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L’Admiral Graf Spee fu un incrociatore pesante della classe Deutschland che servì nella Kriegsmarine tedesca durante la seconda guerra mondiale. I tedeschi classificarono inizialmente le navi di questa classe come corazzate (Panzerschiff in tedesco), per poi riclassificarle come incrociatori pesanti (Schwere Kreuzer) nel 1940; i britannici, invece, le classificarono come corazzate tascabili (Pocket Battleship in inglese), appellativo che poi è rimasto come caratteristico delle navi di questa classe.
L'Admiral Graf Spee è passata alla storia per aver sostenuto la prima battaglia navale tra la Kriegsmarine e la Royal Navy durante la seconda guerra mondiale conosciuta come battaglia del Río de la Plata, presso Montevideo, conclusasi con l'autoaffondamento della corazzata.
Vita operativa
Impostata nei cantieri Marinewerft di Wilhelmshaven il 1º ottobre 1932, la nave venne varata il 30 giugno 1934 con il nome di Admiral Graf Spee, in onore dell'ammiraglio della prima guerra mondiale Maximilian von Spee, che morì nella battaglia delle Falkland l'8 dicembre 1914. Fu la seconda nave a prendere il nome da lui dopo la SMS Graf von Spee, un incrociatore da battaglia tedesco della prima guerra mondiale rimasto incompleto. Venne designata come nave ammiraglia della Kriegsmarine il 21 maggio 1935, e mantenne tale incarico fino all'entrata in servizio della Gneisenau.
Venne ideata, insieme alle gemelle Deutschland e Admiral Scheer, con il piano, poco meno che segreto, di stivare quanta più possibile potenza di fuoco e bocche da fuoco nel minor spazio possibile. Aveva una murata spessa 12 cm come le grandi navi da battaglia, ma, anziché essere costruita con chiodi, era saldata a filo con una riduzione notevole del peso, fu dotata inoltre di metodi di evasione e difesa alternativi e altrettanto efficaci: su di essa furono sperimentati i primi motori Diesel marini ad alte prestazioni, quando ancora la maggior parte delle navi di simile stazza erano propulse a vapore; fu dotata del primo sistema radar all'avanguardia per quei tempi[4] e di un congegno automatizzato di telemetria e guida al tiro per le torrette dei cannoni che aveva dell'avveniristico per l'epoca.
Il primo impiego operativo dell'incrociatore avvenne durante la guerra civile spagnola; la Graf Spee fece parte (dal 27 giugno al 7 agosto 1937) di una squadra navale internazionale incaricata di contrastare il contrabbando di armi. Nel 1938 l'incrociatore prese parte ad alcune crociere addestrative in Atlantico, visitando Tangeri e Vigo; una seconda crociera addestrativa dall'aprile al maggio del 1939 portò la Graf Spee a visitare Ceuta e Lisbona.
Operazioni in Atlantico
Alle prime avvisaglie dello scoppio della seconda guerra mondiale, la Graf Spee salpò dal porto di Wilhelmshaven il 21 agosto 1939, con al comando il capitano di vascello Hans Langsdorff (che aveva assunto tale incarico sin dal novembre 1938), veterano della prima guerra mondiale, discendente dalla migliore scuola di guerra di stampo prussiano; la zona di operazioni designata per l'incrociatore era l'Atlantico meridionale, tra l'isola di Sant'Elena e la costa del Brasile. La Graf Spee ricevette l'autorizzazione ad attaccare i convogli navali britannici il 3 settembre 1939, giorno della dichiarazione di guerra alla Germania da parte di Regno Unito e Francia.
Effettuato il primo rendez-vous con la nave appoggio Altmark, che avrebbe incrociato a notevole distanza eccetto che nei brevi incontri in posizioni prestabilite per il rifornimento di provviste e combustibile, la Admiral Graf Spee adottò una serie di misure per camuffare la propria identità: il nome originale venne eliminato dalle fiancate e sostituito con il nome fittizio di Admiral Sheer, mentre la sagoma della nave venne mutata di aspetto con la costruzione di fumaioli e torrette posticci, con l'intenzione di confondere le informazioni del nemico sulla sua presenza nell'Atlantico del Sud.
