venerdì 1 febbraio 2019

Lo SPAD S.XIII del nostro asso Francesco Baracca e il cavallino rampante.



Lo SPAD S.XIII del nostro asso della Prima guerra mondiale Francesco Baracca era un caccia monoposto biplano prodotto dall'azienda francese Sociéte Pour l'Aviation et ses Dérivés, o più brevemente SPAD, negli anni dieci del XX secolo.

Utilizzato durante la prima guerra mondiale, fu uno dei migliori velivoli del conflitto ed uno di quelli prodotti in maggior numero: 8 472 esemplari con ordini per altri 10 000 che vennero cancellati con l'armistizio.



Storia del progetto

Lo SPAD S.XIII era uno sviluppo del precedente S.VII e del meno riuscito S.XII. 

Sull'S.XIII vennero introdotte un gran numero di modifiche, tra cui un timone ed ali di maggiori dimensioni, atti a beneficiare di sostanziali miglioramenti aerodinamici. Il motore, il francospagnolo Hispano-Suiza 8Be 8 cilindri a V, grazie alla maggior potenza espressa di 223 CV (164 kW) garantiva un considerevole incremento delle prestazioni del velivolo. Il velivolo francese era più veloce dei pari ruolo britannico Sopwith Camel e del tedesco Fokker D.VII, ma la sua minore maneggevolezza lo rendeva piuttosto ostico nelle mani di piloti inesperti, in particolare durante le manovre di atterraggio, a causa delle sue scarse caratteristiche di veleggiatore e della sua repentina entrata in stallo. Era invece ottima la sua solidità come le sue doti di picchiata.
In Italia vennero impiegati durante il conflitto 26 SPAD XIII, che cominciarono ad arrivare i primi alla fine del 1917 e gli altri all'inizio del 1918. Molti SPAD XIII furono tolti dalle casse solo nel dopoguerra, andando ad equipaggiare reparti della Regia Aeronautica.



Impiego operativo

Lo S.XIII fu pilotato, tra gli altri, dagli assi Georges Guynemer, René Fonck e Charles Nungesser, in forza alla francese Aviation militaire; dall'italiano Francesco Baracca, in forza al Servizio Aeronautico, che totalizzò 34 vittorie aeree prima di essere abbattuto; e dallo statunitense Eddie Rickenbacker, in forza all'United States Army Air Service, al quale alla fine del conflitto furono confermate 26 vittorie.
Il velivolo venne utilizzato anche da altre Aviazioni tra le quali il servizio aereo della American Expeditionary Forces dell'United States Army Air Service che ne ricevette 893 e che utilizzò fino al 1920.
La 91ª Squadriglia il 21 ottobre 1917 con Baracca rivendica una doppietta sul Monte Nero (Alpi Giulie) e nel febbraio 1918 ne arrivano altri esemplari.[3]
In Italia dal 1918 volavano anche gli esemplari della Escadrille N 92 i - N 392 - N 561 per la difesa di Venezia.
Dopo la fine del conflitto venne impiegato anche dal Giappone, dalla Cecoslovacchia e dalla Polonia. Nel 1923 erano ancora in dotazione al 1º Stormo Caccia Terrestre ed al 25 dicembre 1925 nel 13º Gruppo caccia del 2º Stormo.




Utilizzatori del biplano:
  •  Argentina, Servicio Aéronautico del Ejército - due esemplari.
  •  Belgio, Aviation militaire
  •  Brasile, Serviço de Aviação Militar
  •  Cecoslovacchia, Češkoslovenske Letectvo (nel dopoguerra)
  •  Francia, Aviation militaire
  •  Grecia, Polemikí Aeroporía
  •  Italia, Corpo Aeronautico Militare
  •  Giappone, Dai-Nippon Teikoku Rikugun Kōkū Hombu
  •  Polonia, Siły Powietrzne (nel dopoguerra)
  •  Russia, Imperatorskij voenno-vozdušnyj flot
  •  Siam, Krom Akat Sayam
  •  Spagna, Aeronáutica Militar Española
  •  Impero Ottomano, Umur-u Havaiye Müfettişliği
  •  Regno Unito, Royal Air Force, Royal Flying Corps
  • Stati Uniti, American Expeditionary Forces, United States Army Air Service
  •  Uruguay, Aviación Militar de l'Ejército Nacional, operò dagli anni venti nella Escuela Militar de Aviación (EMA).

Dati Tecnici del biplano Spad XIII:
  • Costruttore: S.P.A.D.
  • In ruolo dal: 1917
  • Motore: Hispano Suiza 8BEc 8cil. V in linea raffreddato ad acqua 235 hp
  • Apertura alare: 8.2 m
  • Lunghezza: 6.3 m
  • Altezza: 2.42 m
  • Peso a vuoto: 600 kg
  • Peso al decollo: 820 kg
  • Velocità massima: 222 km/h
  • Ceiling: 6800 m
  • Autonomia: 2 h
  • Equipaggio: 1
  • Armamento: 2 Vickers .303



Il nostro eroe Francesco Baracca nacque il 9 maggio 1888 da una famiglia ricca (il padre Enrico era uomo d'affari e proprietario terriero, mentre la madre era la contessa Paolina de Biancoli) Francesco Baracca studiò dapprima nella sua città natale di Lugo, in Emilia-Romagna, quindi a Firenze e in seguito scelse la vita militare nell'Accademia militare di Modena, dove fu ammesso nel 1907 e da cui due anni dopo ne uscì come sottotenente dell'Arma di Cavalleria del Regio Esercito. 
Nel 1909 frequentò il corso di specializzazione presso la Scuola di Cavalleria di Pinerolo e l'anno successivo venne assegnato al 2º Reggimento cavalleria «Piemonte Reale» di stanza a Roma nella caserma Castro Pretorio, dove dimostrò le sue doti di cavaliere vincendo il concorso ippico di Tor di Quinto.
Nel 1912, affascinato da un'esercitazione aerea presso l'aeroporto di Roma-Centocelle, passò in aviazione, che allora faceva parte dell'esercito. 
Frequentò i corsi della scuola di pilotaggio a Bétheny in Francia con un Nieuport 10 e il 9 luglio conseguì il brevetto di pilota numero 1037. Si distinse presto per l'eccezionale abilità nelle tecniche acrobatiche. 




