domenica 11 aprile 2021

Il Fiat R.S.14, denominato anche Fiat CMASA R.S.14


Il Fiat R.S.14, denominato anche Fiat CMASA R.S.14, era un idrovolante a galleggianti bimotore da ricognizione marittima a lungo raggio, progettato dall'azienda italiana FIAT e prodotto negli stabilimenti dalla CMASA di Marina di Pisa negli anni quaranta.




Storia del progetto

Nel 1937 la Regia Marina emise una specifica per la fornitura di un ricognitore marittimo strategico a lungo raggio per sostituire l'ormai anziano CANT Z.501 e da affiancare al più recente CANT Z.506. Le caratteristiche richieste erano di raggiungere e mantenere la velocità di almeno 300 km/h, con possibilità di raggiungere i 350 km/h in caso di necessità.
La FIAT affidò il progetto a due ingegneri progettisti, Manlio Stiavelli e Lucio Lazzarino, i quali realizzarono un velivolo dotato di struttura interamente metallica, al quale venne assegnata la denominazione R.S.14 (Ricognitore Stiavelli). La configurazione era monoplana bimotore, con ala bassa a sbalzo e fusoliera dotata anteriormente di un muso vetrato, che terminava in un impennaggio di coda tradizionale monoderiva. Il galleggiamento era affidato a due robusti galleggianti metallici, collegati sotto le due semiali alle gondole motore e alla fusoliera tramite una serie di montanti e tiranti.
Per la costruzione ci si affidò all'esperienza decennale maturata in campo nautico dalla CMASA di Marina di Pisa, già produttrice degli idrovolanti civili interamente metallici Dornier Wal e che era stata recentemente assorbita dall'azienda torinese.
Il primo prototipo prese il volo nel maggio 1939, fornendo delle ottime prestazioni in termini di maneggevolezza e di velocità massima, raggiungendo i 406 km/h, ben più di quanto richiesto nella specifica. Purtroppo venne riscontrata anche una cronica tendenza al cedimento dei montanti collegati ai galleggianti, che causò diversi incidenti in fase di ammaraggio con un conseguente notevole ritardo nella messa a punto. Questo costrinse all'avvio della produzione in serie solamente due anni più tardi, con la consegna ai reparti dislocati nel sud Italia verso la fine del 1941 e nel 1942.




I compiti ad esso assegnati erano limitati alla ricognizione marittima a lungo raggio, alla scorta convogli e a compiti di lotta antisommergibile, mentre il velivolo si rivelò poco adatto alle missioni di ricerca e soccorso a causa delle sua inferiorità nelle fasi di decollo e atterraggio rispetto al CANT Z.506, soprattutto in presenza di mare grosso. Occasionalmente fu impegnato in combattimenti aerei, riuscendo a volte ad abbattere velivoli più veloci e potentemente armati. Sabato 9 maggio 1942, un R.S.14 intercettò due Spitfire V del gruppo decollato dalle portaerei HMS Eagle e USS Wasp, e diretti a Malta. L'armiere Pietro Bonannini che volava a bordo dell'idrovolante li colpì con il fuoco delle mitragliatrici e i due caccia della RAF entrarono in collisione, precipitando subito dopo in mare. Entrambi i piloti britannici restarono uccisi.
Gli R.S.14 restarono in forza alla Regia sino allo sbarco in Sicilia del 1943, quando le truppe alleate cominciarono la conquista del territorio italiano sbarcando in Sicilia e risalendo la penisola verso nord. Per evitare che i velivoli cadessero in mano nemica, molti R.S.14 vennero danneggiati prima della ritirata italiana. I velivoli sopravvissuti vennero utilizzati dall'Aeronautica Cobelligerante Italiana, l'aeronautica interforze creata dopo l'armistizio di Cassibile fino alla fine della seconda guerra mondiale.
Con la fine del conflitto, l'esigenza di rifondare una flotta aerea militare portò alla fondazione dell'Aeronautica Militare, nella quale confluirono gli ultimi esemplari sopravvissuti, i quali rimasero in servizio fino ai primi anni cinquanta.



