e Beda Fomm (gennaio-febbraio 1941); fu una disfatta totale; oltre 130.000 soldati italiani vennero catturati, tutto il materiale venne perduto, i resti della 10ª Armata ripiegarono sulla posizione di El Agheila perdendo tutta la Cirenaica.
Graziani mostrò gravi carenze di condotta tattica e strategica ed ebbe anche un crollo morale: disperando della salvezza anche della Tripolitania, il maresciallo sollecitò ora (dopo averlo ripetutamente rifiutato) l'arrivo delle forze meccanizzate tedesche proposte da Adolf Hitler, i cosiddetti Afrikakorps.
L'11 febbraio del 1941 venne destituito da Mussolini (molto contrariato per la sconfitta e per la condotta militare del maresciallo). Graziani lasciò la Libia e tornò in Italia: subito alcuni potenti uomini politici chiesero e ottennero un'inchiesta contro di lui. Nel novembre 1941 fu così nominata una commissione d'inchiesta con a capo l'ammiraglio Paolo Thaon di Revel. Nel marzo 1942 questa concluse i propri lavori senza prendere alcun provvedimento. Per oltre due anni Graziani rimase senza nessun incarico.
Dal 1941 al 1943 visse ad Anagni, dove fu raggiunto dall'erede al trono Umberto di Savoia con il quale ebbe un colloquio il 6 settembre 1943 sulla situazione militare e politica dell'Italia che aveva (segretamente) firmato l'armistizio con gli Alleati tre giorni prima.
La Repubblica Sociale Italiana
Con la costituzione della Repubblica Sociale Italiana divenne Ministro della Difesa; il primo a offrigli questo incarico fu Barracu il 22 settembre, ma sulle prime Graziani rifiutò. Il giorno seguente il gerarca sardo lo incontrò a Roma e gli richiese di far parte della nuova compagine governativa "altrimenti" - così gli si sarebbe rivolto - "il vostro rifiuto potrebbe essere giudicato paura". Graziani accettò la sfida. Tra i suoi primi atti da ministro vi fu l'approvazione dei bandi di coscrizione militare nelle Forze Armate della RSI.
Graziani, tra il 1943 e 1944, firmò diversi bandi di richiamo alle armi delle classi dei nati negli anni 1923, 1924, 1925 e richiamando successivamente le classi 1920, 1921 e 1926 e infine anche le classi 1916 e 1917.
Graziani si impegnò a fondo affinché le forze armate della RSI fossero unitarie e fossero definibili come apolitiche, non dal punto di vista ideologico, bensì nel senso propriamente militare di dipendenza diretta dal comando centrale. Per imporre il suo piano, minacciò più volte le dimissioni e si recò anche nel quartier generale di Hitler in Germania per conferire con il Führer il 9 ottobre: lo stesso Graziani riportò il non certo incoraggiante commento che il dittatore tedesco gli fece appena lo vide: "Sono spiacente che proprio a voi debba toccare questo ingrato compito". Per sottolineare il carattere militare e nominalmente apolitico del suo incarico, dal 6 gennaio 1944 il dicastero da lui tenuto non si chiamò più "Ministero della Difesa Nazionale", ma "Ministero delle Forze Armate". Sfruttando anche la sua notorietà, Graziani riuscì a condurre in porto un compromesso a lui favorevole: tranne le Brigate Nere di Pavolini, con il quale ebbe forti scontri, riuscì ad avere il controllo di tutte le forze armate della RSI (controllo invero a volte solo nominale, visto che nell'impiego operativo esse furono di fatto subordinate ai comandi militari tedeschi). Il 14 agosto 1944, quando con decreto legislativo il Duce fece entrare la Guardia Nazionale Repubblicana all'interno dell'Esercito Nazionale Repubblicano, si può dire che Graziani avesse vinto la sua "battaglia" diplomatica.
Graziani dal 2 agosto 1944 assunse il comando dell'Armata "Liguria" con il LXXV Armee Korps e il "Lombardia" Korps e, dal 1º dicembre 1944 al 28 febbraio 1945, del "Gruppo Armate" comprendente la 14ª Armata, che con il LI Gebirgs Korps e il XIV Panzer Korps combatté sulla linea gotica, specialmente nella Garfagnana. Graziani ottenne nella Garfagnana, tra il fiume Serchio e le Alpi Apuane, di bloccare con la Divisione Alpina Monterosa i reparti brasiliani e le forze della 5ª Armata americana, riuscendo tra il 25 e 30 dicembre 1944 (con l'operazione denominata "Wintergewitter", detta in italiano "Offensiva di Natale" o "Battaglia della Garfagnana") a respingere le forze della 92 US Division 'Buffalos' Soldiers. Nell'occasione vennero anche catturati diversi prigionieri e ingenti quantità di viveri e materiale bellico: si trattò dell'unica azione sul fronte italiano nella quale le forze dell'Asse riuscirono a far arretrare gli Alleati nel 1944.