Nel 1914 venne assegnato al Battaglione Aviatori, prima presso la 5ª e poi con la 6ª Squadriglia. 
Alla vigilia della prima guerra mondiale, Baracca fu inviato a Parigi dove si addestrò sul caccia Nieuport 10.
  
Rientrato in Italia nel luglio del 1915, cominciò i voli di pattugliamento il 25 agosto. 
Dopo ripetuti infruttuosi combattimenti, gli venne assegnato un Nieuport 11 «Bébé» con il quale – in forza alla 70ª Squadriglia – entrò ripetutamente in azione nella seconda metà del 1915. 
Finalmente, il 7 aprile 1916 otteneva la sua prima vittoria, su un Aviatik biposto. Il suo primo abbattimento venne effettuato sopra il cielo di Gorizia il 7 aprile 1916, ai comandi di un Nieuport 13 presso Medeuzza: dopo vari minuti di ingaggio riuscì a portarsi con una cabrata in coda a un ricognitore Hansa-Brandenburg C.I austro-ungarico che, ricevuti quarantacinque colpi, fu costretto ad atterrare e l'equipaggio venne fatto prigioniero.
Per l'azione Baracca venne decorato con la medaglia d'argento al valor militare. La sua prima vittoria fu anche la prima in assoluto dell'aviazione italiana.
Tornato a terra, incontrò uno dei due piloti nemici abbattuti e gli strinse la mano, mostrando simili atteggiamenti di conforto e cavalleria anche verso altri nemici nel prosieguo della guerra. Baracca, infatti, sosteneva che «è all'apparecchio che io miro, non all'uomo». 
Sarà decorato di altre due medaglie d'argento, delle quali, l'ultima sarà convertita in medaglia d'oro nel maggio 1918. 
Altre vittorie seguirono presto la prima, e, all'inizio di maggio, aveva ottenuto già sette vittorie individuali e tre in collaborazione, diventando di fatto uno dei pochi assi dell'aviazione, con tutta la celebrità che ne conseguiva.
Il 13 maggio Baracca ottenne un'altra vittoria in collaborazione.
Promosso capitano nel giugno 1916, rimase sempre nella stessa squadriglia, anche quando questa divenne la 70ª.
 
Il 1º maggio del 1917 si trasferì alla 91ª Squadriglia, soprannominata «La squadriglia degli assi» perché costituita da grandi assi dell'aviazione scelti da Baracca in persona, quali Pier Ruggero Piccio, Fulco Ruffo di Calabria, Gaetano Aliperta, Bortolo Costantini, Guido Keller, Giovanni Sabelli, Enrico Perreri e Ferruccio Ranza.
L'unità aveva in dotazione il nuovo Nieuport 17 (foto qui sopra) costruito in Italia dalla Macchi. Sul suo aereo in onore alla sua Arma di appartenenza Baracca dipinse il cavallino nero rampante destinato a diventare una delle insegne più care agli italiani.
Anni dopo la madre di Francesco consegnò quel simbolo a Enzo Ferrari e gli disse: «Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna».
Presso questa squadriglia, di cui divenne il comandante, conseguì ventisei vittorie. 
Nel settembre 1917, con diciannove vittorie al suo attivo, era l'asso italiano con il maggior numero di abbattimenti. 
Il 6 di quel mese venne promosso maggiore. Altri cinque successi seguirono in ottobre, con due doppi abbattimenti in due singoli giorni.
La seconda di queste duplici vittorie venne conseguita il 26 ottobre, ai danni di due Aviatik tedeschi. 
Quando gli austro-ungarici, rinforzati da forze germaniche, incluse tre squadriglie di caccia (Jagdstaffeln, più semplicemente Jastas), lanciarono la loro offensiva che portò alla disfatta di Caporetto, la 91ª Squadriglia venne riequipaggiata con lo SPAD S.XIII (nella foto sotto titolo l'originale, nella foto seguente, una replica). 
Pilotando questo nuovo aereo, Baracca portò il totale delle sue vittorie a trenta, ma subito dopo venne messo a riposo. Ritornò in azione nel maggio 1918, dopo che il 5 gli fu commutata una medaglia d'argento in medaglia d'oro.
Il 15 giugno, con l'abbattimento di altri due aerei, conseguì le sue ultime vittorie, abbattendo per ultimo un caccia Albatros D.III con uno SPAD S.XIII nei pressi di San Biagio di Callalta.
  
