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mercoledì 5 dicembre 2018

Il P.2HH sarà il successore del P.180 basato sul P.1HH Hammerhead advanced UAV ?



Il P.2HH sarà il successore del P.180 basato sul P.1HH Hammerhead advanced UAV - promettendo capacità migliorate in tutto il mondo?   Ai posteri l’ardua sentenza!

In dettaglio lo sviluppo e la storia operativa del sistema aereo senza pilota Piaggio P.2HH Hammerhead (UAS) / Drone.





Il P.1HH "Hammerhead" Unmanned Aerial Vehicle (UAV) era stato studiato in particolare modo per le esigenze degli Emirati Arabi Uniti. 

Piaggio Aero con il “P.2HHH" e con il contributo finanziario degli EAU, ha iniziato a guardare al futuro per un successore più evoluto del P.1HHH originale che si basa su una piattaforma pesantemente modificata del P.180 "Avanti". 

Il nuovo drone P.2HH sarà destinato ad incorporare le modifiche introdotte in un altro derivato del P.180, il Multirole Patrol Aircraft (MPA). L'impresa è sostenuta localmente in Italia dall'Aeronautica Militare Italiana che detiene un interesse in tipi di UAV avanzati come l'Hammerhead.

Il P.2HHH - si spera - porterà ad un aumento di capacità attraverso modifiche progettuali chiave, in particolare una struttura della fusoliera più grande per aumentare il volume interno e ali composite completamente nuove e di più ampia apertura alare per una maggiore portanza. Tutto questo permetterà di aumentare il carico di carburante e di equipaggiamento (fino a 1.500 libbre), così come i tempi di missione (30 ore è l'obiettivo dichiarato). La stessa disposizione dei motori a elica spingente, così come la configurazione delle alette canard (anche se con un nuovo design) e del carrello di atterraggio triciclo. Altre qualità di del P.1HHH includono la coda a “T”. La disposizione dei motori a elica spingente ha dimostrato di fornire prestazioni migliori rispetto ai progetti concorrenti, soprattutto nel risparmio di carburante.

Poiché il P.180 Avanti è già una piattaforma europea certificata per lo spazio aereo, ciò dà a Piaggio un vantaggio rispetto ai concorrenti stranieri per qualsiasi futuro tentativo di progetti di UAV. Il P.2HH multiruolo sarà in grado di coprire la gamma di ruoli nello spazio aereo civile, il pattugliamento delle frontiere marittime, il soccorso in caso di calamità, sorveglianza generale dello spazio aero-marittimo etc.…

I servizi aerei italiani e degli Emirati Arabi Uniti prevedevano una flotta iniziale di circa dieci velivoli P.2HH: questo avrebbe potuto essere un punto di partenza perfetto per l'acquisizione in futuro di altre potenziali commesse estere. Le consegne del nuovo sistema erano previste per l'inizio del 2020.

I dati sulle prestazioni presentati di seguito sono stime:

La nostra Aeronautica Militare, allo scopo di dare un input positivo alla propria industria aeronautica, aveva deciso di acquisire in 10 sistemi (20 velivoli) per un valore di 766 milioni di euro. 

Il programma, come noto, deve ottenere ancora il via parere parlamentare oltre che finanziario e si inserisce nell’ambito della cooperazione binazionale con gli EAU. 

Rispetto all’HAMMERHEAD, il P2HH è un velivolo molto più prestante e radicalmente diverso, caratterizzato da un’ala completamente nuova, che è previsto dovrà essere riprogettata integralmente per essere allungata ed ingrandita, e da una sezione frontale di fusoliera altrettanto diversa. 

Un altro degli aspetti molto importanti, se non il più importante, è che da un punto di vista industriale il ruolo di Leonardo nel P2HH è destinato a crescere ulteriormente rispetto al ruolo ricoperto nel programma P1HH HAMMERHEAD. 

Oltre a tutta l’avionica, ai sensori, al sistema di missione e di controllo del velivolo ed alla GCS, Leonardo realizzerà anche la nuova ala – presumibilmente presso lo stabilimento di Caselle - e le superfici mobili. 

