I DDG IMPAVIDO E INTREPIDO
Le navi della classe Impavido della Marina Militare, successiva alla classe Indomito, furono le prime unità missilistiche progettate e costruite in Italia. Entrate in servizio agli inizi degli anni sessanta sono state radiate all'inizio degli anni novanta. Furono navi all'avanguardia nel campo dei sensori imbarcati e dei sistemi d'arma.
Derivate dalla precedente classe Impetuoso di cui conservavano le linee generali dello scafo, ma con dislocamento e dimensioni leggermente incrementati, erano navi ampiamente automatizzate, sia nei sensori di scoperta, e negli impianti d'arma, che nell'apparato motore, e avevano una notevole stabilità di piattaforma, essendo dotate fra l'altro di ben tre coppie di pinne stabilizzatrici Denny Brown, e duttilità d'impiego, che le rendeva idonee ad operare in missioni di scorta al naviglio mercantile, e particolarmente adatte alla lotta antiaerea e antisommergibili. La stabilizzazione dello scafo riducendo l'ampiezza delle oscillazioni di rollio consentiva un più preciso impiego delle armi e delle apparecchiature stabilizzate, una maggiore possibilità di impiego di armi o apparecchiature non stabilizzate o parzialmente stabilizzate, minor disagio del personale sia nella vita di bordo durante la navigazione che nell'impiego delle unità. Lo scafo è a ponte continuo con cassero centrale, raccordato verso poppa da un'ampia tuga, alla cui estremità vi era la rampa di lancio dei missili antiaerei e a estrema poppa era allestita una piattaforma per l'eventuale appontaggio per elicotteri. La sovrastruttura divisa in due blocchi, il primo dei quali ospitava verso prora la plancia di comando, sul cui cielo era presente la direzione di tiro del cannone prodiero e verso poppa il primo dei due fumaioli in cui confluivano gli scariche dell'apparato motore. Il primo blocco era sormontato dall'albero di trinchetto sul quale erano collocate diverse apparecchiature elettroniche, tra cui il radar di scoperta aeronavale e il radar di navigazione e scoperta di superficie. Il secondo blocco, che ospitava il secondo fumaiolo, era sormontato dall'albero di maestra alla cui sommità era collocato il radar di scoperta aerea tridimensionale a lungo raggio; ai lati del secondo blocco, disposti due per ogni lato, i quattro cannoni antiaerei alla cui guida erano asserviti due radar di tiro disposti uno per lato e collocati sul cielo del secondo blocco. A poppavia del secondo fumaiolo i due radar guida-missili e la rampa dei missili antiaerei.
La propulsione era a vapore con quattro caldaie Foster Wheeler alimentate inizialmente a nafta e due turbine collegati agli assi delle due eliche mediante due gruppi turboriduttori. L'apparato motore forniva una potenza di 70 000 hp, consentendo una velocità massima di 34 nodi ed un'autonomia di 5 000 miglia a 16 nodi. L'apparato motore, pur non essendo concettualmente diverso rispetto a quello degli Indomito, presentava tuttavia degli accorgimenti e delle migliorie, le più significative delle quali erano la suddivisione in due complessi non contigui, del tutto indipendenti uno dall'altro e collegati ciascuno ad una linea d'assi e la possibilità di conduzione a distanza della centrale di propulsione. L'automazione della propulsione consentiva una condotta più economica e funzionale e una notevole flessibilità che consentiva rapide variazioni della velocità.
Le unità di questa classe erano simili per prestazioni ai cacciatorpediniere americani della classe Charles F. Adams, ma con una batteria di can- noni anziché di missili ASROC perché nel Mediterraneo era valutata maggiore la minaccia portata dagli aerei piuttosto che dai sottomarini.
L'armamento antiaereo a medio raggio era costituito da una rampa singola per missili Tartar, a propellente solido, con guida iniziale su fascio direttore e successivamente con guida semi-attiva. La difesa antiaerea ravvicinata era costituita di una torre binata prodiera da 127/38 mm, arma duale utile anche in funzione antinave e nel tiro controcosta, e da quattro cannoni singoli da 76/62 mm O.T.O. Melara, disposti lateralmente a centro nave; anche questi cannoni avevano capacità antinave e potevano essere impiegati anche per il tiro controcosta. L'armamento antisommergibile era costituito da due lanciasiluri trinati Mk 32 per siluri leggeri filoguidati da 324 mm e di un sonar a media frequenza M.F. AN/SQS-23B.
La componente elettronica si avvaleva di un radar di scoperta aerea tridimensionale a lungo raggio Frescan AN/SPS-39, posizionato sull'albero di maestra, costituito da un robusto quadripode; sull'albero di trinchetto trovavano posto sia il radar di scoperta aeronavale R.C.A. AN/SPS-12, posizionato su di una mensola, sia il radar di navigazione e scoperta di superficie S.M.A. MM/SPQ-2, posto in posizione più elevata mentre a poppavia del secondo fumaiolo c'erano i due radar guidamissili Raytheon AN/SPG-51 asserviti ai Tartar.[1] Sul cielo della plancia era posizionata la direzione del tiro del cannone prodiero e alla sommità lati del secondo blocco della sovrastruttura due direzioni di tiro NA-9, una per lato asservite ai calibri secondari.
