Il Bell P-63 Kingcobra fu un aereo da caccia mono-motore ad ala bassa sviluppato dall'azienda aeronautica statunitense Bell Aircraft Corporation nei primi anni quaranta ed utilizzato durante la seconda guerra mondiale.
Evoluzione del precedente P-39 Airacobra, avviata nel tentativo di correggerne i difetti, non fu mai valutato adatto al combattimento dall'United States Army Air Forces, che lo relegò al ruolo di traino per bersagli. Di conseguenza, quasi due terzi della produzione venne assegnata all'Unione Sovietica e circa 300 esemplari alle unità della Francia Libera. Gli venne inizialmente assegnata la designazione provvisoria XP-39E, ma la quantità di modifiche apportate rispetto al predecessore, convinsero le autorità militari a considerarlo un nuovo modello, assegnandogli una denominazione propria.
Storia del progetto
XP-39E
Mentre il P-39 venne originariamente introdotto nel ruolo di caccia intercettore, durante le sue ultime fasi di sviluppo venne deciso di ridurne i costi di produzione e la complessità del motore rimuovendo l'impianto di sovralimentazione tramite turbocompressore. La conseguenza fu una drastica riduzione delle prestazioni ad alta quota e la Bell propose una serie di versioni sperimentali sulle quali testare diverse soluzioni tecniche.
Il risultante XP-39E si differenziava dai precedenti P-39D per due caratteristiche principali: l'adozione di un'ala riprogettata e di un diverso motore. La nuova velatura abbandonava il profilo alare NACA 0015, delle precedenti versioni per adottare il NACA 0018 che consentiva un maggiore volume interno della struttura mentre per la propulsione venne adottato il nuovo Continental I-1430, un V12 rovesciato caratterizzato da un progetto avanzato che attingeva dall'esperienza acquisita sugli studi dei supermotori e dal miglioramento tecnico dei compressori.
Nell'aprile 1941 l'United States Army stipulò un contratto per la fornitura di tre prototipi, indicati con i numeri di serie 41-19501, 41-19502 e 42-7164. A causa dei problemi di gioventù di cui soffriva ancora al tempo della sua installazione, il previsto I-1430 venne sostituito dalla nuova versione -47 dell'Allison V-1710 che già equipaggiava i P-39. Ognuno dei prototipi adottava differenti configurazioni per ala ed impennaggio:
- il 41-19501 adottava un elemento verticale arrotondato abbinato a piani orizzontali dalle estremità squadrate
- il 41-19502 aveva il timone e la deriva di forma squadrata ed ali con grandi raccordi alla radice
- il 42-7164 aveva tutte le superfici di volo squadrate.
Nelle prove di volo l'XP-39E dimostrò di raggiungere una maggiore velocità rispetto al P-39 Airacobra standard, toccando i 621 km/h (386 mph) alla quota di 6 610 m (21 680 ft). Tuttavia l'XP-39E venne considerato inferiore ai P-39 Airacobra in tutti gli altri aspetti e non fu mai ordinata una sua produzione in serie.
XP-63
Sebbene l'XP-39E si fosse rivelato deludente, l'United States Army Air Forces (USAAF) era comunque interessata a dotarsi di un modello di maggiori dimensioni, basato sulla stessa impostazione di base. Prima del suo primo volo, il 27 giugno 1941, l'USAAF sottoscrisse un contratto per due prototipi in una versione ingrandita ma equipaggiati dallo stesso motore V-1710-47. Al nuovo progetto venne assegnata la designazione XP-63 ed ai due esemplari vennero assegnate le matricole 41-19511 e 41-19512. Venne anche ordinato un terzo prototipo, il 42-78015, questo però motorizzato Packard V-1650, cioè la versione realizzata su licenza negli Stati Uniti d'America del britannico Rolls-Royce Merlin.
L'ala venne nuovamente ridisegnata, questa volta adottando un nuovo profilo, il NACA 66(215)-116 con a=.6 alla radice ed il NACA 66(215)-216 con a=.6 all'estremità alare. La pianta risultava rastremata con un rapporto di circa 2:1, con un'apertura alare di 11,68 m (38 ft 4 in) ed una superficie alare di 23,04 m² (248 ft²). Al motore V-1710-47 venne montato un secondo compressore, che integrava il normale compressore monostadio e veniva messo in funzione tramite una frizione idraulica alla quota più elevata, aggiungendo così 10 000 ft (circa 3 000 m) alla quota operativa. Al motore fu abbinata un'elica quadripala di grande diametro, inoltre al fine di risolvere i problemi segnalati dal personale di terra, addetto alla manutenzione, per la scarsa accessibilità alle armi, situate nel naso dell'Aircobra, la fusoliera dell'XP-63 fu dotata di grandi pannelli carenati.