Era la sua vittoria ufficiale numero trentaquattro riportata in sessantatrè combattimenti aerei, sebbene ci sia chi alza questo numero a trentasei e chi lo abbassa a trentatré.
Il 19 giugno, dopo aver compiuto una missione, il trentenne Baracca rientrò al campo di Quinto di Treviso; lo SPAD S.XIII con cui aveva compiuto il primo volo della giornata aveva il rivestimento in tela delle ali e della fusoliera danneggiato, perciò egli decollò con il suo aereo di riserva, uno SPAD S.VII, per la seconda missione.
Mentre con altri due aerei della 91ª Squadriglia era impegnato in un'azione di mitragliamento a volo radente sopra Colle Val dell'Acqua, sul Montello, il suo aereo venne abbattuto. 
Baracca fu ucciso probabilmente da un colpo di fucile sparato da terra, mentre sorvolava le trincee austro-ungariche, ma non c'è certezza assoluta in quanto all'epoca un biplano austro-ungarico sostenne di averlo abbattuto.
Verrà ritrovato qualche giorno dopo, il 23 giugno dal capitano Osnago, compagno dell'ultimo volo, che su segnalazione dell'ufficiale Ambrogio Gobbi raggiunse le pendici del Montello (località «Busa delle Rane») con il tenente Ranza ed il giornalista Garinei del Secolo di Milano. 
Qui, accanto ai resti del velivolo, si trovava il corpo di Baracca: ustionato in più punti, presentava una ferita di pallottola sulla tempia destra. 
Le ali e la carlinga dello SPAD S.VII erano carbonizzati, il motore (foto qui sopra di lato) e la mitragliatrice (foto sotto) infissi nel suolo e il serbatoio forato da due pallottole. 
Le esequie si svolsero il 26 giugno a Quinto di Treviso, alla presenza di autorità civili e militari, e l'elogio funebre venne pronunciato da Gabriele D'Annunzio, ammiratore del pilota di Lugo.
 
È stata avanzata una tesi secondo la quale Baracca, piuttosto che bruciare con il velivolo o essere fatto prigioniero, avrebbe preferito suicidarsi (il corpo, ustionato in più punti, presentava una ferita di pallottola sulla tempia destra); da tempo, inoltre, esiste la rivendicazione dell'abbattimento da parte di un pilota austro-ungarico.
Nessuna di queste due tesi, tuttavia, è supportata da elementi concreti. Alle due tesi se ne è aggiunta ultimamente una terza, ossia che un tiratore austriaco appostato su un campanile lo abbia colpito. Secondo uno storico anglosassone, da ricerche nei registri austro-ungarici risulterebbe che Baracca venne ucciso dal mitragliere di un biposto austriaco che l'asso italiano stava attaccando dall'alto.
In ogni caso, nei giorni del ritiro delle truppe austro-ungariche da Bavaria e Nervesa per raggiungere la riva sinistra del Piave, un giornalista di guerra al seguito delle truppe italiane disse che fu difficile localizzare l'aereo caduto, poiché era finito in una fitta selva di alberi, da cui la certezza che il nemico non lo avesse trovato. 
Inoltre la stampa austro-ungarica, in quei giorni di combattimento, non se ne era occupata, tanto che qualcuno sperava di trovare Baracca ancora in vita, magari ferito e nascosto da qualche parte. 
Il re Vittorio Emanuele III aveva infatti fatto inviare ai genitori dell'asso un telegramma in cui auspicava una risoluzione positiva, speranza che si infranse solo in seguito, con il ritrovamento del cadavere e dell'aereo caduto.
La bara fu trasferita nella dimora abituale di Baracca, Villa Borghesan, e il funerale privato si tenne nella chiesa parrocchiale di San Giorgio, a Quinto di Treviso. 
Una seconda cerimonia funebre, pubblica, si tenne nel cimitero di Quinto, vicino all'aeroporto di San Bernardino da cui l'asso era partito per quella che sarebbe stata la sua ultima missione (e dove oggi, presso il sito su cui sorgeva l'aeroporto, si erge una stele composta da un'ala e da una targa ricordo). 
Al passaggio della bara, resero omaggio al caduto le autorità civili e militari, oltre alla gente del paese. Il giorno dopo la salma venne trasportata a Lugo, dove ebbero luogo i funerali ufficiali.



La storia del Cavallino Rampante

L'insegna personale di Baracca, che l'asso faceva dipingere sulla fiancata sinistra del proprio velivolo - sulla destra trovava posto quella della 91ª Squadriglia - era il famoso cavallino rampante, sulle cui origini e sul cui stesso colore esiste un piccolo mistero. 
Diversi indizi sembrano infatti indicare che il colore originario del cavallino fosse il rosso, tratto per inversione dallo stemma (che in un quarto reca appunto un cavallo d'argento in campo rosso) del 2º Reggimento cavalleria «Piemonte Reale» di cui l'asso romagnolo faceva parte, e che il più famoso colore nero sia stato invece adottato in segno di lutto solo dopo la morte di Baracca dai suoi compagni di squadriglia che rinunciarono alle proprie insegne personali.



Secondo un'altra tesi, il cavallino rampante di Baracca deriverebbe invece non dallo stemma del suddetto reggimento bensì da quello della città tedesca di Stoccarda. Gli aviatori di un tempo, infatti, venivano considerati «assi» solo dopo l'abbattimento del quinto aereo, di cui assumevano talvolta le insegne in onore del nemico sconfitto. 
Baracca, noto per la sua lealtà e il suo rispetto per l'avversario, avrebbe quindi fatto dipingere sulla carlinga del suo velivolo il cavallino rampante (già nero, secondo questa tesi) visto su quella del quinto aereo da lui abbattuto, un Aviatik (o, secondo altri, un Albatros B.II) tedesco probabilmente guidato da un aviatore di Stoccarda. 
Se così fosse, allora i cavallini (o meglio le giumente: Stuotengarten - da cui Stuttgart, il nome tedesco di Stoccarda cui l'arma parlante fa riferimento - in antico altotedesco significava «recinto delle giumente») che compaiono negli attuali stemmi della Ferrari e della Porsche (quest'ultimo desunto direttamente dallo stemma della città tedesca) avrebbero, benché leggermente diversi nella grafica, la medesima origine.
In ogni caso, qualche anno dopo il termine della prima guerra mondiale, nel 1923, la madre di Francesco Baracca diede ad Enzo Ferrari l'autorizzazione a utilizzare l'emblema usato da suo figlio, emblema che, modificato nella posizione della coda e nel colore dello sfondo, ora giallo in onore della città di Modena, ornò le vetture condotte dal pilota per la scuderia da corsa dell'Alfa Romeo e, più tardi, le vetture della ditta che Ferrari fondò subito dopo la seconda guerra mondiale: ancora oggi è il simbolo dell'omonima casa automobilistica. 
Meno conosciuto è il fatto che anche la Ducati utilizzò il cavallino rampante (pressoché identico a quello della Ferrari) sulle proprie moto dal 1956/57 al 1960/61. 
Il marchio fu scelto dal celebre progettista della Ducati Fabio Taglioni, che era nato a Lugo come Baracca.