Il 30 settembre la Graf Spee fece la sua prima vittima, intercettando e affondando la nave da carico britannica Clement al largo delle coste del Brasile. Il 7 ottobre fu la volta di altri due mercantili, la Ashlea e la Newton Beech, alle quali fece seguito il 17 ottobre la Huntsman e cinque giorni più tardi la Trevanion. Nel compiere queste azioni, Langsdorff si attenne scrupolosamente alle regole del diritto internazionale: i mercantili nemici vennero fermati facendo un uso minimo della forza, i documenti controllati e l'equipaggio messo in salvo prima di affondare il bastimento. I prigionieri comuni venivano poi trasbordati il prima possibile sulla Altmark, mentre gli ufficiali rimanevano alloggiati sulla Graf Spee; il capitano Langsdorff curò personalmente che tutti i prigionieri venissero trattati con il massimo rispetto, venissero alloggiati dignitosamente e venisse loro fornito un minimo di svago. La correttezza di Langsdorff verso i prigionieri venne riconosciuta dai prigionieri stessi nelle loro memorie.
A ottobre inoltrato, Langsdorff decise di dirigersi verso l'oceano Indiano, per far perdere le sue tracce al nemico. Il 15 novembre, la Graf Spee affondò la petroliera britannica Africa Shell al largo della costa del Mozambico; gli ufficiali vennero presi prigionieri, ma Langsdorff lasciò che il resto dell'equipaggio raggiungesse la terraferma, in modo che i britannici, informati dell'accaduto, concentrassero le loro ricerche nell'oceano Indiano. Ormai sulle tracce della Graf Spee erano stati mobilitati otto gruppi navali, compresa la portaerei HMS Ark Royal e l'incrociatore da battaglia HMS Renown. Langsdorff riportò la sua nave in Atlantico, e il 2 dicembre affondò il mercantile Doric Star al largo delle coste dell'Africa occidentale; il marconista della Doric Star continuò a comunicare la propria posizione fino a quando fu possibile, e ciò permise alla Squadra da Caccia G britannica di avere una prima idea della posizione della Graf Spee.
La Graf Spee fece quindi rotta verso le coste del Sudamerica per compiere un'incursione nel corridoio davanti a Buenos Aires, molto trafficato. Il 3 dicembre affondò la nave da carico Tairoa, prima di incontrarsi, il 6 dicembre, con la Altmark, sulla quale vennero trasbordati tutti i prigionieri (ormai più di 300). Il 7 dicembre la Graf Spee fece la sua ultima vittima, il piccolo piroscafo Streonshalh, portando così il totale a nove mercantili affondati per complessive 50.147 tonnellate di stazza lorda.
La battaglia del Rio de la Plata
La mattina del 13 dicembre 1939, le vedette della Graf Spee avvistarono alcune navi da guerra all'orizzonte. Erano le navi della Squadra da Caccia G della Royal Navy, al comando del commodoro Henry Harwood: l'incrociatore pesante HMS Exeter, e gli incrociatori leggeri HMS Aiax (ammiraglia di Harwood) e HMNZS Achilles (la quarta nave della formazione, l'incrociatore pesante HMS Cumberland, era in riparazione alle isole Falkland). La squadra inglese stava incrociando in quelle acque fin dal giorno precedente: grazie alle informazioni trasmesse dalla Doric Star, Hartwood aveva potuto stimare la posizione dell'incrociatore tedesco, e prevedere così il suo avvicinamento al Río de la Plata, un obbiettivo molto invitante per una nave corsara per via del suo intenso traffico mercantile. L'avvistamento delle navi britanniche colse di sorpresa la Graf Spee, in quanto il suo idrovolante da ricognizione si trovava in riparazione per via di una avaria al motore. Nonostante gli ordini di Langsdorff prevedessero di evitare il contatto con navi da guerra nemiche, il capitano tedesco scelse di accettare il combattimento.
