martedì 27 luglio 2021

L'italiana AVIO per il nuovo vettore a metano "Vega E (Evolution)"


L’AD di Avio Giulio Ranzo ed il Direttore del trasporto spaziale dell’Agenzia Spaziale Europea Daniel Neuenschwander hanno sottoscritto un contratto del valore di 118,8 milioni di € per lo sviluppo del lanciatore spaziale Vega dopo il 2025. 



Ciò rende possibile lo sviluppo per il 2022 del lanciatore Vega E (Evolution), una versione migliorata e più potente del Vega C. 

Il nuovo lanciatore consentirà di aumentare ulteriormente: 
  • prestazioni, 
  • flessibilità 
  • e competitività 
del programma Vega grazie ad un forte aumento del carico utile ed alla flessibilità della missione, con la riduzione dei costi di missione anche grazie all’utilizzo di componenti del Vega C.




E’ previsto lo sviluppo di un nuovo motore criogenico per il terzo stadio M10 azionato tramite ossigeno liquido e metano; ciò contribuirà a migliorare l’impronta ambientale del lanciatore grazie alla riduzione delle emissioni e dei residui di combustione. 
Il nuovo vettore Vega-E avrà tre stadi (il Vega-C ne ha quattro): due saranno derivati dal Vega-C: 
  • il motore a razzo solido P120C garantirà la spinta al momento del lancio; 
  • lo Zefiro-40 allo stato solido sarà il secondo;
  • il terzo, quello nuovo, sarà lo stadio superiore criogenico a ossigeno-metano liquido, che, come detto, sarà il fulcro del nuovo Vega-E.
Il lanciatore Vega Evolution

Già a partire dal 2004 fu proposto con il programma "LYRA" lo sviluppo di una versione evoluta del lanciatore che prevedeva un terzo stadio a propellenti liquidi (ossigeno-metano) in sostituzione del terzo e quarto stadio della configurazione iniziale con l'obiettivo di incrementare del 30% le prestazioni del vettore senza impatti significativi sul prezzo del lancio. Una volta definita la versione "consolidata" (Vega C), fu proposta una successiva "evoluzione" (Vega E) con l'obbiettivo di sfruttare al meglio le esperienze ottenute durante il programma di sviluppo Vega utilizzando motori già disponibili o in via di sviluppo come l'inedito stadio superiore a metano ed ossigeno liquido. 
Per la realizzazione dopo il 2024, saranno introdotte nuove metodologie produttive quali la stampa 3D e sarà aggiornato il sistema di controllo di assetto con nuovi motori a perossido di idrogeno e nuova avionica. Il 13 novembre 2018 è stata completata con successo la prima prova al banco del prototipo in scala del motore M10 del VUS presso gli stabilimenti Avio di Colleferro.
Durante la fase di valutazione preliminare del sistema di lancio sono emerse due configurazioni principali. La prima (VEGA–E light) è un lanciatore bi-stadio con un carico utile di 400 kg verso l'orbita bassa ed è costituito dal Z40 (attuale secondo stadio del Vega C) e dal VUS. L'altra (VEGA-E heavy) ha prestazioni simili al Vega C ed è composta dal P120C al primo stadio, lo Z40 al secondo ed il VUS come stadio superiore.




Avio è un’azienda aerospaziale italiana che opera nel settore dei lanciatori e della propulsione applicata a sistemi di lancio, missili e satelliti. Svolge attività di:
  • progettazione, sviluppo e produzione di lanciatori spaziali (il Vega nelle sue versioni base e potenziate C e E);
  • sistemi propulsivi a propellente solido e liquido per lanciatori spaziali (Ariane 5 e Ariane 6);
  • sistemi propulsivi a propellente solido per missili tattici (Aster 30, Aspide, Marte e Camm-ER);
  • sistemi propulsivi a propellente liquido per satelliti;
  • ricerca e sviluppo.

Occupa direttamente in Italia e all’estero più di 800 persone altamente qualificate e per il 15% impiegate in attività di Ricerca e Sviluppo.
In Italia è presente, con oltre 700 persone, nella sede operativa principale di Colleferro (Roma) e in altri insediamenti in Campania e Piemonte; ulteriori sedi operative sono presenti all’estero, in Francia (metropolitana e Guyana Francese).

LANCIATORE VEGA

Vega è un lanciatore spaziale progettato e realizzato per il posizionamento di satelliti in orbita bassa.
Avio ha progettato e sviluppato Vega ed è Primo Contraente per Ariane-space, il più grande operatore di servizi di lancio. Sette nazioni europee partecipano allo sviluppo del Vega, in Italia se ne realizza il 65%. Avio ha sviluppato e produce i motori a propellente solido dei primi 3 stadi del lanciatore e il modulo propulsivo a liquido del quarto.

Avio riveste, inoltre, il ruolo di Primo Contraente per la nuova generazione della famiglia dei lanciatori:
  • Vega C, il cui lancio di qualifica è programmato per metà 2019;
  • Vega E, per il quale sono iniziate le attività di studio preliminare.

Per questi ultimi Avio sviluppa, e successivamente produrrà, l’intero sistema di lancio, il nuovo secondo stadio (basato sul nuovo motore Z40) e, per quel che riguarda il Vega E, lo stadio superiore criogenico ad ossigeno liquido-metano. Continuerà inoltre a produrre i componenti comuni con la versione attuale del Vega.
Infine, attraverso la joint venture Europropulsion con Ariane Group, è responsabile dello sviluppo del nuovo motore a propellente solido P120C, cuore del primo stadio per i nuovi Vega.

LANCIATORI ARIANE 5 E ARIANE 6

Ariane 5 è un lanciatore spaziale progettato e realizzato per il posizionamento di satelliti in orbita di trasferimento geostazionaria, in cui ASL ricopre il ruolo di Prime Contractor. Avio opera in qualità di sotto-contraente avendo sviluppato e producendo la turbo-pompa ad ossigeno liquido (LOX) per il motore Vulcain 2 e, attraverso la joint venture Europropulsion con ASL, il motore a propellente solido P230.
Ariane 6 sarà il successore di Ariane 5 e Avio opera in qualità di sotto-contraente per il lanciatore il cui volo di qualifica è previsto per il 2020; per Ariane 6 Avio sta sviluppando e successivamente produrrà sia il motore a propellente solido P120C (comune al primo stadio di Vega C), sia la turbopompa ad ossigeno liquido per il motore Vinci, oltre a continuare la produzione della turbopompa ad ossigeno liquido per il motore Vulcain 2.

SISTEMI PROPULSIVI A PROPELLENTE SOLIDO PER MISSILI TATTICI

Avio è sotto-contraente di MBDA per la progettazione, sviluppo e produzione di motori a propellente solido, motori di crociera e sensori/sistemi di guida per Aster 30, un sistema missilistico avanzato ad altissime prestazioni di difesa terra-aria. Sviluppa e realizza, inoltre, la propulsione per i missili Aspide e Marte ed ha recentemente iniziato lo sviluppo del motore per il missile antiaereo Camm-ER a gittata estesa e ad altissime prestazioni che equipaggerà i futuri sistemi di difesa terrestre, marittima e aerea.

SISTEMI PROPULSIVI A PROPELLENTE LIQUIDO PER SATELLITI

Dal 1984, Avio ha sviluppato e prodotto più di 15 sistemi propulsivi a propellenti liquidi per satelliti. Sono attualmente in corso le operazioni di preparazione al lancio di due nuovi satelliti ESA dotati di propulsione a liquido Avio.

RICERCA E SVILUPPO

Avio considera da sempre la ricerca e lo sviluppo indispensabili per la competitività, l’efficienza e la sostenibilità nel tempo del proprio sistema imprenditoriale e dei propri prodotti. Per questo investe in modo significativo in ricerca di base e sviluppo pre-competitivo su materiali, tecnologie innovative, nuovi prodotti e applicazioni. È il caso dei materiali e strutture in composito ad alte prestazioni, dei nuovi propellenti verdi, delle applicazioni orbitali.

