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domenica 26 novembre 2023

REGIA MARINA ITALIANA: nel 1942 con i primi sei mini-sommergibili CB ("Caproni modello B") operativi (numerati da CB 1 a CB 6) la Regia Marina predispose la "Prima Squadriglia CB" di base a Taranto.






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Blog dedicato agli appassionati di DIFESA, storia militare, sicurezza e tecnologia. 




La classe CB fu una classe di sommergibili tascabili o MIDGET progettati dalla Caproni e costruiti a partire dal 1940 per conto della Regia Marina italiana, soprattutto per la difesa dei porti e per la lotta antisommergibile.
Costruiti in 24 esemplari, operarono durante la seconda guerra mondiale sia nel teatro bellico del mar Mediterraneo e nel teatro del Mar Nero, dove colsero i loro maggiori successi. I battelli dislocati nel Mar Nero furono acquisiti dal Regno di Romania al momento dell'armistizio dell'Italia con gli Alleati, salvo cadere poi in mano all'Unione Sovietica e venire brevemente incorporati nella Voenno-morskoj flot nel 1944. Alcuni dei battelli operativi nel Mediterraneo rimasero in forza alla Regia Marina che li impiegò al fianco degli Alleati durante il periodo della cobelligeranza, ma il grosso dei CB operativi fu dato in forza alla Marina Nazionale Repubblicana che ne fece tuttavia un uso piuttosto ridotto; uno di essi fu acquisito alla fine della guerra dalla Jugoslavia e rimesso in servizio con la Jugoslavenska ratna mornarica.
Tutti i battelli della classe andarono perduti durante il conflitto o furono smantellati nell'immediato dopoguerra, salvo due esemplari conservati in museo: uno a Trieste e l'altro a Zagabria.




Caratteristiche

Dopo la scarsa riuscita della classe CA, una serie di minisommergibili per impiego costiero sviluppata tra il 1937 e il 1938 interrotta dopo la realizzazione di soli due prototipi a causa delle caratteristiche giudicate inadeguate, la ditta Caproni di Taliedo, con la collaborazione del maggiore del genio navale Franco Spinelli, si mise all'opera per realizzare un'unità più prestante e dalle dimensioni maggiori. I primi due prototipi della futura classe CB ("Caproni modello B"), ordinati nel 1939, furono consegnati alla Regia Marina nel 1940: le prove si rivelarono soddisfacenti, sebbene le dimensioni ristrette dei battelli e la conseguente scarsa abitabilità consentissero solo missioni di breve durata. Nel settembre del 1940 furono ordinati altri quattro esemplari prima serie, entrati ufficialmente in servizio tra il gennaio e il maggio 1941; seguirono altri dieci battelli di seconda serie, dotati di piccole migliorie, ordinati nel corso del 1942, mentre nel marzo 1943 la Regia Marina ordinò ulteriori 40 unità.
I midget classe CB erano piccoli battelli costieri a doppio scafo parziale, lunghi fuori tutto 15 metri, larghi 3 metri e con un pescaggio di 2,1 metri. Il dislocamento in emersione era di 36 tonnellate, che saliva a 45 tonnellate con l'unità in immersione; la profondità massima di collaudo raggiungibile era di 55 metri. L'equipaggio era composto da tre o quattro uomini, tra cui un ufficiale.
Il sistema propulsivo era di tipo convenzionale, con un motore diesel per la navigazione in superficie capace di una potenza di 90 hp, e un motore elettrico da 100 hp per la navigazione in immersione. La velocità massima in emersione toccava i 7,5 nodi, mentre quella in immersione raggiungeva i 6,5 nodi; l'autonomia toccava le 1.000 miglia in emersione alla velocità di 5 nodi, mentre quella in immersione si aggirava sulle 60 miglia a 3 nodi.
L'armamento era costituito da due lanciasiluri esterni "a gabbia" armati con altrettanti siluri da 450 mm; alcuni battelli furono dotati anche di una mitragliatrice da 8 mm fissa sul ponte davanti alla piccola torretta.
Furono progettati e costruiti dalla Caproni. Venivano utilizzati come unità di difesa costiera, rappresentando un miglioramento significativo rispetto alla precedente classe CA. Ciascuna unità aveva un dislocamento standard (in superficie) di 35,4 tonnellate e un dislocamento in immersione di 44,3 tonnellate. Misuravano 15 metri (49 piedi 3 pollici) di lunghezza, avevano una larghezza di 3 metri (9 piedi 10 pollici) e un pescaggio di 2,05 metri (6 piedi 9 pollici). L’apparato motore era costituito da un motore diesel Isotta Fraschini e un motore elettrico Brown Boveri, entrambi che generavano un totale di 97 kilowatt (130  CV) che alimentavano un singolo albero, risultando in una velocità massima in superficie di 7,5 nodi (13,9 km / h; 8,6 mph) e una velocità massima in immersione di 7 nodi (13 km / h; 8,1 mph). Ogni barca era armata con due siluri da 450 millimetri (18 pollici) montati esternamente, ciascun tubo poteva essere ricaricato senza rimuovere la nave dall'acqua. I due siluri potevano essere sostituiti anche da due mine. Ogni unità aveva un equipaggio di quattro persone, aiutate nella navigazione da una piccola torre di comando.