IL MOTORE DEL Fiat-CMASA R.S.14: il "Fiat A.74 RC.38 Ciclone"

Il Fiat A.74 RC.38 Ciclone era un motore aeronautico radiale 14 cilindri a doppia stella raffreddato ad aria, prodotto dall'azienda italiana Fiat Aviazione negli anni trenta e montato su numerosi aerei della Regia Aeronautica durante la seconda guerra mondiale, tra cui i monoplani da caccia Macchi M.C.200 "Saetta" e Fiat G.50 ed il biplano Fiat C.R.42.

Il Fiat A.74 venne rielaborato nel 1935 dall'ingegner Tranquillo Zerbi e dal professor Antonio Fessia appositamente per essere impiegato sui velivoli da caccia. Il motore era un'evoluzione dello statunitense R-1535 a doppia stella a 14 cilindri, di cui la Fiat aveva acquisito la licenza di costruzione. Tra i due motori vi erano comunque numerose differenze progettuali, tra le altre nelle misure di alesaggio e corsa, e costruttive. Queste erano dovute sia all'esigenza di semplificare la produzione, sia a quella di utilizzare materiali autarchici. Inoltre l'A.74 era caratterizzato dall'adozione di un compressore centrifugo ottimizzato per i 3.800 metri di quota e dalla trasmissione del moto all'elica interposta da un riduttore di velocità.
Il Fiat A.74 RC.38 rappresenta un punto di svolta nella produzione di motori aeronautici dell'azienda italiana, fino ad allora impostata su motori 12 cilindri a V. Fu capostipite di una serie di sviluppi atti a produrre propulsori dalla cilindrata e conseguente potenza espressa sempre maggiori, quali gli A.76, A.80 ed A.82.
Per quanto sia facilmente argomentabile che il Fiat A.74, pure buono al suo apparire, sia rimasto in uso, specie sui caccia di prima linea, quando le sue prestazioni erano già superate, il motore venne apprezzato da piloti e meccanici per la sua eccellente affidabilità (anche quando era alimentato con carburanti di pessima qualità ed in climi difficili, come nel deserto libico, o nell'inverno russo) e facilità di manutenzione.
Oltre alla versione RC.38, venne prodotta, in un minore numero di esemplari, la versione RC.42, con quota di ristabilimento della potenza (770 CV) a 4 200 m, utilizzata principalmente sui trasporti Fiat G.12 e sugli esemplari destinati all'addestramento del caccia Macchi M.C.200.
Velivoli utilizzatori: CANSA F.C.20 - Caproni Vizzola F.5 - Fiat C.R.25 - Fiat C.R.42 - Fiat G.12 - Fiat G.50 - Fiat R.S.14 - IMAM Ro.51 - IMAM Ro.57 - Macchi M.C.200.

VERSIONI DEL VELIVOLO:
  • R.S.14: versione idrovolante realizzata in 2 prototipi e 186 esemplari di serie
  • R.S.14
  • R.S.14B
  • R.S.14C
  • A.S.14: prototipo dotato di tradizionale carrello d'atterraggio in luogo dei due galleggianti, realizzato in un esemplare; era un assaltatore, con numerose mitragliatrici da 12,7 mm in caccia (varie le proposte progettuali), era previsto anche un cannone da 37 mm che però non venne mai montato. Volava ad una velocità massima di 440 km/h e 2.750 km di autonomia a 375 km/h di velocità di crociera. Fu approntato con grande ritardo e fu portato a Guidonia per i collaudi solo l'11 agosto 1943, quando risultava non più modernissimo.

Utilizzatori:
  • Italia - Regia Aeronautica - Aeronautica Co-belligerante Italiana
  • Repubblica Sociale Italiana - Aeronautica Nazionale Repubblicana
  • Italia - Aeronautica Militare.

