lunedì 11 novembre 2019

Il 9º Reggimento d'assalto paracadutisti "Col Moschin"


Il 9º Reggimento d'assalto paracadutisti "Col Moschin" è l'unico reparto Incursori (Tier 1) delle Forze speciali dell'Esercito. Il Reggimento "Col Moschin" è inquadrato nel Comando delle forze speciali dell'Esercito e tiene in custodia la bandiera del IX Reparto d'Assalto, del quale ha ereditato l'anno di costituzione (1918), il nome del luogo di un'epica azione e le mostrine (fiamme nere degli Arditi), riadottate nel 2006. Dal 1995, nel quadro di ristrutturazione dell'Esercito Italiano, è passato da battaglione a reggimento.
La base del Reggimento è a Livorno presso la caserma "Vannucci". Esiste anche un centro di addestramento, denominato "Base addestramento incursori"" (BAI) a Pisa, situato nel parco regionale di San Rossore (ex tenuta presidenziale) vicino alla foce del fiume Arno, che viene utilizzato per le attività anfibie e subacquee del reggimento.
Per l'attività operativa dipendono dal COFS, il Comando interforze per le operazioni delle forze speciali.




Prima guerra mondiale

La storia del Reggimento può essere associata a quella di alcune unità di Arditi della prima guerra mondiale, quale il IX Reparto d'assalto. Gli arditi si imposero sulla scena militare, guadagnandosi una fama impressionante grazie ai loro atti di eroismo e per la violenza delle loro azioni. Gli arditi erano specialisti degli assalti con lancio di bombe a mano e con combattimenti all'arma bianca nelle trincee nemiche.
Il IX Reparto, in particolare, si distinse sul monte Grappa, dove il 15 giugno 1918 salì urgentemente in quota con 600 arditi guidati dal maggiore Giovanni Messe per recuperare le linee perdute. Alle 22 Valle San Lorenzo, Col Fagheron e Col Fenilon erano riconquistati. Rimaneva il Col Moschin. Alle 7.10 di mattina del 16 giugno 1918, gli arditi di Messe (nonostante l’artiglieria italiana non avesse ancora allungato il tiro come da ordini) partirono all'attacco del Col Moschin (comune di Solagna). Dopo 10 minuti, la sommità veniva ripresa, peraltro facendo numerosi prigionieri (più di 300) e sottraendo molte mitragliatrici. Pochi giorni dopo prese parte alla conquista dell'Asolone (comune di Pove), che costò al IX un enorme contributo di sangue e fu solo temporanea, perché un contrattacco avversario ebbe la meglio sulle sue forze esauste. In poche ore il IX perse quasi il 50% degli effettivi.

Seconda guerra mondiale

Nel corso della Seconda guerra mondiale, il 20 luglio 1942, si costituisce a Santa Severa un Reggimento arditi che pochi mesi dopo viene denominato 10º Reggimento arditi. Il reparto, con mostrina dalle fiamme azzurre, opera alle dipendenze dell'Ufficio operazioni dello stato maggiore del Regio Esercito. Impiegato in operazioni dietro le linee nemiche in Tunisia, Algeria, e nella Sicilia invasa dagli Alleati, cessa di esistere l'8 settembre del 1943.

Guerra di Liberazione

Il I Battaglione, noto anche come battaglione arditi "Boschetti" dal nome del suo comandante, originariamente su tre compagnie numerate 101ª, 102ª e 103ª (paracadutisti, nuotatori poi "da sbarco" e camionette poi "terrestre"), dislocato in Sardegna nel gennaio del 1943, dopo la proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943 rimase dislocato nell'isola in funzione di riserva mobile e ridenominato IX reparto d'assalto venne riordinato nel 1944 su una compagnia da sbarco, una terrestre e una speciale (102ª, 123ª e 110ª) entrando a far parte dal 20 marzo del 1944 nel 1º Raggruppamento Motorizzato in via di trasformazione in Corpo Italiano di Liberazione, inquadrando dal 27 giugno anche lo Squadrone Volontari "Guide" che ha rappresentato l'Arma di Cavalleria nel Corpo Italiano di Liberazione.
Il IX reparto d'assalto venne assegnato alla II Brigata del C.I.L. per essere poi inquadrato, quando il 24 settembre 1944 il C.I.L. venne sciolto, con la denominazione di III Battaglione "Col Moschin" nel 68º Reggimento fanteria del Gruppo di Combattimento "Legnano", partecipando alla Guerra di Liberazione. Il 9º reggimento d'assalto paracadutisti "Col Moschin" ne ha ereditato le tradizioni.

Dopoguerra

Smobilitato nel 1946, viene ricostituito come compagnia presso la scuola di fanteria a Cesano nel 1953, ed un anno dopo diviene Reparto sabotatori paracadutisti. Assegnato alla scuola di paracadutismo di Pisa nel 1957, diviene Battaglione sabotatori paracadutisti il 25 settembre 1961. Segue quindi le sorti della rinata Brigata paracadutisti "Folgore", e nel 1975 assume la denominazione di 9º Battaglione d'assalto paracadutisti "Col Moschin", inquadrato nel 9º Rgt. Paracadutisti d'Assalto “Folgore”.
Il 30 dicembre 1985 nacquero i Gruppi operativi speciali (GOS) su disposizione dell'allora ministro della Difesa Spadolini, e furono chiamati a farne parte una quota del "Col Moschin" e una del COMSUBIN della Marina, per operazioni del Sismi.
Nel 1995 da battaglione diventa reggimento e assume la denominazione attuale: Reggimento d'Assalto paracadutisti incursori “Col Moschin”.
Nell'aprile 2019 viene consegnato il basco grigio-verde, che si aggiunge allo specifico fregio da basco, dalle mostrine nere e al distintivo di brevetto con gladio, tutti simboli e fregi degli Arditi.



Operatività

Il reparto è stato protagonista di numerose operazioni militari ed antiterroristiche in tutto il mondo ed è l'unico ad aver partecipato a tutte le missioni all'estero dell'Esercito Italiano dal dopoguerra ad oggi.
Il reggimento, inquadrato nel Comando delle forze speciali dell'Esercito, per l'attività operativa dipende dal COFS, il Comando interforze per le operazioni delle forze speciali. Dal 2016 opera anche, su richiesta dei servizi d'intelligence dell'AISE, per singole missioni riservate all'estero, colmando una lacuna rispetto ai servizi di altri paesi.

