La Scotti-Isotta Fraschini 20/70 mm era un cannone-mitragliera italiano. Era un'arma multiruolo, che poteva essere utilizzato sia come in funzione contraerea che controcarro, disponibile sia in affusti terrestri che navali.
Sviluppo ed impiego
Lo sviluppo dell'arma comincia nel 1928, per opera del progettista Alfredo Scotti, che la ideò inizialmente per l'impiego come cannone aeronautico: infatti nella prima guerra mondiale, diversi cannoni, da 20, 37 e persino 47 mm, erano stati installati sui bombardieri, per il bombardamento terrestre e antinave. L'arma impiegava il sistema di funzionamento automatico a rinculo, con canna fissa e blocco geometrico dell'otturatore rimosso per azione del gas, ideato dallo stesso Alfredo Scotti, e caratteristico di tutte le armi automatiche e semiautomatiche di sua creazione.
In questa funzione, il cannone restò sostanzialmente ignorato dalle autorità italiane, le quali non erano interessate, per uso aeronautico, a nessun calibro che fosse più pesante del 12,7 mm, per il quale i tecnici italiani stavano contemporaneamente sviluppando i proiettili esplosivi.
L'arma, in effetti, da un lato era giunta in ritardo e dall'altro era molto avanti rispetto al suo tempo. Alla fine degli anni venti i bombardieri non utilizzavano più cannoni pesanti per il tiro diretto al suolo (solo durante la seconda guerra mondiale tutte le potenze impegnate nel conflitto sentirono la necessità di disporre di nuovo di cannoniere volanti, per il tiro anticarro e antinave, e di cannoni con proiettili ad elevata velocità iniziale, per il tiro contro i bombardieri) e d'altronde nessun caccia o aereo d'attacco monomotore dell'epoca poteva ospitare un'arma così massiccia e sparante una munizione eccezionalmente potente come il 20 × 138 mm B Long Solothurn, con il relativo rinculo. Ancora alla fine degli anni trenta infatti, i tedeschi, pur attratti dall'idea di disporre di un'arma in grado di abbattere i bombardieri restando fuori dalla portata del loro fuoco difensivo, dovettero rinunciare all'uso sui caccia dell'MG C/30L (versione avionizzata del 2cm FlaK 30, sparante la stessa cartuccia della Scotti), mentre i giapponesi utilizzarono solo in torretta, sui bombardieri, i cannoni HO-1 e HO-3 (versioni avionizzate del fucile anticarro Type 97) pur un po' più leggeri, e sparanti munizioni meno potenti, dei loro “parenti” europei.
Visto il disinteresse delle autorità italiane, Scotti, nel 1932, vendette il brevetto, per tutte le nazioni eccetto l'Italia, alla Swiss Oerlikon che negli anni successivi, pubblicizzandola come arma ideale per il fuoco anticarro e antiaereo, la rivendette alla Cina e ad alcuni paesi sudamericani, attratti dal poter disporre a basso costo (l'arma era infatti di produzione facile ed economica) di un'arma moderna e polivalente, che per di più aveva la fama di essere l'originale da cui Marc Birkigt aveva tratto il principio di funzionamento del cannone Hispano-Suiza HS.404 (ugualmente funzionante a rinculo con blocco geometrico rimosso per azione del gas, ma con blocco di tipo oscillante, non rotante come nello Scotti), usato da due della maggiori potenze del tempo.
Anche in questa veste, il cannone ricevette una nuova valutazione negativa dalle autorità italiane che, nella gara indetta nel 1935 per la fornitura di una mitragliera da 20 mm, le preferirono la Breda 20/65 Mod. 1935.
Lo sviluppo, in Italia, continuò per opera della Isotta Fraschini, che aveva acquistato i progetti dell'arma nel 1938. La versione Mod. 1939 installata su affusto a candeliere fu impiegata dalla Regia Aeronautica per la difesa delle installazioni e dalla Regia Marina sulla maggior parte delle sue navi e sui suoi treni armati. L'esercito olandese, pressato da esigenze belliche, nel dicembre del 1939 ordinò all'Isotta Fraschini 100 esemplari del cannone, completi di cinquemila munizioni per arma, su affusto campale, con riserva per ordinarne altri 100 esemplari (che verranno poi ordinati nel marzo del 1940). Di questi, 46 esemplari, rinominati dagli olandesi 2 tl no.2, vennero consegnati tra il gennaio ed il maggio 1940, con gli ultimi 11 esemplari che risultano fortunosamente consegnati il 14 maggio, ad invasione tedesca già in corso.
