domenica 4 agosto 2019

GLI ANTENATI DEL CANNONE IMBARCATO Leonardo “76/62 SP Sovraponte”


Osservando da vicino la tecnologia d’avanguardia acquisita da Leonardo-OTO Melara nella progettazione e realizzazione di artiglierie imbarcate, qualcuno potrà erroneamente farsi l’idea che ciò sia frutto della semplice intuizione di alcuni validi ingegneri meccanici: nulla di più errato! 

La capacità tecnologica di Leonardo nasce negli anni ’30 e, dopo innumerevoli mutazioni societarie ed operative, giunge fino ai giorni nostri:  “””Off.Meccaniche Caproni - Ansaldo-Stabilimento Meccanico Pozzuoli - OTO Melara - Leonardo””””.

Nella continua ed inarrestabile evoluzione tecnologica delle aziende nazionali dagli anni ’30 ad oggi, ci troviamo sicuramente di fronte a un nuovo, brillante prodotto della "dinastia" dei cannoni antiaerei…

L’avanzatissimo cannone imbarcato Leonardo “76/62 SP Sovraponte”, dispone di 76 colpi di pronto impiego, indispensabili per gli utilizzi immediati. 

L'alleggerimento è frutto della riprogettazione generale con l’eliminazione:
  • della giostrina sottostante, 
  • dell'elevatore, 
  • del braccio di caricamento, 
  • dei servomeccanismi elettroidraulici, 
  • oltre che del sistema di raffreddamento. 
D'altra parte una torre alleggerita richiede, a parità di prestazioni cinematiche, motori meno potenti e quindi più leggeri; i recenti progressi nel campo dei motori elettrici dovrebbero consentire ulteriori risparmi di peso. 
Anche l’impiego più esteso di materiali acciai speciali, leghe leggere, materiali compositi consente un alleggerimento generale: servomeccanismi semplificati e compattati, parti in movimento ridotte di numero e soggette a sforzi minori, rinuncia a impianti idraulici ed elettroidraulici. L’utilizzo della nuova sistemistica ha reso l'impianto molto più affidabile e di manutenzione meno gravosa. La manutenzione e la riparazione sono rese più agevoli dalla maggiore facilità di "smontaggio" delle torri dalle sovrastrutture e del loro trasferimento in officina. 
L'elevazione massima del pezzo è passata da 85° a 90° e la celerità di tiro sarà esattamente la stessa in tutte le circostanze: i cannoni imbarcati soffrono spesso di piccole variazioni del massimo volume di fuoco a seconda dell'elevazione assunta dalla canna e dal conseguente maggiore o minore tempo di caricamento da parte dei relativi "bracci".
I nuovi servocomandi consentiranno superiori velocità e precisioni di brandeggio ed elevazioni. 
Il sistema di caricamento semplificato, è più robusto, compatto e con percorsi assai più ridotti: si potranno raggiungere probabilmente i 150 c/m. 
Secondo fonti di stampa, le prove a fuoco del prototipo hanno fornito una buona precisione di tiro. In ogni caso - secondo alcuni tecnici - un piccolo peggioramento della precisione di tiro sarebbe del tutto ininfluente rispetto all'uso di munizioni guidate come il “DART” o il “VULCANO” e potrebbe inficiare solo l'impiego dei proiettili "classici". Ma questi ultimi sarebbero utilizzati sulle distanze più ridotte.


CANNONE ANSALDO-OTO 65/64 mm mod 1939:

  • Anno progettazione: 1939;
  • Lunghezza: 64 calibri
  • Peso: 126 kg
  • Peso proiettile: 4,1-4,5 kg
  • V.iniziale: 850 m.sec
  • Gittata: 6,5 km a.a. max efficace 5 km
  • Cadenza di tiro: 20 c.min.
I cannoni da 65 mm antiaerei non divennero disponibili in tempo e vennero usati solo per impieghi a terra. Il progetto dei 65/64 mm, armi ad alta velocità iniziale (850 ms) era dell'Ansaldo e venne presentato nel 1939, vincendo contro armi ancora più esasperate presentate dalla Breda e OTO, entrambi da 65/68 mm. Dopo una messa a punto laboriosissima che escluse poi il caricatore automatico, i primi 60 vennero consegnati entro il marzo del 1943. Nel 1944 altri 55 vennero costruiti per i Tedeschi. Arma simile, concettualmente, ai cannoni da 55 mm tedeschi ma ovviamente più potente dato il calibro maggiore (rimasto tipico solo delle armi italiane), era un tentativo di superare le prestazioni delle armi da 37 mm.