Nel 1970 venne avviata la sperimentazione dell'Agusta A106, ma le difficoltà all'impiego notturno e la scarsa autonomia del velivolo portarono nel luglio 1972 all'abbandono del progetto, ma restò comunque la possibilità di appontaggio e decollo di un elicottero sulla piattaforma appositamente allestita ad estrema poppa. In fase di progettazione l'impiego dell'elicottero non era stato previsto, in quanto, pur ravvisandone la necessità ed in attesa degli esiti delle prove conseguite dalle nuove fregate della classe Bergamini, il progetto non venne modificato, per non ritardarne il loro ingresso in servizio, in quanto la linea di cacciatorpediniere in servizio era abbastanza vetusta e la previsione per la fine degli anni sessanta della fine dell'attività operativa di Artigliere, Aviere, San Giorgio e San Marco, tutte navi risalenti alla seconda guerra mondiale.
Le due unità vennero sottoposte negli anni settanta ad un programma di ammodernamento che hanno riguardato soprattutto l'elettronica di bordo e l'armamento, con nuovi radar di scoperta e per la direzione del tiro, un generale miglioramento dei sensori. Gli aggiornamenti vennero eseguiti per Intrepido dal 1974 al 1975 e per Impavido dal 1976 al 1977.
Le modifiche all'armamento hanno visto l'adozione di una rampa singola Mk.13 per missili Standard SM-1 con capacità di magazzino di 40 missili e l'imbarco di due rampe multiple per lanciarazzi da 105 mm SCLARBreda/Elsag. Gli ammodernamenti all'elettronica hanno riguardato la sostituzione del vecchio radar tridimensionale Frescan AN/SPS-39, con il più moderno Hughes AN/SPS-52, la sostituzione delle vecchie Direzioni di Tiro con tre centrali Orion RTN 10X sia per il calibro principale che per quello secondario, che vennero collocate una sul cielo della plancia di comando, asservita al cannone prodiero da 127/38 mm e le altre due, asservite ai calibri da 76/62 mm, in posizione laterale e simmetrica alla sommità del secondo blocco della sovrastruttura.
I lavori di ammodernamento hanno anche riguardato la riconversione dell'apparato motore da nafta, al più leggero gasolio, per standardizzazione NATO.
Entrate in servizio tra il 1963 ed il 1964, dopo aver prestato servizio per circa 30 anni, sono state messe in disarmo fra il 1991, e il 1992, sostituite dalle unità della classe Durand de la Penne. La consegna della Bandiera di Combattimento di Nave Intrepido avvenne il 2 Maggio 1965 nel porto di Savona, e fu donata dal locale Gruppo ANMI "Vanni Folco". Il cacciatorpediniere Impavido, dalla sua entrata in servizio nel 1963, fu assegnato alla Base di Taranto, mentre l'Intrepido rimase in un primo tempo a La Spezia, per essere poi ridislocato a Taranto a partire dal 1975. Nella base di Taranto le due unità fecero parte del 2º Gruppo Navale d'Altura della IIª Divisione Navale.
Le unità presero parte a diverse crociere e missioni anche a livello internazionale. Dopo il passaggio in disarmo esse rimasero ormeggiate presso le banchine dell'Arsenale di Taranto, prima di essere definitivamente vendute per la demolizione a cantieri specializzati napoletani (SIMONT S.p.A.) fra il 1999 e il 2000.
Nel 1973 l'Impavido venne impiegato in una crociera estiva come nave scuola in favore degli Allievi del 1º anno di Corso dell'Accademia di Livorno. In quell'estate, in seguito all'indisponibilità dell'Amerigo Vespucci, a causa del protrarsi dei lavori di manutenzione, la crociera estiva degli allievi del 1º anno di Corso venne riprogrammata con itinerari differenti, sparpagliati a rotazione su quattro navi di squadra: Etna, Doria, Impavido e Carabiniere. L'Impavido al comando del capitano di vascello Pirozzi, insieme al Carabiniere, al comando del capitano di fregata Mariotti, nel corso della crocierà effettuò visite a Taranto, Suda, Sebastopoli, Odessa, Istanbul, Portoferraio.
I DDG AUDACE E ARDITO
Le unità navali della classe Audace sono state dei cacciatorpediniere lanciamissili della Marina Militare Italiana. La classe era costituita da due unità, Audace e Ardito realizzate dai Cantieri Navali Riuniti e dalla Italcantieririspettivamente negli stabilimenti di Riva Trigoso e Castellammare di Stabia, entrate in linea all'inizio degli anni settanta e rimaste in servizio fino a metà del primo decennio del nuovo millennio. Nel programma erano previste quattro unità: Ardito, Audace, Animoso ed Ardimentoso, ma la costruzione delle altre due unità, per motivi di bilancio, fu rinviata. L'urgenza della costruzione delle prime due, effettuata con bilancio ordinario, fu determinata dalla necessità di sostituire entro la fine degli anni settanta i due cacciatorpediniere della classe Impetuoso, che non erano stati sottoposti ad alcun lavoro di aggiornamento sia per quanto riguardava l'elettronica sia per quanto riguardava l'armamento. Le due unità la cui costruzione era stata a lungo rimandata sono entrate poi in servizio all'inizio degli anni novanta con notevoli miglioramenti costituendo la classe Durand de la Penne o Super Audace.
Le due unità sono un miglioramento dei precedenti Impavido con aumento delle dimensioni e del dislocamento e con il potenziamento dell'armamento, in particolare quello antisommergibile e la presenza della componente elicotteristica.