Il missile “Vega”, acronimo di Vettore Europeo di Generazione Avanzata, è un vettore operativo in uso dalla Arianespace, sviluppato in collaborazione dall'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e l'Agenzia Spaziale Europea (ESA) per il lancio in orbita di piccoli satelliti (300 – 1500 kg).
Il Vega, che prende il nome dall'omonima stella della costellazione Lyra, è un vettore a corpo unico, senza booster laterali, con tre stadi a propellente solido P80, Zefiro 23, Zefiro 9 e uno stadio per le manovre orbitali a propellente liquido, l'AVUM.

Sviluppatori

Lo sviluppo tecnico è stato affidato all'italiana ELV, una società partecipata al 70% dall'Avio e al 30% dall'ASI. Il concetto iniziale di partenza del progetto del lanciatore, conosciuto in un primo tempo semplicemente come "Zefiro" dal nome del modello unico di propulsore previsto nella configurazione originaria, era stato presentato dall'allora BPD Difesa Spazio all'ASI, nel 1988, quale successore del vettore Scout (utilizzato dal programma "Progetto San Marco") di cui si prospettava, ormai, una prossima cessazione della produzione. Il progetto definitivo Vega è stato avviato nel 1998 con l'approvazione finale da parte dell'Agenzia Spaziale Europea. L'Italia è il maggior finanziatore e sviluppatore del programma con una quota del 65%, seguono la Francia (12,43%), il Belgio (5,63%), la Spagna (5%), i Paesi Bassi (3,5%) e infine con quote marginali la Svizzera (1,34%) e la Svezia(0,8%).

Caratteristiche

Il razzo è progettato per il trasporto in orbita di piccoli carichi, tra i 300 e i 1500 kg, in orbite basse o polari, in particolar modo eliosincrone. Una caratteristica particolare e molto apprezzata è la possibilità di trasportare due o tre piccoli carichi contemporaneamente e posizionarli correttamente su orbite diverse, capacità non comune nei lanciatori di così piccole dimensioni.
Il lanciatore è formato da un corpo singolo a quattro stadi, alto circa 30 metri, con un diametro massimo di circa 3 metri e con un peso al decollo di 137 tonnellate. A differenza di molti altri vettori, il Vega è stato costruito in fibra di carbonio.

I 4 stadi del lanciatore

P80

Il primo stadio di Vega in ordine di accensione, detto P80 è il più grande e più potente propulsore a propellente solido monoblocco del mondo. Questo programma è stato guidato dal Centre national d'études spatiales (CNES) di Évry ed è stato finanziato da Francia (66%), Belgio, Paesi Bassi e Italia. Oltre a realizzare il primo stadio di Vega, il progetto P80 puntava anche a sviluppare nuove tecnologie utili per i futuri sviluppi della serie Ariane. La progettazione dello stadio è stata affidata all'italiana Avio (motore) e alla italo-francese Europropulsion (integrazione), oltre a commesse minori alla belga SABCA (sistema di controllo), alla francese Snecma (ugello di scarico) e all'olandese Stork B.V. (sistema di accensione).
Lo stadio è alto 11,20 metri, ha un diametro di 3 metri e un peso di 96,263 tonnellate, di cui 87,710 di propellente. La spinta prodotta dal motore, equivalente a 3 015 kN, viene fornita per 109,9 secondi.
Il P80 è stato sottoposto a due test di accensione, il primo si è svolto a Kourou il 30 novembre 2006 e si è concluso con successo: il motore ha fornito un comportamento molto simile alle previsioni.
Lo sviluppo del progetto si è quindi concluso con una seconda prova di accensione a Kourou il 4 dicembre 2007, durante la quale è stato utilizzato un nuovo ugello orientabile. Il motore ha generato una spinta in linea con le aspettative, permettendo allo stadio di essere dichiarato pronto per i voli.

Zefiro 23 e Zefiro 9

ZEFIRO = ZEro FIrst stage ROcket motor deriva dalla configurazione originaria del VEGA che prevedeva due Zefiri uguali per i primi due stadi del Lanciatore detti stadio zero e primo stadio.
Lo Zefiro 23 e lo Zefiro 9, dove il numero rappresenta il peso in tonnellate previsto all'inizio della progettazione, sono rispettivamente il secondo e il terzo stadio di Vega. Sono stati sviluppati, costruiti e testati da Avio, con la collaborazione della SABCA per il sistema di controllo.
Lo Zefiro 23 è stato sottoposto a due prove di accensione presso il poligono del Salto di Quirra, la prima il 26 giugno 2006, la seconda il 27 marzo 2008. Entrambe si sono svolte con successo e lo Zefiro 23 è stato dichiarato abilitato al volo.
Anche lo Zefiro 9 è stato sottoposto a due prove di accensione al Salto di Quirra. La prima, svoltasi il 20 dicembre 2005 si è risolta in un pieno successo; al contrario durante la seconda, del 27 marzo 2008, che seguiva un lavoro di revisione sulla base dei dati del primo test, il motore ha mostrato un calo anomalo della pressione interna.
L'insuccesso ha provocato un ritardo nello sviluppo del lanciatore, tuttavia il 23 ottobre 2008, in occasione di un nuovo test, il motore ha mostrato prestazioni soddisfacenti, anche grazie ad un nuovo ugello e una maggiore quantità di propellente.

AVUM

Il quarto stadio, denominato Attitude and Vernier Upper Module, ospita il motore responsabile dell'inserimento finale in orbita del carico. Al contrario degli stadi precedenti, che utilizzano propellente solido, il quarto stadio utilizza un propellente liquido, costituito da dimetilidrazina asimmetrica (UDMH) e tetraossido di diazoto come comburente. La regolazione dell'orientamento del modulo è attuata tramite un sistema che fa uso di idrazina. Al di sopra del sistema propulsivo si trova un modulo che ospita i componenti principali dell'avionica del lanciatore.
Lo stadio è alto 2,04 metri, ha un diametro di 2,18 metri e un peso di 1265 chilogrammi, di cui fino a 577 di propellente. La spinta fornita dal motore per 667 secondi equivale a 2,45 kN.
Il modulo è di tecnologia e produzione ucraina e spagnola: il motore è sviluppato dall'azienda Yuzhnoye mentre una controllata spagnola di EADS è responsabile della struttura e della scocca. In passato si è discusso riguardo alla possibilità di sostituire il motore ucraino con uno tedesco in modo da rendere il modulo una produzione totale europea.

Copertura del carico

La copertura del carico, il cosiddetto payload fairing, è stato progettato e prodotto dalla svizzera RUAG Space. Ha un diametro di 2,6 metri, un'altezza di 7,88 metri e una massa di 540 kg.

Lanci

Test di qualifica

Il 26 giugno 2006 è stata portata a termine, presso il Poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze di Quirra (Sardegna), la prova di accensione dei motori del secondo stadio Zefiro 23, che ha permesso di raccogliere fondamentali informazioni sulle caratteristiche dello stadio: variazioni di pressione, temperatura e velocità di combustione, profilo di spinta, controllo dell'orientamento della spinta tramite gli attuatori elettromeccanici che azionano l'ugello. I parametri raccolti hanno decretato il pieno successo della prova.
Il 30 novembre 2006 si è svolta con successo presso il centro spaziale della Guyana francese la prova di accensione dei motori del primo stadio P80 del lanciatore. Il 5 dicembre 2007 la versione definitiva del motore P80 è stata collaudata con successo nel centro spaziale di Kourou nella Guiana Francese.

Primo lancio

Il primo volo di Vega, codice volo VV01, inizialmente previsto per il novembre del 2010, è avvenuto il 13 febbraio 2012 dal Centre spatial guyanais di Kourou, portando in orbita nove satelliti, fra cui gli italiani LARES acronimo di LAser Relativity Satellite (satellite ideato per misurare, con una precisione dell'1%, l'effetto Lense-Thirring della relatività generale), costruito con la collaborazione dell'Università La Sapienza, e ALMASat-1, costruito nel polo ingegneristico di Forlì dell'Università di Bologna.

