venerdì 29 maggio 2020

IL TERZO PPA P-432 “Raimondo MONTECUCCOLI”




Si è svolto in data 13 marzo 2021, presso lo stabilimento Fincantieri di Riva Trigoso, il varo del terzo Pattugliatore Polivalente d’Altura (PPA), “Raimondo Montecuccoli”.
Alla cerimonia hanno partecipato varie autorità civili e militari e Giuseppe Giordo, Direttore generale della Divisione Navi Militari di Fincantieri. Madrina della nave è stata la signora Anna Maria Pugliese, figlia dell’Ammiraglio di Squadra Medaglia d’Oro al Valor Militare Stefano Pugliese, che fu comandante dell’incrociatore leggero “Montecuccoli”, entrato in servizio nel 1935.


Il Montecuccoli è la terza di sette unità della stessa classe e sarà consegnata nel 2023; rientra nel piano di rinnovamento delle linee operative delle unità navali della M.M. avviato nel 2015 sotto l’egida dell'Organizzazione per la cooperazione congiunta in materia di armamenti.




I marinai di ogni epoca hanno spesso dato interpretazioni suggestive di episodi ed eventi, nel tentativo di “governarli” a loro vantaggio, dando spesso origine a leggende e miti. 



E’ questo il caso della leggenda dei “Centum Oculi” legata al motto non ufficiale dell’incrociatore Montecuccoli. 

Il motto, anagramma della parola Montecuccoli, nome del condottiero seicentesco Raimondo Montecuccoli, rappresentava l’augurio e, al contempo, l’invocazione di essere protetti da cento occhi: centum oculi vigilant pro te. La frase beneaugurante era stata posta al di sopra del quadro raffigurante il condottiero a cui era stata intitolata la nave. Il dipinto faceva bella mostra di sé nel quadrato ufficiali dell’incrociatore, varato a Genova il 2 agosto 1934.
L'effetto suggestivo del quadro fu tale che un paio di marinai di guardia in coperta, svennero dallo spavento, asserendo addirittura di aver visto il fantasma del grande condottiero. Questo episodio e molti altri sono stati magistralmente raccontati da Sergio Nesi, imbarcato sull’Incrociatore Montecuccoli con l’incarico di direttore del tiro contraereo fino a luglio 1943, nel suo romanzo “Un Alcione dalle Ali Spezzate, il volo”.



Il suggello alla leggenda del fantasma di Montecuccoli che protegge l’incrociatore dalle insidie delle missioni di guerra nel Mediterraneo, tuttavia, si ebbe il 15 giugno 1942, durante la battaglia di Pantelleria. Infatti, il solo colpo di artiglieria che raggiunse l’Incrociatore, attraversò il quadrato ufficiali, seminando diversi fori di scheggia. Una di queste schegge andò proprio ad impattare sul quadro del condottiero. La  goliardica storiella del fantasma di Montecuccoli entrò a pieno titolo nella tradizione.



Il Raimondo Montecuccoli fu un incrociatore leggero della Regia Marina e poi della Marina Militare, appartenente alla classe Condottieri tipo Raimondo Montecuccoli. Venne così battezzata in onore del condottiero del XVII secolo Raimondo Montecuccoli.



Costruzione

Impostato il 10 ottobre 1931 nei cantieri Ansaldo di Genova, varato il 2 agosto 1934, dopo avere effettuato le prove in mare nella primavera del 1935, venne consegnato alla Regia Marina il 30 giugno del 1935.

Armamento

L'armamento era costituito da otto cannoni da 152/53 mm Mod 1929 in quattro installazioni binate, sei cannoni da 100/47 mm OTO 1928 in tre installazioni binate, otto mitragliere da 37/54 mm in quattro installazioni binate e otto mitragliatrici 13,2/75,7 mm Breda 1931 in quattro installazioni binate, sostituite durante il secondo conflitto mondiale da dodici mitragliatrici 20/70 mm Oerlikon in installazioni singole.




Apparato motore

L'apparato motore è costituito da due parti identiche, ciascuna formata da due generatori di vapore collegate ad un gruppo turbine, alloggiate in sei locali separati (due locali per le turbine, quattro per i generatori) posti uno dietro l'altro al centro della nave.
I generatori di vapore surriscaldato a 225 °C, erano caldaie a tubi d'acqua del tipo Yarrow detto Marina Militare a cinque collettori in grado di produrre 90t/h di vapore.
La camera di combustione di ciascun generatore era alimentata da 12 polverizzatori, a nafta riscaldata fino a 90-100 °C. I fumi dei due generatori poppieri venivano evacuati dal fumaiolo di poppa mentre quelli prodieri utilizzavano il fumaiolo di prora. I generatori di vapore erano alimentati con acqua distillata, preriscaldata a 100 °C dai vapori di scarico delle turbine ausiliarie.
Il gruppo turbine era formato da una turbina ad alta pressione ed una turbina a bassa pressione, entrambe del tipo Belluzzo ad azione diretta invertibili per la marcia indietro, collegate da una scatola ingranaggi alla linea d'asse. Il gruppo prodiero azionava l'elica di dritta con rotazione destrorsa, mentre il gruppo poppiero azionava l'elica di sinistra, sinistrorsa. Al di sotto del gruppo turbine era installato il condensatore a bassa pressione, raffreddato con acqua di mare, in grado di far funzionare le turbine in circuito chiuso. Per compensare le perdite d'acqua distillata sono installati tre evaporatori capaci di produrre 154t di acqua distillata nelle 24 ore.




Attività

Periodo pre-bellico

Allo scoppio della guerra civile spagnola partecipò a varie missioni a protezione del traffico marittimo.
Nel 1937 venne inviato in estremo oriente, al comando del ContrAmmiraglio Ettore Filo della Torre di Santa Susanna, a tutela degli interessi italiani nell'area, in occasione del conflitto sino-giapponese partendo da Napoli il 30 agosto e giungendo a Shanghai il 15 settembre dopo aver toccato durante la navigazione Porto Said, Aden, Colombo e Singapore e visitando Sydney, dove giunse in occasione delle celebrazioni del 150º anniversario della fondazione dello Stato del Nuovo Galles del Sud. Nell'occasione il Montecuccoli visitò oltre Sydney i principali porti australiani, quali Hobart, Adelaide, Brisbane e Melbourne.
Rientrato a Shanghai continuò ad operare in quelle acque in difesa degli interessi italiani, toccando anche numerosi porti giapponesi, rientrando in Italia nel 1939.