Quella che seguì divenne nota come battaglia del Río de la Plata, e fu la prima vera battaglia navale della seconda guerra mondiale. In circa un'ora e mezzo di combattimento, i cannoni di grosso calibro della Graf Spee danneggiarono gravemente l'incrociatore Exeter, ma la nave riportò anch'essa dei danni, che convinsero Langsdorff a rompere il contatto e ad allontanarsi dalla squadra britannica. Tallonata dall'Ajax e dall'Achilles, la Graf Spee si diresse verso la terraferma del vicino Uruguay. Poco prima di mezzanotte del 14 dicembre 1939, la Graf Spee approdò al porto di Montevideo, mentre gli incrociatori britannici si fermavano al limite delle acque territoriali uruguaiane. La decisione di Langsdorff di interrompere il combattimento e di rifugiarsi nel porto di Montevideo fu oggetto di molte critiche, sia all'epoca sia successivamente. Alcuni storici rilevano come la Graf Spee fosse ancora in grado di combattere: la nave tedesca era stata colpita venti volte (con due colpi da 203 mm e diciotto da 152 mm), ma gli unici danni gravi (oltre alla perdita di 37 membri dell'equipaggio) erano una falla di 180x90 cm sopra la linea di galleggiamento e un guasto ai montacarichi di alimentazione dei cannoni secondari; la nave disponeva ancora di sufficienti riserve di munizioni (era stato sparato il 67% dei colpi da 280 mm, ma le riserve dei calibri inferiori erano più cospicue) nonché di carburante (quasi il 75% del totale). Altri storici sostengono però che la decisione di approdare a Montevideo fosse inevitabile, in quanto una cannonata britannica aveva distrutto i serbatoi di acqua dolce, privando quasi totalmente la nave di questa risorsa (l'impianto di dissalazione installato a bordo era appena sufficiente a soddisfare i bisogni dei motori).
Mentre Langsdorff (che nel combattimento aveva riportato una ferita al braccio sinistro e una lieve commozione cerebrale) scendeva a terra per partecipare ai funerali dei 37 membri dell'equipaggio della Graf Spee caduti in battaglia, si aprì una accesa disputa diplomatica tra i rappresentanti tedeschi e britannici presso il governo uruguaiano (in quel momento ancora neutrale) circa il tempo massimo da concedere alla Graf Spee per rimanere a Montevideo. Dietro richiesta di Langsdorff, l'ambasciatore tedesco chiese il permesso di restare due settimane, tempo giudicato sufficiente per riparare completamente la Graf Spee; i britannici chiesero che il permesso fosse limitato a 24 ore, ma in seguito si dimostrarono più propensi a concedere un lasso di tempo maggiore, per permettere ad altre navi da guerra di avvicinarsi al Rio de la Plata. Dopo che una commissione di tecnici ebbe visitato la nave, il governo uruguaiano concesse alla Graf Spee di rimanere in porto per non più di 72 ore, tempo giudicato sufficiente per riparare i danni più gravi; alla scadenza, la nave, in conformità alle regole internazionali, sarebbe stata posta in disarmo e l'equipaggio internato.
Il termine delle 72 ore venne giudicato da Langsdorff insufficiente per rimettere in sesto la Graf Spee perché potesse affrontare l'oceano; inoltre, i britannici emisero falsi segnali radio con cui comunicavano l'avvicinarsi al Rio de la Plata della Ark Royal e della Renown, che invece si trovavano ancora al largo della costa del Brasile. In considerazione di ciò, e nonostante da Berlino Adolf Hitler lo invitasse ad accettare il combattimento, Langsdorff decise, d'accordo con i suoi ufficiali, di autoaffondare la nave.
Il 17 dicembre 1939, a poche ore dallo scadere dell'ultimatum uruguaiano, la Graf Spee lasciò il porto di Montevideo con a bordo Langsdorff e un equipaggio ridotto al minimo, seguita dal mercantile tedesco Tacoma (che si trovava per caso nel porto) e da due piccoli rimorchiatori argentini affittati dall'ambasciata tedesca, che trasportavano il resto dell'equipaggio; la partenza della Graf Spee venne osservata da una numerosa folla accalcata sulle banchine del porto, nonché da alcuni radiocronisti che da giorni seguivano la vicenda. Giunta al limite delle acque territoriali, la Graf Spee calò l'ancora in un punto dove il fondale era basso, mentre Langsdorff e i suoi uomini si trasferivano su uno dei rimorchiatori. Poco dopo, una serie di potenti esplosioni squarciò la nave, che bruciò fino alla mattina seguente, quando si inabissò definitivamente.
Il Tacoma e i rimorchiatori trasferirono l'equipaggio della Graf Spee a Buenos Aires, dove fu internato dalle autorità argentine fino alla conclusione della guerra. La sera del 19 dicembre 1939, in una stanza dell'Arsenale di Buenos Aires, Langsdorff si suicidò con la sua pistola di ordinanza, avvolto nella bandiera della vecchia marina imperiale tedesca. Verrà seppellito nel Cimitero della Chacarita a Buenos Aires.