Organizzazione:
  • 9º Reggimento d'Assalto Paracadutisti "Col Moschin"
  • Con la nuova riorganizzazione il reggimento è disposto su tre battaglioni:
  • 1º Battaglione Incursori
  • RAFOS (Reparto Addestramento Forze per Operazioni Speciali)
  • Base Addestramento Incursori
  • Battaglione Supporto Operativo
  • Compagnia Comando e Supporto Logistico
  • Compagnia C4.

Distaccamento operativo

Un distaccamento operativo del Col Moschin (di solito sei per ciascuna compagnia) ha al suo interno: un Incursore con specializzazione Combat Medic, un Breacher (maneggio esplosivi), un disattivatore EOD-IEDD (artificiere), un SF JTAC – Special Forces Joint Terminal Attack Controller (controllo aereo avanzato), un addetto alla raccolta informativa e uno o due Sniper (tiratori scelti).

Formazione degli operatori

Selezione

I candidati al reparto vengono scelti attraverso un iter selettivo della durata di 21 giorni, presso il centro di addestramento BAI (Base Addestramento Incursori) di Pisa; successivamente vengono formati attraverso un lungo ciclo di addestramento della durata di circa due anni. La selezione e l'addestramento iniziale vengono svolti insieme ai candidati per il 185º Reggimento paracadutisti ricognizione acquisizione obiettivi "Folgore" e per il 4º Reggimento Alpini Paracadutisti "Btg Monte Cervino", per poi proseguire la formazione specifica presso i loro reparti di destinazione. Partecipano alle selezioni ufficiali (grado di sottotenente e tenente), sottoufficiali (sergenti o marescialli), VSP, VFP-4, e con un iter a loro dedicato i VFP1 di qualsiasi reparto e incarico.




Fase selettiva (7 settimane) è strutturata in pre-selezione e tirocinio di selezione. L'iniziale pre-selezione prevede diverse prove fisiche:
  • corsa piana: 2000 m entro 8’20’’;
  • trazioni alla sbarra: minimo 10 in 1’ (impugnatura prona);
  • piegamenti sulle braccia (piegamenti/flessioni): minimo 30 in 1’;
  • piegamenti alle parallele: minimo 10 in 1’;
  • piegamenti addominali: minimo 40 in 1’;
  • salita alla fune (**): 4 m entro 1’45’’ (qualunque tecnica);
  • salto in alto: minimo 120 cm (qualunque tecnica);
  • marcia celere: 7000 m entro 45’ (in uniforme da combattimento e servizi);
  • marcia zavorrata: 10 km con zaino 10 kg entro 1h 12’;
  • prova di apnea in piscina (**): 15 m lineari in uniforme da combattimento e servizi senza stivaletti;
  • prova di galleggiamento (**): minimo 12’ in uniforme da combattimento e servizi senza stivaletti;
  • prova di nuoto: 50 m entro 2’15’’ in uniforme da combattimento e servizi senza stivaletti (qualunque stile).

(**) Prova di sbarramento

Chi supera le pre-selezioni fisiche partecipa presso la 101ª Compagnia Allievi, al Tirocinio di selezione, seconda fase dell'iter selettivo, che include:
  • 5 marce zavorrate a tempo, in uniforme da combattimento e zaino di 20 kg senza arma, su itinerari di difficoltà, dislivello e distanza variabile;
  • prove d'ardimento, presso il complesso “Lustrissimi” di Livorno, che prevedono il superamento di percorsi di guerra, ostacoli aerei e ponti di corda, per accertare le doti di coraggio, coordinazione e velocità.
  • test d'acquaticità e anfibia, alla base a mare, nuoto di superficie e voga.

Fase formativa comune (19 settimane):
  • Corso di paracadutismo Fune di Vincolo (FV) (4 settimane) presso il Centro Addestramento Paracadutisti (CAPAR) della Brigata paracadutisti "Folgore", permette agli aspiranti di conseguire il brevetto di paracadutista militare;
  • Corso Operatore Basico per Operazioni Speciali (OBOS) (15 settimane), a fattor comune sotto egida del RAFOS nelle sedi di Livorno e di Montorio Veronese. È incentrato sul potenziamento della prestanza e della resistenza fisica e sull’acquisizione delle nozioni di base per la pianificazione e la condotta delle Operazioni Speciali.

Include il conseguimento del brevetto di paracadutismo con la fune di vincolo, per chi non ne risulta titolare, presso il CAPAR di Pisa; formazione teorico pratica sulla topografia, alle marce topografiche, all'apprendimento delle tecniche di orientamento e di navigazione terrestre, procedure tecnico tattiche (PTT) delle FOS, addestramenti tecnici specifici sulle trasmissioni, sulle procedure di pronto soccorso e medicina tattica con la frequenza di un corso che ricalca il BLS (Basic Life Support).
Dopo aver superato il corso Operatore Basico Operazioni Speciali – OBOS, i futuri incursori rimangono al RAFOS per incominciare l'addestramento specialistico riservato alla formazione degli operatori del 9º Reggimento Col Moschin.




Fase formativa specialistica (52 settimane)

Corso Combattimento per Forze Speciali (CCFS)

Della durata di 23 settimane, è condotto, come nell'OBOS, da istruttori di grande esperienza assegnati al RAFOS a rotazione dalle compagnie operative del Nono, si tiene interamente presso il RAFOS ed è suddiviso in diverse parti:
  • Sopravvivenza, evasione e fuga, resistenza agli interrogatori, della durata di 3 settimane.
  • Corso Maneggio Esplosivi, della durata di 8 settimane, che insegna le tecniche e le procedure di maneggio degli esplosivi, sulle tecniche di sabotaggio e di demolizione speditiva.
  • Combat Medic secondo i protocolli Combat Life Support, che forniscono i rudimenti delle tecniche di primo soccorso.
  • Modulo di operatore radio per Forze Speciali, che abilita all'impiego delle sofisticate apparecchiature radio VHF, HF e satellitari in dotazione, necessarie a garantire le comunicazioni tattiche e strategiche.
  • Procedure Tecnico Tattiche per Forze Speciali (PTT/FS), per l'approfondimento delle procedure del distaccamento operativo incursori nelle situazioni tipiche d'impiego.

