domenica 23 luglio 2023

ESERCITO ITALIANO: 8 miliardi di Euro, questo sarà il valore complessivo della commessa per i nuovi LEOPARD 2 A8





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Secondo notizie apparse sull’autorevole sito di R.I.D., il valore complessivo della commessa dei LEOPARD 2 A8 sarebbe pari a oltre 8 miliardi di €; la commessa sarà presto formalizzata, e i primi 4 miliardi saranno allocati entro il 2023.









E’ una commessa importante e “tosta” e occorre un’operazione di sistema per capitalizzarla; un accordo industriale con la Germania è il minimo indispensabile e il ministro Crosetto ci starebbe già lavorando.
Sarebbe necessaria una compensazione: l’M-346 Master potrebbe far parte degli accordi, anche alla luce della nuova vicinanza tra Leonardo e Airbus; anche l’AW-249 e il sistema missilistico anti-missile e anti-aereo SAMP/T NG. 
Per il nostro comparto terrestre questa deve essere un’opportunità strategica e industriale e per produrre il LEOPARD 2A8 in Italia occorrerebbe anche customizzarlo con alcune tecnologie “Made in Italy”.
L’esperienza in corso con il blindato 8 x 8 CENTAURO 2 e con l’aggiornamento dell’MBT ARIETE C2 potrebbe tornare utile. Per non parlare del programma in corso dell’I.F.V. C.I.O. AICS.
Di recente il sottosegretario Isabella Rauti ha annunciato in commissione Difesa della Camera che, nel prossimo Documento Programmatico Pluriennale 2023-2025 del ministero della Difesa italiano, verranno stanziati fondi per l’acquisto di carri armati Leopard 2A8. Un esborso da calcolare in alcuni miliardi di euro. La Rauti ha parlato di un fabbisogno complessivo per l’Esercito di circa 250 mezzi, compresi i 125 carri Ariete che sono in fase di aggiornamento. Ma l’investimento sui nuovi mezzi tedeschi non significa necessariamente un upgrade nelle capacità di difesa italiane: servirà recuperare un gap di addestramento delle truppe lungo ben 25 anni.
Come noto, l’attuale componente corazzata italiana, sulla carta, verte su due brigate pesanti, l’Ariete con due reggimenti carri (il 32° e il 132°) e la Garibaldi, con un reggimento carri (il 4°). Ognuno di questi reparti ha un solo battaglione su 41 carri: tre compagnie da 13 più il carro del comandante di battaglione e del comandante di reggimento. Quindi, in totale, la componente corazzata italiana risulterebbe dotata di 123 MBT (Main Battle Tank) operativi. Nella realtà, le due brigate menzionate hanno visto, negli ultimi 25 anni, deteriorare progressivamente le proprie capacità operative, in quanto i fondi per il supporto logistico e l’addestramento venivano convogliati verso l’acquisizione di equipaggiamenti più idonei alle operazioni all’estero cosiddette di supporto alla pace. La componente corazzata e l’artiglieria sono state relegate in secondo piano. Secondo alcuni esperti, le guerre convenzionali non si sarebbero più combattute e sembrava inutile destinarvi le già scarse risorse della Difesa. Ciò ha influito in modo assai negativo sull’addestramento dei carristi la cui consistenza nell’arco degli ultimi 25 anni si è ridotta del 33%. Da molti anni ormai l’unica attività possibile con i mezzi corazzati è a livello di plotone e assai raramente di compagnia, mentre la guerra ucraina sta dimostrando che manovrare formazioni di veicoli corazzati/blindati a così bassi livelli organici comporta perdite notevoli e il fallimento della maggior parte delle operazioni di guerra.
Lo Stato Maggiore dell’Esercito, già nel 2018 aveva lanciato un programma di aggiornamento dei carri Ariete in dotazione alle due Brigate. Dei 200 acquisiti tra il 1998 e il 2002 ne sono rimasti efficienti non più di 30. Parliamo di carri armati progettati nella metà degli anni ’80, già allora con grosse criticità, quali la scarsa protezione passiva e il poco potente propulsore, un turbo-diesel IVECO V12 in grado di erogare solamente 1.265 cv di potenza, per una massa complessiva di 54 tonn. 