Quando l'Admiral Graf Spee si trovò con le spalle al muro in un estuario del Sud America dopo una battaglia con tre navi da guerra britanniche, il suo capitano vide solo una via d’uscita…
Quando il primo proiettile colpì nell'interno poco illuminato dell’unità tedesca, un coro sommesso si levò dai 29 ufficiali della nave tenuti prigionieri a bordo. Ci furono imprecazioni e grida, ma nessun tedesco si fece avanti per aprire i portelli che tenevano in ostaggio i prigionieri. Erano marinai esperti, questi capitani e ufficiali delle nove navi britanniche catturate e affondate dalla corazzata tascabile Admiral Graf Spee, e non erano contenti di essere colpiti dai colpi di arma da fuoco britannici.
Un secondo proiettile colpì vicino alla loro prigione e i valorosi marinai si sentirono più allarmati: “Lasciateci uscire. Per favore Dio. Fateci uscire!” gridarono quando un terzo, poi un quarto colpo colpì, e poi la stanza divenne silenziosa.
L’anno 1939 contrappose le forze dell’Asse, che spingevano per la guerra, alle forze alleate di Francia, Gran Bretagna e Paesi Bassi, che cercavano disperatamente di evitare il conflitto.
Nonostante il Trattato di Versailles di vent’anni prima, la Germania era riuscita a mettere a punto con successo un’enorme macchina militare per terra e mare. Una delle navi nuove e innovative era l'Admiral Graf Spee.
Nelle prime settimane della seconda guerra mondiale, l’Atlantico meridionale era un terreno di caccia per i predoni tedeschi. Alle prime luci del 13 dicembre 1939, la vedetta della Graf Spee diede l'allarme: due alberi furono avvistati all'orizzonte poco illuminato. Presto ne apparve un altro. Il primo albero fu identificato come la nave più grande, l'incrociatore pesante HMS Exeter, con cannoni da 8 pollici. Si pensava che le due navi con l’Exeter proteggessero i cacciatorpediniere. Il capitano tedesco Hans Langsdorff credeva che l'Exeter e i cacciatorpediniere stessero proteggendo un convoglio. Tuttavia, si scoprì presto che i due cacciatorpediniere erano in realtà due incrociatori leggeri: il britannico HMS Ajax e il neozelandese HMNZS Achilles, ciascuno con armamento principale da 6 pollici.
I tedeschi e gli inglesi procedevano dritti l'uno verso l'altro. Ma i massicci cannoni tedeschi da 11 pollici potevano superare di gran lunga i cannoni più grandi imbarcati dagli inglesi.
Il commodoro britannico Henry Harwood aveva deciso di far sì che l'Ajax e l'Achilles agissero come un'unità e l'Exeter come un'altra. Harwood era nell'Ajax e avrebbe diretto da lì. Mentre le due navi più grandi correvano l'una verso l'altra, il vantaggio detenuto dalla Graf Spee con i suoi cannoni più grandi stava rapidamente scomparendo, poiché si stava rapidamente avvicinando alla portata dell’Exeter. Alle 6:14, l'Admiral Graf Spee sparò i primi colpi della giornata, a cavallo tra l'Ajax e l'Exeter. Da quel momento in poi ci fu una fragorosa cacofonia di suoni mentre questi grandi cannoni facevano fuoco.
Fu presto evidente che l'Exeter stava subendo un colpo con i cannoni da 11 pollici accuratamente puntati su di essa. Anch’essa stava mettendo a segno i suoi colpi, ma le sue armi venivano lentamente messe a tacere dai proiettili del Graf Spee, a sole sei miglia di distanza. La devastazione sull'Exeter fu impressionante: il suo ponte era scomparso con tutte le sue reti di comunicazione. Il capitano Frederick Bell condusse la nave dalla posizione di poppa e comunicò i suoi cambiamenti di rotta tramite una catena di uomini feriti e illesi che formavano una linea fino alla sezione di governo. Bell fu leggermente ferito al volto, ma riuscì a continuare a combattere i tedeschi con un fuoco preciso da 8 pollici dalla sua unica torretta rimasta.
Azioni eroiche venivano compiute regolarmente mentre la malconcia Exeter procedeva a ritmo costante, ma la sua capacità di combattimento veniva rapidamente spazzata via con la Graf Spee intenta a finire il vecchio incrociatore. Le schegge provocate da incidenti sfiorati furono letali quasi quanto i colpi diretti, causando molte vittime e squarciando l'armatura leggera delle installazioni dei ponti e delle strutture delle torri. Nonostante le schegge che riempivano l'aria, gli equipaggi di coperta riuscirono a lanciare i siluri ancora nei tubi dell'aria compressa, ma mancarono il bersaglio, che scomparve in una spessa cortina di fumo.
