venerdì 13 settembre 2024

US ARMY 1965: la Colt Manufacturing Company non ha mai avuto molta fortuna con le mitragliatrici. Negli anni '60, tentò di rientrare nel mondo delle mitragliatrici con la CMG-1, CMG-2 e CMG-3.







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Escludendo la Colt M1895, progettata da John Browning che produceva cannoni leggendari, la Colt Manufacturing Company non aveva mai avuto molta fortuna con le mitragliatrici. Negli anni '60, Colt tentò di rientrare nel mondo delle mitragliatrici con la CMG, nota anche come mitragliatrice Colt.
La Colt Machine Gun o CMG era una mitragliatrice a cinghia aperta che sparava cartucce da 5,56×45 mm progettate dalla Colt Manufacturing Company nel 1965.

Il tentativo di Colt portò alla produzione di tre versioni di CMG: 
  • la CMG-1, 
  • la CMG-2 
  • e la CMG-3. 
Queste mitragliatrici erano state progettate per integrare il CAR-15, o Colt Automatic Rifle, noto anche come M-16, ed erano una risposta al leggendario sistema Stoner 63.
L'idea di Eugene Stoner, con lo Stoner 63, fornì alle forze militari una piattaforma incredibilmente modulare che poteva fungere da fucile d'assalto, carabina, mitragliatrice leggera alimentata a cinghia, mitragliatrice montata su veicolo, fucile automatico leggero e altro ancora. La versione leggera cal. 5.56 con cintura dello Stoner 63 aveva introdotto in America il concetto di mitragliatrice leggera, e ai militari era piaciuta l'idea.
Colt reagì producendo la sua CMG per completare il suo fucile M-16 già in dotazione al personale militare americano in Vietnam.
Il vantaggio dello Stoner 63 LMG era che offriva elementi di design simili a quelli del fucile Stoner 63. Colt voleva acquisire lo stesso tipo di comunanza con la sua mitragliatrice. 

Colt Mitragliatrice #1 (CMG-1)

Sebbene commercializzato insieme al CAR-15, la CMG-1 aveva poche parti in comune con esso. Un CMG-1 utilizzava l'impingement diretto e condivideva il bullone, il tubo del gas e altre parti operative dell'M16. 


Tuttavia, altre CMG-1 utilizzavano pistoni a gas. I CMG-1 utilizzavano anche l'impugnatura a pistola dell'M16, il blocco del mirino anteriore e il nascondiglio del flash. Simile allo Stoner 63, il CMG-1 poteva essere alimentato da entrambi i lati. La velocità di fuoco era di 650 colpi al minuto. Sono stati realizzati solo due o tre CMG-1. Colt li ha realizzati con stampaggio in lamiera.
Colt ha offerto il CMG-1 in quattro diverse versioni: montato su bipiede, montato su treppiede, montato su veicolo o montaggio fisso. La versione montata su bipiede da 11,5 libbre (5,2 kg) è stata commercializzata come mitragliatrice leggera per l'uso da parte delle truppe d'assalto. Era l'unica versione con un calcio. La versione montata su treppiede da 12,5 libbre (5,7 kg) era considerata una mitragliatrice media. La versione montata sul veicolo era una mitragliatrice per l'uso da parte dei soldati sui veicoli terrestri. La versione a montaggio fisso veniva attivata da un solenoide che consentiva il funzionamento a distanza in modo che potesse essere montata in un elicottero o in un altro aereo. Quindi, la CMG-1 utilizzava diverse parti dell’M16, tra cui l'impugnatura a pistola, il blocco di mira anteriore e il flash hider. L’impugnatura a pistola utilizzava anche il sistema di impingement diretto dell'M-16 combinato con un design ad otturatore aperto. Sebbene fosse alimentato a cinghia, era, come l'M16, calibro 5,56.
Colt costruì l’arma in lamiera e pubblicizzò la sua capacità in diversi ruoli: poteva essere usata come mitragliatrice leggera trasportata dalle truppe o montata su un treppiede o su di un veicolo. La variante alimentata pesava circa 12 libbre.
La CMG-1 era dotata di un vassoio di alimentazione che consentiva di configurare l’arma per alimentarla dal lato sinistro o destro. Questo non era per accogliere i tiratori mancini, ma più per il montaggio sul veicolo. Gli elicotteri Huey, in genere, avevano due M-60, con uno dei due che doveva essere montato a testa in giù per adattarsi alla corretta alimentazione. La capacità del CMG-1 di alimentare l’arma da sinistra a da destra avrebbe eliminato quel problema.
La CMG-1 non aveva comunque attirato l'attenzione che Colt voleva e furono prodotti solo pochi prototipi. Quindi, l'azienda eliminò la CMG-1 e tornò in laboratorio per mettere a punto un nuovo modello.

Colt Machine Gun #2 (CMG-2)

Nel 1967, Colt sostituì la CMG-1 con la CMG-2. La CMG-2 aveva abbandonato qualsiasi somiglianza con l'M16 ed era disponibile solo come mitragliatrice leggera completamente automatica montata su bipiede con impugnatura verticale. 