Verso la fine degli anni trenta del XX secolo la Regia Marina avviò lo sviluppo di un nuovo tipo di cannone antiaereo ad altre prestazioni, con cui sostituire il precedenti pezzi da Ansaldo-Odero-Terni-Orlando 100/47 nelle varie versioni fino ad allora in uso, e le mitragliere Breda da 37/54. Il nuovo sistema d'arma, sviluppato da Ansaldo, fu presentato nel 1939, ed era caratterizzato dall'avere alta cadenza di tiro, fino a 20 colpi/minuto, sistema di caricamento automatico, velocità iniziale del proietto, che pesava 4.08 kg, era pari a 950 m/s, con gittata di 7.500 m e alzo fino ad 80°. Il progetto del 65/64 Mod. 1939, che vinse contro armi ancora più esasperate presentate da Breda e OTO, originariamente doveva avere una canna di 56 calibri, aumentata poi a 62 e infine a 64 calibri (4.164 mm). Superiormente alla canna vi erano due recuperatori, ed il movimento di rinculo garantiva il funzionamento del sistema di caricamento automatico. Per armare il primo colpo vi era una apposita leva, che veniva fatta ruotare all'indietro. Per mettere il cannone in punteria erano disponibili due postazioni laterali, poste dietro allo scudo a gradino, munito di due grandi feritoie che si aprivano ribaltandosi in avanti.
Del nuovo cannone vennero realizzati alcuni prototipi, e si passò alla produzione in serie, ma il sistema di caricamento automatico a bracci oscillanti non fu mai messo a punto. Il meccanismo che allineava il proiettile alla canna e lo introduceva nella camera di scoppio si rivelò irrealizzabile, così come quello di regolazione della spoletta a tempo, che doveva avvenire in tempi rapidissimi. Dopo una messa a punto laboriosissima che escluse il caricatore automatico a favore di un caricamento manuale più lento, ma più affidabile, i primi 60 esemplari vennero consegnati nel marzo del 1943.
Le prime unità ad esserne equipaggiate dovevano essere gli incrociatori leggeri Classe Capitani Romani, 6 pezzi per nave, che però imbarcarono le mitragliere da 37/54 mm. Altre unità destinate ad esserne dotate dovevano essere la portaerei Aquila, e la similare Sparviero, con 12 pezzi per nave. Tali unità si trovavano in vari stadi di allestimento nel porto di Genova, ma la cui costruzione venne interrotta nell'estate del 1943, e poi abbandonata in seguito alle vicende armistiziali dell'8 settembre 1943. Anche i due incrociatori antiaerei classe Etna, requisiti dalla Regia Marina dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, e originariamente destinati alla marina thailandese, dovevano imbarcare, oltre alle 3 torri binate da 135/45, anche 10 pezzi singoli da 65/54. Le due unità, Etna e Vesuvio, si trovavano al 60% dell'allestimento presso la rada di Trieste. Formalmente adottato dalla Regia Marina già nel 1939, nessun esemplare del pezzo da 65/64 entrò mai in servizio sulle unità italiane.
Diversamente la Kriegsmarine, che si era impadronita di di alcuni prototipi e di vari esemplari in diversi stadi di costruzione, che giacevano presso la Ansaldo e i depositi della Regia Marina, nel corso del 1944 decise di imbarcarli a bordo di alcune unità navali senza il dispositivo di caricamento automatico, sostituito da quello manuale. Tra le unità che ne furono equipaggiate vi era il pattugliatore Petsamo, impiegato nella scorta ai convogli costieri nell'Alto Tirreno. Circa 55 esemplari vennero costruiti per i tedeschi, che stavano sviluppando un'arma concettualmente simile, il cannone 55/77 mm Gerät 58, pensato per impieghi contraerei sia terrestri che navali, ma del quale prima della fine della guerra vennero completati solo due prototipi. Tali armi risultavano meno potenti del cannone da 65/64 dato il calibro maggiore di quest'ultimo, rimasto tipico solo delle armi italiane.
Un esemplare destinato all'imbarco sulla portaerei Aquila è esposto presso il Museo tecnico navale di La Spezia.


CANNONE OFFICINE CAPRONI antiaereo navale stabilizzato da 65/58 (1939)


Il cannone antiaereo navale stabilizzato da 65/58 era stato costruito dalle Officine Caproni su specifiche della Regia marina del 1939. In sua vece fu preferito il cannone Ansaldo da 65/54 il cui impiego fu ostacolato da problemi sorti nella messa a punto.
Il cannone della Caproni ebbe una progettazione più lunga (il prototipo fu ultimato nel 1943) perché avrebbe dovuto avere prestazioni d’avanguardia:
  • Peso: 7 tonn;
  • Gittata max: 11.750 m.;
  • Celerità di tiro: 55 colpi al minuto;
  • Eliminazione del calcatoio;
  • Elevata automazione;
  • Piattaforma e culla stabilizzata con motori elettrici.
  • Il prototipo, al momento dell’armistizio dell’8 settembre 1943 venne requisito dai tedeschi.

IL CANNONE ANSALDO-O.T.O. DA 90/50 MOD. 1939



Il cannone Ansaldo-OTO da 90/50 Mod. 1939 era un pezzo di artiglieria contraerei pesante italiano della seconda guerra mondiale. Sviluppato come arma navale dalla Ansaldo, da esso fu derivato l'altrettanto valido pezzo terrestre da 90/53 Mod. 1939.