L’armistizio
Con le truppe anglo-americane ormai alle porte, il 26 aprile 1945 firmò la delega al generale Karl Wolff per le trattative di resa a Caserta e la sera del 29 aprile si consegnò a Milano al IV Corpo d'armata statunitense, con la mediazione dell'OSS. Dopo un mese di reclusione a Roma, in giugno fu inviato in Algeria, quale prigioniero di guerra, presso il 211 POW Camp di Cap Matifou e il 16 febbraio 1946 venne rinchiuso nel carcere di Procida. Nel periodo di detenzione egli scrisse tre opere: "Ho difeso la patria", "Africa settentrionale 1940-41" e "Libia redenta". Gli Alleati non procedettero a incriminare Graziani.
Il processo
Il 4 marzo 1948 l'Etiopia presentò la propria documentazione alle Nazioni Unite in cui si accusava l'Italia di sistematico terrorismo in Etiopia. La commissione delle Nazioni Unite convenne che vi erano le basi per un processo preliminare a otto Italiani, incluso Graziani. Ma gli sforzi etiopici di portare Graziani a processo furono vanificati sia dall'Italia che dall'Inghilterra e furono di seguito abbandonati sotto la pressione del Ministero degli Affari Esteri, il cui supporto era considerato essenziale dal governo etiopico per le proprie pretese nei confronti dell'Eritrea.
Graziani venne invece processato relativamente al ruolo da lui svolto nella Repubblica Sociale Italiana. Il processo ebbe inizio l'11 ottobre 1948 presso la Corte d'assise straordinaria di Roma, ma venne sospeso nel febbraio successivo, quando la Corte si dichiarò incompetente a decidere su reati prevalentemente militari. Dopo un supplemento d'istruttoria, il processo si riaprì davanti a un tribunale militare composto di cinque generali e un ammiraglio, che con sentenza del 3 maggio 1950 condannò Graziani a 19 anni di reclusione per collaborazionismo, 13 anni e 8 mesi dei quali condonati. Si valutò inoltre che l'imputato non fosse in grado di incidere sulle decisioni del governo della RSI, anche se Graziani durante la RSI fu ministro delle Forze Armate. Scontati quattro mesi di pena residua, Graziani tornò in libertà.
La carriera politica e la morte
Nel 1952 si iscrisse al Movimento Sociale Italiano, di cui divenne presidente onorario un anno dopo. Nel gennaio del 1954, durante il congresso di Viareggio, pronunciò un discorso nel quale tracciava le sue idee per rilanciare il movimento. Negli ultimi giorni della sua vita si trasferì da Affile a Roma, ove visse sino alla morte.
Il sacrario di Affile
Il comune di Affile ha dedicato a Graziani un sacrario nel parco di Radimonte, inaugurato l'11 agosto 2012. L'erezione del sacrario di Graziani ha suscitato scalpore a livello internazionale. In Italia la stampa nazionale ha raccontato l'intitolazione del sacrario sottolineando i trascorsi di Graziani e le sue responsabilità storiche. Il sindaco di Affile al Fatto Quotidiano, che seguì la giornata celebrativa evidenziando i rilievi critici, lo indicò come: "Un esempio per i giovani". L'altro aspetto sul quale si è concentrata l'attenzione della stampa è stato l'utilizzo di fondi pubblici per la realizzazione dell'opera, celebrativa di un gerarca fascista, in periodo di austerità. Dopo un mese di mobilitazioni, appelli e interrogazioni parlamentari che hanno contestato la scelta del comune di Affile, scelta invece difesa dalla destra politica, la stampa nazionale si è più diffusamente occupata del risvolto storico-politico della questione.
Il 6 novembre 2017 il Tribunale di Tivoli ha condannato a una pena di otto mesi di reclusione il sindaco di Affile, Ercole Viri, e due assessori del Comune a sei mesi ciascuno, perché ritenuti colpevoli di apologia del fascismo per avere realizzato il sacrario in onore di Graziani. Nel processo era parte civile l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (Anpi). Il 14 marzo 2019 la condanna è stata confermata dalla Corte d'Appello di Roma, per essere poi annullata dalla Cassazione il 26 settembre 2020.