Periodo bellico

Durante la seconda guerra mondiale, dotato di idrovolanti IMAM Ro.43, incrociò la propria attività con quella del gemello Muzio Attendolo e degli incrociatori Duca d'Aosta prendendo parte alle battaglie di Punta Stilo del 9 luglio 1940. Insieme al Eugenio di Savoia e cinque cacciatorpediniere sparò contro postazioni greche alla isola di Corfù, il 18 dicembre 1940. Fece parte della scorta del convoglio M.42 che culminò nella prima battaglia della Sirte del 17 dicembre 1941. Prese parte alla battaglia di mezzo giugno (12 - 16 giugno 1942), dove riuscì a mettere fuori combattimento il cacciatorpediniere HMS Bedouin, affondato in seguito da un aerosilurante S.M.79 del sottotenente Martino Aichner della 281ª Squadriglia del 132º Gruppo, ed incendiare la grossa petroliera Kentucky, che si era fermata dopo essere colpita da aerei tedeschi. Due mesi dopo prese parte alla Battaglia di mezzo agosto svolta tra il 10 e il 15 agosto 1942.



Il giorno di Santa Barbara

Mentre si trovava a Napoli il 4 dicembre 1942, giorno di Santa Barbara, vi fu un bombardamento da parte dei B-24 americani partiti dall'Egitto che arrivarono indisturbati sulla città in quanto scambiati per una formazione di Ju 52 tedeschi, sganciando le loro bombe da oltre 6 000 metri di altitudine, che colpirono il Montecuccoli, l'Eugenio di Savoia, che ebbe 17 morti e 46 feriti e danni alla parte posteriore dello scafo riparabili in 40 giorni ed il gemello Muzio Attendolo, che colpito al centro da una o due bombe venne danneggiato sotto la linea di galleggiamento inclinandosi per finire semiaffondato. Per il Muzio Attendolo la stima delle operazioni di recupero e dei lavori di riparazione era da dieci mesi ad un anno, ma lo scafo venne recuperato e demolito al termine del conflitto.
Il Montecuccoli venne colpito da una bomba a centro nave proprio dentro un fumaiolo che venne disintegrato lasciando al suo posto un cratere, ma la protezione della corazzatura riuscì a salvare la nave che, oltre ad avere avuto 44 morti e 36 feriti, ebbe bisogno di ben sette mesi di lavori. Al termine dei lavori vennero installate quattro mitragliere 20/70 mm Oerlikon.

Armistizio

All'armistizio dell'8 settembre la nave si trovava a La Spezia, da dove, insieme alle altre due unità che in quel momento costituivano la VII Divisione, l'Eugenio di Savoia e l'Attilio Regolo, alle corazzate Roma, Vittorio Veneto e Italia della |IX Divisione, i cacciatorpediniere Mitragliere, Fuciliere, Carabiniere e Velite della XII Squadriglia, i cacciatorpediniere Legionario, Oriani, Artigliere e Grecale della XIV Squadriglia ed una squadriglia di torpediniere formata da Pegaso, Orsa, Orione, Ardimentoso e Impetuoso, salpò per congiungersi con il gruppo navale proveniente da Genova, formato dalle unità della VIII Divisione, costituita da Garibaldi, Duca degli Abruzzi e Duca d'Aosta e dalla torpediniera Libra, per poi consegnarsi agli Alleati a Malta assieme alle altre unità navali italiane provenienti da Taranto. Il gruppo, dopo essersi riunito con le unità provenienti da Genova, per ottenere una omogeneità nelle caratteristiche degli incrociatori, il Duca d'Aosta passò dalla VIII alla VII Divisione, sostituendo l'Attilio Regolo che entrò a far parte della VIII Divisione. Durante il trasferimento la Roma, nave ammiraglia dell'Ammiraglio Bergamini, affondò tragicamente nel pomeriggio del 9 settembre al largo dell'Asinara centrata da una bomba Fritz X sganciata da un Dornier Do 217 della tedesca Luftwaffe partito dalla base di Istres vicino a Marsiglia.
Dall'inizio del conflitto all'armistizio, il Montecuccoli effettuò 32 missioni di guerra percorrendo 31.590 miglia.
Durante la cobelligeranza ed al termine del conflitto, partecipò a numerose missioni di trasporto veloce e di rimpatrio di prigionieri.

Nave scuola

Il Montecuccoli fu uno dei quattro incrociatori lasciati alla Marina italiana in seguito al Trattato di Pace insieme al Luigi Cadorna al Duca degli Abruzzi e al Garibaldi, tutte unità queste della classe Condottieri come il Montecuccoli.
Entrato a far parte della Marina Militare Italiana il Montecuccoli riprese l'attività di squadra a partire dal 1947 fino al 1949 quando, dopo lavori che avevano comportato piccole modifiche, venne destinato a svolgere il compito di nave scuola per gli allievi dell'Accademia Navale di Livorno, effettuando sin dall'estate del 1949 le campagne di istruzione estiva, sia nel Mediterraneo che oltre, toccando nel 1951 Santa Cruz de Tenerife e nel 1952 Londra.
Successivamente venne sottoposto all'Arsenale di La Spezia a grandi lavori di trasformazione e riammodernamento che, dal giugno 1954, lo resero più idoneo al compito di nave-scuola e con l'ingresso dell'Italia nella NATO venne contraddistinto dalla matricola C552.
Le modifiche portarono all'eliminazione di due caldaie, della torretta nº2 e relativo deposito munizioni, del complesso 100/47 centrale e di otto mitragliatrici da 20/70, con un incremento sensibile di complessi antiaerei costituito da armi “Bofors” da 40/56 mm, che sostituirono tutte le mitragliere da 37/54 mm originarie. Vennero installati i radar di scoperta di superficie, di scoperta aerea, di tiro e una nuova centrale di tiro. I serbatoi di nafta furono aumentati di 300 m³ con il conseguente aumento di 615 miglia di autonomia. I lavori modificarono l'aspetto originale e in particolare le modifiche riguardarono principalmente la zona centrale della nave, con la modifica del fumaiolo prodiero e della plancia di comando, e l'installazione di un robusto albero per il sostegno delle antenne delle nuove apparecchiature radar imbarcate
Alternando l'attività di squadra alle campagne di istruzione, raggiunse porti come Copenaghen nel 1955, Montréal, Boston e Filadelfia nel 1958, Helsinki nel 1961. Tra le campagne di istruzione, la circumnavigazione del mondo, effettuata dal 1º settembre 1956 al 1º marzo 1957 che, inizialmente non prevista, fu resa necessaria nel ritorno dall'Australia, dove aveva svolto un ruolo di rappresentanza in concomitanza alle olimpiadi di Melbourne, a causa della crisi del Canale di Suez.

Il Montecuccoli, al comando dell'allora capitano di vascello Gino Birindelli, in quella circostanza toccò 34 porti di quattro continenti, percorrendo complessivamente 33.170 miglia.