Programma VERTA

Dopo il primo volo l'Agenzia Spaziale Europea aveva previsto cinque lanci, come parte del programma VERTA (VEga Research and Technology Accompaniment) volto a convincere i potenziali utenti della validità del vettore. Durante questi voli, VEGA ha portato in orbita quattro satelliti dell'Agenzia Spaziale Europea: Proba-V (osservazione della Terra), ADM-Aeolus (studio dell'atmosfera), LISA Pathfinder (studio delle onde gravitazionali) e l'Intermediate Experimental Vehicle (IXV). Insieme ai carichi principali sono stati lanciati anche nanosatelliti a scopi didattici come e-st@r del Politecnico di Torino. Il programma VERTA prevedeva una frequenza minima di due lanci per anno, con l'obiettivo di dimostrare le potenzialità di VEGA per lo sfruttamento commerciale e si è concluso con il lancio del dimostratore LISA Pathfinder.

Secondo lancio

Il secondo lancio (primo lancio del programma VERTA), codice volo VV02, è stato effettuato alle 4 (ora italiana) del 7 maggio 2013, trasportando in orbita il satellite Proba-V dell'ESA, in grado di eseguire un rilievo globale della vegetazione, il primo satellite estone, l'ESTCube-1, e un satellite vietnamita il VNREDSAT.

Terzo lancio

Il 30 aprile 2014 alle ore 3.35 (ora italiana) è avvenuto il terzo lancio del vettore, il primo lancio esclusivamente commerciale. Il lancio è avvenuto dalla piattaforma numero 1 del Centre spatial guyanais a Kourou nella Guyana Francese, la stessa usata per i razzi Ariane 1. Con questo lancio si è messo in orbita un satellite, il KazEOSat-1, del peso complessivo di 900 kg che fornirà immagini multispettrali ed in pancromia ad alta risoluzione dell'intero pianeta, che verranno utilizzate per il monitoraggio e la mappatura del pianeta, il supporto alla gestione delle catastrofi naturali e la pura sorveglianza del territorio.

Quarto lancio

Il quarto lancio è avvenuto regolarmente l'11 febbraio 2015 e ha portato in una traiettoria sub-orbitale il veicolo sperimentale europeo IXV. Durante il volo, il quarto stadio AVUM è entrato brevemente in orbita e poi ha eseguito una manovra di de-orbiting come pianificato.

Quinto lancio

Il quinto lancio (il primo del lotto della fornitura Arianespace-ELV) è avvenuto il 23 giugno 2015 alle 3:51 ora italiana dalla base di Kourou per mettere in orbita il satellite Sentinel 2A facente parte del programma europeo Copernicus (messa in orbita di una decina di satelliti). Compito di questo satellite è svelare, per i prossimi 7 anni, i "colori" della terra controllando così lo stato di salute del nostro pianeta, con particolare attenzione alle aree agricole e alle foreste. Il satellite Sentinel 1A è stato lanciato in orbita il 3 aprile 2014 tramite il razzo Soyuz.

Sesto lancio

Il sesto lancio (il quinto ed ultimo del programma VERTA) è avvenuto sempre a Kourou il 3 dicembre 2015 alle 04;04;00 UTC, per mettere in orbita il satellite della Airbus LISA Pathfinder per il quale era stata inizialmente prevista una vita operativa di un anno, in seguito estesa fino al giugno del 2017.

Fornitura Arianespace-ELV

A novembre 2013 è stato firmato un contratto tra Arianespace ed ELV per la fornitura di dieci vettori VEGA, che saranno lanciati nell'arco di tre anni dopo la fine del programma VERTA.

Settimo lancio

Il settimo lancio, avvenuto alle 01:43 UTC del 16 settembre 2016, ha permesso l'immissione in orbita di 4 satelliti della piattaforma di rilevamento della superficie terrestre "Terra Bella" e del satellite di osservazione PeruSAT-1.

Ottavo lancio

Con l'ottavo lancio avvenuto alle ore 13.51 UTC del 5 dicembre 2016 è stato messo in orbita il satellite turco per l’osservazione della terra Gokturk-1.

Nono lancio

Il 7 marzo 2017 alle 01:49 UTC è stato lanciato con successo il satellite Sentinel 2B nell'ambito del progetto europeo Copernicus per il monitoraggio delle terre emerse e delle acque costiere del pianeta.

Decimo lancio

Con il lancio del 2 agosto 2017 sono stati messi in orbita due satelliti per l'osservazione terrestre, l'OPTSAT-3000 per conto del Ministero della difesa italiano e il satellite franco-israeliano VENµS.

Undicesimo lancio

Con la missione VV11 è stato lanciato l'8 novembre del 2017 il satellite Mohammed VI-A per conto del Marocco. Inizialmente era previsto che il carico pagante della missione VV11 fosse il satellite dell'ESA ADM-Aeolus, ma nel corso del 2017 fu deciso di far slittare al 2018 il lancio dell'Aeolus e di assegnare al satellite marocchino l'ultimo lancio del Vega del 2017.

Dodicesimo lancio

Il primo lancio del 2018 del Vega ha visto la messa in orbita del satellite meteorologico ESA ADM-Aeolus per la rilevazione accurata del profilo dei venti. Inizialmente previsto per il 21 agosto, il lancio fu posticipato di un giorno a causa delle avverse condizioni meteo in quota.

Tredicesimo lancio

Il 21 novembre 2018, con la missione VV13, è avvenuto il lancio del secondo satellite Mohammed VI per conto del Marocco. Come l'anno precedente, la natura del carico pagante è rimasta riservata fino a poche settimane prima del lancio. Al suo posto era infatti previsto il satellite PRISMA, poi slittato al marzo 2019.

Sviluppi futuri

Vega C

Lo sviluppo della versione Vega C è stato formalmente approvato il 12 agosto 2015 e prevede l'impiego di un P120C per il primo stadio (una versione maggiorata del P80), un Z40 al secondo stadio, uno Z9 per il terzo e l'AVUM+ (che ha il 20% di propellente in più rispetto all'AVUM standard) per il quarto stadio. Questa versione è in grado di immettere fino a 2200 kg di carico utile in orbita polare a 700 km o 1800 kg in orbita elio sincrona a 800 km. Le prove di tenuta alla pressione di esercizio ed ai carichi strutturali di progetto sul primo prototipo di P120C si sono concluse il 17 giugno 2017 nello stabilimento Avio di Colleferro. A marzo del 2018 è stato provato al banco presso il poligono di Salto Quirra il primo modello di Z40. Il 16 luglio 2018 è stato provato con successo il primo dei tre motori P120C necessari alla certificazione propedeutica al primo lancio del Vega C previsto per i primi mesi del 2020.
Vega C ed è l’ultimo arrivato tra i lanciatori europei, quei razzi che vengono utilizzati per portare in orbita i satelliti. Il suo battesimo del fuoco, il cosiddetto “maiden flight“, avverrà a fine 2019, ma i preparativi continuano a susseguirsi nel Centre spatial guyanais, la base dell’Agenzia spaziale europea (Esa) da cui partono i nostri voli e che abbiamo avuto la possibilità di visitare. Tutti gli sforzi in questo momento sono concentrati sul motore P120, responsabile con la sua potenza della prima fase del viaggio, quella che porta il razzo a staccarsi da terra e arrivare in orbita. Questo motore viene realizzato (insieme alle altre componenti di Vega-C) in Italia, a Colleferro, dalla nostra Avio (in collaborazione con Arianespace), e in un mese e mezzo attraversa in nave l’oceano Atlantico per arrivare sulle coste sudamericane. Il suo firing test (in italiano tiro al banco) è previsto in Guyana nella nostra notte del 12 luglio.
Il lanciatore Vega C fa parte della famiglia dei più piccoli razzi europei (i più grandi sono invece gli Ariane, quasi alla sesta generazione) usati per portare in orbita satelliti ed è composto di diversi stadi: il motore P120rappresenta il primo stadio e, come dicevamo, serve a dare la spinta iniziale e più potente al razzo, per lanciarlo in atmosfera, vincendo la forza di gravità; altri due stadi, che si sganciano come il primo raggiunta una certa altitudine, continuano il viaggio del carico fino alla bassa orbita terrestre, quando entra in azione l’ultimo componente, l’Avum+, dove è racchiuso il contenuto che dovrà essere posizionato in un preciso punto sopra le nostre teste.
A questo serve il motore a combustibile liquido dell’Avum+ che, accendendosi e spegnendosi, potrà far giungere il carico in più posizioni (e quindi trasportare per esempio più di un satellite).
È proprio questa la forza del nuovo Vega C: una maggiore capacità (che passa dai 1.500 chilogrammi di Vega ai 2.200 del nuovo razzo) e la possibilità di trasportare in orbita più di un carico. Con la sua altezza di 35 metri, un diametro di 3,3 metri e una massa di 210 tonnellate, il nuovo razzo europeo promette di essere un nuovo importante giocatore nel viaggio spaziale. Dopo il suo lancio inaugurale nel 2019 (il primo test sul campo, che in realtà sarà un lancio vero e proprio), sono già stati previsti altri due lanci, ci confermano da Avio. “I nostri servizi sono destinati prima di tutto alle agenzie spaziali di qualunque paese ne abbia bisogno“, ci racconta a Kourou l’amministratore delegato di Avio Giulio Ranzo. “Dalla Corea al Giappone, per esempio, ma abbiamo avuto anche paesi dell’America latina, come Perù e Brasile, oltre naturalmente all’Agenzia spaziale europea e ad altre agenzie spaziali nazionali in Europa. E poi, anche ai clienti commerciali, molti dei quali sono negli Stati Uniti, che hanno esigenza di lanciare satelliti di media-piccola dimensione“.

