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Secondo notizie apparse sull’autorevole sito di R.I.D., il valore complessivo della commessa dei LEOPARD 2 A8 sarebbe pari a oltre 8 miliardi di €; la commessa sarà presto formalizzata, e i primi 4 miliardi saranno allocati entro il 2023.
E’ una commessa importante e “tosta” e occorre un’operazione di sistema per capitalizzarla; un accordo industriale con la Germania è il minimo indispensabile e il ministro Crosetto ci starebbe già lavorando.
Sarebbe necessaria una compensazione: l’M-346 Master potrebbe far parte degli accordi, anche alla luce della nuova vicinanza tra Leonardo e Airbus; anche l’AW-249 e il sistema missilistico anti-missile e anti-aereo SAMP/T NG.
Per il nostro comparto terrestre questa deve essere un’opportunità strategica e industriale e per produrre il LEOPARD 2A8 in Italia occorrerebbe anche customizzarlo con alcune tecnologie “Made in Italy”.
L’esperienza in corso con il blindato 8 x 8 CENTAURO 2 e con l’aggiornamento dell’MBT ARIETE C2 potrebbe tornare utile. Per non parlare del programma in corso dell’I.F.V. C.I.O. AICS.
Di recente il sottosegretario Isabella Rauti ha annunciato in commissione Difesa della Camera che, nel prossimo Documento Programmatico Pluriennale 2023-2025 del ministero della Difesa italiano, verranno stanziati fondi per l’acquisto di carri armati Leopard 2A8. Un esborso da calcolare in alcuni miliardi di euro. La Rauti ha parlato di un fabbisogno complessivo per l’Esercito di circa 250 mezzi, compresi i 125 carri Ariete che sono in fase di aggiornamento. Ma l’investimento sui nuovi mezzi tedeschi non significa necessariamente un upgrade nelle capacità di difesa italiane: servirà recuperare un gap di addestramento delle truppe lungo ben 25 anni.
Come noto, l’attuale componente corazzata italiana, sulla carta, verte su due brigate pesanti, l’Ariete con due reggimenti carri (il 32° e il 132°) e la Garibaldi, con un reggimento carri (il 4°). Ognuno di questi reparti ha un solo battaglione su 41 carri: tre compagnie da 13 più il carro del comandante di battaglione e del comandante di reggimento. Quindi, in totale, la componente corazzata italiana risulterebbe dotata di 123 MBT (Main Battle Tank) operativi. Nella realtà, le due brigate menzionate hanno visto, negli ultimi 25 anni, deteriorare progressivamente le proprie capacità operative, in quanto i fondi per il supporto logistico e l’addestramento venivano convogliati verso l’acquisizione di equipaggiamenti più idonei alle operazioni all’estero cosiddette di supporto alla pace. La componente corazzata e l’artiglieria sono state relegate in secondo piano. Secondo alcuni esperti, le guerre convenzionali non si sarebbero più combattute e sembrava inutile destinarvi le già scarse risorse della Difesa. Ciò ha influito in modo assai negativo sull’addestramento dei carristi la cui consistenza nell’arco degli ultimi 25 anni si è ridotta del 33%. Da molti anni ormai l’unica attività possibile con i mezzi corazzati è a livello di plotone e assai raramente di compagnia, mentre la guerra ucraina sta dimostrando che manovrare formazioni di veicoli corazzati/blindati a così bassi livelli organici comporta perdite notevoli e il fallimento della maggior parte delle operazioni di guerra.
Lo Stato Maggiore dell’Esercito, già nel 2018 aveva lanciato un programma di aggiornamento dei carri Ariete in dotazione alle due Brigate. Dei 200 acquisiti tra il 1998 e il 2002 ne sono rimasti efficienti non più di 30. Parliamo di carri armati progettati nella metà degli anni ’80, già allora con grosse criticità, quali la scarsa protezione passiva e il poco potente propulsore, un turbo-diesel IVECO V12 in grado di erogare solamente 1.265 cv di potenza, per una massa complessiva di 54 tonn.
Il programma di aggiornamento di 123 carri Ariete C2 terminerà nel 2035 e costerà alla casse dello stato circa 998 milioni di €. Insomma, l’E.I. destina quasi un miliardo per rivitalizzare carri ormai vecchi e dalle scarse capacità operative.