Dopo aver compiuto la circumnavigazione del continente africano nel 1963, l'anno successivo venne messo in disarmo, ammainando per l'ultima volta la bandiera, a Taranto la sera del 31 maggio 1964. Rimorchiato alla Spezia, nel 1972 venne demolito.
Nel suo compito di nave scuola venne sostituito a partire dal 1965 dal San Giorgio.
Una curiosità: Sul Montecuccoli è stato imbarcato Pasquale Africano il personaggio televisivo che dal 1985 al 2004 impersonava la guardia giurata nella trasmissione Forum, scomparso il 30 agosto 2008, che era un Segnalatore del corso 62.
Attualmente alcuni reperti del Montecuccoli sono stati collocati e visibili sul monte Pulito, nei pressi della Trinità, all'ingresso della Città della Domenica, il parco faunistico - ricreativo di Perugia in località Ferro di Cavallo distante circa 2 chilometridal capoluogo umbro. Si tratta di un cannone binato da 152 mm, dell'albero di plancia e delle àncore. Ai piedi dell'albero maestro una targa ricorda le 156 missioni, le 3 678 ore di moto effettuate e le oltre 77 800 miglia percorse.

Motto

Il motto della nave era "Con risolutezza - Con Rapidità" che si riferiva alla elevata velocità della nave.
Oltre al motto ufficiale le navi hanno anche altri motti non ufficiali presenti in alcuni locali della nave. Il Montecuccoli aveva come motto non ufficiale “Centum Oculi”, che campeggiava in alto sul quadro del condottiero presente nel quadrato Ufficiali, motto che faceva riferimento alle eccelleti virtù di apprezzamento della situazione tattica del condottiero rinascimentale, come se avesse Cento Occhi nel valutare velocemente le situazioni del campo di battaglia. Secondo i racconti di marinai di bordo il fantasma del condottiero sarebbe stato avvistato a bordo dell'incrociatore con la divina missione di proteggere la nave che portava il suo nome dalle insidie delle missioni di guerra. Allo scoppio del conflitto un ufficiale di rotta introdusse l'usanza di coprire con la carta stagnola la “O” del motto “Centum Oculi” con l'auspicio di procurare alla nave, che secondo lui difettava di corazzatura, una discreta “scorta” di ben cento colpi di fortuna da “spendere” durante il corso della guerra. La cosa andò però ben oltre la trovata goliardica. Secondo i racconti dei marinai dopo l'applicazione della carta stagnola sulla "O" le apparizioni del condottiero si sarebbero moltiplicate, ma il suggello alla leggenda si ebbe il 15 giugno 1942 quando nel corso della battaglia di mezzo giugno la nave venne raggiunta da un solo colpo d'artiglieria che attraversò il quadrato ufficiali seminando nell'ambiente diversi fori di scheggia, una delle quali, impattando sul quadro del condottiero provocò l'asportazione della “O” del motto “Centum Oculi”. Sembra che quando i presenti sul posto si resero conto che, malgrado tutte le schegge, nessuno era stato colpito e tutti incolumi guardarono verso il ritratto del Motecuccoli pieno di fori, notando che la lettera “O” del motto era stata asportata, decisero che il motto dovesse rimanere ed essere tramandato così come era “Centum Culi” e la goliardica storiella del fantasma di Montecuccoli divenne pertanto storia e a questo fu attribuita la fortuna dell'unità nella sua lunga vita di servizio. Dopo il disarmo della nave il quadro del condottiero pieno di fori è stato collocato nel museo storico navale di Venezia.

Dopo il Paolo Thaon di Revel ed il Giorgio Morosini, il terzo Pattugliatore Polivalente d’Altura si chiamerà RAIMONDO MONTECUCCOLI

I pattugliatori polivalenti d'altura (PPA) della classe Thaon di Revel rappresentano il programma per una futura classe di unità navali multiruolo della Marina Militare, che sostituiranno le fregate classe Soldati e le corvette classe Minerva.
I Pattugliatori Polivalenti d'Altura (PPA) rientrano nel “Programma Navale" per la tutela della capacità marittima della Difesa", ex legge 147/2013 (Legge di stabilità 2014), per acquisire navi di nuova concezione - 7 navi (+ 3 previste in opzione) - per la sorveglianza e la sicurezza marittima nazionale. Le unità sono progettate in tre versioni Light, Light plus e Full.
Sono navi di concezione innovativa, per sorvegliare e controllare gli spazi marittimi d'interesse nazionale, vigilare sulle attività marittime ed economiche, concorrere alla salvaguardia dell'ambiente marino, supportare operazioni di soccorso alla popolazione colpita da calamità naturali e per concorrere alla scorta di gruppi navali, navi maggiori e mercantili.
Il progetto di questi nuovi pattugliatori è stato sviluppato per enfatizzare le caratteristiche di versatilità strategica già intrinseche in ogni unità navale: è stata infatti ideata una piattaforma dalle spiccate capacità adattive, grazie alle dimensioni e alle caratteristiche costruttive, che permettono di assumere diverse configurazioni d'impiego, scegliendo l'implementazione dell'allestimento modulare in base al profilo di missione.
Le unità hanno la possibilità di imbarcare equipaggiamenti vari e container per supporto in caso di calamità naturali e/o imbarcazioni tipo RHIB (rigid hullinflatable boat) o mezzi non pilotati.
Il requisito duale delle unità è recepito sin dalle fasi di progetto, così come la possibilità d'integrare agevolmente nuove capacità.
Più in dettaglio, la nave sarà caratterizzata da ampi spazi dedicati all'imbarco di materiali e impianti shelterizzati, che amplieranno ulteriormente la sua capacità ospedaliera, di trasporto di aiuti umanitari e d'imbarco di sistemi specifici per operazioni antinquinamento.
Le nuove navi saranno in grado di impiegare imbarcazioni veloci tipo RHIB fino a una lunghezza di oltre 11 metri tramite gru laterali o per mezzo di una rampa di alaggio situata a poppa.
I PPA saranno costruiti, a similitudine delle FREMM, presso i Cantieri Navali di Riva Trigoso e di Muggiano.
La nuova classe fa parte della legge navale 2014-2015 che prevede la suddivisione delle unità nelle seguenti tre diverse versioni:
  • PPA Light: versione leggera, adatta al pattugliamento litoraneo ed al contrasto della criminalità in mare;
  • PPA Light+: versione media, adatta sia al pattugliamento litoraneo che al supporto ed al combattimento;
  • PPA Full: versione pesante, adatta al combattimento di prima linea.
  • Il piano prevede 16 unità, 7 delle quali sono state già commissionate. Altre 3 sono in opzione, mentre ad ora è iniziata la costruzione delle prime tre unità.
  • L'ordine delle prime 7 unità è così suddiviso: 2 PPA Light, 3 PPA Light+ e 2 PPA Full.