Infine viene approfondita la conoscenza di tutte le armi leggere in dotazione al reparto e gli allievi frequentano un ciclo di lezioni sulla fotointerpretazione delle riprese aeree. Al termine, conseguito il brevetto di "Guastatore Paracadutista", l'allievo affronterà la fase successiva, il corso di qualificazione Incursore Paracadutista.

Corso Combattimento Avanzato per Forze Speciali (CCAFS)

Della durata di 5 settimane e destinato ad approfondire le tecniche avanzate di combattimento in ambiente urbano, di tiro istintivo, discriminato e ravvicinato, di irruzione e intervento nei più disparati scenari contro obiettivi posti all'interno di varie tipologie di edifici.

Abilitazione da Incursore

I candidati, che hanno terminato con successo la prima fase di specializzazione, incominciano il "Corso di qualificazione Incursore Paracadutista", che ha lo scopo di completare la formazione degli allievi, specializzare il personale e renderlo in grado di operare nei diversi ambienti e scenari di impiego peculiari delle forze speciali. Il perfezionamento include una serie di corsi di durata variabile gestiti direttamente dal RAFOS o svolti presso enti scolastici esterni e sono i seguenti:
  • Corso di mobilità anfibia, della durata di sei settimane, per l'apprendimento delle tecniche delle operazioni anfibie, che include esercitazioni di navigazione diurna e notturna con gommoni con motore fuoribordo, pratica del nuoto operativo di superficie, messa a mare e recupero veloce da imbarcazioni in movimento e conoscenza sia teorica sia pratica dei mezzi nautici in dotazione al reparto: battelli a scafo rigido, canoe, gommoni autogonfianti a scafo rigido. Al termine del corso viene conseguita la patente nautica per l'impiego dei mezzi più piccoli entro la fascia costiera delle 12 miglia.
  • Corso Riconoscimento Mezzi e Materiali, della durata di 3 settimane, per la conoscenza e riconoscimento delle armi, i mezzi e le uniformi di alcune forze armate straniere.
  • Corso di Paracadutismo con la Tecnica della Caduta Libera (TCL), al superamento del traguardo di 20 lanci con la tecnica della fune di vincolo; si svolge presso il Centro Addestramento Paracadutismo (CAPAR) di Pisa per un periodo compreso tra le cinque e le sei settimane, durante le quali si effettuano lanci ad apertura comandata da una altezza massima di 3-4000 metri (10.000 piedi).
  • Corso basico Addestramento Alpinistico (CA1), presso il Centro Addestramento Alpino (CEALP) di Aosta, della durata di 6 settimane (dal 2011), per fornire le conoscenze fondamentali relative alle tecniche d'arrampicata e movimento in montagna, necessarie a conferire la capacità di operare in ambienti montani in condizioni di sicurezza.
  • Corso basico di Addestramento Sciistico (CS1), sempre presso il CEALP di Aosta, della durata di 6 settimane dal 2011 dedicate all'apprendimento delle tecniche di movimento in montagna in ambiente innevato: sci alpinistico e sci di fondo, prevenzione delle valanghe e sopravvivenza in climi freddi.
  • Corso Basico di Lingua Inglese, della durata di 5 settimane, presso la SLEE (Scuola di Lingue Estere dell'Esercito) di Perugia, o presso istituti scolastici convenzionati a Livorno.

Al termine di questo lungo processo formativo, i candidati ricevono l'agognato brevetto da Incursore Paracadutista e transitano in un distaccamento di compagnia operativa.

Corsi ulteriori di perfezionamento e specializzazione

Corsi di perfezionamento:
  • Corso Subacqueo, della durata di 12 settimane, presso il COMSUBIN del Varignano (La Spezia), per apprendere a operare con sicurezza nell'ambiente marino, con un approfondimento delle tecniche di nuoto operativo di superficie e subacqueo, e per conseguire l'abilitazione all'uso degli apparati subacquei A.R.O. (Auto Respiratore ad Ossigeno) e A.R.A. (Auto Respiratore ad Aria).
  • Corso di Perfezionamento Alpinistico e Sciistico, presso il Centro addestramento alpino di Aosta, per l'approfondimento delle tecniche alpinistiche e per l'apprendimento della capacità d'agire in ambienti artici e d'alta montagna, ed elevare il grado di mobilità operativa in condizioni particolarmente impegnative e in presenza di un avversario addestrato a operare in montagna. Il succedersi dei corsi può portare all'ottenimento delle qualifiche di istruttore o istruttore militare scelto di sci e di combattimento in montagna.
  • Corso Avanzato di Paracadutismo, della durata di 3-4 settimane, per l'apprendimento delle tecniche per lanci ad alta quota (di 7.000-11.000 metri) con ossigeno ad apertura a quote basse – HALO (High Altitude Low Opening), o con apertura ad alta quota e navigazione sotto vela – HAHO (High Altitude High Opening).

Corsi per specialità:
  • Corso Tiratore scelto, tenuto presso il Reggimento, per l'abilitazione al corretto utilizzo dei numerosi fucili di precisione in dotazione, derivato dal S.O.T.I.C. (Special Operations Target Interdiction Course) statunitense, studiato per il calibro.308.
  • Corso FAC (Forward Air Controller), per abilitazione alle missioni relative alla direzione da terra degli attacchi aerei e la designazione ai piloti degli obiettivi, tenuto presso la Scuola di Aerocooperazione dell'Aeronautica Militare, della durata di cinque settimane (tre teoriche e due pratiche). Tale qualifica è limitata agli elementi in possesso del necessario livello di conoscenza della lingua inglese (che può essere conseguita con la frequenza del corso avanzato alla SLEE di Perugia). Di norma, il corso è seguito da quello di Controllore del Fuoco per Operazioni Speciali (CF/OS), di ulteriori tre settimane. Tutto ciò prelude all'abilitazione alla funzione di Laser Target Marking (FAC/LTM) per l'impiego dei designatori laser in dotazione al Reggimento.
  • Corso Combat Medic. A livello nazionale gli Incursori destinati a questo settore conseguono la qualifica di “Soccorritore militare” presso la Scuola di Sanità di Roma, dopo un corso di tre settimane che garantisce, tra l'altro, una sorta di veste legale per operare nell'ambito del primo soccorso, anche se con significative limitazioni. Inoltre si può frequentare lo "Special Operations Combat Medics (SOCM) Course”, svolto presso l'ISTC di Pfullendorf e che insegna le procedure fondamentali di pronto soccorso, come fermare le emorragie e garantire una corretta terapia infusionale e anti shock, e il corso “18D – Special Operations Combat Medic” dei Berretti Verdi americani.
  • Corso EOD (Operatore Bonifica Ordigni Esplosivi) e Corso IEDD (Operatore Bonifica Ordigni Esplosivi Improvvisati),da frequentare presso il Centro Addestramento EOD della Scuola del Genio dell’Esercito.