ENGLISH
Rodolfo Graziani (Filettino, 11 August 1882 - Rome, 11 January 1955) was an Italian general and politician.
He was employed in the Royal Italian Army during the First World War. After the First World War he joined Fascism, becoming one of its leading figures. He had command responsibilities during the Italian colonial wars: in the reconquest of Libya (1921-1931), in the Ethiopian War and later in the repression of the Abyssinian guerrillas (1935-1937). His role in Libya and his brutal methods earned him the nickname of "Butcher of the Fezzan".
During the Second World War he became superior commander and governor general in Italian Libya, taking over from Italo Balbo, but he was harshly defeated by the British army (1940-1941) and replaced. After a period of retreat he accepted from Mussolini the post of Minister of War in the constituent Italian Social Republic, which he held until the final collapse of 1945, taking part in the fight against the Anglo-Americans and the Italian Resistance.
After the war, due to the use of toxic gases and the bombing of Red Cross hospitals during the war in Ethiopia, he was included by the United Nations Commission for War Crimes in the list of war criminals at the request of the Ethiopian government, but was never tried. The extradition request submitted by Ethiopia was denied by Italy in 1949. Instead, he was tried and sentenced to 19 years in prison for collaborationism, even though he served four months in prison. He then joined the Italian Social Movement, of which he became honorary president.
Biography
Origins and training
Born into a bourgeois family (his father was a medical doctor), he was initially directed by his parents towards religious studies at the seminary in Subiaco, but he preferred military life. Not having enough money to attend the Military Academy of Modena, he did his military conscription service in the platoon of cadets of the 94th Infantry in Rome. It seems that in his youth Graziani had socialist sympathies, so much so that in 1904, while he was preparing for the exam to pass lieutenant, he was caught by an officer reading the newspaper Avanti! and risked being expelled for this. If someone had investigated better, he would also have discovered that Rodolfo Graziani had participated in a protest march in front of the Russian embassy some time before, at the time of the first riots, praising the insurgents. On 1 May 1904 he was promoted to lieutenant and sent to the 92nd Infantry in Viterbo. In 1906 he became effective officer in the 1st Grenadier Regiment of Rome.
In 1908 he was sent to Eritrea. Here he learned Arabic and Tigrinya, languages that would later be very useful to him. Bitten by a snake in 1911, he remained in very serious health conditions for almost a year. After taking part in the Italo-Turkish War, he was appointed captain and took part in the First World War where, wounded several times, he was decorated for military valour.
In 1918, when he was only 36 years old, he became colonel, the youngest in the history of Italy. At the end of the conflict he moved to Parma where, during the Red Two-year period, he was secretly condemned to death by the revolutionary committee. Realising that he was running serious risks, Graziani renounced for a year all civil and military posts to trade with the East, but with modest results.
The reconquest of Libya
After the war he was sent to Libya, completing the "reconquest" of Tripolitania (1924), which earned him an honorary membership card of the National Fascist Party, and of Cyrenaica (1928-1930), following which on 11 January 1930 Graziani was appointed deputy governor of the Italian Cyrenaica. Graziani had understood that rapidity in movements and displacements was fundamental in order to give no respite to the enemy and in doing so the contribution of the indigenous cavalry and the Meharists integrated in the "mobile columns" was fundamental, as it happened with the Italian conquest of Cufra, taken from the Senussi.
In 1931 he was sent to the Italian Cyrenaica to repress the twenty-year anti-colonialist revolt led by ʿOmar al-Mukhtār: Graziani moved his headquarters to Zuara and managed to regain control, also politically, of almost all Cyrenaica. Badoglio, eager to settle the matter definitively with the Libyan rebels, ordered Graziani to remove the population of the Gebel el-Achdar where al-Mukhtār found shelter and protection and to transfer them to special concentration camps on the coast.
The decision was taken even before Graziani was appointed vice-governor; in fact, it had already been pointed out that the military option alone was not enough to weaken the Libyan resistance, but the entire population that provided assistance had to be involved in the repression. The populations of the Gebel desert were then moved to the special camps built on the coast, the most important of which were Marsa Brega, Soluch, Agedabia, El-Agheila, Sidi Ahmed and El-Abiar. The erection of the numerous camps did not fail to provoke controversy throughout the Arab world. The choice that proved decisive in defeating the rebellion in Cyrenaica, as al-Mukhtār himself later admitted, stemmed from the need to definitively divide the populations subjugated by the rebels, who had shown considerable vitality.