Lo scafo a ponte continuo con accentuata insellatura prodiera si raccordava gradatamente fino ad estrema poppa ed era ripartito in 16 compartimenti stagni; la prora molto slanciata ed elegante era dotata di bulbo di dimensioni moderate. La poppa, larga, simile a quella dei “Doria” accoglieva il ponte di volo con la sottostante poppetta riservata alle operazioni d'ormeggio. La sovrastruttura era divisa in due blocchi ognuno dei quali con un fumaiolo in configurazione mack con integrati gli alberi delle elettroniche. Immediatamente a poppavia del secondo blocco, con un'altezza leggermente superiore, c'era l'ampio hangar, che poteva ospitare due elicotteri medi tipo AB-212oppure un elicottero medio-pesante tipo SH-3D Sea King in versione antisommergibile.
La propulsione era a vapore con due caldaie Foster Wheeler e due turbine, la cui potenza di 73000 CV permetteva una velocità 33 nodi, con un'autonomia di 4000 miglia a 25 nodi. Le turbine erano CNR/Westinghousesull'Audace e Ansaldo/General Electric sull'Ardito. La mancata adozione di un apparato di propulsione articolato su Turbine a Gas, del tipo CODAG o CODOG fu dovuta al timore di incorrere in tempi lunghi per il suo collaudo. La diversità dei gruppi turboriduttori è dovuta al fatto che le navi vennero realizzate in cantieri navali differenti. I Cantieri Navali Riuniti erano un gruppo integrato, responsabile in toto ed in proprio della piattaforma, in quanto non solo costruiva lo scafo, ma aveva un importante stabilimento meccanico, a Riva Trigoso, che produceva tutti i componenti dell'apparato motore, turbine, riduttori, caldaie ed ausiliari, mentre l'Italcantieri, da cui dipendeva il Cantiere di Castellamare comprava da terzi l'apparato motore, nel caso specifico l'Ansaldo Meccanico Nucleare, nato dallo scorporamento di attività del Gruppo Ansaldo, facente capo a Finmeccanica. I riduttori, del tipo a doppia riduzione, avevano certe similitudini di progetto ma profonde differenze per le modalità di montaggio e messa a punto, anche in relazione alle linee d'assi, mentre le turbine principali erano di tipo diverso, ed avevano sistemi totalmente diversi di adduzione del vapore. Anche le caldaie, pur essendo ambedue sviluppate su licenza Foster Wheeler erano simili ma non identiche tra le due navi, anche se le differenze erano meno marcate, mentre gli ausiliari erano comuni alle due navi, e, per quanto riguarda le turbomacchine, tutte di fornitura CNR.
Il progetto di queste unità scaturì dall'esigenza di migliorare qualitativamente la linea dei cacciatorpediniere dopo che le unità classe “Indomito”, entrate in servizio nel 1957 e 1958, dotate di armamento antiaereo costituito da quattro cannoni da 127/38 mm e 16 mitragliere da 40/56 mm, dopo appena pochi anni di attività, si erano rivelate inadeguate nel contrasto aereo contro i moderni caccia a reazione ed altrettanto inefficaci nella lotta contro i sottomarini a propulsione nucleare. D'altro canto le unità della classe “Impavido”, entrate in servizio nel 1963 e nel 1964, pur essendo dotate di moderno armamento antiaereo a media gittata, con l'adozione di una rampa di lancio per missili Tartar, rimanevano carenti nella lotta antisommergibili, per l'impossibilità progettuale di poter imbarcare elicotteri. Il tentativo di equipaggiare le due unità con l'Agusta A 106, costruito appositamente in due soli esemplari per i due cacciatorpediniere che avevano a poppa una piccola piattaforma di appontaggio, era risultato vano. La necessità di armonizzare in maniera più equilibrata le capacità antiaeree, antinave e antisommergibile, aveva reso necessario un aumento delle dimensioni e del dislocamento rispetto agli Impavido, anche in previsione di un futuro miglioramento delle capacità operative. Le due unità della Classe Audace tuttavia, all'entrata in servizio, presentavano alcune carenze, quali la mancanza di una C.O.C., l'inadeguatezza del radar di scoperta aerea, la mancanza di sistema missilistico superficie-superficie, ancora in fase di realizzazione, in quanto all'entrata in servizio delle due unità era ancora in fase di sperimentazione il sistema Teseo, che venne imbarcato sull'aliscafo Sparviero nel 1974 ed adottato dalle fregate della classe “Lupo” a partire dal 1977 ed infine la mancata adozione di un apparato di propulsione articolato su Turbine a Gas, del tipo CODAG o CODOG, dovuta al timore di incorrere in tempi lunghi per il suo collaudo. Tali carenze vennero tutte superate nel corso degli anni ad eccezione per quel che riguarda l'apparato motore.
Tra il 1987 e il 1990 i due cacciatorpediniere furono ampiamente rimodernati con notevole potenziamento dell'armamento, permettendo di incrementarne le proprie capacità antinave ed antiaerea con l'imbarco dei sistemi missilistici Albatros e Teseo, e dell'elettronica, superando definitivamente alcune carenze che le due unità avevano all'epoca della loro entrata in servizio, attribuendo il giusto merito alla bontà del progetto.
I lavori di ammodernamento vennero eseguiti presso nell'Arsenale La Spezia: l'Ardito nel periodo 1987-1988 e l'Audace nel 1988-1990.
I DDG LUIGI DURAND DE LA PENNE E MIMBELLI
I cacciatorpediniere della classe Luigi Durand de la Penne sono potenti unità missilistiche della Marina Militare costruiti in due unità ed entrati in servizio durante i primi anni novanta per sostituire le unità della Classe Impavidoandate in disarmo. Dispongono di sistemi d'arma per la lotta antiaerea, lotta antinave, lotta antisommergibile e per il bombardamento a lungo raggio.