Il CMG-2 era azionato a pistone a gas, ma utilizzava un bullone M16 modificato. Il perno di cottura era a doppia faccia, quindi poteva essere invertito se fosse danneggiato o rotto. L'estrattore era stato lavorato nell’otturatore e i colpi usati venivano espulsi attraverso il pozzo del caricatore vestigiale. Il calcio di plastica fisso era stato incorporato nella parte posteriore del gruppo del supporto per bulloni.
La canna della CMG-2 era staccabile e aveva un manico pieghevole, quindi una canna surriscaldata potesse essere sostituita sul campo. La canna aveva una torsione 1:9 ed era destinata a sparare un proiettile sperimentale a 68 grani (4,4 g), progettato per distanze più lunghe rispetto all'allora proiettile M193 standard a 55 grani (3,6 g). A differenza della mitragliatrice M60 allora in uso nella guerra del Vietnam, che aveva il suo bipiede e la bombola del gas come parte integrante della canna di scorta, un bipiede M2 era montato sopra la spina del gas impostata nel paramano ventilato del CMG-2 ed era bloccato in posizione dal blocco del gas della canna di riserva.
La caratteristica più insolita era che mancava la maniglia di ricarica dell'M16. L'operatore caricava la CMG-2 sbloccando la presa della pistola e poi facendola scorrere in avanti e indietro per fare un giro dalla cintura e incastrando l'arma. Un pezzo di metallo rettangolare piatto è scivolato sulle guide del gruppo grilletto dietro il meccanismo del grilletto per fungere da copertura antipolvere e tenere i detriti fuori dall'arma.
Veniva alimentato da una cintura metallica in disintegrazione utilizzando i collegamenti proprietari S-63 BRW di Stoner. L'S-63 BRW era una versione NATO ridotta da 5,56 mm dei collegamenti metallici M13 dell'M-60 per la cartuccia NATO da 7,62 mm. Le munizioni con cintura erano contenute in un tamburo di plastica Stoner verde o nero da 150 colpi che era montato sul lato sinistro dell'arma.
Colt presentò una CMG-2 a canna corta senza calcio ai Navy SEALs. La Marina ha classificato il CMG-2 come la mitragliatrice EX 27 Mod 0, ma alla fine aveva scelto invece lo Stoner 63 MK23 Mod 0 Commando. La CMG-2 non ha mai lasciato la fase del prototipo e Colt cessò lo sviluppo nel 1969. Con la CMG-2, Colt aveva eliminato qualsiasi somiglianza con l'M-16. Il sistema di alimentazione diretto era stato abbandonato e la nuova versione utilizzava un sistema di pistoni a gas più tradizionale insieme a un design ad otturatore aperto. Colt aveva anche eliminato i vari modelli per una variante con un bipiede. Il bipiede proveniva dal fucile M-14 e poteva essere ripiegato con facilità. Proprio come la CMG-1, la CMG-2 pesava circa 12 libbre.
La CMG-2 utilizzava una canna rimovibile rapidamente che consentiva alle truppe di cambiare le canne per evitare il surriscaldamento durante un combattimento. Ogni canna era stata dotata di una maniglia per il trasporto pieghevole per facilitare la rimozione e il trasporto senza scottarsi. La CMG-2 presentava anche un'impugnatura verticale sul paramano.
Mancava di una maniglia di ricarica tradizionale e utilizzava un nuovo sistema di ricarica in cui la sua impugnatura a pistola posteriore scivolava in avanti e indietro per caricare l'arma e prepararla al fuoco.
Come l'originale, questa era una mitragliatrice leggera cal.5.56 a cinghia. La canna utilizzava un rapporto di torsione 1:9 per ospitare una cartuccia sperimentale a 68 grani 5.56. Colt usava i collegamenti Stoner S-63 BRW per le munizioni e l’arma aveva in dotazione un tamburo di plastica da 150.

Colt Mitragliatrice #3 (CMG-3)

Una versione camerata nel calibro 7,62 mm venne realizzata nei primi anni '70. Venne prodotto solo un numero limitato, stimato in circa 5, con 2 rimasti in esistenza. 


A differenza della CMG-1 e della CMG-2, la CMG-3 si allontanò dal calibro 5.56 e abbracciò il proiettile NATO 7.62 x 51. La CMG-3 utilizzava il modello CMG-2, ma era stato ridimensionato per sparare a piena potenza.
Questa versione era stata ideata negli anni '70 in risposta alla domanda delle truppe delle operazioni speciali che volevano una mitragliatrice 7,62 più leggera dell’M-60.
Colt inserì la CMG-3 nel concorso. L'arma risultava priva di durata complessiva poiché il suo ricevitore aveva una durata di 35.000 colpi, mentre la Marina statunitense voleva una durata di 100.000 colpi.
La Marina aveva scoperto che la CMG-3 aveva un punto debole nella parte inferiore del ricevitore, proprio dove si sarebbe rotto. Colt risolse il problema, ma a quel punto la Marina annullò il progetto.
Non ci sono molte informazioni disponibili su questa versione di CMG e solo cinque sono state prodotte.
La Colt avrebbe continuato a cercare di produrre armi di supporto, ma dopo la CMG, l'azienda si era concentrata su di un concetto di fucile automatico munito di caricatore piuttosto che su una vera e propria mitragliatrice leggera. La Colt Machine Gun è stata un punto fermo nello sviluppo delle armi statunitensi: purtroppo, da tempo è stata dimenticata dagli addetti ai lavori.






Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo: 
fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?
Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita 
e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni, 
a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:
“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.
Tutto…tranne l’amare.

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, SANDBOXX, Wikipedia, You Tube)























 

giovedì 12 settembre 2024

Aeronautica Militare Italiana: tra alcuni anni ci sarà una rivoluzione nel programma acrobatico della “P.A.N. Frecce Tricolori”, perché finalmente entrerà in servizio il Leonardo M346 PAN, il quale sostituirà l’ormai datato MB339PAN.









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Il programma acrobatico della PAN - Frecce Tricolori sarà tra 3 o 4 anni sottoposto ad un esteso “restyling” perché entrerà finalmente in servizio il Leonardo M346PAN in sostituzione del “nonnetto” ma ancora validissimo MB339PAN.
Di recente si è svolta la presentazione del velivolo con la nuova livrea che sarà adottata, leggermente diversa da quella precedente.
Il Leonardo M346 Master è come noto un addestratore avanzato che ha già riscosso un notevole successo internazionale per la bontà del progetto tecnologico oramai ben maturo.
La presentazione è avvenuta a margine della cerimonia per il ritorno in Patria dalla missione #NAT24 nel Nord America tenutasi tra giugno e agosto 2024.
La livrea che sarà adottata risulta molto elegante e ha una caratterizzazione utile a mostrarsi bella da ogni angolo di visuale, anche nell’ambito delle manovre e delle figure  acrobatiche durante le esibizioni che gli aerei dovranno svolgere in futuro in ogni angolo della nostra penisola, in tutte le nazioni amiche sparse per l’Europa e per il mondo.







Chiaramente, ora appare evidente la forzatura dell'impiego del T-345  PAN. Come TRAINER il velivolo è validissimo, ma il vero problema, a parere degli addetti ai lavori, è impiegarlo come velivolo acrobatico in formazioni numerose di 10 velivoli come per la PAN. 
Sono state progettate continue modifiche al fadec per la gestione motore in determinati assetti, ma non sono risultati mai completamente soddisfacenti; anche il profilo alare non andava in pieno in determinate figure acrobatiche. Il T-345 é solo un buon trainer e come tale opererà. 
I continui ritardi sono stati legati all'impiego acrobatico; la modifica al carrello di atterraggio è stata risolta da tempo. Ad ogni buon conto, le Frecce Tricolori dovranno per forza di cose reinventarsi il programma, perché con il T-346, anche in relax, ci son cose impossibili da fare in quanto, per la prima volta, la PAN si troverà ad utilizzare un bimotore dotato di controlli di volo digitali FBW.
Buon lavoro, ragazzi!!!

Il Leonardo M-346 Master

Il Leonardo M-346 Master è un aereo da addestramento militare transonico. È basato su sviluppi successivi a un'iniziale joint venture tra lo Yakovlev Design Bureau di Mosca e l'allora Aermacchi, che si allearono per l'evoluzione del prototipo Yakovlev-Aermacchi 130. Nel 2017 è stata presentata la versione da combattimento, l'M-346 FA.