Storia

L'Ansaldo nel 1938 sviluppò questo pezzo da 90 mm per conto della Regia Marina, che avrebbe dovuto sostituire il cannone da 100/47 di origine austro-ungarico. Furono sperimentate due bocche da fuoco con canna lunga 48 calibri, sperimentati sull'incrociatore San Giorgio; la versione definitiva ebbe invece una canna della lunghezza di 50 calibri e venne prodotta dall'Ansaldo e dalla OTO alla fine degli anni quaranta. Parallelamente la Direzione del Servizio Tecnico Armi e Munizioni incaricò la ditta di studiare una variante terrestre dello stesso pezzo. Gli organi tecnici di esercito e marina valutarono la possibilità di utilizzare lo stesso cannone, ma risultò che i requisiti delle due armi erano differenti, quindi ci si limitò ad unificare bossolo, esplosivo e granitura del propellente, mentre la canna dell'arma terrestre venne allungata a 53 calibri. L'arma risultante fu l'ottimo 90/53 Mod. 1939, impiegato sia nel ruolo antiaereo che controcarro.
I cannoni navali da 90/50 Mod. 1939, in torrette singole, vennero installate sulle navi da battaglia classe Littorio (12 pezzi) e sulle classe Caio Duilio ricostruite (10 pezzi), delle quali costituirono il principale armamento antiaereo. La prevista installazione, all'inizio della guerra, sull'avviso veloce Diana venne annullata e la nave fu armata con due pezzi da 102/35. Dopo la guerra, il pezzo navale 90/50 rimase in servizio nella nuova Marina Militare fino alla radiazione delle due Caio Duilio nel 1956.



Tecnica

La bocca da fuoco

La bocca da fuoco da 90/50 era formata dalla canna rigata in acciaio, sottoposta a autofrettage, che era avvitata a freddo al blocco di culatta, in modo da poter essere agevolmente sostituita dopo l'usura dell'anima. Il blocco di culatta portava un'appendice inferiore per l'asta del freno di sparo e due appendici superiori per i recuperatori idropneumatici, che lo collegavano alla culla. L'otturatore era a cuneo orizzontale.
L'arma sparava un cartoccio-proietto da 18,4 kg, con granata di 10,1 kg, propulso da una carica di 3,4 kg. Nonostante le buone caratteristiche balistiche, la granata si frammentava in schegge troppo piccole per danneggiare i bersagli, cosicché venne sostituita durante la guerra. La cadenza di tiro, di 12 colpi al minuto, con serventi ben addestrati poteva salire a 18 colpi al minuto.

Gli impianti

L'impianto da 90/50 era tanto avanzato per il tempo da risultare non pienamente maturo. L'affusto infatti era prestabilizzato sui quattro assi di direzione, alzo, rollio e beccheggio, grazie ad un sistema di ben undici giroscopi. La correzione del rollio era di ±14°, quella del beccheggio di ±5°. La movimentazione dei pezzi era elettrica ed asservita alla centrale di tiro su entrambe le classi di navi da battaglia; sulle Duilio, tuttavia, poiché le torri sulle murate erano posizionate più basse e quindi soggette ad infiltrazioni d'acqua, l'impianto elettrico venne rimosso nel 1942 e sostituito con la movimentazione manuale, mentre sulle Littorio, essendo gli affusti posizionati più in alto, l'avanzato sistema automatizzato venne mantenuto.
Le torrette erano di forma ovale, fortemente inclinate e leggermente corazzate, pesanti 19 060 kg. L'elevazione andava da -3° a +75°, mentre il settore di brandeggio era di 140° a destra ed altrettanti a sinistra. La dotazione di colpi sulle Littorio era di 487 colpi per ogni cannone, per un totale di 5 842 granate antiaeree a nave. Ogni torretta aveva una riserva di 90 colpi di pronto impiego ed era alimentata da un elevatore elettrico che dal deposito munizioni trasferiva al ponte principale 30 cartocci-granata al minuto; questi venivano trasferiti a mano nel locale sottostante la torretta, da dove un altro paranco sollevava il cartoccio-granata e lo girava in orizzontale, pronto per la calcata. Nel paranco era incorporato il graduatore per le spolette automatico Borletti. I colpi venivano camerati a mano con un calcatoio a pantografo.



IL CANNONE DA 76mm SMP-3 ("Stabilimenti Meccanici di Pozzuoli - cannone da 3 pollici"), PROGENITORE DEL "76/62 Allargato" (1954)


Il cannone SMP-3 ("Stabilimenti Meccanici di Pozzuoli - cannone da 3 pollici"), progenitore del "76/62 Allargato" era un'arma automatica a tiro rapido, la cui cadenza media del tiro era di 50 colpi al minuto, in grado di sparare colpi singoli o a raffica. 

Il caricamento avveniva automaticamente mediante un tamburo ruotante con 14 colpi, con i bossoli che venivano espulsi colpo per colpo. Ad esaurimento della raffica la canna si predisponeva alla massima elevazione (90°) ed il tamburo veniva ricaricato in maniera automatica con una manovra che avveniva in 3 secondi.