Nel settembre 1942, prima ancora che il prototipo volasse, l'USAAF stipulò un contratto di fornitura per la produzione in serie, identificandolo come P-63A (Model 33). L'armamento con cui furono equipaggiati i P-63A fu il medesimo adottato dai P-39Q, un singolo cannone M4 calibro 37 mm (1.46 in) sparante attraverso il mozzo dell'elica, una coppia di mitragliatrici M2 Browning calibro 0.50 in (12,7 mm) sincronizzate collocate sopra il naso e sparanti attraverso il disco dell'elica più altre due M2 collocate in gondole subalari. La traiettoria dei proiettili sparati dalle mitragliatrici era molto più piatta di quelli del cannone.
Il primo prototipo, serie 41-19511, venne portato in volo per la prima volta il 7 dicembre 1942 e rimase distrutto in un incidente il 28 gennaio 1943 a causa della mancata estensione del carrello in atterraggio. Il secondo prototipo, il 41-19512, volò il 5 febbraio 1943 e rimase anch'esso distrutto per incidente, in questo caso per un malfunzionamento del motore. Il 42-78015 che era destinato essere motorizzato con il Merlin (Packard V-1650), venne consegnato invece equipaggiato anch'esso con un Allison V-1710 in quanto i Merlin erano prioritariamente destinati ai North American P-51 Mustang. Tuttavia la nuova versione -93 Allison era accreditata di una potenza di combattimento pari a 1 500 hp (1 120 kW) al livello del mare, il che rese questo prototipo uno dei più veloci Kingcobra costruiti, raggiungendo i 678 km/h (421 mph) a 7 300 m (24 100 ft).
P-63A Sovietico
La consegna dei P-63A di serie iniziò nell'ottobre 1943. L'USAAF ritenne comunque che il Kingcobra fosse inferiore al Mustang e decise di non sottoscrivere ordini consistenti. Gli Alleati tuttavia, in particolar modo l'Unione Sovietica, avevano una grande necessità di rifornire la propria aeronautica militare di caccia ed i sovietici erano già i più grandi utilizzatori degli Airacobra. Pertanto il Kingcobra venne avviato alla produzione per soddisfare le esigenze del programma Legge Affitti e prestiti. Nel febbraio 1944 il governo sovietico inviò un pilota collaudatore di grande esperienza, Andrey G. Kochetkov, ed un ingegnere aeronautico, Fyodor P. Suprun, agli stabilimenti Bell per partecipare allo sviluppo della prima variante di produzione, il P-63A. Inizialmente ignorato dagli ingegneri della Bell, Kochetkov risultò prezioso per la propria esperienza nel valutare le caratteristiche dei velivoli in vite (esperienza che sarebbe stata sfruttata negli studi sull'instabilità della cellula) contribuendo significativamente nel successivo sviluppo del velivolo. Dopo che il recupero dalla vite piatta si rivelò impossibile, Kochetkov si raccomandò con i piloti di evitare di entrare in vite. Il centro di gravità nel Kingcobra, posizionato verso coda, venne spostato in avanti per facilitare l'uscita dalla vite, ricevendo un encomio dalla Irving Parachute Company.
Il P-63A-8, seriale 269261, venne ampiamente testato allo TsAGI in quella che a quel tempo era la più grande galleria del vento esistente. L'apporto sovietico fu significativo. Dato che l'Unione Sovietica era il più grande acquirente del modello, l'impegno della Bell nell'implementare le modifiche suggerite furono celeri. La stragrande maggioranza delle modifiche applicate alla sottoversione A furono un diretto risultato dell'intervento sovietico, ad esempio l'incrementata blindatura del posto di pilotaggio e la collocazione di punti d'attacco nella fusoliera per l'A-5, punti d'attacco subalari e serbatoi di carburante supplementari sulla A-6, e così via. L'Unione Sovietica sperimentò anche un carrello d'atterraggio integrato con sci nel P-63A-6, ma questo non venne mai adottato nella produzione in serie. L'apporto tecnico sovietico più significativo nello sviluppo, fu quello dello spostamento in avanti del cannone, che consentì di ottenere una vantaggiosa variazione del baricentro del velivolo, ricavando uno spazio per incrementare da 30 a 58 i colpi a disposizione nella versione A-9. Il P-63 era capace di una notevole velocità di rollio, superando gli statunitensi P-47, P-40, P-51 Mustang ed il caccia imbarcato della Marina imperiale giapponese della Marina Kawanishi N1K2 Shiden-Kai, con un tasso di 110° al secondo a 443 km/h (275 mph).
