venerdì 21 marzo 2025

Le parole del Generale di Corpo d'Armata dei Carabinieri Carmelo Burgio alla "pseudo comica" Luciana Littizzetto....




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Blog dedicato agli appassionati di DIFESA, 

storia militare, sicurezza e tecnologia. 

La bandiera è un simbolo che ci unisce, non solo come membri 

di un reparto militare 

ma come cittadini e custodi di ideali.

Valori da tramandare e trasmettere, da difendere

senza mai darli per scontati.

E’ desiderio dell’uomo riposare

là dove il mulino del cuore non macini più

pane intriso di lacrime, là dove ancora si può sognare…

…una vita che meriti di esser vissuta.




DA "Il Giornale": ...."""Chi indossa, o ha indossato, l'uniforme non riesce a ignorare le parole di Luciana Littizzetto a Che tempo che fa. Essere derisi nell'onore di soldati in televisione, sbeffeggiati per mero interesse politico da chi di politica nemmeno ne sa, fa male. Ed è inutile, dall'esterno, chiedere che non venga fatta pubblicità a quel monologo, perché chi sa cosa significa salutare ogni giorno il Tricolore e portarlo sempre con sé, non ci riesce. "Non si sceglie di essere un soldato per odio, si sceglie di essere un soldato per amore. Non si sceglie di essere un soldato perché si ama la guerra, si sceglie di essere un soldato perché si ama la Patria. E quella Patria ha bisogno di essere difesa", sono state le parole di Giorgia Meloni lo scorso dicembre davanti ai militari del contingente italiano in Lituania. In quell'occasione ci furono lacrime, per le parole di Littizzetto c'è solo rabbia, come si evince anche dalle parole del Generale di Corpo d'Armata dei Carabinieri Carmelo Burgio in una "Lettera a una che proprio non sa" pubblicata dalla Gazzetta di Lucca.
La lezione dei soldati alla Littizzetto: così hanno gelato la comica
"Pregiata Miss Lucy", esordisce il generale, spiegando che non guardando la trasmissione in cui Littizzetto si è esibita con quel monologo, non ha avuto la possibilità di replicare nell'immediato. "Non mi ero neppure accorto della sua ultima performance televisiva in cui invitava Ursula von der Leyen a lasciar perdere il riarmo e la guerra, o almeno di non far conto sugli italici guerrieri", prosegue il generale, che si è deciso a dire la sua per rispondere alle esortazioni dei lettori, "ansiosi di leggere qualche riga delle mie dissertazioni non proprio dotte, e di certo non tenere". Evito, dice il generale rivolgendosi all'attrice, "di enumerarle gli atti eroici di questo o quel soldato, con o senza penna o piume: l’hanno fatto in così tanti che ritengo giusto, a distanza di alcuni giorni, non triturarle i marroni".
Evito, prosegue, "d’augurarmi – sarebbe vana speranza – che un giudice la punisca per vilipendio: come artista Lei ha diritto a dire ciò che Le pare, pregio non concesso ai comuni mortali". Burgio sostiene che non ci sarebbe nulla da stupirsi se si trovasse "qualche magistrato pronto ad invocare tale principio, applicato a Fedez e a tanti altri rapper, trapper, e sconclusionati scappati di casa", che per altro, sottolinea il Generale, "dovrebbero armarsi e difendere anche Lei, secondo Madame Ursula". Al di là di queste amare considerazioni, che da tempo disturbano il sonno di chi indossa un'uniforme che un giorno sì e l'altro pure viene infangata, Burgio informa l'attrice che "le Forze Armate sono degne del popolo che difendono e dei politici che le guidano. Non è un caso che nel corso della Grande Guerra il soldato italiano mangiasse, sparasse, vestisse, meglio del figlio cui toccò in sorte di prender parte alla 2^".
Una differenza sostanziale, spiega Burgio, perché "il popolo che sostenne il nostro soldatino sul Carso, sul Piave, sul Grappa, e i governanti che lo guidavano, ebbero maggiori qualità di quello e quelli che erano dietro il citato figlio spedito nella steppa russa, sulle ambe d’Etiopia e nel deserto nord-africano". Se le Forze Armate "non le armi, vesti e nutri meglio di quanto faccia il popolo e il governo nemico, sei condannato a perdere, magari scrivendo pagine di valore. Ma perdi". Il Generale ha invitato Littizzetto, offrendole anche un passaggio e la colazione, a visitare il Sacrario di Redipuglia. "Potremmo salire in silenzio, senza indulgere in imbarazzanti rap, su quella scalinata che reca i nomi di tanti giovanotti che tanto tempo fa passarono a miglior (perché mai, poi?) vita", scrive Burgio, e da lì idealmente volare verso Alamein, dove lo stesso Generale ricorda di avervi "saltato col paracadute con Amici per sempre".
C'è anche il sacrario-ossario di Calatafimi dove, spiega il Generale all'attrice, "son uniti i Caduti garibaldini e borbonici, perché nella morte, anche se ci si è odiati, passa tutto". In questa ideale rassegna di luoghi della memoria, dove la guerra assume la forma e l'immagine delle migliaia di croci e nomi che oggi ai più non dicono più nulla, Burgio condurrebbe Littizzetto "i cimiteri militari di Montelungo e Zattaglia, e alle tante lapidi sparse qua è là per l’Italia, che ricordano i soldati morti per rimettere in piedi quello che per quelli come Lei è un Paese" ma, specifica il Generale, "per noi resta la Patria". Ognuna di quelle croci è un soldato morto, spesso giovanissimo, poco più che bambino, sono caduti "dopo le nefandezze politiche che li avevano portati a combattere una guerra sbagliata, con le armi sbagliate, e dalla parte ancora più sbagliata".
Quelli sono i nomi dei "protagonisti di battaglie perse e – mi creda – anche di altre vinte, che forse non ha avuto tempo per studiare, immersa nel brodo primordiale dalla di Lei mente percolato. Ma, come spero comprenderà, non è questo il punto". Dopo la morte, conclude il generale, "aver vinto o perso conta nulla. Non si muore per conquistare un metro quadrato di terra, o per difenderlo. Si compie il proprio dovere fino all’ultimo per lasciare a chi vive una testimonianza di affidabilità, serietà, amore. Ogni Caduto ce l’ha lasciata, questa eredità".
E allora, dice il Generale rivolgendosi all'attrice in chiusura di missiva, "si avvicini in silenzio a quei nomi dietro ai quali non c’è un pezzo di marmo, ma una vita giovane – di massima – che non ha avuto il tempo per godere delle sue irresistibili (?) gag. E pensi a cosa si son persi, ma soprattutto a cosa s’è perso Lei"....."""".