In pratica, Leonardo sarà responsabile delle parti più importanti del velivolo, subentrando a Piaggio Aerospace in buona parte del lavoro strutturale; inoltre, dovrebbe veder crescere la sua quota di workshare ad oltre il 50%. 

Una volta approvato il finanziamento, il primo prototipo di P2HH dovrebbe essere pronto in 3 anni, e svolgere il primo volo 8 mesi dopo, mentre il primo velivolo di serie in configurazione ISTAR dovrebbe essere consegnato 19 mesi dopo il completamento del primo prototipo. 

Dovrebbe! Urge però sottolineare che il P2HH si pone nella stessa categoria dell’EURO MALE (a cui partecipa anche l’Italia) e potrebbe rappresentarne in qualche misura un concorrente, se non altro in termini di finanziamenti. Il programma EURO MALE terminerà la sua fase di definizione questo autunno dopodichè partirà la fase di sviluppo vera e propria. 

A quel punto il workshare dipenderà dall’investimento dei Paesi partner: Italia, Francia, Germania e Spagna;

Questa situazione - a dir poco anomala - potrebbe marginalizzare la posizione italiana e di Leonardo all’interno dell’EURO MALE. Una conseguenza da valutare con grande attenzione, alla luce della nuova rilevanza che il processo d’integrazione della Difesa europea sta assumendo a seguito delle Brexit e del consolidamento dell’European Defence Fund (EDF). A tal proposito fonti della Difesa hanno confermato che l’orientamento di acquisire il P2HH si basa sull’esperienza del P1HH che a sua volta rappresenta un velivolo ampiamente testato oltre che realizzato.

Tale situazione conferma ed avvalora che Italia è divisa sui droni militari e mostra una strategia confusa.

E Piaggio Aerospace resta appesa alla politica!

Tutti contro tutti, o quasi, nella guerra dei droni militari. Perché mentre il mercato decolla in tutto il mondo, l’Italia non mostra una linea strategica univoca. Al massimo, i più ottimisti potrebbero definirla “versatile”. Compriamo dall’America il “drone sicuro”, spingiamo il drone europeo con Leonardo e teniamo in vita Piaggio Aerospace grazie con gli arabi.

Da un lato, infatti, i droni «stiamo cercando di costruirli» con l’ex Piaggio Aero Industries oggi Piaggio Aerospace. 

Un’azienda definita “decotta” già da tempo da alcuni esperti del settore.

Piaggio Aerospace ha sviluppato un primo prototipo di drone, chiamato P1HH Hammer Head, il quale ha avuto però qualche incidente di percorso (è affondato in mare nel volo di prova, ndr). «Il sospetto è che gli Emirati Arabi, che difficilmente avrebbero ricevuto certe tecnologie dagli USA, abbiano acquistato questo comparto di Piaggio proprio per sviluppare droni. E che quindi la versione successiva del primo prototipo, il P2HH avrebbe dovuto essere sviluppata come drone armato.

Alla data odierna lo schema di decreto ministeriale per il salvataggio di Piaggio Aero è ancora in attesa di discussione nelle commissioni competenti prima di un’eventuale approvazione dal Ministero della Difesa. Prevede commesse per 766 milioni di euro (38,3 milioni per 20 velivoli a controllo remoto P2HH in 16 anni) dalla nostra aeronautica. 

Un miraggio per i 1300 dipendenti di Piaggio Aerospace, che potrebbe persino assumere nuovi lavoratori se lo sviluppo del P2HH fosse davvero finanziato.

Ma la valutazione di tutti sindacati sul futuro è segnata dalla preoccupazione: «La situazione è di caos» …«L’azienda tende a tranquillizzare però è in attesa di un via libera da parte del Parlamento sul suo piano industriale. E senza quello, temo, è finita. Oggi fa pochissimo nel settore civile, mentre ha basato tutto il futuro su quello militare. E in più è indebitata con le banche».

L’iter dello schema di DM, dalle elezioni del 4 marzo in poi, è di fatto ripartito da zero. A favore di Piaggio – che resta comunque azienda militare strategica per l’Italia – giocherebbero accordi politici precedenti e un’intreccio d’investimenti intercorsi tra Italia e Abu Dhabi (Alitalia, Intesa Sanpaolo). O almeno così si augurano i sindacati.