L'L-39 con ala a freccia
Dopo il termine della seconda guerra mondiale due P-63C, già usati durante il conflitto dalla United States Navy, furono modificati dalla Bell su loro specifica richiesta, in quanto interessati alla ricerca sulle caratteristiche di volo, di velivoli dotati di ali adatte alle alte velocità, in condizioni di velocità ridotta e di stallo aerodinamico. Sui velivoli venne montata una nuova ala caratterizzata da una freccia alare di 35°, dotata di innovativi ipersostentatori (slat) regolabili, sul bordo d'attacco e flap sul bordo d'uscita, eliminazione degli alloggiamenti alari per il rientro del carrello, pre cui l'elemento anteriore rimaneva l'unico retraibile. L'L-39-1 volò per la prima volta il 23 aprile 1946, dimostrando la necessità di superfici di coda supplementari e di aumentare la lunghezza della fusoliera verso la coda per bilanciare meglio l'aereo in volo. Si intervenne quindi ridisegnando l'impennaggio, venne inoltre utilizzata un'elica tripala alleggerita, proveniente da un P-39Q-10; il secondo esemplare, l'L-39-2, incorporò fin dall'inizio tali modifiche. In seguito l'L-39-1 venne inviato alla National Advisory Committee for Aeronautics (NACA) presso il Langley Research Center per effettuare prove in galleria del vento per lo studio e l'acquisizione di numerosi ed importanti dati.
L'L-39-2 venne utilizzato anche come laboratorio volante per gli studi sull'ala a freccia di 40° destinata ad equipaggiare il Bell X-2.
Tecnica
L'aereo P-63 divenne ciò che il suo predecessore P-39 sarebbe potuto diventare, se fosse stato sviluppato per sfruttare al meglio le sue possibilità, in particolare per il turbocompressore affidabile ora finalmente disponibile. La differenza era anche costituita da un'ala a profilo laminare e un motore Allison V-1710 da 1 300-1 500 CV a seconda dei modelli, abbinato ad un'elica quadripala per sfruttare al meglio la potenza erogata.
La struttura, pesante ma avanzata dal punto di vista sia costruttivo che aerodinamico, era analoga al modello P-39 precedente, ma introduceva per le ali estremità tronche e soprattutto profili laminari, capaci di ridurre la resistenza aerodinamica in misura considerevole.
Questo velivolo era la risposta della Bell al North American P-51 Mustang. Ottimizzato come cacciabombardiere multiruolo, aveva un armamento di 4 mitragliatrici calibro 12,7 mm e un cannone da 37 mm di nuovo modello, mentre le bombe aumentavano da una a tre.
Le corazze protettive, già abbondanti, vennero ancora aumentate fino ad essere addirittura fondamentali per i modelli bersaglio-volante.
Con una velocità di ben 580 km/h a bassa quota era un ottimo velivolo d'attacco, che tuttavia rimaneva valido anche a 7 600 metri, dove raggiungeva i 660 km/h e poteva salire ben oltre gli 11 000 grazie al turbocompressore; questo nonostante un peso elevatissimo, che ammontava a quasi 4 860 kg a pieno carico. L'autonomia a 608 km/h raggiungeva i 627 km, ma come massimo poteva superare i 3 300 (grazie ai serbatoi ausiliari), mentre con una bomba da 230 kg era di 730 km.
Impiego operativo
Il P-63 aveva potenzialità molto elevate, malgrado la struttura probabilmente inadeguata per il duello aereo, a causa dei mai risolti problemi di baricentro. Negli Stati Uniti non trovò nessun impiego di prima linea, ricoprendo il ruolo di addestratore avanzato e limitati compiti di difesa aerea continentale.
Venne invece largamente impiegato dalle nazioni alleate tra cui la Francia, che impiegò i propri velivoli in oriente, e in particolare nella guerra d'Indocina, fino alla fine del decennio.
L'URSS ne ricevette invece migliaia, ottenendo la gran parte di quelli costruiti ed impiegandoli come cacciabombardieri fin oltre la fine della guerra. Sono giunte scarse informazioni sul loro impiego operativo.
Francia
L'Armée de l'air ricevette non più di duecento esemplari di P-63C (alcune fonti indicano per la precisione 114 velivoli) che furono consegnati nel luglio del 1945, due mesi dopo la fine del conflitto in Europa.
