sabato 20 luglio 2019

MIO PADRE, TEN. MICHELE SORANNO - "INCONTRO CON ROMMEL, LA VOLPE DEL DESERTO" - Nicola Soranno, architetto

INCONTRO CON ROMMEL  (LA VOLPE DEL DESERTO)

Spesso mi capita di incontrare nelle giornate della festa patronale alcuni  Sannicandresi residenti all'estero che mi dicono di essere stati alunni di mio padre negli anni 50 e con soddisfazione  ricordano che i suoi metodi d'insegnamento sono stati per loro molto efficaci.
Mi raccontano anche che, per sottrarsi alle ... pericolose interrogazioni alla lavagna, lo distraevano  chiedendogli di raccontare alcune storie vissute nel periodo bellico, quando ventenne indossava la divisa di sottotenente della Divisione Ariete e partecipava alla campagna d'Africa Settentrionale. 
Mio padre non resisteva a questi inviti e, pur consapevole dell'obbiettivo strategico dei suoi allievi, si abbandonava a quei racconti ricchi di particolari. 
E' vero, bastava stuzzicarlo appena, e lui partiva come un fiume in piena con le sue storie descrivendo luoghi, personaggi, circostanze e azioni. 
Quei racconti, associati  ad una fornita raccolta fotografica custodita in una vecchia cassetta di liquori, mi  sdoppiavano l'immagine che avevo di mio padre, sempre molto severo nei suoi comportamenti.  Sono state quelle foto, scattate tra gli anni '40 - '43,  a costituire il  vero supporto di  quelle storie.  Sento ancora la sua voce quando mi parlava di Misurata, di Bengasi, di Tripoli, di Murzuq, o del  Fortino di Zella, oppure di Tobruk  trasportandomi in un' immagine della Cirenaica e del Sahara Libico funestato dalle tempeste del Ghibli. 

             

Delle tante foto che lo ritraevano in divisa, due sono quelle che mi hanno sempre affascinato, quella  che lo ritrae  in groppa ad un dromedario e l'altra che lo immortala  nell'Oasi di Murzuq nel giorno di Natale del 1940, in compagnia di bambini libici ai quali aveva ceduto parte del suo rancio. 


Nella quinta prospettica fornita da quelle immagini, i suoi racconti prendono vita assieme ai  protagonisti,  il Generale Piatti, il Generale Graziani ed il Generale Tedesco Rommel.    
La storia  che più  lo riempiva di orgoglio era  quella dell'incontro con il famoso Generale  Rommel in occasione della preparazione tattica,  propedeutica alla conquista di Tobruk nel 1942 e della promozione sul campo, inaspettata, a Tenente, conseguente a quel fortuito incontro.
                           

Assegnato al reparto di Artiglieria per le comprovate conoscenze trigonometriche e fisiche acquisite con  gli studi presso il liceo scientifico di Roma e nei primi anni di università di ingegneria, gli veniva affidato un caposaldo tra le Dune del Sahara Libico, prima nell'Oasi di Murzuq e successivamente presso il Fortino Odella di Zella. 
                                         
(Ten. Michele Soranno al telemetro) 


                       
(al comando della Batteria44bis all’alza bandiera) 

La postazione era organizzata con mitragliera da 20mm antiaerea e da alcuni pezzi di  Artiglieria pesante composta da Obici e Cannoni (105/35), armi azionate da  una cinquantina di artiglieri, le stesse armi utilizzate dall'esercito italiano nella campagna bellica del 1915-1918.




                         
(Fortino Odella di Zella 1942)