Il sistema d'arma primario è costituito da un lanciatore a rampa singola Mk 13 capace di lanciare missili antiaereo e antimissile della serie Standard SM-2MR. Tuttavia l'obsolescenza di tale sistema unito al mancato acquisto di versioni successive o alla sostituzione con VLS, comporterà nell'immediato futuro la conversione delle due navi della classe in fregate missilistiche e la perdita della capacità di lotta antiaerea a lungo raggio. L'ulteriore armamento è costituito da un lanciatore Albatros ad 8 celle per missili a corto raggio Aspide (versione sviluppata dall'Alenia a partire dal Sea Sparrow americano), 4 Teseo MK2 per ASuW. L'armamento artiglieresco è composto da un cannone 127/54 mm Compatto capace di sparare munizioni VULCANO e da tre cannoni 76/62 mm Super Rapido, della Oto Melara. La difesa ASW è assicurata dal sistema Milas, da due complessi trinati per siluri da 324 mm MU 90 e dagli elicotteri AB-212 ASW.
I sensori principali sono un radar 3D a lungo raggio Selex RAN 40L, installato nel 2008 in sostituzione del Raytheon SPS-52C, un radar di ricerca di superficie e aerea Selex RAN 10S, un radar di ricerca aerea Selex MM/SPS-702 e due illuminatori Raytheon AN/SPG-51D per i missili Standard.
La propulsione è di tipo CODOG (Combined Diesel Or Gas), un sistema che utilizza un motore diesel per le velocità di crociera e una turbina a gas per la velocità massima. Questo poiché la turbina a gas ha un elevato consumo di carburante, accettabile solo durante gli spunti ad alta velocità, mentre la velocità di pattugliamento viene assicurata dal motore diesel.
Unità della classe:
- Luigi Durand de la Penne (D 560)
- Francesco Mimbelli (D 561).
Le due unità che portano il nome di due Medaglie d'oro al Valor Militare della seconda guerra mondiale sono assegnate alla base di Taranto inquadrate nella 2ª Divisione Navale.
Il cacciatorpediniere lanciamissili della Marina Militare Francesco Mimbelli (D 561) è un'unità multiruolo per la lotta antiaerea, lotta antisommergibile, lotta antinave e per il bombardamento a lungo raggio. Conta un equipaggio di 377 persone (di cui il 10% femminile). Lo scafo è a ponte continuo con due blocchi di sovrastrutture che inglobano i due fumaioli, con la zona poppiera occupata per una lunghezza di circa 25 metri dal ponte di volo e per una lunghezza di 18m dall'hangar che può accogliere due elicotteri. La forma dello scafo e due coppie di stabilizzatori assicurano una notevole riduzione del rollio.
La nave è dotata di armamento, consistente e differenziato che la rende idonea ad assolvere molteplici compiti fondamentali: in primis la difesa aerea di zona, concorrendo non solo alla protezione di formazioni navali e di convogli, ma anche alla difesa aerea nazionale e NATO. Inoltre il suo armamento la rende idonea al contrasto di unità subacquee e di superficie, al supporto di operazioni anfibie e all’impiego nel bombardamento costiero ed è adatta quale sede di comando complesso, compito svolto in più occasioni.
Durante l’ultima sosta lavori, effettuata tra il 2006 e il 2009, ha subito un notevole processo di ammodernamento con la sostituzione di più componenti del Sistema di Combattimento che ha comportato un incremento delle prestazioni in termini di capacità di elaborazione e di calcolo.
La nave porta il nome di Francesco Mimbelli, medaglia d'oro al valor militare della seconda guerra mondiale. La costruzione dell'unità, iniziata nel 1989, è avvenuta nel cantiere navale di Riva Trigoso; la nave è stata varata il 13 aprile 1991 ed è stata consegnata alla Marina Militare il 18 ottobre 1993.
L'unità ha come gemella la nave Durand de la Penne. Le due unità erano state varate con i nomi Animoso e Ardimentoso, riprendendo i nomi di due torpediniere della classe Ciclone della Regia Marina, che hanno operato nel corso della seconda guerra mondiale. Con la morte di Durand de la Penne, avvenuta durante la fase dell'allestimento, venne invece deciso di intitolare le unità a questi due eroi di guerra e il 10 giugno 1992 Nave "Ardimentoso" ha preso il nome di Francesco Mimbelli.
Nave "Mimbelli" è alle dipendenze del Comando della 2ª Divisione Navale di Taranto; il suo porto di assegnazione è Taranto presso la nuova Stazione Navale Mar Grande.
Nave "Mimbelli" ha preso parte a numerose attività addestrative sia in ambito Nazionale che Internazionale.
Dal 31 gennaio 2003 al 1º giugno 2003 ha preso parte in qualità di nave comando della Task Force 150 all'operazione Resolute Behaviour- Enduring Freedom per il controllo del traffico aereonavale ed attività di scorta ad unità mercantili e militari in transito da e per lo stretto di Bab el-Mandeb.
Dal 4 al 10 Aprile 2005, in occasione dei funerali di Papa Giovanni Paolo II ha preso parte all’operazione Grande Evento Jupiter 2005.
Dopo i lavori di ammodernamento svolti tra il 2006 e il 2009, dal 22 Febbraio al 1º Marzo 2011, nell’ambito della crisi libica, ha svolto compiti di presenza e sorveglianza, evaqando il 28 Febbraio, 300 civili dal porto libico di Marsa El Brega.
Dal 7 Febbraio al 19 Agosto 2014 ha preso parte, inserita nella Task Force 508 della Standing NATO Maritime Group all'Operazione Ocean Shield per il contrasto alla pirateria nel Golfo di Aden e nell'Oceano Indiano.