Le corvette Classe Albatros avevano in dotazione, inizialmente, il cannone da 76/62 tipo SMP-3 degli Stabilimenti Meccanici di Pozzuoli.
Le corvette erano le seguenti: Albatros, Alcione, Airone e poi Aquila che in un primo tempo era stata costruita per la Marina Olandese; sempre negli anni 50 dello scorso secolo.
Non i caccia ma solo le corvette per l' Indonesia (classe Surapati - Iman Bondiol) dovevano montare il cannone, impianto singolo 76/62 SMP3.
Anche le corvette danesi e per l'Olanda (Linx) montavano tale cannone ed avevano allestimento standard con quelle italiane.
Al contrario del quasi contemporaneo sviluppo del 76/62 OTO, con alimentazione e caricamento continuo, l'impianto SMP aveva una sorta di tamburo, tipo revolver, che completata la sequenza di tiro, veniva portato alla massima elevazione (90*) per la ricarica del tamburo.
Era evidentemente un sistema troppo complesso, con notevoli inerzie, ed un cero ritardo anche nel rientro in punteria.
Uno dei problemi più importanti riscontrati fu il metodo, e la velocità di alimentazione del "tamburo o revolver.
Sulla corvetta olandese - Linx - si verifico' un grave incidente: durante la fase di aggancio di una cartuccia nella noria, dove il movimento era assicurato da rulli, si verifico' un intoppo, bloccando la cartuccia in una determinata posizione (si parlo' a suo tempo di eccessiva od errata lubrificazione, ed il movimento dei rulli sulla cartuccia bloccata, con l' attrito, portarono al surriscaldamento ed alla successiva esplosione della carica. 
Purtroppo ci furono vittime, e subito dopo, anche per i risultati non proprio brillanti dell' arma, i complessi SMP3 furono sbarcati (non sono mai riuscito a seguire la sorte delle unita' indonesiane).
Lo sbarco del SMP3, ma soprattutto della DT, contribuirono a ad aumentare la stabilita' delle navi, che erano particolarmente "ballerine".
Sulle corvette classe Albatros (e sul Linx poi restituito all'Italia come Aquila) come soluzione "provissoria" e poi definitiva i complessi SMP3 furono sostituiti con 40/70 singoli, di produzione canadese, che erano "adattamento" navale di armi originalmente destinate all' AA terrestre. studi e commessa, navi ed armamenti, erano in gran parte finanziati dagli USA (commesse off shore); e questo fu particolarmente valide per queste corvette.
Non furono costruiti pezzi "di riserva"; normalmente su queste commesse non si fanno "pezzi" completi, ma si ordinano parti di rispetto, soprattutto quelle di usura. Certamente le canne rientrano nelle componenti di usura.
L'esperienza del 76 SMP  falli proprio nel sistema di caricamento.
Le commesse di questo cannone sfortunato, avevano anche il compito di tentare di tenere in vita gli Stabilimenti Meccanici di Pozzuoli, la cui vita fu sempre legata a un filo diretto alle commesse militari.
All'epoca l'Ansaldo - come impresa gia' IRI - era totalmente fuori dal settore, e nulla ebbe a che fare con lo sviluppo della nuova OTO che era destinata ad entrare nel conglomerato statale dell' EFIM.
L'utilizzo dello stabilimento di Pozzuoli per produzioni militari avrebbe comportato forti investimenti sul team e, soprattutto, sulle infrastrutture e sui macchinari, impossibile da realizzare nel breve termine e non giustificabili e incompatibili con l' indirizzo che all' epoca si stava dando alle competenze ed alle specializzazioni delle partecipazioni statali.



CANNONE BINATO A CANNE SOVRAPPOSTE DA 76/62 OTO MELARA (1957)




La versione binata del modello 76/62 con canne sovrapposte aveva il caricamento completamente automatico e continuo che avveniva a qualsiasi elevazione. Il cannone aveva una forte velocità di brandeggio con la velocità iniziale del proiettile di 950 m/s e cadenza media di tiro di 60 colpi per canna. Il cannone era stato imbarcato negli anni cinquanta sulle fregate della classe Centauro, ma tale versione non avendo dato i risultati sperati non è stata imbarcata su nessun'altra unità della Marina Militare.
L'armamento principale della fregata CENTAURO era costituito da quattro cannoni Oto Melara da 76/62mm in due torri binate a canne sovrapposte, derivato dal tipo SMP3 singolo imbarcato sulle Albatros, la cui frequenza di tiro era di 60 colpi al minuto, che però non avendo dato i risultati sperati non sarebbe stato imbarcato su nessun'altra unità. Rispetto al modello singolo imbarcato sulle corvette Albatros, le torri delle Centauro erano a caricamento completamente automatico e continuo, consentendo così una più elevata cadenza di tiro. 
Il primo tipo sviluppato dalla OTO fu un affusto binato: il Sovrapposto SMP3 da 76mm / L62. L'arma aveva l'insolita disposizione di avere due canne una sopra l'altra anziché affiancate come con la maggior parte delle torrette navali. C'erano grandi speranze per la torretta con canne Sovrapposte, ma in servizio sulla classe Centauro e su altre navi da guerra, le sue prestazioni si dimostrarono insoddisfacenti e nel 1958 OTO Melara iniziò a lavorare su una versione a canna singola.
Dal punto di vista tecnico / tecnologico il concetto operativo (alimentazione, caricamento e fuoco automatico in punteria costante) del modello OTO fu rivoluzionario; comunque, anche per la OTO non furono rose e fiori, come dimostrarono le limitazioni del complesso binato sovrapposto: la OTO poi seppe mantenere lo sviluppo continuo del progetto, al punto della validità della formula e la continuità (quasi) della produzione a 50 anni di distanza.