Questi cannoni, venivano riutilizzati dagli ufficiali superiori, veterani di quella  campagna bellica, secondo i vecchi criteri della prima guerra mondiale e  senza che ci fosse stato un corso formativo finalizzato all’aggiornamento  sui nuovi metodi  dell’arte militare.
Infatti la maggior parte di questi ufficiali in artiglieria utilizzava il sistema cosiddetto  del “cannoneggiamento” utilizzato dai Francesi e Inglesi nella campagna di Waterloo, cioè cercavano di individuare l'obiettivo dopo aver sparato un colpo davanti alla posizione del nemico e uno dietro e poi per tentativi agivano sull'alzo del cannone per raggiungere il bersaglio.
Questa era evidente una procedura del tutto probabilistica che evidenziava la mancata conoscenza della trigonometria applicata.
Ironicamente mio padre commentava che quel sistema era ridicolo perché non solo venivano consumate parecchie  munizioni ma si dava al nemico la possibilità di cambiare frettolosamente posizione per cui il sistema era evidentemente fallace. 
Nel 1942 il Generale Rommel fu inviato dal comando tedesco  in Africa settentrionale e quivi giunto, al comando dell’armata tedesca  AFRICA KORPS, diede inizio alla pianificazione delle operazioni strategiche per  la presa di Tobruk, detenuta dagli inglesi. 
Per prima cosa volle ispezionare gli armamenti e le capacità offensive e difensive delle truppe italiane dislocate in quella regione e in particolare si interessò  all'efficienza delle postazioni di artiglieria a cui affidare il compito di proteggere il lato ovest in previsione della sua avanzata. 
Pertanto, convocò dal Generale di Divisione Piatti tutti i reparti di artiglieria che confluirono nella zona indicata dallo stesso Rommel per pianificare le operazioni di supporto. 
Fu in quella circostanza che la “Volpe del Deserto” volle verificare attraverso gli ufficiali di artiglieria Italiani, le capacità difensive e offensive delle loro artiglierie.
Mio padre, col grado di sottotenente, partecipò all'evento; furono sistemate le sagome di carri armati e furono posizionati i cannoni dell'artiglieria italiana.  
Gli ufficiali superiori a turno impartirono gli ordini agli artiglieri, utilizzando quel menzionato metodo del cannoneggiamento, evidentemente l'unico di loro conoscenza. 
Nessun colpo raggiunse le sagome, furono consumati parecchi proiettili e lo sguardo di Rommel fu attraversato da un amara delusione. 
                  
            
Quell’espressione sul volto del generale  impressionò mio padre, tanto che spinto da una forma di orgoglio e di riscatto non si perse d'animo e avvicinatosi all'interprete si presentò con il saluto verso il Generale Rommel il quale incuriosito chiese cosa volesse. 
                                   

“Posso provare io con la mia batteria?” fu la sua domanda.
Dopo una breve pausa l’interprete riferì la risposta di Rommel: “Sono stati consumati un sacco di proiettili, uno in più non cambia nulla. Fallo provare”.
Mio padre si avvicinò al cannone 105/35 e, individuata la posizione della sagoma attraverso le coordinate telemetriche, ordinò: “Fuoco!!!”.
Un solo colpo e la sagoma venne centrata.
Rommel con un sorriso compiaciuto si rivolse all'interprete e quindi a mio padre e disse: “Lei con la sua batteria si posizionerà presso il Fortino Odella di Zella”.   
A quel punto intervennero gli ufficiali italiani che, pur compiaciuti, precisarono che un sottotenente, quale era mio padre, in base al regolamento militare italiano non era  titolato a comandare una batteria di artiglieria.
A quel punto Rommel, estremamente contrariato, disse: “Lui da questo momento per motivi tattici e operativi è promosso a Tenente” e, senza null'altro aggiungere, salì  in auto e si allontanò frettolosamente.
Posso dire che di questo episodio mio padre ne andava particolarmente fiero.

(Arch. Nicola SORANNO)

2 commenti:

  1. Bella pagina di storia e divertente racconto di vita. Purtroppo,i nostri comandi erano rimasti ai metodi della I^ G.M. e non solo per quanto riguarda l'artiglieria terrestre. Ma è bene ricordare che non erano i soli,anche inglesi(meno)e francesi avevano mantenuto sistemi simili(e si è visto). Gli unici che avevano elaborato sistemi nuovi erano i tedeschi,che privati di un esercito dal trattato di pace avevano dovuto ricominciare da zero,sia come materiali che come corpo ufficiali. Può sembrare strano,ma quello che ha reso inefficenti gli eserciti vincitori della I^ G.M. è stata propio la vittoria,che a lasciato in eredità una enorme quantità di materiali(per l'epoca ottimi)che hanno reso, apparentemente, inutile svilupparne dei nuovi. Si è cercato,durante l'intermezzo fra le due G.M.,di ovviare all'invecchiamento delle artiglierie lavorando(qualche volta in modo brillante)sul munizionamento,ma erano niente di più che "pannicelli caldi". La vera innovazione avrebbe dovuta essere di "mentalità",ma questa non c'è stata o se c'è in qualche caso stata è arrivata troppo tardi.

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    1. CONCORDO IN TOTO. GRAZIE DI CUORE PER I CORTESI APPREZZAMENTI PER LA PAGINA. UN ABBRACCIO FORTE A TUTTI GLI APPASSIONATI COME ME....

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