Dal 29 Luglio al 30 Settembre 2015, e dal 27 Dicembre 2015 al 18 Febbraio 2016 ha preso parte all'Operazione Mare Sicuro, alle dipendenze del Comando del Terzo Gruppo Navale, per la protezione degli interessi nazionali in Mediterraneo Centrale e Mar Libico, contribuendo a salvare la vita di circa 3700 migranti.
Dal 19 Settembre al 4 Novembre e dal 26 Dicembre 2016 al 14 Gennaio 2017 ha preso parte, in qualità Nave Comando, all'Operazione Mare Sicuro, operando alle dipendenze del Comando della Prima Divisione Navale, durante il primo periodo, e del Comando delle Forze da Pattugliamento per la Sorveglianza e la Difesa costiera nel secondo periodo.
Dal 22 al 29 Maggio 2017, ha partecipato all’Operazione NAXOS, in qualità di Nave Comando della Componente marittima ed Unità di Difesa aerea, integrandosi con le altre FF.AA. e Forze di polizia nel dispositivo interministeriale preposto alla cornice di sicurezza durante il G7 che si è tenuto a Taormina.
I DDG ANDREA DORIA E CAIO DUILIO
Il Cacciatorpediniere DDG Andrea DORIA (D553) appartiene alla classe di Unità Navali denominata Orizzonte di cui fanno parte l’unità gemella, il Cacciatorpediniere DDG Caio DUILIO (D 554), e due Unità della Marina Militare Francese (FORBIN e CHEVALIER PAUL). La cerimonia del taglio della prima lamiera ha avuto luogo presso i cantieri di Riva Trigoso (GE) il 19 luglio 2002 mentre il varo tecnico, primo al mondo effettuato su carrelli per una Nave di queste dimensioni, è avvenuto il 14 ottobre 2005.
Concepita per essere impiegata principalmente nell’ambito della difesa aerea, l’Unità, grazie alle capacità dei propri sensori, ai sistemi di telecomunicazione e di supporto al comando, è definita multiruolo in quanto è idonea a fronteggiare molteplici minacce e di assolvere numerose tipologie di missione fra le quali spiccano la protezione di formazioni navali e di convogli, il contrasto a unità subacquee e di superficie, il concorso ad operazioni anfibie, il controllo del traffico mercantile e l’impiego in missioni a carattere umanitario/sanitario.
Subito dopo la consegna, avvenuta a Genova nel dicembre 2007, ha partecipato a cicli addestrativi in ambito nazionale e il 5 maggio del 2009, nelle acque antistanti La Spezia, ha preso parte insieme alla gemella CAIO DUILIO e alle sorelle francesi FORBIN e CHEVALIER PAUL ad una esercitazione congiunta che ha visto riunirsi la classe Orizzonte al completo.
L’esordio in ambito internazionale si è registrato nel 2010 con l’Operazione Tucano, campagna di presenza e cooperazione svoltasi in Brasile e lungo le coste dell’Africa nord-occidentale. Sempre nel Porto di Genova, nell’ottobre del 2010, è avvenuta la Consegna della Bandiera di Combattimento.
Nel 2011, dopo aver completato un modulo addestrativo presso il Centro di Addestramento Aeronavale della Marina Militare, l’Unità ha operato in Mediterraneo Centrale, di fronte alle coste libiche, nel corso della nota crisi che ha caratterizzato il paese nord-africano, supportando la difesa aerea nazionale nella scoperta e nel controllo del traffico aereo.
Sempre nel 2011, Nave DORIA ha svolto la sua prima missione NATO, l’Operazione Ocean Shield, come Unità di bandiera dello Standing NATO Maritime Group 1 (SNMG 1), collaborando efficacemente al contrasto del fenomeno della pirateria nell’Oceano Indiano, in particolare nel Golfo di Aden, Mar Arabico e Bacino Somalo. Episodi rilevanti di tale missione sono stati l’arresto di 15 pirati, che avevano attaccato il mercantile nazionale Montecristo, e l’assistenza e protezione ravvicinata prestata al mercantile italiano Rosalia D’Amato, rilasciato dai pirati dopo circa sette mesi.
Gli anni 2012 e 2013 hanno visto l’Unità impegnata nelle esercitazioni avanzate nazionali Amphex, dove un nutrito gruppo di forze marittime, aeree e anfibie a partiti contrapposti si è confrontato nella gestione di un articolato scenario di crisi. Sempre nel 2013, a febbraio, Nave DORIA ha partecipato, come Unità cooperante, alla MECO (Mise En Condition Operationale) della “sorella” francese FORBIN. L’attività, svoltasi nel golfo del Leone e nel Mar di Corsica, è stata caratterizzata da molteplici eventi addestrativi volti al miglioramento delle capacità di reazione dell’Unità e dell’intero Equipaggio.
Ad agosto dello stesso anno, a seguito della situazione di instabilità nel Mediterraneo Orientale legata alla crisi siriana, l’Unità è stata inviata nelle acque prospicienti il Libano per un immediato supporto dal mare al contingente italiano impegnato nella missione UNIFIL (United Nation Interim Force In Lebanon). Dopo un mese dall’arrivo nell’area di operazioni, la Nave è stata inserita nella Maritime Task Force di UNIFIL (l’equipaggio si è cosi potuto fregiare del basco blu delle Nazioni Unite), con il compito di contribuire all’applicazione e al rispetto di quanto sancito dalla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ovvero assistere il Governo libanese nell’esercizio della propria autorità su tutto il territorio, controllo dei confini, prevenzione di traffici illeciti e, allo stesso tempo, garantire che nell’area, quella marittima in particolare, non siano utilizzate armi per operazioni ostili di nessun tipo ed, infine, assicurare protezione al personale e alle strutture delle Nazioni Unite.