CARATTERISTICHE TECNICHE:   
  • Apertura alare                            m.19,540                
  • Lunghezza                                 m.14,100               
  • Altezza                                       m.  5,511                  
  • Lunghezza dei galleggianti        m.  9,400                  
  • Apertura dei piani di coda          m.  5,500                  
  • Carreggiata dei galleggianti       m.  5,885                    
  • Diametro dell’elica                     m.  3,200.                

COLORAZIONE DEI VELIVOLI
 
L’R.S. 14 ebbe due colorazioni uniformi per le superfici superiori, rispettivamente in Verde Oliva Scuro e Grigio Azzurro Scuro, mentre in entrambi i casi le superfici inferiori erano in grigio Azzurro Chiaro.
 A proposito della prima colorazione, l’ing. Postiglioni, durante le sue ricerche sulle vernici utilizzate dalla Regia Aeronautica, trovò che nel pigmento di un Verde Oliva Scuro era presente del “blu di ferro” che esposto alle intemperie tendeva ad ossidarsi assumendo un colore brunastro cosa che avveniva anche per il deterioramento del Grigio Azzurro Scuro.
Pertanto in sede di riproduzione, qualora si voglia ottenere un velivolo operativo, sarà necessario tener conto  di quanto sopra; inoltre poiché molto spesso quando gli idro erano alla fonda o in parcheggio a terra, parti degli stessi venivano protette da coperture che preservavano maggiormente le vernici delle parti non esposte agli agenti atmosferici, è abbastanza comune vedere foto di aerei “bicolori”. Quindi è questo uno dei casi in cui occorre osservare con maggiore attenzione i documenti fotografici di riferimento.
Per quanto riguarda i codici di reparto, si nota che gli aerei dell’83° Gruppo li portavano sulla fascia bianca con numerazione di squadriglia in nero e numero individuale in rosso (170^ Squadriglia) o viceversa (186^ Squadriglia), mentre nelle altre squadriglie la numerazione trova posto davanti alla fascia bianca e solitamente è in nero (o rosso con bordo bianco) con numero individuale in bianco o rosso.
Il colore delle scritte in fusoliera appena davanti ai piani di coda, rappresenta purtroppo una incognita. Possiamo solo notare che, nelle foto appare più scuro del colore di fondo e che i caratteri sono bordati di bianco, altro non siamo in grado di dirvi.
I distintivi di reparto furono usati solo dalla 170^ Squadriglia (in fusoliera) e dalla 287^ Squadriglia in alto sulla deriva.
 
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Le forze armate russe hanno testato con successo il missile ipersonico “3M22 Tsirkon” (o Zirkon Циркон, in russo)


Di recente, le forze armate russe hanno testato con successo il missile ipersonico “3M22 Tsirkon” (o Zirkon Циркон, in russo).


I test sono stati effettuati dalle acque del Mar Bianco, dalla fregata “Admiral Gorshkov”. Il test è stato l'ultimo di una serie di test di qualificazione del missile ipersonico anti-nave sviluppato per la Marina russa e il primo eseguito da una nave da combattimento in mare.
Tutte le fasi di pre-lancio e di volo sarebbero state soddisfatte e il test è culminato con un colpo a segno. Durante i test, il raggio di volo del missile è stato di circa 450 km; il missile è salito a un'altitudine massima di 28 chilometri (91.000 ft) e ha continuato il volo per un tempo totale di 4,5 minuti, raggiungendo la massima velocità ipersonica superiore a Mach 8+.