Servizio

Settantadue barche furono ordinate alla Caproni di Milano, ma solo 22 furono impostate, 12 furono completate prima dell'armistizio italiano e nove dopo. 
Nel 1942 con i primi sei mini-sommergibili della classe CB operativi (numerati da CB 1 a CB 6) la Regia Marina predispose la "Prima Squadriglia CB" di base a Taranto. Nel maggio 1942 i sei CB furono riassegnati in forza alla 4ª Flottiglia MAS, e quindi trasportati via treno a Costanza in Romania per prendere parte alle operazioni belliche nel teatro del Mar Nero della seconda guerra mondiale; trasferiti nella base avanzata di Jalta, i CB dovevano contrastare le missioni di rifornimento sovietiche verso la città di Sebastopoli, assediata dalle forze dell'Asse.
I sommergibili evidenziarono una buona capacità nella lotta antisommergibile, affondando tra giugno ed agosto 1942 due sommergibili sovietici, lo Šč-213 di 586 t e lo S-32 di 840 t, con un terzo battello (lo Šč-203) dato per probabilmente affondato. Il battello CB 5 andò perduto il 13 giugno 1942 dopo essere stato colpito nel porto di Jalta da un siluro lanciato da una motosilurante sovietica, mentre dopo la caduta di Sebastopoli nell'agosto 1942 i cinque CB furono trasferiti da Jalta a Costanza dove rimasero fondamentalmente inoperosi. Al momento dell'annuncio dell'armistizio tra Italia e Alleati nel settembre 1943, i cinque CB furono catturati e acquisiti dalla Marina militare romena, anche se sembra che alcuni di essi furono poi restituiti al controllo operativo della Repubblica Sociale Italiana; non più impiegati in azione, i cinque CB furono catturati dai sovietici nell'agosto 1944 al momento della resa della Romania: incorporati nella Voenno-morskoj flot, furono impiegati per prove e test prima di essere radiati e demoliti nel febbraio 1945.
Solo sei battelli della seconda serie (da CB 7 a CB 12) furono completati e consegnati alla Regia Marina prima dell'armistizio, oltre ad altri quattro battelli ancora in corso di collaudo. Cinque dei CB completi passarono alla Marina Cobelligerante Italiana (il CB 7, danneggiato dai tedeschi a Pola il 9 settembre 1943, fu catturato ma non rimesso in servizio), che li impiegò a fianco degli Alleati in funzione di addestramento; tutti passarono in disarmo alla fine della guerra e furono poi avviati alla demolizione nell'agosto 1948.
I battelli da CB 13 a CB 16, impegnati nei collaudi, furono catturati dai tedeschi nel settembre 1943 e quindi assegnati in forza alla Marina Nazionale Repubblicana della RSI; altri otto battelli (da CB 17 a CB 24) furono costruiti dalla Caproni per conto della RSI ed entrarono in forza con la Marina repubblicana, mentre altri due battelli (CB 25 e CB 26) furono consegnati ancora incompleti nell'aprile 1945 e non entrarono mai servizio, finendo demoliti al termine delle ostilità. I battelli da CB 27 a CB 56 furono sorpresi dalla fine delle ostilità in vari stati di avanzamento dei lavori, finendo tutti demoliti nel dopoguerra.
I CB della RSI furono impiegati soprattutto in operazioni di sbarco e recupero informatori dietro le linee nemiche nel settore del mar Adriatico; tutti furono affondati per cause belliche o autoaffondati entro la fine delle ostilità nel maggio 1945, salvo il CB 19 tornato in possesso della Regia Marina e smantellato con i suoi simili nell'agosto 1948. Il CB 20 fu rinvenuto nell'aprile 1945 a Pola dalle truppe jugoslave mentre giaceva in stato di inefficienza: ripristinato e rimesso in servizio con la rinata Marina militare jugoslava come P 901, venne dismesso nel 1950 ed è oggi conservato presso il Museo delle Scienze e delle Tecniche di Zagabria. Un secondo CB (probabilmente l'ex CB 22) è invece conservato presso il Museo Henriquez di Trieste.