Il cavallino rampante – di colore argenteo su campo rosso, rivolto a sinistra e con la coda abbassata – era lo stemma araldico del "Piemonte Reale Cavalleria", uno dei più prestigiosi reparti dell'Esercito Italiano, presso il quale Francesco Baracca prestò servizio ad inizio del Novecento.
Di lì a poco, il giovane cavallerizzo volle diventare aviatore e fu proprio il suo amore per i cavalli che lo portò negli anni successivi a scegliere di adottare, sebbene con alcune varianti, lo stesso stemma quale simbolo per i suoi aeroplani. Il cavallino rampante nero apparve per la prima volta su di un aeroplano pilotato dall'asso a inizio 1917 e divenne definitivamente l'insegna applicata sulla fusoliera degli aerei da lui pilotati nell'ambito della neo-costituita 91ª Squadriglia.
Il 19 giugno 1918 Francesco Baracca non rientrò da un volo di guerra sul Montello e il suo corpo fu trovato solo alcuni giorni più tardi accanto ai resti bruciati dello SPAD su cui volava.
Da quel momento, furono i genitori dell'asso a tenerne vivo il ricordo e fu un incontro – il 16 giugno 1923 durante il Circuito del Savio – tra il
padre Enrico e un giovane Enzo Ferrari (all'epoca al volante di un'Alfa Romeo) a preparare la strada a quello che diventerà un mito a livello mondiale. Da quell'incontro derivò, infatti, il successivo tra la madre di Francesco e il costruttore modenese, al quale la contessa Paolina Biancoli donò il prezioso emblema accompagnandolo con queste parole: "Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna".
"Conservo ancora la fotografia di Baracca, con la dedica dei genitori con cui mi affidano l'emblema" – scriveva Enzo Ferrari il 3 luglio 1985 allo storico lughese Giovanni Manzoni - "Il cavallino era ed è rimasto nero; io aggiunsi il fondo giallo canarino che è il colore di Modena".
Il Cavallino Rampante tornò ad apparire come stemma della 91ª negli anni '20, per ricevere poi una definitiva consacrazione quale insegna del 4º Stormo della Regia Aeronautica per volere di Amedeo d'Aosta che allora lo comandava. Lo stesso stemma fu inoltre impiegato per un periodo anche sulle moto Ducati, su richiesta dell'allora progettista Fabio Taglioni, originario di Lugo di Romagna. Il cavallino rampante vola tuttora sul timone di coda degli Eurofighter Typhoon dell'Aeronautica Militare e, come noto, corre sulle auto di Maranello.

La replica funzionante di uno dei due SPAD S.XIII pilotati da Francesco Baracca, realizzata da Giancarlo Zanardo, è stata presentata in un volo dimostrativo a Nervesa della Battaglia, il 5 aprile 2008, in occasione della serie di commemorazioni previste per il 90º anniversario della Battaglia del solstizio. Il biplano, costruito con le tecniche e i materiali dell'epoca, è stato impreziosito con un frammento di tela proveniente dalla fusoliera di uno degli aerei della 91ª Squadriglia, cui apparteneva Baracca.
Sul Montello, alle porte di Treviso, esiste un monumento vicino a Nervesa della Battaglia (foto sopra), con una dedica di Gabriele D'Annunzio.
Contrariamente a quanto si crede, il punto nel quale l'opera sorge non è quello dove l'aereo del pilota di Lugo impattò contro il suolo. 
Lo SPAD di Baracca infatti, cadde in località «Busa delle rane» al termine della «valle dell'acqua», una depressione che si insinua nel Montello. 
Il sito dell'attuale monumento fu scelto negli anni trenta, per le sue caratteristiche di panoramicità, che permettevano di osservarlo dalla pianura sottostante. 

Onorificenze Italiane :

Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.

«Pilota di meriti eccezionali, già decorato di tre medaglie al valore, costantemente dedica l'assidua opera sua alla riuscita di brillanti azioni aeree. Il 26 aprile 1917 in fiero e accurato combattimento, con rara abilità e sommo disprezzo del pericolo, abbatteva un nuovo apparecchio nemico, conseguendo così l'ottava sua vittoria. Cielo Carnico, 26 aprile 1917.»
5 agosto 1917.

Medaglia d'oro al valor militare

«Primo pilota da caccia in Italia, campione indiscusso di abilità e di coraggio, sublime affermazione delle virtù italiane di slancio e di audacia, temprato in sessantatré combattimenti, ha già abbattuto trenta velivoli nemici, undici dei quali durante le più recenti operazioni. Negli ultimi scontri, tornò due volte col proprio apparecchio colpito e danneggiato da proiettili di mitragliatrici. Cielo dell'Isonzo, della Carnia, del Friuli, del Veneto e degli Altipiani, 25 novembre 1916, 11 febbraio, 22, 25, 26 ottobre, 6, 7, 15, 23 novembre, 7 dicembre 1917»
5 maggio 1918.