Alle 7 del mattino le torrette A e B di Exeter erano silenziose: la torretta Y stava sparando, ma solo tramite il controllo locale. Un incendio infuriava negli alloggi del sottufficiale capo e nella mensa dei Marines, non c'erano collegamenti telefonici, si poteva sparare solo con un cannone da 4 pollici, entrambi gli aerei erano stati gettati in mare e le comunicazioni radio erano completamente interrotte. Tuttavia, la sala macchine era praticamente intatta e la nave poteva ancora raggiungere la massima velocità.
La Graf Spee era scomparsa coperta dalla sua cortina fumogena, il che diede all'Exeter la possibilità di tentare di riparare le aree danneggiate, ma in realtà non era adatta a continuare a combattere. A quel punto, la battaglia si era ridotta a due incrociatori leggeri britannici con i loro cannoni da 6 pollici contro i sei cannoni da 11 pollici dell'Admiral Graf Spee.
All'inizio del combattimento, il pilota dell'aereo da ricognizione Seafox dell'Ajax, il tenente Edgar Lewin, chiese il permesso di decollare per dirigere il fuoco della nave. Il capitano Charles Woodhouse acconsentì ma avvertì Lewin che le torrette X e Y erano solo a pochi metri dalla catapulta e che non avrebbe rallentato la loro velocità di fuoco. Così Lewin decollò tra le fragorose esplosioni dei cannoni da 6 pollici.
Mentre l'Exeter si ritirava, la Graf Spee, non conoscendo l'entità del danno dell'Exeter, continuò a concentrarsi su di essa, cercando di affondarla.
I due incrociatori leggeri, vedendo la situazione di pericolo dell'Exeter, accelerarono per allontanare il fuoco tedesco dall'incrociatore gravemente malconcio. Harwood diede l'ordine: "Procedi alla massima velocità!" per avvicinarsi alla Graf Spee. Mentre correvano verso la nave tedesca, continuando a sparare con le bordate con buoni risultati, misero a segno colpi che colpirono i tedeschi. La loro tattica ebbe successo: i due incrociatori leggeri attirarono il fuoco principale tedesco mentre l'Exeter si allontanava a sud.
Poi sembrò che i tre bersagli britannici separati confondessero gli artiglieri della Graf Spee. Il loro fuoco rallentò e le batterie secondarie rimasero silenziose. Le due navi più piccole erano state praticamente ignorate fino ad allora, ma la Graf Spee recuperò la sua capacità di fuoco e i due incrociatori leggeri iniziarono a subire la stessa sorte dell'Exeter.
Mentre l'Exeter scivolava via dalla rissa nella nuvola di una cortina di fumo autogenerata, Harwood prese la decisione di interrompere il combattimento e sperare che potesse essere ripreso dopo il tramonto. Si credeva che la Graf Spee avesse subito pochi danni. Harwood commentò: "Potremmo anche bombardarla con un sacco di dannate palle di neve". Più o meno in quel periodo, stava venendo alla luce che le munizioni degli incrociatori britannici si stavano esaurendo. Questi due fattori decisero per lui. Alle 7:40 segnalò all'Achille di fare fumo e di allontanarsi dalla Graf Spee.
La nave tedesca aveva subito più colpi di quanto il comandante britannico sapesse. I danni inflitti dai tre incrociatori non furono realmente pericolosi per la vita immediata della nave; tuttavia, un ritorno in Germania attraverso il brutale Atlantico invernale era in pericolo senza riparazioni. Mentre Harwood stava prendendo la decisione di interrompere la rotta, Langsdorff stava decidendo di correre in un porto neutrale per una manutenzione affrettata per rendere la sua nave di nuovo pienamente idonea alla navigazione.
Poiché praticamente tutti i porti dell’Atlantico meridionale erano neutrali o controllati dagli inglesi, le regole di neutralità erano di grande importanza. In poche parole, una nave di una nazione in guerra che entrava in un porto neutrale aveva 24 ore prima di dover partire. C'era un'eccezione alla regola della Convenzione dell'Aja del 1907 che concedeva più tempo se una nave aveva bisogno di riparazioni per renderla idonea alla navigazione, ma il suo equipaggio non poteva aumentare la sua efficienza di combattimento. Gran parte di tale eccezione sarebbe stata determinata dalle autorità del paese neutrale coinvolto. Una disposizione aggiuntiva stabiliva che una nave mercantile di una nazione in guerra situata in un porto neutrale non poteva essere inseguita da una nave da guerra di una nazione avversaria nello stesso porto per 24 ore.