Tecnica

L’M-346 è un addestratore avanzato transonico concepito come piattaforma per l’addestramento al volo su caccia di nuova generazione.
L'aereo possiede elevata manovrabilità grazie alle varie soluzioni aerodinamiche adoperate, ai materiali compositi con cui è costruito che gli consentono di avere un peso contenuto, al conseguente rapporto peso/potenza minimo. Riesce a mantenere piena maneggevolezza fino ad angoli di incidenza superiori a 30°; può raggiungere i 1.085 km/h ad una quota di 1 500 m e in picchiata riesce a toccare Mach 1,2.
L'M-346 è progettato per il ruolo principale di addestratore di caccia lead-in, in cui le prestazioni e le capacità dell'aeromobile vengono utilizzate per fornire addestramento di piloti per l'ultima generazione di aerei da combattimento. Alimentato da una coppia di motori a turbofan Honeywell F124 a secco, progettati per ridurre i costi di acquisizione e operativi, è in grado di volare transonico senza utilizzare un postbruciatore; Leonardo ha affermato che le prestazioni di volo dell'M-346 sono "seconde solo agli aerei equipaggiati con afterburner”. Durante il processo di progettazione, sono stati rispettati i concetti gemelli di "design-to-cost" e "design-to-maintain", riducendo i costi di acquisizione e operativi.  I costi per ora di volo della M346 sarebbero un decimo di quelli dell'Eurofighter Typhoon. Al di fuori del ruolo di addestramento, l'M-346 è stato progettato fin dall'inizio per accogliere ulteriori capacità operative, comprese le missioni di combattimento come il supporto aereo ravvicinato e i compiti di polizia aerea.
L'M-346 incorpora un sistema di controllo di volo fly-by-wire digitale quadruplex di piena autorità che, in combinazione con la configurazione aerodinamica ottimizzata dell'aereo, fornisce piena manovrabilità e controllabilità ad un angolo di attacco molto elevato (oltre i 30° gradi). Il sistema di controllo del volo, che incorpora una filosofia di progettazione HOTAS, è dotato di angolo di attacco regolabile e limitazioni di g-force; se combinato con il suo ampio involucro di prestazioni, ciò consente all'M-346 di imitare efficacemente le prestazioni di volo di vari aerei da combattimento gestiti da piloti tirocinanti o di aumentare progressivamente i livelli di difficoltà, aumentando così l'efficacia dell’addestramento.  Un sistema di recupero attivato dal pilota (PARS) è presente che, quando viene premuto, conduce un recupero automatico riportando l'aeromobile su una traiettoria di volo stabile e pianeggiante.
Un sistema avionico digitale, modellato sulle sue controparti a bordo dell'ultima generazione di aeromobili militari come il Saab JAS-39 Gripen, il Lockheed Martin F-22 Raptor e l'Eurofighter Typhoon, è incorporato, che lo rende adatto a tutte le fasi dell'addestramento avanzato al volo e quindi riduce l'uso di aerei da combattimento per scopi di addestramento, "download" ore di volo dall'unità di conversione operativa (OCU) all'unità di addestramento dei piloti. Si impiega un'architettura avionica modulare, che consente di incorporare nuove attrezzature e sistemi e aumenta il potenziale di crescita del tipo. La cabina di pilotaggio in vetro della M-346 è rappresentativa della cabina di pilotaggio di ultima generazione ed è compatibile con gli occhiali Night Vision; ha tre display LCD multifunzionali a colori, un display head-up (anche nella cabina di pilotaggio posteriore), e un display montato sul casco (HMD) opzionale. È presente anche un sistema di comando vocale, che è integrato con funzioni come il sistema di navigazione. I sistemi di comunicazione includono ricetrasmettitori VHF/UHF, transponder IFF e Mid-air Collision Avoidance System (MIDCAS), e sistema di avviso di prossimità del suolo (GPWS).
Una caratteristica chiave dell'M-346 è l'Embedded Tactical Training System (ETTS). L'ETTS è in grado di emulare varie apparecchiature, come radar, pod di mira, armi e sistemi di guerra elettronica; inoltre, l'ETTS può interfacciarsi con varie munizioni e altre attrezzature effettivamente trasportate a bordo. Il sistema può agire in modalità autonoma, in cui dati simulati e informazioni sugli scenari, con minacce e obiettivi, viene caricato prima del decollo o in una rete, durante la quale i dati vengono ricevuti e utilizzati in tempo reale dalle stazioni di monitoraggio a terra tramite il collegamento dati dell’aeromobile. Gli ETTS possono generare forze generate dal computer realistiche (sia amici che nemici). Ai fini della valutazione e dell'analisi post-missione, i dati accumulati, come il video dal display opzionale montato sul casco, possono essere estratti e rivisti. Leonardo offre anche un sistema di addestramento integrato (ITS), combinando l'M-346 con un sistema di addestramento a terra (GBTS) - composto da dispositivi di formazione accademica, simulatori, pianificazione delle missioni e sistemi di gestione della formazione - e servizio logistico completo come parte di un programma più ampio verso i piloti qualificati.
L'M-346, nella variante multiruolo Fighter Attack (M-346FA), è dotato di un radar di controllo del fuoco multimodale (Grifo M-346 di Leonardo Electronics) e un totale di sette punti difficili, è in grado di trasportare carichi esterni fino a 3.000 kg mantenendo un elevato rapporto spinta-peso; i dati di gestione dei depositi possono essere presentati su uno qualsiasi dei display multifunzione nella cabina di pilotaggio. Secondo quanto riferito, la sezione trasversale radar dell'M346 in una configurazione standard è di 20 metri quadrati; questo può essere ridotto a un singolo metro quadrato installando un kit a bassa osservabilità che è stato sviluppato per il tipo. Altri sistemi di autoprotezione che possono essere montati includono un sistema di supporto agli aiuti difensivi (DASS) che include il ricevitore di allarme radar (RWR), il sistema di allarme di avvicinamento missilistico (MAWS) e i distributori di ciasssi e fardaggio (C&FD). La suite di comunicazione di fascia alta e incentrata sulla rete dell'M-346FA include comunicazioni sicure e Tactical Datalink, sia NATO che non NATO.
L'M-346FA in grado di combattere può eseguire attacchi a terra, difesa della patria e missioni di polizia aerea e ricognizione. È possibile trasportare varie munizioni e depositi, tra cui missili aria-aria IRIS-T o AIM-9 Sidewinder, vari missili aria-terra, missili antinave, bombe e razzi a caduta libera e a guida laser, un baccello di cannone da 12,7 mm, baccelli di ricognizione e di mira e baccelli di guerra elettronica; la mira delle armi viene eseguita utilizzando il display montato sul casco e i display multifunzione. Tutti i sistemi principali sono duplicati e il sistema di volo riconfigurabile, per aumentare la sopravvivenza e la funzionalità in caso di danni da battaglia sostenuti. L'aereo ha una portata massima di 1.375 miglia nautiche quando è dotato di un massimo di tre serbatoi di carburante esterni, questo può essere esteso tramite rifornimento in volo tramite una sonda di rifornimento rimovibile.