Il programma di aggiornamento di 123 carri Ariete C2 terminerà nel 2035 e costerà alla casse dello stato circa 998 milioni di €. Insomma, l’E.I. destina quasi un miliardo per rivitalizzare carri ormai vecchi e dalle scarse capacità operative.
Il conflitto in Ucraina ha riportato l’attenzione sulla necessità di poter disporre di una componente corazzata moderna e ben addestrata, con un adeguato supporto logistico, sia in termini di mezzi per il recupero dei carri danneggiati, sia per la disponibilità immediata di scorte di pezzi di ricambio: non è tanto il mezzo ma il sistema operativo e logistico in cui esso è inserito che è fondamentale. Ciò vuol dire che non è sufficiente acquisire un mezzo, ma serve anche creare le strutture affinché le unità che ne saranno dotate possano operare nel modo migliore.
Il Leopard 2A8 è l’ultima versione del carro tedesco. Rispetto alla precedente A7 verrà installato un sistema di protezione attiva (APS) Eurotrophy e un generatore di energia elettrica da 20 KW. Il nuovo Leopard è armato con il cannone L55A1 da 120/55 mm caratterizzato, rispetto alla versione precedente, da un aumento di pressione interna (da 672 a 700 MPa) che lo rende idoneo all’utilizzo del nuovo proietto APFSDS-T (Armour-Piercing Fin-Stabilized Discarding Sabot-Tracer) DM-73. Conserva una massa di 67,5 t ed è dotato di una protezione aggiuntiva composta da corazzature composite in materiale ceramico, lega di acciaio e titanio. Per quanto concerne l’apparato propulsivo, il Leopard 2A8 sarà equipaggiato con un motore MTU MT-883 a 12 cilindri in grado di sviluppare una potenza di 1.600 cv.




L’acquisizione di un pacchetto di 150 carri interesserà un arco temporale di almeno 10 anni e avrà un costo di circa 8 miliardi di €. 
Resta da capire come l’EI avrà intenzione di distribuire i Leopard che acquisirà: potrebbe equipaggiare una sola brigata, l’Ariete, con i Leopard, magari riattivando il 31° reggimento carri (il che faciliterebbe notevolmente la logistica) e ridistribuire i carri Ariete C2 alla Brigata Garibaldi e al 1° Reggimento Carri, attualmente in posizione quadro a Teulada, trasformando la Brigata Sassari in una Grande Unità Pesante. Ovviamente si tratta di ipotesi. La certezza è che decenni di incuria e di scelte sbagliate non possono essere sanate con la sola acquisizione di un mezzo allo stato dell’arte.

Il programma MGCS per un nuovo Euro Main Battle Tank paneuropeo sembra essere stato completamente dimenticato e lo sviluppo del Leopard 2 è stato pianificato per i prossimi dieci anni.

Il carro armato principale Leopard 2, apparso nel 1979, non verrà ritirato per molti anni a venire: lo dimostrano i piani per di modernizzazione in Germania e numerosi altri eserciti europei. Entro il 2025, la nuova modifica Leopard 2A8 dovrebbe sostituire il Leopard 2A7+.
La Bundeswehr vuole ricevere 18 veicoli di questo tipo al posto dei Leopard 2A6 trasferiti in Ucraina e sono già apparsi i dettagli dell'ulteriore sviluppo del carro armato.
Il carro A8 sarà sviluppato sulla base del Leopard 2A7+, più precisamente sarà l'ungherese Leopard 2A7HU, con alcune piccole differenze, come un modulo di mitragliatrice da combattimento.





Ma è già stato deciso che il Leopard 2A8 avrà il modulo EuroTrophy ERA, oltre a una protezione aggiuntiva contro le munizioni a grappolo e l'uso attivo dell'armatura composita spaziata di terza generazione in acciaio, tungsteno, riempitivo di plastica ed elementi ceramici.
L'aggiornamento riguarderà i dispositivi di mira, la comunicazione, altri sistemi digitali, incluso il sistema di controllo del tiro, e al carro verrà aggiunta un'unità di potenza indipendente. L'armamento principale non verrà modificato, ovvero sarà un cannone da 120 mm con una lunghezza di 55 calibri. Sebbene l'espansione della portata delle munizioni non sia esclusa.
Il Leopard 2A8 è indicato solo come un altro stadio, che è solo una versione intermedia prima del Leopard 2AX. Il nome di quest'ultimo ricorda in qualche modo Abrams X: il concetto del carro armato americano di nuova generazione con una centrale elettrica ibrida.
Lo stesso progetto Leopard 2AX dovrebbe essere pronto in pochi anni. E questo significa che tutti i piani per MGCS per creare un sostituto di Leopard 2 e Leclerc sono stati posticipati per molto tempo.


Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…


(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, RID, Il Fatto, en.defence-ua, Wikipedia, You Tube)
















 

ROYAL ARMY WW2: LO “SMATCHET”, UN'ARMA PER I COMMANDO DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE





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I coltelli da combattimento sono disponibili in numerosi modelli e tipi per diverse mentalità e stili. Uno dei più famosi è il coltello da combattimento Fairbairn-Sykes. Questo famoso pugnale divenne una leggenda tra i Commandos britannici e vide l'uso in varie forme con le forze alleate durante la seconda guerra mondiale. Tuttavia, il Fairbairn-Sykes non era l'unico design di Fairbairn: creò anche lo Smatchet. 
Il Fairbairn-Sykes è leggero, agile, facilmente trasportabile e occultabile e pesa appena sei once. Lo Smatchet è una bestia in confronto.
William E. Fairbairn potrebbe essere uno degli uomini più pericolosi che siano mai vissuti. Si unì alla Royal Marine Light Infantry quando aveva 15 anni e nel 1907, dopo la fine del servizio militare, entrò a far parte della polizia municipale di Shanghai. All'epoca Shanghai era una delle città più pericolose del mondo e per 20 anni Fairbairn si ritrovò a combattere corpo a corpo, con coltelli o pistole. Aveva imparato saggiamente molte arti marziali e studiato intensamente jujitsu e judo.
Negli anni '20 Fairbairn creò un programma di addestramento alle armi da fuoco estremamente moderno, che includeva una sparatoria a fuoco vivo. Aveva progettato giubbotti antiproiettile e formato una delle prime squadre SWAT diventando il secondo responsabile dell'intero dipartimento di polizia municipale di Shanghai, ma anche quando fu nominato a questa posizione elevata, aveva comunque condotto raid con i suoi agenti di polizia. Fairbairn divenne così famoso che, quando iniziò la seconda guerra mondiale, addestrò le forze statunitensi, britanniche e canadesi, incluso l'agente SOE e OSS. La sua vasta esperienza in combattimento ha contribuito a creare lo Smatchet. 
Lo Smatchet fu progettato fin dall'inizio come un coltello da combattimento. La sua creazione era ispirata al coltello da trincea Royal Welch Fusiliers. Lo Smatchet ha un design quasi a doppia lama con una lama molto larga, spesso indicata come lama a forma di foglia. Una lama era completamente affilata e l'altra spesso affilata a metà. (Alcuni in seguito avrebbero provato design a doppia lama). La punta dell'arma ha un design a punta di lancia.
Con un peso di 1,5 libbre e una lunghezza complessiva di 16 ⅛ pollici con una lama da 10 ⅞ pollici, lo Smatchet è qualcosa tra un coltello, un machete e un coltello bolo e più vicino al coltello Bowie americano rispetto al Fairbairn- Sykes.
Lo Smatchet era ed è un'arma violenta progettata per essere efficace in combattimento e facile da usare. Anche se è pesante e può essere agitata come un'accetta, non è così pesante e un'oscillazione mancata non equivale a una terribile perdita di energia e tempi di recupero lenti. 
L'utilizzatore può colpire, tagliare e pugnalare un avversario e infliggere una ferita brutale ad ogni movimento. Fairbairn ha insegnato una manciata di mosse di base con lo Smatchet. C'era la spinta diretta, i tagli contro il collo, i tagli contro il polso e le braccia e l'uso del pomo per sferrare un montante e un affondo verso il basso. 
Nel suo libro Get Tough, Fairbairn descrive l'arma come tale: “La reazione psicologica di qualsiasi uomo, quando prende per la prima volta in mano lo Smatchet, è una piena giustificazione per la sua raccomandazione come arma da combattimento. Registrerà immediatamente tutte le qualità essenziali di un buon soldato: fiducia, determinazione e aggressività. Il suo equilibrio, il peso e la potenza di uccisione, con la punta, il bordo o il pomo, uniti all'addestramento estremamente semplice necessario per diventare efficiente nel suo uso, ne fanno l'arma personale ideale per tutti coloro che non sono armati di fucile e baionetta”.
Secondo Get Tough, durante la seconda guerra mondiale, lo Smatchet è stato utilizzato dalle forze armate britanniche, incluso il SAS. Ha accompagnato il combattente britannico in Norvegia, dove si è guadagnato una reputazione per la sua ferocia. Nei combattimenti di strada e casa per casa, il grosso coltello si è rivelato un'ottima arma da combattimento ravvicinato. 
L'OSS, precursore della CIA, adottò lo Smatchet in numero limitato, ma non ci sono molti dettagli su come e quando lo usarono. L'esecutivo delle operazioni speciali britanniche si è allenato con il coltello, così come i ranger dell’US ARMY, ma è difficile trovare documenti ufficiali che dettaglino la sua adozione. Probabilmente è stato trasportato tramite acquisto privato con almeno alcuni combattenti alleati. 
Diverse aziende hanno riprodotto lo Smatchet e oggigiorno è possibile possedere una replica di alta qualità. È grande e cattivo e, sebbene fatto per combattere, è probabilmente un ottimo machete per il campeggio e le escursioni. Lo Smatchet è un'arma di un'epoca in cui le battaglie potevano trasformarsi in una mischia abbastanza rapidamente. Il suo design mirato e le grandi dimensioni hanno sicuramente fatto la differenza quando è arrivato il momento della massima crudeltà della guerra.