A maggio del 2014 l’Unità è stata designata quale flagship della Missione Europea navale di anti-pirateria “Atalanta”, nelle aree del Corno d’Africa. L’impiego in area di operazione è stato preceduto da un intenso periodo di addestramento dedicato proprio al contrasto degli atti di pirateria sul mare e, il 22 luglio 2014 l’Unità ha mollato gli ormeggi per raggiungere le coste somale con il delicato incarico di contrastare il fenomeno della pirateria nel Golfo di Aden e nel Bacino somalo, e di consentire al Comandante della Task Force marittima (CTF 465), ed al suo Staff imbarcato, di esercitare il comando dei mezzi navali ed aerei organici, operanti nella vasta area di operazione.
Il 26 ottobre 2015 la nave ha effettuato, nelle acque del nord Atlantico, il primo lancio missilistico di esercizio di un ASTER 30 condotto da una unità italiana in un poligono straniero, in occasione della partecipazione all’esercitazioni Joint Warrior 15-2 e At Sea Demonstration 2015.
I cacciatorpedinieri Doria e Duilio sono unità multiruolo dalle spiccate caratteristiche antiaeree: le nav possiedono in tal senso prestazioni di gran lunga superiori rispetto ai caccia precedentemente in servizio essendo capace di controllare coi sensori imbarcati oltre 500.000 km² di spazio e potendo le sue armi intervenire in oltre 30.000 km². Le capacità di difesa a corto e medio raggio sono affiancate alla possibilità di operare efficacemente nelle altre forme di lotta, anti-superficie ed anti-sommergibile.
Le unità sono progettate per imbarcare ed integrarsi con elicotteri (EH-101 e NH-90) di prestazioni ed autonomia molto superiori rispetto ai mezzi della precedente generazione, allungando considerevolmente il braccio operativo nello svolgimento delle proprie missioni. La movimentazione degli elicotteri ruotati sul ponte di volo è garantita, fino a stato del mare 6, dal sistema semiautomatico canadese TC-ASIST della Indal Technologies che impegna per tali operazioni un solo operatore.
L'aviorimessa fissa, di 201,5 m², è dotata di carro ponte con portata massima di 2 t e di locali per le manutenzioni tecniche: il personale di bordo può eseguire in modo indipendente interventi tecnici, manutenzioni ed ispezioni di media/bassa entità.
Gli elicotteri AB-212, ancora presenti nelle fila dell'Aviazione Navale, possono operare per appontaggio, rifornimento e messa in moto ma non sono previste apparecchiature per il supporto e la manutenzione per questa linea volo. Inoltre, per le operazioni di volo, vi è la Flyco: un locale indipendente, opportunamente equipaggiato, sovrastante il ponte di volo dal quale opera l'ufficiale addetto al ponte di volo per il controllo a vista degli elicotteri in fase di decollo o appontaggio. Le luci del ponte di volo sono dotate di modalità per la visione senza fastidi con NVG (Night Vision Goggles - occhiali per la visione notturna).
Per le operazioni di boarding e di trasporto in mare la nave di è dotata di due gommoni a chiglia rigida ad idrogetto da 7 m che possono trasportare fino a 14 persone ad una velocità massima di 24 nodi.
Per tipologia di nave e per tecnologia imbarcata il Doria e il Duilio sono in grado di coprire un ampio spettro di attività marittime, che spaziano dagli interventi militari ad alta intensità alle operazioni di Maritime Security.
Oltre alla segnatura radar è stata ridotta anche la segnatura acustica operando un'appropriata scelta di macchinari e di soluzioni ingegneristiche e controllando, fin dalla fase di progetto, l'intensità del rumore irradiato. Pari attenzioni sono state rivolte all'emissione nel campo dell'infrarosso (IR), con l'abbassamento della temperatura degli scarichi dell'apparato motore tramite collettori coassiali, mentre la segnatura magnetica è ridotta grazie alla presenza di una cintura di demagnetizzazione. I locali operativi particolarmente sensibili o di pericolosità intrinseca (come i depositi munizioni), per resistere ad eventuali colpi nemici a segno, godono di una corazzatura supplementare in kevlar.
La nave rappresenta la nuova generazione di unità che serviranno nella Marina Militare. Abbandonato il vecchio sistema di Comando e Controllo SADOC, che rimane nella sua ultima versione ammodernata sulla classe Ammiragli e sulle Maestrale, è stato installato da parte di EuroSysNav un CMS (Command Management System) di tipo federato, basato sul sistema operativo Linux, che si avvale di 10 server ridondanti e 24 console dette MFC (Multi Function Console), delle quali 19 sono ubicate nella COC (Centrale Operativa di Combattimento) primaria, 3 nella COC secondaria posizionata in una zona opposta alla COC primaria, 1 in COC Ammiraglio (per personale a livello di CTF/CTG, dotata di appositi sistemi di supporto al comando) ed 1 in plancia.
Dalle MFC ogni operatore, una volta effettuato l'accesso con il proprio nome utente e parola chiave, può avere accesso a tutti i dati tattici di interesse per il proprio ruolo ed inoltre ha la possibilità di usufruire di alcune funzionalità comuni come ad esempio visualizzare il video delle telecamere delle ADT o quello del sistema IR, il piano di ingaggio dei sistemi d'arma, la situazione hardware e software dei vari sottosistemi, gli ordini di volo o la situazione meteo. Grazie a funzionalità di navigazione in rete, si può avere accesso ad una serie di informazioni che possono andare dalla messaggistica in arrivo/partenza, allo scambio di tracce con le reti di supporto al comando (Command Support System), alla cartella meteo ed a pagine informative programmabili di varia natura.