Il P120 è il motore a combustibile solido più grande del mondo


Uno dei diversi cuori italiani di Vega C sarà il motore P120, un grande cilindro alto circa 13 metri e con un diametro di oltre 3,4 metri che possiamo pensare come un gigantesco fuoco d’artificio. Il P120, infatti, è uno di quei motori a propellente solido che si usa una volta e poi deve essere gettato via. All’interno del cilindro di fibra di carbonio che compone la struttura, infatti, nei laboratori Regulus presso il centro spaziale sudamericano vengono colate oltre 140 tonnellate di carburante, una specie di gelatina che con il tempo solidifica come un ghiacciolo attorno al proprio stecco. È da questo spazio centrale che si propagherà l’accensione del propellente, come una miccia che parte dall’asse centrale del motore e si proietta verso le pareti esterne, bruciando in un paio di minuti tutto il suo contenuto.

Il test di accensione del motore P120


Il firing test è la prova del nove, nel senso che il motore lo si progetta, si fanno naturalmente anche delle verifiche durante i primi campioni realizzati per vedere che siano conformi al progetto, poi però a un certo punto bisogna provare se questo motore effettivamente fornisce la spinta, quella che deve fornire, e quindi se l’insieme dell’involucro che hai progettato, l’ugello e tutte le sue componenti insieme al propellente, danno per l’appunto la performance sperata. Così come si fa con i motori delle macchine che si mettono su un banco fermo, si accendono e si vede se funzionano, così si mette il motore attaccato su una struttura fissa, lo si accendee per tutta la sua durata di performance, che sono circa due minuti, si misuria quanta spinta riesce a dare, in modo di essere certi che non ci siano anomalie.
Le settimane successive alla prova saranno altrettanto importanti per il futuro del motore e dei lanciatori. Non appena finito un firing test il motore viene smontato e si controlla l’interno e che non ci siano state usure anomale. Si tratta di informazioni preziose, perché possono servire per mettere a punto il ciclo di produzione o addirittura fare delle modifiche di progetto.
Fatti tre firing test e fatte le analisi a posteriori, si comincia a preparare il dossier per integrare tutto il lanciatore e per avere quindi contezza che tutto il sistema come insieme nei suoi motori, dell’avionica, del software, eccetera sia atto a volare, cioè abbia un’idoneità al volo.
Il battesimo del P120 sarà nel 2019 e riguarderà il Vega C, ma questo non è l’unico lanciatore sul quale questo motore sarà equipaggiato. Anche l’Ariane 6, il cui primo lancio è previsto nel 2020, vedrà l’utilizzo di questo motore, in particolare per i booster laterali della nuova generazione di razzi europei pesanti.

Space Rider

In seguito all'esperienza acquisita con l'Intermediate eXperimental Vehicle, l'ESA decise nel 2016 di procedere con lo sviluppo di un sistema riutilizzabile di accesso all'orbita bassa. Dopo una prima verifica di fattibilità, nel 2018 è iniziata la definizione del progetto preliminare. Per ridurre al minimo i costi di sviluppo e massimizzare il carico utile, lo Space Rider sfrutta elementi derivati dal progetto IXV fondendoli con il progetto del Vega C. Il risultato è uno spazio-plano con un modulo di servizio orbitale (lo stadio superiore del Vega C) e un modulo di rientro in grado di rientrare a terra e volare di nuovo dopo una leggera manutenzione.

VEnUS

Il VEnUS (VEGA Electrical nudge Upper Stage) è una evoluzione del modulo orbitale studiato per lo Space Rider con l'obiettivo di permettere al Vega C una maggiore flessibilità nel collocamento di satelliti fino a 1000 kg in particolari orbite fortemente ellittiche o di fuga, nel trasferimento da orbite di parcheggio ad orbite geostazionarie. Si compone di un modulo contente il sistema di controllo di assetto, quattro serbatoi contenti il gas xeno usato come propellente nei motori elettrici e un modulo per la produzione di energia elettrica mediante pannelli fotovoltaici ripiegabili, computer di navigazione e assetto con sensori stellari, ruote di reazione coadiuvate da sistemi di controllo d'assetto a momento magnetico.

Vettori concorrenti

Nel mercato dei lanci spaziali di piccoli carichi da 1.500 kg ci sono diversi lanciatori che competono con il Vega. Si possono citare il lanciatore indiano PSLV, gli americani Taurus e Falcon 1e (non più in servizio), il cinese Lunga Marcia 2C e i lanciatori russi Soyuz-2-1v, Rokot e Angara 1.1.
Il prezzo commerciale di un lancio del Vega è di 32 milioni di dollari. I costi di fabbricazione sono di 25 milioni di dollari, mentre i costi di commercializzazione (Arianespace) e di lancio (Korou) ammontano a 7 milioni di dollari. Secondo i responsabili del programma, Vega può permettersi di essere il 20% più caro dei suoi concorrenti tenendo conto della qualità delle prestazioni.
La maggior parte dei razzi spaziali sono fatti di metallo. Ma Avio usa fibra di carbonio per il Vega. E lo fa attraverso una tecnica di avvolgimento brevettata. Lo scopo è ottenere il miglior risultato con il minore investimento.
Il parametro fondamentale di tutta questa realizzazione è la leggerezza perché ovviamente per andare in orbita un razzo deve avere tanta potenza ma anche tanta leggerezza.
Basta osservare un lancio per capire cosa può fare Vega. La velocità di un razzo a propellente solido come questo non può essere ridotta una volta lanciato, e questo può essere un limite. Ma in compenso la potenza è enorme: Il Vega è un razzo estremamente veloce da lanciare, è relativamente leggero rispetto alla potenza che sprigiona. Guardarlo è un'esperienza emozionante. I razzi Vega possono essere facilmente lanciati, ma costruirne uno è un processo lungo e complesso. Ci vuole quasi un anno per passare dalla materia prima al lancio. Il primo passo è usare uno stampo gigante a forma di tubo chiamato mandrino. 
Per fabbricare un motore in fibra di carbonio si parte da un'attrezzatura chiamata mandrino, fatta di tanti pezzi metallici "assiemati" tutti insieme e su questo mandrino si realizza per avvolgimento il motore in fibra di carbonio.
Durante il funzionamento un motore ha oltre tremila gradi di temperatura, per proteggere la parte strutturale da queste alte temperature viene realizzato un isolante termico in gomma di spessore molto limitato, che viene applicata come prima cosa sul mandrino. Si parte da bobine di materiale pre-impregnato in fibra di carbonio e resina epossidica (è un brevetto tutto Avio) e con questo materiale, circa 5.000 km di filo di questo materiale, si realizza l'avvolgimento della struttura in fibra di carbonio sul mandrino.