Intanto la patata bollente passa al governo Lega-5Stelle. Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta sta valutando che fare e il parere della nuova commissione Difesa dovrebbe arrivare a breve. Quello del governo entro Natale. Le ipotesi sono tutte sul tavolo. Anche perché – come già per altri dossier – all’interno della maggioranza di sono interessi e sensibilità diverse.

Intanto però il relatore alla commissione Difesa, Mario Turco (M5S) esprime dubbi tutt’altro che di circostanza. I principali riguardano la formulazione ipotizzata dalla Pinotti, che prevedeva, in caso d’inadempienza, penali per lo Stato ma non per l’azienda, e nessuna fideiussione a garanzia del rispetto dei tempi e della fornitura. Ma non solo.

«Sono emerse criticità legate sia alla finalità del progetto in sé che, soprattutto, all’affidabilità o meno del primo fornitore, che è Piaggio Aerospace. Chiaramente, poi, il programma non può essere destinato al solo uso militare. Stiamo cercando di renderlo multi dimensionale, in modo tale da utilizzarlo sia per usi di ricognizione territoriale che per uso interno, legato alla lotta al traffico di rifiuti illeciti, alla tutela delle coste e dell’interesse pubblico».

E la strada che passa per Villanova d’Albenga vede anche le critiche autorevoli dell’ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, generale Pasquale Preziosa: «Tra Difesa italiana ed Emirati, Piaggio Aerospace piazzerà una quarantina di velivoli in venti anni» spiegava in primavera Preziosa, intervistato da Business Insider. «Una quantità che mi sembra contenuta per poter generare le necessarie economie di scala. E in assenza di economie di scala il progetto non è sostenibile nel tempo. Le aziende di Usa e Israele hanno prodotto centinaia, forse migliaia di droni. Solo quantità così elevate offrono una garanzia di sostenibilità della supply chain, la catena dei fornitori».

Analisi alla quale si oppone il sostegno del successore di Preziosa, e attuale capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, il generale Enzo Vecciarelli.

Aspettando quindi le proposte di modifica al decreto, le speranze di Piaggio Aerospace resistono. Ma hanno un ulteriore ostacolo da superare. Il rapporto controverso, a tratti concorrenziale, con un colosso dell’industria militare, nazionale e non, come Leonardo (ex Finmeccanica).

L’Italia infatti è impegnata anche nello sviluppo del Male RPAS, cioè il drone europeo per media altitudine e lungo raggio: e l’acronimo che lo identifica (anche se scomposto significa Medium Altitude Long Endurance Remotely Piloted Aircraft) pare già un programma. 

Il progetto vede coinvolte anche Francia, Spagna e Germania e grandi compagnie (Leonardo, appunto, con Airbus e Dassault). E dovrebbe concretizzarsi nel 2025 con le consegne dei primi apparecchi (il programma del P2HH punta invece al 2022).

Un modello a grandezza naturale del MALE è stato presentato in pompa magna all’Air Show di Berlino di aprile 2018 ma era - di fatto - ancora «vuoto». Tanto che, a patto di avere un piano industriale e prospettive commerciali solidi, rimarrebbero i tempi tecnici perché politica e militari permettessero a Piaggio Aerospace di salire anche su quest’ultima scialuppa di salvataggio.

La prospettiva è tuttavia resa tortuosa dal fatto che Piaggio ha un proprietario che non è tra i firmatari dell’MTCR, l’accordo internazionale che limita fortemente l’opportunità di condividere tecnologie d’interesse militare con nazioni e soggetti esterni. Emirati Arabi inclusi. Per non dire delle delle ombre di spionaggio che già hanno sfiorato l’azienda ligure.

Insomma, l’Italia vuole stare in questo business ma non sa ancora esattamente dove scommettere. E se nel frattempo ha già cominciato a spendere, rientra tra quei 78 i Paesi che i droni militari li impiegano già.

Sebbene il nostro Paese non sia uno dei nove che avrebbero ripetutamente utilizzato droni armati in combattimento (Azerbaijan, Iran, Iraq, Israele, Nigeria, Pakistan, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti), la nostra Aeronautica possiede una flotta di MQ-9 Reaper di produzione americana.