Mar Nero 

Le prime sei navi, completate nel 1941, furono trasferite nel Mar Nero su rotaia, dopo che la Germania nazista chiese il supporto navale italiano sul fronte orientale. Partirono il 25 aprile 1942 e raggiunsero il porto rumeno di Costanza il 2 maggio. Formarono la 1ª Squadriglia Sommergibili CB, sotto il comando di Francesco Mimbelli. Combatterono contro la flotta sovietica del Mar Nero, il CB-5 fu affondato a Yalta nel giugno 1942, da aerei sovietici o da una torpediniera. Alla fine del 1942, i restanti cinque sottomarini furono rimontati presso il cantiere navale di Costanza in Romania. Il 26 agosto 1943, il CB-4 silurò e affondò il sottomarino sovietico di classe Shchuka Shch-203. 
Dopo l'armistizio degli Alleati con l'Italia nel settembre 1943, i cinque midget del Mar Nero (CB-1, CB-2, CB-3, CB-4 e CB-6) furono trasferiti alla Marina reale rumena. Furono tutti affondati nel Mar Nero nell'agosto del 1944, dopo il colpo di stato di re Michele. 
Quattro sottomarini del Mar Nero (CB-1, CB-2, CB-3 e CB-4) furono catturati dalle forze sovietiche nell'agosto 1944 e commissionati il 20 ottobre come TM-4, TM-5, TM-6 e TM-7. Furono colpiti il 16 febbraio 1945 e successivamente demoliti. 

Mediterraneo

Le prime sei imbarcazioni furono impiegate senza successo come caccia sottomarini vicino a Napoli e Salerno, prima di essere trasferite nel Mar Nero all'inizio del 1942.  La seconda squadriglia (CB-7, CB-8, CB-9, CB-10, CB -11, CB-12) fu completata poco prima dell'armistizio, nell'agosto 1943. Tutti, tranne il CB-7 (successivamente cannibalizzato per pezzi di ricambio), disertarono passando agli Alleati. CB-13, CB-14, CB-15 e CB-16 furono catturati dai tedeschi, ma tutti tranne il CB-16 furono distrutti dagli attacchi aerei alleati. Il CB-16 fu assegnato alla 10a Flottiglia della Marina Nazionale Repubblicana, la marina della Repubblica Sociale Italiana, ma il suo equipaggio si ammutinò e consegnò l’unità agli inglesi. L'ultimo squadrone ad essere completato ha svolto missioni di pattuglia e ha fatto sbarcare sabotatori. Il CB-17 fu affondato durante un attacco aereo, il CB-18 fu affondato dal suo stesso equipaggio, il CB-19 fu consegnato agli Alleati, il CB-20 fu catturato dai partigiani jugoslavi, il CB-21 fu accidentalmente speronato da un mezzo da sbarco tedesco e il CB-22 fu affondato durante un attacco aereo o affondato dal suo stesso equipaggio. 



Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Wikipedia, You Tube)


 
































mercoledì 1 novembre 2023

Regia Marina italiana 1935 - 1943: il siluro a lenta corsa (detto comunemente maiale) e il Siluro San Bartolomeo SSB, utilizzato dalla Decima Flottiglia MAS.






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IL SILURO A LENTA CORSA “S.L.C.”, meglio noto come “maiale” (1935 - 1943)

Il siluro a lenta corsa, più correttamente indicato come siluro a lunga corsa (sigla SLC) e conosciuto anche come "maiale", fu un mezzo d'assalto subacqueo della Regia Marina dalla forma simile a un siluro, adattato a trasportare a cavalcioni, a bassa velocità, due operatori muniti di respiratori subacquei autonomi e una carica esplosiva da applicare occultamente alla carena della nave avversaria all'ormeggio.











Venne usato dalle Flottiglie MAS della Regia Marina italiana durante la seconda guerra mondiale per azioni di sabotaggio contro navi nemiche, spesso ancorate in porti militarmente difesi.

