Medaglia d'argento al valor militare

«Nell'occasione d'una incursione aerea nemica, addetto al pilotaggio d'un aeroplano da caccia, con mirabile sprezzo del pericolo, arditamente affrontava un potente aeroplano nemico e, dando prova di alta perizia aviatoria e di grande sangue freddo, ripetutamente lo colpiva col fuoco della propria mitragliatrice fino a causarne la discesa precipitosa nelle nostre linee. Per impedire che gli aviatori nemici distruggessero l'apparecchio appena atterrato, discendeva anch'egli precipitosamente raggiungendo lo scopo e concorrendo alla pronta cattura dei prigionieri. Cielo di Medeuzza, 7 aprile 1916.»
18 maggio 1916.

Medaglia d'argento al valor militare

«Pilota aviatore addetto a una squadriglia da caccia, con sereno sprezzo di ogni pericolo e grande sangue freddo dando prova di molta perizia aviatoria, affrontava potenti aeroplani nemici, concorrendo molto efficacemente, con altro apparecchio da caccia, a determinare la caduta precipitosa di due velivoli avversari: l'uno in territorio nemico fra Bucovina e Ranziano, l'altro entro le nostre linee a Creda, gesso [sic!] Caporetto. Cielo di Gorizia 23 agosto 1916, cielo di Caporetto, 16 settembre 1916.»
15 marzo 1917. 

Medaglia di bronzo al valor militare

«Informato con altri aviatori che un aeroplano nemico volteggiava con insistenza sopra Monte Stol e Monte Stariski per regolare il tiro delle proprie batterie montato su un velivolo da caccia arditamente affrontava l'apparecchio avversario che strenuamente si difese con una mitragliatrice e con un fucile a tiro rapido, e dopo una brillante e pericolosa lotta concorreva ad abbatterlo rimanendo ucciso l'ufficiale osservatore e ferito mortalmente il pilota. Monte Stariski, 16 settembre 1916»
10 giugno 1917.

Onorificenze Straniere 
  • Croix de guerre con palma di bronzo (Francia)
  • Croce militare britannica
  • Ufficiale dell'Ordine della Corona del Belgio
  • Stella dei Karađorđević di IV classe (Regno di Serbia).

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giovedì 31 gennaio 2019

Il T-14 Armata è un carro armato russo di ultima generazione




Il T-14 Armata è un carro armato russo di ultima generazione, presentato pubblicamente il 9 maggio 2015 giorno del settantesimo anniversario della vittoria sovietica sui nazisti nella Grande Guerra Patriottica, la denominazione in Russia e nelle nazioni sorte dallo scioglimento dell'Unione Sovietica, della Seconda guerra mondiale.
Prodotto dall'azienda Uralvagonzavod interamente in Russia, diverrà il mezzo corazzato principale dell'Esercito della Federazione russa. Si tratta del primo carro armato prodotto e sviluppato in Russia dalla fine della guerra fredda e dell'URSS.
Se inizialmente l'Esercito russo aveva pianificato l'acquisto e la produzione di 2300 carri armati T-14 nel periodo 2015-2020, a causa della recente crisi economica e della situazione finanziaria del Paese, la stima è stata rivista e la Russia si aspetta di produrre 100 T-14 entro il 2020. I primi carri verranno consegnati alla Divisione Taman dopo il 2020.



Caratteristiche tecniche

Il T-14 è caratterizzato da una torretta compatta automatizzata dotata di un cannone ad anima liscia da 152/125 mm 2A83/2A82 con caricamento automatico ed una riserva di circa 32 colpi nel caricatore e altri 12 circa in una riserva secondaria, in grado di sparare munizioni esplosive, perforanti a distacco di sabot (APFSDS), a carica cava, missili e altri tipi di munizioni, una mitragliatrice da 12,7 mm che può essere sostituita con un cannoncino da 30 mm. Le armi sono a controllo remoto automatizzato per ingaggiare automaticamente i bersagli, utile in particolare per il cannoncino da 30 mm contro aerei lenti ed elicotteri.
L'equipaggio è di tre persone (pilota, capocarro e servente/addetto agli armamenti), alloggiate nello scafo in posizione anteriore, all'interno di una cellula di sicurezza.
Il motore ha circa 1.500 (1200-2000) HP ed è posteriore.
La massa è stimata in circa 48+1 t.
La corazzatura è stata aumentata e migliorata nella composizione, portando il livello di protezione equivalente massimo a circa 1024 mm contro proietti APFSDS (2000 m).
Corazzatura: il veicolo dispone di una corazza composita con spessore equivalente a 900 mm di RHA. A questa si aggiungono la corazza reattiva Malachit e il sistema di protezione attiva Afghanit che include un radar a onde millimetriche per rilevare, monitorare e intercettare munizioni anticarro in arrivo.