Il test del motore P120

Avio ha usato il sistema di avvolgimento in fibra di carbonio per creare il P120C, il più grande motore a propellente solido mai creato. Il P120C è importante poiché costituirà il primo stadio della nuova e più potente versione del Vega, chiamata Vega-C.
Il motore ha superato il firing test al centro dell'Agenzia Spaziale Europea nella Guyana francese.
Lo stesso motore sarà usato per il test sul lanciatore pesante Ariane 6, in una competizione spietata con India, Cina e Stati Uniti.
Il primo lancio di Vega-C è pianificato per il 2019. Prima di allora gli sforzi saranno concentrati sul quarto stadio, ossia la parte del razzo che va effettivamente in orbita, il vero vettore che trasporta i satelliti per i diversi clienti. È l'unico stadio che usa carburante liquido, e che quindi può essere acceso e spento. Diversamente dai motori a propellente solido su Vega-C Avio ha sviluppato un quarto stadio in grado di portare satelliti di un peso assai superiore rispetto a quelli di Vega e in grado anche di riaccendersi più volte. Questo permette un'estrema flessibilità del nuovo lanciatore che potrà portare i satelliti di dimensioni piccolissime come i cubesat di pochi chili, a dimensioni di 2.500 kg, quindi estremamente grandi.
Con il lanciatore leggero Vega, quello medio Soyuz e quello pesante Ariane 5, i lanciatori dell'Agenzia Spaziale Europea possono raggiungere ogni orbita dalla Guyana francese. E il membro più giovane della famiglia, Vega, provoca sempre una grande emozione tra gli ingegneri che lo hanno creato ogni volta che lascia la rampa di lancio.
La potenza che si sente sprigionare dall'interno del motore, sia in termini di fiamme che escono veramente dall'ugello, sia in termini di rumore assordante che circonda il lanciatore e il motore, è qualcosa di eccezionale!

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lunedì 26 luglio 2021

I veicoli da combattimento Namer (in ebraico: נמ"ר)

I veicoli da combattimento Namer (in ebraico: נמ"ר), significa " leopardo " e anche un'abbreviazione sillabica di "Na gmash" (APC).


Il 13° Battaglione di Fanteria della Brigata Golani è stata la prima unità delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) a introdurre in servizio operativo il veicolo da combattimento di fanteria Namer. 
Con il carro armato Merkava e il nuovo Namer ICV, l'IDF sta espandendo la piattaforma Merkava in una famiglia di veicoli da combattimento, per includere: 
  • un veicolo di supporto tattico MedEvac corazzato, 
  • un veicolo di recupero corazzato (ARV) 
  • e, potenzialmente, futuri vettori di armi.





Il Namer non è un Merkava modificato: utilizza il design di base e i componenti del carro armato, ma è progettato e ottimizzato come veicolo da combattimento della fanteria; rappresenta un concetto diverso per i veicoli corazzati dell’IDF: per la prima volta la fanteria riceve un veicolo dedicato appositamente progettato per la sua missione, anziché un carro armato modificato. Nonostante le somiglianze di base, con un peso di combattimento a pieno carico di 60 tonn, questo veicolo è pesante quasi quanto un carro armato Merkava Mk 4. 
Questo fatto sottolinea il fattore più importante nel design Namer: la sua protezione e mobilità superiori.
Il programma Namer è un elemento importante nel piano quinquennale di modernizzazione quinquennale dell'IDF da 60 miliardi di dollari USA attualmente in corso. Alla fine, l'IDF prevede di schierare centinaia di ICV Namer per equipaggiare le sue brigate di fanteria d'élite, fornendo alla fanteria il livello di protezione e mobilità corrispondente e persino superiore a quelli degli ultimi carri armati Merkava Mk 4. 
Il MOD israeliano ha in programma di assemblare l'intera produzione di veicoli Namer, spingendo oltre i limiti la capacità produttiva locale. Per raggiungere questo ambizioso obiettivo, Israele sta considerando di spostare l'approvvigionamento di materiale e l'assemblaggio finale negli Stati Uniti. Tra i produttori presi in considerazione ci sono BAE Systems e Textron Systems. Questo piano sta affrontando una significativa opposizione in Israele.




Il Namer è dotato: 
  • di una stazione d'arma telecomandata, 
  • sistemi di osservazione e avvistamento elettro-ottici; 
  • ottiche "corazzate trasparenti" che forniscono all'equipaggio una visuale a 360 gradi intorno al veicolo; 
  • una mitragliatrice pesante da 0,5″ montata sulla stazione delle armi; 
  • una mitragliatrice secondaria da 7,62 mm ad azionamento manuale 
  • e un mortaio da 60 mm. 
La porta di accesso posteriore funge anche da rampa ed è trasparente per consentire il fuoco da parte di un cecchino, utilizzando un design originariamente sviluppato per il carro armato Merkava. 
Gli scaricatori di fumo si trovano su entrambi i lati del veicolo. 
Il veicolo è progettato per ricevere l'Iron Fist Active Protection System (APS) integrato attualmente in fase finale di sviluppo presso l'IMI.
La corazzatura di base superiore e la disponibilità di moduli aggiuntivi forniscono al veicolo un livello di protezione senza precedenti tra i veicoli corazzati da combattimento contemporanei (AFV) e, in alcune aree, addirittura superiore a quello dell'ultimo Merkava Mk4. Gran parte dei moduli di armatura sono sviluppati dalla IMI che è stata selezionata per produrre la suite di armature avanzate per il Namer. Questa armatura avanzata fornisce una protezione equilibrata alla parte anteriore, ai lati e al tetto. Internamente, la disposizione dei sedili consente una buona protezione dagli effetti di una esplosione, utilizzando sedili protetti e 'flottanti' non fissati al pavimento. 
Il motore anteriormente lascia spazio a un'ampia rampa di accesso posteriore e fornisce una spaziosa configurazione interna per il compartimento di combattimento.
L'ampio spazio interno è anche un sottoprodotto del sistema d'arma telecomandato Samson (RCWS). Il tetto piano fornisce un'osservazione efficace per i sensori optronici, anche a portelli chiusi. Il Namer utilizza un vano di guida dal design ergonomico, simile a quello del carro Merkava, dotato di grandi blocchi di visione e dispositivi di visualizzazione del conducente elettro-ottici che consentono prestazioni efficaci in tutte le condizioni di visibilità. Le dotazioni di sicurezza comprendono sedili antiscoppio per l'equipaggio e un sistema antincendio interno. Vengono utilizzate almeno quattro videocamere controllate a distanza per fornire all'equipaggio, al conducente e al comandante una visuale periferica senza ostacoli. I nuovi veicoli consentono operazioni efficaci in condizioni "abbottonate" per periodi prolungati, offrendo interni spaziosi, accesso rapido e smontaggio rapido delle truppe.
Il Namer è in realtà il precursore di una nuova famiglia di veicoli pesantemente corazzati, progettati per supportare le armi combinate delle brigate IDF. Tra le versioni previste ci sono il veicolo corazzato di supporto alla fanteria, dotato di torretta telecomandata che monta un cannone automatico da 30 mm e un coassiale da 7,62 mm, due missili guidati multiuso e mortaio da 60 mm. Questo veicolo è tipicamente equipaggiato con due payload multisensore stabilizzati, che consentono a due operatori (comandante e artigliere) di impiegare efficacemente tecniche di combattimento. L'attuale design del Namer è già predisposto per trasportare la stazione delle armi più pesanti, offrendo un deposito protetto per le armi separato dal vano di combattimento e un tetto rinforzato in grado di trasportare i carichi extra.
Oltre al carro armato Merkava e al Namer ICV, la famiglia di veicoli Merkava include anche un veicolo di supporto tattico, che fornisce manutenzione e supporto alla squadra di combattimento. È in fase di configurazione anche un'ambulanza blindata, in sostituzione del vulnerabile M-113. I preparativi per entrambe le missioni sono già configurati nel design del Namer. Per l'evacuazione medica sotto il fuoco, ogni Namer è dotato di una barella pieghevole che facilita un'evacuazione medica rapida ed efficiente sul campo di battaglia. L'IDF prevede anche di schierare un Namer progettato come veicolo corazzato di recupero (ARV), a supporto delle formazioni Merkava e Namer. L'ARV basato su Merkava sarà in grado di trainare carri armati Merkava a pieno carico, aumentando o sostituendo gli ARV M88.