Il missile dovrà effettuare altri lanci di prova da navi di superficie e sottomarini. Un sottomarino classe “885M Kazan” si sta preparando per un primo lancio di uno Tsirkon. Dopo il completamento dei test, il missile ipersonico Tsirkon sarà pronto per equipaggiare alcune delle piattaforme designate, tra cui dieci unità “Progetto 22350”; la seconda di questa classe è stata ordinata nel luglio 2020, con altre otto che saranno commissionate ogni anno fino al 2027.
Queste navi sono progettate per trasportare 24 lanciatori, rispetto ai 16 trasportati sulla fregata Gorshkov e le tre fregate successive della medesima classe. 
Le fregate Future Project 22350M saranno in grado di trasportare 48 lanciamissili. 
Altre piattaforme che potrebbero ricevere Tsirkon sono gli incrociatori da battaglia a propulsione nucleare Admiral Nakhimov e Pyotr Veliky, ciascuno con 80 lanciatori, e il sottomarino d'attacco di classe Yasen Severodvinsk. 
Sono altresì previste anche configurazioni per la difesa costiera, simili alla variante terrestre di Yakhont Bastion.
Il “3M22 Tsirkon” raggiunge la velocità ipersonica utilizzando un motore SCRAMJET. Questo tipo di motore utilizza l'onda d'urto per comprimere il carburante e l'aria, invece del ramjet utilizzato sul P-800 Onyx, che rallenta il flusso d'aria nel motore a velocità subsonica, limitando così la velocità del missile.


Gli antenati di Zircon

Gli Zircon sono prodotti dalla NPO Mashinostroyenia, nota altresì per la produzione dei missili antinave Granit e Oniks.
Negli anni ’80 e ’90 con i missili Granit erano equipaggiati i sommergibili progetto 949 Granit e 949A Antey, nonché gli incrociatori nucleari pesanti del progetto 1144 e la portaerei Admiral Kuznetsov del progetto 11435. I missili Oniks fanno parte dei sistemi missilistici navali Kalibr e del sistema di difesa costiera Bastion. Anche il sistema missilistico BrahMos, messo a punto in collaborazione con l’India, è basato proprio sui missili Oniks.
Il 3M22 Zircon è stato progettato come missile antinave in grado di colpire qualsiasi tipologia di bersaglio navale. La velocità di volo dichiarata è di circa 8-9+ Mach (cioè fino a 11.000 km/h), mentre il raggio massimo di volo raggiunge i 1000 km. In teoria, parametri simili rendono lo Zircon di fatto invulnerabile ai moderni sistemi di difesa contraerea.


Due sono i fattori da considerare per stimare il potenziale di un missile antinave: 
  • la capacità di superare il sistema di difesa contraerea di un gruppo navale 
  • e la capacità distruttiva del missile. 
Il lancio diretto di uno Zircon ad alta quota e alla massima velocità è in grado di distruggere parte dei più sofisticati sistemi di difesa contraerea. Tuttavia, se il missile viene guidato e viaggia a bassa quota, è altamente improbabile che venga intercettato. I missili di questa tipologia probabilmente saranno impiegati per attaccare anzitutto i gruppi di portaerei e, successivamente, saranno utilizzati non da soli, ma in gruppi di 6-8 missili alla volta. Inoltre, si consideri l’esperienza di costruzione dei missili contraerei Granit nell’ambito dei quali è stata attivata per la prima volta la tattica di puntamento “intelligente” di gruppo dei missili che prevede lo scambio di informazioni tra unità di combattimento. Nel caso dei Granit tale tattica consentirà di attaccare con successo un gruppo di portaerei con una salva di 20-24 missili. Considerate le caratteristiche eccezionali dello Zircon il numero di missili necessari allo scopo potrebbe ridursi notevolmente.
Un altro vantaggio di missili di questo tipo è la loro elevata velocità di volo nella fase finale. Qualora la velocità si mantenga elevata, il missile, anche ove non dotato di equipaggiamenti nucleari, dispone di un’enorme riserva di energia cinetica. Questo permette di arrecare gravi danni a unità di grandi dimensioni come le portaerei.
Naturalmente bisogna considerare che la gittata dei missili ipersonici Zircon sarà superiore ai 500 km. Ciò significa che con i propri sistemi di osservazione e ricognizione né un sommergibile né un natante di superficie riusciranno a rilevare l’obiettivo da attaccare a tale distanza.
È pericoloso avvicinarsi molto a un obiettivo estremamente protetto come una portaerei poiché le forze aeronautiche presenti su quest’ultima lo rileverebbero facilmente. L’unica cosa da fare è ottenere indicazioni da una fonte esterna quale la ricognizione aerea o spaziale.
Si ritiene che in futuro con i missili Zircon potranno essere equipaggiati alcuni modelli del sistema missilistico Kalibr. I media hanno già riportato che gli Zircon verranno integrati sia sui nuovi incrociatori missilistici nucleari pesanti del progetto 1144M sia sui cacciatorpedinieri Lider. Al momento sappiamo per certo che anche le fregate 22350, fra cui rientra l’Admiral Gorshkov, saranno in grado di lanciare lo Zircon. Ciò significa che potranno essere impiegate in missioni di ingaggio e attacco di gruppi di portaerei. Questo, in assenza di contromisure occidentali, aumenterà sensibilmente il potenziale bellico della flotta russa: una serie di unità navali così equipaggiate permetterà di contrastare i gruppi di portaerei. Questa è una importante novità poiché, al momento, la Marina militare russa non presenta tali possibilità.