Per questi Reaper abbiamo già ottenuto l’autorizzazione a dotarli di armamento, ma non si sa se e quando questa dotazione da guerra verrà attivata. Nell’attesa sono comunque in grado di svolgere missioni di sorveglianza e ricognizione. Senza contare che dalla base di Sigonella, nell’ambito degli accordi Nato e della collaborazione con gli USA, centinaia di missioni svolte da droni militari americani sono partite e partono da anni.

Per concludere il discorso, come al solito, speriamo nella buona stella ed in “Leonardo”: riuscirà nell’impresa di salvataggio?

I lavoratori di Piaggio Aero se lo meritano di certo!

Nico Vernì









Il drone europeo prossimo futuro.























mercoledì 1 aprile 2020

Il Piaggio P.119 era un caccia monomotore ad ala bassa realizzato dall'azienda italiana Società Rinaldo Piaggio negli anni quaranta e rimasto allo stadio di prototipo.



Il Piaggio P.119 era un caccia monomotore ad ala bassa realizzato dall'azienda italiana Società Rinaldo Piaggio negli anni quaranta e rimasto allo stadio di prototipo.
Progettato dall'ingegner Giovanni Casiraghi era caratterizzato da una singolare collocazione dell'unità motrice, posizionata al centro della fusoliera dietro la cabina di pilotaggio, un motore radiale collegato all'elica, posizionata tradizionalmente all'apice anteriore del velivolo, tramite un lungo albero di trasmissione.



Storia

Sviluppo

L'ing. Casiraghi, che dal 1936 assunse il ruolo di Capo Progettista alla Piaggio, iniziò nel 1938 gli studi preliminari per la realizzazione di un velivolo destinato al ruolo di caccia, caccia di scorta ed assalto caratterizzato dall'installazione del motore al centro della fusoliera. Nelle intenzioni del progettista tale soluzione tecnica avrebbe portato alcuni importanti vantaggi. Non essendoci il motore come nei velivoli tradizionali l'armamento poteva essere posizionato nella parte anteriore della fusoliera, con il vantaggio bellico di poter meglio sfruttare la concentrazione di fuoco e quello manutentivo consentendo un facile accesso alle stesse da parte del personale. Inoltre la cabina di pilotaggio poteva essere spostata in posizione avanzata consentendo al pilota una migliore visibilità, e la vicinanza al centro baricentrico del velivolo avrebbe migliorato notevolmente la manovrabilità.
Il nuovo modello, designato P.119, venne presentato al Ministero dell'Aeronautica nel marzo 1939 il quale ritenne interessante valutarne le caratteristiche richiedendone un prototipo con un contratto ufficiale redatto il 2 giugno 1940.
Negli anni successivi venne iniziata la costruzione del modello, completato nel corso del 1942 e che effettuò le prime prove a terra tra il 12 ed il 16 novembre dello stesso anno.



Impiego operativo

Il successivo 19 dicembre venne portato in volo per la prima volta dal pilota collaudatore Nicola Lana che riscontrò le prime problematiche di una soluzione così anticonvenzionale. Il propulsore tendeva infatti a surriscaldarsi in quanto il flusso d'aria che lo investiva, grazie alla presa d'aria posta sotto la fusoliera, non era sufficiente a garantire il corretto raffreddamento di tutti i cilindri. Inoltre lo sfogo dell'aria calda influiva negativamente sull'aerodinamica posteriore creando dei problemi di maneggevolezza e le vibrazioni del motore rendevano difficoltoso un corretto puntamento dell'obbiettivo.
I voli di prova si protrassero comunque fino all'agosto 1943 ma la firma dell'armistizio di Cassibile ebbe come conseguenza la sospensione del progetto. Dell'unico esemplare costruito se ne persero le tracce.

