lunedì 3 luglio 2023

Sukhoi Su-57 (in cirillico: Сухой Су-57, nome in codice NATO: Felon): iniziati i test dei nuovi ugelli stealth dei propulsori "Izdelie 30" o "motore di secondo stadio aggiornato”.





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In Russia è apparsa di recente un'informazione sui test di una nuova versione dell'aereo da combattimento multiuso Su-57 Felon, che avrebbe ricevuto un nuovo "motore di sesta generazione" con un ugello piatto e con spinta vettoriale: sarebbe l'ulteriore sviluppo dell' "Izdelie 30" o "motore di secondo stadio" che equipaggerà i velivoli di produzione di serie del velivolo. Il “motore aggiornato” è stato sottoposto a test di volo dal 2017 al 2018 sul Su-57, ma le informazioni sui loro risultati non sono state rese note.








Nel frattempo, per l’ugello a bocca piatta, le pubblicazioni sul web citano una diapositiva della presentazione della United Engine Corporation - UEC -, che riporta che sotto il "6th Generation Engine NTRP" non solo è in corso lo sviluppo dell’ugello di scarico piatto, ma anche l’utilizzo di nuovi cuscinetti ad alte prestazioni, di una "turbina ceramica" e sistemi elettrici avanzati. Viene anche menzionata la messa a punto di un turbofan con un motore a triplo stadio, che consentirà un significativo miglioramento del 12,5% dell'efficienza del consumo di carburante effettivo in regime subsonico.
La United Engine Corporation ha reso noto un'altra slide in cui le informazioni sono riportate direttamente sul nuovo ugello: fino al 90% delle parti dell'ugello sono realizzate con tecnologie additive, ovvero stampate su una speciale stampante 3D. Partecipano alla cooperativa di produzione nell'ambito del progetto: ODK-UMPO OKB a nome di Lyulka, Salyut, ODK-Saturn, LMZ, NIID, TsAT, CNIITMASH.
In corso d'opera sono stati realizzati: un mock-up per lo studio dei componenti utilizzati, modelli per lo studio della dinamica dei gas e un ugello dimostratore. I test sono stati condotti con successo presso lo TsAGI, ITPE RAN. Viene mostrata anche un'immagine di un Su-57 che decolla con un nuovo ugello piatto.
La produzione in serie del Su-57 dovrebbe continuare sulla scorta di un contratto governativo per 76 di questi velivoli. La Russia ha già reso operativi circa 20 velivoli di serie. Esistono una dozzina di prototipi del caccia, sui quali vengono testate varie soluzioni tecniche e nuovi tipi di armamenti.
Gli ugelli piatti nei caccia stealth di quinta generazione offrono numerosi vantaggi rispetto ad altri tipi di ugelli:
uno dei principali vantaggi è che riducono la firma a infrarossi del velivolo. Cioè la forma piatta dell'ugello consente ai gas di scarico caldi di miscelarsi in modo più uniforme con l'aria circostante più fredda, il che riduce la temperatura del gas di scarico e lo rende meno visibile ai sensori a infrarossi. Questo è un vantaggio cruciale per gli aerei stealth in quanto aiuta a ridurre la loro rilevabilità da parte dei sensori ostili.
un altro vantaggio degli ugelli piatti è che forniscono un migliore controllo direzionale del flusso dei gas di scarico; in questo modo si ottiene un controllo più preciso e mirato dei gas di scarico, che può essere utilizzato per migliorare la manovrabilità del velivolo e ridurne la sezione radar equivalente. 
un altro vantaggio è che questa tecnologia consente un'espansione più efficiente dei gas di scarico, con conseguente maggiore spinta e migliore efficienza nel cosmo di carburante.
Infine, gli ugelli piatti sono anche più durevoli e affidabili rispetto ad altri tipi di ugelli; questo perché la forma piatta riduce lo stress sulle pareti dell'ugello e riduce al minimo il rischio di crepe o deformazioni.
Rispetto ad altri modelli di ugelli di turbofan, gli ugelli motore piatti sono generalmente considerati i più efficaci per le situazioni di combattimento estremo. Altri design, come ugelli circolari o ugelli convergenti-divergenti, possono fornire alcuni vantaggi in termini di manovrabilità e prestazioni; gli ugelli piatti forniscono una maggiore gamma di movimento e controllo, consentendo ai piloti di effettuare movimenti più precisi e rapidi in situazioni di combattimento ravvicinato.






