mercoledì 20 febbraio 2019

Nuove portaerei giapponesi nascono: KAGA e IZUMO e...



Sotto il codice di Operazione Z, il 7 dicembre del 1941 sei grandi portaerei nipponiche (Akagi, Kaga, Soryu, Hyryu, Shokaku, Zuikaku) fecero rotta da Nord, a latitudini sferzate dal maltempo pur di sfuggire agli americani, e lanciarono 350 aerei sulle navi statunitensi ancorate nella baia hawaiana del porto di Pearl Harbor. Il resto, è guerra (la Seconda Mondiale) e storia. 

Cosa c’entra tutto questo con il nuovo super cacciatorpediniere porta-elicotteri (così l’han chiamato per raggirare il divieto americano di possedere portaerei) varato poche ore fa dal Giappone? 



Nulla, se non fosse per il nome, uno sberleffo alla Costituzione pacifista imposta dagli Usa alla fine della Seconda Guerra Mondiale: Kaga. Direttamente dalla flotta che attaccò Pearl Harbor, appunto.

Implicazioni politiche a parte, la nave va ad affiancare la gemella Izumo, varata a marzo 2015, con cui condivide la mole ingente – la maggiore di cui il Giappone si sia mai dotato dai tempi della Seconda Guerra Mondiale – e le notevoli caratteristiche tecniche: 248 metri di lunghezza, un dislocamento di 27mila tonnellate, può accogliere un equipaggio di 470 marinai  – 970 in caso di missioni di attacco a terra – ed è stata studiata per trasportare elicotteri e convertiplani (aerei a decollo/atterraggio verticale). Ma presto saranno i benvenuti anche i caccia-bombardieri stealth Usa, gli F-35. Ce ne stanno 38. Il tutto sarà operativo a partire dal 2017.




La gemella Izumo. 

Il Giappone ha fatto sfoggio della sua forza militare già a marzo di quest’anno, quando è stata varata l’imponente Izumo. Per costruirla ci sono voluti cinque anni ed è costata un miliardo di dollari. Si è detto, con le stesse caratteristiche della gemellina neonata Kaga, porta il nome di un incrociatore della Prima Guerra Mondiale affondato nella Seconda. E da qualche mese è in servizio nelle acque della base navale di Yokohama. Anche la Izumo, pur essendo per ora sprovvista della catapulta per lanciare i caccia e dello sky-jump per il decollo corto, è di fatto una portaerei d’assalto anfibio a tutti gli effetti, ma anche lei ha finto di essere “soltanto” un’innocua portaelicotteri. E invece, oltre agli elicotteri e a 50 mezzi da sbarco, l’ammiraglia della flotta giapponese ha un ponte di volo capace di far operare gli aerei a decollo verticale e gli F35.




Addio alla Costituzione pacifista? 

Dalla fine della Seconda Guerra mondiale mai il Giappone ha stanziato tanti soldi per le spese militari (ne avevamo parlato qui), andando contro la Costituzione pacifista imposta al Paese del Sol Levante dagli Stati Uniti nel 1945. Esattamente 70 anni fa, con la resa incondizionata di Tokyo e l’occupazione alleata, la nuova Costituzione nipponica, elaborata in parte dal generale americano MacArthur, afferma che «il popolo giapponese rinuncia per sempre alla guerra come diritto sovrano della nazione e alla minaccia dell’uso della forza come mezzo per risolvere le dispute internazionali». Nel 2005 la svolta: il Giappone dapprima istituisce un ministero della Difesa, e poi modifica la sua Costituzione in merito alle modalità di intervento delle forze armate nipponiche. Da allora la corsa agli armamenti non si è più fermata. Oggi il premier Shinzo Abe sta cercando l’approvazione legislativa per ricostruire le capacità di difesa del Paese ed allentare la Costituzione pacifista.
Il costo delle spese militari nipponiche. Per l’anno 2015 il bilancio delle spese militari ammonta a circa 36 miliardi di dollari, toccando il 5 percento del bilancio statale. Per il terzo anno consecutivo il premier Shinzo Abe, che a dicembre ha vinto le elezioni anticipate, ha aumentato il budget della difesa, questa volta del 2 percento rispetto al 2014. 
Nei 36 miliardi stanziati per le spese militari rientrano 20 aerei da pattugliamento antisommergibile P-1, tre droni Global Hawk prodotti dalla Northrup Grumman, cinque apparecchi V-22 Osprey e sei caccia F-35 stealth. 




La Marina avrà due cacciatorpediniere con sistema radar Aegis e 30 mezzi per operazioni anfibie che equipaggeranno una nuova unità modellata sul corpo dei Marines americani.

Una flotta, quella giapponese, che, pur essendo già tra le più grandi del mondo, con le sue circa 120 navi da combattimento tra cui 20 sottomarini e i suoi 180 aerei e 135 elicotteri, renderà ancora più forte e preparato l’esercito nipponico. Il ministro della Difesa giapponese Gen Nakatani ha sottolineato che la Izumo potrà «servire in un vasto arco di ruoli, dalle operazioni di peace keeping ai soccorsi in caso di calamità naturali». Questa corsa agli armamenti preoccupa la Cina, che con il Giappone ha questioni irrisolte nel mar cinese meridionale. Una tra tutte la disputa per le isole Senkaku, che in Cina chiamano Dyaou.
Corsa agli armamenti anche per la Cina. Se il Giappone ha ripreso ad armarsi, la Cina non è da meno. Lo scorso 5 marzo l’agenzia cinese Xin-Hua ha riferito che per il 2015 il budget annuale della difesa verrà aumentato del 10,1 percento portandolo così, in termini assoluti, a un valore dichiarato di 144,2 miliardi di dollari corrispondenti, sempre secondo le fonti ufficiali cinesi, al 2,6 percento del Pil. Una cifra che pone la Cina al secondo posto su scala mondiale nella classifica delle spese militari. Prima di lei solo gli Stati Uniti, che nel 2013 hanno speso 600 miliardi di dollari, pari al 17 percento dell’intero bilancio federale e al 4,1 percento del Pil.



Il varo delle ultime navi portaeromobili della Marina Militare Giapponese ha suscitato qualche malumore a livello internazionale, soprattutto da parte della Cina, con cui il Giappone ha questioni aperte per quanto riguarda alcune isole del Mar cinese meridionale.

Anche la Corea del Nord potrebbe sentirsi minacciata. 

In effetti la flotta giapponese è attualmente una delle più grandi del mondo, certamente rientra tra le prime dieci, con le sue circa 120 navi da combattimento tra cui 20 sottomarini.



Con la flotta operano anche 180 aerei e 135 elicotteri. 

Il ministro della Difesa nipponico recentemente ha messo l’accento sul fatto che questa nave potrà essere utilissima nelle operazioni di peace-keeping e in caso di aiuti tempestivi nelle calamità naturali. 



Il Giappone, alleato della Nato, ha già partecipato e partecipa a diverse operazioni internazionali di pace tra cui Enduring Freedom e alla missione nati-pirateria nelle acque somale.

(Web, Google, Wikipedia, You Tube)


























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