Progetto

Il programma PPA è un innovativo programma di pattugliamento polivalente per l'Italia. Le caratteristiche di PPA soddisfano il concetto italiano di "Multi-Purpose by Design", un modello, condiviso con la Comunità NATO, che consentirà a queste navi di essere in grado di far fronte a scenari dinamici e complessi, nonché di realizzare numerosi profili di operazioni .
Queste unità, pienamente interoperabili con i partner della NATO e dell'UE, saranno più versatili rispetto all'attuale generazione di navi, beneficiando di un ampio uso del concetto di modularità. Sono concepiti, sin dall'inizio della fase di progettazione, con funzionalità avanzate di "duplice uso", adatte a tutti i compiti militari e in grado di intervenire anche durante il tempo di pace, supportando le operazioni di assistenza umanitaria e di soccorso in caso di catastrofe.
Il PPA avrà un impatto ambientale minore, riducendo ulteriormente le emissioni inquinanti, anche adottando biocarburanti di nuova generazione e propulsione elettrica. Alcune caratteristiche meritano una menzione speciale: elevata flessibilità e livello di innovazione, altissima velocità, lunga durata, resilienza e navigabilità, manovrabilità, modularità, alto livello di integrazione e automazione, in altre parole più adatte ad affrontare le sfide del 21 ° secolo. I PPA potranno essere rapidamente dispiegati a lunghe distanze in un ampio spettro di situazioni di emergenza, diventando la spina dorsale della Marina italiana.
Il programma PPA comprende lo sviluppo e la produzione di 10 navi (sette più un'opzione per altre tre) e il supporto in servizio per dieci anni. Basato su una piattaforma comune, i PPA saranno consegnati in tre configurazioni con capacità incrementali.
Il Pattugliatore Polivalente d’Altura (PPA) rappresenta una tipologia di nave altamente flessibile con capacità di assolvere molteplici compiti che vanno dal pattugliamento al combattimento di prima linea. 
Le prime due versioni, saranno velocemente convertibili nella versione più potente e pesantemente armata, grazie anche all'elevato grado di modularità delle unità.
Lo scafo presenta una forma innovativa, che insieme al nuovo rostro prodiero, punta ad ottimizzare la spinta idroninamica allo scopo di soddisfare requisiti prestazionali molto sfidanti, pur mantenendo un moderato impatto ambientale e garantendo l'economicità di gestione.
Le navi, presenteranno due zone ad alta modularità, una di centro nave e l'altra di poppa.
La prima, presenterà una gru Davit con 2 braccia, deployable, per il trasporto, il lancio ed il recupero di imbarcazioni fino a 11m x 10t e una gru Centrale per container fino a 20t. Questa zona infatti, presenterà una capacità di carico fino a 8 container ISO 1C, per 120t max complessive.
La seconda zona modulare invece, potrà fungere da bacino per mezzi delle Forze Speciali, da magazzino pallettizzato, da Compound sanitario, da Compound Alloggi (30 posti + igiene) o come zone USVs & ROVs + Shelter di Comando.
Adiacente a questa zona, sarà presente in modo predefinito, una rampa per il lancio ed il recupero di un veicolo anfibio di tipo RHIB di massimo 11 metri.
La zona Plancia, presenta una moderna ed innovativa forma, molto simile a quella di un elmo, assicurando un ampio raggio di visibilità nonché un elevatissimo grado tecnologico, essendo in questa riuniti tutti i sistemi di controllo, di autodifesa ed attacco, navigazione e propulsione.


Armamento

L'armamento di base è comune a tutte e tre le versioni: sarà costituito da un cannone (a prua) OTO Melara 127/64 mm munito del nuovissimo munizionamento Vulcano e da un cannone (sull'Hangar di poppa) OTO Melara 76/62 mm, del tipo Sovraponte, munito di munizionamento Davide/Strales con predisposizione per il Vulcano. 


Sempre sull'Hangar di poppa, troveranno posto 2 mitragliere remotizzate Oto Melara / Oerlikon KBA 25/80 mm e 2 lanciarazzi ODLS-20 per le contromisure AAW e ASW.


Le versioni Light+ e Full, potranno poi vantare un impianto missilistico di ultima generazione VLS Sylver per il lancio di 16 missili Aster 15, Aster 30 e Aster 30 B1NT o CAAM ER. Tutte le versioni avranno la predisposizione per un sistema di 4 lanciatori binati per il lancio di 8 missili anti-nave e land attack OTOMAT TESEO Mk-2 Evolved.




OTOMAT TESEO Mk-2 Evolved 



Per quanto riguarda la capacità silurante sarà presente la predisposizione per 2 lanciatori trinati per MU-90 Impact e siluri da 324mm.



Importante infine, la presenza di un Hangar e un ponte di volo per 2 elicotteri NH90 o AgustaWestland AW101.

(Web, Google, Marina.Difesa, Difesa.forumfree, dr. Giorgio ARRA, Wikipedia, You Tube)



































Il Vespucci, il veliero Cristoforo Colombo, l'ammiraglio Straulino ed il tricolore della P.A.N.




Un veliero simile al “Vespucci” era il “Cristoforo Colombo”.
Una “sorella” del vespucci venne ceduta ai Russi in “conto riparazione danni di guerra” dopo la fine del Secondo Conflitto Mondiale. La sorte di nave “Cristoforo Colombo” fu assai più sfortunata del Vespucci. Venne inizialmente utilizzata dai Sovietici in qualità di nave scuola per circa 10 anni: fu utilizzata saltuariamente in qualità di trasporto legname. 
Nave Cristoforo Colombo infatti, divenuta operativa nel 1928, fu ceduta all’URSS dopo la Seconda Guerra Mondiale, con il nuovo nome di Dunay, per essere utilizzata come nave scuola nel Mar Nero fino al tragico incendio del 1963. A seguito di quell’incendio (per lungo tempo si sospettò di segreti sabotatori), nel 1971 venne definitivamente demolita. 
La cessione della nave ai russi come riparazione dei danni di guerra fu molto travagliata, e furono in tantissimi a tentare di boicottare il passaggio della nave in mani straniere.



La nave più bella del mondo: Nave Amerigo Vespucci, la più antica della Marina Militare Italiana.

E’ una nave elegante e meravigliosa nelle sue forme: gode di un trattamento speciale nelle acque di tutto il globo. Secondo le leggi del mare, pare che i transatlantici abbiano la precedenza rispetto a tutte le altre imbarcazioni. Regola che però non vale per il Vespucci che fa fermare tutti, godendo di un diritto di precedenza riservato a nessun altro.
La fama e l’attaccamento a questa nave, che ci rappresenta in tutto il mondo, è tanto da farcela chiamare spesso erroneamente “La Vespucci”, come fosse un mamma.