Il Sukhoi Su-57 (in cirillico: Сухой Су-57, nome in codice NATO: Felon)

Il Sukhoi Su-57, noto anche come T-50 durante la fase di sviluppo, è un caccia multiruolo stealth di fabbricazione russa sviluppato dalla Sukhoi negli anni duemiladieci ed entrato in servizio nelle forze aerospaziali russe a partire dal 2020.
Progettato per essere un aereo stealth multifunzione in grado di garantire supremazia aerea sull'avversario e per condurre missioni di attacco al suolo, il velivolo, il primo di 5ª generazione realizzato in Russia, è in grado di operare in modalità autonoma, di coordinare l'operato dei propri gregari e di interfacciarsi attivamente con droni da combattimento al fine di potenziare lo spettro dei propri sensori.
In precedenza identificato con l'acronimo PAK-FA (dall'omonimo programma da cui ha avuto origine), ha acquisito ufficialmente la denominazione Su-57 nell'agosto del 2017 ed è stato messo alla prova nei cieli della Siria durante la guerra civile siriana. Ha ricevuto il battesimo del fuoco nel corso del conflitto in Ucraina del 2022.
Ne è in corso l'integrazione con il drone da combattimento pesante S-70 Okhotnik e ne è stata realizzata una versione da esportazione, denominata Su-57E.

Sviluppo

Lo sviluppo del Su-57 ha avuto origine dal programma PAK-FA (in cirillico: Перспективный авиационный комплекс фронтовой авиации) per la creazione di un Sistema Aereo Futuro di Prima Linea. Sono presenti due versioni: il monoposto designato come Su-57 e il biposto, designato come Fifth Generation Fighter Aircraft (FGFA), al cui sviluppo partecipa anche l'India. Avrà il compito di sostituire i MiG-29 Fulcrum e Su-27 Flanker e confrontarsi con i rivali statunitensi F-22, F-35 e quelli cinesi Chengdu J-20.
Lo sviluppo di questo velivolo è curato da un consorzio capeggiato da Sukhoi e la realizzazione avviene insieme con la Novosibirsk Aircraft Production Association (NAPO) e la Komsomolsk-na-Amur Aircraft Production Association (KnAAPO).
La base aerea presso la quale vengono effettuati i test di sviluppo è Akhtubinsk, nelle vicinanze della città di Volgograd nel sud della Russia.
Il Su-57 doveva entrare in servizio nel primo semestre del 2019, con quasi tre anni di ritardo rispetto alle previsioni. Secondo le stime russe i Su-57 dovrebbero essere costruiti in un numero totale compreso tra 800 e 1.000 esemplari; il governo russo ha intenzione di dotarsi di almeno 450 Su-57 entro il 2040, ma vista la difficile situazione economica del paese e l'elevatissimo prezzo dei caccia di 5ª generazione, difficilmente si raggiungeranno tali cifre.
11 prototipi del Su-57 sono stati completati.
Il primo prototipo ha effettuato con successo il volo inaugurale della durata di 47 minuti il 29 gennaio 2010, dalla base della Komsomolsk-on-Amur Aircraft Production Association nell'aeroporto Dzemgi, con il famoso pilota Sergey Bogdan alla guida. Il secondo prototipo ha volato per la prima volta il 3 marzo del 2011. I primi due prototipi erano privi di radar e sistemi d'armamento. Il terzo, dotato di un nuovo radar AESA, ha volato per la prima volta il 22 novembre 2011. Il quarto prototipo ha volato per la prima volta il 12 dicembre 2012. Il quinto prototipo ha volato il 27 ottobre 2013 pilotato da Yury Vashchuk, Sukhoi Chief Pilot ed eroe della Federazione Russa.
Come dichiarato dalla casa produttrice, il nono prototipo dovrebbe essere praticamente uguale ad un aereo di produzione seriale.
Gli undici prototipi costruiti sino ad ora hanno superato i test senza particolari problemi (alla fine del 2013 si è conclusa la fase preliminare dei test, nel 2014 sono cominciati i test statali).
A fine febbraio 2018 la Russia ha inviato 4 prototipi del Su-57 nella base russa di Hmeimim in Siria per probabili test operativi.
Il 15 maggio 2019, Vladimir Putin ha annunciato l'acquisto da parte del Ministero della Difesa della Russia di 76 Su-57, che dovrebbero entrare in servizio con tre gruppi aerei entro il 2028. Il valore del contratto è stimato in 170 miliardi di rubli - circa trentacinque milioni di dollari di valore per singolo esemplare - il che lo rende il più grande nella storia dell'aviazione russa e garantisce il pieno utilizzo della capacità della fabbrica di aeromobili di Komsomol'sk-na-Amure per almeno un decennio. L'accordo definitivo dovrebbe essere sottoscritto alla presenza del presidente alla fiera aerospaziale MAKS-2019 del 19 agosto 2019.
Il 24 dicembre del 2019, durante un volo di collaudo, un Su-57 di pre-serie, a pochi giorni dalla consegna alla VVS russa, è precipitato. Secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa russe, il velivolo ha sofferto di un'avaria ai propri sistemi che ha indotto il pilota ad eiettarsi con successo.
Il 25 dicembre 2020 è stato consegnato alle forze aerospaziali russe, più precisamente al 929° Centro di volo (GLIT) di Akhtubinsk, il primo esemplare di serie. È prevista la consegna di 22 esemplari entro il 2024; fra questi, quelli prodotti a partire dalla seconda metà del 2022 saranno equipaggiati con il nuovo motore Idzelye-30.
Fonti russe affermano che i caccia Su-57 siano stati utilizzati due o tre settimane dopo l'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina nel 2022, colpendo obiettivi con missili dal di fuori della zona di attività delle difese aeree ucraine.
Entro il 2025, è previsto l'ingresso in produzione di una versione aggiornata del Su-57 sviluppata secondo i dettami del progetto “Megapolis".

