martedì 23 settembre 2025

FALKLAND WAR 1982: la task force britannica inviata sul posto dopo l’attacco argentino era composta da 127 navi tra navi da guerra, navi di supporto e trasporti. Del contingente da combattimento della Royal Navy non tutte le navi tornarono a casa, tra le quali il DDG HMS Sheffield D-80. L'affondamento del caccia è talvolta attribuito ad una sovrastruttura fatta interamente o parzialmente da magnesio-Lega di alluminio, il cui punto di fusione e la cui temperatura di accensione sono significativamente inferiori a quelli dell'acciaio. Tuttavia, questo non è corretto in quanto la sovrastruttura dello Sheffield era realizzata interamente in acciaio dolce.










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Si vis pacem, para bellum 
(in latino: «se vuoi la pace, prepara la guerra») è una locuzione latina.

Uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace consiste nell'essere armati e in grado di difendersi, possiede anche un significato più profondo che è quello che vede proprio coloro che imparano a combattere come coloro che possono comprendere meglio e apprezzare maggiormente la pace.










Quarantatré anni fa, la Royal Navy è andata in guerra in quella che è stata la più grande operazione navale dalla fine della seconda guerra mondiale.
Nell'aprile 1982, l'Argentina invase le piccole isole Falkland nell'Atlantico meridionale. In un attacco a sorpresa, i commando argentini catturarono le isole che erano state sotto il controllo britannico per quasi due secoli.
A più di 8.000 miglia dalle isole britanniche e a sole 350 miglia dall'Argentina, le piccole isole erano state contese per anni.  I Falklander si identificavano come britannici, ma la giunta militare argentina era alla ricerca di una vittoria militare per distrarre la popolazione argentina dal suo governo brutale.
Liberare le isole dagli argentini non fu un compito facile. Molto sarebbe dipeso dal mantenimento del controllo navale e della superiorità aerea intorno alle isole per consentire l'operazione anfibia su larga scala. Come tale, la Royal Navy impegnò la maggior parte della sua flotta nell’arduo compito.
La task force britannica era composta da 127 unità navali tra navi guerra, navi di supporto e trasporti. Il contingente di combattimento della Royal Navy contava su 43 navi da guerra. Non tutte le navi tornarono a casa.
La HMS Sheffield era un DDG progettato per la difesa aerea missilistica della flotta d’altura.
Il DDG D-80 HMS Sheffield aveva un dislocamento di quasi 5.000 tonn ed era lunga 410 piedi. La nave da guerra poteva raggiungere 30 nodi. Aveva un equipaggio composto da 270 ufficiali e marinai. Il cacciatorpediniere imbarcava anche un elicottero da guerra ASW Westland Lynx.
In termini di sistemi d'arma, l'HMS Sheffield disponeva di un cannone da 114 mm e un sistema missilistico binato terra-aria GWS-30 Sea Dart. In combattimento, la missione della nave da guerra era quella di identificare, rintracciare e abbattere qualsiasi aereo nemico che si avvicinasse troppo ad una portaerei della ROYAL NAVY.
È interessante notare che sia la Royal Navy che la Marina argentina avevano in servizio i cacciatorpediniere type 42 durante la guerra. Le unità di superficie della Marina argentina svolsero solo un ruolo secondario nei combattimenti e non cercarono mai un combattimento diretto con la task force britannica. Tuttavia, i piloti della Marina e dell'Aeronautica Argentina si erano addestrati con le loro navi da guerra Type 42 per adattare le loro tattiche contro le unità britanniche.
Il 4 maggio alle 07:50, un pattugliatore argentino Lockheed SP-2H Neptune fu il primo ad agganciare lo Sheffield sul suo radar. Tenne la nave da guerra sotto sorveglianza mentre due caccia Super Étendards armati di missili antinave AM39 Exocet decollavano dalla base aerea navale del Rio Grande. Sulla strada verso l'obiettivo, i caccia argentini si rifornirono in volo da KC-130H Hercules: erano le 10:00.
L'SP-2H Neptune verificò la posizione di tre contatti: una nave da guerra di grandi dimensioni e due medie. Sperando che la grande nave fosse una portaerei, i due caccia raggiunsero una certa altitudine e verificarono il contatto. Poi - in picchiata - tornarono a volare a pochi metri dalle onde per impedire ai radar britannici di individuarli.
Alle 11:04, a 20 e 30 miglia di distanza dall’HMS Sheffield, i piloti argentini hanno lanciato i loro missili mortali. Pochi minuti dopo, un AM39 Exocet si conficcò contro il lato di dritta dell’HMS Sheffield, proprio sopra la linea di galleggiamento. C'è ancora una certa confusione sul fatto che le munizioni siano esplose o se il successivo incendio fosse esclusivamente il risultato del carburante del missile. Qualunque sia la fonte, il fuoco si diffuse rapidamente nel caricatore. Per quasi quattro ore, l'equipaggio combatte alacremente per contenere l'incendio e poter salvare la nave. Ma il capitano Sam Salt alla fine diede l'ordine di evacuare.
La nave da guerra fumante fu trainata da navi amiche prima di affondare il 10 maggio. Venti marinai perirono e 26 furono i feriti.
Il Ministero della Difesa britannico pubblicò un rapporto censurato dopo l'azione su ciò che era andato storto. I risultati erano quantomai preoccupanti per una marina in guerra contro un avversario determinato a vendere cara la pelle.
A livello di base, la nave da guerra non era completamente pronta per l'azione nemica. L'indagine ha poi rilevato che alcuni membri dell'equipaggio erano "annoiati e un po' frustrati" dalla mancanza di attività. Quando i Super Étendards argentini lanciarono il loro attacco, l'ufficiale addetto alla guerra anti-aerea aveva lasciato la sala operativa dello Sheffield e stava prendendo il suo caffè nella stanza del reparto. Anche il suo secondo in comando era assente, chiuso in bagno. Pertanto, nel momento cruciale, gli esperti incaricati non erano presenti per consigliare il capitano della nave sull'aereo in arrivo.
Quando l'ufficiale addetto alla guerra antiaerea fu urgentemente richiamato nella sala operativa - dopo che i Super Étendard argentini erano stati avvistati dalla vicina HMS Glasgow - non credeva che il cacciatorpediniere fosse nel raggio d'azione dei missili Argentini Exocet. Inoltre, un altro ufficiale non era riuscito a reagire alla minaccia in arrivo "in parte per inesperienza, ma soprattutto per inadeguatezza".
Ma non fu solo il fallimento umano a portare all'affondamento della HMS Sheffield. Il radar del cacciatorpediniere che avrebbe potuto seguire l'aereo argentino in arrivo era stato "accecato" dalla trasmissione effettuata da una nave vicina.
Infine, quando i missili Exocet in arrivo giunsero in vista, diversi ufficiali sul ponte erano "ipnotizzati" dalla vista e non lanciarono l'allarme al resto dell'equipaggio della nave.
Il capitano Sam Salt non fu mai informato di nulla di tutto ciò, e quindi il cacciatorpediniere non era mai entrato in battaglia. Gli AM-39 Exocet in arrivo ebbero un lavoro facile perché l'equipaggio britannico non aveva nemmeno sparato alcuna esca per confondere le munizioni, né aveva condotto alcuna manovra evasiva. In effetti, l'assenza di pericolo era così prominente in tutta la nave da guerra che alcune delle sue stazioni d'arma erano scaricate e senza equipaggio.