Lo Storico incontro fra l’Amerigo Vespucci e la Portaerei USS Independence del 1962.

Correva l’anno 1962, e da pochissimo tempo era entrata in servizio la Portaerei Statunitense USS Indipendence, una nave della Classe Forrestal che, insieme a 3 sue “sorelle”, rivoluzionò completamente il mondo delle portaerei definendo un nuovo orizzonte per l’utilizzo di questo tipo di navi. L’Amerigo Vespucci, veliero scuola della Marina Militare Italiana, fu varata molti anni prima della USS Indipendence, nel 1931, e da allora costituisce motivo di orgoglio per tutta la Marina Militare Italiana, e per tutti gli italiani.
Nel 1962 queste due navi si incontrarono nel Mar Mediterraneo, e la portaerei statunitense lampeggiò con il segnale luminoso, chiedendo:
Chi siete?
Al che dall’Amerigo Vespucci risposero:
Nave scuola Amerigo Vespucci, Marina Militare Italiana.
E la risposta degli statunitensi rimase scritta negli annali:
Siete la nave più bella del Mondo!
Il cordiale omaggio della US Navy alla nostra nave è solo uno dei tanti che il mondo del mare tributa periodicamente al Vespucci, che venne ritenuta, sin dal momento del suo varo, un esempio dell’eccellenza artigianale e ingegneristica italiana. Le regole di navigazione prevedono che i transatlantici abbiano sempre la precedenza rispetto alle altre imbarcazioni, ma quando i giganti del mare incontrano l’Amerigo Vespucci nei mari di tutto il mondo, questa legge non vale più, e i giganti spengono i motori, rinunciano alla precedenza e suonando tre colpi di sirena in segno di saluto.
Ma la nave Amerigo Vespucci non è solo la più bella del mondo, è anche la più antica della Marina Militare Italiana con i suoi innumerevoli anni di attività dal primo varo del 1931.


L’Amerigo Vespucci è un veliero, progettato nella seconda meta degli anni ’20, che funge da nave scuola per gli allievi della Marina Militare che devono imparare l’arte del navigare. All’epoca della sua creazione, nel 1925, si sentì l’esigenza di mandare in pensione la nave scuola in dotazione all’Accademia Navale. Il progetto fu affidato all’ingegnere e tenente colonnello Francesco Rotundi che diresse i lavori dai cantieri navali di Castellammare di Stabia (NA).
Come già evidenziato in precedenza, in realtà, all’epoca, il progetto aveva previsto la costruzione di due navi scuola: la nave Amerigo Vespucci e la Cristoforo Colombo, praticamente identiche in ogni dettaglio. Il destino delle due navi gemelle fu però diverso. 
Il Vespucci invece è ad oggi funzionante e operativa, navigando in lungo e largo in tutto il mondo con il suo carico di allievi e continuando a stupirci con la sua eleganza e maestosità. Parliamo di una nave a vela con motore e tre alberi verticali, lunga 101 metri e pesante 4.146 tonnellate a pieno carico, con una velocità massima di 10 nodi a motore e 16 a vela. Le sue 24 vele quadre in tela olona, una fibra naturale, hanno un’estensione di 2.635 metri quadri, e il totale delle cime, le corde utilizzate a bordo, è pari a 36 chilometri di lunghezza.



«Non chi comincia ma quel che persevera», il motto della nave scuola!
Nel panorama navale italiano ogni nave porta con sé un nome e un motto. Si tratta di una breve frase che ha lo scopo di dare valore alla nave e stimolare positivamente l’equipaggio stesso. Dagli anni ’30 del Novecento diventa una consuetudine. Non fa eccezione nave Amerigo Vespucci. Il motto della nave scuola è «Non chi comincia ma quel che persevera», ufficializzato nel 1978. La frase, attribuita al grande artista Leonardo Da Vinci, sembra calzare a pennello una nave che continua a essere la più bella del mondo nonostante ne sia passata parecchia di acqua sotto i ponti. Il motto ovviamente sembra essere un chiaro riferimento alla severa formazione a cui sono destinati i futuri ufficiali della Marina Militare. Non è tanto il cominciare quel percorso, quanto piuttosto portarlo fino in fondo.
Ma non c’è nave senza equipaggio. Il cuore pulsante della Vespucci sono infatti i 16 ufficiali, 70 sottufficiali e 200 marinai che la abitano. Un numero che aumenta fino ad arrivare a 400 persone durante il periodo estivo, quando a bordo salgono anche gli Allievi del primo anno dell’Accademia Navale di Livorno, i cadetti, per scoprire i segreti e le tecniche marinaresche. Quest’ultimi sono chiamati “pivoli” e si occupano degli alberi di maestra o di mezzana. I marinai, invece, svolgono l’attività di controllo e gestione dell’albero di trinchetto e degli altri due sopracitati.
La vita su nave Vespucci segue la routine della navigazione e quella del porto. Quando è ormeggiata infatti l’equipaggio si mette a disposizione per condividere la sua storia con i visitatori. Durante il periodo in mare, invece, si seguono ritmi severi con attività che richiamano le tradizioni della marineria velica di un tempo.
L’Amerigo Vespucci rappresenta anche la tradizione. Così, ancora oggi, tutti gli ordini del Comandante vengono impartiti dal Nostromo mediante un fischietto in ottone detto appunto “fischietto del Nostromo”. Si tratta di una sorta di linguaggio in codice in cui ogni fischio, nota o pausa corrisponde a uno specifico comando, proprio come accadeva in passato. I nostromi, o nocchieri, sono addetti alle manovre in coperta, cioè sul ponte esterno. Dal varo del 1931, sulla Vespucci si sono succeduti 18 nostromi, i cui nomi sono scritti su una targa a bordo della nave.
Nave Amerigo Vespucci rappresenta l’Italia in tutto il mondo, un fiore all’occhiello per il nostro paese. Il veliero viene definito ambasciatore sul mare dell’arte, della cultura e dell’ingegneria italiana. Chi meglio di questo veliero rappresenta infatti il nostro Made in Italy? Dal 2007 è anche ambasciatrice dell’UNICEF.
Come disse il Capitano Angelo Patruno, Comandante della nave scuola nel 2017, «C’è un grandissimo rispetto in ognuno di noi, c’è la sensazione di orgoglio, di consapevolezza della storia che questa nave rappresenta per l’Italia».
Sono spesso i dettagli a fare la differenza ed è questo il caso del Vespucci. Dallo scafo bianco e nero, con gli oblò che ricordano le batterie dei cannoni dei vascelli dell’Ottocento, fino ai fregi di prora e gliarabeschi di poppa in oro zecchino, e la polena a prua raffigurante l’omonimo esploratore. Tutto rientra nel disegno di un veliero che profuma di mare e avventure. Per non parlare poi delle vele in tela olona, le cime in materiale vegetale e i legni super lucenti che la caratterizzano.
Gli interni non sono da meno. Si tratta di elegantissimi arredi in legno che risalgono agli anni ’30, come la Sala Consiglio in noce e mogano utilizzata come salotto di rappresentanza per incontri molto importanti.
Altrettanto importante è un lungo corridoio che mostra i Crest, emblemi a forma di scudo scambiati con le autorità dei porti in cui la Vespucci è stata ospitata e ormeggiata. Il lungo viaggio della nave scuola è forse racchiuso in questi pochi metri.