I Kingcobra francesi furono ben presto dismessi, prevalentemente per ragioni di budget, in favore dei P-47 Thunderbolt ma con lo scoppio della guerra d'Indocina dovettero essere rimessi in condizioni operative, in quanto gli Stati Uniti in un primo tempo espressero il loro veto circa l'utilizzo in combattimento del Thunderbolt. Molti Kingcobra furono trasportati sul teatro operativo ad opera della portaerei Dixmude e furono utilizzati prevalentemente in compiti di supporto tattico. I P-63 furono progressivamente sostituiti, tra l'estate del 1950 ed il febbraio del 1951, dagli F6F Hellcat e dagli F8F Bearcat.
Fonti non confermate indicherebbero che alcuni P-63 appartenuti ai francesi siano stati successivamente recuperati ed utilizzati da parte dell'aviazione militare del Vietnam del Nord.
Honduras
In seguito alla conclusione del Trattato interamericano di assistenza reciproca gli Stati Uniti fornirono cinque esemplari di P-63E alla Fuerza Aérea y Escuela de Aviación Militar. Consegnati in volo da Miami, tra i mesi di ottobre del 1948 e quello del luglio successivo, gli aerei furono basati a Tegucigalpa e rimasero in servizio fino al 1957, sostituiti successivamente con F4-U Corsair già appartenuti alla United States Navy.
Uno dei Kingcobra honduregni dopo la radiazione non fu restituito agli USA, ma utilizzato come gate guardian della base dell'aviazione adiacente all'Aeroporto Internazionale Toncontín.
Regno Unito
Le autorità militari britanniche furono destinatarie, a partire dal 1944, di due P-63 nell'ambito della Legge Affitti e prestiti che vennero assegnati al Royal Aircraft Establishment che li impiegò per una serie di ricerche sul profilo alare a flusso laminare che dimostrarono gli effetti negativi sull'efficienza delle ali causati dal personale che vi saliva (in genere per le manutenzioni), dai tubi per il rifornimento del carburante e persino dagli insetti.
Uno dei due aerei venne danneggiato irreparabilmente durante un atterraggio, il secondo fu radiato nel 1948.
Stati Uniti d’America
Il servizio del Kingcobra nell'USAAF fu estremamente ridotto e limitato a reparti d'addestramento, per quanto avanzato. Gli esemplari di P-63A presi in carico dall'aviazione statunitense furono ben presto radiati ed accantonati nelle aree di stoccaggio di Kingman (Arizona)e di Ontario (California), mentre gli RP-63A furono impiegati per l'addestramento dei mitraglieri destinati a far parte degli equipaggi degli aerei da bombardamento.
Unione Sovietica
La maggior parte dei 3 303 Kingcobra prodotti furono assegnati alla V-VS sulla base, anche in questo caso, della legge Affitti e prestiti: furono circa 2 400 gli esemplari trasferiti, tra il 1942 ed il 1945, lungo la rotta "ALSIB"; di questi risulta che 21 siano andati perduti per incidenti durante il viaggio.
Malgrado il numero considerevole di aerei, le notizie relative alla loro carriera operativa con l'aviazione sovietica sono decisamente scarne; secondo alcuni la larga disponibilità di aerei da caccia consentì all'aviazione sovietica di effettuare una valutazione approfondita del modello prima di destinarlo a compiti di prima linea. Il processo valutativo si sarebbe protratto a tal punto che il Kingcobra non sarebbe stato utilizzato in operazioni contro la Germania ma avrebbe invece trovato impiego durante la breve campagna contro il Giappone, quasi esclusivamente in missioni di scorta ai bombardieri o di attacco al suolo dato che l'aviazione giapponese era ormai ridotta ai minimi termini e le occasioni di combattimento contro aerei da caccia nemici erano estremamente sporadiche.
Nel dopoguerra il Kingcobra rimase in servizio di prima linea con la V-VS e ricevette il nome in codice NATO "Fred"; il modello risultò utile per la conversione dei piloti all'impiego dei nuovi jet, in particolare per la configurazione tricicla del carrello d'atterraggio, comune ai velivoli di nuova concezione.
Il P-63 rimase in linea nell'aviazione sovietica fino ai primi anni cinquanta; vi sarebbero racconti di piloti statunitensi che avrebbero incontrato alcuni Kingcobra nel corso della guerra di Corea ma tali notizie non trovano riscontro documentale.
Versioni
- XP-63: due prototipi andati entrambi perduti nei collaudi; primo volo nel dicembre 1942.
- XP-63A : modello modificato per la produzione in serie.