Cellula

La fusoliera e le prese d’aria sono realizzate in fibra di carbonio e kevlar mentre gli elementi strutturali sono realizzati in leghe di alluminio e di titanio e in acciaio. Il velivolo è dotato di un carrello triciclo il cui freno è controllato idraulicamente; la meccanica del carrello è assicurata dal sistema idraulico. I primi prototipi erano dotati dello stesso carrello dell'AMX a causa della disponibilità di strumentazione compatibile per l'acquisizione dei dati e per mitigazione del rischio.
Tra le caratteristiche aerodinamiche si annoverano un bordo d’attacco alare sottile e leading edge root extensions (LERX), che combinati generano vortici che mantengono il flusso attaccato all’ala anche ad alti angoli di incidenza, consentendo di avere una buona manovrabilità anche ad incidenze superiori a 30°; sul bordo di attacco è presente un dente di sega per semiala, una discontinuità che genera un vortice che si sviluppa verso le estremità alari e che travolge gli alettoni, evitando la separazione della vena fluida in corrispondenza di questi ultimi e la conseguente perdita di controllo. Gli elevoni differenziali contribuiscono ulteriormente ad influenzare la manovrabilità del velivolo.

Motori

L’M-346 è equipaggiato con due turbofan a basso rapporto di bypass Honeywell F124-GA-200 dotati di FADEC a due canali e inclinati verso il basso in maniera tale da fornire una componente di spinta ortogonale all'asse del velivolo che va ad aggiungersi alla portanza, favorendo la sostentazione e la manovrabilità del velivolo. Dal momento che la struttura non è progettata per il volo supersonico i due motori sono stati ridotti in potenza in modo tale che alla massima manetta il loro numero di giri sia pari a circa il 94% del valore massimo.
La APU, del tipo Safran ATS 346, è responsabile dell’avviamento dei motori pneumaticamente ed è in grado di erogare fino a 42 kW per l’alimentazione dei sistemi di bordo a propulsori spenti.
Il velivolo è dotato di due serbatoi in fusoliera e di due serbatoi integrati nelle ali in grado di portare circa 2 500 L (2 000 kg) di combustibile: il combustibile passa dai serbatoi alari ai serbatoi in fusoliera per gravità mentre il passaggio tra serbatoi in fusoliera e motori avviene tramite pompe; è possibile equipaggiarlo con tre serbatoi ausiliari da 630 l di capacità ciascuno. La versione FA è in grado di ricevere carburante mediante rifornimento in volo.

Sistemi e impianti

L’M-346 utilizza due sistemi idraulici indipendenti con pressione di esercizio di 20,7 MPa che controllano tutte le superfici mobili, il sistema frenante, l'estensione e la ritrazione del carrello di atterraggio e lo sterzo del ruotino anteriore.
L’aereo è dotato di due impianti elettrici, uno in corrente continua a 28 V e uno in corrente alternata a 120 V, i cui generatori sono alimentati da un motore ciascuno; è dotato di un trasformatore-raddrizzatore (TRU) che converte la corrente alternata in continua e ne modifica la tensione.
Il velivolo è dotato di un sistema di bordo per la generazione di ossigeno (OBOGS) affiancato da una bombola collocata sotto l’abitacolo da utilizzare in caso di avaria del sistema principale.
Il computer del Flight Control System (FCS) dell'aeromobile è stato sviluppato da Alenia SIA in collaborazione con Selex Communications, mentre il software di volo è stato sviluppato interamente da Alenia Aermacchi. Il FCS consente di programmare il volo limitandone l’inviluppo e consentendo di simulare diversi tipi di missioni e di aeromobili. L’aereo è controllato tramite un sistema fly-by-wire a quattro canali e dispone di un sistema automatico per il ritorno al volo orizzontale denominato Pilot Activated Recovery System (PARS) che il pilota può attivare in caso di perdita di controllo o disorientamento.

Avionica

L'M-346 è dotato di comandi di tipo Hands on Throttle and Stick (HOTAS) e di un’avionica modulare interamente digitale sviluppata a partire da avioniche di caccia di recente produzione, come ad esempio quelle del Saab JAS 39 Gripen o dell'Eurofighter Typhoon, che consente al pilota in formazione di ridurre le ore di volo a bordo dell’aeromobile di destinazione, effettuando un consistente scarico di ore di volo dall’unità di conversione operativa (OCU) alla scuola di volo; la modularità consente l’incorporazione di strumentazione solamente in caso di necessità. Il glass cockpit è dotato di tre schermi, head-up display (anche nel cockpit posteriore) e Helmet-Mounted Display (HMD) opzionali.
L'Embedded Tactical Training System (ETTS), integrato nell'avionica del M-346, consente di simulare virtualmente la presenza di una moltitudine di nemici ed alleati (Computer Generated Forces, CGF), sia in addestramenti singoli che, attraverso un datalink per lo scambio dello scenario tattico compatibile con strumentazione sia NATO che non, con altri velivoli, permettendo di addestrare i piloti per qualsiasi tipologia di scenario operativo.