L'armamento

L'armamento principale del T-14 è il cannone a canna liscia 2A82-1M 125 mm, che sostituisce il cannone 2A46 125 mm dei precedenti carri armati russi e sovietici. Secondo fonti russe, la sua energia della canna è maggiore di quella del Rheinmetall 120 mm del tedesco Leopard 2, considerato uno dei migliori cannoni al mondo, nonché il suo principale concorrente. Il cannone 2A82-1M è più preciso del 15-20%, ma vanta anche un aumento del 70% di precisione in movimento rispetto ai vecchi cannoni da 125 mm. Le caratteristiche includono l'assenza di un estrattore di fumi (a causa della torretta non presidiata), una velocità di fuoco di 10-12 rpm (giri al minuto), la botola di espulsione laterale sinistra dell'involucro per il cannone da 125 mm e una gittata effettiva massima di 8 km con gli ATGM. Il cannone 2A82-1M 125 mm può sparare un'ampia gamma di munizioni, inclusi proiettili perforanti, missili guidati, proiettili decalibrati APFSDS, proietti HE-Frag ad alto potenziale esplosivo (HEAT-FS), HE-Frag e altri tipi di proiettili. 
Il proiettile APFSDS Vacuum-1 APFSDS round, sviluppato per il 2A82-1M, ha un penetratore lungo 900 mm, e sarebbe in grado di penetrare 1 m di RHA equivalente ad una distanza di 2 km. Il nuovo involucro Telnik HE-Frag a detonazione controllata è disponibile ed è entrato in servizio. L'arma è in grado di sparare missili guidati come il 9M119 Invar-M che ha una portata effettiva da 100 m a 5 km, e può impegnare bersagli aerei a bassa quota come gli elicotteri con un nuovo 3UBK21 Sprinter ATGM con una portata effettiva fino a 12 km sviluppato appositamente per esso.
L'armamento secondario è costituito da una mitragliatrice Kord 12,7×108mm con 300 colpi e una mitragliatrice Pecheneg PKP 7,62×54mmR o una PKTM(6P7К) con 1.000 colpi. Tutte le armi automatiche sono controllate a distanza. Inoltre, altri 1.000 colpi possono essere conservati separatamente. Una mitragliatrice da 12,7 mm è installata sopra la botola del comandante e montato sul tetto della torretta, che evita ostruzioni visive, mentre la parte anteriore della torretta ha una fessura particolare destinata alla mitragliatrice coassiale da 7,62 mm. La torretta del carro può essere dotata di un cannone Shipunov 2A4230 mm per affrontare vari bersagli, compresi quelli aerei a bassa quota, come aerei d'attacco ed elicotteri.
In futuro, il T-14 potrebbe utilizzare il cannone 2A83 da 152 mm invece dell'attuale 2A82-1M 125 mm. Il cannone, che è stato sviluppato per la prima volta nel 2000 per il prototipo T-95, utilizza un proiettile APFSDS ad alta velocità con una velocità della canna di 1.980 m/s, che scende solo a 1.900 m/s a 2 km.  Gli ingegneri russi hanno finora mantenuto l'arma da 125 mm, valutando che i miglioramenti nelle munizioni sono sufficienti per aumentare l'efficacia, mentre un'arma ad alesaggio più grande offrirebbe pochi vantaggi pratici.
Il T-14 può anche utilizzare missili antiaerei. Un cannone antiaereo da 30 mm sarà installata in un prossimo futuro.



La mobilità

Il T-14 è azionato da un motore diesel ChTZ 12N360 (A-85-3A) che eroga fino a 1.500 CV. La potenza massima teorica del motore, normalmente non utilizzata, è di 2.000 cv, al costo di diminuire radicalmente la sua vita utile, con una proiezione minima di 2.000 ore a 1.500 cv nominali, paragonabile a quella di altri moderni motori a gasolio, e fino a 10.000 ore a 1.200 cv. Il motore è controllato elettronicamente. L’autonomia operativa è di oltre 500 km.
Il T-14 ha un cambio automatico a 12 marce, con una velocità massima di 80-90 km/h e un'autonomia di 500 chilometri. Un esperto ha ipotizzato che la trasmissione adotterebbe un cambio meccanico a controllo elettronico con retromarcia esterna e demoltiplicatore, dando al tank intervalli di marcia avanti e retromarcia uguali. Altre fonti suggeriscono una trasmissione parzialmente o totalmente idrostatica. Unicamente per un design sovietico/russo, la trasmissione è collegata con il motore in un'unica unità che può essere sostituita sul campo in poco meno di 30 minuti.
A differenza dei precedenti modelli russi e sovietici, come il T-90/80/80/72/64, il T-14 ha sette ruote da 700 mm per lato, basate sulla variante T-80. 
Ha la capacità di regolare la sospensione di almeno le prime due ruote stradali e, probabilmente, le ultime. Nel video di prova della Parata del 2015, è stato mostrato un T-14 che ritrae una delle sue prime ruote anteriori durante le curve. Questo, insieme ai progetti di design pubblicati, suggeriscono almeno un sistema di sospensione idraulica parziale basato sugli ammortizzatori a braccio a leva regolabile che ora fungono anche da attuatori di sospensione. Questo potrebbe essere stato fatto per migliorare la capacità di rotazione del carro, in quanto un sistema di sospensioni attive migliora di un fattore 2,2 il tempo di blocco del bersaglio e riduce del 31% il tempo tra il rilevamento del bersaglio e la reazione, il tutto grazie ad una guida più fluida.
Molta attenzione è stata dedicata alla mobilità strategica. La sua massa moderata di 48 tonnellate permette di trasportarlo facilmente su rotaia o su rimorchio, il che ne conserva la vita utile del motore e della trasmissione, e gli consente di attraversare la maggior parte dei ponti in Russia. 
Due T-14 con i loro equipaggi e tutte le attrezzature presenti possono essere facilmente trasportati per via aerea dal pesante aereo da trasporto An-124. Tuttavia, l'aereo strategico russo più numeroso, l'Il-76, è in grado di trasportare soltanto un T-14 e le sue attrezzature.