NAVE HMS Sheffield (D80), il primo cacciatorpediniere lanciamissili della classe Type 42. 

La costruzione venne iniziata dalla Vickers Shipbuilding and Engineering nei cantieri di Barrow-in-Furness e venne completata dalla Swan Hunter nella regione di Tyne and Wear. La HMS Sheffield venne varata il 15 gennaio 1970 ed entrò in servizio nel 1975, iniziando a sperimentare gli allora nuovissimi sistemi di bordo nelle varie condizioni meteo di impiego operativo. Durante la sua vita operativa prese parte alla Guerra delle Falkland dove venne affondata il 4 maggio 1982 da un missile Exocet lanciato da un aereo Dassault Super Étendard dell'Aviación Naval argentina.
La Classe Type 42 (conosciuta appunto anche come classe Sheffield dal nome dell'unità capoclasse), è stata costruita in tre lotti; il costo di queste navi fu di oltre 30 milioni di sterline, il doppio di quello che era stato preventivato inizialmente[3]. La chiglia venne impostata il 15 gennaio 1970 nei cantieri navali Vickers a Cumbria.
I cacciatorpediniere della classe Type 42 furono progettati come navi antiaeree e il loro armamento principale era rappresentato dal Sea Dart, un sistema missilistico mare-aria in grado di colpire bersagli distanti fino a 30 miglia nautiche, pari a 56 km. La nave era armata anche con un cannone navale Mark 8 da 114mm in grado di sparare proiettili da 21 kg a una distanza di 22 km.
La nave venne affidata per il completamento e le prove in mare al capitano di vascello Sandy Woodward, che vista la mole di problemi presentata dalla nave declinò l'invito a partecipare alla Rivista Navale per il Giubileo di Elisabetta II nel 1975 a Portsmouth. I problemi vennero risolti solo il giorno prima della rivista, ma comunque molti difetti vennero alla luce durante le esperienze operative in servizio di squadra nell’Atlantico.