Caratteristiche

Design

Avionica

L'Su-57 è stato dotato di un nuovo radar AESA, come dichiarato dalla stessa casa costruttrice in un comunicato stampa dell'8 agosto 2012. Il radar, che è stato sviluppato dal Tikhomirov Scientific Research Institute of Instrument Design utilizzando nanotecnologie realizzate in Russia, comprende elementi attivi nella banda X sul fronte, ai lati dell'aereo e sul posteriore, e due elementi attivi nella banda L nelle semiali. Nella suite dei sensori è stato previsto anche un sensore per gli infrarossi.

Traccia radar

Come per tutti gli aerei invisibili ai radar, anche l'Su-57 impiega delle geometrie particolari delle ali e degli alettoni, materiali compositi, speciali verniciature, mentre i compressori dei motori sono nascosti da una serpentina e da particolari elementi per bloccare le onde dei radar.
Essendo l'aereo ancora in fase di sviluppo, è difficile determinare la reale efficacia delle soluzioni adottate, ma, secondo le analisi di molti esperti, dovrebbe avere delle performance in linea con la produzione occidentale.

Armamento

Il progetto del caccia prevede sia l'utilizzo di armamenti esterni collegati alle ali, che di due alloggiamenti interni di ampie dimensioni ricavati nella fusoliera del velivolo, studiati per mantenere al meglio l'invisibilità ai radar, oltre ad un probabile cannoncino frontale. Il Su-57 ha una capacità di carico di armamenti di 7500 kg.
Nel corso dei test di stato, si è appurato della presenza di 4 piloni esterni destinati all'alloggiamento del carico bellico: una coppia collocata al di sotto della fusoliera ed un pilone sotto ciascuna ala.

Propulsione

I motori attualmente utilizzati dal Su-57 (versione modificata degli AL-41F montata sui SU-35) consentono al caccia di ottenere velocità supersoniche senza l'utilizzo di post-bruciatori. L'attuale modello è anche dotato di un sistema vettoriale tridimensionale della spinta, che unitamente al controllo digitale di motori ed aerodinamica garantisce al caccia una elevatissima manovrabilità. I motori appositamente pensati per il SU-57 (Izdeliye-30) sono ancora in fase di sviluppo. A seguito del roll-out del secondo prototipo dell'S-70 con ugello motore piatto, si è speculato di una possibile adozione di tale soluzione tecnica anche per i futuri propulsori del Su-57.