Langsdorff aveva scelto Montevideo, in Uruguay, come suo porto anche se Buenos Aires, in Argentina, dall'altra parte della grande baia, era più amichevole con la Germania. La baia di La Plata era così bassa che sarebbe stato pericoloso trascinare l'enorme nave nei suoi canali.
Quando Aiace e Achille emersero dalla cortina fumogena che avevano usato per nascondersi dalla Graf Spee, gli equipaggi rimasero stupiti nel vedere il nemico fuggire verso ovest. Il Capitano WE Parry dell'Achilles disse: “Quando l'azione fu interrotta, la mia sensazione era che il nemico potesse fare tutto ciò che voleva. Non mostrava alcun segno di danni, il suo armamento principale sparava ancora con precisione, l’Exeter era evidentemente fuori uso, e quindi aveva solo due piccoli incrociatori per impedirgli di attaccare il prezioso commercio del River Plate.
Mentre la Graf Spee guidava le tre navi verso Montevideo, all'aereo da ricognizione dell'Ajax, non individuando più il fuoco degli incrociatori, fu chiesto di trovare l'Exeter, che era scomparso dalla vista.
Harwood sperava che lei si unisse alla sua divisione. Quando Lewin nel Seafox trovò l'incrociatore pesante, vide il danno causato dai proiettili da 11 pollici. In seguito scrisse: "Non ho mai visto un simile disastro, almeno su una nave sopravvissuta". Alla fine, alcune ore dopo, Harwood liberò la valorosa vecchia nave e le ordinò di recarsi alle Isole Falkland per essere rimessa in ordine di navigazione.
Mentre i tre combattenti mantenevano le loro posizioni sulla strada per l'Uruguay, l'Ajax sul lato sinistro della Graf Spee, l'Achilles sul lato destro, tutti stavano riparando i danni. Sulla Exeter defunta si erano svolti i servizi funebri per quattro ufficiali e 47 marinai con il servizio di sepoltura in mare. Un ufficiale e un ufficiale erano ancora dispersi ma presumibilmente morti.
Sull'Ajax alle 21:15 l'aereo da ricognizione veniva issato a bordo, il che si rivelò essere un compito più impegnativo di quanto previsto. Dopo che Lewin fece un difficile atterraggio in un mare agitato, l'aereo fu finalmente portato a bordo con grande difficoltà.
Sull'Achille veniva distribuita la colazione e nel racconto si mescolavano storie di valore e umorismo. Una di queste storie riguardava un fuochista che era arrabbiato per la prima chiamata agli alloggi da parte dell'ufficiale di artiglieria. Quando emerse da sottocoperta stava farfugliando: "L'artiglieria spara in modo così veloce la mattina presto e perché il Gunnery Jack (ufficiale) non poteva aspettare fino a dopo colazione?" In quel momento tre degli enormi proiettili da 11 pollici della Graf Spee sollevarono tre gigantesche colonne d'acqua dai loro quasi incidenti sotto gli occhi del fuochista. La sua reazione fu immediata mentre si precipitava verso il portello dicendo: "Cor, questo non è un posto adatto a me!"
Nella rumorosa battaglia e nell'inseguimento che durò circa 10 ore, gli ufficiali delle navi precedentemente affondate dalla Graf Spee furono imprigionati a bordo della corazzata tascabile tedesca. Non avevano comunicazioni con nessuno per tenere traccia della battaglia. Se la Graf Spee fosse stata affondata, non avrebbe avuto alcuna possibilità di sopravvivere, quindi il loro interesse per l'andamento della battaglia era intenso. Diverse schegge di proiettili perforarono l'armatura, consentendo brevi scorci di eventi proprio alla loro vista limitata, e le descrizioni di quelle brevi sbirciatine furono interpretate in molti modi. Furono minuti ansiosi, che a loro sembrarono un'eternità.
Nel tardo pomeriggio divenne chiaro che la Graf Spee era diretta verso la baia di La Plata. I funzionari di Uruguay, Germania, Gran Bretagna e Francia iniziarono a stabilire le loro posizioni diplomatiche e militari. A Montevideo, al capitano HW McCall, addetto navale britannico, fu ordinato di stabilire punti di osservazione lungo le 120 miglia di ingresso marittimo della baia, cosa che realizzò con rimorchiatori e aerei. Mentre la Graf Spee si avvicinava all'ingresso della baia, sparò diverse salve contro l'Ajax e poi l'Achille, che risposero entrambi, ma nessuno dei proiettili colpì il bersaglio. Quei pochi colpi segnarono la fine delle ostilità vere e proprie.