1982: LA GUERRA DELLE FALKLAND

Il 2 aprile 1982, il territorio britannico d'oltremare delle Isole Falkland, venne invaso dalla vicina Argentina. Il Regno Unito, distante 13.000 km, raggruppò e inviò un corpo di spedizione aeronavale che comprendeva portaerei, sottomarini e circa 7.000 soldati per riconquistare l'arcipelago. Il conflitto terminò a giugno con la sconfitta delle forze argentine.
I molteplici impegni della Royal Navy prevedevano anche il dispiegamento di una forza navale nel Golfo Persico sotto la missione Armilla Patrol. Anche la HMS Sheffield aveva preso parte in questa missione, e durante una esercitazione della First Destroyer Flottilla, comandata dall'ammiraglio Woodward, a Gibilterra ricevette l'ordine di unirsi al gruppo navale diretto verso le Falklands.
Il ruolo primario dello Sheffield, insieme alle altre unità Type 42, fu quello di picchetto radar in modo da proteggere le navi britanniche dagli attacchi argentini, rimanendo però in posizione molto esposta agli attacchi aerei.

IL MISSILE ARGENTINO AM-39 EXOCET

Il suo sviluppo comincia nel 1967 come un missile lanciato dalle navi, con la sigla MM38 (Mer-Mer, ovvero "mare-mare", mentre il numero 38 era riferito alla gittata prevista in km). Nel 1971, il Regno Unito aderì a questo programma, condividendone in tal modo i costi di sviluppo con la Francia. 




Questo missile entrò in servizio nel 1972, mentre la versione aviolanciata AM39 venne immessa in servizio con la Marine Nationale, la marina militare francese, nel 1979.
Negli anni successivi, ne furono realizzate una variante per impiego da sottomarini (SM39) ed una con gittata maggiorata (MM40).
I maggiori concorrenti dell'Exocet sono l'Harpoon ed i vari missili anti-nave cinesi della serie Yingji.
Nel 1982, durante la guerra delle Falkland, gli Exocet divennero famosi nel mondo quando gli aerei Super Etendard della Marina Militare Argentina li usarono per colpire la HMS Sheffield della Royal Navy, il 4 maggio, ed affondare la nave di supporto Atlantic Conveyor il 25 maggio. Inoltre un camion argentino modificato lanciò un paio di Exocet MM38 (smontati in precedenza dal cacciatorpediniere ARA Seguí, un esemplare della classe Summer ceduto ai sudamericani dagli Stati Uniti) che danneggiò la HMS Glamorgan il 12 giugno.
L'Argentina sostenne che un attacco combinato Exocet/A-4C Skyhawk, il 30 maggio, avrebbe danneggiato la HMS Invincible. I britannici negarono il fatto.
L'Exocet che colpì la Sheffield, lanciato dal capitano di corvetta Augusto Bedacarratz, impattò il ponte 2-2,4 metri sopra la linea di galleggiamento, vicino alla sala motori di prora, provocando uno squarcio nello scafo di circa 1,2 m per 3 m. I resoconti suggeriscono che l'impatto iniziale del missile distrusse immediatamente i sistemi di bordo per la generazione di elettricità e fratturò i serbatoi dell'acqua, impedendo ai meccanismi antincendio di funzionare efficacemente, condannando così la nave ad essere distrutta dall'incendio. Il missile usato si guadagnò una curiosa forma di rispetto, e il termine "Exocet" entrò nell'uso colloquiale britannico per indicare "un attacco devastante”.
L'Exocet che colpì il cacciatorpediniere Glamorgan, lanciato da una installazione costiera, uccise 13 uomini dell'equipaggio, oltre a distruggere l'hangar e l'elicottero Westland Wessex di bordo.
Negli anni successivi alla guerra delle Falkland, venne rivelato che il governo britannico ebbe gravi preoccupazioni circa l'inadeguatezza delle difese anti-missile della marina britannica contro gli Exocet, che avrebbero potuto rovesciare i rapporti di forza a favore dell'Argentina. A Londra, venne ipotizzato uno scenario estremamente pessimistico, in cui una o entrambe le portaerei britanniche (HMS Invincible e HMS Hermes) sarebbero potute venir distrutte o messe fuori combattimento da un attacco con armi di questo tipo, rendendo estremamente problematico ogni tentativo ulteriore di riconquistare le Falkland. Per contrastare la minaccia rappresentata da questi missili, gli inglesi diedero il via ad una grossa operazione di intelligence per impedire l'acquisto di Exocet al Paese sudamericano. Inoltre, la Francia negò al Perù la consegna di AM39, nella convinzione che sarebbero stati successivamente "girati" all'Argentina.