Descrizione tecnica

Il P.119 era un velivolo di costruzione interamente metallica che, a parte l'anticonvenzionale posizione del motore, rispecchiava un'impostazione classica per la tipologia del velivolo; monomotore monoplano ad ala bassa e carrello retrattile.
La fusoliera, a sezione cilindrica, era piuttosto larga dovendo incamerare internamente tutto l'apparato motore ed i relativi accessori. Era caratterizzata da una sezione anteriore corta, una cabina di pilotaggio chiusa da un tettuccio, da una larga presa d'aria inferiore raccordata alle semiali, e terminava posteriormente in un impennaggio classico monoderiva dotato di piani orizzontali a sbalzo.
L'ala, montata bassa ed a sbalzo, era costituita da una struttura bilongherone divisa in tre settori, uno centrale integrato nella fusoliera e due semiali esterne, raccordate nelle estremità e collegate all'elemento centrale da una serie di bulloni. Queste ultime integravano i due alettoni realizzati con struttura in duralluminio ricoperta in tela.
Il carrello d'atterraggio era costituito da due elementi anteriori, retraibili verso l'interno, muniti di gambe di forza dotate di ammortizzatori oleopneumatici e ruote tipo III (700 x 235 mm), integrato posteriormente da un ruotino d'appoggio parzialmente carenato, non retraibile, ammortizzato ed orientabile, dotato di un dispositivo meccanico di ritorno in asse.
La propulsione era affidata ad un motore Piaggio P.XV RC.60/27, un radiale doppia stella a 18 cilindri posti su due file e raffreddato ad aria, dotato di compressore centrifugo e riduttore a due velocità, e collegato ad un'elica tripala tipo Piaggio P.1002 metallica, a passo variabile e del diametro di 3,30 m, tramite un lungo albero di trasmissione ed un gruppo di riduzione.
L'armamento, interamente posizionato nella parte anteriore della fusoliera, era affidato a quattro mitragliatrici Breda-SAFAT calibro 12,7 mm con una dotazione complessiva di 2000 colpi (550 colpi per ciascuna arma anteriore e 450 colpi per ciascuna arma posteriore), integrate da un cannoncino automatico MG 151/20 calibro 20 mm dalla capacità di 110 colpi e sparante attraverso il mozzo dell'elica.
In seguito vennero valutate integrazioni di mitragliatrici nel bordo d'attacco alare due per semiala, e nelle versioni da assalto un cannone da 37 mm e in quella cacciabombardiere con tre punti d'attacco per bombe posizionati uno centralmente sotto la fusoliera e gli altri due sotto le semiali, ma l'interruzione dei programmi di sviluppo non videro mai l'applicazione di tali soluzioni.

Utilizzatori: Italia - Regia Aeronautica.

ENGLISH

The Piaggio P.119 was an Italian experimental fighter of World War II. It had a relatively novel layout, with a "buried" radial engine mounted mid-fuselage. Only a single prototype was built before the Armistice between Italy and the allied armed forces, which ended the project.

Development

Among the many Italian aircraft manufacturers, during World War II, the majority (such as Savoia-Marchetti and Caproni) designed and built mixed-construction aircraft, or, in the case of CANT, completely made of wood. While Fiat and Macchi built more advanced aircraft, they still tended to have conventional, often obsolete structures, even if of all-metal construction. Only Reggiane and Piaggio mastered advanced, all-metal structures. Of them, Piaggio tended to explore the innovative concepts. The Piaggio P.119 was one of the best examples of these projects. The '5' series fighters are well known, especially the Fiat G.55 and the Macchi C.205, but there were two other fighters on the same level, the Caproni Vizzola F.6 and the Piaggio P.119, neither of which entered production.
The P.119 was designed (in 1939), to minimise drag by fitting the engine in mid-fuselage in a similar layout to the P-39 Airacobra. It was hoped to improve maneuverability by positioning the engine near the aircraft's centre of gravity, which would also allow a heavy nose-mounted armament. In 1940, Piaggio still had to solve three major issues: contra-rotating propellers, power transmission, and engine cooling.
Giovanni Casiraghi, chief designer of Piaggio, tried to solve the first issue with the P.118 fighter, but without success. It was intended to be powered by two Piaggio P.XI RC 40 engines, each connected to a propeller, but it was not built. The P.119 was built instead and first flew at the end of 1942. Three different configurations were studied before one was chosen.