Altri corsi
  • Corso Scorte e Protezione ravvicinata di personalità, tenuto al Reggimento, sulle tecniche di protezione e scorta di V.I.P, della durata di cinque settimane.
  • Corso avanzato di lingua inglese, di approfondimento del corso base, per un completa conoscenza della lingua inglese, presso la Scuola Lingue Estere dell'Esercito di Perugia.

Operazioni note

Italcon Libano 2

Il 15 marzo 1983 alle 21.00 una pattuglia del Battaglione San Marco cadde in una imboscata nei pressi del campo di Sabra, in Libano, e quattro marò rimasero feriti, di cui uno gravemente. Quella stessa notte l'allora generale di brigata Franco Angioni, comandante della missione Italcon ed ex comandante del Col Moschin, decise di uscire con gli incursori per intercettare gli assalitori, che ancora non avevano lasciato la zona. Al contatto col nemico iniziò un violento scontro a fuoco, nel quale i libanesi si batterono con armamento più pesante e armi controcarro. Nel combattimento tre incursori rimasero feriti e si decise di sospendere l'azione. Uno degli italiani perse una gamba.
Il giorno dopo, 16 marzo, al contingente italiano arrivò un messaggio via radio dal comando dell'esercito israeliano:
"Comunicate al vostro comandante che siamo ammirati, perché in Medio Oriente nessuno combatte di notte.".
Il 18 marzo il sottocapo del Battaglione San Marco Filippo Montesi di 20 anni, ferito nell'imboscata, fu trasferito in Italia per essere operato all'ospedale militare del Celio. Nonostante l'intervento dei medici, egli morì il 22 marzo.

Achille Lauro

Lunedì 7 ottobre 1985, il giorno del sequestro dell'Achille Lauro (avvenuto alle ore 13:15), già in tarda serata 60 incursori del Col Moschin arrivarono alla base militare di Akrotiri, nell'isola di Cipro, messa a disposizione dal governo britannico, pronti ad intervenire seguendo un piano sviluppato insieme all'UNIS del COMSUBIN, presenti in fase di pianificazione. I sessanta operatori avrebbero dovuto effettuare una "saturazione a macchia d'olio" e lo sgombero degli ostaggi, mentre gli operatori UNIS del COMSUBIN avrebbero effettuato l'irruzione iniziale. I fatti andarono diversamente e prevalse la linea diplomatica.

Somalia

Il 13 dicembre 1992, scattata l'operazione Restore Hope in Somalia, un C-130 Hercules della 46ª Aerobrigata arrivò a Mogadiscio con una squadra di incursori del 9º Reggimento "Col Moschin". Gli operatori occuparono il palazzo dell'ambasciata italiana[12], lasciata abbandonata dopo lo scoppio della guerra civile nel 1991.
Il 5 giugno 1993, alle 09:30 un flash del corrispondente dell'agenzia di stampa ANSA Remigio Benni, unico giornalista presente a Mogadiscio, parla di "situazione drammatica, disordini e sparatorie". Un reparto di caschi blu pakistani cade in un'imboscata dei miliziani somali di Mohammed Farah Aidid nei pressi di Radio Mogadiscio: 24 soldati sono massacrati a colpi di Kalashnikov e di mitragliatrice. L'intervento di circa 20 incursori, guidati dal tenente colonnello Marco Bertolini, evitò una strage di proporzioni ancora maggiori. Le forze speciali italiane, combattendo corpo a corpo, portarono in salvo circa 80 pakistani delle forze ONU.
Quattro settimane dopo, il 2 luglio 1993, avvenne la Battaglia del pastificio. Un gruppo di intervento italiano, composto da paracadutisti della Folgore, cavalleria corazzata e fanteria, riuscì a salvare molti militari italiani rimasti intrappolati in un'imboscata congegnata dai miliziani somali, subendo però gravi perdite: 3 morti e 26 feriti. Tra i morti uno degli incursori, il sergente maggiore Stefano Paolicchi, 30 anni, colpito sul lato destro della milza, nell'unica parte non protetta dal giubbetto antiproiettile. Per il suo contributo all'azione verrà decorato con la medaglia d'oro al valor militare (alla memoria).

Ruanda

Nel 1994, in Ruanda, gli Incursori ebbero il compito di evacuare i civili italiani dalla terra africana martoriata dalla guerra. L'operazione, detta Operazione Ippocampo, si concluse il 19 novembre con il recupero dei connazionali.
A seguito degli scontri tribali che hanno distrutto il paese centrafricano, il "Col Moschin" tornò a più riprese in Ruanda, portando in salvo molti connazionali ed evacuando numerosi bambini locali. Nel corso delle operazioni, perse la vita il sergente maggiore Marco Di Sarra (già decorato di medaglia di bronzo al valore dell'Esercito per il suo comportamento in Somalia durante l'operazione IBIS) colpito da una forma grave di malaria.
L'Italia per consentire l'evacuazione dei suoi connazionali inviò un distaccamento composto da operatori del "Col Moschin" e da incursori del Comsubin trasportati da velivoli dell'Aeronautica Militare. Giunti a Kigali, la capitale, il gruppo iniziò la sua attività in un clima di tragedia muovendosi tra corpi lasciati agli angoli delle strade; occorse recuperare persone a vari chilometri dall'aeroporto e il distaccamento non aveva potuto portare mezzi di trasporto con sé; contattati, gli altri contingenti non resero disponibili alcun mezzo, così gli operatori decisero di requisire dei pick up civili all'aeroporto e, dopo aver smontato le portiere e averli adattati alle loro esigenze, si diressero verso i luoghi dove rimanevano civili da recuperare. Muovendosi sempre con le armi pronte, gli operatori riuscirono ad evacuare tutti, affrontando anche molte resistenze.