Missile anti-nave ipersonico Tsirkon

Tsirkon (scritto anche Zirkon Циркон, in russo) è un missile a due stadi che utilizza combustibile solido nel primo stadio e un motore scramjet (ramjet a combustione supersonica) nel secondo stadio. Il missile è stato progettato dal complesso russo NPO-Machinostroeniya, lo sviluppatore del sistema missilistico navale P-800 Onyx e il suo predecessore, P-700 Granit. Il missile ha ricevuto il nome in codice NATO SS-N-33.
Considerato il missile più veloce del mondo, Tsirkon supera le difese aeree occidentali volando a una velocità doppia. Un'altra caratteristica che lo rende difficile da sconfiggere è la tipica nuvola di plasma sviluppata attorno al missile durante il volo ipersonico. Questa nuvola di plasma assorbe le radiazioni radar rendendo il missile invisibile al radar. Se il missile sviluppa una velocità ipersonica al di sotto dell'orizzonte del radar, Tsirkon può condurre un attacco a sorpresa da una distanza massima, con missili rilevabili solo a una distanza molto più breve dai sensori (termici) di imaging, come quelli schierati sui satelliti di allerta precoce, F- 35 aerei e droni.
Lo Zircon (in cirillico: Циркон, nome in codice NATO: SS-N-33), noto anche come 3M-22 Zircon o 3M-22 Tsirkon, è un missile cruise ipersonico di fabbricazione russa, in fase di test, progettato per neutralizzare unità navali maggiori tra cui portaerei, incrociatori e cacciatorpediniere. Ritenuto in grado di intercettare obiettivi sia marini che terrestri ad una distanza non inferiore ai 1.000 km, può viaggiare a velocità vicine a Mach 9 e ad altitudini comprese fra i 30 ed i 40 km dove l'aria è più rarefatta e l'attrito inferiore.
Il missile, destinato al momento a servire nella sola marina russa, è compatibile con i lanciatori verticali già in uso nelle unità maggiori della flotta ed utilizzati per lanciare i P-800 Oniks ed i Kalibr ed è lanciabile sia da unità di superficie che da sottomarini.
Per via delle sue performance, lo Zircon è ritenuto essere invulnerabile ai sistemi anti-aerei in uso sulle unità navali delle forze armate occidentali poiché il lasso di tempo fra rilevamento, ingaggio e reazione sarebbe insufficiente ad imbastire una qualsiasi difesa. Ne è prevista l'entrata in servizio dopo il 2021.