Design

The P.119 was a cantilever monoplane, constructed completely of metal, with a conventional wide undercarriage. It had a forward-mounted cockpit, with the weapons mounted just behind the three-bladed propeller. It had advanced construction for the time, with many removable panels for internal inspection. The number of components were reduced to a minimum, and also standardized, to make construction as easy as possible. No other Italian aircraft was so advanced in these details.
The P.119 was powered by a 1,119 kW (1,500 hp) Piaggio P.XV RC 45 radial engine located behind the cockpit. Air intakes for cooling were fitted under the nose. The propeller was a 3.3 m (10 ft 10in) diameter Piaggio P.1002 driven by a shaft running under the cockpit. A further development was planned with a Piaggio P.XV RC 50, giving 1,230 kW (1,650 hp) at takeoff and 1,099 kW (1,475 hp) at 5,000 m (16,400 ft) altitude, with a planned maximum speed of 630 km/h (390 mph) maximum speed but never implemented.
The aircraft had a 330 l (90 US gal) fuel tank in each wing, and a 340 l (90 US gal) tank in the fuselage, giving a total of 1,000 l (260 US gal), a 2½ times greater capacity than that of a Bf 109 or a MC.205.
Overall weight of the aircraft was quite high, but the wing was wide, with a 13 m (43 ft) wingspan. The surface area was almost 28 m2 (300 ft2), giving a wing loading of around 150 kg/m2. The wing was built on a single spar which also supported the engine, and a semi-spar/semi-monocoque skin.
The armament was concentrated in the nose; a 20 mm Breda cannon with 110 rounds and four 12.7 mm (0.5 in) Breda heavy machine guns with 2,000 rounds. The Breda gun was more powerful than the German 20 mm MG 151, but had a lower rate of fire. There was also provision to install another four 7.7 mm (0.303 in) Breda machine guns in the wings with 1,200 rounds in total. An anti-tank version was proposed with a Breda 37 mm (1.46 in) gun, but not built.

Operational history

The machine was flight-tested, but it was found that firing all the weapons produced excessive vibration. A landing accident slightly damaged one wing on 2 August 1943. One month later, the armistice with the Allies brought an end to the project.
All in all, the P.119 was an interesting and somewhat mysterious aircraft, for many years totally unknown to the public. It was not sent to Guidonia for official evaluation.
Performance could have been very good. The engine and the weapons were built under foreign license, but they could have been called 'authentic' in respect to the German DB 605 engine and 20 mm MG 151 guns mounted in the '5' series fighters. Performance was good enough to compete with other Italian fighters and endurance was much better. However, the aircraft was not ready until eight months after the other '5' fighters, and this was catastrophic for the program. The aircraft was not rated officially by the Regia Aeronautica, and MM.496 was the only one built. Apart from this, the range, endurance and overall visibility were superior, and the performance and weaponry were not so different. But the P.119, with its technical problems, would never have been in a condition to show any capability as an operational aircraft, so the only Axis mid-fuselage engined fighter was swiftly forgotten.

Specifications (P.119)

General characteristics
  • Crew: one
  • Length: 9.7 m (31 ft 10 in)
  • Wingspan: 13 m (42 ft 8 in)
  • Height: 2.9 m (9 ft 6 in)
  • Wing area: 27.8 m2 (299 sq ft)
  • Empty weight: 2,438 kg (5,375 lb)
  • Gross weight: 4,091 kg (9,019 lb)
  • Fuel capacity: 1,000 l (220.0 imp gal; 264.2 US gal)
  • Powerplant: 1 × Piaggio P.XV RC.45 18-cyl. air-cooled radial piston engine, 1,120 kW (1,500 hp).

Performance
  • Maximum speed: 644 km/h (400 mph, 348 kn) at 6,795 m (22,293 ft)
  • Range: 1,513 km (940 mi, 817 nmi)
  • Service ceiling: 12,603 m (41,348 ft) 
  • Time to altitude: 3,050 m (10,007 ft) in 3 minutes 15 seconds
  • Wing loading: 147 kg/m2 (30 lb/sq ft)

Armament

  • Guns: *1 × 20 mm (0.787 in) Breda-SAFAT cannon
  • 4 × 12.7 mm (0.500 in) Breda-SAFAT machine gun.

(Web, Google, Wikipedia, You Tube)






























domenica 29 maggio 2022

1935: Il Piaggio P.50 era un prototipo di bombardiere pesante quadrimotore ad ala alta

SI VIS PACEM, PARA BELLUM - “SVPPBELLUM.BLOGSPOT.COM"
….La guerra all’Ucraina ci deve insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….