Un ammiraglio da ricordare: Agostino Straulino

I comandanti restano sul Vespucci per un anno, ma alcuni rimangono nella storia. Tra questi l’Ammiraglio Agostino Straulino, conosciuto tra gli addetti ai lavori come quello che “annusava” il vento più che osservarlo dagli strumenti tecnici di bordo. Divenne noto per l’aver partecipato a numerose regate nonostante avesse ormai più di ottanta anni. Ma lo si ricorda anche per le sue grandi avventure al comando della nave scuola, ad esempio quando nel 1965 navigò a vele spiegate lungo il Tamigi e, una volta raggiunto il porto di Portsmouth, rifiutò i rimorchiatori e ormeggiò fra un incrociatore e una portaerei come se stesse parcheggiando una Smart in centro città.



Agostino Straulino, detto Tino (Lussinpiccolo, 10 ottobre 1914 – Roma, 14 dicembre 2004), è stato un velista e ammiraglio italiano.



È una delle figure leggendarie della vela italiana. Nato in una famiglia originaria di Sutrio in Carnia, impara ad andare in barca a vela per andare a scuola. Le sue prime esperienze sono dunque nel golfo del Quarnaro.
Diplomatosi nel 1932 presso il Regio istituto nautico di Venezia frequenta successivamente l'Accademia navale di Livorno dove entra nel 1934 come allievo ufficiale di complemento del Corpo di stato maggiore. Durante la seconda guerra mondiale destinato come ufficiale alla Decima MAS, tra gli assaltatori del Gruppo Gamma che piazzavano le cariche esplosive magnetiche sotto le navi britanniche nella rada di Gibilterra. Nella carriera militare raggiunse il grado di contrammiraglio.
Al termine della guerra, nel corso dei lavori di sminamento nel golfo di Taranto, un ordigno bellico gli esplose vicino e lo rese quasi cieco. La vista ricomparve lentamente, ma il suo amore per la vela lo spinse ad allenarsi durante la notte, quando non era necessario vedere perfettamente, per prepararsi ai Giochi olimpici del 1948. Dal 21 novembre 1964 al 28 ottobre 1965 ebbe il comando della nave scuola Amerigo Vespucci, con la quale passò alla leggenda grazie all'uscita a vele spiegate dal porto di Taranto attraverso il canale navigabile e stabilendo il record di velocità di 14,6 nodi (27,039 km/h).



L'attività sportiva

Ha ottenuto una medaglia d'oro alla XV Olimpiade (Helsinki - 1952) per la vela - classe star e nella stessa specialità una medaglia d'argento alla XVI Olimpiade (Melbourne - 1956). Dopo questi successi la vela italiana ha dovuto aspettare 48 anni e Alessandra Sensini per vincere nuovamente una medaglia d'oro in un'olimpiade.
Nel 1973 vinse la One Ton Cup con Ydra, disegnata da Dick Carter.
Nel 2001 gli venne conferita dal presidente Carlo Azeglio Ciampi l'onorificenza di Cavaliere di gran croce della Repubblica Italiana. A 88 anni vinse per la quinta volta consecutiva la regata over 60 di Napoli. È morto all'età di oltre 90 anni in una stanza dell'ospedale militare romano del Celio. La sua salma è stata portata all'aeroporto di Lussinpiccolo da un elicottero della Marina Militare italiana per esser tumulata nella tomba di famiglia dopo funerale e funzione religiosa, alla presenza di parenti e autorità italiane e croate.
Nato per essere marinaio, disse: «Sulla mia isola sono venuto al mondo e cresciuto. Là ho capito il mare e il mare mi ha accolto tra i suoi abitanti. Là ho conosciuto il vento e l'ho fatto diventare mio amico».

Palmarès

Olimpiadi
  • Una volta campione olimpico.
  • 1936 - Berlino - Classe Star: riserva
  • 1948 - Torquay - Classe Star: 5° (con Nicolò Rode), perse una medaglia praticamente vinta a causa di un disalberamento
  • 1952 - Harmaja - Classe Star: 1° (con Nicolò Rode)
  • 1956 - Melbourne - Classe Star: 2° (con Nicolò Rode), dietro a Williams e Herbert.
  • 1960 - Napoli - Classe Star; 4° (con Carlo Rolandi)
  • 1964 - Tokio - Classe 5.5 S.I.: 4° (con Petronio e Minervini).

Campionati mondiali
Quattro volte campione mondiale.
  • 1939 - Kiel - Classe Star: 2° (con Nicolò Rode) su "Polluce"
  • 1948 - Cascais - Classe Star: 2° (con Nicolò Rode) su "Polluce"
  • 1950 - Chicago - Classe Star: 1° (con Nicolò Rode)
  • 1952 - Cascais - Classe Star: 5° (con Nicolò Rode)
  • 1953 - Napoli - Classe Star: 1° (con Nicolò Rode) su "Merope"
  • 1954 - Cascais - Classe Star: 3° (con Nicolò Rode) su "Merope II"
  • 1956 - Napoli - Classe Star: 1° (con Nicolò Rode) su "Merope III"
  • 1965 - Napoli - Classe 5.5 S:I: 1° (con Petronio e Minervini) su "Grifone".


Campionati europei

Dieci volte campione europeo.
  • 1936 - Napoli - Classe Star: 2°
  • 1938 - Kiel - Classe Star: 1° su "Polluce" (con Nicolò Rode)
  • 1949 - Montecarlo - Classe Star: 1° su "Polluce" (con Nicolò Rode)
  • 1950 - Napoli - Classe Star: 1° su "Merope" (con Nicolò Rode)
  • 1951 - Napoli - Classe Star: 1° su "Merope" (con Nicolò Rode)
  • 1952 - Cascais - Classe Star: 1° su "Merope" (con Nicolò Rode)
  • 1953 - Napoli - Classe Star: 1° su "Merope II" (con Nicolò Rode)
  • 1954 - Cascais - Classe Star: 1° su "Merope II" (con Nicolò Rode)
  • 1955 - Livorno - Classe Star: 1° su "Merope II" (con Nicolò Rode)
  • 1956 - Napoli - Classe Star: 1° su "Merope II" (con Nicolò Rode)
  • 1959 - Fedala (Marocco) - Classe Star: 1° su "Merope III" (con Carlo Rolandi)
  • 1973 - - Classe IOR: 3°.