Anche se meno prestante, l'arma era di più facile realizzazione e manutenzione rispetto alla Breda; per questo, a guerra iniziata, la creazione di Scotti destò nuovo interesse presso i comandi militari e venne ordinata in alcune centinaia di unità: questa versione su affusto ruotato, detta Mod. 1941, fu prodotta in circa 300 esemplari dalla Isotta Fraschini ed anche dalla Officine Meccaniche. Le armi prodotte da quest'ultima, del tutto identiche, sono spesso denominate Scotti-OM 20/70 Mod. 1941. Dopo l'armistizio, fu utilizzata dalla Wehrmacht come 2-cm Scotti (i) contro i partigiani jugoslavi. Esemplari di preda bellica furono utilizzati anche dall'esercito britannico. Rimase poi in servizio con l'Esercito Italiano e la Marina Militare nel dopoguerra.
Lo sviluppo presso l'Isotta Fraschini non si fermò al Mod. 41. Esemplari dell'arma vennero alimentati a nastro metallico a maglie disgreganti, ed operarono soddisfacentemente fino a cadenze di tiro di 600 colpi al minuto. Queste prestazioni, date le mutate esigenze operative, e mutate caratteristiche tecniche dei velivoli, l'avrebbero di nuovo resa interessante per il suo originario uso aeronautico, ma le difficoltà di montaggio sugli aerei esistenti, e l'armistizio, al contrario di quanto avvenuto per la “parente” HS.404, prevennero ogni uso operativo in tal senso.
Descrizione
La canna è ad 8 righe destrorse. Il funzionamento è a presa di gas, con canna fissa ed otturatore scorrevole brevettato da Scotti. L'alimentazione avviene lateralmente tramite piastrine da 12 colpi comuni alla Breda, anche se inizialmente era disponibile anche un caricatore a tamburo da 41 colpi; il bossolo vuoto viene riposizionato dall'estrattore nella piastrina. Il sistema di puntamento era manuale ad alzo a cannocchiale o con mira a riflessione. Il cannoniere sedeva su di un seggiolino ed era assistito da due serventi.
Nel Mod. 41, in configurazione di traino, le gambe laterali del treppiede si ripiegavano e l'arma si muoveva su due ruote (con possibilità di fare fuoco anche in questa configurazione con un brandeggio limitato). In batteria, con il treppiede aperto e regolato, l'arma brandeggiava su 360°.
Il Mod.39 era installato su un affusto singolo a candeliere in ghisa per la difesa di installazioni o l'uso imbarcato. I modelli singoli erano prodotti anche in versione a puntamento libero. La stessa mitragliera venne impiegata sull'affusto navale binato Mod. 35 R.M., con puntamento tramite manovellismi e sedile per un puntatore.
L'arma fu anche installata in torretta quadrinata nei due prototipi del carro armato M15/42 Contraereo.
Funzionamento
Come tutte le armi automatiche e semiautomatiche progettate da Alfredo Scotti (compresi il fucile Scotti Mod. X e la mitragliera da 12,7 mm Scotti/Isotta Fraschini), il cannone mitragliera da 20mm sparava ad otturatore aperto, cosa che aiutava il raffreddamento ed impediva che una cartuccia camerata in una canna surriscaldata esplodesse involontariamente. Di converso, nel caso della mitragliera aeronautica da 12,7 mm e di qualsiasi altra applicazione aeronautica, rendeva impossibile la sincronizzazione con le eliche, e quindi il montaggio in cappottatura con il motore (a meno di sparare attraverso l'asse dell'elica).
Per far funzionare il cannone Scotti, l'operatore inserisce un nastro, lastrina o tamburo carichi sul lato sinistro dell'arma, e tira indietro la maniglia di armamento. Questo primo movimento sblocca l'otturatore (in due pezzi), ritrae il percussore ed arretra l'otturatore fino alla posizione di blocco, dove è trattenuto dalla leva di scatto e tenuto in tensione dalla compressione della molla di recupero.