«Le scoperte e le prese di coscienza definitive avvengono solo dopo le grandi tragedie: 
si direbbe che l'uomo, per dare qualcosa di bello, abbia bisogno di piangere». Oriana Fallaci 

Il Piaggio P.50 era un bombardiere pesante quadrimotore ad ala alta realizzato dall'azienda aeronautica italiana Società Rinaldo Piaggio negli anni trenta del XX secolo e rimasto allo stadio di prototipo. Venne realizzato in due versioni, entrambe quadrimotore, la P.50-I con una coppia di motori in configurazione traente-spingente posizionati in due gondole per lato, la P.50-II con la più tradizionale collocazione dei quattro propulsori sul bordo d'attacco alare.


Storia del progetto

Il progetto del bombardiere pesante Piaggio P.50 fu iniziato nel luglio 1935, derivato dal precedente quadrimotore ad ala alta a semi-sbalzo P.23M, sviluppato dopo la perdita del prototipo di quest'ultimo. Il P.50 fu inizialmente progettato dall'ingegnere Giovanni Pegna ed era un monoplano ad ala alta con una sola deriva e grande timone, propulso da quattro motori Isotta Fraschini Asso XI RC.40 da 730 CV (544 kW) (al livello del mare) montati in tandem, azionanti due eliche trattrici e due eliche spingenti, di costruzione lignea. Questa soluzione, benché abbandonata verso la fine degli anni trenta, all'epoca non era inusuale per i grandi velivoli plurimotore (per esempio la adottavano gli idrovolanti Savoia-Marchetti S.55 e Latécoère 300, e i velivoli da trasporto Fokker F.32 e Farman F.222). Nel programma di riequipaggiamento dei reparti della Regia Aeronautica, noto come «Programma R», emesso nel corso del 1937, fu prevista l'acquisizione di una preserie di 12 P.50, ma tale programma fu bocciato già nel giugno dello stesso anno, e la richiesta per i P.50 fu sostituita, nel settembre successivo, da una per 12 P.108B.
Il primo prototipo, designato P.50-I (MM 369), armato con tre mitragliatrici Breda-SAFAT MC.12,7 calibro 12,7 mm, effettuò il suo primo volo a Malpensa, Varese, il 24 febbraio 1938 nelle mani del collaudatore Angelo Tondi.

Tecnica

Il P.50 II era un bombardiere quadrimotore di costruzione mista, con struttura della fusoliera, delle ali e dei piani orizzontali, in tubo d'acciaio saldato, mentre le superfici di controllo erano lignee. Il rivestimento era in tela. Il carrello d'atterraggio era di tipo triciclo posteriore, con le gambe di forza principali parzialmente retrattili nelle gondole motori. Il ruotino di coda, sterzante, era anch'esso retrattile.
L'armamento difensivo si basava su cinque mitragliatrici Breda-SAFAT MC.12,7 calibro 12,7 mm, e il carico massimo di caduta era di 2 500 kg di bombe.

Impiego operativo

Il primo prototipo rimase danneggiato in un incidente in fase d'atterraggio sull'aeroporto di Malpensa nel 1938, con pilota Angelo Tondi, e lì, una volta riparato, rimase inutilizzato dopo che era stata bocciata la richiesta di rimotorizzazione con quattro motori Isotta Fraschini L.121 R.C.40.
Il 24 febbraio 1938 andò in volo per la prima volta il secondo prototipo P.50-II (MM 370), ancora una volta nelle mani del collaudatore Angelo Tondi. Esso era di costruzione lignea, tranne per la struttura delle superfici mobili, dotato di quattro motori radiali Piaggio P.XI RC.40 da 1 000 CV (746 kW) azionanti eliche tripala trattrici, disposti in posizione classica sul bordo d'attacco alare. Tale versione era stata sviluppata dall'ingegnere Giovanni Casiraghi a partire dall'aprile 1936.
L'armamento difensivo era stato aumentato a cinque mitragliatrici Breda-SAFAT cal.12,7 × 82 mm. Le prove di volo furono effettuate sull'aeroporto di Guidonia a partire dal 30 gennaio 1939, ma non diedero esito soddisfacente, in quanto l'aereo si dimostrò incapace di raggiungere le prestazioni previste dal contratto a causa dell'eccessivo peso dovuto all'adozione di una struttura lignea. Il velivolo risultò sottopotenziato e rimase inutilizzato a Guidonia.
Il terzo prototipo (MM.371) era di costruzione interamente metallica, indicato infatti nei documenti come P.50 Metallico, volò per la prima volta a Pontedera (provincia di Pisa) il 23 novembre 1938 nelle mani del collaudatore Niccolò Lana. Non è nota l'attività svolta dal terzo esemplare, che risultava ancora in carico al 1° Centro Sperimentale di Roma-Guidonia all'inizio del 1941. Lo sviluppo del modello fu definitivamente abbandonato a favore del più promettente P.108B.

