lunedì 7 settembre 2020

L'Aerfer Leone era un progetto di intercettore supersonico italiano, opera dell'ingegner Sergio Stefanutti.


L'Aerfer Leone era un progetto di intercettore supersonico italiano, opera dell'ingegner Sergio Stefanutti. Nato come evoluzione dell'Ariete, il programma venne cancellato a causa di diverse scelte politiche quando il prototipo era oramai realizzato circa all'80%. L'anno era il 1960.

Storia del progetto

Dopo l'esperienza condotta con l'Ariete dotato di un turbogetto ausiliario Rolls-Royce Soar, Stefanutti decise di impiegare sul nuovo velivolo un motore a razzo a combustibile liquido di maggiore spinta, in aggiunta al turbogetto principale. Questo motore aveva anche il vantaggio di poter essere acceso e spento più volte, durante il volo. La propulsione ibrida razzo-reattore era all'epoca comune ad altri progetti, quali gli intercettori britannici Saunders-Roe SR.53 e SR-177; anche questo progetto, tuttavia, non raggiunse la produzione di serie.
Il caccia supersonico Aerfer Leone rappresentava la quinta ed ultima fase di tutta la lunga serie di prototipi realizzati per arrivare alla costruzione di un aereo da intercettazione. L'aspetto base rimaneva lo stesso dell'Ariete, ma il muso era notevolmente ingrandito per ospitare un Bristol Orpheus B.Or. 12 da 3.089 kg. di spinta. In coda era montato un motore razzo De Havilland Spectre da 4.100 kg. di spinta; in questo modo era eliminata la scomoda presa d'aria dorsale che molti problemi aveva causato all'Ariete. Nel muso era sistemato un radar da intercettazione. Nel 1958 il Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare Italiana, Gen. Silvio Napoli sospese il programma Leone per mancanza di fondi; presso la AERFER era già stato realizzato un simulacro in legno in scala 1:1 per studiare la collocazione degli impianti interni e di alcune sue componenti era già iniziata la costruzione. L'Aeronautica Militare avrebbe poi dovuto scegliere il Lockheed F-104 Starfighter per dotarsi di un caccia intercettore.