The majority of the semi-nomadic populations in the interior were then sent to concentration camps (see Gebel mass deportations). There was a very high mortality rate in the camps, due to the terrible hygienic conditions and the scarcity of food and water, which cost the lives of tens of thousands of people. On 11 September 1931 in the Got-Illfù plain, after being sighted by the Italian Air Force, the Libyan chief al-Mukhtār was taken prisoner. Al-Mukhtar was then sentenced to death by Badoglio's express will, after a summary trial on 16 September 1931. In May 1934 Graziani was replaced in Cyrenaica by the new vice governor Guglielmo Nasi.
The Ethiopian campaign
From 1935 to 1936 Rodolfo Graziani commanded the military operations against Abyssinia starting from Italian Somalia, on the southern front. The first clashes supported them just while Badoglio was engaged in the battle of Amba Aradam. The troops of ras Destà moved in fact towards Dolo to attack the army of Rodolfo Graziani. Graziani had been ordered to maintain an active defence, in order to keep as many enemy troops engaged in the south as possible, and not to go on the offensive. Ready informed of the movement of the troops of ras Destà, he waited for him ready for the clash. On the marching Abyssinian columns was unleashed the air force that decimated them. It was on this occasion that asphyxiating gases were used for the first time.
The following Italian offensive dispersed the remains and on 20th January 1936 Graziani occupied the city of Neghelli. After the victory on ras Destà, the troops under the command of Wehib Pasha, a Turkish general in the service of the Ethiopian emperor, were deployed against Graziani. Wehib tried to lure Graziani into a trap, pushing him as far as possible into the Ogaden desert. But in carrying out this operation the Italian units under the command of Guglielmo Nasi and General Franco Navarra inflicted very heavy losses on the Abyssinians, such as to make the operation fail and endanger the very survival of the Abyssinian army.
Abyssinian soldiers also used prohibited weapons, especially the explosive dum-dum bullets, also prohibited by the Geneva Convention (see Indro Montanelli), which were regularly supplied to them by the United Kingdom and Sweden. The British historian James Strachey Barnes, fascist, later naturalised Italian under the name Giacomo, claimed at the time, as Arrigo Petacco reports, about the use of mustard that the Italians "did it legally when the Abyssinians violated other conventions: the evasion of prisoners, the use of explosive bullets and the abuse of the Red Cross symbol". Graziani himself, in his book Fronte sud of 1938, supported the thesis of reprisal in order to motivate his work.
The occupation of Harar and Dire Daua
On 15 April 1936 Benito Mussolini ordered Graziani to reach and occupy Harar. Graziani reached Dagahbùr on April 25th. Then the rains slowed down his advance on the target, making him reach Dire Daua a few hours after the emperor's passage on his way to exile. Graziani, in order to intercept the train that brought the defeated emperor into exile and take him prisoner, asked several times for permission to bomb the tracks to block the train, but he was denied permission by the Duce himself. After the occupation of Harar, Graziani was appointed Marshal of Italy and Marquis of Neghelli.
The appointment as viceroy of Ethiopia
Appointed viceroy of Ethiopia following Badoglio's renunciation, Graziani in this capacity had numerous public buildings built, using local labour and resources. This was accompanied by a hard work of repression by the Italians. Prison camps were set up, public forks were erected and insurgents were killed. The newly captured Ras Destà was passed over for weapons.
The attack in Addis Ababa and the reprisal
On 19 February 1937 a ceremony was organised to celebrate the birth of Umberto's eldest son, Vittorio Emanuele di Savoia, to whom the local notables had been invited; this took place at the Piccolo Ghebì Imperiale. During the ceremony there was also a distribution of five thousand silver thalers to the poor of Addis Ababa, which began immediately after the arrival of the abuna Kirillos. At midday, suddenly, a first bomb exploded, then about three more.
Immediately the Carabinieri and some men of the Royal Army opened fire indiscriminately against the Ethiopians in the vicinity, causing some deaths and several injuries, but without hitting the bombers, who managed to escape with an accomplice. Seven people died in the attack, four of them Italians and two Zaptisans, about fifty were injured and hospitalized by the shrapnel. While Graziani, seriously wounded, was transported to the hospital of the Consolata, the police raid immediately began, leading to numerous killings and arbitrary arrests, while in the following hours the reprisal began, a real pogrom, led by black shirts, men of the Royal Army, Muslim militiamen and Italian civilians of the colony. In reality, a precise number of the victims of the massacre was never carried out: the dead in the reprisal were, in fact, more than 4,000.