Inserite nel CMS le unità da scortare con la relativa priorità, il sistema automaticamente effettua il controllo ed i relativi calcoli di pericolosità di ogni bersaglio aereo tracciato e ne suggerisce l'eventuale ingaggio missilistico, con le artiglierie o i disturbatori radar. Il sistema può controllare ed avere in volo contemporaneamente fino a 24 missili Aster, con capacità di fornire all'operatore la valutazione del danno (kill assesment).
Notevole è la presenza di un modulo di esercitazione che, sotto la supervisione di un direttore dell'esercitazione (exercise director), permette di simulare complesse situazioni tattiche riproducendo fedelmente le capacità di armamenti e sensori di bordo e consentendo di effettuare esercitazioni prima possibili solo con la nave effettivamente in mare.
Per la prima volta nella storia un'unità navale della Marina Militare dispone di un sistema meteorologico ed oceanografico (METOC) autonomo, capace anche di lanciare palloni sonda atmosferici, per effettuare le previsioni di portata dei sensori acustici, ottici e radar.
Tutti i sottosistemi di bordo, quando in modalità integrata, lavorano gestiti direttamente dalle funzioni dedicate del CMS, ma in caso di assetto degradato possono essere condotti in modalità locale ed assicurare così una sopravvivenza al combattimento dell'unità.
Ampio risalto è dato dalle capacità di comunicazione e scambio dati per la quale assume un particolare pregio il sistema Multi-link di Elsag Datamat, M-DLP (Multi Data Link Processor): questo apparato, installato nei primi mesi del 2014, permette la gestione in contemporanea di reti link multiple, con funzioni di gateway e forwarding, del tipo Link11, Link16, JREAP e Link22, sia su vettori radio tradizionali che satellitari. Questi ultimi, anche per la parte voce, sono completamente integrati e gestiti dal CMS tramite il sottosistema FICS (Fully Integrated Communications System) della Thales Communications.
Alle prime ore dell'alba una nave da guerra italiana, il cacciatorpediniere lanciamissili Andrea Doria , ha raggiunto le coste libanesi e pattuglia uno specchio di mare affollato di unità belliche. In quelle acque si spiano e si fronteggiano portaerei americane e sottomarini russi, incrociano navi francesi, israeliane, turche.
«La tensione è altissima - dice il generale Paolo Serra, che comanda la missione Unifil (12 mila uomini di 37 nazioni), dislocata nel sud del Libano -. Abbiamo colto segnali inquietanti. Le truppe libanesi si sono messe in stato di allerta, mentre dall'altra parte del confine sono aumentati il nervosismo e la sorveglianza delle forze di difesa israeliane. Negli ultimi giorni abbiamo assistito a lanci di missili, un razzo caduto in mare e una pattuglia israeliana che ha sconfinato a nord».
Brutti segni. Significa che i militari italiani che operano in missione di pace sotto l'egida delle Nazioni Unite, in caso di scontro fra israeliani e milizie libanesi di Hezbollah, potrebbero venirsi a trovare in grave pericolo, presi in mezzo a due fuochi. Sono 1.100 caschi blu del nostro Paese e tre di loro hanno con sé anche mogli e figli.
«Possiamo contare su 7 navi di nazioni coinvolte nella missione Unifil - aggiunge il generale Serra - ma l'arrivo del cacciatorpediniere Doria ci offre molta più garanzia».
«Se si verificasse una situazione di emergenza - spiega l'ammiraglio Luigi Binelli, capo di stato maggiore della Difesa - la nave Doria sarebbe pronta a intervenire, per esempio portando in salvo il nostro contingente».
A questo scopo il nostro cacciatorpediniere è ben attrezzato, poiché viaggia con un grosso elicottero a bordo, un EH101 armato con siluri, capace di trasportare eventuali feriti o evacuare persone in pericolo, a gruppi di 30 alla volta.
La nave, lunga 153 metri, ha un equipaggio di 195 uomini, fra cui gruppi di incursori e specialisti del reggimento San Marco. Dispone di una capacità offensiva notevole. Può sferrare attacchi mettendo in azione tre cannoni della Oto Melara 76/62 a tiro rapidissimo: sono in grado di esplodere 120 colpi al minuto. Questo tipo di cannone è un'arma micidiale nella difesa antiaerea e antimissile, ma risulta efficace anche nello scontro fra navi e nel bombardamento di obiettivi a terra. Ben 53 Paesi hanno apprezzato le qualità tecniche del cannone Oto Melara e si sono decisi ad adottarlo per le loro unità navali.
Equipaggiato con un sistema radar a lungo raggio Empar per la sorveglianza aerea, il Doria contempla poi un armamento basato su 2 sistemi lanciasiluri EuroTorp e un sistema lanciamissili antiaerei, costituito da sei lanciatori verticali che sganciano missili a corto e medio raggio del tipo Aster.
La costruzione della nave cominciò nel 2002 negli stabilimenti della Fincantieri a Riva Trigoso. Fu concepita come parte di un programma chiamato Orizzonte da realizzare insieme con la Francia. La consegna alla Marina militare è avvenuta nel 2007. Insieme con la gemella Caio Duilio è costata 1,5 miliardi di euro, una somma che la Difesa finirà di pagare nel 2020. La partnership con la Francia prosegue e svilupperà il programma Fremm, fregate multiruolo, le prime sei costeranno all'Italia 5 miliardi e mezzo di euro.