Tecnica

Era un monoplano da intercettazione di costruzione interamente metallica. L'ala era quella già sperimentata con il Sagittario II e l'Ariete ma adattata per le più avanzate caratteristiche di volo: la freccia sul bordo d'attacco passava così da 45° a 50°, lo spessore era uguale a quello dei precedenti velivoli alla radice e si riduceva invece nelle sezioni esterne. La fusoliera era stata ridisegnata a causa delle prestazioni più spinte richieste al Leone: la sezione frontale del turboreattore assiale, più ridotta di quello centrifugo meglio si adattava a questo nuovo compito. Il parabrezza e la capottina erano modificati. La sostituzione del turboreattore ausiliario presente sull'Ariete con un endoreattore, eliminando i problemi connessi con la seconda presa d'aria rendeva più semplice la struttura della fusoliera che risultava essere più lunga. Come nei precedenti aerei,  il carrello anteriore si ritraeva nel muso della fusoliera, ma questa volta veniva anche ruotata su sè stessa di 90°. Anteriormente, uno sportello longitudinale permetteva l'ispezione dei dispositivi di regolazione del reattore. Il carrello era dotato di gomme Dunlop e consentiva il decollo e l'atterraggio su terreni erbosi compatti di media consistenza. Il turboreattore Bristol Orpheus B.Or. 12 da 3.089 kg. di spinta era installato in posizione leggermente arretrata e l'angolo di inclinazione permetteva un migliore raccordo con la presa d'aria e il tubo di scarico. La turbina veniva a trovarsi quasi sotto l'abitacolo e il pilota era protetto verso il basso da una corazzatura contro i rischi di rottura delle palette del turboreattore. Il getto dei gas di scarico era maggiormente inclinato i modo da renderlo più prossimo al baricentro e così separarlo dalla fusoliera in modo da evitare l'installazione della piastra di protezione. La presa d'aria era di tipo supersonico e il cono centrale scorreva assialmente per migliorare le caratteristiche della vena fluida alle varie velocità. Il motore a razzo De Havilland Spectre da 4.100 kg. di spinta a 25.000 metri di quota aveva la linea di spinta quasi baricentrica ed era raffreddato da una camicia d'acciaio con circolazione d'aria esterna alimentata da prese d'aria NACA. Il combustibile impiegato era normale cherosene, mentre l'ossidante era perossido d'idrogeno all'80+-87%. Erano possibili il completo controllo della spinta e più accensioni consecutive. Il combustibile era alloggiato in quattro serbatoi, sia di tipo flessibile che in lega leggera rivettata, per un totale di 1.135 litri, mentre l'ossidante era contenuto in quattro serbatoi di tipo pressurizzato, per 1.015 litri totali. La pressione era ottenuta con bombole di azoto e il gas serviva anche per l'avviamento dell'endoreattore. Serbatoi alari potevano contenere altri 240 litri di cherosene o ossidante. Per i voli di trasferimento, i serbatoi portavano 2.390 litri di cherosene pari alla totale capacità dei serbatoi, non essendo necessario l'uso del motore a razzo. Il cono della presa d'aria alloggiava in un radome pressurizzato e refrigerato alle alte temperature, un radar CSF con antenna di 43 cm. che permetteva le seguenti prestazioni: scansione angolare 30°, raggio d'azione da 200 m. a 30 km., tracciamento da 200 m. a 6 km., direzione del tiro (connessa con il collimatore) da 200 m. a 3 km. Altri dispositivi installati erano: l'IFF, il TACAN e lo smorzatore di oscillazioni (damper). L'armamento era costituito da due missili aria-aria De Havilland Firestreak o Sidewinder, appesi sotto le due semiali. Potevano eventualmente essere aggiunte due armi da 12,7 mm. con 500 colpi ciascuna.
Il nuovo intercettore, pienamente supersonico, rappresentava l'ultima evoluzione della serie di prototipi iniziata con il Sagittario verso un caccia di produzione. Era ampiamente riprogettato rispetto all'Ariete, con fusoliera più lunga, capacità di carburante incrementata, nuovo tettuccio, ala a freccia di 50° e presa d'aria con spina conica contenente il radar.
La propulsione ibrida aveva lo scopo di consentire la massima flessibilità d'impiego, combinando ampia autonomia in crociera con la spinta addizionale necessaria per il volo supersonico e l'intercettazione.
La costruzione del prototipo era prossima al completamento quando i finanziamenti furono dirottati ad un altro importante programma: quello di fabbricazione su licenza del missile terra-aria statunitense Hawk per la cui realizzazione dovette essere potenziata l'industria elettronica nazionale attraverso la creazione della Selenia.

ENGLISH

Aerfer Leone was an Italian supersonic interceptor project by engineer Sergio Stefanutti. Born as an evolution of Aries, the program was cancelled due to different political choices when the prototype was now about 80% built. The year was 1960.

History of the project

After his experience with the Aries equipped with a Rolls-Royce Soar auxiliary turbojet, Stefanutti decided to use a higher thrust liquid-fuel rocket engine on the new aircraft, in addition to the main turbojet. This engine also had the advantage that it could be switched on and off several times during flight. Hybrid rocket-reactor propulsion was common to other projects at the time, such as the British Saunders-Roe SR.53 and SR-177 interceptors; however, even this project did not reach mass production.
The Aerfer Leone supersonic fighter aircraft represented the fifth and final phase of the long series of prototypes that had been produced to build an interceptor aircraft. The basic appearance remained the same as the Aries, but the nose was considerably enlarged to accommodate a Bristol Orpheus B.Or. 12 with a thrust of 3,089 kg. A 4,100 kg. thrust De Havilland Spectre rocket engine was mounted in the tail; in this way the uncomfortable back air intake that many problems had caused to Aries was eliminated. An interception radar was placed in the nose. In 1958 the Chief of Staff of the Italian Air Force, Gen. Silvio Napoli, suspended the Leone programme due to lack of funds; at AERFER a 1:1 scale wooden simulacrum had already been built to study the location of the internal systems and some of its components had already begun construction. The Air Force would then have to choose the Lockheed F-104 Starfighter to equip itself with an interceptor fighter.