Il siluro a lenta corsa (detto comunemente maiale) è derivato dalla mignatta di Raffaele Rossetti, usata nella prima guerra mondiale per affondare la corazzata austriaca Viribus Unitis.
Questo progetto di derivazione fu ideato nel 1935 dai capitani del Genio Navale palombaro Teseo Tesei ed Elios Toschi. Teseo Tesei morì successivamente in azione con un suo maiale a Malta. I primi due prototipi di SLC furono testati nell'ottobre 1935, alla Spezia alla presenza di Mario Falangola che dirigeva all'epoca l'Ispettorato Sommergibili. Falangola ne fu talmente entusiasta da commissionare la costruzione di altri due Slc. Nel 1939 il reparto della marina che si addestrava all'uso del SLC fu trasferito in una base segreta situata a Bocca di Serchio; proprio sul Serchio e nel tratto di mare antistante la foce del fiume, nel corso di ripetuti test di addestramento, l'arma fu perfezionata (vedi anche Mario Giorgini e Gino Birindelli).
Il 19 dicembre 1941 i maiali (usati dalla Xª Flottiglia MAS) effettuarono la loro azione più nota, l'affondamento delle navi da battaglia britanniche HMS Valiant e HMS Queen Elizabeth e il danneggiamento di una nave cisterna e di un cacciatorpediniere ad Alessandria. I tre "maiali" erano stati trasportati vicino alla base nemica dal sommergibile Sciré all'interno di tre cilindri collocati in coperta. Ma gli italiani usarono come base di partenza dei maiali e poi anche degli operatori "Gamma" anche la nave italiana Olterra, internata ad Algesiras, I militari italiani, per riuscire a fornire questi facendoli passare inosservati, dovevano smontarli e trasportarne i vari pezzi separatamente fino a destinazione, dove poi venivano rimontati.
Numerose azioni militari furono compiute dai maiali nel corso della seconda guerra mondiale, anche da parte degli inglesi che crearono i Chariots copiandoli dagli esemplari italiani catturati, ma anche come i Kaiten della Marina imperiale giapponese nelle fasi finali della seconda guerra mondiale intraprendendo attacchi suicidi e non con lo stesso successo ottenuto dai mezzi italiani.
I primi siluri a lunga corsa elaborati poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, erano: 
  • lunghi 7,30 m; 
  • avevano un motore elettrico di 1,6 hp di potenza; 
  • l'alimentazione era fornita da una batteria d'accumulatori;
  • la velocità massima era di 3 nodi; 
  • un'autonomia di circa 15 miglia alla velocità di 2,5 nodi.
Il trasportatore era dotato di timoni di profondità e di direzione, di casse assetto e di strumentazione comprendente una bussola magnetica, un profondimetro, un orologio, un voltmetro, due amperometri ed una livella a bolla d'aria per il controllo dell'assetto longitudinale.
Il trasportatore era costituito da tre sezioni: nella prima, di forma arrotondata per favorire la navigazione del mezzo, era collocata la carica (300 kg circa di tritolite) con i relativi congegni di scoppio. Tale parte, chiamata testa di servizio, veniva staccata dal resto del mezzo e applicata sotto la chiglia della nave.
La parte centrale, di forma cilindrica denominata corpo centrale, conteneva le batterie ed esternamente le strutture sulle quali erano ricavati i posti per i due operatori. Nella terza, di forma tronco conica denominata coda, era alloggiato il motore e l'armatura che portava le eliche e i timoni.
I siluri a lenta corsa sono chiusi in appositi cilindri a tenuta stagna, disposti sulla coperta del sommergibile avvicinatore, all'interno del quale si trovano gli assaltatori. Per mettere in mare i siluri a lenta corsa, il sommergibile doveva avvicinarsi il più possibile al porto nemico, tenendo conto delle difficoltà naturali e di quelle costituite dalla difesa nemica.
Usciti dal sommergibile gli uomini estraevano i siluri a lunga corsa dai cilindri e si accertano che non avessero subito danni durante la navigazione. Quindi procedevano con gli stessi verso l'imboccatura del porto seguendo le indicazioni della bussola luminosa.
Durante l'avvicinamento l'equipaggio teneva la testa fuor d'acqua per orientarsi e per respirare l'aria naturale; intanto la velocità veniva ridotta all'avvicinarsi del raggio di sorveglianza delle sentinelle nemiche. In caso di pericolo, il siluro a lenta corsa compiva una rapida immersione sparendo sott'acqua.
All'imboccatura del porto si trovava solitamente una rete di protezione, per oltrepassare la quale il "maiale" cercava un varco sottostante, se esisteva, oppure veniva creato sollevando la rete o tagliandola, con strumenti appositi ("alza-rete" e "taglia-rete"). Una volta all'interno del porto, a bassa velocità e con mezza testa fuor d'acqua ("quota occhiali") l'SLC si dirigeva verso il bersaglio assegnato (una nave) fino ad avvicinarsi ad una trentina di metri, dopo di che si immergeva fin sotto la nave. Qui emergeva lentamente fino a toccare la carena della nave bersaglio.
Mentre il pilota controllava il "maiale", il secondo uomo procedeva a collocare una cima, fissata tramite tenaglie a vite alle due alette di rollio che stanno su ciascun fianco della carena. Una volta fissata la cima, il secondo staccava la testa del "maiale", dove si trovava la carica con 300 kg di esplosivo, e la collegava alla cima, sotto la carena della nave bersaglio, regolando la spoletta ad orologeria per le successive due ore e mezzo.
Dopo di che, l'equipaggio si allontanava con il SLC emergendo lentamente e tornava al sommergibile avvicinatore.