IL CANNONE da 76/62 tipo MMI "Allargato" (1962)


Il cannone da 76/62 tipo MMI "Allargato" costruito dalla Oto Melara di La Spezia è stato il pezzo standard della Marina Militare degli anni sessanta. Il cannone è stato realizzato in 84 esemplari per la Marina Militare italiana.

Caratteristiche

Il cannone è del tipo multiuso, con impiego principale antiaereo ma con capacità antinave e impiegabile anche per il tiro controcosta. Il pezzo è l'evoluzione del modello sviluppato e costruito per la Marina Militare dagli Stabilimenti meccanici di Pozzuoli agli inizi degli anni cinquanta, denominato tipo SMP3, cioè da tre pollici, da cui scaturisce la sua sigla “SMP-3”, sviluppato quando si stava verificando l'inadeguatezza del munizionamento da 40mm contro gli aerei moderni, soprattutto perché tale munizionamento non permetteva l'adozione di spolette di prossimità. Tale cannone venne imbarcato sulle corvette Albatros, prime unità di scorta costruite in Italia dopo la seconda guerra mondiale, e sulle corvette dello stesso tipo realizzate nei cantieri italiani su commesse NATO per la marina danese e olandese nell'ambito del MDAP in due esemplari, uno a poppa e uno a prora. Con lo spostamento della produzione delle artiglierie della Marina Militare alla Oto Melara di La Spezia venne sviluppata una versione binata del modello SMP 3 con canne sovrapposte. Il verificarsi di un grave incidente sulla torre prodiera della corvetta olandese Lynx e il non aver dato la versione binata i risultati sperati, portarono allo sviluppo del cannone da 76/62 di nuova progettazione, largamente testato sulla Nave Esperienze Carabiniere. Il nuovo cannone denominato Allargato avrebbe trovato posto nel corso degli anni sessanta sulle principali unità della squadra, come l'incrociatore lanciamissili Garibaldi, le fregate classe Bergamini e Classe Alpino, i Doria e il Vittorio Veneto e sarebbe stato rimpiazzato il decennio successivo dal 76/62 Compatto con l'entrata in servizio degli Audace.
Il cannone ha la canna raffreddata ad acqua e manovra elettrica e idraulica con sistema di emergenza manuale. La gittata, che con proiettili HE (High Explosive) dal peso di 6,296 kg raggiunge 18,4 km ad un'elevazione di 45°, che all'elevazione massima di 85° scende a 4 km, la velocità di brandeggio di 70°/s quella di elevazione di 40°/s e la torretta accoglie un membro dell'equipaggio.
Nella Marina Militare questi cannoni costituiscono l'armamento principale dei pattugliatori della classe Cassiopea; si tratta dei cannoni smontati dalle fregate della classe Bergamini andate in demolizione.
È stato sostituito dal cannone Oto-breda da 76/62.
Il 76mm / L62 Allargato è un cannone navale automatico a doppio uso a canna singola, di medio calibro, progettato e prodotto negli anni '60 dalla ditta di difesa italiana OTO-Melara come armamento di cannone per tutte le navi da guerra di classe media e grande costruite per la Marina Militare Italiana in quel decennio. Attualmente, la pistola rimane in servizio con le navi pattuglia della classe Cassiopea inItalia, ma è stata in gran parte sostituita dalla serie di cannoni da 76 mm Oto-breda.