Afghanistan

Nel settembre 2007 il Reggimento ha partecipato, insieme all'SBS britannico, ad un blitz per liberare due agenti del servizio di sicurezza italiano, l'AISE, rapiti pochi giorni prima nella provincia di Farah, nell'ovest dell'Afghanistan. Gli incursori italiani fornirono la copertura di sicurezza, mentre l'assalto finale fu effettuato dai soldati britannici dotati di appositi mezzi a trazione integrale. L'operazione non ha avuto possibilità di pianificazione, poiché i terroristi hanno improvvisamente cercato di trasferire i prigionieri e gli incursori sono dovuti intervenire immediatamente. Nella battaglia che ne è seguita, i due agenti dell'AISE sono rimasti gravemente feriti, forse da fuoco amico, e uno dei due è morto alcuni giorni dopo.

Iraq

30 incursori del Col Moschin nel 2015 hanno operato con forze speciali americane contro l'ISIS in una nuova base militare creata a Taqaddum, tra Falluja e Ramadi.

Libia

Almeno 40 incursori (forse anche più) sono stati inviati sul terreno per addestrare, coordinare, aiutare negli scontri i ribelli del CNT e per illuminare i bersagli agli aerei NATO.

La storia del Reggimento inizia nella Grande Guerra con le unità di Arditi, tra cui il IX Reparto d'Assalto, utilizzate per sfondare le difese nemiche a premessa degli attacchi delle fanterie.
Gli Arditi si imposero all'attenzione generale, guadagnandosi una fama terribile per la violenza delle loro azioni che si concludevano con lanci di bombe a mano ed all'arma bianca nelle trincee nemiche. Il IX Reparto, in particolare, si distinse sul monte Grappa, dove fu protagonista della riconquista di alcune posizioni austriache sul Col Moschin, sul Col della Berretta e sull'Asolone.
Il 20 luglio 1942 si costituisce a Santa Severa (RM) un Reggimento Arditi che il successivo 15 settembre assume il numerico romano di X Reggimento Arditi. Il reparto, caratterizzato dalle fiamme azzurre, opera alle dirette dipendenze dell'Ufficio Operazioni dello Stato Maggiore.
Ordinato su più battaglioni composti da compagnie specializzate, paracadutisti, nuotatori e camionettisti si riordina su quattro battaglioni di cui il IV completamente paracadutista. Impiegato in operazioni di pattuglia in Tunisia, Algeria, e nella Sicilia occupata, cessa di esistere come Reggimento l'8 settembre del 1943. Il I battaglione dislocato in Sardegna, si riordina nel 1944 in IX Reparto d'Assalto e partecipa alla Guerra di Liberazione inquadrato nel Gruppo di Combattimento "Legnano".
Smobilitato nel 1946, si ricostituisce a livello Compagnia presso la Scuola di Fanteria a Cesano (RM) nel 1953 ed il 1° giugno 1954 diviene Reparto Sabotatori Paracadutisti. Assegnato al Centro Militare di Paracadutismo di Pisa il 10 maggio 1957, diviene Battaglione Sabotatori Paracadutisti il 25 settembre 1961. Segue le sorti della rinata Brigata Paracadutisti e, il 1° ottobre 1975 assume la denominazione di 9° Battaglione d'Assalto Paracadutisti "Col Moschin" e riceve in custodia la bandiera del X Reggimento Arditi. Il 24 giugno 1995 assume l'attuale denominazione.

"Della folgore l'impeto"

Comunemente chiamato “il nono”, è il reparto di Incursori dell'Esercito composto da personale specificatamente selezionato e formato, particolarmente addestrato ed equipaggiato per condurre l’intero spettro dei compiti tipici delle “Operazioni Speciali” e specificatamente designata e qualificata per condurre talune attività di rilevanza strategica nazionale.
La componente operativa del reggimento è costituita da Ufficiali, Sottufficiali, Graduati e Volontari in servizio permanente o in ferma prefissata, addestrati e selezionati mediante un iter formativo della durata di circa due anni, che culmina nell’attribuzione del brevetto di “Incursore”.
La Bandiera di Guerra del 9° reggimento d’assalto paracadutisti “Col Moschin” è decorata di due Ordini Militari d’Italia, una Medaglia d’oro al Valore dell’Esercito, tre d’Argento al Valor Militare e una d’Argento al Valore dell’Esercito.
La festa del reggimento cade il 16 Giugno, data in cui ricorre l’anniversario della battaglia del Col Moschin (16 giugno 1918) in occasione della quale gli Arditi del IX Reparto d’assalto scrissero una delle pagine più eroiche della Grande Guerra. La battaglia per la conquista del Col Moschin va inquadrata nella battaglia del Solstizio, o seconda battaglia del Piave (15 - 22 giugno 1918), che fu combattuta tra il Regio Esercito italiano e l'esercito austro ungarico.
Il reggimento opera alle dipendenze del Comando delle Forze Speciali dell’Esercito (COMFOSE) ed è di stanza a LIVORNO.