- P-63A: modello basico; 1 725 esemplari prodotti.
- P-63C: versione con corazze aggiuntive, pinna stabilizzatrice ventrale e motore da 1 500 CV V-1710-117; 1 225 esemplari prodotti.
- P-63D: tettuccio a "goccia" e motore migliorato; unico esemplare.
- P-63E: 13 macchine prodotte con tettuccio normale, 2 930 esemplari ordinati in un primo momento ma in seguito cancellati.
- P-63F: ultimo modello prodotto; deriva verticale ancora ridisegnata e alcuni miglioramenti. Solo 2 esemplari prodotti.
- RP-63A/B/C: versioni bersaglio per l'addestramento dei mitraglieri dei bombardieri: impiegando proiettili frangibili in gomma, aprivano il fuoco contro queste macchine dotate di corazze aggiuntive per il pilota e il motore, per un peso di oltre 1 tonnellata, oltre a sensori che rilevavano i colpi a bordo e segnalavano con una luce ai mitraglieri quando erano colpiti dal loro fuoco. Questo addestramento aumentò la preparazione degli equipaggi che in tal modo arrivavano nel teatro operativo già allenati in maniera realistica a respingere gli attacchi dei caccia. Furono prodotti 242 esemplari delle tre versioni, alcuni dei quali in seguito usati anche come velivoli-bersaglio teleguidati per prove distruttive.
- P-63 racer: due macchine modificate nel dopoguerra per le corse da primato e la conquista di record. Quasi a sottolineare la difficoltà di padroneggiare questo tipo di velivolo, entrambe andarono perdute uccidendo i piloti.
- P-63 UTI: sviluppo biposto da addestramento avanzato realizzato in Unione Sovietica.
Utilizzatori
- Francia Armée de l'air
- Honduras Fuerza Aérea Hondureña operò con alcuni esemplari nel secondo dopoguerra.
- Regno Unito Royal Air Force operò con solo due esemplari
- Stati Uniti - Usaf - United States Army Air Forces
- Unione Sovietica Voenno-vozdušnye sily
ENGLISH
The Bell P-63 Kingcobra is an American fighter aircraft developed by Bell Aircraft during World War II. Based on the preceding Bell P-39 Airacobra, the P-63's design incorporated suggestions from P-39 pilots and was superior to its predecessor in virtually all respects. The P-63 was not accepted for combat use by the United States Army Air Forces. However, it was deployed during World War II by the Soviet Air Force, which had also been the most prolific user of the P-39.
Design and development
XP-39E
While the P-39 had originally been introduced as an interceptor, later in its development it was decided to reduce the cost and complexity of the engine by removing the turbocharger. High-altitude performance suffered dramatically as a result, and Bell proposed an experimental series to test out a variety of solutions.
The resulting XP-39E featured two primary changes from the earlier P-39D from which it was developed. One was a redesigned wing. The root airfoil, a NACA 0015 on other models of the P-39, was changed to a NACA 0018, to gain internal volume. The other was a switch to the Continental I-1430 engine, which featured an improved overall design developed from the hyper engine efforts, as well as an improved supercharger.
Three prototypes were ordered in April 1941 with serials 41-19501, 41-19502 and 42-7164. The I-1430 was having continued development problems and could not be delivered in time, so it was replaced by an Allison V-1710-47, similar to that powering the P-39. Each prototypes tested different wing and tail configurations: 41-19501 had a rounded vertical tail, but squared-off tailplane tips; 41-19502, a squared-off fin and rudder and large wing fillets; and 42-7164 had all its flight surfaces squared off. The XP-39E proved faster than standard Airacobra, reaching a maximum speed of 386 mph (621 km/h) at 21,680 ft (6,610 m) during tests. However, the XP-39E was considered inferior to the stock P-39 Airacobra in all other respects, so it was not ordered into production.
XP-63
Although the XP-39E proved disappointing, the USAAF was nevertheless interested in an even larger aircraft based on the same basic layout. Even before its first flight, the USAAF placed an order on 27 June 1941 for two prototypes of an enlarged version powered by the same V-1710-47. The new design was given the designation XP-63 and serials were 41-19511 and 41-19512. A third prototype was also ordered, 42-78015, using the Packard V-1650, the U.S.-built version of the Rolls-Royce Merlin engine.