UN’ARMA DA TAGLIO DI 42 cm

Uno smatchet è un coltello da combattimento corto e pesante di 16,5 pollici (42 cm) di lunghezza complessiva (compresa l'impugnatura). È stato progettato da William E. Fairbairn durante la seconda guerra mondiale.
Sebbene descritto nel catalogo dell'Office of Strategic Services come un incrocio tra un machete e un bolo, in realtà era basato sul coltello da trincea dei Royal Welch Fusiliers della prima guerra mondiale ed era progettato come un puro coltello da combattimento. Ha un'ampia lama a forma di foglia affilata per tutta la lunghezza su un lato e dalla punta a metà dell'altro lato. L'intera lama è rivestita con una finitura opaca opaca per impedire il rilevamento notturno da riflessi vaganti. 
Secondo Fairbairn, lo smatchet era un'arma da combattimento ravvicinata ideale per coloro che non erano armati di fucile e baionetta: La reazione psicologica di ogni uomo, quando per la prima volta prende in mano il fucile, è una piena giustificazione per la sua raccomandazione come arma da combattimento. Registrerà immediatamente tutte le qualità essenziali di un buon soldato: fiducia, determinazione e aggressività. Il suo equilibrio, il peso e la potenza di uccisione, con la punta, il bordo o il pomolo, uniti all'addestramento estremamente semplice necessario per diventare efficiente nel suo utilizzo, ne fanno l'arma personale ideale per tutti coloro che non sono armati di fucile e baionetta.
Lo smatchet è stato utilizzato dalle forze speciali britanniche e americane (Special Air Service e Office of Strategic Services, rispettivamente) durante la seconda guerra mondiale.
Alla fine degli anni '80, il colonnello Rex Applegate ha concesso in licenza una versione modificata dello smatchet che lui e Fairbairn avevano progettato alla fine della seconda guerra mondiale denominandolo: "Applegate-Fairbairn Combat Smatchet".



Ripensare la guerra, e il suo posto
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che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
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Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
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Il cannone navale Leonardo-OTO 76/62 mm SOVRAPONTE adottato per le 4 nuove fregate ASW delle Marine di Paesi Bassi e del Belgio. Altri 3 torrette stealth SOVRAPONTE: 2 destinate rispettivamente alla Joint Support Ship, JSS KAREL DOORMAN e alla LPD JOHAN DE WITT in sostituzione degli attuali CIWS GOALKEEPER Gatling da 30 mm e la 3^ per la nuova unità da rifornimento HNLMS DEN HELDER che sarà introdotta in servizio nel 2025





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In data 20 luglio 2023, il MoD dei Paesi Bassi ha ordinato alla italiana Leonardo i cannoni da 76/62 mm SOVRAPONTE destinati alle 4 nuove fregate ASW: 2 olandesi e 2 belghe. 


Le 4 torrette stealth per le fregate ASW più 1 da tenere in arsenale, saranno consegnate dall'azienda italiana a partire dall'inizio del 2027. L’accordo prevede inoltre un'opzione per altri 3 torrette stealth SOVRAPONTE: 2 destinate rispettivamente alla Joint Support Ship, JSS KAREL DOORMAN e alla LPD JOHAN DE WITT in sostituzione degli attuali CIWS GOALKEEPER Gatling da 30 mm e la 3^ per la nuova unità da rifornimento HNLMS DEN HELDER che sarà introdotta in servizio nel 2025; il 76/62 SOVRAPONTE sarà comunque installato in un secondo momento.