Finora anche la Francia ha aggiunto alla sua flotta due unità della classe Orizzonte, una delle quali, la Chevalier Paul, è partita il 29 agosto scorso e si è posizionata nel Mediterraneo orientale con scopi ben diversi rispetto a quelli del Doria , visto che il presidente francese Hollande è intenzionato a dare ad Assad «una lezione», partecipando agli attacchi contro la Siria al fianco di Obama.
L'Andrea Doria ha già conosciuto situazioni molto drammatiche. Nel novembre del 2011 incrociava davanti alle coste somale, in azione antipirateria. L'elicottero che aveva a bordo si levò in volo in missione di sorveglianza e fu colpito da una sventagliata di proiettili sparati dai pirati, perdeva carburante e dovette compiere un atterraggio di emergenza.
Durante la crisi libica che portò al rovesciamento del regime di Gheddafi, il cacciatorpediniere perlustrava le acque del canale di Sicilia e si spinse verso le coste libiche per trarre in salvo gruppi di italiani.
I FUTURI DDG (X)
Entro pochi anni sarà indispensabile, purtroppo, pensionare i due cacciatorpediniere Durand de la Penne e Mimbelli, in onorato servizio da più di 25 anni.
La Marina Militare Italiana ha espresso l’esigenza per due DDX con funzioni antiaeree / antibalistiche con un dislocamento di circa 10.000 tonnellate.
Dovranno pertanto essere equipaggiate con il radar a facce fisse KRONOS DUAL BAND 3000 (banda C e banda X), per la scoperta a distanza ravvicinata, il tracking e la guida missili e con il radar di scoperta a lungo raggio in banda L KRONOS POWER SHIELD con capacità antibalistiche.
L’armamento missilistico comprenderà lanciatori verticali SYLVER A50 per gli ASTER 15 / 30 e ASTER 30 Block 1 NT e quasi sicuramente i nuovi missili di MBDA land-attack “SCALP NAVAL” e i “TESEO EVO” con gittata di circa 400 Km.
Emergono sui forum della difesa i primi disegni dei futuri cacciatorpediniere DDX destinati a sostituire il DURAND DE LA PENNE ed il MIMBELLI, e ad affiancare i cacciatorpediniere DORIA e DUILIO.
Sembrerebbe confermato il dislocamento standard di circa 10.000 t, ed una configurazione che utilizzerà tutta l’elettronica allo stato dell’arte messa a punto da Leonardo e da Elettronica SpA.
Le unità saranno dotate come sopra riferito del radar a facce fisse KRONOS DUAL BAND 3000 (banda C e banda X) per la scoperta “vicina”, il tracking e la guida missili e del radar di scoperta a lungo raggio in banda L KRONOS POWER SHIELD con capacità anti-balistiche. L’armamento dovrebbe comprendere lanciatori SYLVER A50 per missili ASTER 15/30 e ASTER 30 Block 1 NT e SCALP NAVAL.
La Marina Militare è intenzionata ad equipaggiare le unità non solo con il missile antinave (con capacità secondaria di attacco terrestre, “light strike”) TESEO MK2/EVO (2x4 missili con raggio d'azione di oltre 400 Km), ma, appunto, pure con un missile strategico per il “deep strike”.
I DDX sono dei veri incrociatori per la realizzazione dei quali si stanno esplorando ipotesi di collaborazione internazionale.
La soluzione CODAG, comunque auspicabile, permette il massimo sfruttamento della potenza imbarcata ed è sicuramente più vantaggiosa di quella CODOG.
E’ molto importante anche la potenza massima dei diesel, come del resto accade sui PPA, dove diesel molto potenti e forme di scafo adeguate consentono di raggiungere i 25 nodi senza utilizzare la turbina, riducendo conseguentemente i consumi medi operativi. Bisognerebbe anche capire la funzione dei motori elettrici. Ausiliari per le minime velocità come sui PPA o soluzione più potente, costosa e sofisticata come sulle FREMM? Nel qual caso sarebbero possibili combinazioni più complesse ma più efficienti per tutte le gamme di velocità.
Le potenze in gioco per i nuovi DDX e lo stesso affinamento dello scafo, alcuni metri di prua in più e tanti piccoli miglioramenti tecnologici per vernici, ed eliche, lasciano presagire navi che possano realizzare anche piccoli gruppi da combattimento ad alta velocità in combinazione con i gruppi d’altura e con i nuovi Pattugliatori Polivalenti d’Altura.
L’importanza della suite elettronica imbarcata dai nuovi DDG PP(X) li metterà in grado di sorvegliare e tracciare in modo multifunzione sino a 1.500 – 2.000 km di distanza bersagli come missili balistici e cruise in arrivo, potendo così attivare le difese antimissile della Squadra Navale e della Difesa Nazionale, grazie ad un sensore Kronos Power Shield AESA in banda L di Leonardo accoppiato con un altro sistema Kronos bi banda C ed X AESA sempre di Leonardo, il tutto posto a servizio dell’avanzatissimo CMS SADOC 4 (Sistema Automatico Direzione Operazioni Combattimento) di manifattura italiana (Leonardo) dove confluiscono anche i dati del potente sistema di guerra elettronica installato EWS “Zeus“.
Sarà questa dotazione elettronica avanzatissima il vero valore aggiunto della nave, unitamente alla possibilità di installare anche i missili antimissile Aster 30 block 1 NT.
(Web, Google, Wikipedia, Forum Difesa, You Tube)
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