The XP-87897 was larger in all dimensions than the Airacobra. The wing was redesigned again, this time with new NACA laminar flow airfoils, 66(215)-116 a=0.6 at the root and a NACA 66(215)-216 a=0.6 at the tip. The wing taper ratio was approximately 2:1, span was 38 ft 4 in (11.68 m), and wing area was 248 sq ft (23.0 m2). The engine was fitted with a second remotely mounted supercharger, supplementing the normal single-stage supercharger. At higher altitudes, when additional boost was required, a hydraulic clutch would engage the second supercharger, adding 10,000 ft (3,000 m) to the service ceiling. A larger four-bladed propeller was also standardized. A persistent complaint against the Airacobra was that its nose armament was not easily accessible for ground maintenance, and in order to cure this problem, the XP-63 airframe was fitted with larger cowling panels.
In September 1942, even before the prototype flew, the USAAF ordered it into production as the P-63A (Model 33). The P-63A's armament was to be the same as the current P-39Q, a single 37 mm (1.46 in) M4 cannon firing through the propeller hub, two synchronized .50 caliber (12.7 mm) machine guns in the cowl, and two .50 cal (12.7 mm) machine guns in underwing gondolas.
The first prototype, 41-19511, flew for the first time on 7 December 1942. It was destroyed on 28 January 1943 when its landing gear failed to extend. The second prototype, 41-19512, followed on 5 February 1943. It, too, was destroyed, this time due to an engine failure. The Merlin-engined 42-78015 (as Merlins were primarily needed for the P-51 Mustang) was delivered with another Allison instead, a -93, which had a war emergency rating of 1,500 hp (1,120 kW) at sea level, making this prototype one of the fastest Kingcobras built, attaining 421 mph (678 km/h) at 24,100 ft (7,300 m).
Deliveries of production P-63As began in October 1943. The USAAF concluded the Kingcobra was inferior to the Mustang, and declined to order larger quantities. American allies, particularly the Soviet Union, had a great need for fighter aircraft, however, and the Soviets were already the largest users of the Airacobra. Therefore, the Kingcobra was ordered into production to be delivered under Lend-Lease. In February 1944, the Soviet government sent a highly experienced test pilot, Andrey G. Kochetkov, and an aviation engineer, Fyodor P. Suprun, to the Bell factories to participate in the development of the first production variant, the P-63A. Initially ignored by Bell engineers, Kochetkov's expert testing of the machine's spin characteristics (which led to airframe buckling) eventually led to a significant Soviet role in the development. After flat spin recovery proved impossible, and upon Kochetkov's making a final recommendation that pilots should bail out upon entering such a spin, he received a commendation from the Irving Parachute Company. The Kingcobra's maximum aft CG was moved forward to facilitate recovery from spins.
P-63A-8, SN 269261, was extensively tested at TsAGI in what was then the world's largest wind tunnel. Soviet input was significant. With the Soviet Union being the largest buyer of the aircraft, Bell was quick to implement their suggestions. The vast majority of the changes in the A sub-variants were a direct result of Soviet input, e.g. increased pilot armor and fuselage hardpoint on the A-5, underwing hardpoints and extra fuel tanks on the A-6, etc. The Soviet Union even experimented with ski landing gear for the P-63A-6, but this never reached production. Most significantly, Soviet input resulted in moving the main cannon forward, favorably changing the center of gravity, and increasing its ammo load from 30 to 58 rounds for the A-9 variant. The P-63 had an impressive roll rate, besting the Americans' P-47, P-40, and P-51—and the Japanese Navy's Kawanishi N1K2 Shiden-Kai fighter—with a rate of 110° per second at 275 mph (443 km/h).
Swept-wing L-39
Two war surplus P-63Cs were modified by Bell under Navy contract for flight testing of low-speed and stall characteristics of high-speed wing designs. The aircraft received new wings with adjustable leading edge slats, trailing edge flaps and a pronounced sweep of 35 degrees. The wings had no wheel wells; only the nose gear was retractable. L-39-1 first flew 23 April 1946, demonstrating a need for extra tail surface and rear fuselage length to balance the aircraft in flight—the wing repositioning reduced empennage effectiveness and moved the center of lift aft. A lighter three-bladed propeller from a P-39Q-10 was mounted and the necessary changes to the empennage were made. L-39-2 incorporated these adjustments from the start. L-39-1 later went to NACA at Langley for wind tunnel testing, where much valuable data were gathered. L-39-2 also served as a testbed for the Bell X-2 40-degree wing design.
Operational service
Soviet Union
The first version to be supplied in quantity to the Soviet Union was the P-63A-7 with a higher vertical tail, and reinforced wings and fuselage. The fuselage proved to need strengthening, consequently in October 1944, a reinforcement kit for operational P-63s was developed.