Tuttavia, la nave tedesca avrebbe potuto uscire da uno qualsiasi dei diversi canali. I piccoli incrociatori, ancora le uniche navi britanniche in circolazione, rimasero in piena allerta e i loro capitani non lasciarono mai il ponte. Harwood aveva comunicato via radio all'incrociatore pesante HMS Cumberland e a tutte le altre navi britanniche vicine di procedere verso La Plata "con la massima velocità". Intanto nella capitale uruguaiana fu deciso che se i tedeschi avessero chiesto un'eccezione alla regola delle 24 ore, gli uruguaiani avrebbero concesso solo 72 ore.
Gli inglesi stavano cercando di ingannare i tedeschi, trasmettendo che diverse navi da guerra capitali si sarebbero unite alla flottiglia di Harwood nelle prossime ore. All'epoca non c'erano navi francesi o britanniche disponibili che potessero raggiungere la zona del River Plate entro cinque giorni. Solo il Cumberland era in viaggio. Il bluff britannico fu efficace, poiché Langsdorff iniziò a credere che una corsa verso il mare, con tutte le forze britanniche radunate fuori dalla baia, fosse un suicidio. Langsdorff non si rendeva conto che la notte del 13 dicembre solo due piccoli incrociatori avevano l'onere di fermare qualsiasi tentativo di uscita.
Tutto questo accadeva mentre la Graf Spee scivolava lentamente nella baia di La Plata, completamente buia, offrendo solo una sagoma alle migliaia già radunate sulle rive, sulle strade e sugli edifici che costeggiavano il porto. Subito dopo mezzanotte, gettò l'ancora e si dondolò dolcemente seguendo il movimento dell'acqua, silenzioso, mortale e minaccioso.
La mattina del 14 dicembre, gli spettatori allineati lungo le rive e gli edifici del porto furono testimoni di un'attività febbrile a bordo della Graf Spee, sebbene il capitano fosse fuori a consultarsi con i nuovi personaggi che entravano nella sua cerchia. A bordo della sua nave era al comando, ma qui in porto il suo mondo veniva influenzato da molti altri: l'ambasciatore tedesco Otto Langmann, McCall, il ministro degli Esteri uruguaiano Alberto Guani e il ministro britannico in Uruguay Eugen Millington-Drake. Inoltre Langsdorff dovette tenere conto anche dei desideri dello stesso Adolf Hitler. Alla fine arrivò il Cumberland, aggravando i suoi problemi.
In primo luogo, la posizione britannica era quella di sollecitare l’espulsione della nave tedesca entro 24 ore. I tedeschi protestarono e chiesero due settimane per le riparazioni. La decisione uruguaiana prevedeva che l'equipaggio della Graf Spee avesse 72 ore per riparare la nave e poi dovesse partire. Quindi gli inglesi cambiarono la loro strategia e cercarono di trattenere l'incursore nel porto finché non fosse arrivata la forza sufficiente per assicurare il controllo britannico. Suggerirono persino che le navi mercantili britanniche iniziassero a partire per ritardare la Graf Spee di altre 24 ore. Quindi gli inglesi avrebbero inviato un'altra nave mercantile per garantire altre 24 ore e così via. Tuttavia, la regola uruguaiana delle 72 ore era valida e quel periodo sarebbe scaduto alle 20:00 ora locale del 17 dicembre 1939.
Il 15 dicembre ci furono i funerali che fecero riflettere a Montevideo per i 37 marinai e ufficiali tedeschi deceduti nella battaglia. Guidati da Langsdorff, da una banda di ottoni locale e da una squadra di licenziamento, i tedeschi procedettero verso le 37 tombe aperte. Durante i servizi, i tedeschi, praticamente a un uomo, rendevano il braccio teso del saluto nazista, ma Langsdorff salutava in modo molto vistoso con il vecchio saluto tedesco con la mano.
I cittadini di Montevideo rimasero affascinati dallo spettacolo della presenza tedesca. I giornalisti raccolsero notizie e osservarono l'attività nel porto. Per riempire le ore di trasmissione necessarie per tenere la gente in ascolto, le emittenti radiofoniche ripetevano ogni voce che circolava per la città, per lo più riguardante i rinforzi navali britannici in arrivo.