Il Siluro San Bartolomeo (1942 - 1943)

Il Siluro San Bartolomeo era un siluro umano italiano progettato durante la seconda guerra mondiale, utilizzato dalla Decima Flottiglia MAS per operazioni in stile commando. Utilizzando il Siluro a Lenta Corsa Maiale Human Torpedo si erano notate alcune limitazioni, dimostrando la necessità di una versione aggiornata. Il progetto fu gestito e sviluppato dall'ingegnere del Genio Navale, sindaco Mario Masciulli, con l'aiuto del capitano GN Travaglino e dell'ingegner Guido Cattaneo. 




Il miglioramento dei materiali a disposizione per l'assemblaggio e parallelamente nuove tecnologie portarono ad un prodotto di gran lunga superiore al punto da non poterlo identificare e come un'evoluzione del " Siluro a Lenta Corsa " SLC Maiale.













DATI TECNICI DELL’S.S.B.:
  • Cantiere:  Officina Siluri San Bartolomeo di La Spezia - 1942 - Realizzazione: 1943 - Perdita 1945;
  • Dislocamento: 2,2 tonn;
  • Lunghezza: 6,76 m; 
  • Diametro: 790 mm;
  • Apparato di propulsione:  1 Motore Elettrico sospeso elasticamente; 2 cassoni batterie suddivisi in 2 sottobatterie da 60 elementi; 1 elica; Potenza motore: 7,5 cv; Potenza batterie: 190 ampere a 60 Volts;
  • Velocità: 4 nodi;
  • Autonomia: 10 miglia a 3 nodi;
  • Armamento: 1 testa esplosiva normale da 300 kg; 1 testa intermedia esplosiva da 400 kg; 1 testa doppia da 180/200 kg.;
  • Equipaggio: 2 uomini.

L'impiego degli S.L.C. sia nelle prove che nelle missioni operative, avevano evidenziato alcune limitazioni da considerare necessario procedere ad una completa rielaborazione del mezzo. Gli studi tecnici relativi vennero affidati al Maggiore del Genio Navale Mario Maciulli, con la collaborazione del Capitano G.N. Travaglino (responsabile dell'officina segreta S.L.C. sulla"Olterra" e con la consulenza dell'ingegnere Guido Cattaneo della C.A.B.I. di Milano, su specifiche fornite dal Comando della X° Flottiglia MAS, avvalendosi anche della collaborazione fornita dalla Direzione Armi Subacquee dell'Arsenale di La Spezia. Da qui la denominazione ufficiale Siluro San Bartolomeo. Gli unici S.S.B. effettivamente impiegati furono solo quelli di costruzione San Bartolomeo di cui due risultano rimasti a Spezia e uno inviato a Venezia, dove venne ritrovato alla fine della guerra. I due S.S.B. di La Spezia vennero assegnati al "Gruppo Operativo della Castagna" una vecchia batteria posta sul lato occidentale della rada, agli ordini del Tenente di Vascello Augusto Jacobacci già designato per l'operazione contro Gibilterra pianificata per l'ottobre 1943.
Soltanto tre Siluri San Bartolomeo furono prodotti prima della data dell'Armistizio tra l'Italia e le forze armate alleate; due rimasero alla Spezia ed uno, inviato a Venezia, fu ritrovato alla fine della guerra. Entrambi gli spezzini furono consegnati alla Task Force La Castagna, vecchia batteria della Decima Flottiglia MAS al comando del tenente Augusto Jacobacci (pilota del Siluro San Bartolomeo). Questi erano stati designati ad attaccare Gibilterra, ma l'azione fu sospesa con l'armistizio.

SILURO SAN BARTOLOMEO CONSERVATO PRESSO L'IMPERIAL WAR MUSEUM DI LONDRA (foto del responsabile del blog)














Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Marina.difesa, Wikipedia, You Tube)









 

Luftwaffe WW2 1942 - ’44: il Focke-Wulf Ta 183 Huckebein era un caccia monomotore a getto ad ala a freccia sviluppato dall'azienda tedesca Focke-Wulf Flugzeugbau AG negli anni quaranta e rimasto allo stadio progettuale.

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