Namer (in ebraico: נמ"ר), significa "leopardo" e anche un'abbreviazione sillabica di " Na gmash" (APC) e "Mer kava", è un mezzo corazzato israeliano basato su un Merkava Mark IV; il telaio del carro armato Namer è stato sviluppato e viene assemblato dagli Israeli Ordnance Corps. È entrato in servizio in numero limitato con le forze di difesa israeliane dalla fine del 2008. Tuttavia, a partire dal 2014, solo un numero molto limitato di Namer era in servizio con l'IDF. A causa di vincoli di bilancio, l'introduzione del Namer nell'IDF è stata lenta, lasciando le forze di terra dipendenti dall'M113 per molti anni. Sono più pesantemente corazzati dei carri armati Merkava IV. Secondo l'IDF, il Namer è il veicolo più corazzato al mondo di qualsiasi tipo.

Storia

1990-2004

L'esperienza di convertire i carri armati Centurion in veicoli corazzati da trasporto truppa (Nagmashot, Nagmachon) e veicoli da combattimento (Puma, Nakpadon), seguita dalla riuscita conversione di molti carri armati T-54 e T-55 in veicoli da combattimento di fanteria Achzarit, spinse l'idea di convertire Carri armati Merkava in APC / IFV pesantemente corazzati. Il concetto era molto promettente, perché molti dei 250 carri armati Merkava Mark I venivano gradualmente ritirati dal servizio ed è stato anche chiarito che l'armamento da 105 mm dei Merkava Mark II non poteva essere aggiornato con il  più moderno Cannone IMI da 120 mm.
Lo sviluppo non è progredito molto negli anni '90 a causa della mancanza di fondi, ma dopo il conflitto Israele-Gaza del 2004, che ha esposto la vulnerabilità del veicolo corazzato M113 a ordigni esplosivi improvvisati e granate con propulsione a razzo, l'IDF ha riaperto lo sviluppo. A quel punto il veicolo corazzato Stryker fu offerto e rifiutato dall’IDF.

2005-oggi

Alla fine, l'IDF Ordnance sviluppò prototipi di veicoli da combattimento di fanteria basati sul telaio Merkava Mark I e anche una manciata di IFV basati sul telaio Merkava Mark IV. Il veicolo era inizialmente chiamato Nemmera (ebraico: leopardo), ma in seguito ribattezzato Namer (ebraico: leopardo), mentre il nome Nemmera si riferisce a un ARV basato su Merkava.
Il 15 febbraio 2005, Maariv ha riferito che un prototipo di Namer funzionante basato sul Merkava Mark I è stato messo in campo dalla Brigata Givati per prove e valutazioni. Era equipaggiato con una Rafael Overhead Weapon Station, che è controllata a distanza e caricata dall'interno del veicolo. Anche le lezioni apprese nelle battaglie della guerra del Libano del 2006 hanno ampiamente convalidato questo programma. Di conseguenza, nel 2007 è stato riferito che i primi quindici Namers sarebbero stati consegnati nel 2008, e più di un centinaio di altri avrebbero finalmente equipaggiato due brigate da combattimento. Tuttavia, i piani di conversione furono abbandonati a favore del telaio Merkava Mark IV di nuova costruzione.
Il Namer è stato il primo veicolo IDF progettato tramite computer, che ha permesso di progettare il veicolo più rapidamente rispetto ai veicoli precedenti.
Il 1 marzo 2008, l'IDF ha presentato ufficialmente un Namer IFV operativo, iniziato da zero e completamente sviluppato basato sul telaio Merkava Mark IV.  Secondo quanto riferito, la costruzione è stata accelerata nel maggio 2008 importando parti dagli Stati Uniti.  Il 15 settembre 2008, il Namer è stato presentato al pubblico in una mostra a Rishon LeZion.
Per accelerare la produzione dei Namers (che ha avuto luogo a livello nazionale) il 25 ottobre 2010, è stato annunciato che la General Dynamics Land Systems era stata scelta per negoziare un contratto per la produzione e l'integrazione di un numero imprecisato di scafi di veicoli presso la Joint Systems Centro di produzione a Lima, Ohio. 
Dopo aver ridotto gli ordini per la Namer nel 2014 a causa di vincoli di budget, nel 2015 l'IDF ha aumentato i suoi ordini per le parti, in attesa di ordini di sistemi completi. La mossa è in parte una risposta alla morte di 7 soldati della Brigata Golani che sono stati uccisi a Gaza mentre erano a bordo di un M113 dell'era della guerra del Vietnam il cui motore si è fermato nel mezzo del campo di battaglia. Gli ordini di General Dynamics si stanno verificando parallelamente alla produzione nazionale dei veicoli.
È stato originariamente progettato per essere dotato di Israel Military Industries s' sistema di protezione attiva Iron Fist;  tuttavia, a causa di limitazioni di budget, l'installazione di un sistema di protezione attiva è stata ritardata. Dal 2016, quasi un decennio più tardi del previsto, l'IDF ha affermato che comincerà a dotare i Namers di nuova costruzione del sistema di protezione attiva Rafael 's Trophy.
I vincoli di bilancio e la mancanza di priorità delle forze di terra hanno fatto sì che l'IDF riducesse continuamente gli ordini del Namer.  A partire dal 2014, il ritmo degli acquisti Namer era ancora considerato lento, con circa 30 prodotti ogni anno, il che significa che non ci sarebbero stati 500 veicoli nell'IDF fino al 2027. 
Il 6 marzo 2016, il Jerusalem Post ha riferito che tutti i nuovi Namers sarebbero stati consegnati con il sistema di protezione attiva Trophy. Hanno anche riferito che la quantità ordinata era stata raddoppiata rispetto all'anno precedente. 
Alla fine del 2016, l'IDF Combat Engineering Corps ha iniziato ad operare il Namer CEV ( ebraico : נמ"ר הנדסי – נמר"ה). Il Namer CEV è dotato del sistema di protezione attiva Trophy e di dispositivi di ingegneria come rulli da mine, lame di bulldozer e razzi CARPET anti-mine.

Progettazione

Sopravvivenza

Namer è stato progettato per la sopravvivenza e la riparazione rapida, con armatura modulare, corazza a V con scafo e difesa CBRN.
Secondo il generale di brigata Yaron Livnat, sono più pesantemente corazzati dei carri armati Merkava IV: "Il peso risparmiato eliminando la torretta è stato 'reinvestito' nel rinforzare la corazza". 
A partire dal 2016 è previsto che alcune di esse inizino ad essere dotate di un sistema di protezione attiva Trophy. 
Il ministero della Difesa israeliano ha dichiarato nel 2015: "Il Namer è considerato il veicolo corazzato da combattimento più protetto al mondo, che ha dimostrato le sue capacità durante i combattimenti nell'operazione Protective Edge contro molte minacce". Di conseguenza, prevede di introdurre più veicoli nell'esercito nel prossimo decennio, per sostituire gli M113 attualmente in servizio.

Armamento

Il Namer è armato con una mitragliatrice Browning M2 o un lanciagranate Mk 19 montato su una stazione d'arma telecomandata Samson, una mitragliatrice da 7,62 mm (FN MAG) e un mortaio da 60 mm. Vengono trasportati anche lanciagranate fumogeni.
Il 31 luglio 2017, il Ministero della Difesa israeliano ha pubblicato il video di una versione di un veicolo da combattimento di fanteria del Namer dotato di una torretta senza equipaggio armata con un cannone da 30 mm; la torretta è dotata del sistema Trophy APS. Il Namer IFV offre più potenza di fuoco per le unità di fanteria e fornisce una risposta migliore nelle operazioni di combattimento urbano. 
Il 12 dicembre 2018, il ministero della Difesa israeliano ha rilasciato un ulteriore video della versione IFV del Namer che lancia due missili Spike-MR da un pod che può essere eretto e abbassato a filo nel tetto della torretta. Un portavoce del ministero della Difesa ha dichiarato che l'installazione "consentirà ai soldati dell'IDF di sparare missili dall'interno dei veicoli, mentre sono ancora protetti, il che aumenterà significativamente il raggio di attacco dei veicoli". La piattaforma di lancio automatizzata sarà montata anche sulla torretta dell'Eitan AFV.