Sviluppo

Nel 1995 venne presentato all'edizione del MAKS di quell'anno l'HELA (Hypersonic Experimental Flying Vehicle) sviluppato da NPO Mashinostroyeniya, di cui lo Zircon è uno sviluppo diretto.
I primi test a terra sullo Zircon sono iniziati nel 2015, con il primo successo riportato dall'agenzia di stampa RIA Novosti, nel marzo 2016. Nel febbraio 2017, sono stati avviati i test in mare e nell'aprile 2017, lo Zircon è stato lanciato con successo da una piattaforma costiera raggiungendo la velocità di Mach 8 (9.800 km/h). Lo Zircon è stato nuovamente testato il 3 giugno 2017 ed un ulteriore test si è svolto il 10 dicembre 2018 portandone il totale a più di 10, come riportato dal The National Interest.
Il primo test condotto da unità di superficie è stato effettuato nel gennaio 2020 dalla fregata Admiral Gorshkov in navigazione nel Mare di Barents. Il bersaglio era posto sulla terra ferma ad oltre 500 km di distanza.
A dicembre 2019, Vladimir Putin ha rivelato che lo sviluppo di una versione da difesa costiera del missile è attualmente in via di sviluppo. Il 26 luglio 2020, il Ministero della Difesa ha annunciato che la Russia stava proseguendo i test missile Zircon rispettando la tabella di marcia. A dicembre 2020, a seguito di una serie di lanci avvenuti con successo, è stato divulgato dall'agenzia di stampa governativa TASS che lo Zircon entrerà nella fase di test statali nel 2021. Nel corso dei test, propedeutici all'entrata in servizio del missile, verranno effettuati lanci sia da unità di superficie che sottomarine.


Caratteristiche

Si ritiene che lo Zircon sia un missile da crociera ipersonico, a corpo portante, dotato di booster a combustibile solido, che accelera il missile a velocità supersoniche, e di motore scramjet a combustibile liquido che lo accelera a velocità ipersoniche.
In grado di viaggiare ad una velocità pari a Mach 8, a tale velocità per via dell'attrito riuscirebbe a creare attorno a sé una nuvola di plasma in grado di assorbire le onde radio e rendendo così il missile praticamente invisibile ai radar.
Nonostante sia stato progettato con vocazioni antinave, è stato testato con successo anche su bersagli terrestri.


Piattaforme

Stando a quanto riportato da più fonti, lo Zircon verrà impiegato su una varietà di piattaforme fra terrestri e navali, tra cui:

Sottomarini
  • Classe Akula
  • Classe Yasen

Navi di superficie
  • Classe Kuznetsov
  • Classe Kirov
  • Classe Gorshkov

Sistemi di difesa costiera
  • K-300 Bastion.

Operatori:
  • Russia - In fase di test, in servizio a partire dai primi anni 2020.

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L’AG36 è un lanciagranate sottocanna a colpo singolo da 40 mm


L’AG36 è un lanciagranate sottocanna a colpo singolo da 40 mm sviluppato per l'installazione sul fucile d'assalto G36. Inizialmente si candidò come potenziale candidato per lo US Army's Enhanced Grenade Launcher, da utilizzare con i fucili XM8 e SCAR. Errore comune è il considerare la A un'aggiunta al nome del fucile G36, quando invece la sigla AG sta per il tedesco anbaugranatwerfer, ovvero lanciagranate sottocanna. Può essere utilizzato anche indipendentemente con un particolare supporto con calcio e un modulo laser LLM01 può essere abbinato al sistema.


Dettagli

Come in molti sistemi d'arma, quali il G36, l'uso di polimeri e alluminio ad alta resistenza garantisce un'elevata durabilità e un peso molto contenuto. L'arma può sparare qualunque tipo di granata da 40 mm, comprese le granate in plastica da addestramento. 