STORIA

Dopo la seconda guerra mondiale, quando l'Italia si unì alla NATO, ricevette gran parte delle sue armi dagli Stati Uniti sotto forma di assistenza militare diretta. Ciò includeva anche il trasferimento di surplus di navi da guerra della Marina degli Stati Uniti(USN) da quella guerra. A metà degli anni '50 la Marina italiana iniziò a pianificare e finanziare un programma di modernizzazione, in cui molte di quelle navi da guerra obsolete della Seconda Guerra Mondiale sarebbero state sostituite con navi da guerra più nuove e più moderne costruite in Italia. Inoltre l'armamento verrebbe aggiornato. A quel tempo le navi da guerra italiane erano equipaggiate per lo più con cannoni navali costruiti negli Stati Uniti, con la pistola USN da 5 pollici (127 mm) e la Bofors 40 mm / L60 era la più numerosa. Secondo l'opinione della Marina Militare Italiana negli anni '50, il 5 pollici era considerato troppo pesante per molte navi da guerra, mentre il 40mm / L60 era considerato troppo leggero per essere usato come l'arma principale sulle sue corvette più piccole che erano state progettate nell'ambito del piano di modernizzazione .
Di conseguenza, la Marina Militare Italiana ha appaltato la ditta italiana OTO-Melara per progettare e produrre un cannone navale di medio calibro con capacità antisuperficie e antiaeree. Derivato dagli studi e dalle esperienze della Marina italiana sull'uso del cannone US Navy da 3 pollici (76,2 mm), fu deciso che era il miglior compromesso per un cannone a doppio scopo. Il design di questo nuovo cannone OTO-Melara sarebbe stato l'armamento primario su navi da guerra più piccole, come le corvette, e l'armamento secondario su navi da guerra di classe più grande, come fregate, cacciatorpediniere e armamenti di cannoni primari dei nuovi incrociatori di elicotteri previsti.
Lo sviluppo iniziò nel 1958, con il primo cannone consegnato nel 1961 per i test e la produzione presto seguì. Nel 1962 il primo MMI Allargato 76/62 fu consegnato alla Marina Militare Italiana per il montaggio sulle fregate di classe Carlo Bergamini. Nei cinque anni seguenti, OTO-Melara produsse un totale di 84 in esclusiva per la Marina italiana. Tutte le navi da guerra italiane che avevano la torretta gemella Sovrapposto, che dovevano rimanere in servizio, le avevano sostituite con la torretta a canna singola Allargato. 
A partire dal 2011, l'arma è rimasta in uso solo a bordo delle navi pattuglia della classe Cassiopea.

DESCRIZIONE

L' Allargato ha una sola canna raffreddata a spruzzo d'acqua. Il cannone e il suo vassoio di carico sono coperti da un coperchio a torretta a tenuta stagna che è anche protezione contro piccole schegge di granata. Anche nella torretta c'è una stazione per un uomo che è necessario per dirigere il cannone dai dati forniti dal sistema di controllo del fuoco delle navi. Tutte le altre azioni quando il cannone viene sparato sono automatiche.
Il cannone è mosso da un sistema idraulico-elettrico, con un backup manuale. Le munizioni sono immagazzinate in un caricatore sotto la torretta da cui i colpi vengono alimentati nel vassoio di carico e quindi speronati nella culatta e sparati. L'involucro del guscio esausto viene espulso automaticamente fuori dalla torretta dopo essere stato sparato. Il peso totale della torretta e del caricatore è di 12 tonnellate. La velocità del fuoco può essere regolata tra 10 e 60 colpi al minuto. 
Alla fine degli anni '60, l' Allargato fu sostituito in produzione dal compatto 76mm OTO-Melara di grande successo. A causa del suo peso più elevato, l' Allargato è ora considerato obsoleto ed è stato in gran parte ritirato dalla maggior parte delle navi di servizio attive, essendo stato sostituito dal 76mm / L62 Compact o dal Breda 40mm / L70 Compact.


IL CANNONE OTO MELARA DA 76 / 62 COMPATTO (1965 - 1967)



L'Oto Melara 76/62 COMPATTO è un cannone multiruolo progettato e prodotto dalla Società italiana Leonardo-Finmeccanica (precedentemente da OTO Melara, confluita nel gruppo il 31 dicembre 2015).




Descrizione

Il cannone è caratterizzato da una cadenza di tiro molto elevata, soprattutto nella versione Super Rapido (120 colpi al minuto), che lo rende particolarmente adatto per la difesa antiaerea e anti-missile e per la difesa di punto, anche se, visto il suo calibro, può essere usato anche in altri ruoli come il bombardamento navale e costiero. Il cannone è dotato di munizionamento convenzionale, che varia a seconda del tipo di impiego e la sua polivalenza di usi è data anche dalla gran quantità di tipi di munizionamento che vanno dall'incendiario al perforante, fino ai proiettili a frammentazione con spoletta di prossimità. L'intero sistema è inoltre molto compatto ed è quindi installabile anche su navi di piccole dimensioni come le corvetta o le vedette costiere, oltre ad essere completamente controllabile da remoto. Recentemente è stato aggiunto il nuovo munizionamento guidato DART.




Questo cannone ha rappresentato un notevole successo commerciale, essendo stato adottato da 53 marine: l'ultimo importante successo è stato lo scalzare il cannone navale da 100 mm della marina francese nel progetto Orizzonte.
Nel sistema di controllo del fuoco del cannone nel corso degli anni c'è stata un'evoluzione. Le prime versioni erano dotate del radar RTN-10X Orion della Selenia. A partire della metà degli anni ottanta venne utilizzato il RTN-30X (SPG-73) nel sistema di difesa di punto Dardo-E e poteva essere abbinato oltre che all'Otobreda Compatto e Super Rapido anche al cannone da 127/54, al Breda Dardo e ai missili Sea Sparrow/Aspide. Il sistema Dardo-E fece il suo debutto nella Marina Militare sull'incrociatore portaeromobili Garibaldi, ma il radar RTN-30X era già stato imbarcato sulle Maestrale, dove però alle due torrette binate del CIWS Dardo erano asserviti due radar RTN-20X, mentre le prime unità equipaggiate con sistema Dardo-E con il 76mm Super Rapido sono stati i due cacciatorpediniere lanciamissili Audace dopo gli ammodernamenti e le prime unità ad essere equipaggiate sin dalla costruzione con il Dardo-E abbinato ai 76mm SR furono i due cacciatorpediniere Classe Durand de la Penne.