DESTINO FINALE DELL’HMS SHEFFIELD

Il 4 maggio 1982, due giorni dopo l'affondamento dell'incrociatore Belgrano, l'aviazione di marina argentina affondò a sua volta il cacciatorpediniere HMS Sheffield. Due Super Étendard al comando del capitano di fregata Augusto Bedacarratz e del tenente di vascello Armando Mayora e armati ognuno di un missile Exocet AM39 (dei soli cinque in possesso degli argentini), decollati dalla base di Rio Grande, dopo un rilevamento da parte di un Lockheed P2V Neptune argentino, attaccarono lo Sheffield che era posto come picchetto radar in posizione avanzata insieme con la gemella Glasgow e l'altra Type 42 presente, l'HMS Coventry. La Glasgow intercettò dapprima i radar di scoperta degli Etendard a 40-50 miglia di distanza e dopo alcuni minuti i missili lanciati dagli aerei dopo una manovra di pop-up (innalzamento improvviso di quota dopo un volo radente), notificando l'allarme all'Invincible, che era la nave dove risiedeva la centrale operativa per la lotta antiaerea (AAWC - AntiAir Warfare Commander), ma questo venne considerato un falso allarme dovuto ad eco. Provvide anche ad inviare via data-link le immagini radar rilevate alla Sheffield ma per qualche motivo non vennero ricevute.
Dei due missili, uno attaccò e mancò l'HMS Yarmouth (fregata Type 12) che aveva lanciato lo chaff, ma l'altro colpì lo Sheffield che bruciò per sei giorni dopo essere stato abbandonato dall'equipaggio, che contò 20 morti e 24 feriti. La mancata rilevazione degli aerei attaccanti venne attribuita in parte al fatto che la Sheffield stesse usando in quel momento l'apparecchiatura di comunicazione satellitare (SCOT), che interferiva con le proprie ESM.

LA TRISTE FINE DELLA NAVE AVVOLTA DAL FUOCO

L'affondamento di Sheffield è talvolta attribuito a una sovrastruttura fatta interamente o parzialmente da magnesio-Lega di alluminio, il cui punto di fusione e la cui temperatura di accensione sono significativamente inferiori a quelli dell'acciaio. Tuttavia, questo non è corretto in quanto la sovrastruttura dello Sheffield era realizzata interamente in acciaio dolce. La confusione è legata alle marine statunitensi e britanniche che abbandonarono le leghe di alluminio dopo diversi incendi negli anni '70 che hanno coinvolto la USS Belknap e l'HMS Amazon e altre navi che avevano sovrastrutture in lega di alluminio. L'affondamento delle fregate di tipo 21 Antelope e Ardent, entrambe con sovrastrutture in lega di alluminio, probabilmente ha avuto un effetto anche su questa convinzione, anche se questi casi sono di nuovo errati e la presenza di lega di alluminio - secondo alcuni - non avrebbe avuto nulla a che fare con la loro perdita.
Gli incendi a nave Sheffield e ad altre navi danneggiate dal fuoco hanno causato un successivo spostamento da parte della Royal Navy dai tessuti in nylon e sintetici indossati dai marinai britannici. I sintetici avevano la tendenza a sciogliersi sulla pelle, causando ustioni più gravi rispetto ad abiti non sintetici.







Si vis pacem, para bellum 
(in latino: «se vuoi la pace, prepara la guerra») è una locuzione latina.

Usata soprattutto per affermare che uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace consiste nell'essere armati e in grado di difendersi, possiede anche un significato più profondo che è quello che vede proprio coloro che imparano a combattere come coloro che possono comprendere meglio e apprezzare maggiormente la pace.
L'uso più antico è contenuto probabilmente in un passo delle Leggi di Platone. La formulazione in uso ancora oggi è invece ricavata dalla frase: Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum, letteralmente "Dunque, chi aspira alla pace, prepari la guerra". È una delle frasi memorabili contenute nel prologo del libro III dell'Epitoma rei militaris di Vegezio, opera composta alla fine del IV secolo.
Il concetto è stato espresso anche da Cornelio Nepote (Epaminonda, 5, 4) con la locuzione Paritur pax bello, vale a dire "la pace si ottiene con la guerra", e soprattutto da Cicerone con la celebre frase Si pace frui volumus, bellum gerendum est (Philippicae, VII, 6,19) tratta dalla Settima filippica, che letteralmente significa "Se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra", che fu una delle frasi che costarono la vita al grande Arpinate nel conflitto con Marco Antonio.

Blog dedicato agli appassionati di DIFESA, 
storia militare, sicurezza e tecnologia. 


La bandiera è un simbolo che ci unisce, non solo come membri 
di un reparto militare 
ma come cittadini e custodi di ideali.
Valori da tramandare e trasmettere, da difendere
senza mai darli per scontati.
E’ desiderio dell’uomo riposare
là dove il mulino del cuore non macini più
pane intriso di lacrime, là dove ancora si può sognare…
…una vita che meriti di esser vissuta.
Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo: 
fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?
Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita 
e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni, 
a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:
“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.
Tutto…tranne l’amare.

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, SANDBOXX, Wikipedia, You Tube)
































 

lunedì 22 settembre 2025

Polemikó Nautikó o MARINA GRECA: Starebbe per essere finalizzata la vendita di quattro FREMM-IT alla Grecia.