L'AG36 è un costituente del programma IdZ (Infanterist der Zukunft, soldato del futuro) tedesco.
Per il caricamento, la canna del lanciagranate esce lateralmente sulla sinistra (mentre nell'americano M203 si sposta in avanti) per permettere l'inserimento della granata, permettendo così l'uso di munizioni più lunghe in caso di necessità. Per l'installazione sul fucile si deve rimuovere il paramano anteriore dell'arma e sostituirlo con quello integrato nel lanciagranate. L'arma presenta un gruppo grilletto con sicura manuale e grip a pistola per facilitare l'impugnatura e lo sparo. Per la mira sfrutta gli stessi organi di mira condivisi dalla maggior parte dei lanciagranate in uso.
Grazie al suo design modulare, il lanciagranate può facilmente essere adattato per il montaggio su fucili quali quelli della serie M16 e della serie canadese Diemaco C7 e C8.
Come in molti sistemi d'arma moderni, inclusa la serie G36, l'uso estensivo di polimeri e alluminio ad alta resistenza nel lanciatore AG36 contribuisce alla sua massa ridotta e alla sua lunga durata. È in grado di sparare quasi tutti i colpi di granata da 40 × 46 mm, comprese le cartucce di plastica da addestramento, i colpi di bastone flessibili, il gas CS e le cartucce di gas di oleoresina capsico (OC, la stessa sostanza chimica utilizzata nello spray al pepe), fosforo bianco e munizioni HE. Con il lanciagranate montato, quando si spara con munizioni da 5,56 mm, il punto medio di impatto del fucile G36 si sposta di ca. 10 cm verso il basso a una distanza di 100 metri.  L'AG36 fa parte del programma Fante tedesco del futuro.
L'AG36 è un'arma a colpo singolo con una canna in acciaio con azione di rottura e, a differenza della sua controparte americana, l'M203, l'AG36 oscilla lateralmente per il caricamento, consentendo l'uso di colpi più lunghi quando necessario, ad esempio colpi di manganello o razzi. Quando è aperto, la culatta è a sinistra. Per l'installazione, il paramano della canna esistente del fucile viene rimosso e sostituito dall'AG36. L'arma ha un gruppo grilletto con una leva di sicurezza manuale e un'impugnatura a pistola per una facile manovrabilità. La mira viene eseguita utilizzando mirini a scala standard, che si trovano sul lato sinistro del corpo del lanciatore e ripiegati quando non in uso.
Grazie al suo design modulare, il lanciatore può essere facilmente adattato ad altri fucili, come la serie M16 e il Diemaco C7 e C8.

Varianti

I modelli L17A1 e L123A2 UGL sono due varianti dell'AG36 in uso presso le forze armate inglesi con i fucili L85A2 e in misura minore con gli L119A1 utilizzati dalle forze speciali inglesi. Sono progettati e prodotti dalla H&K come varianti dello standard AG36. L17A1 e L123A2 UGL (Underslung Grenade Launcher) sono i lanciagranate sotto canna da 40 mm utilizzati dal Esercito britannico in collaborazione con la L85A2 fucile (L123A2 UGL), e in piccole quantità con il L119A1 carabina usata da Regno Unito Forze speciali e Plotone Pathfinder (L17A1 UGL). È progettato e costruito da Heckler & Koch ed è una variante modificata dell'AG36. L'UGL è stato schierato per la prima volta durante l' Operazione Telic nel 2003. L'UGL ha sostituito il Fucile Lanciagranate General Service. Un'UGL è rilasciato per Fireteam all'interno battaglioni di fanteria. Un'ulteriore versione dell'AG36 è la Heckler & Koch AG-C / EGLM.

Utenti:
  • Montenegro
  • Francia 
  • Germania: sostituzione di Heckler & Koch HK69A1 
  • Lettonia 
  • Lituania: forze armate lituane 
  • Malesia 
  • Paesi Bassi 
  • Portogallo 
  • Kosovo 
  • Spagna 
  • Turchia  utilizzato dal comando delle forze speciali (Turchia)
  • Regno Unito: variante L123A2
  • Canada
  • Stati Uniti: designato come lanciagranate M320.

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