Alla fine, la notte del 16 dicembre 1939, Langsdorff riunì i suoi ufficiali. Solo poche ore prima aveva quasi deciso di fuggire in mare aperto, ma le autorità portuali uruguaiane gli avevano detto che una nave mercantile britannica era partita quel giorno alle 6:15. Ciò significava che non poteva partire prima delle 18:15 della sera del 17 dicembre, ma doveva andarsene entro le 20:00.
Il piano di Langsdorff era quello di rimuovere tutti i membri dell'equipaggio tranne un equipaggio ridotto, inviandoli con un rimorchiatore al vicino mercantile tedesco Tacoma. Quindi avrebbe posizionato a bordo della nave, a intervalli strategici, una quantità di esplosivo sufficiente a garantirne la distruzione, avrebbe rimosso tutta l'attrezzatura tecnica e se ne sarebbe andato mentre iniziavano le detonazioni. Le acque erano poco profonde e la grande nave non sarebbe stata completamente sommersa, quindi era importante rimuovere strumenti e attrezzature che avrebbero potuto aiutare il nemico.
L'ultima comunicazione che Langsdorff aveva ricevuto da Berlino gli aveva dato tre opzioni: insistere con gli uruguaiani per più tempo, scappare in mare o farsi strada fino a Buenos Aires poiché gli argentini erano più filo-tedeschi dei suoi attuali ospiti. Aveva esaurito gli sforzi per restare più a lungo. La partenza della nave mercantile britannica gli era costata la possibilità di una partenza a sorpresa; e la baia era troppo bassa per permettere qualsiasi possibilità di raggiungere Buenos Aires. Era stato chiarito che non avrebbe lasciato che la nave cadesse in mani straniere. Quindi Langsdorff propose l'affondamento e Berlino approvò.
Niente a Montevideo poteva essere tenuto segreto. Domenica mattina, 17 dicembre 1939, gli abitanti di Montevideo guardarono in quasi totale silenzio da ogni punto di osservazione della città mentre la Graf Spee levava l'ancora e si muoveva lentamente verso ovest. Non c'erano né folle esultanti né celebrazioni rumorose, solo silenzio mentre aspettavano. La Graf Spee navigò lentamente con le sue svastiche naziste che sventolavano nella brezza, dirigendosi verso il punto designato per il suo atto finale.
I rimorchiatori si avvicinarono alla nave da guerra e i pochi membri dell'equipaggio ancora a bordo salirono sui ponti senza mai staccare gli occhi dalla nave. Avevano solo pochi minuti di attesa prima che il cielo diventasse luminoso e il suono delle esplosioni scioccasse anche coloro che erano completamente preparati per l'evento. Gli spettatori sussultarono, piansero e gemettero in segno di addio al venerabile Graf Spee.
Langsdorff aveva ancora del lavoro da fare. Salì a bordo del Tacoma, che portò il suo equipaggio a Buenos Aires. Lì si assicurò che i membri dell'equipaggio fossero adeguatamente alloggiati e nutriti, quindi visitò i feriti negli ospedali sparsi. Il governo argentino dichiarò che l'equipaggio sarebbe stato internato nell'interno dell'Argentina e che gli ufficiali sarebbero stati rilasciati sulla parola a Buenos Aires. Ciò pose fine alla responsabilità del capitano nei confronti dei suoi uomini. Scrisse un'ultima lettera all'ambasciatore tedesco in Argentina, il barone von Thermann.
"Per un capitano dotato di senso dell'onore, è ovvio che il suo destino personale non può essere separato da quello della sua nave", scrisse. «Non posso fare altro per la compagnia della mia nave. Né potrò prendere parte attiva all’attuale lotta del mio Paese. Ora posso solo dimostrare con la mia morte che i servizi combattenti del Terzo Reich sono pronti a morire per l’onore della bandiera”.
La notte del 19 dicembre, il comandante della Graf Spee indossava la sua migliore uniforme completa delle sue decorazioni e con la spada alla cintura. Si sdraiò sulla vecchia bandiera della Marina imperiale tedesca, si mise in bocca la pistola d'ordinanza e morì.
La battaglia del Rio della Plata cambiò la guerra navale. Langsdorff fu uno degli ultimi vecchi capitani di nave che risparmiò la vita anche se la prese.
Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero,
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà:
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai!
Nulla di più errato.
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti
sono i primi assertori della "PACE".
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori:
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace,
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non,
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, warfarehistorynetwork, Wikipedia, You Tube)