IL MEDAGLIERE:
  • Ordine Militare d’Italia - Decreto 23 novembre 2010 - Nel solco della più fulgida tradizione dei reparti d’assalto dell’Esercito Italiano, gli incursori del reggimento offrivano reiterate prove di ammirevole valore, impareggiabile perizia e non comune senso di responsabilità, operando da più di tre anni nell’ambito della missione “International Security Assistance Force” (ISAF) in Afghanistan. All’insegna di uno straordinario spirito di sacrificio e di una assoluta dedizione al dovere, impegnati in condizioni tattiche ed ambientali spesso difficili, concorrevano in maniera decisiva agli sforzi di ISAF per stabilizzare il Paese ed alleviare le sofferenze del popolo afgano, duramente segnato da un perdurante e violento stato di conflittualità interna. Incondizionatamente riconosciuti dalla comunità internazionale, i successi riscossi hanno contribuito a rafforzare il prestigio e l’immagine dell’intera nazione italiana e delle sue forze armate nello scenario internazionale. Kabul (Afghanistan), luglio 2006-ottobre 2009.
  • Ordine Militare d’Italia - Decreto 25 ottobre 1994 - Prestigioso reparto, di eccezionale qualifica professionale, alla quale si coniuga - in perfetta armonia - il forte temperamento dei propria uomini, la versatilità operativa, il generoso anelito realizzativo e l'immediato riscontro ad ogni richiesta di intervento per il bene della collettività nazionale e internazionale. Presente in Alto Adige (1967-1971) per svolgere operazioni antiterrorismo e in Sardegna (1992) con l'operazione "Forza Paris" in concorso alle forse dell'ordine nella lotta alla criminalità organizzata, impegnato nella missione oltremare in Libano (1982-1984), in Irak e in Turchia (1991), in Somalia (1992-1993) dava mirabile prova di efficienza e di salda disciplina, offrendo continue prove di coraggio e sacrificio. Assolveva sempre e dovunque i compiti ad esso affidati con pieno successo, anche in un contesto operativo ambientale difficile e ostile caratterizzato da elevato indice di rischio. Gli Ufficiali, i Sottufficiali incursori e i Paracadutisti si prodigavano in ogni circostanza, in una mirabile gara di abnegazione e di dedizione al servizio, offrendo anche tributo di sangue e fornendo un eccezionale esempio di alte virtù militari che contribuivano ad accrescere il prestigio dell'Italia e delle sue Forze Armate in campo internazionale.
  • Medaglia d'Oro al Valore dell’Esercito - Decreto 5 ottobre 1994 - Il 9° Battaglione d'Assalto Paracadutisti "Col Moschin" partecipava, con proprie unità inquadrate nelle forze italiane in Somalia, alle operazioni di soccorso alla popolazione somala. Composto essenzialmente da professionisti, consapevoli del ruolo di primo piano da sostenere nel quadro dell'operazione, in virtù della saldezza morale, del senso del dovere e dell'attaccamento alla Specialità dei propri uomini, si prodigava con totale dedizione ed elevata capacità nella pericolosa missione confermando, in numerose azioni di rastrellamento per la ricerca d'armi ed in operazioni contro guerriglieri ed anti banditismo, l'altissimo livello di efficienza, il grande coraggio e la generosità dei suoi uomini nonché la compattezza morale delle sue formazioni. I suoi distaccamenti operativi, coinvolti in numerosi conflitti a fuoro reagivano sempre con efficacia e determinazione mettendo in luce il valore militare, la capacità operativa e la fortissima motivazione dei propri componenti. Nonostante le dolorose, gravi perdite subite in combattimento, continuava ad assolvere i compiti affidati senza flessioni con la fierezza e l'orgoglio di perseverare nel tentativo di ridare sicurezza e soccorso umanitario, al martoriato popolo somalo e nella determinazione di rendere onore alla Patria lontana. (Somalia, 22 dicembre 1992 - 7 settembre 1993).
  • Medaglia d'Argento al Valor Militare - Decreto 5 giugno 1920 - Per l'irrefrenabile audacissimo impeto onde d'un sol balzo raggiunse sanguinosamente formidabili importanti posizioni (Col Moschin, 15 giugno 1918; Col della Berretta, 20 ottobre 1918). (al IX Reparto d'Assalto)
  • Medaglia d'Argento al Valor Militare - Decreto 15 febbraio 1945 - Durante più mesi di guerra dava costante prova di aggressività e di spregiudicatezza. Nel corso di un'azione offensiva, lanciato su un'ala scoperta, sviluppava la propria manovra con rapidità, decisione ed energia, riuscendo a sorprendere ed a scompigliare il dispositivo tedesco. Chiamato improvvisamente ad altro importante compito, entrava con superbo slancio nella battaglia e nel duro e contrastato attacco, quando l'esito della lotta era ancora incerto, rompeva d'impeto lo schieramento nemico, dopo lotta audace frammentaria ravvicinata raggiungeva a notte tutti gli obiettivi. Nell'inseguimento non dava tregua all'avversario. Eccellente strumento di guerra, elastico e tenace; fierissimo e generoso degno erede delle tradizioni fulgidissime legate al suo nome. Colli al Volturno, Guardiagrele, Cingoli, Musone, Esino, 11 febbraio - 25 luglio 1944. (Al IX Reparto d'Assalto).
  • Medaglia d'Argento al Valor Militare - Decreto 24 luglio 1947 - Veterano nella guerra di Liberazione, partecipava con inesauribile ardore alla battaglia di rottura sull'Appennino di Bologna, dando un contributo decisivo alla liberazione della città. Con impeto eroico piegava, spezzava, frantumava la resistenza fanatica di agguerrite unità tedesche, imponendosi all'ammirazione dei reparti alleati che si battevano al suo fianco. Guerra per la liberazione d'Italia, 20 marzo - 30 aprile 1945. (al IX Reparto d'Assalto "Col Moschin")
  • Medaglia d’Argento al Valore dell’Esercito - Decreto 16 aprile 2002 - Reggimento inquadrato nella brigata multinazionale nord impegnata in Bosnia – Herzegovina, svolgeva i compiti assegnati con straordinario entusiasmo, totale dedizione e non comune spirito di sacrificio. - Nel corso delle molteplici attività di monitoraggio, pattugliamento degli itinerari, scorta a convogli umanitari e controllo ed ispezioni dei siti, in una situazione operativa ed ambientale particolarmente delicata e complessa, operava con costante equilibrio, profondo senso del dovere ed elevatissima professionalità. L’incessante impegno nel sostegno umanitario alle popolazioni, la prevenzione delle attività criminose della malavita ed il salvataggio di numerose vite umane, mettevano in luce le straordinarie capacità e le eccezionali doti di coraggio, fermezza e solidarietà degli uomini del 9° Reggimento d’Assalto “Col. Moschin”, che assolvevano una funzione determinante per il ripristino della convivenza pacifica, talvolta a rischio dell’incolumità personale.
  • Chiaro esempio di unità fortemente motivata e coesa che ha evidenziato nei suoi uomini altissima professionalità, concreta saldezza morale ed elevate virtù militari e che ha significativamente contribuito ad accrescere ed a nobilitare il prestigio dell’Italia e della Forza Armata nel contesto internazionale - (Sarajevo, 03 luglio 1996 – 24 marzo 1997). 