Varianti:
  • Su-57: versione originale
  • Su-57E: versione da esportazione
  • FGFA: versione biposto sviluppata in collaborazione con l'India per l'Aeronautica militare.

Utilizzatori

Russia - Vozdušno-kosmičeskie sily - 76 ordinati in totale con consegne a partire dal 2019. Il primo esemplare in consegna è precipitato il 24 dicembre dello stesso anno. Il 25 dicembre 2020 è stato consegnato il primo esemplare di Su-57 di serie, seppur equipaggiato con motori di grado evolutivo inferiore al previsto. Nel dicembre 2021 consegnati altri 2 esemplari (51 e 52 blu). Nel febbraio 2022 consegnata ulteriore coppia di velivoli (01 e 52 rosso). Ulteriori 4 esemplari consegnati a dicembre 2022.


Specifiche (Su-57)

Caratteristiche generali:
  • Equipaggio: 1
  • Lunghezza: 20,1 m (65 piedi 11 pollici)
  • Apertura alare: 14,1 m (46 piedi 3 pollici)
  • Altezza: 4,6 m (15 piedi 1 pollici)
  • Area alare: 78,8 m2 (848 piedi quadrati)
  • Peso a vuoto: 18.000 kg (39.683 libbre)
  • Peso lordo: 25.000 kg (55.116 lb) peso normale al decollo, 29.270 kg (64.530 lb) a pieno carico
  • Peso massimo al decollo: 35.000 kg (77.162 lb)
  • Capacità carburante: 10.300 kg (22.700 lb)
  • Motopropulsore: 2 × Saturn AL-41F1 turboventola con postcombustione, 88,3 kN (19.900 lbf) di spinta ciascuno a secco, 142,2 kN (32.000 lbf) con postbruciatore, 147,1 kN (33.100 lbf) in alimentazione di emergenza.

Prestazioni:
  • Velocità massima: Mach 2 (2.135 km / h; 1.327 mph) in quota
  • Mach 1.3 (1.400 km / h; 870 mph) supercrociera in quota
  • Autonomia: 3.500 km (2.200 mi, 1.900 nmi) subsonico, 4.500 km da 2 serbatoi di carburante fuoribordo 
  • Autonomia supersonica: 1.500 km (930 mi, 810 nmi)
  • Tangenza: 20.000 m (66.000 piedi)
  • limiti g: +9.0
  • Carico alare: 371 kg/m2 (76 lb/sq ft) normale peso al decollo
  • Spinta/peso : 1,16 al normale peso al decollo (0,99 al peso a pieno carico con pieno di carburante).

Armamento

  • 1 cannone automatico Gryazev-Shipunov GSh-30-1 da 30 mm
  • Hardpoint : 12 hardpoint (6 × interni, 6 × esterni)
Missili aria-aria:
  • R-77M
  • R-74M2
  • R-37 (missile) 
Missili aria-superficie:
  • 4× Kh-38M
  • 4 × Kh-59MK2 
Missili anti-nave:
  • 2 × Kh-35U
  • 2 × Kh-31
Missili anti-radiazioni:
  • 4 × Kh-58UShK
  • Bomba guidata KAB-250
  • Bomba guidata KAB-500
  • "Drill" anticarro Bomba a grappolo da 500 kg + homing attivo.

Avionica
  • Sh-121 sistema elettronico radio integrato multifunzionale (MIRES)
  • Radar Byelka (400 km, 60 tracce di cui 16 mirate) 
  • N036-1-01: radar AESA ( Electronically Scan Array) attivo in banda X frontale
  • N036B-1-01: radar AESA in banda X Cheek per una maggiore copertura angolare
  • N036L-1-01: Slat L-band array per IFF
  • Suite di contromisure elettroniche L402 Himalaya
  • Sistema di puntamento elettro-ottico 101KS Atoll
  • 101KS-O: contromisure a infrarossi direzionali laser
  • 101KS-V: ricerca e tracciamento a infrarossi
  • 101KS-U: sistema di avviso di avvicinamento missilistico ultravioletto
  • 101KS-N: Capsula di puntamento
  • 101KS-P: termocamera per volo a bassa quota e atterraggio notturno.