Caratteristiche generali:

  • Equipaggio: 2
  • Lunghezza: 11,49 m (37 piedi 8 in)
  • Apertura alare: 9,72 m (31 piedi 11 in)
  • Altezza: 4,76 m (15 piedi 7 pollici)
  • Area ala: 23,52 m2 (253,2 piedi quadrati)
  • Peso a vuoto: 4.900 kg (10.803 libbre)
  • Peso lordo: 6.700 kg (14.771 libbre)
  • Peso massimo al decollo: 9.600 kg (21.164 lb) allenatore
  • Capacità di carburante: 2.000 kg (4.409 libbre) interno
  • Powerplant: 2 motori turbofan Honeywell/ITEC F124-GA-200, 28 kN (6.300 lbf) di spinta ciascuno.

Prestazioni:

  • Velocità massima: 1.090 km/h (680 mph, 590 kn)
  • Velocità massima: Mach 0,95
  • Velocità di stallo: 176 km/h (109 mph, 95 kn)
  • Non superare mai la velocità: 1.470 km/h (910 mph, 790 kn) / M1.2
  • Raggio d’azione: 1.925 km (1.196 miglia)
  • Autonomia: 2.550 km (1.580 miglia, 1.380 miglia) con 3 serbatoi di caduta esterni
  • Resistenza: 2 ore e 45 minuti (4 ore con serbatoi di caduta esterni)
  • Tangenza: 13.716 m (45.000 piedi)
  • limiti g: +8 -3
  • Velocità di salita: 112 m/s (22.000 ft/min)
  • Carico ala: 285 kg/m2 (58 libbre/sq ft)
  • Spinta/peso: 0,84.

Armamento:
  • Punti rigidi: disposizioni per un totale di 7 stazioni a pilone (1× sotto la fusoliera, 4× sotto l'ala più 2× punta dell'ala), in grado di montare fino a 3.000 chilogrammi (6.600 libbre) di carico utile esterno e fino a 3× 630 litri di imp (140 gal; 170 gal) serbatoi di caduta esterni.

POD:
  • FN Herstal HMP250 mitragliatrice da 12,7 mm
  • Cannone Nexter 20mm M621
  • Missili aria-aria:
  • AIM-9 Sidewinder
  • Missili aria-superficie:
  • Missile aria-terra AGM-65 Maverick
  • Missili antinave:
  • Missili antinave Marte MK-2A
  • Mark 82 500lb e Mark-83 1,000lb bombe a caduta libera o ritardate.

Avionica:
  • Radar: radar Grifo-M346 (M-346FA).



Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo: 
fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?
Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita 
e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni, 
a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:
“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.
Tutto…tranne l’amare.


(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Italiavola, Wikipedia, You Tube)





















 

Al-Bahriyya al-Qatariyya, Marina del Qatar o Qatar Emiri Navy: una nuova classe di sottomarini “Midget M23 C-Series” della società M23 di Bergamo è attualmente in fase di test a La Spezia.










https://svppbellum.blogspot.com/

Blog dedicato agli appassionati di DIFESA, 
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La bandiera è un simbolo che ci unisce, non solo come membri 
di un reparto militare 
ma come cittadini e custodi di ideali.
Valori da tramandare e trasmettere, da difendere
senza mai darli per scontati.
E’ desiderio dell’uomo riposare
là dove il mulino del cuore non macini più
pane intriso di lacrime, là dove ancora si può sognare…
…una vita che meriti di esser vissuta.





Al-Bahriyya al-Qatariyya, Marina del Qatar o Qatar Emiri Navy

La Al-Bahriyya al-Qatariyya, Marina del Qatar nota internazionalmente come Qatar Emiri Navy, è la forza navale del Qatar. In passato è stata una forza molto piccola rispetto alle esigenze di protezione del paese e dotata di mezzi molto leggeri, tra cui tre battelli d'attacco Classe Combattante III. A tutto il 2010 la marina disponeva di 21 pattugliatori costieri o motovedette e di una nave anfibia; la presenza della US Navy è stata fortemente incentivata, in modo da avere in area forze amiche in grado di ottenere un effetto dissuasivo ma si sono avute anche visite amichevoli nel febbraio 2010 da parte di una nave scuola iraniana, nonostante il vicino paese sia una delle possibili minacce per il Qatar.

Midget M23 C-Series

Emergono sui media nuovi dettagli sui nuovi midget del Qatar: sono stati rivelati alla MSPO International Defense Industry Exhibition in Polonia.  Sono due i midget per la Marina Qatariota e sono costruiti dalla società M23 SRL di Bergamo, in Italia. La mostra riguardava un modello della serie C, mostrato per la prima volta al pubblico.