Protezione

L'equipaggio del T-14 è composto da tre persone protette da una capsula interna blindata con oltre 900 mm di RHA equivalente, aumentando la possibilità di sopravvivenza in caso di penetrazioni catastrofiche. 
Sia il telaio che la torretta sono equipaggiati con il sistema di corazze esplosive reattive ERA Malachit sulla parte anteriore, laterale e superiore
Il carro utilizza un sistema di controllo integrato e computerizzato che controlla lo stato e le funzioni di tutti i moduli. In battaglia, il software è in grado di analizzare le minacce e quindi suggerire o intervenire automaticamente per eliminarle, mentre senza la minaccia esterna è in grado di rilevare e correggere gli errori dell'equipaggio. La produzione in serie dei componenti dell'armatura in ceramica della Armata Platform è iniziata a metà del 2015.
Il T 14 ARMATA è dotato del sistema di protezione attiva (APS) Afghanit (Афганит), che include un radar ad onde millimetriche per rilevare, tracciare e intercettare le munizioni anticarro in arrivo, sia i penetratori di energia cinetica che le cariche in tandem. Attualmente, la velocità massima dell'obiettivo intercettabile è di 1.700 m/s (Mach 5.0), con aumenti futuri previsti fino a 3.000 m/s (Mach 8.8). Il sistema attivo AFGANIT protegge il carro armato da tutti i lati, ma non è orientato a sparare verso l'alto per difendersi dalle munizioni da attacco dall'alto.
Si ipotizza che i sensori principali dell’ Afghanit sono i quattro pannelli montati sui lati della torretta, che probabilmente sono pannelli radar AESA per una visione a 360°, con forse un altro in cima alla torretta. La parte attiva del sistema sarebbe costituita da un elemento di hard kill e soft kill, il primo dei quali distrugge attivamente un proiettile in arrivo (come un razzo non guidato o un proiettile di artiglieria), mentre il secondo confonde i sistemi di guida degli ATGM, facendoli perdere il bersaglio. Sarebbe efficace contro gli ATGM di terza e quarta generazione, inclusi Hellfire, TOW, BILL, Javelin, Spike, Brimstone e JAGM, così come contro le armi con sensori (SFW). Alcune fonti russe sostengono che l'APS è efficace anche contro i colpi di sabot stabilizzati a pinne perforanti e corazzati all'uranio impoverito (APFSDS) che viaggiano a 1,5-2 km/s (0,93-1,24 mi/s). Secondo una fonte del Ministero della Difesa russo, le prove pratiche hanno confermato la distruzione del proiettile sottocalibro di uranio (velocità dell'obiettivo fino a 2 km/s). Tuttavia, diversi analisti esterni rimangono scettici, in quanto l'impresa non è stata ancora verificata in modo indipendente o addirittura dimostrata pubblicamente.
I lanciatori Afghanit sono i tubi lunghi montati in gruppi di cinque tra i lati anteriori della torretta e il telaio. Questi inviano una carica attivata elettronicamente che spara un tipo sconosciuto di testata verso il bersaglio. Molti analisti ritengono attualmente che si tratti di una qualche forma di carica di frammentazione ad alto potenziale esplosivo, ma la possibilità di utilizzare una testata più solida (forse simile ad un penetratore di forma esplosiva), come si vede nel brevetto russo RU 2263268. Il carro T14 è inoltre dotato del complesso di protezione dell'emisfero superiore NII Stali, che consiste di due cartucce orientabili con 12 cariche più piccole ciascuna, e di un VLS con due cartucce simili, corrispondenti all'APS soft kill del veicolo. Inoltre, utilizzando il radar AESA e la mitragliatrice antiaerea è possibile distruggere i missili in arrivo e i proiettili che volano lentamente (ad eccezione dei penetratori di energia cinetica).
Nel luglio 2015, il vicedirettore dell'azienda produttrice Uralvagonzavod ha dichiarato che il T-14 sarebbe stato invisibile ai radar e al rilevamento a infrarossi per l’utilizzo di una vernice che assorbe le onde radar e per il posizionamento di componenti con firme termiche in profondità nello scafo. La forma della torretta è stata progettata per ridurre la sua firma radio e termica rendendolo di fatto un veicolo terrestre furtivo.  
Gli esperti americani e russi di corazze nutrono dubbi su queste affermazioni non provate. Un ufficiale militare statunitense in pensione ha detto che la moderna tecnologia termica è in grado di rilevare cose come il movimento del veicolo, il fuoco di un'arma, un membro dell'equipaggio esposto o lo scarico di un motore indipendentemente dal posizionamento dei componenti che generano calore. Gli analisti hanno anche sottolineato che la maggior parte della tecnologia stealth in Russia è utilizzata per gli aerei, mentre per un veicolo terrestre l'approccio è quello di rendere indistinguibile sul terreno circostante.