EQUIPAGGIAMENTO SPECIALE

Gli Incursori del IX Reggimento Col Mochin non hanno un particolare equipaggiamento ma dispongono di una vasta gamma di armi, sistemi d’arma, accessori e tute mimetiche che variano a seconda dell’ambiente in cui operano. Considerato che gli Incursori del Nono operano in qualsiasi tipo di ambiente, dal deserto alle cime innevate, dispongono di una serie di tute mimetiche con vari tipi di camouflage in modo da adattarsi all’ambiente circostante. In particolari missioni antiterrorismo in ambienti urbani gli Incursori indossano tute operative di colore nero o blu scuro con mefisto dello stesso colore.
In genere al di sopra della tuta mimetica ogni operatore indossa un giubbotto antiproiettile, un jacket tattico, un casco protettivo in kevlar o un caschetto da lancio “Pro-Tech” con vari camouflage, ginocchiere e paragomiti. Gli Incursori possono indossare tute specifiche per la mimetizzazione in paesaggi innevati di alta montagna o la tradizionale kefiah araba per missioni in zone desertiche del nord africa e del medioriente.
I nostri soldati del 9° Col Moschin dispongono di una vastissima gamma di armi di ogni tipo. Il più utilizzato è il fucile  M4 SOPMOD che ha ormai soppiantato il Beretta SCP 70/90. Altro fucile d’assalto utilizzato dal reparto è l’FN SCAR nelle versioni SCAR-H e SCAR-L. Molto usato è l’H&K MP5, spesso dotato di silenziatore, scelto per le operazioni in ambienti chiusi con contatti ravvicinati; gli Incursori hanno a diposizione la pistola mitragliatrice Heckler&Koch MP7 e la pistola mitragliatrice FN P90. Ultimamente nell’ambito del programma Soldato Futuro gli Incursori stanno testando il nuovo fucile d’assalto Beretta ARX-160 con lanciagranate GLX-160.
Spesso qualche operatore della squadra porta con se un fucile a canna liscia come il Benelli M4 Super 90 o il Beretta RS 202. Ogni Incursore porta come arma secondaria una pistola tra i modelli c’è sicuramente la Beretta 92FS e le varie versioni della stessa. Altri tipi di pistola a disposizione sono la Glock 17 e gli altri modelli della serie, la Beretta 8000 Cougar nonché le nuove FN Five-Seven e Beretta Px4 Storm. Come armi di squadra a disposizione si trovano vari tipi di mitragliatrice tra cui la FN Minimi dotata di ottiche per il tiro istintivo.
Gli Incursori con qualifica di tiratore scelto hanno a disposizione vari tipi di fucili di precisione tra cui l’Heckler & Koch MSG-90 semiautomatico in calibro 7,62mm, i fucili Maser modello SP66 e modello SP86 in calibro 7.62mm con funzionamento manuale, il fucile Acuracy AWP in calibro 7,62mm silenziato con funzionamento manuale in calibro 7.62, il Sako TRG-42 Lapua in calibro .338 ed infine i potentissimi e micidiali fucili Barret M82 ed M95 in calibro .50 BMG, 12,7x99mm NATO. 
Ogni Incursore porta un pugnale Extrema Ratio per il combattimento corpo a corpo.
A bordo dei veicoli utilizzati dal Nono si possono montare vari tipi di armi pesanti come la mitragliatrice Browning M2 in calibro .50, 12.7mm, la mitragliatrice Minimi ed un lanciagranate Sako Mk19 da 40mm ed i lanciamissili anticarro Spike.
Oltre alla vasta scelta di armi il Nono Incursori dispone di una molteplicità di sistemi d’arma come ottiche da combattimento Red Dot ACOG e Aimpoint M68 nonché mirini olografici EOTech; a questi si aggiungono marcatori laser di bersagli tipo AN/PEQ2, camere termiche tipo Thales e Sagem nonché apparati radio individuali con dispositivi cripto.
Gli Incursori del Nono dispongono inoltre di vari mezzi di trasporto tra cui vari tipi di VM90 modificati e VAV, Land Rover 110 muniti di kit tagliacavi WMIK, roll bar e supporto per le armi di bordo. Anche per missioni anfibie il reparto e dotato di mezzi appositi come i gommoni Zodiac Commando e Zodiac Hurricane II capaci di una velocità di 50 nodi e dotati di sistema GPS, radar di navigazione e supporto armi come mitragliatrice e lanciagranate, e le canoe biposto Hart.



LA  LOTTA  SEGRETA  AL  DAESH

IRAQ - 10 novembre 2019, cinque militari italiani sono rimasti feriti in un attacco in Iraq: tre purtroppo sono in condizioni gravi. 
I cinque fanno parte delle Forze Speciali italiane: i loro nomi sono:
  • Marco Pisani, 
  • Paolo Piseddu, 
  • Andrea Quarto, 
  • Emanuele Valenza, 
  • Michele Tedesco. 

Tre appartengono al nono reggimento Col Moschin dell'Esercito, due al Gruppo operativo incursori Comsubin della Marina militare. Tre di loro sono in gravi condizioni. Si tratta, a quanto pare, di uomini del 9° reggimento Col Moschin. L’attentato, riferisce lo Stato maggiore della Difesa, è avvenuto in mattinata quando un ordigno esplosivo rudimentale (Ied) è esploso al passaggio di un team misto di forze speciali italiane in Iraq nell’area delle montagne di Hamrin, a Kirkuk. Il team stava svolgendo attività di addestramento (“mentoring and training”) in favore delle forze di sicurezza irachene impegnate nella lotta all’Isis. I cinque militari coinvolti dall'esplosione sono stati subito soccorsi, evacuati con elicotteri Usa facenti parte della coalizione e trasportati in un ospedale dove stanno ricevendo le cure del caso. Tre dei cinque militari sono in condizioni gravi, ma non sarebbero in pericolo di vita: hanno riportato gravi lesioni agli arti inferiori e per uno di loro sarebbe stata necessaria l'amputazione di una parte della gamba. Le famiglie dei militari sono informate. Il ministro della Difesa «è stato prontamente messo al corrente dell'attentato dal capo di Stato maggiore della Difesa, e segue con attenzione - viene sottolineato - l'evolversi della situazione».

Cosa facevano le forze speciali italiane quando ieri mattina sono state colpite non lontano da Kirkuk? 