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Si vis pacem, para bellum 
(in latino: «se vuoi la pace, prepara la guerra») è una locuzione latina.

Uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace consiste nell'essere armati e in grado di difendersi, possiede anche un significato più profondo che è quello che vede proprio coloro che imparano a combattere come coloro che possono comprendere meglio e apprezzare maggiormente la pace.










Polemikó Nautikó (in greco moderno: Πολεμικό Ναυτικό, abbreviato ΠΝ - PN) è la designazione ufficiale della Marina militare greca.

Essa trae le sue radici nelle forze navali delle isole egee che combatterono contro l'Impero ottomano per l'indipendenza greca. La precedente denominazione, durante il periodo in cui la Grecia è stata una monarchia (1833-1924 e 1936–1973), era Marina Reale (Βασιλικό Ναυτικό, Vasilikó Nautikó, abbreviato ΒΝ). 


Il motto della Marina greca è «Μέγα το της Θαλάσσης Κράτος» (leggi: Méga to tis thalássis krátos), traducibile come "Grande [è] il potere del mare" (ossia il potere che il mare conferisce a chi lo controlla), adattata da una frase di un'orazione di Pericle durante la Guerra del Peloponneso (μέγα γὰρ τὸ τῆς θαλάσσης κράτος), riportata da Tucidide nell'omonima opera storica (I, 143.5).



LA CESSIONE EVENTUALE DI 2 + 2 FREMM-IT ALLA MARINA MILITARE GRECA

In data 22 settembre 2025, la FREMM-GP italiana BERGAMINI è attraccata presso la base navale di Salamina in Grecia, per essere ispezionata attentamente da una delegazione della Marina Greca nel contesto della sua possibile fornitura alla marina militare di Atene.
La BERGAMINI è attualmente operativa come flagship del NATO Standing Maritime Group 2.  Dopo questa prima visita dovrebbe seguire a breve quella della FREMM-ASW Virginio FASAN. Come riferito dal sito di R.I.D. (Rivista Italiana Difesa) la marina Greca è interessata all’acquisizione di 2 FREMM (più altre 2 in opzione) attualmente in servizio con la Marina Italiana, appunto la BERGAMINI e la FASAN. La cessione dovrebbe avvenire non prima del 2028 e le 2 fregate della M.M. verrebbero sostituite (come nei precedenti analoghi casi) nella Marina Militare italiana dalle più moderne FREMM EVO.


FREMM EVO



La stampa greca specializzata riferisce che il Ministro della Difesa greco Dendias aveva ribadito di aspettarsi la firma del contratto per la cessione delle 2 unità in questione entro la fine di ottobre 2025.
Nel contempo, nel mese di aprile 2025, una delegazione greca, composta dal Ministro della Difesa, dal Capo di Stato Maggiore della Difesa e dal Capo di Stato Maggiore della Marina, aveva ispezionato la FREMM MARGOTTINI nel porto del Pireo, alla presenza dell’Amm. Enrico Credendino.



FREMM (dall'Italiano Fregate europee multi-missione o dal francese Frégates européennes multi-missions)

E’ la sigla che identifica una nuova generazione di fregate, denominate in Francia classe Aquitaine e in Italia classe Bergamini, frutto di un progetto congiunto tra Italia, tramite Orizzonte Sistemi Navali (Società di ingegneria navale, costituita da Fincantieri e da Finmeccanica, rinominata Leonardo dal 2017) e Francia, tramite Armaris (costituita da DCNS, rinominata Naval Group dal 2017, e Thales). Il progetto FREMM segue la logica di collaborazione tra le industrie della difesa italiane e francesi già sperimentata con la realizzazione del programma Orizzonte. La prima unità di questo tipo, l'Aquitaine, è stata varata il 4 maggio 2010 ed è entrata in servizio nel 2012. La prima della classe Bergamini, la fregata Carlo Bergamini, è stata varata il 16 luglio 2011 nel cantiere navale di Riva Trigoso e consegnata alla Marina Militare il 14 luglio 2012.
La United States Navy ha selezionato una variante della classe FREMM italiana per una nuova classe di fregate, la classe Constellation, costruita da Fincantieri Marinette Marine (FMM) e con un fabbisogno totale stimato in venti unità. Il progetto, più volte rimaneggiato, risulta tuttavia radicalmente diverso da quello delle FREMM originarie.