Apparizioni notevoli nei media

Il Su-57 appare nel film del 2022 Top Gun: Maverick come l'aereo utilizzato dalla nazione ostile senza nome. Il Su-57 è un aereo pilotabile nel gioco di combattimento aereo Ace Combat 7.



Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…


(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, bulgarianmilitary, Wikipedia, You Tube)
































































 

venerdì 30 giugno 2023

FORCE DE FRAPPE 1960: SITO NUCLEARE FRANCESE di Reggane, un distretto con una città, villaggi e un'oasi, situato nella pianura di Tanezrouft, NEL SAHARA ALGERINO






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Il 13 febbraio 1960, la Francia fece esplodere la prima di diciassette bombe atomiche nel Sahara algerino. Il sito della bomba inaugurale era Reggane, un distretto con una città, villaggi e un'oasi, situato nella pianura di Tanezrouft del deserto colonizzato, a circa 1.000 chilometri a sud di Algeri. Subito dopo, il generale Charles de Gaulle, allora presidente della Quinta Repubblica francese, fece un annuncio pubblico: “Evviva la Francia! Da stamattina è più forte e più orgogliosa. Dal profondo del mio cuore, i miei ringraziamenti a voi e a coloro che hanno ottenuto per lei questo magnifico successo.” 






La Francia era così entrata nel club esclusivo delle potenze nucleari, diventando il quarto paese al mondo a possedere armi di distruzione di massa dopo gli Stati Uniti d'America, l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e il Regno Unito. L'orgoglio di De Gaulle non venne intaccato dalla distruzione di manufatti, animali e vegetali e dall'intossicazione di centinaia di migliaia di chilometri di ambienti naturali, viventi e costruiti che queste bombe hanno causato nei decenni successivi in Algeria e altrove.
Tra il febbraio 1960 - circa cinque anni dopo lo scoppio della rivoluzione algerina e quattro anni dopo il primo sfruttamento del petrolio algerino - e il febbraio 1966 - circa quattro anni dopo l'indipendenza dell'Algeria dal dominio coloniale francese - la Francia fece esplodere quattro bombe nucleari in atmosfera e tredici sotterranee nel Sahara algerino. Furono sperimentate lì altre tecnologie nucleari e test sulle armi, diffondendo ricadute radioattive e causando una contaminazione irreversibile in Algeria, Africa centrale e occidentale e nel Mediterraneo (compresa l'Europa meridionale). Fino ad oggi, i fatti e le azioni del programma di armi nucleari della Francia nel Sahara algerino rimangono un segreto militare. La maggior parte degli archivi istituzionali francesi che documentano la produzione, la detonazione, e le conseguenze di queste armi di distruzione di massa sono classificate e inaccessibili al pubblico. Questa amnesia imposta non solo ostacola la scrittura delle storie atomiche della Francia nel Sahara algerino, ma impedisce anche alle vittime, ai veterani e ai gruppi civili di reclamare i compensi e i riconoscimenti socio-economici, psicologici, spaziali e sanitari che dovrebbero essere accordati loro secondo ai protocolli del diritto internazionale.
Per far esplodere segretamente le sue armi atomiche e per competere con altre nazioni, l'esercito francese costruì due basi nucleari nel Sahara: il Centre saharien d'expérimentations militaires (CSEM, o Centro sahariano per gli esperimenti militari) nel Reggane, e circa 600 chilometri a sud-est nel A Ecker, il Centre d'expérimentations militaires des oasis (CEMO, o il Centro dei test militari delle oasi). 
Il CSEM comprendeva laboratori e officine sotterranee ed era progettato per ospitare circa 10.000 civili e militari francesi, mentre il CEMO era strutturato per circa 2.000 impiegati civili e militari francesi.
Su di un'area di circa 100.000 chilometri quadrati, il CSEM comprendeva quattro zone geografiche e funzionali collegate da strade asfaltate: 
  • una città sahariana esistente situata nei pressi di un'oasi; 
  • una nuova base-vie (base residenziale) chiamata Reggane-Plateau; 
  • una nuova base avanzata (Hamoudia); 
  • una nuova zone des points zéro ("ground zero zone"), dove le bombe dovevano essere fatte esplodere. Mentre Reggane-Plateau si trovava a circa dodici chilometri a est di Reggane-Ville, il campo di tiro era situato a circa quindici chilometri a sud della base di Hamoudia ea circa cinquanta chilometri a sud-ovest di Reggane. Nella primavera del 1960, la maggior parte della costruzione del CSEM era quasi completata, comprendente 82.000 metri quadrati di edifici, 7.000 metri quadrati di laboratori sotterranei, 100 chilometri di strade, un impianto di trattamento delle acque in grado di produrre 1.200 metri cubi al giorno, 4.400 kilovolt di potenza distribuita su tre centrali elettriche, oltre 200 chilometri di cavi e tubi interrati e 7.000 metri cubi di cemento armato nelle zone ground zero. 