IL CANNONE IMBARCATO LEONARDO-OTO 76/62 SOVRAPONTE

Seguendo gli ultimi sviluppi tecnologici e per far fronte alle minacce in continua evoluzione, Leonardo-OTO Melara propone oggi l’ultima iterazione del più venduto – ad oltre 60 paesi – sistema d’artiglieria navale di medio calibro rappresentato dalla famiglia Compatto/Super Rapido da 76/62 mm. La nuova arma navale multiruolo è destinata al supporto di fuoco di precisione contro-costa, passando attraverso la difesa antimissile e asimmetrica della nave. E’ recentissima la notizia di fonti estere, della vendita al Brasile del cannone Super Rapido per equipaggiare le nuove unità di punta della Marina Brasiliana rappresentate dalle corvette classe Tamandarè. Tale contratto segue l’annuncio dello scorso agosto da parte del Defence Acquisition Council (DAC) indiano della decisione di procedere all’acquisizione di una versione migliorata dell’SRGM (Super Rapido Gun Mount) (costruito su licenza dal locale gruppo Bharat Heavy Electricals Limited) con potenziate capacità contro bersagli manovranti ad alta velocità come missili e Fast Attack Craft (FAC) e con incrementata gittata massima. E’ appena il caso di ricordare che nella crisi libica del 2011 le unità navali francesi hanno sparato oltre 3000 proiettili da 76 e da 100 mm; le unità più recenti della Marina Nationale dispongono ora dell’affusto da 76/62 mm Super Rapido di Leonardo; quelle britanniche hanno utilizzato i pezzi BAE Systems Mk 8 Mod 1 da 114 mm nel bombardamento contro costa ed hanno evidenziato la necessità di disporre di armamento di medio se non maggiore calibro, con munizionamento di precisione a media-lunga gittata che permetta di rimanere al di fuori dell’ambiente più prossimo alla costa e dalle relative minacce.