Capacità

Il Namer è in grado di manovrare su terreni difficili, alimentato dal motore diesel Teledyne Continental AVDS-1790-9AR da 1.200 CV (895 kW) V12 raffreddato ad aria del Merkava Mark III. E’ in grado di trasportare fino a 12 truppe (equipaggio e fanti completamente equipaggiati) e una barella, o due barelle e attrezzature mediche su una versione MEDEVAC di Namerbulance. L'ingresso posteriore originale del Merkava Mark IV è stato ridisegnato per essere una rampa più ampia con una porta da cecchino. Due portelli sono montati sul tetto, che è più alto del tetto dello scafo di Merkava. Namer condivide anche un sistema di gestione del campo di battaglia digitale con Merkava Mark IV, conferendogli capacità di squadra di cacciatori-assassini.

Il CEV

Il 13 aprile 2016, il Ministero della Difesa israeliano ha rilasciato video e foto di versioni di ingegneria da combattimento del Namer in fase di test. Ci sono tre derivati dell'ingegneria di combattimento: una versione bulldozer per essere azionata dai comandanti di compagnia; una versione per sfondamento e superamento di ostacoli per essere azionata dai comandanti di plotone; e una versione da traino per essere azionata dai sergenti di plotone. Ulteriori dispositivi di ingegneria, come i razzi antimine CARPET, possono essere installati per missione. I Namers di ingegneria di combattimento sono equipaggiati con il Trophy APS e doterebbero le squadre a livello di brigata di capacità che non avevano mai avuto prima per affrontare tunnel, superare ostacoli e manovrare in aree ad alto rischio. Il Namer CEV è entrato in servizio alla fine del 2016, presso il Battaglione 603 del Combat Engineering Corps, e si prevede che entrerà in servizio nel 601st Battalion nel 2021.

Storie di combattimento

I Namers hanno preso parte all'operazione Protective Edge. Durante i combattimenti, i Namers (che all'epoca non erano dotati di Active e Soft Protection Systems) sono stati colpiti più volte da ATGM, compresi i colpi diretti dei 9M133 Kornet ATGM, ma i veicoli sono usciti indenni e in nessun caso la corazza è stata penetrata. In un altro caso, una carica esplosiva del peso compreso tra mezza tonnellata e una tonnellata di esplosivo è stata fatta esplodere vicino al Namer e una casa è crollata sull'APC, non è successo nulla e i soldati hanno continuato la loro missione come previsto. A seguito del suo successo sul campo di battaglia, fu chiesto di aumentare il numero di veicoli (oltre i 170 in ordine) e di sostituire gradualmente i numerosi M113 schierati dalle unità di combattimento dell’IDF.

Utenti

  • Israele — Secondo l'IDF, il Namer IFV è stato distribuito alla fanteria e alle forze di ingegneria da combattimento, con possibili piani futuri per modelli speciali per scopi di intelligence e comando. Due Namers presero parte alla guerra di Gaza come parte della Brigata Golani.  Nel 2014 c'erano fino a 120 Namers in servizio e hanno preso parte all'operazione Protective Edge. Il Namer CEV ( veicolo di ingegneria da combattimento ) è entrato in servizio alla fine del 2016.

Esportazioni proposte:
  • Azerbaigian – Azerbaigian e Israele hanno condotto trattative sul veicolo Namer.
  • Colombia – Israele ha offerto alla Colombia l'acquisto di APC Namer.
  • Stati Uniti - L’US ARMY ha condotto valutazioni operative nel 2012 per valutare le capacità rispetto ai requisiti per l'acquisto di un nuovo IFV per il programma Ground Combat Vehicle. Uno dei veicoli convalidati era il Namer.  Il 2 aprile 2013, il Congressional Budget Office ha pubblicato un rapporto che consigliava l'acquisto di veicoli attuali invece di sviluppare un nuovo veicolo per il programma GCV. L'acquisto del Namer costerebbe 9 miliardi di dollari in meno e soddisferebbe la capacità di carico richiesta per nove persone. L'esercito ha risposto affermando che sebbene il Namer e altri veicoli valutati nel 2012 soddisfacessero alcuni requisiti GCV, nessun veicolo attualmente in campo ha soddisfatto abbastanza senza bisogno di una riprogettazione significativa.

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venerdì 23 luglio 2021

ARMI AD ENERGIA DIRETTA: la Cina sta recuperando il tempo perduto


Lo sviluppo delle armi è diventato un fattore importante per decidere l'esito sul campo di battaglia. 
La ricerca e lo sviluppo nella fase di progettazione di una nuova generazione di armi cambieranno nuovamente i risultati dello prossimo scontro militare tra grandi potenze che, sicuramente, includerà armi laser. 




Le armi laser sono armi di nuova concezione, con prestazioni eccellenti per: 
  • velocità, 
  • flessibilità, 
  • precisione 
  • e immunità alle interferenze elettromagnetiche.



Gli Stati Uniti e l'Europa continuano a fare progressi

Il raggio laser (il termine tecnico è "armi a energia diretta") sarà presto introdotto in un avanzato sistema di difesa aerea contro attacchi di missili balistici; anche gli UAV dovranno affrontare le armi laser.  Un esempio recente è il sistema anti-armi Raytheon Laser statunitense: l'azienda ha dimostrato operativamente la capacità di questo sistema laser che può affrontare una varietà di obiettivi, inclusi aerei, veicoli aerei senza equipaggio, razzi e navi di superficie, utilizzando principalmente un raggio laser allo stato solido da 50 kW.
L'US Air Force ha istituito un "quartier generale per la ricerca su tali armi e responsabile della tecnologia tramite raggi gamma, laser, microonde ed energia elettromagnetica. 
La Northrop Grumman sta sviluppando un'arma laser allo stato solido ad alta energia chiamata “Gamma"; l'obiettivo sarà quello di distruggere i missili da crociera antinave in arrivo. La stessa società sta lavorando per l'US Air Force Air Mobility Command unitamente alla società Guard, per un sistema di difesa laser da installare in un pod di contromisure a infrarossi per aerei di grandi dimensioni; è previsto l'utilizzo di raggi laser per intercettare missili terra-aria e aria-aria ostili in arrivo. 
La US Navy sta anche lavorando per sviluppare una varietà di sistemi per intercettare navi di superficie nemiche equipaggiate con UAV. 
Anche l’US ARMY ha annunciato l'anno scorso che starebbe sviluppando un dispositivo denominato "canale plasma indotto da laser" (LIPC) con un potenza di 50 miliardi di watt "Lampo", indispensabile per annientare un bersaglio ostile.
Anche la società tedesca Rheinmetall ha rivelato la propria ricerca e sviluppo di un sistema di armi laser: a pochi chilometri di distanza: ha "abbattuto" un drone presso il poligono svizzero Oxon Ebdon Proving Ground, a circa due chilometri di distanza, in volo ad una velocità di 50 m/sec. In un altro test, il sistema ha tracciato e distrutto una sfera di 82 mm utilizzata per simulare proiettili di mortaio in arrivo. Test correlati hanno anche dimostrato la perforazione di una piastra di acciaio spessa 15 cm ad una distanza di quasi un chilometro: per molto tempo, condizioni meteorologiche avverse, alta l'umidità e il problema del riflesso delle superfici, hanno ostacolato i progettisti per lo sviluppo di un'arma operativamente efficace.
Negli ultimi anni, fisici russi e cinesi nel campo dei laser allo stato solido ad alta energia hanno fatto progressi significativi; la Russia sta sviluppando un sistema in grado di abbattere missili e aerei e un sistema di armi laser spaziale in grado di distruggere i satelliti da ricognizione dell’avversario in arrivo.
L'Unione Sovietica, all'inizio degli anni ’60, ha iniziato la ricerca sulle armi laser; il velivolo da trasporto sovietico Il-76 è stato utilizzato come base per lo sviluppo di una piattaforma anti-satellite; il sistema laser A60, iniziò lo sviluppo negli anni '70 e il suo primo volo avvenne il 19 agosto 1981. In seguito i sistemi laser A60 furono coinvolti in un grosso incendio. Le famose imprese militari dell'ex "diamante" dell'Unione Sovietica (produttore di sistemi di difesa aerea S-300) si sono anche sviluppate su di un prodotto chiamato sistema di difesa aerea "dispositivo composito con tecnologia laser motorizzata"; la versione militare è stata testata con successo alla fine degli anni '80, ma, a causa di vari motivi, la ricerca e lo sviluppo di questo avanzatissimo progetto nei primi anni '90 è stato interrotto.
Negli anni '80, l'Unione Sovietica ha anche condotto attività di ricerca e sviluppo e testato armi laser nello spazio. Il veicolo spaziale, chiamato "Polar", una combinazione di due cabine dal modulo di servizio e dal vano armi. Nel maggio 1987, il lancio del “Polar”, ma l'ultimo razzo non ha potuto raggiungere l’orbita prevista, ricadendo nell'atmosfera distruggendo la navicella spaziale da 80 tonnellate che si disintegrò. Da allora, l'Unione Sovietica non hanno più testato armi laser nello spazio.
La Russia risulterebbe aver ripreso negli ultimi anni la ricerca e lo sviluppo del progetto di armi laser spaziali; l'aereo da trasporto Il-76 è utilizzato come piattaforma di un'arma complessa in grado di emettere un potente laser per attaccare il sensore fotoelettrico a infrarossi del nemico e può affrontare efficacemente l'equipaggiamento da ricognizione schierato in aria, spazio e terra. 