Campionati italiani

Dodici volte campione italiano
Classe Star.
  • 1938 - Livorno: 1° su "Polluce" (con Luigi De Manincor)
  • 1946: Napoli: 1° su "Polluce" (con Prato)
  • 1948 - Napoli: 1° su "Polluce" (con Nicolò Rode)
  • 1949 - Taranto: 1° su "Polluce" (con Nicolò Rode)
  • 1950 - Napoli: 1° su "Merope" (con Nicolò Rode)
  • 1951: Napoli: 1° su "Merope" (con Nicolò Rode)
  • 1952 - Venezia: 1° su "Polluce II" (con Niccolini)
  • 1953 - Taranto: 1° su "Polluce II" (con Nicolò Rode)
  • 1954 - Riva del Garda: 1° su "Merope II" (con Nicolò Rode)
  • 1955 - Livorno: 1° su "Merope II" (con Nicolò Rode)
  • 1956 - Bari: 1° su "Merope II" (con Nicolò Rode)
  • 1959 - Trieste: 1° su "Merope III" (con Carlo Lapanje)
  • Classe 6mt S:I:.
  • 1938 - Livorno: 1°.


Regate internazionali

Settimana velica di Kiel
  • 1° negli anni 1954, 1955, 1956, 1957, 1959, 1960
  • Porto Cervo One Ton Cup
  • 1° nel 1973 su "Ydra" (di M. Spaccarelli)
  • Giraglia
  • 1° nel 1973 su "Ydra"
  • Coppa del Re (Norvegia)
  • 1° nel 1937
  • Campionati internazionali di Francia
  • 1° negli 1959, 1960
  • Campionati internazionali di Germania
  • 1° negli anni 1955, 1956, 1959.


Onorificenze: 
  • Medaglia d’argento al valor militare; 
  • Medaglia di bronzo al valor militare; 
  • Grande Ufficiale al merito della Repubblica Italiana.

Riconoscimenti:

Nel maggio 2015, una targa dedicata a Straulino fu inserita nella Walk of Fame dello sport italiano al parco olimpico del Foro Italico a Roma, riservata agli ex-atleti italiani che si sono distinti in campo internazionale.
Nel 1965 Straulino assume il comando dell’Amerigo Vespucci, e qui iniziò la sua seconda vita, quella da ammiraglio. “Gli inglesi – scrisse Paolo Venanzangeli – ancora raccontano di quando risalì a vele spiegate il Tamigi, fino a Londra”.
Ma la manovra più nota è certamente l’uscita a vela dal porto di Taranto, con pochi metri a disposizione sui due lati dello scafo. Una manovra pazzesca che ricordava ogni volta con enfasi e commozione. “Una manovra – ha raccontato Venanzangeli – che, a quanto si dice, fruttò al Comandante due lettere dell’ammiragliato, una di encomio, per la splendida manovra, a cui aveva assistito attonita tutta la città ed una che annunciava dieci giorni di arresti, per aver infranto il regolamento”. Andò in pensione da contrammiraglio, e nel 1988 partecipò alla sua ultima regata. Ovviamente vincendola.
Qui raccontata da Giancarlo Basile: “Alle otto in punto salivo sul barcarizzo del Vespucci, ormeggiato alla banchina torpediniere in Mar Piccolo. C’era già un gran trambusto a bordo per i preparativi: in particolare il nostromo era indaffaratissimo con un’ancora di speranza rizzata da sempre al coronamento, che il Comandante aveva voluto pronta a essere data fondo, con un grosso cavo torticcio ben abbisciato sul cassero, ciò che mi meravigliò non poco. Soffiava una forte e gelida tramontana che credo sfiorasse i trenta nodi. Mentre pensavo a cosa mai il Comandante volesse fare con quell’ancora, di colpo mi si accese una lampadina: ma certo, con quel vento che spirava dritto in poppa in uscita dal Mar Piccolo, Agostino Straulino non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di attraversare il canale navigabile a vele spiegate. E un’ancora data fondo di poppa poteva servire nel caso qualcosa non fosse andata come previsto. Me lo confermò subito dopo lui stesso, quando lo incontrai in Sala Consiglio, dove era apparecchiato per la prima colazione, alla quale mi invitò a fargli compagnia. Aveva un suo piano studiato nei minimi particolari, che volle confidarmi, cosa di cui mi sentii molto onorato: era la conferma che gli stavo ‘simpatico’, per usare il suo aggettivo preferito”.
Durante la colazione il Comandante comunica a Basile che toccherà proprio a lui l’incarico di ufficiale di guardia nella prima parte della navigazione. “Presi a ripassare mentalmente gli ordini che bisogna saper dare per governare un veliero stracarico di manovre correnti, cercando di ricordare ciò che avevo appreso da allievo e da aspirante guardiamarina nel corso di tre campagne addestrative su quella nave, una decina d’anni prima”.
Con molto anticipo sull’orario di apertura del ponte girevole, viene battuto il posto di manovra. “Furono mollati i cavi d’ormeggio di poppa e si iniziò a virare l’argano per salpare l’ancora, che tuttavia risultò incattivata. Il Comandante aveva evidentemente previsto anche questa evenienza, ecco perché aveva cominciato le operazioni con tanto anticipo. Dovettero intervenire i palombari per mettere in chiaro l’ancora, ci volle un’ora buona. Mancava ancora più di mezz’ora all’apertura del ponte quando, finalmente liberi, ci portammo a motore più sopravento possibile, a qualche decina di metri dalle colture dei mitili di cui il Mar Piccolo abbonda. Venne battuto il posto di manovra alla vela. In men che non si dica i gabbieri salirono a riva su per le griselle del trinchetto e mollarono i gerli di tutte le vele, dal controvelaccino al trevo. La nave era così pronta a essere invelata all’ordine e si presentava perfettamente allineata col canale navigabile”.
Ma il ponte è ancora chiuso. “Con le vele del trinchetto imbrogliate ci si avvicinava a quattro nodi, in dieci minuti saremmo stati lì… E se fosse rimasto chiuso? Ce l’avrebbe fatta l’ancora di speranza preparata a poppa a fermare le quattromila tonnellate del Vespucci? Ma ecco che il ponte cominciò ad aprirsi. In quel preciso momento il Comandante ordinò di mollare gli imbrogli e cazzare le scotte delle vele del trinchetto, che furono bordate tutte insieme in non più di quindici secondi, con i pennoni in croce. Contemporaneamente vennero alzate quattro bandiere del codice internazionale dei segnali che vogliono dire “Ho le macchine in avaria”. E sì, perché il transito a vela per il canale navigabile è vietato anche a un dinghy, figuriamoci al Vespucci. Con la tramontana che soffiava forte non ci volle molto perché la nave si abbrivasse fino a otto nodi. Con nostra meraviglia, appena il ponte fu aperto completamente, dal castello arrivò a lampi di luce il messaggio “Accelerate la vostra manovra”! Può darsi che fosse uno scherzo, ma Straulino andò su tutte le furie… Non passarono più di cinque minuti ed eravamo nel canale navigabile, con i pennoni più bassi che sovrastavano le due strade gremite di gente festante, tutte le vele del trinchetto piene da scoppiare, i baffi sotto i masconi: doveva essere uno spettacolo fantastico il Vespucci visto da terra”.
Al balcone dell’Ammiragliato, sulla sinistra verso la fine del transito attraverso il canale navigabile, l’ammiraglio saluta entusiasta. “Rispondemmo al saluto ed eravamo già in Mar Grande, mentre il ponte si richiudeva dietro di noi. Continuammo così, in fil di ruota sotto il solo trinchetto completamente invelato fino alle ostruzioni del Mar Grande, superate le quali il Comandante mi affidò la nave, come mi aveva preannunciato. Venni all’orza, accostando a sinistra, in rotta per costeggiare il Salento fino a Santa Maria di Leuca, facendo al contempo bracciare i pennoni e bordando prima le gabbie e il trevo di maestra, poi anche il velaccio, ma tenni il controvelaccio e le vele della mezzana serrate, ricordando la forte tendenza orziera del Vespucci a quell’andatura. Avevo fatto alzare la trinchetta, il fiocco, il gran fiocco e il controfiocco e la nave governava con la barra al centro. La fiamma in testa d’albero di maestra indicava il vento esattamente al traverso, il Vespucci era ben inclinato, con gli oblò più bassi di sottovento chiusi perché andavano sott’acqua. La velocità era salita a 9,5 nodi. Mi dispiacque quando venne a rilevarmi il tenente di vascello preposto ai marinai, sarei rimasto a godermi lo spettacolo sul banco di quarto di sopravento per tutta la notte… Cenai col Comandante che si congratulò con me per come avevo svolto il servizio di ufficiale di guardia, cosa che naturalmente mi fece molto piacere: Straulino non era tipo da congratularsi tanto facilmente”.