E’ emersa anche la necessità di disporre di artiglierie multi-impiego e di sistemi d’arma per la difesa di punto con portata sempre più estesa per far fronte alle più recenti minacce missilistiche ed asimmetriche. Il 76/62 mm viene ora proposto con la capacità di impiegare la famiglia di munizionamento di precisione a lunga gittata Vulcano in aggiunta alla possibilità di utilizzare il munizionamento guidato DART (Driven Ammunition Reduced Time of flight) con il kit di guida Davide/Strales montato su medesimo affusto del Super Rapido oppure in combinazione con l’impiego della nuova direzione del tiro (DT, Direzione del Tiro o FCS, Fire Control System) con radar bi-banda ed elettro-ottica NA-30S Mk2, per soddisfare i requisiti e fronteggiare le ultime minacce al potere navale. Il “76” ha ora una velocità di fuoco di 120 colpi al minuto, un ingombro e un peso a bordo limitati (7.900 kg di massa senza munizioni che salgono a 9.200 kg con il kit Davide/Strales sull’affusto) che ne consentono l’uso come artiglieria primaria sulle unità navali di piccole dimensioni come le Fast Attack Craft (FAC) e secondario sulle più grandi unità come fregate e caccia lanciamissili; come già evidenziato, la più recente versione di base del Super Rapido 76/62 mm si caratterizza per il sistema di caricamento e magazzino tipo Multiple-Feeding basato su un doppio sistema di caricamento e relativo magazzino in grado di ospitare fino a 38 colpi ciascuno (76 in totale), che consente l’impiego vari tipi di munizioni specifiche per diverse minacce. Il sistema è inoltre dotato del nuovo programmatore di munizioni universale in grado di impostare sia la più recente spoletta programmabile 4AP che la relativa versione per il munizionamento sub-calibrato a lunga gittata Vulcano, destinata a migliorare sia le capacità anti aeree/missilistiche che contro minacce di superficie del munizionamento impiegato, grazie alle quattro modalità d’impiego programmabili di prossimità, altimetrica, impatto/impatto ritardato e tempo. I nuovi affusti sono inoltre dotati della nuova console digitale AC3v2 per il controllo/monitoraggio a fini manutentivi / interfaccia con il sistema di combattimento, che consente non solo di ridurre le necessità manutentive ed i costi del ciclo di vita operativa, ma anche di far fronte ai più recenti requisiti d’artiglieria navale con il modulo di controllo del fuoco navale (NSFS) e il collegamento digitale in fibra ottica con le direzioni del tiro per gestire al meglio le nuove funzionalità. Dal 2018, tutti gli affusti di nuova produzione sono predisposti per l’impiego del kit 76 Vulcano, con cui sarà possibile impiegare il munizionamento di precisione a lunga gittata o Guided Long Range (GLR) della famiglia Vulcano. Per le sue ben note e dimostrate capacità d’arma di medio calibro affidabile, precisa, con elevato ritmo di fuoco e di facile installazione, il sistema d’arma da 76/62 mm Super Rapido ha avuto e sta avendo una larga diffusione non soltanto fra le Marine con naviglio che comprende unità di medie dimensioni come le fregate e le corvette ma anche quelle che vengono comunque indicate di primo rango con unità navali più grandi e capaci.
Tale arma, che ha da tempo superato la fase di test al poligono di Cottrau dopo un'intensa campagna di tiri, rappresenta una soluzione per molti versi rivoluzionaria rispetto ai precedenti cannoni da 76/62 mm (COMPATTO e SUPER RAPIDO) realizzati da Leonardo.  Il 76/62 mm SOVRAPONTE, rispetto ai modelli precedenti, è caratterizzato da una straordinaria leggerezza con un peso del 30-40% inferiore rispetto al SUPER RAPIDO e dal fatto di non comportare alcuna penetrazione del ponte ove si decide di installarlo. L'arma non utilizza la parte sottocoperta ed i colpi di pronto impiego sono collocati in 2 sistemi di alimentazione o “ventagli”, contenenti rispettivamente 38 colpi ciascuno; svolgono la medesima funzione del sistema Multifeeding installato su alcuni dei 76/62 mm modello SUPER RAPIDO ed hanno le sue stesse peculiarità, ma sono stati adattati per essere montati solidalmente alla massa oscillante. In tal modo tutti i colpi non solo sono presenti nella torre compiono un percorso relativamente breve per arrivare alla calcata, un percorso che va direttamente dal ramo di caricamento alla cucchiaia. La nuova avanzatissima arma navale impiega soluzioni “elettriche”: tutti gli attuatori e tutti i sistemi di movimentazione sono ad azionamento mediante motori brushless, cioè privi di spazzole. La torre è dotata inoltre di un nuovo scudo stealth con una “camicia” in materiale radar riflettente che protegge anche la canna.

Il 76/62 SOVRAPONTE utilizza sia un kit STRALES, sia una configurazione che ne è priva. 

La prima soluzione prevede il posizionamento dell'antenna di guida del proietto anti-aereo/anti-missile DART (Driven Ammunition Reduced Time of flight) sotto la bocca da fuoco e non di lato come avviene nel kit STRALES del 76/62 mm SUPER RAPIDO (sistema DAVIDE/DART a bordo delle fregate FREMM, della portaerei CAVOUR, sul CAIO DUILIO e in fase di installazione sull'ANDREA DORIA, come vedremo meglio più avanti).  Sul SOVRAPONTE l'antenna è stata ruotata di 180o ed è protetta da 2 portelli che la riparano dalle intemperie e garantiscono la sagomatura stealth quando l'arma non è utilizzata: tali portelli vengono aperti ogni qual volta l'arma va in punteria. La nuova arma navale si può caricare dall'esterno ma è possibile anche effettuare tale operazione da sottocoperta installando una noria dedicata allo scopo: si tratta di un tubo cilindrico di diametro molto limitato.  A bordo dei nuovi PPA, il 76 SOVRAPONTE è installato sul cielo dell'hangar, sul lato sinistro ed è stata messa a punto una soluzione costituita da 2 norie ed un traslatore: una prima “noria” sale dalla riserva munizioni, collocata nei ponti inferiori, fino ad un livello alto dell’hangar sotto il cannone, un “traslatore” muove poi orizzontalmente i colpi fino ad allinearli alla noria di “caricamento” che infine li “introduce” dentro il 76/62 SOVRAPONTE.
La nuova arma imbarcata di Leonardo si avvia a ripetere e ad ampliare il successo mondiale del 76 COMPATTO: sono apparsi di recente “rendering” di unità navali olandesi, britanniche, brasiliane progettate per imbarcare il “76 SOVRAPONTE”. 
Ad majora, Leonardo!



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Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
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