Il team stava probabilmente svolgendo attività di mentoring and training a beneficio delle Forze di sicurezza irachene impegnate nella lotta all’ISIS. Sembrerebbe però che gli uomini del Comsubin e del Nono reggimento d’assalto Col Moschin non siano stati impiegati “solamente” come addestratori dell’esercito iracheno. Se le forze speciali escono dalla base è per fare qualche operazione coperta, altrimenti rimangono dentro. Cadrebbe quindi l’ipotesi dello Stato maggiore della Difesa, che parla di “attività di mentoring and training”. E’ probabile che lo Stato maggiore della Difesa abbia deciso di mantenere un profilo basso per salvaguardare l’operazione di ieri.
Sono tante le cose che non tornano perché la zona dell’attacco è molto delicata e infestata dai resti reietti dell’Isis. Difficile che i corpi speciali fossero impegnati solo in addestramento in una missione iniziata in piena notte e siano incappati per caso su di uno “IED”. L’area non lontana da Kirkuk è quella montagnosa di Ghara, dove si sono insediati diversi combattenti dell’Isis sopravvissuti alla disfatta di Mosul: L’assistenza durante le operazioni contro le cellule nascoste, o contro nuclei jihadisti, sembra molto più plausibile.
La presenza dei veterani delle bandiere nere avrebbe fatto scattare l’operazione congiunta tra curdi e italiani. Gli incursori del Nono reggimento Col Moschin e del Comsubin fanno infatti parte della Task Force 44 che è attivamente impiegata nella lotta contro lo Stato islamico in quella che è stata battezzata “operazione Centuria”. Accanto alla Tf44 sarebbero attivi elementi del “17° Stormo dell’Aeronautica ed i Gis dei Carabinieri, solitamente supportati dai ricognitori del 185° Folgore e dai Ranger del 4° Alpini”. Un’ulteriore traccia del fatto che la caccia alle bandiere nere in Iraq prosegue nel silenzio generale è fornita da fonti dell’ Agenzia Nova, che parla di un’operazione lanciata a sud di Kirkuk, “nella zona del lago Hamrin, non lontano da dove sono stati colpiti ieri i nostri soldati.

DA "IL GIORNALE - INSIDE OVER"



GUERRA / Mauro Indelicato  - 12 NOVEMBRE 2019
  
È un “day after” carico di tensione quello vissuto nelle zone attorno a Kirkuk. L’attentato contro i soldati italiani, rivendicato dall’Isis, ha scosso (e non poco) le autorità locali: la zona è instabile da mesi, ma l’attacco mirato ad un mezzo della coalizione internazionale sembrava uno scenario impossibile. Ecco perché è scattata, a poche ore dall’azione contro i nostri soldati, un’operazione delle forze irachene contro le cellule locali dell’ex califfato.

Il blitz contro i terroristi

Già dalle prime ore di ieri, uomini della sicurezza e militari iracheni hanno avviato rastrellamenti e operazioni militari nelle zona immediatamente a sud di Kirkuk. Tra nascondigli naturali e colline caratteristiche di queste zone impervie, le forze di Baghdad si sono messe alla ricerca dei possibili responsabili dell’attacco contro gli italiani. Blitz e rastrellamenti volti a rintracciare i membri dell’Isis ancora molto attivi in zona, ma non solo: l’obiettivo sembra essere quello di arrivare a ricostruire gli organigrammi del gruppo terroristico presente nella provincia di Kirkuk. L’impressione, tra le forze di sicurezza di Baghdad, è che qualcosa negli ultimi mesi possa essere sfuggito e, in particolare, gli occhi sono puntati su un rafforzamento delle cellule dell’Isis rimaste attive nonostante il collasso del Califfato. Per di più, anche in Iraq in queste settimane ci si aspetta una recrudescenza dei gruppi terroristici che devono dimostrare di essere attivi nonostante la morte di Al Baghdadi.
A confermare le operazioni in corso a Kirkuk è anche il colonnello Ahmed al Samawi, alto ufficiale del quartier generale del comando delle operazioni congiunte a Kirkuk. Ad Agenzia Nova, il colonnello ha dichiarato infatti che “una forza congiunta irachena, sotto la supervisione del generale Saad Ali Ati al Harbiyah, ha iniziato una missione di ricerca di esponenti dell’Isis nel distretto di Hawija e nelle aree di Al Rashad e al Abbasi, ispezionando fattorie, campi e seguendo le tracce delle delle bande terroristiche”. Le zone citate, sono limitrofe a quelle dove è avvenuto l’attacco di domenica contro i soldati italiani. Un’operazione che, secondo le forze di Baghdad, potrebbe durare anche diversi giorni.

Kirkuk, provincia contesa

Fin qui la cronaca di queste ore contrassegnata, per quel che riguarda il nostro Paese, dall’attentato che ha ferito i militari italiani. Ma per comprendere come mai questa provincia dell’Iraq è soggetta, nonostante la caduta del Califfato, agli attacchi dell’Isis occorre analizzare l’intero contesto storico. Kirkuk ha sempre rappresentato una delle regioni più ricche di petrolio dell’intero Iraq. E questo già di per sé ha sempre posto la provincia al centro di tanti interessi. Ma soprattutto, Kirkuk risulta storicamente contesa tra governo centrale di Baghdad e regione autonoma curda. Qui vivono molte comunità e, oltre a quella araba-irachena, ci sono curdi, turcomanni e altre minoranze. La provincia di Kirkuk non ha quindi una sua fisionomia ben definita, al contrario invece delle altre regioni irachene suddivise in maniera più o meno netta tra zone sciite, sunnite e curde.

Le mani della Turchia sul Kurdistan (Alberto Bellotto)

Quando è stata varata la nuova costituzione post Saddam Hussein, nel momento di istituire la regione autonoma curda sono sorte tensioni tra gli stessi curdi e la leadership irachena per lo status di Kirkuk. Alla fine la provincia non è stata inglobata nella regione autonoma, ma quando nel 2014 l’esercito iracheno da queste parti si è ritirato sotto i colpi delle avanzate del califfato, i peshmerga curdi hanno occupato sia Kirkuk che buona parte della provincia. In questo modo, per almeno tre anni la regione autonoma curda ha amministrato de facto anche questa strategica zona petrolifera. Poi, all’indomani del referendum sull’indipendenza non riconosciuto da Baghdad nel settembre 2017, le forze del governo centrale hanno nuovamente occupato la provincia.
Ma da allora la situazione non è sempre stata ben chiara: Kirkuk ha l’aspetto quasi di un “buco nero” a nord di Baghdad, un territorio dove il già fragile Stato iracheno qui è costretto a riscontrare ulteriori problemi. Ed è in questo ambiente che le nostre forze armate stavano operando nel momento dell’attacco. Ed è per l’appunto in questo contesto che, alla lunga, si sta rischiando di veder emergere nuovamente le mai domate cellule dell’Isis.

(Web, Google, Wikipedia, Esercito.difesa, Il Giornale, Congedatifolgore, Armiespy, You Tube)