Air Transport Command ferry pilots, including U.S. women pilots of the WASP program, picked up the planes at the Bell factory at Niagara Falls, New York, and flew them to Great Falls, Montana and then onward via the Northwest Staging Route through Canada to Alaska, where Soviet ferry pilots, many of them women, would take delivery of the aircraft at Nome and fly them to the Soviet Union over the Bering Strait via the Alaska-Siberia route (ALSIB). A total of 2,397 (2,672, according to other sources) such aircraft were delivered to USSR, out of the overall 3,303 production aircraft (72.6%).
By a 1943 agreement, P-63s were disallowed for Soviet use against Germany and were supposed to be concentrated in the Soviet Far East for an eventual attack on Japan. However, there are many unconfirmed reports from both the Soviet and German side that P-63s did indeed see service against the Luftwaffe. Most notably, one of Pokryshkin's pilots reports in his memoirs published in the 1990s that the entire 4th Guards Fighter Aviation Regiment(4 GvIAP) was secretly converted to P-63s in 1944, while officially still flying P-39s. One account states they were in action at Königsberg, in Poland and in the final assault on Berlin. There are German reports of P-63s shot down by both fighters and flak. Hans Rudel, highest decorated pilot of the Luftwaffe, states in his memoirs, "We often encounter American types of aircraft, especially Airacobras, Kingcobras and Bostons." This was in the Courland front towards the end of the war. Nevertheless, all Soviet records show nothing but P-39s used against Germany.
In general, official Soviet histories played down the role of Lend-Lease supplied aircraft in favor of local designs, but it is known that the P-63 was a successful fighter aircraft in Soviet service. A common Western misconception is that the Bell fighters were used as ground attack aircraft.
One of the enduring myths regarding the P-39/P-63 in Soviet use is that because of its armament, in particular the 37mm nose cannon, it excelled as a ground-attack aircraft, even a 'tank buster'. In translating and preparing this manuscript for publication, I have had the opportunity to peruse several Russian-language sources. Mentions of the employment of this aircraft in the ground-attack role are so rare in these sources as to be exceptional ... The 'tank buster' myth has its roots in the misunderstanding of the general wartime role of the Red Air Force and in the imprecise translation of specific Russian-Language terms that describe this role. The specific Russian-Language term most often used to describe the mission and role of the Aircobra-equipped Red Air Force fighter units, in this manuscript and other Russian-language sources, is prikrytiye sukhoputnykh voysk... Frequent misunderstanding in this country as to the combat role of the P-39 in Soviet use is based in part on imprecise translation of the term prikrytiye sukhoputnykh voysk to 'ground support'. The latter term as it is understood by many Western military historians and readers, suggests the attacking of ground targets in support of ground troops, also called 'close air support'. Did a Soviet Aircobra pilot ever strafe a German tank? Undoubtedly. But this was never a primary mission or strong suit for this aircraft.
The Soviets developed successful group aerial fighting tactics for the Bell fighters and scored a surprising number of aerial victories over a variety of German aircraft. Low ceilings, short missions, good radios, a sealed and warm cockpit and ruggedness contributed to their effectiveness. To pilots who had once flown the tricky Polikarpov I-16, the aerodynamic quirks of the mid-engined aircraft were unimportant. In the Far East, P-63 and P-39 aircraft were used in the Soviet invasion of Manchukuo and northern Korea. In the Pacific theatre, the Kingcobras flew escort, close air support and ground attack missions. The Soviet P-63s achieved their first air victory on 15 August 1945, when Lejtenant I. F. Miroshnichenko from 17th IAP/190 IAD, shot down a Nakajima Ki-43 Hayabusa IJAAS fighter off the coast of North Korea.
Sufficient aircraft continued in use after the war for them to be given the NATO reporting name of Fred. By 9 May 1945, operational units had still 1,148 Kingcobras on strength. On 8 October 1950, two USAF F-80Cs from the 49th Fighter Group breached the USSR's border and attacked Sukhaya Rechka airfield 19 mi (31 km) south-west of Vladivostok and 62 mi (100 km) from the Soviet-Korean border, making two strafing runs before returning to their home base. Although Soviet sources claim the attack was intentional, the pilots claimed it was a result of a navigational error. The airfield belonged to the Air Forces of the Pacific Fleet (VVS TOF), but it was occupied by the 821st Fighter Aviation Regiment (821 IAP) of the 190th Fighter Aviation Division (190 IAD). Mostly aircraft of the 1st Squadron of 821 IAP were hit with 12 P-63s damaged, one P-63 burned to the ground while the other damaged aircraft were able to be repaired. No human losses were suffered.