La Cina sta recuperando il tempo perduto

La ricerca sulle armi laser è iniziata in Cina negli anni '60, parte di un misterioso programma di difesa missilistica “640". La Cina a quel tempo chiamava le armi laser "raggio della morte”. Nel dicembre 1963, Mao Zedong, dopo aver ascoltato il rapporto di un piano scientifico e tecnologico, organizzò un gruppo di persone per studiare il cosiddetto “cannone laser”, i laser chimici e l'accumulo di energia induttiva.
Dal 2006, la Cina ha utilizzato più volte negli ultimi anni, armi laser ad alte prestazioni, anche contro un satellite spia statunitense.
Non molto tempo fa, Ta Kung Pao di Hong Kong ha riferito di una ricerca sulla teoria dei laser a punti quantici; la Cina è un leader mondiale e sarebbe in possesso di un laser allo stato solido da 35K joule: un raggio laser ad alta densità di energia per centimetro quadrato può essere ottenuto a una distanza di 3000 chilometri, un ordine di grandezza superiore ai missili strategici. L’esperto Michael Cole ha dichiarato: “Si ritiene che la Cina abbia lanciato un progetto laser ad alta energia all’avanguardia".
Nelle armi laser terrestri, la Cina ha compiuto progressi significativi. Il rapporto afferma che i risultati della Cina nelle armi laser miniaturizzate non sono inferiori a quelle degli Stati Uniti. Il tradizionale sistema di protezione dei carri armati con il missile intercettore per abbattere i missili anticarro in arrivo, ma i principali carri armati dell'Esercito di liberazione del popolo sono stati dotati di piccole armi laser ad alta potenza che possono attaccare direttamente le armi o i soldati nemici. Il sistema di armi laser può essere utilizzato anche per comunicare con i carri armati amici. 
Le armi laser possono svolgere il ruolo di stadio killer con disturbo, danneggiare la capacità dei sistemi fotovoltaici delle armi nemiche. 
In futuro prossimo, la Cina si concentrerà sulla ricerca e sullo sviluppo di armi laser in grado di distruggere navi da guerra e carri armati, piuttosto che sulla costruzione di tali mezzi bellici.
La China's People's Liberation Army Navy (PLA Navy) sta testando un sistema laser tattico che presenta notevoli somiglianze con il Laser Weapon System (LaWS) della US Navy, un'arma difensiva anti-superficie/antiaerea. 
La versione cinese è apparsa in un video promozionale trasmesso dal canale statale CCTV e viene mostrata in un'applicazione montata a terra e montata su un veicolo. L'arma sarebbe destinata allo spiegamento sia terrestre che marittimo, sia per la difesa aerea che per la protezione delle forze superficie-superficie ravvicinata; potrebbe trovare impiego a bordo dei cacciatorpediniere Type 055 della PLA Navy negli anni futuri come alternativa al missile terra-aria HHQ-10. 
La Cina sta anche lavorando a un cannone elettromagnetico imbarcato, un'altra arma ad alimentazione elettrica per applicazioni terra-superficie e terra-aria. Nel gennaio 2018, le foto pubblicate sui social media cinesi mostravano un dispositivo montato su torretta simile nell'aspetto e nel profilo al prototipo di cannone elettromagnetico della US NAVY. Il sistema d'arma era montato su un vecchio mezzo da sbarco di carri armati ed era accompagnato da diversi container di equipaggiamento di supporto, inclusa potenzialmente la sua alimentazione. La stessa nave e dispositivo hanno fatto una seconda apparizione nel gennaio 2019.






Hacker cinesi hanno preso di mira gli ultimi ritrovati tecnologici della Marina degli Stati Uniti

Sebbene la Cina non abbia rilasciato informazioni definitive sul processo di sviluppo del suo nuovo sistema laser, la Marina degli Stati Uniti ha scoperto prove di hacking diffuso e persistente da parte di spie cinesi che prendono di mira la tecnologia navale. Secondo una recente revisione interna ordinata dal segretario della Marina , il più ampio ecosistema di ricerca e sviluppo del servizio è "sotto assedio informatico", principalmente da squadre di hacker cinesi. 
L'anno scorso, gli hacker sponsorizzati dal governo cinese hanno violato con successo gli appaltatori della Marina degli Stati Uniti per ottenere l'accesso ai piani per un nuovo missile antinave ipersonico. Non si trattava del primo attacco di questo tipo: un gruppo di hacker cinese ha preso di mira attivamente ricercatori universitari americani, appaltatori e altre organizzazioni coinvolte nello sviluppo di sistemi marini per anni: il gruppo ha preso di mira 27 università con attacchi di spearphishing, tra cui Woods Hole, MIT, University of Washington, Penn State, Duke e altri. 
La China Aerospace Science and Industry Corp (CASIC) ha offerto il suo sistema di difesa laser mobile di nuova concezione chiamato LW-30 per l’export.
L'LW-30 utilizza un raggio laser ad alta energia per distruggere bersagli che vanno da droni e bombe guidate a proiettili di mortaio. È caratterizzato da alta efficienza, risposta rapida, un buon tasso di successo e flessibilità.
Un'unità da combattimento LW-30 è composta da un veicolo dotato di radar per le comunicazioni e il controllo sul campo di battaglia, almeno un veicolo che trasporta armi laser e un veicolo di supporto logistico.
Il cannone laser può essere schierato con sistemi d'arma ravvicinati e missili di difesa aerea per formare una rete difensiva multistrato.
In uno scenario tipico, il radar dell'LW-30 eseguirà la scansione, rileverà e inseguirà un bersaglio in arrivo prima di trasmettere le informazioni al cannone laser che analizzerà la parte più vulnerabile del bersaglio e quindi dirigerà un raggio laser su di essa. La distruzione avviene in pochi secondi.
Obiettivi in rapido movimento come bombe guidate e proiettili di mortaio sono difficili da intercettare con la maggior parte dei tipi di armi esistenti perché sono troppo veloci per essere agganciati e di solito arrivano in grandi quantità; Wu Peixin, un osservatore di armi avanzate, ha confermato che mentre i missili avanzati di difesa aerea sono in grado di colpire tali obiettivi, è irragionevole utilizzare un missile costoso per abbattere una bomba o un proiettile: l’arma laser è quella più adatta per difendersi da queste minacce".

Oltre alla CASIC, altri conglomerati della difesa di proprietà statale sono pronti a lanciare sul mercato i loro sistemi laser.

La China Shipbuilding Industry Corp, ha realizzato un'altra arma laser montata su di un veicolo che integra dispositivi di rilevamento e controllo e un cannone laser su di un veicolo a sei ruote. Gli osservatori hanno affermato che il sistema dovrebbe essere messo in campo per affrontare bersagli a bassa quota come piccoli velivoli senza pilota.
La società starebbe cercando di attirare acquirenti per il suo sistema laser per lo sminamento trasportata da un veicolo blindato leggero. I progettisti hanno affermato che il sistema è in grado di eliminare le mine terrestri a distanza, evitando inutili pericoli per il personale.

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