La società M23 Srl con sede centrale a Ciserano (Bergamo) è una new entry dell’inossidabile mercato bellico: operativa dal giugno 2018, ha come oggetto sociale la “progettazione, costruzione e vendita di veicoli subacquei ed in particolare di sottomarini, apparati di propulsione e scafi”. M23 ha una ventina di dipendenti ed è finanziariamente legata ad altre due aziende con sede legale a Bergamo, la SPH Srl (società di consulting industriale) e la GSE Trieste Srl (settore cantieristico navale).

La società M23 Srl si occupa della progettazione e realizzazione di sottomarini Midget avanzati e relativi sottosistemi e camere iperbariche fisse e portatili. Svolge preminentemente le seguenti attività: 
  • la costruzione e la vendita di veicoli subacquei ed in particolare di sottomarini; 
  • la progettazione di veicoli subacquei ed in particolare di sottomarini e la vendita dei relativi progetti; 
  • la costruzione e la vendita di apparati di propulsione per veicoli subacquei ed in particolare per sottomarini e dei relativi componenti ed accessori; 
  • la progettazione di apparati di propulsione per veicoli subacquei ed in particolare per sottomarini, dei relativi componenti ed accessori e la vendita dei relativi progetti; 
  • la costruzione e la vendita di scafi per veicoli subacquei ed in particolare per sottomarini, dei relativi componenti, equipaggiamenti, apparecchiature; 
  • la progettazione e la vendita dei relativi progetti, l'attivita' di studio e ricerca, per conto proprio o di terzi; 
  • la progettazione, costruzione e vendita di apparecchiature subacquee in genere e dei loro componenti; 
  • i servizi relativi all'esecuzione di campagne oceanografiche e per la conservazione e protezione dell'ambiente marino; 
  • i servizi subacquei relativi all'assistenza alle costruzioni marittime ed i lavori subacquei in genere; 
  • l'addestramento, manutenzione e conduzione dei veicoli subacquei in genere ed in particolare dei sottomarini; 
  • la progettazione e costruzione delle basi per i veicoli subacquei in genere e dei sottomarini in particolare, inclusi i lavori di ingegneria civile e le opere marittime; 
  • la progettazione, costruzione, noleggio e/o vendita dei mezzi navali di superficie, e/o parti di essi, relativi all'appoggio ed all'assistenza dei veicoli subacquei…

Di recente è stato segnalato che il sottomarino “M23 C-Series” viene testato a La Spezia, la casa fisica e spirituale del Comando Subacquei Incursori della Marina Militare italiana. 
Il porto ha una lunga e leggendaria tradizione di costruzione di mini-sottomarini, sia per le forze speciali italiane che per l'export.
I sottomarini qatarioti sono stati ordinati nel gennaio 2020 nell'ambito di un accordo associato al principale costruttore navale della difesa italiano, Fincantieri. L’accordo prevedeva "la fornitura di navi e sottomarini da guerra all'avanguardia". Ora sta diventando più chiaro quali saranno quei sottomarini che sono stati costruiti a Ciserano, Bergamo, lontano nell'entroterra, 100 km (60 miglia) a est di Milano. Saranno stati trasportati su strada per oltre 250 km (150 miglia) fino alla costa. I confini fisici della fabbrica di Ciserano, insieme alla necessità di trasportare il midget su strada, limitano le dimensioni del sottomarino.
Le immagini del sottomarino, danno alcuni suggerimenti sulla capacità del mezzo subacqueo: ha una sovrastruttura liscia e una chiglia di cursori non vista nelle illustrazioni precedenti. Questa sovrastruttura è tipica delle unità progettate dal famoso architetto navale Giunio Santi.
Santi ha iniziato a costruire sottomarini negli anni '70 e si è guadagnato una reputazione per l'alta qualità e per l’innovazione tecnologica. Ha aperto la strada al sistema di propulsione indipendente dall’aria (AIP) negli anni '80 ed ha sviluppato nuove tecniche di costruzione sottomarina. Più recentemente ha costruito un sommergibile sperimentale da combattimento a secco (DCS) per i Navy SEAL.
Il midget avrebbe una lunghezza complessiva di 23 metri (75 piedi) e una larghezza di 5 metri (16 piedi). Può immergersi a 200 metri (650 piedi) e raggiungere una velocità di 12 nodi. L'equipaggio di 6 persone può essere accompagnato da altri 6 nuotatori da combattimento delle forze speciali che possono bloccarsi fuori dal sottomarino attraverso uno speciale portello per condurre operazioni occulte.
I tipi comparabili, in termini di dimensioni, includono la classe Ghadir iraniana (in realtà il design Yono nordcoreano) e la Cos.Mo.S MG-110 di costruzione italiana.
Il Midget M23 è armato, con due tubi lanciasiluri alloggiati sotto lo scafo. E’ possibile imbarcare siluri pesanti standard da 553 mm (21 pollici). Il midget può anche trasportare mine marine intelligenti “Murena” e rilasciare munizioni “vagabonde”.