Azionando il grilletto, la leva di scatto viene rilasciata e l'otturatore inizia la corsa. Estrae una cartuccia dal caricatore/nastro/lastrina e la spinge avanti. Nell'ultima fase del caricamento, i tenoni sulla testa dell'otturatore ingaggiano gli scassi elicoidali nel ricevitore, la testa dell'otturatore, avanzando, ruota di una frazione di giro (circa 1/8), la cartuccia viene camerata, e la parte posteriore dell'otturatore (slitta), spinta dalla molla, si chiude su quella anteriore (testa), impedendo una rotazione in senso contrario della testa dell'otturatore, e serrando quindi geometricamente l'otturatore alla canna.
Il percussore, alloggiato all'interno dell'otturatore e solidale alla slitta, è spinto in avanti con questa, dall'inerzia, e dalla spinta della molla di recupero. Contemporaneamente alla chiusura dell'otturatore colpisce l'innesco centrale della cartuccia e provoca l'esplosione della carica propellente e il lancio del proiettile. Quando il proiettile supera un'apposita apertura nella canna, da questa viene spillato gas, che muove indietro un pistone a corsa corta, posizionato sotto la canna e collegato alla parte posteriore dell'otturatore, con forza sufficiente da ritrarla per qualche centimetro, provocando quindi lo sblocco della parte anteriore, la quale, a questo punto, libera di ruotare, viene ruotata e spinta indietro dalla pressione residua dei gas presenti in canna, con forza sufficiente a completare il ciclo.
Il bossolo esploso, ingaggiato dall'unghia dell'estrattore, viene tirato indietro finché non rientra nella lastrina di caricamento e si ferma contro il bordo posteriore di questa (in caso di caricamento a lastrina) o, (negli altri casi) sbattendo contro l'espulsore, non è proiettato fuori dal ricevitore. L'otturatore continua la corsa indietro fino al tampone posteriore. Se, a questo punto, il grilletto è stato rilasciato, la leva di scatto impegna l'otturatore, bloccandolo in posizione aperta, altrimenti la molla di recupero lo spinge avanti, ricominciando il ciclo.
ENGLISH
The Scotti-Isotta Fraschini 20/70 was an Italian cannon gun. It was a multi-purpose weapon, which could be used both in anti-aircraft and counter-truck operation, available both in land and naval hulls.
Development and use
The development of the weapon began in 1928, thanks to the designer Alfredo Scotti, who initially conceived it for use as an aeronautical cannon: in fact, in the First World War, several 20, 37 and even 47 mm cannons had been installed on bombers, for land and anti-ship bombardment. The weapon used the automatic recoil system, with fixed barrel and geometric locking of the shutter removed by the action of the gas, designed by Alfredo Scotti himself, and characteristic of all automatic and semi-automatic weapons of his creation.
In this function, the cannon remained substantially ignored by the Italian authorities, who were not interested, for aeronautical use, in any calibre heavier than 12.7 mm, for which the Italian technicians were simultaneously developing the explosive bullets.
The weapon, in fact, had arrived late on the one hand and was far ahead of its time on the other. At the end of the 1920s bombers were no longer using heavy cannons for direct ground fire (only during the Second World War did all the powers involved in the conflict feel the need to have flying gunboats again, for anti-tank and anti-ship firing, and cannons with projectiles at high initial velocity, for shooting at bombers) and on the other hand no single engine fighter or attack aircraft of the time could accommodate such a massive weapon and firing an exceptionally powerful ammunition as the 20 × 138 mm B Long Solothurn, with its recoil. Still at the end of the 1930s, in fact, the Germans, although attracted by the idea of having a weapon capable of shooting down bombers while remaining out of range of their defensive fire, had to give up the use on fighters of the MG C/30L (avionised version of the 2cm FlaK 30, firing the same cartridge as the Scotti), while the Japanese used only in the turret, on the bombers, the HO-1 and HO-3 guns (avionized versions of the Type 97 anti-tank rifle) although a little lighter, and firing less powerful ammunition, than their European "relatives".
Given the lack of interest of the Italian authorities, Scotti, in 1932, sold the patent, for all countries except Italy, to Swiss Oerlikon, which in the following years, advertising it as the ideal weapon for anti-tank and anti-aircraft fire, resold it to China and some South American countries, attracted by the low cost (the weapon was in fact of easy and cheap production) of a modern and versatile weapon, which moreover had the reputation of being the original from which Marc Birkigt had drawn the principle of operation of the Hispano-Suiza HS cannon.404 (also working with recoil with geometric block removed by the action of the gas, but with oscillating block, not rotating as in Scotti), used by two of the greatest powers of time.