Il conflitto in Ucraina ha riportato l’attenzione sulla necessità di poter disporre di una componente corazzata moderna e ben addestrata, con un adeguato supporto logistico, sia in termini di mezzi per il recupero dei carri danneggiati, sia per la disponibilità immediata di scorte di pezzi di ricambio: non è tanto il mezzo ma il sistema operativo e logistico in cui esso è inserito che è fondamentale. Ciò vuol dire che non è sufficiente acquisire un mezzo, ma serve anche creare le strutture affinché le unità che ne saranno dotate possano operare nel modo migliore.
Il Leopard 2A8 è l’ultima versione del carro tedesco. Rispetto alla precedente A7 verrà installato un sistema di protezione attiva (APS) Eurotrophy e un generatore di energia elettrica da 20 KW. Il nuovo Leopard è armato con il cannone L55A1 da 120/55 mm caratterizzato, rispetto alla versione precedente, da un aumento di pressione interna (da 672 a 700 MPa) che lo rende idoneo all’utilizzo del nuovo proietto APFSDS-T (Armour-Piercing Fin-Stabilized Discarding Sabot-Tracer) DM-73. Conserva una massa di 67,5 t ed è dotato di una protezione aggiuntiva composta da corazzature composite in materiale ceramico, lega di acciaio e titanio. Per quanto concerne l’apparato propulsivo, il Leopard 2A8 sarà equipaggiato con un motore MTU MT-883 a 12 cilindri in grado di sviluppare una potenza di 1.600 cv.
L’acquisizione di un pacchetto di 150 carri interesserà un arco temporale di almeno 10 anni e avrà un costo di circa 8 miliardi di €.
Resta da capire come l’EI avrà intenzione di distribuire i Leopard che acquisirà: potrebbe equipaggiare una sola brigata, l’Ariete, con i Leopard, magari riattivando il 31° reggimento carri (il che faciliterebbe notevolmente la logistica) e ridistribuire i carri Ariete C2 alla Brigata Garibaldi e al 1° Reggimento Carri, attualmente in posizione quadro a Teulada, trasformando la Brigata Sassari in una Grande Unità Pesante. Ovviamente si tratta di ipotesi. La certezza è che decenni di incuria e di scelte sbagliate non possono essere sanate con la sola acquisizione di un mezzo allo stato dell’arte.
Il programma MGCS per un nuovo Euro Main Battle Tank paneuropeo sembra essere stato completamente dimenticato e lo sviluppo del Leopard 2 è stato pianificato per i prossimi dieci anni.
Il carro armato principale Leopard 2, apparso nel 1979, non verrà ritirato per molti anni a venire: lo dimostrano i piani per di modernizzazione in Germania e numerosi altri eserciti europei. Entro il 2025, la nuova modifica Leopard 2A8 dovrebbe sostituire il Leopard 2A7+.
La Bundeswehr vuole ricevere 18 veicoli di questo tipo al posto dei Leopard 2A6 trasferiti in Ucraina e sono già apparsi i dettagli dell'ulteriore sviluppo del carro armato.
Il carro A8 sarà sviluppato sulla base del Leopard 2A7+, più precisamente sarà l'ungherese Leopard 2A7HU, con alcune piccole differenze, come un modulo di mitragliatrice da combattimento.
Ma è già stato deciso che il Leopard 2A8 avrà il modulo EuroTrophy ERA, oltre a una protezione aggiuntiva contro le munizioni a grappolo e l'uso attivo dell'armatura composita spaziata di terza generazione in acciaio, tungsteno, riempitivo di plastica ed elementi ceramici.
L'aggiornamento riguarderà i dispositivi di mira, la comunicazione, altri sistemi digitali, incluso il sistema di controllo del tiro, e al carro verrà aggiunta un'unità di potenza indipendente. L'armamento principale non verrà modificato, ovvero sarà un cannone da 120 mm con una lunghezza di 55 calibri. Sebbene l'espansione della portata delle munizioni non sia esclusa.
Il Leopard 2A8 è indicato solo come un altro stadio, che è solo una versione intermedia prima del Leopard 2AX. Il nome di quest'ultimo ricorda in qualche modo Abrams X: il concetto del carro armato americano di nuova generazione con una centrale elettrica ibrida.
Lo stesso progetto Leopard 2AX dovrebbe essere pronto in pochi anni. E questo significa che tutti i piani per MGCS per creare un sostituto di Leopard 2 e Leclerc sono stati posticipati per molto tempo.
Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero,
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà:
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai!
Nulla di più errato.
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti
sono i primi assertori della "PACE".
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori:
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace,
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non,
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…
(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, RID, Il Fatto, en.defence-ua, Wikipedia, You Tube)