Costruzione

A partire dal 2010 il programma darà origine a 12 unità per la Marina Militare in sostituzione delle fregate delle classi Lupo e Maestrale (queste ultime derivate dalle prime) e 11 unità per la marina francese in sostituzione delle fregate delle classi Tourville, Georges Leygues e Cassard. Gli ordini saranno suddivisi in 4 ASW + 6 GP +2 EVO per l'Italia e in 9 ASW + 2 AA (versione FREDA) per la Francia. Inizialmente la Francia aveva programmato 6 ulteriori unità per sostituire anche le ultime corvette classe A 69 ma, per problemi di bilancio, queste sono state cancellate. In Italia la legge finanziaria 2006 ha previsto stanziamenti idonei all'avvio del programma per la costruzione delle prime due fregate. Le FREMM sono il più importante programma militare in ambito navale mai costituito tra partner europei e prevede un impegno finanziario complessivo di 11 miliardi di euro, dei quali 6,5 a carico della Francia e 4,5 a carico dell'Italia.
La legge finanziaria 2007 ha inoltre finanziato, tramite bilancio ordinario della Difesa e contributi straordinari MSE, ulteriori quattro unità: salgono quindi a sei le navi già finanziate. Nell'autunno 2010 sono stati avviati i lavori di costruzione della terza FREMM italiana. Le prime tre unità avranno rispettivamente nome Carlo Bergamini, Virginio Fasan e Carlo Margottini, rispettivamente un ammiraglio, un sottufficiale (motorista) ed un capitano di vascello della Regia Marina durante la seconda guerra mondiale, decorati di medaglia d'oro al valor militare. I lavori sono stati avviati nei cantieri di Riva Trigoso e Muggiano. Nella seconda metà del 2013 è stata esercitata l'opzione per la quarta coppia di FREMM, per un totale quindi di otto navi già finanziate. Il 5 giugno 2014 è stata infine avviata la costruzione della settima fregata.
Per le unità italiane, la Marina Militare si è riservata l'opzione di montare un'ulteriore turbina a gas (TAG) per portare la velocità di punta a 32/33 nodi e per poter fornire una migliore scorta alle unità maggiori, come il Cavour.
Le prime otto navi per la Marine nationale hanno ricevuto i nomi: Aquitaine, Normandie, Provence, Bretagne, Auvergne, Languedoc, Alsace e Lorraine. L'Aquitaine è stata varata il 4 maggio 2010. La Marine nationale le designa come fregate di primo rango e quindi le contraddistingue con il distintivo ottico “D".

EXPORT

Una unità in versione ASW è stata venduta nel 2007 dalla Francia al Marocco ed è stata consegnata nel 2014, il nome Mohammed VI (F 701)
Una seconda unità è stata venduta nel 2015 dalla Francia all'Egitto, si tratta della Tahya Misr (FFG-1001), ex Normandie (D 651). La Marina Egiziana ha ordinato anche 2 fregate FREMM italiane nel 2020. Tra il dicembre 2020 e l'aprile 2021 sono state consegnate all'Egitto la Al-Galala (FFG-1002), ex Spartaco Schergat (F 598), e la Bernees (FFG-1003), ex Emilio Bianchi (F 599).
Il 30 aprile 2020, la US Navy ha annunciato l'aggiudicazione a Fincantieri del contratto, dal valore di 795 milioni di dollari, per la realizzazione della prima fregata del programma FFG(X), che la società costruirà nei cantieri di Marinette, nel Wisconsin. Le unità di questo programma, che andranno a costituire all'interno della flotta della Marina Militare degli Stati Uniti la classe Constellation, sono delle versioni riadattate della nave classe FREMM italiana. Il contratto iniziale prevede un'opzione per l'acquisto di ulteriori nove unità.
Il 10 giugno 2021 Fincantieri e il Ministero della difesa dell'Indonesia hanno firmato un contratto per l'acquisto di 6 fregate classe FREMM, l'ammodernamento e la vendita di due fregate classe Maestrale (che Fincantieri acquisirà una volta che verranno dismesse dalla Marina Militare Italiana) e il relativo supporto tecnico.
Le unità della classe FREMM sono state invece offerte, senza successo, anche ad altri Paesi quali: Canada, Australia e Brasile, mentre è in trattativa la fornitura alla Norvegia di 5 fregate derivate dalla variante Constellation e, in versione Constellation "leggera", 7 alla Grecia.
 