Progettazione e sviluppo

Il P.50 è stato il primo progetto di Giovanni Casiraghi — seguendo uno schema del progetto redatto dal designer Piaggio Ing Giovanni Pegna — per l'azienda Piaggio.

P.50-I

Il primo modello, il P.50-I , era un monoplano quadrimotore ad ala spalla con un unico grande tailfin e timone. Era alimentato da quattro motori Isotta-Fraschini Asso XI.RC V12 da 544 kilowatt (730 cavalli) montati in coppia in tandem sulle ali, con ciascun motore che azionava un'elica a tre pale; due delle eliche erano montate in uno spintore e due in una configurazione a trattore. Per la difesa, il P.50-I aveva tre posizioni di mitragliatrice, inclusa una torretta anteriore
Piaggio costruì due prototipi P.50-I, il primo dei quali, MM369, volò nel 1937. Il secondo, MM370, fu danneggiato in un incidente durante l'atterraggio all'aeroporto di Malpensa nel 1938.
Nessun ordine di produzione per il P.50-I materializzato.

P.50-II

Un nuovo modello del P.50, il P.50-II, apparve nel 1938. Fu rimotorizzato con quattro motori radiali Piaggio P.XI RC.40 da 746 kilowatt (1.001 cavalli), ciascuno azionante un tre -motore elica a pale, eliminando la configurazione del motore tandem, pusher-puller del P.50-I, montando invece i motori separatamente con tutte e quattro le eliche come trattori. Il suo armamento difensivo è stato aggiornato a cinque mitragliatrici da 12,7 millimetri (0,5 pollici).
Piaggio ha prodotto un unico prototipo P.50-II denominato MM371. Nessuna produzione ordinata risulta per il P.50-II, ma Piaggio in seguito applicò l'esperienza maturata dalla progettazione e costruzione dei tre prototipi P.50 allo sviluppo del bombardiere pesante Piaggio P.108 della seconda guerra mondiale.

Varianti

P-50-I
Quadrimotori in gondole push-pull tandem - due costruiti.

P-50-II
Un unico P.50 più potente con quattro motori in gondole del trattore separate

Specifiche (P.50-I)

Caratteristiche generali:
  • Lunghezza: 19,81 m (65 piedi 0 pollici)
  • Apertura alare: 25.794 m (84 piedi 7+ 1 ⁄ 2  pollici)
  • Altezza: 4,75 m (15 piedi 7 pollici)
  • Area dell'ala: 100,00 m2 (1.076,4 piedi quadrati)
  • Peso a vuoto: 12.973 kg (28.600 libbre)
  • Peso lordo: 19.958 kg (44.000 libbre)
  • Motopropulsore: 4 × Isotta-Fraschini Asso XI.RC motore V12 raffreddato a liquido, 540 kW (730 CV) ciascuno.

Prestazioni:
  • Velocità massima: 430 km/h (270 mph, 230 kn)
  • Portata: 2.998 km (1.863 mi, 1.619 nmi)
  • Tempo di salita: da 22 minuti a 4.000 m (13.120 piedi)

Armamento:
  • Cannoni: 3 mitragliatrici da 12,7 mm
  • Bombe: bombe da 2.500 kg (5.500 libbre) 

Utilizzatori:
  • Italia - Regia Aeronautica.

(Fonti: Web, Google, Wikipedia, You Tube)




























 

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