SI VIS PACEM, PARA BELLUM! svppbellum.blogspot.com/ 

"""....Dopo la morte, conclude il generale, "aver vinto o perso conta nulla. Non si muore per conquistare un metro quadrato di terra, o per difenderlo. Si compie il proprio dovere fino all’ultimo per lasciare a chi vive una testimonianza di affidabilità, serietà, amore. Ogni Caduto ce l’ha lasciata, questa eredità"""". 

Grande generale!. Pensando al sacrificio di mio nonno Pasqualino Verni nel lontano 1917, mi sono commosso! 

GRAZIE!💚🤍❤️




Ripensare la guerra, e il suo posto

nella cultura politica europea contemporanea,

è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti

a un disegno spezzato

senza nessuna strategia

per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.

Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando

è che non bisogna arrendersi mai,

che la difesa della propria libertà

ha un costo

ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,

ogni speranza, ogni scopo,

che le cose per cui vale la pena di vivere

sono le stesse per cui vale la pena di morire.

Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 

in quanto capace di autodeterminarsi,

vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 

altrimenti cessa di esistere come popolo.

Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 

Nulla di più errato. 

Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 

sono i primi assertori della "PACE". 

Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 

per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 

SEMPRE!

….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 

devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….

La difesa è per noi rilevante

poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.

Dopo alcuni decenni di “pace”,

alcuni si sono abituati a darla per scontata:

una sorta di dono divino e non, 

un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…

…Vorrei preservare la mia identità,

difendere la mia cultura,

conservare le mie tradizioni.

L’importante non è che accanto a me

ci sia un tripudio di fari,

ma che io faccia la mia parte,

donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,

fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza

ai popoli che difendono la propria Patria!

Violenza e terrorismo sono il risultato

della mancanza di giustizia tra i popoli.

Per cui l'uomo di pace

si impegna a combattere tutto ciò 

che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.

Signore, apri i nostri cuori

affinché siano spezzate le catene

della violenza e dell’odio,

e finalmente il male sia vinto dal bene…

Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo: 

fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?

Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita 

e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni, 

a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:

“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.

Tutto…tranne l’amare.




(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, SAFARI, Google, Wikipedia, You Tube)









 

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