Davide/DART

Il sistema Davide/Strales del Pattugliatore "Comandante Foscari"

In fase avanzata di sviluppo è anche il munizionamento guidato anti-missilistico Davide, in pratica si tratta di missili senza motore (proietti), decalibrati rispetto al cannone, che possono correggere la loro traiettoria per controbattere le manovre del missile bersaglio e intercettarlo. Si tratta di un sistema di difesa anti missile delle navi a corto/cortissimo raggio, basato sull'impiego delle nuove centrali di tiro multisensore degli impianti da 76/62 Super Rapido, capace di sparare una munizione guidata e quindi di correggerne la rotta anche in volo indirizzandola sull'obiettivo.
La tecnologia sviluppata dalla Oto Melara è stata montata per la prima volta sulle fregate multimissione italiane del programma italo-francese FREMM.
Il sistema Davide/Strales abbinato al sistema di controllo di tiro Dardo-F, che controlla sia il bersaglio che il proiettile, è installabile anche sulle vecchie torrette con poche modifiche, mediante l'aggiornamento del firmware di controllo, l'aggiunta del radar di guida in banda Ka e scudo stealth. La torretta mediante il radar produce quattro fasci che vengono proiettati sul bersaglio e il proiettile viene radiocomandato nella sua direzione in modo tale che rimanga all'interno dei fasci. I proiettili DART sono un sottocalibro da 42 mm e grazie ad un adattatore raggiungono i 76 mm del calibro del cannone, hanno delle alette canard che gli permettono di manovrare e la sezione di coda ha sei pinne fisse e il ricevitore radio.
All'inizio dell'estate del 2008 NAVARM ha richiesto l'aggiornamento di un cannone al sistema Davide/Strales proveniente da un pattugliatore classe Cigala Fulgosi. Le prove sono state effettuate con successo presso il Poligono Interforze di Salto di Quirra nel marzo 2009 e hanno visto lo sparo contro bersagli a 8 km di due proiettili singoli e di una raffica da tre proiettili, che è quella attualmente nell'impiego antimissile. Il sistema dopo essere stato testato sul pattugliatore Comandante Foscari con prove di tiro con le nuove munizioni guidate in accoppiamento con il radar NA-25X, dopo aver terminato le prove è rimasto pienamente funzionante a bordo della nave.





IL NUOVO CANNONE IMBARCATO "Leonardo 76/62 SP SOVRAPONTE (2019)



Il Leonardo 76/62 SOVRAPONTE è l’ultima evoluzione di un cannone navale leggero e rapido che offre prestazioni e flessibilità senza rivali in qualsiasi ruolo di difesa aerea e anti-superficie, in particolare nel ruolo di anti-missile.  La capacità di un coinvolgimento molto efficace degli obiettivi basati sulla costa è anche fornita per prestazioni uniche multiruolo. 
Il “76/62 Sovraponte” è adatto per l'installazione su navi di qualsiasi tipo e classe, comprese piccole unità navali.  L'interfaccia con una vasta gamma di sistemi di gestione della lotta e / o FCS / EOS è fornita, secondo lo standard digitale e analogico, compresa l'architettura aperta. 
La frequenza di fuoco può essere selezionata da colpo singolo a tiro 120 rds / min.  In condizioni operative il tempo tattico è inferiore a 3 secondi e la deviazione standard al momento dello sparo è inferiore a 0,3 mrad, fornendo così un'eccellente precisione. 

Il 76/62 SOVRAPONTE è l'unico cannone navale di medio calibro disponibile in grado di fuoco continuo, che è un requisito fondamentale in qualsiasi scenario che coinvolge l'impegno simultaneo di più bersagli di manovra, come richiesto dal emergenti scenari di guerra asimmetrica. 
Il rapido caricamento è facilmente eseguibile anche durante l'azione di sparo da parte di due addetti alle munizioni. 
La fornitura standard include la nuova console di controllo digitale (DCC) che sfrutta la tecnologia digitale per aumentare le funzioni a disposizione dell'operatore e dei manutentori. 

Il nuovo 76/62 è pronto per il funzionamento del fusibile programmabile multifunzione 3AP. 