Graziani remained in hospital for 68 days, the first of which he spent in critical condition.
In November 1937 the Duke of Aosta was appointed viceroy of Ethiopia and a less repressive policy began, while Graziani returned to Italy in February of the following year.
The Second World War
The North African campaign
On 3 November 1939, after the Second World War had already begun, Graziani became Chief of Staff of the Army: this position, however, made him directly dependent on Mussolini, King Vittorio Emanuele III of Savoy and Badoglio himself, with whom he had bad blood. Although he was against Italy's entry into the conflict, shortly after the declaration of war (10 June 1940) Graziani took part in some minor operations against France. On 24 June the French asked for an armistice and four days later Graziani returned to Rome, where he received news of the death of Italo Balbo. Forced to succeed him as governor of Libya, he was ordered by the Duce to invade Egypt.
The attack, difficult due to the lack of logistics and armament of the Italian forces, began on August 25th under the threat of Mussolini's retaliation against him. After a useless advance up to Sidi El Barrani (little countered by General O'Connor's very mobile British units), Graziani's forces remained stationary for four months, organizing large and useless entrenched camps in the desert, mediocrely connected with each other and with modest mobile reserves. The English counter-offensive of December 9, 1940 (Operation Compass) completely overwhelmed the Italian troops: the British troops, much smaller in number but totally motorized and with some hundreds of powerful Matilda and Cruiser tanks, circumvented and surrounded the Italian troops, obtaining a resounding success.
Graziani was completely surprised and was not able to organise an effective defence; employing his consistent forces in groups (instead of gathering all his troops and organising reserve armoured units), he was progressively defeated by the British forces in Bardia, Tobruk and Beda Fomm (January-February 1941); it was a total defeat; over 130,000 Italian soldiers were captured, all the material was lost, the remains of the 10th Army fell back to the position of El Agheila and lost the whole Cyrenaica.
Graziani showed serious deficiencies of tactical and strategic conduct and also had a moral collapse: desperate for the salvation of Tripolitania too, the marshal now urged (after having repeatedly refused him) the arrival of the German mechanized forces proposed by Adolf Hitler, the so-called Afrikakorps.
On 11 February 1941 he was dismissed by Mussolini (who was very upset about the defeat and the marshal's military conduct). Graziani left Libya and returned to Italy: immediately some powerful politicians asked and obtained an enquiry against him. In November 1941 a commission of enquiry was appointed, headed by Admiral Paolo Thaon di Revel. In March 1942 the commission concluded its work without taking any action. For over two years Graziani remained without any assignment.
From 1941 to 1943 he lived in Anagni, where he was joined by the heir to the throne Umberto di Savoia with whom he had a conversation on 6 September 1943 on the military and political situation in Italy which had (secretly) signed the armistice with the Allies three days earlier.
The Italian Social Republic
With the constitution of the Italian Social Republic he became Minister of Defence; the first to offer him this position was Barracu on 22 September, but on the first Graziani he refused. The following day the Sardinian hierarch met him in Rome and asked him to be part of the new government "otherwise" - as he would have been told - "your refusal could be judged as fear". Graziani accepted the challenge. Among his first acts as minister was the approval of the military conscription notices in the Armed Forces of the CSR.
Graziani, between 1943 and 1944, signed several calls to arms for the classes of those born in 1923, 1924, 1925 and subsequently recalled the 1920, 1921 and 1926 classes and finally also the 1916 and 1917 classes.
Graziani worked hard to ensure that the armed forces of the CSR were unitary and could be defined as apolitical, not from an ideological point of view, but in the military sense of direct dependence on central command. In order to impose his plan, he threatened to resign several times and also went to Hitler's headquarters in Germany to confer with the Führer on 9 October: Graziani himself reported the certainly not encouraging comment that the German dictator made to him as soon as he saw him: "I am sorry that this ungrateful task must touch you". In order to underline the military and nominally apolitical nature of his task, from 6 January 1944 the department he held was no longer called "Ministry of National Defence", but "Ministry of the Armed Forces". Taking advantage of his notoriety, Graziani managed to bring about a compromise that was favourable to him: except for the Black Brigades of Pavolini, with whom he had strong clashes, he managed to have control of all the armed forces of the RSI (control, in fact, sometimes only nominal, since in their operational use they were subordinate to the German military commands). On 14th August 1944, when with a legislative decree the Duce brought the Republican National Guard into the Republican National Army, it can be said that Graziani had won his diplomatic "battle".