Il CEMO comprendeva una base militare residenziale chiamata Camp Saint-Laurent nel nord di In Amguel, trentacinque chilometri a sud di In Ecker. Comprendeva anche una base aerea situata quindici chilometri a nord di In Amguel, una base avanzata (OASIS I) ai piedi del fianco orientale del massiccio del Tan Afella per minatori e altro personale, e un'ulteriore base avanzata (OASIS II). OASIS I e II erano entrambi organizzati in quattro zone distinte: abitazioni, uffici, tempo libero e ristorazione e officine. Tra Camp Saint-Laurent e OASIS I esisteva una base militare francese esistente nota come Bordj In-Eker, che a un certo punto nel corso del ventesimo secolo fu ampliata e trasformata in una base militare avanzata chiamata In Eker Military Camp. 
Mentre il CSEM era stato progettato per la detonazione di bombe nucleari atmosferiche fuori terra, il CEMO fu progettato per facilitare l'esplosione di bombe atomiche sotterranee. Le quattro bombe atmosferiche fatte esplodere al CSEM avevano il nome in codice Gerboises (Jerboas) in onore dei minuscoli roditori del deserto che saltano. Gerboise Bleue (Blue Jerboa) è stato fatto esplodere il 13 febbraio 1960; Gerboise Blanche (White Jerboa) il 1 aprile 1960; Gerboise Rouge (Red Jerboa) il 27 dicembre; 1960; e Gerboise Verte(Green Jerboa) il 25 aprile 1961. Mentre i colori nel nome delle prime tre bombe atmosferiche rappresentavano la bandiera francese - blu, bianco e rosso - le ultime tre bombe formavano la bandiera algerina - bianca, rossa e verde.
Tuttavia, dalla colonizzazione dell'Algeria nel 1830, il regime coloniale francese aveva vietato la presenza di qualsiasi bandiera algerina nell'Algeria colonizzata. Questo perché la Francia aveva rivendicato Algeri, Costantino e Orano nel nord dell'Algeria come territori francesi nel 1848, mentre l'esercito francese aveva amministrato il Sahara algerino nel sud dal 1902. All'epoca dei bombardamenti nucleari, il regime coloniale lottava da diversi anni per sopprimere la rivoluzione algerina e mantenere il controllo economico e politico dell'Algeria. I colori della bandiera algerina proibita sotto forma di tre armi nucleari riecheggiano e prolungano la lunga violenza coloniale francese in Algeria.
Le tredici bombe atomiche sotterranee fatte esplodere al CEMO, in alternativa e di conseguenza, avevano il nome in codice di pietre preziose. Dare alle bombe il nome di pietre preziose naturali e vita animale - jerboa - non fa che ribadire ulteriormente la violenza coloniale della Francia. Agathe fu fatta esplodere il 7 novembre 1961; Béryl, il 1 maggio 1962; Émeraude, il 18 marzo 1963; Améthyste, il 30 marzo 1963; Rubis, il 20 ottobre 1963; Opale, il 14 febbraio 1964; Topazio, il 15 giugno 1964; Turchese, il 28 novembre 1964; Saphir, il 27 febbraio 1965; Giada, il 30 maggio 1965; Corindon, il 1° ottobre 1965; Tormalina, il 1° dicembre 1965; e Grenat, il 16 febbraio 1966. La resa di queste bombe atomiche sotterranee variava tra 5 e 150 kilotoni. 