France
In 1945, 114 later models were delivered to the French Air Force (Armée de l'Air), but they arrived too late to see service in World War II. They however saw service during the First Indochina War before being replaced in 1951.
Initially the French Kingcobras were deployed to Algeria. Fighter squadron (Groupe de Chasse) 2/6 "Travail", previously equipped with P-39 Airacobras, received their Kingcobras on 18 July at Casablanca; the pilots were surprised by the higher landing speed of their new aircraft. The Kingcobra were scrambled to Indochina when the insurgency broke. Only 60 Kingcobras were operational in Indochina in January 1950, mainly because the Americans refused to supply spare parts. Starting in February 1951, the squadrons equipped with Kingcobra started to receive Grumman F8F Bearcats as replacements. Most Kingcobras were mothballed by July. The last flight of a Kingcobra in Indochina took place on September 6, 1951.
"Pinball" operations
Its main use in American service was the unusual one of a manned flying target for gunnery practice. The aircraft was generally painted bright orange to increase its visibility. All armament and the regular armor was removed from these RP-63 aircraft, and over a ton of armored sheet metal was applied to the aircraft. This was fitted with sensors that would detect hits, and these hits were signaled by illuminating a light in the propeller hub where the cannon would have been. This earned the aircraft the unofficial nickname of Pinball. Special frangible rounds made of a lead/Bakelite combination were developed that would disintegrate upon impact. These were known as the "Cartridge, Caliber .30, Frangible, Ball, M22". In 1990, veteran Pinball pilot, Ivan L. Hickman, wrote Operation Pinball about the training flights.
RAE Testing
British engineers, like the Americans, had a growing interest during World War II in the application of laminar flow airfoils. In an effort to learn more about the practical application of laminar flow airfoils, in 1945 the Royal Aircraft Establishment (RAE) undertook a flight test program with one of the two P-63As that the United Kingdom had received. The aircraft was equipped with a wake rake array mounted outboard, behind the wing, to allow the momentum deficit, and thus section drag, to be measured.
The RAE first tested it in an "as delivered" configuration. The wing airfoil was designed to support laminar flow to 60% of chord. In the "as delivered" configuration, a profile drag was measured which was representative of the wing section with boundary layer transition at the leading edge (0% laminar flow). Reducing the surface roughness reduced the drag at low lift coefficients to a level representative of laminar flow to 35% of chord. Measurements were made of the surface waviness. This showed peak wave amplitudes, above the mean, of approximately 0.011 inches over a two-inch span. The standard waviness criteria shows the critical wave height to be 0.0053 inches for this application. To reduce the waviness, RAE personnel stripped the wing to bare metal. The wing was then sprayed with two coats of primer paint and a coat of paint type filler. After the paint was dry, it was sanded in a chordwise direction, using sanding blocks, whose curvature matched the local surface curvature. This was repeated several times. Surface waviness was then measured and found to be no more than 0.005 inches. In flight, this configuration was found to have a profile drag representative of boundary layer transition at 60% of chord. This gave researchers an idea of what level of wing surface quality was required to actually get the benefits of laminar flow airfoils.
Postwar air racers
Numerous surplus P-63s ended up on the air racing circuit in the immediate postwar era. Charles Tucker purchased two P-63s from the disposal facility at Kingman, Arizona just after the war. He entered one of them, the Tucker Special as Race 28 with the name Flying Red Horse emblazoned on the nose (civilian register N62995) in the 1946 Thompson Trophy race. He had clipped the wing by 12 ft 9 in (3.89 m) in an attempt to improve its speed, reducing the span to 25 ft 9 in (7.85 m). The second one (44-4126 (XN63231 Race 30)) was intended for the 1946 Bendix cross country race. It was initially fitted with two wingtip drop tanks. In 1947, the drop tanks were removed and the wings were clipped to 28 ft 6 in (8.69 m).
Two other significant racers were flown later. Tipsy Miss, John Sandberg's clipped-wingtip P-63 unlimited racer, was identified as "Race 28," and painted in bright orange, white and black race numbers with a chrome spinner. Later sold to a European pilot, this P-63 was destroyed in a fatal accident in 1990 Crazy Horse Campgrounds was the most radically modified P-63 Kingcobra ever. Larry Haven's "Race 90" clipped-wing unlimited racer had a tiny bubble canopy installed; it appeared in all silver (unpolished aluminum) finish with a white rudder and black trim. The aircraft later crashed into the ocean on a test flight in 1972.
(Web, Google, Wikipedia, You Tube)
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