Technique

It was an all-metal construction interception monoplane. The wing was the one already experimented with with Sagittarius II and Aries but adapted for the most advanced flight characteristics: the arrow on the leading edge went from 45° to 50°, the thickness was the same as that of the previous aircraft at the root and was instead reduced in the outer sections. The fuselage had been redesigned due to the higher performance required of the Leone: the front section of the axial turbojet, which was smaller than the centrifugal one, was better suited to this new task. The windscreen and canopy were modified. The replacement of the auxiliary turbojet on the Aries with an endoreactor, eliminating the problems associated with the second air intake, made the fuselage structure simpler, which was longer. As in previous aircraft, the front carriage retracted into the nose of the fuselage, but this time it was also rotated 90°. At the front, a longitudinal hatch allowed inspection of the reactor adjustment devices. The undercarriage was fitted with Dunlop tyres and allowed for take-off and landing on compact grassland of medium consistency. The Bristol Orpheus B.Or. 12 turbojet B.Or. 12 with a thrust of 3,089 kg. was installed in a slightly backward position and the angle of inclination allowed a better connection with the air intake and exhaust pipe. The turbine was located almost under the cockpit and the pilot was protected downwards by an armour-plating against the risk of breaking the turbojet blades. The exhaust gas jet was more inclined so as to bring it closer to the centre of gravity and thus separate it from the fuselage so as to avoid the installation of the protection plate. The air intake was supersonic and the central cone flowed axially to improve the characteristics of the fluid vein at various speeds. The 4,100 kg De Havilland Spectre rocket engine at 25,000 metres above sea level had a nearly barycentric thrust line and was cooled by a steel jacket with external air circulation powered by NACA air intakes. The fuel used was normal paraffin, while the oxidant was 80+-87% hydrogen peroxide. Complete thrust control and several consecutive ignitions were possible. The fuel was housed in four tanks, both flexible and riveted light alloy, for a total of 1,135 litres, while the oxidant was contained in four pressurised tanks, for a total of 1,015 litres. The pressure was obtained with nitrogen cylinders and the gas was also used to start the endoreactor. Wing tanks could contain another 240 litres of paraffin or oxidizer. For the transfer flights, the tanks carried 2,390 litres of paraffin equal to the total capacity of the tanks, as the rocket engine was not necessary. The air intake cone housed in a radome pressurised and cooled to high temperatures, a CSF radar with a 43 cm. antenna that allowed the following performances: 30° angular scanning, range from 200 m. to 30 km., tracking from 200 m. to 6 km., direction of firing (connected with the collimator) from 200 m. to 3 km. Other devices installed were: the IFF, the TACAN and the damper. The armament consisted of two De Havilland Firestreak or Sidewinder air-to-air missiles, hanging under the two semials. Two 12.7 mm. weapons with 500 rounds each could be added if necessary.
The new interceptor, fully supersonic, represented the last evolution of the prototype series started with the Sagittarius towards a production fighter. It was largely redesigned compared to the Aries, with a longer fuselage, increased fuel capacity, new canopy, 50° arrow wing and air intake with conical plug containing the radar.
The hybrid propulsion was intended to allow maximum flexibility of use, combining wide cruising range with the additional thrust required for supersonic flight and interception.
Construction of the prototype was nearing completion when funding was diverted to another important programme: the licensed production of the US Hawk surface-to-air missile, for which the national electronics industry had to be strengthened through the creation of Selenia.

(Web, Google, Wikipedia, aereimilitari, You Tube)

























 

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