From 2nd August 1944 Graziani took command of the Army "Liguria" with the LXXV Armee Korps and the "Lombardia" Korps and, from 1st December 1944 to 28th February 1945, of the "Armate Group" including the 14th Army, which with the LI Gebirgs Korps and the 14th Panzer Korps fought on the Gothic line, especially in the Garfagnana. Graziani obtained in Garfagnana, between the Serchio river and the Apuan Alps, to block with the Monterosa Alpine Division the Brazilian divisions and the forces of the 5th American Army, succeeding between 25 and 30 December 1944 (with the operation called "Wintergewitter", called in Italian "Christmas Offensive" or "Battle of Garfagnana") to repel the forces of the 92 US Division 'Buffalos' Soldiers. On the occasion, several prisoners were also captured and large quantities of food and war material were captured: this was the only action on the Italian front in which the Axis forces managed to push the Allies back in 1944.
The armistice
With the Anglo-American troops now on the doorstep, on 26 April 1945 he signed the delegation to General Karl Wolff for the surrender negotiations in Caserta and on the evening of 29 April he handed himself over to the 4th US Army Corps in Milan, with the mediation of the OSS. After a month of imprisonment in Rome, in June he was sent to Algeria as a prisoner of war at the 211 POW Camp in Cap Matifou and on 16 February 1946 he was imprisoned in Procida prison. During his imprisonment he wrote three works: "I defended the homeland", "North Africa 1940-41" and "Libya redeemed".
The Allies did not proceed to indict Graziani.
The trial
On 4 March 1948, Ethiopia presented its documentation to the United Nations accusing Italy of systematic terrorism in Ethiopia. The UN commission agreed that there was a basis for a preliminary trial of eight Italians, including Graziani. But Ethiopian efforts to bring Graziani to trial were frustrated by both Italy and England and were subsequently abandoned under pressure from the Ministry of Foreign Affairs, whose support was considered essential by the Ethiopian government for its claims against Eritrea.
Graziani was instead tried for his role in the Italian Social Republic. The trial began on 11 October 1948 at the Extraordinary Court of Assizes in Rome, but was suspended the following February, when the Court declared itself incompetent to decide on mainly military offences. After an additional investigation, the trial reopened before a military court composed of five generals and an admiral, which, with a sentence of 3 May 1950, sentenced Graziani to 19 years imprisonment for collaborationism, 13 years and 8 months of which he was pardoned. It was also assessed that the accused was unable to influence the decisions of the CSR government, even though Graziani was Minister of the Armed Forces during the CSR. After serving four months of residual sentence, Graziani returned to freedom.
Political career and death
In 1952 he joined the Italian Social Movement, of which he became honorary president a year later. In January 1954, during the congress in Viareggio, he gave a speech in which he outlined his ideas for relaunching the movement. In the last days of his life he moved from Affile to Rome, where he lived until his death.
The shrine of Affile
The town of Affile has dedicated a shrine in the Radimonte park, inaugurated on 11 August 2012, to Graziani. The erection of the shrine of Graziani has caused an international sensation. In Italy, the national press has recounted the dedication of the shrine, highlighting Graziani's past and his historical responsibilities. The mayor of Affile al Fatto Quotidiano, who followed the day of celebration highlighting the critical remarks, indicated it as: "An example for young people". The other aspect on which the press focused its attention was the use of public funds for the realization of the work, celebrating a Fascist hierarch, in a period of austerity. After a month of mobilizations, appeals and parliamentary questions that challenged the choice of the town of Affile, which was instead defended by the political right, the national press has more extensively dealt with the historical-political side of the issue.
On 6 November 2017, the Court of Tivoli sentenced the mayor of Affile, Ercole Viri, and two councillors of the municipality to six months each, to eight months' imprisonment because they were found guilty of apologia of fascism for having built the shrine in honour of Graziani. The National Association of Italian Partisans (Anpi) was a civil party in the trial. On 14 March 2019 the sentence was confirmed by the Court of Appeal of Rome, and was then annulled by the Court of Cassation on 26 September 2020.
(Web, Google, Wikipedia, You Tube)