La detonazione di bombe nucleari al CEMO è continuata nonostante l'approvazione del referendum sull'autodeterminazione dell'Algeria da parte del 75% degli elettori francesi l'8 gennaio 1961 e la conseguente indipendenza dalla Francia nel marzo 1962 dopo 132 anni di dominio coloniale francese. 
Nel 1966, la Francia trasferì i suoi test sulle armi nucleari dall'Algeria a un altro territorio sotto il dominio francese: gli atolli di Mururoa e Fangataufa nella colonizzata Ma'ohi Nui (la cosiddetta “Polinesia francese”), nell'Oceano Pacifico meridionale. Nonostante le obiezioni e le proteste, le autorità coloniali francesi hanno condotto lì quasi 200 esperimenti nucleari atmosferici e sotterranei tra il 1966 e il 1996, intossicando ulteriormente gli ambienti colonizzati. 
Il danno ambientale e biologico delle bombe sotterranee e atmosferiche francesi nel Sahara è stato devastante e irreversibile. In parte, questi effetti catastrofici sono legati alla materia radioattiva che i Jerboas hanno generato sul suolo e sulla sabbia del Sahara. Come Trinity, la primissima arma nucleare che gli Stati Uniti fecero esplodere il 16 luglio 1945 nel cosiddetto deserto della Jornada del Muerto, nel New Mexico, il calore delle esplosioni dei Jerboas creò una sostanza radioattiva composta da sabbia fusa. A differenza della "Trinitite", il residuo radioattivo causato dalla bomba Trinity, tuttavia, le geologie formate dai Jerboas non sono state nominate da nessuno, e quindi non sono state formalmente riconosciute. Non identificare e non nominare gli impatti materiali e geologici delle prime bombe atmosferiche della Francia nel Sahara fa parte di un progetto coloniale che mina e mette a tacere la spazialità violenta e la temporalità di lunga data della tossicità coloniale. 

Possiamo iniziare, quindi, chiamando questa geologia antropogenica radioattiva “Jerboasite".

Le quattro bombe Jerboas - Blu, Bianca, Rossa e Verde - sono state fatte esplodere nella zona ground zero del CSEM. La prima bomba, Blue, era una bomba riempita di plutonio con una capacità di esplosione di circa 60-70 kilotoni, circa quattro volte la forza di Little Boy, la bomba atomica sganciata dagli Stati Uniti su Hiroshima nel 1945.  Blue, Red, e Green Jerboa sono state fatte esplodere in cima a una torre d'acciaio con un'altitudine compresa tra 50 e 100 metri, mentre White Jerboa fu fatta esplodere a terra. La resa esplosiva totale rilasciata nelle quattro bombe nucleari era compresa tra 40 e 110 kilotoni. 
Le torri metalliche contenevano un ascensore che permetteva alla bomba di raggiungere la cima ed erano circondate da una recinzione metallica e sorvegliate dall'esercito francese. Un dispositivo autoguidato aveva effettuato la detonazione della bomba, che i funzionari hanno potuto osservare dal centro di controllo grazie alle telecamere. Le torri di lancio furono completamente distrutte dalle esplosioni e dal calore dell'esplosione di ogni bomba.
Oltre ai Jerboas, l'esercito francese condusse trentacinque esperimenti su palline di plutonio vicino al ground zero di Red Jerboa nell'aprile e maggio 1961, aprile 1962 e marzo, aprile e maggio 1963. Questi esperimenti erano progettati per misurare la velocità di un'onda d'urto in un pellet di plutonio, ciascuno del peso compreso tra 24 e 30 grammi. Alcuni di questi esperimenti sono stati condotti nell'atmosfera e altri sono stati eseguiti in fosse per limitare la dispersione. Indipendentemente da ciò, non tutti erano completamente contenuti. Ulteriori esperimenti, chiamati Pollen - sempre obbedendo agli stessi protocolli di denominazione della violenza coloniale francese - furono pianificati per simulare incidenti che coinvolgono il plutonio e misurarne le conseguenze e gli impatti sull'ambiente. Questi esperimenti furono condotti a circa trenta chilometri a sud-ovest di Taourirt Tan Afella tra maggio 1964 e marzo 1966 coinvolgendo da 20 a 200 grammi di plutonio. Dopo ogni test del polline, l'area più contaminata è stata apparentemente ricoperta di asfalto per limitare la risospensione.
Nel 1999, i rappresentanti del governo algerino hanno chiesto all'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) di svolgere una missione di esperti e studiare la situazione radiologica negli ex siti francesi di test delle armi nucleari nel Sahara algerino. La squadra speciale dell'AIEA era composta da esperti provenienti da Francia, Nuova Zelanda, Slovenia, Stati Uniti e dalla stessa AIEA, che era supportata da sette esperti del Commissariat à l'énergie atomique (Commissione per l'energia atomica) algerino. Nel corso di una missione di otto giorni nei siti di Reggane e In Ekker, il team ha raccolto campioni di sabbia, sabbia fusa, lava solidificata, vegetazione, acqua di pozzo e altri materiali da analizzare nei laboratori dell'AIEA a Seibersdorf, in Austria. Nel loro rapporto intitolato "Condizioni radiologiche negli ex siti di test nucleari francesi in Algeria: valutazione preliminare e raccomandazioni", pubblicato nel 2005, sei anni dopo la missione, gli esperti dell'AIEA hanno dichiarato:

Tutti i siti del Reggane sono contaminati. Gerboise Blanche e Gerboise Bleue sono localmente altamente contaminate, con la maggior parte della contaminazione che risiede nel materiale nero, vitreo e poroso (sabbia sciolta al momento dell'esplosione e poi solidificata). La sabbia non vetrificata è molto meno attiva (100-1000 volte meno). 
La geologia antropogenica di Jerboasite copre gran parte della zona ground zero, così come altre parti del Sahara a causa del vento e di altre esposizioni. Uno degli impatti duraturi della colonizzazione francese dell'Algeria, questi frammenti contaminati rappresentano un rischio per la salute e la vita di esseri umani e non umani, nonché per i loro ambienti. La risoluzione del 1995 della Conferenza generale dell'AIEA invita tutti gli Stati "ad adempiere alle proprie responsabilità per garantire che i siti in cui sono stati condotti test nucleari siano monitorati scrupolosamente e ad adottare misure appropriate per evitare impatti negativi sulla salute, sulla sicurezza e sull'ambiente come una conseguenza di tali test nucleari”. 
Il governo francese è quindi responsabile e responsabile della decontaminazione dei suoi ex siti di test di armi nucleari nel Sahara. Ma quando le autorità civili o militari francesi ripuliranno l'area, rispettando la dignità delle vite umane e non umane sahariane?
La sabbia fusa radioattiva che è Jerboasite - o per usare la descrizione dell'AIEA, "il materiale nero, vitreo e poroso" - è apparsa in un documentario del 2008 Vent de Sable; Le Sahara des essais nucleaire (Sand Wind: Il Sahara dei test nucleari), diretto da Larbi Benchiha. Oltre a documentare la costruzione del CSEM e dei suoi resti radioattivi, il film ritrae anche uno studio e un'indagine condotti da Bruno Barillot, cofondatore dell'Observatoire des armements—un centro francese indipendente senza scopo di lucro per la competenza e la documentazione fondato nel 1984 a Lione. Nel documentario, Barillot afferma che questa sabbia fusa è stata chiaramente vetrificata dal calore delle esplosioni atomiche e ha incorporato le materie contenute nella bomba. Barillot afferma che se e quando questa materia contaminata di origine antropica si rompe, potrebbe essere rilasciata polvere di plutonio, che è altamente pericolosa, e ricorda agli spettatori che l'emivita del plutonio è di circa 24.400 anni. 

In un articolo del 2014 “Essais nucléaires français: à quand une véritable transparence?” (“Test nucleari francesi: quando ci sarà una vera trasparenza?”), Barrillot ha denunciato l'ambiguità delle autorità francesi nei confronti delle sue bombe nucleari e delle loro conseguenze radioattive nel Sahara algerino e sulle persone e vite sahariane. Chiede: “Non è ora di una totale trasparenza e che il governo francese avvii negoziati con il governo algerino su questa pagina dolorosa della storia delle relazioni franco-algerine per concordare azioni concrete di 'riabilitazione' e 'riparazione'? '?" 
Non è solo il momento di attuare la risoluzione dell'AIEA del 1995 "per adottare misure appropriate per evitare impatti negativi sulla salute, la sicurezza e l'ambiente", ma anche di intraprendere azioni immediate contro la circolazione illimitata della Jerboasite radioattiva nel Sahara algerino e altrove.




Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…


(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, e-flux, Wikipedia, You Tube)