Ed ha la flessibilità necessaria per essere dotato dei seguenti optional: 

  • Scudo integrale invisibile per ridurre il totale RCS della nave;
  • Muzzle Velocity Radar per aggiornare l'FCS di eventuali deviazioni dai valori della tabella dei range;
  • Dispositivo di alimentazione multipla per la gestione, la selezione e l'alimentazione automatica di qualsiasi tipo di munizioni caricate;
  • Sistema STRALES - un sistema di guida per il proiettile guidato DART.
Il cannone è caratterizzato da una cadenza di tiro molto elevata pari a 120 colpi al minuto, che lo rende particolarmente adatto per la difesa antiaerea e anti-missile e per la difesa di punto, anche se, visto il suo calibro, può essere usato anche in altri ruoli come il bombardamento navale e costiero. Il cannone è dotato di munizionamento convenzionale, che varia a seconda del tipo di impiego e la sua polivalenza di usi è data anche dalla gran quantità di tipi di munizionamento che vanno dall'incendiario al perforante, fino ai proiettili a frammentazione con spoletta di prossimità. L'intero sistema è inoltre molto compatto ed è quindi installabile anche su navi di piccole dimensioni come le corvetta o le vedette costiere, oltre ad essere completamente controllabile da remoto. Recentemente è stato aggiunto il nuovo munizionamento guidato DART.
Questo cannone ha rappresentato un notevole successo commerciale, essendo stato adottato da 53 marine: l'ultimo importante successo è stato lo scalzare il cannone navale da 100 mm della marina francese nel progetto Orizzonte.
Nel sistema di controllo del fuoco del cannone nel corso degli anni c'è stata un'evoluzione. Le prime versioni erano dotate del radar RTN-10X Orion della Selenia. A partire della metà degli anni ottanta venne utilizzato il RTN-30X (SPG-73) nel sistema di difesa di punto Dardo-E e poteva essere abbinato oltre che all'Otobreda Compatto e Super Rapido anche al cannone da 127/54, al Breda Dardo e ai missili Sea Sparrow/Aspide. Il sistema Dardo-E fece il suo debutto nella Marina Militare sull'incrociatore portaeromobili Garibaldi, ma il radar RTN-30X era già stato imbarcato sulle Maestrale, dove però alle due torrette binate del CIWS Dardo erano asserviti due radar RTN-20X, mentre le prime unità equipaggiate con sistema Dardo-E con il 76mm Super Rapido sono stati i due cacciatorpediniere lanciamissili Audace dopo gli ammodernamenti e le prime unità ad essere equipaggiate sin dalla costruzione con il Dardo-E abbinato ai 76mm SR furono i due cacciatorpediniere Classe Durand de la Penne.

Davide/DART

In fase operativa è oramai il munizionamento guidato anti-missilistico Davide; in pratica si tratta di missili senza motore (proietti), decalibrati rispetto al cannone, che possono correggere la loro traiettoria per controbattere le manovre del missile bersaglio e intercettarlo. Si tratta di un sistema di difesa anti missile delle navi a corto/cortissimo raggio, basato sull'impiego delle nuove centrali di tiro multisensore degli impianti da 76/62 Super Rapido, capace di sparare una munizione guidata e quindi di correggerne la rotta anche in volo indirizzandola sull'obiettivo.
La tecnologia sviluppata dalla Oto Melara sarà montata per la prima volta sulle fregate multimissione italiane del programma italo-francese FREMM.
Il sistema Davide/Strales abbinato al sistema di controllo di tiro Dardo-F, che controlla sia il bersaglio che il proiettile, è installabile anche sulle vecchie torrette con poche modifiche, mediante l'aggiornamento del firmware di controllo, l'aggiunta del radar di guida in banda Ka e scudo stealth. La torretta mediante il radar produce quattro fasci che vengono proiettati sul bersaglio e il proiettile viene radiocomandato nella sua direzione in modo tale che rimanga all'interno dei fasci. I proiettili DART sono un sottocalibro da 42 mm e grazie ad un adattatore raggiungono i 76 mm del calibro del cannone, hanno delle alette canard che gli permettono di manovrare e la sezione di coda ha sei pinne fisse e il ricevitore radio.
Le prove sono state effettuate con successo presso il Poligono Interforze di Salto di Quirra nel marzo 2009 e hanno visto lo sparo contro bersagli a 8 km di due proiettili singoli e di una raffica da tre proiettili, che è quella attualmente nell'impiego antimissile. Il sistema dopo essere stato testato con prove di tiro con le nuove munizioni guidate in accoppiamento con il radar NA-25X, dopo aver terminato le prove è rimasto pienamente funzionante a bordo della nave.
Lo sviluppo del nuovo cannone navale Leonardo 76/62 SOVRAPONTE, che equipaggia i pattugliatori classe Paolo Thaon Di Revel della Marina Militare, è in stato molto avanzato ed oramai operativo. 
Di recente, LEONARDO ha condotto presso il balipedio Cottrau di Portovenere i test di una raffica da 15 colpi. Un passaggio importante che dà una misura empirica estremamente affidabile circa la solidità del progetto. Il complesso è stato già imbarcato sul primo PPA e conserva le stesse prestazioni del 76/62 standard, ma con un peso del 30% inferiore che garantisce un più ampio spettro di possibilità installative come, per esempio, sopra l’hangar di una nave. Il SOVRAPONTE può prendere il posto anche di sistemi missilistici quali il RAM offrendo, tuttavia, una maggiore flessibilità d’impiego, contro i missili da crociera e anche il tiro contro costa, contro-superficie.

(FONTI: Web, Google, Wikipedia, You Tube, RID Portale Difesa, Leonardo, betasom.it)

















































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