Sensori e comunicazione

Il T-14 è dotato di un radar a scansione elettronica attiva a 26,5-40 GHz, utilizzato principalmente dall'APS. È possibile tracciare contemporaneamente fino a 40 bersagli aerei o 25 bersagli a terra di dimensioni fino a 0,3 m (12 in). Il sistema di tracciamento fornisce una soluzione automatica per la distruzione del bersaglio, che può essere trasferita al computer di controllo delle armi da fuoco o ai principali computer di controllo delle armi da fuoco. Il carro armato sarà in grado di dare la designazione del bersaglio per l'artiglieria e di servire in ruoli di difesa aerea e ricognizione.  Il T-14 utilizza canali di comunicazione altamente protetti che collegano un gruppo di T-14 e la postazione di comando.
Il comandante e il mitragliere hanno visori multispettrali con spettro elettromagnetico visibile, canali termografici e telemetri laser. Il visore ottico e termico del comandante è installato sulla sommità della torretta e ha un campo visivo a 360°, mentre quello del mitragliere, situato nella nicchia della torretta a sinistra dell'arma, è schiavo di essa ed è inoltre dotato di un canale periscopico a visione diretta e di un designatore laser per i missili anticarro SACLOS lanciati con l'arma del T14. La distanza di rilevamento di oggetti delle dimensioni di un carro armato per entrambi gli obiettivi è di 7.500 m (8.000) di giorno, attraverso il canale TV/periscopico, e di ≈3.500 m di notte attraverso il canale termico. C'è anche un sistema di visione notturna di riserva, con 2.000/1.000 m di distanza di rilevamento. Oltre ai tradizionali periscopi di visione, il conducente dispone di una telecamera a infrarossi con visione in avanti e di una serie di telecamere a circuito chiuso con zoom. Le videocamere sono installate per una visione a tutto tondo per l'equipaggio, in quanto manca il normale punto di vista dei portelli del tetto della torretta. Questa copertura a 360 gradi è forse una delle caratteristiche più insolite del T-14, resa necessaria a causa della visibilità estremamente limitata senza di esse. L'equipaggio, raggruppato nella parte anteriore dello scafo, avrebbe una scarsa consapevolezza della situazione se la configurazione della telecamera e i feed video dovessero fallire.
Anche se il T-14 è pubblicizzato come un carro di nuova generazione interamente realizzato in Russia anche se alcuni componenti potrebbero non essere interamente di fabbricazione nazionale. Gli analisti della sicurezza informatica hanno dichiarato che le industrie russe hanno avuto difficoltà a produrre componenti critici dei sistemi di visione notturna che sono standard, e in passato hanno tentato di acquistarli da fornitori occidentali o cinesi. Ciò significa che i componenti del T-14 potrebbero essere originari al di fuori della Russia e potrebbero essere più difficili da ottenere o produrre a causa di sanzioni contro la Russia per il suo coinvolgimento in Crimea e Ucraina orientale.

Varianti

Una versione non presidiata con guida autonoma dell'Armata è prevista ed è attualmente in fase di sviluppo.

Parata del 9° Maggio

Il T14 è stato mostrato per la prima volta in pubblico durante le prove per la sfilata del Giorno della Vittoria di Mosca 2015. Durante le prove, uno dei carri armati ha improvvisamente smesso di muoversi e, dopo che i tentativi di rimorchio non sono andati a buon fine, dopo circa 15 minuti si è allontanato autonomamente.

Approvvigionamento

La Federazione Russa prevedeva di ordinare 2.300 nuovi carri armati principali per la consegna entro il 2020. Nel 2015, i media russi avevano annunciato che circa 20 carri armati erano stati consegnati per i test, senza indicare una fonte, e almeno sette carri armati Armata T-14 sono apparsi nella parata del 2015 e 2016 del Giorno della Vittoria di Mosca, cinque nel 2017.
Ma nel 2016 il ministero della difesa russo ha annunciato di aver firmato un contratto per un "lotto di prova" di 100 carri armati da consegnare entro il 2020, con il progetto completo esteso fino al 2025.
Nel luglio 2018, il vice primo ministro della difesa e dell'industria spaziale Yury Borisov ha detto che attualmente non c'è bisogno di produrre in massa l'Armata quando i suoi predecessori più vecchi, vale a dire le ultime varianti del T-72, rimangono "efficaci contro le controparti americane, tedesche e francesi". E’ in corso invece, un programma di modernizzazione dei T-72, T-80 e T-90 in servizio. Nell'agosto 2018, al Forum ARMY2018 fuori Mosca, il Ministero della Difesa russo ha firmato un contratto per l'acquisto di 32 carri armati T-14 e 100 veicoli da combattimento di fanteria T-15, con consegna da completare entro il 2021.

Risposta della NATO

L'armata T-14 è stato descritto come una delle maggiori preoccupazioni per gli eserciti occidentali, e l'intelligence britannica ritiene che la torretta senza equipaggio fornisca molti vantaggi. Gli osservatori occidentali, tuttavia, mettono in dubbio la capacità della Russia di acquistare carri armati moderni come il T-90 e il T-14 in numero significativo.
In risposta all'Armata, la tedesca Rheinmetall AG ha sviluppato un nuovo cannone da 130 mm L/51, sostenendo che fornisce un aumento del 50% di penetrazione dell'armatura rispetto ai 120 mm L/55 in servizio con la Bundeswehr. Germania e Francia hanno unito le forze per sviluppare un non meglio specificato "main ground combat system" (MGCS) per competere con i progressi tecnologici dell'Armata e sostituire sia il Leclerc che il Leopard 2 MBTs intorno al 2030.

L'esportazione

Egitto

Denis Manturov, il ministro russo del commercio e dell'industria, ha detto che la Russia è pronta a vendere il carro Armata in Egitto. "La Russia è pronta a discutere con l'Egitto la consegna del T-14 dopo aver eseguito i suoi piani per questo carro di nuova generazione nell'ambito del programma di armamenti statali".
Il produttore dell’Armata ha invitato una delegazione egiziana ad un'esposizione di attrezzature militari e armi in Russia.

Asia-Pacifico

Un assistente presidenziale russo, ha detto che i partner stranieri della Russia, tra cui Cina e India, hanno espresso interesse per l'acquisto di nuove attrezzature militari presentate in occasione della sfilata a Mosca, compreso il carro armato T14. Anche se la Cina ha mostrato interesse per il T-14, l'azienda cinese Norinco sostiene che il suo carro di ultima generazione VT-4 è superiore all'Armata in termini di affidabilità meccanica, controllo del fuoco e costo unitario.

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