Caratteristiche generali

Le fregate sono realizzate in diverse versioni: lotta antisommergibile (ASW - Anti Submarine Warfare), multiruolo (General Purpose) per l'attacco al suolo in profondità e il bombardamento controcosta in appoggio alle forze da sbarco, ed infine antiaerea (FREDA) solo per la Marine nationale. Tutte le versioni dispongono di un sistema di autodifesa antiaerea (AAW - Anti Air Warfare) basato sul missile Aster 15; tutte le unità italiane e le FREDA francesi avranno anche missili superficie/aria MBDA Aster 30 per la difesa antiaerea d'area. Tutte avranno un sistema di difesa antinave (ASuW - Anti Surface Warfare), basato sul missile Teseo/OTOMAT per le navi italiane e sul missile Exocet per quelle francesi. L'ultima versione è ASW Enhanced, una nuova configurazione che combina il design dello scafo e delle sovrastrutture e la suite di missione nella configurazione General Purpose con la suite di guerra antisom.
Tutte le unità sono dotate di eliche di manovra prodiere della potenza di 1 MW, che velocizza di molto le accostate e ne agevola le manovre in spazi ristretti, ed utilizzabile anche come propulsore ausiliario in grado di generare 7 nodi di velocità massima; le navi sono inoltre progettate in classe RINA con specifiche militari (RINAMIL for FREMM ed. 2006) e rispettano le norme antinquinamento marino MARPOL. I due timoni, fuori asse rispetto alle eliche, non sono verticali ma inclinati di 9° in modo da fungere anche da alette stabilizzatrici.
Le navi erano originariamente programmate per ospitare fino a 165 membri dell'equipaggio, ma l'utilizzo di uno spazio a prora destinato ad ospitare missili a lunga gittata ha permesso, alle navi italiane, di ampliare i posti fino a 200, dei quali 23 destinati alla gestione degli elicotteri, 131 (GP) o 133 (ASW) al governo della nave in tabella base ed altri 34 in tabella allargata per periodi di operatività prolungata, posti a disposizione anche per eventuale staff di comando aggiuntivo o per nuclei di forze speciali o fucilieri di marina imbarcati in aggiunta agli ultimi 12 posti ancora disponibili.
Entrambe le versioni possono lanciare dei gommoni da 7 e 11 m con una gru, mentre a poppa sotto il ponte elicotteri è stato ricavato uno spazio sfruttato in modo diverso a seconda delle versioni: la ASW ospita il sonar filabile rimorchiato, mentre la GP alloca una slitta dalla quale lanciare imbarcazioni RHIB (semirigidi gonfiabili) utilizzate dal Comsubin per le operazioni speciali.

Versioni italiane 

Elettronica delle FREMM italiane

Il Sistema di Combattimento delle FREMM italiane è gestito dal sistema CMS (Combat Management System) ATHENA-I, sviluppato da Selex ES (Leonardo dal 2017). Il sistema missilistico antiaereo è basato sul SAAM-ESD (Extended Self Defence, in luogo dell'inizialmente previsto SAAM-IT, che avrebbe dovuto disporre solo degli Aster 15) per la gestione dei missili, cui è associato il radar multifunzionale attivo 3D EMPAR (SPY-790), sensore principale del sistema. Il sistema dispone di una centrale secondaria in grado di subentrare in caso di distruzione o avaria del sistema principale. A differenza del sistema imbarcato sulle FREMM francesi (SAAM-FR), avente solo capacità di autodifesa grazie ai missili Aster 15, tutte le FREMM italiane dispongono di una capacità di difesa d'area, grazie alla possibilità di utilizzare anche gli Aster 30. Altri sensori sono il radar di scoperta di superficie RASS (RAN30 X/I) in banda E/F della Selex, radar di navigazione a bassa probabilità di intercettazione LPI SPN-730 / Selex SPN 753(V) 4 in banda I, il sistema di scoperta IR SASS Galileo, due sistemi di puntamento multisensore (radar ed elettro-ottico) MSTIS NA 25X (RTN-30X), radar per appontaggio elicotteri, sistema IFF SIR-M5 Pa. Le unità dispongono di sistema comunicazione Datalink Link 11,16 e 22 M-DLP e di sistema comunicazioni satellitare SATCOM. Sonar attivo montato sul bulbo Thales 4110CL dotato di sistema di scoperta mine e telefono subacqueo, con trasduttore WASS del peso di 9 tonnellate metriche ed è composto da 500 idrofoni. Tutte dispongono di sonar anti-mine WASS SNA-2000-I. Le quattro FREMM ASW e le due GP+ dispongono anche di echo sounder SeaBeam 3050 multibeam, della L-3 ELAC Nautik e sono dotate anche di un sonar attivo rimorchiato a profondità variabile (VDS) Thales 4249 a bassa frequenza.

Armamento versione antisom italiana:

  • 2 lanciatori verticali (VLS) in moduli da 8 celle ciascuno del tipo Sylver A-50 per i missili superficie/aria MBDA Aster 15 per la difesa antiaerea a corto raggio (AAW) e per missili superficie/aria MBDA Aster 30 per la difesa antiaerea d'area, nonché compatibili con i futuri ATBM Block 1 NT e Block 2
  • predisposizione per l'installazione di ulteriori 2 lanciatori verticali (VLS) in moduli da 8 celle ciascuno del tipo Sylver A-70 per il missile da crociera superficie/superficie a lungo raggio MBDA Scalp Naval (comunque compatibili anche con missili Aster 15 e 30)
  • 8 lanciatori per missili antinave a lungo raggio del tipo MBDA Teseo Mk2 Block IV e del sistema combinato missile/siluro a medio raggio tipo MBDA Milas per la lotta antisommergibile per la versione Italiana o del solo missile a lungo raggio per la lotta antinave MBDA Exocet MM40 Block 3/3c per la versione Francese.
  • 2 sistemi lanciasiluri trinati da 324 mm per siluri MU 90 con sistema di caricamento automatico interno.
  • 2 cannoni del tipo Oto Melara 76/62 mm super rapido double feeding Davide/Strales con capacità di utilizzo della munizione guidata DART in funzione antimissile (la versione francese imbarcherà un solo pezzo, priva del sistema Davide).
  • 2 lanciarazzi Oto Melara SCLAR-H DLS
  • 2 sistemi anti-siluro SLAT
  • 2 pezzi Oto Melara / Oerlikon KBA da 25/80 mm
  • 2 elicotteri NH90 o EH101.