La compagnia italiana M23 S.R.L. ha messo a punto due sottomarini per la Marina degli Emiri del Qatar (QEN); anche se è stato accennato negli annunci relativi al più ampio accordo navale italiano con il Qatar, i dettagli sono emersi solo lentamente. Al momento della scrittura il modello esatto del sottomarino non era stato rivelato. Tuttavia, i suggerimenti si sono combinati per dipingere un quadro decente (vedi l'impressione dell'artista sopra).
L'accordo contrattuale ammonterebbe a circa 190 milioni di euro e copre due sottomarini e un sistema di addestramento, un certo livello di formazione e supporto continuo. Significativamente la M23 S.R.L. è menzionata al posto di Fincantieri.
Il design è descritto come MIDGET AUTONOMUS SUBMARINE P / N M232017023. Potrebbe esserci un forte suggerimento in questo numero, e anche il nome dell'azienda: potrebbe essere lungo 23 metri. E’ possibile anche dedurre che è stato progettato nel 2017. È noto per avere un motore diesel da 200 kW, un motore elettrico da 70 kw e un sonar.
M23 S.R.L. ha sede in una fabbrica a Ciserano, Bergamo, Italia. Questo sito esatto era in precedenza la sede di GSE Trieste, un rinomato costruttore di sottomarini italiani. M23 è un recente spin-off di GSE ed è stato segnalato come avente 22 dipendenti. 
L’analista militare H.I. Sutton, fondatore del sito specializzato Covert Shores, ha dedicato ai due minisommergibili made in Italy un lungo articolo dal titolo “Italy’s Secretive Submarine Deal With Qatar: New Intelligence”. Sutton ritiene che le due unità destinate al “programma di modernizzazione e potenziamento della flotta del Qatar” corrispondano al modello raffigurato in una slide proiettata nel corso di un’audizione della Commissione Difesa della Camera dei deputati.
A presentare le slide è stato il presidente e amministratore delegato della C.A.B.I. Cattaneo S.p.A, Alberto Villa, che ha riferito in particolare l’avvio di una collaborazione con una società terza per la realizzazione di “due midget, costruiti per un cliente estero”. “L’aspetto del sommergibile, con scafo levigato, idrovolanti a spalla e niente vela sembra confermare ciò che gli osservatori sospettano, cioè che si tratti del modello realizzato dalla M23 Srl”, una società spin-off del comparto militare che, con i cantieri navali GSE Trieste, costruttori di sottomarini, condivide uno stabilimento a Ciserano, Bergamo a un centinaio di Km di distanza dall’hub industriale di Milano dove ha sede la  C.A.B.I. Cattaneo. Il sottomarino che compare nella presentazione dell’amministratore delegato di C.A.B.I. somiglia tantissimo all’unica linea di GSE Trieste, progettata nel 2017”.
Stando ancora all’analista militare, i due minisommergibili destinati al Qatar saranno armati ognuno con due siluri e avranno “una notevole capacità operativa per le Forze speciali”. “La GSE Triste sta per Giunio Santi Engineering, in ricordo del suo omonimo fondatore, ingegnere navale”, aggiunge Sutton. “In passato la GSE Srl era denominata Maritalia. L’ingegnere Santi, negli anni ’80 stava realizzando un sistema di propulsione per mini-sottomarini sotto il marchio di Maritalia. Il più conosciuto di questi sub era il 3GST9, lungo appena 9.5 metri e molto simile all’aspetto di un pesce, il quale catturò l’attenzione generale come possibile mezzo di trasporto per le forze speciali. Nel 2000 la società di Giulio Santi prese il nome di GSE Trieste è si dedicò prioritariamente alla costruzione di mini-sub di lusso per clienti privati, anche se è stato progettato un modello a scopi militari, il Button 5.60 Dry Combat Submersible che fu testato dalla US Navy”.
Molto più nota è invece la storia industriale-militare della C.A.B.I. Cattaneo di Milano, una delle principali società produttrici al mondo di veicoli subacquei, motori navali e attrezzature pesanti per il trasporto dei team delle forze speciali. Tra i sistemi bellici prodotti dall’azienda lombarda compaiono tra gli altri pure i MAS (motoscafi armati siluranti) utilizzati dalla Regia Marina durante la prima guerra mondiale e i cosiddetti “maiali” impiegati dalle unità speciali d’assalto comandate da Julio Valerio Borghese nel corso della seconda guerra mondiale.
Con i nuovi midget venduti dall’Italia, il Qatar diventa il primo Stato arabo del Golfo Persico e il primo membro del Consiglio di Cooperazione del Golfo a disporre di una componente subacquea convenzionale.




Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
Come i giusti dell’Apocalisse scruto i cieli e sfido l’Altissimo: 
fino a quando, Signore? Quando farai giustizia?
Dischiudi i sette sigilli che impediscono di penetrare il Libro della Vita 
e manda un Angelo a rivelare i progetti eterni, 
a introdurci nella tua pazienza, a istruirci col saggio Qoelet:
“””Vanità delle vanità: tutto è vanità”””.
Tutto…tranne l’amare.

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Navalnews, Italiandefencetechnologies, Covertshores, Wikipedia, You Tube)





M23 di Bergamo






 

US ARMY 1965: la Colt Manufacturing Company non ha mai avuto molta fortuna con le mitragliatrici. Negli anni '60, tentò di rientrare nel mondo delle mitragliatrici con la CMG-1, CMG-2 e CMG-3.

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