ENGLISH

The Amerigo Vespucci is a tall ship of the Italian Navy (Marina Militare) named after the explorer Amerigo Vespucci. Its home port is La Spezia, Italy, and it is in use as a school ship.



History

In 1925, the Regia Marina ordered two school ships to a design by General Lieutenant Francesco Rotundi of the Italian Navy Engineering Corps, inspired by the style of large late 18th century 74-cannon ships of the line (like the neapolitan ship "Monarca"). The first, the Cristoforo Colombo, was put into service in 1928 and was used by the Italian Navy until 1943. After World War II, this ship was handed over to the USSR as part of the war reparations and was shortly afterwards decommissioned.
The second ship was the Amerigo Vespucci, built in 1930 at the (formerly Royal) Naval Shipyard of Castellammare di Stabia (Naples). She was launched on February 22, 1931, and put into service in July of that year.
The vessel is a full rigged three-masted steel hull 82.4 m (270 ft) long, with an overall length of 101 m (331 ft) including the bowsprit and a maximum width of 15.5 m (51 ft). She has a draught of about 7 m (23 ft) and a displacement at full load of 4146 tons. Under auxiliary diesel-electric propulsion the Amerigo Vespucci can reach 10 knots (19 km/h) and has a range of 5450 nm at 6.5 knots.
The three steel masts are 50, 54 and 43 metres high, and carry sails totalling 2,824 m2 (30,400 sq ft). The Amerigo Vespucci has 26 sails – square sails, staysails, and jibs: all are traditional canvas sails. When under sail in severe sea and wind conditions she can reach 12 knots (22 km/h). The rig, some 30 km of ropes, uses only traditional hemp ropes; only the mooring lines are synthetic, to comply with port regulations.
The hull is painted black with two white stripes, harking back to the two gun decks of the ships her design is based on, but she carries only two 6pdr saluting guns in pivot mountings on the deck, forward of the mainmast. The deck planks are of teak wood and must be replaced every three years. Bow and stern are decorated with intricate ornaments; she has a life-size figurehead of Amerigo Vespucci. The stern gallery is accessible only through the Captain's saloon.
The standard crew of the Amerigo Vespucci is 16 officers, 70 non-commissioned officers and 190 sailors. In summer, when she embarks the midshipmen of the Naval Academy (Accademia Navale), the crew totals some 450.
In 1964 the ship was fitted with two 4-stroke, 8-cylinder FIAT B 308 ESS diesel engines, which replaced the original 2-stroke 6-cylinder FIAT Q 426 engines. These engines generated electric power for one electric propulsion motor that produced up to about 1,471 kW (1,973 hp).
After update works, between 2013 and 2016, the ship has been fitted with two 4-stroke, 12-cylinder MTU, 1,32 MW each diesel engine generators and two 4-stroke, 8-cylinder MTU, 760 kW each diesel engine generators, and one NIDEC (Ansaldo Sistemi Industriali) electric engine. During the same work, the ship has been fitted with new radar GEM Elettronica AN/SPS-753(V)5, new satellite antenna ORBIT AL-7103.



When carrying cadets, the ship is usually steered from the manual stern rudder station, which is operated by four steering wheels with two men each. At other times, the hydraulically assisted steering on the bridge is used. Except for the anchor winch, the winches aboard are not power operated. The bridge is equipped with sophisticated modern electronic navigation instruments.
Other than during World War II, the Amerigo Vespucci has been continually active. Most of her training cruises are in European waters, but she has also sailed to North and South America, and navigated the Pacific. In 2002, she undertook a voyage around the world.
The Amerigo Vespucci often takes part in sailing parades and Tall Ships' Races, where she is in amicable rivalry with the Gorch Fock. When she is berthed in port, public tours of the vessel are usually offered.
On 7 July 2018, Amerigo Vespucci arrived to the port of Almeria. It is the third time it visited Almería: the first one was in 1932, and the second one was in 1989. It left the city on 10 July. Then it will travel to Ponta Delgada, in the Azores Islands, and it will cross the Atlantic Ocean to the Northern Europe.

(Web, Google, Wikipedia, You Tube)