Armamento versione multiruolo italiana:

  • 2 lanciatori verticali (VLS) in moduli da 8 celle ciascuno del tipo Sylver A-50 (compatibili anche con missili Aster 15 e 30) per missili superficie/aria MBDA Aster 15 per la difesa antiaerea a corto raggio (AAW) o per missili superficie/aria MBDA Aster 30 per la difesa antiaerea d'area.
  • predisposizione per l'installazione di ulteriori 2 lanciatori verticali (VLS) in moduli da 8 celle ciascuno del tipo Sylver A-70 per il missile da crociera superficie/superficie a lungo raggio MBDA Scalp Naval (comunque compatibili anche con missili Aster 15 e 30)
  • 8 lanciatori per missili antinave impiegabili anche per obiettivi terrestri MBDA Teseo Mk2\A per la versione Italiana o del missile a lungo raggio per la lotta antinave MBDA Exocet MM40 Block 3 per la versione Francese
  • 2 sistemi lanciasiluri B515 trinati da 324 mm per siluri MU 90 con sistema di caricamento semi-automatico, interno
  • 1 cannone del tipo Oto Melara 76/62 mm super rapido double feeding Davide/Strales con capacità di utilizzo della munizione guidata DART in funzione antimissile. La versione italiana lo monterà a poppa sopra l'hangar mentre quella francese (comunque priva del sistema Davide) a prua.
  • 1 cannone del tipo Oto Melara 127/64 mm LW con capacità di utilizzo della munizione guidata tiro di precisione contro bersagli terrestri e navali. Il cannone, avente capacità AAW, ASuW ed NSFS, è equipaggiato con un magazzino automatico di rifornimento contenente 350 proiettili, oltre ai 56 in torre. Cannone presente solo nella versione italiana.
  • 2 lanciarazzi Oto Melara SCLAR-H DLS (sulle ultime tre unità sarà installato il nuovo sistema integrato di contromisure AAW e ASW OTO Melara ODLS-20)
  • 2 pezzi Oto Melara / Oerlikon KBA da 25/80 mm
  • 2 elicotteri tipo NH90 o EH101 o una combinazione di entrambi gli elicotteri.

Le FREMM italiane hanno tutte una capacità di difesa aerea di area, grazie all'EMPAR attivo e allo specifico sistema di combattimento SAAM-ESD. 








Si vis pacem, para bellum 
(in latino: «se vuoi la pace, prepara la guerra») è una locuzione latina.

Usata soprattutto per affermare che uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace consiste nell'essere armati e in grado di difendersi, possiede anche un significato più profondo che è quello che vede proprio coloro che imparano a combattere come coloro che possono comprendere meglio e apprezzare maggiormente la pace.
L'uso più antico è contenuto probabilmente in un passo delle Leggi di Platone. La formulazione in uso ancora oggi è invece ricavata dalla frase: Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum, letteralmente "Dunque, chi aspira alla pace, prepari la guerra". È una delle frasi memorabili contenute nel prologo del libro III dell'Epitoma rei militaris di Vegezio, opera composta alla fine del IV secolo.
Il concetto è stato espresso anche da Cornelio Nepote (Epaminonda, 5, 4) con la locuzione Paritur pax bello, vale a dire "la pace si ottiene con la guerra", e soprattutto da Cicerone con la celebre frase Si pace frui volumus, bellum gerendum est (Philippicae, VII, 6,19) tratta dalla Settima filippica, che letteralmente significa "Se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra", che fu una delle frasi che costarono la vita al grande Arpinate nel conflitto con Marco Antonio.

Blog dedicato agli appassionati di DIFESA, 
storia militare, sicurezza e tecnologia. 


La bandiera è un simbolo che ci unisce, non solo come membri 
di un reparto militare 
ma come cittadini e custodi di ideali.
Valori da tramandare e trasmettere, da difendere
senza mai darli per scontati.
E’ desiderio dell’uomo riposare
là dove il mulino del cuore non macini più
pane intriso di lacrime, là dove ancora si può sognare…
…una vita che meriti di esser vissuta.
Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo: 
fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?
Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita 
e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni, 
a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:
“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.
Tutto…tranne l’amare.

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, RID, Wikipedia, You Tube)