Also in this capacity, the gun received a new negative evaluation from the Italian authorities who, in the tender called in 1935 for the supply of a 20 mm machine gun, preferred the Breda 20/65 Mod. 1935.
The development, in Italy, continued by Isotta Fraschini, who had purchased the gun's designs in 1938. The version Mod. 1939 installed on candlestick affixes was used by the Regia Aeronautica for the defence of the installations and by the Regia Marina on most of its ships and on its armed trains. The Dutch Army, pressed by war requirements, in December 1939 ordered Isotta Fraschini 100 examples of the cannon, complete with five thousand ammunition per weapon, on a candlestick, with a reserve to order another 100 examples (to be ordered in March 1940). Of these, 46 exemplars, renamed by the Dutch 2 tl no.2, were delivered between January and May 1940, with the last 11 exemplars that were fortunately delivered on May 14, to German invasion already in progress.
Even if less performing, the weapon was easier to make and maintain than the Breda; for this reason, when the war started, the creation of Scotti aroused new interest in the military commands and was ordered in some hundreds of units: this version on rotated barrel, called Mod. 1941, was produced in about 300 pieces by Isotta Fraschini and also by Officine Meccaniche. The weapons produced by the latter, completely identical, are often called Scotti-OM 20/70 Mod. 1941. After the armistice, it was used by the Wehrmacht as 2-cm Scotti (i) against the Yugoslav partisans. Examples of war prey were also used by the British army. It remained in service with the Italian Army and Navy after the war.
The development at Isotta Fraschini did not stop at Mod. 41. The weapon was powered by a metal belt with disintegrating meshes, and operated satisfactorily up to a shooting rate of 600 rounds per minute. These performances, given the changed operational requirements, and changed technical characteristics of the aircraft, would have again made it interesting for its original aeronautical use, but the difficulties of assembly on existing aircraft, and the armistice, contrary to what happened for the "relative" HS.404, prevented any operational use in this sense.
Description
The barrel is 8 rows right. The operation is gas-picked, with fixed barrel and sliding shutter patented by Scotti. The feeding is done laterally by means of 12-shot plates common to Breda, even if initially a 41-shot drum magazine was also available; the empty case is repositioned by the extractor in the plate. The pointing system was manual with telescope or reflective aim. The gunner sat on a seat and was assisted by two servants.
In the Mod. 41, in the towing configuration, the side legs of the tripod were folded and the gun moved on two wheels (with the possibility of firing even in this configuration with limited swinging). In battery mode, with the tripod open and adjusted, the gun swung 360°.
The Mod.39 was installed on a single cast iron candlestick for the defense of installations or embarked use. The single models were also produced in a free aiming version. The same machine gun was used on the twin naval gun stand Mod. 35 R.M., with pointing by cranks and seat for a pointer.
The gun was also installed in a squared turret in the two prototypes of the M15/42 anti-aircraft tank.
Operation
Like all automatic and semi-automatic guns designed by Alfredo Scotti (including the Scotti Mod. X rifle and the 12.7mm Scotti/Isotta Fraschini machine gun), the 20mm machine gun gun fired with an open bolt, which helped cooling and prevented a chambered cartridge in an overheated barrel from exploding unintentionally. Conversely, in the case of the 12.7mm machine gun and any other aeronautical application, it made it impossible to synchronize it with the propellers, and therefore to mount it in a hood with the engine (unless firing through the propeller shaft).
To operate the Scotti cannon, the operator inserts a loaded tape, plate or drum on the left side of the gun, and pulls back the cocking handle. This first movement unlocks the bolt (in two pieces), retracts the firing pin and retracts the bolt to the locked position, where it is held by the trigger lever and held in tension by the compression of the recovery spring.
When the trigger is pulled, the trigger lever is released and the shutter starts to travel. It pulls a cartridge out of the magazine/tape/strap and pushes it forward. In the last stage of loading, the tenons on the bolt head engage the helical slots in the receiver, the bolt head, advancing, rotates a fraction of a turn (about 1/8), the cartridge is chambered, and the rear of the bolt (slide), pushed by the spring, closes on the front (head), preventing the bolt head from rotating in the opposite direction, and then tightening the bolt geometrically to the barrel.
The firing pin, housed inside the plug and attached to the slide, is pushed forward with the slide by the inertia and the thrust of the return spring. Simultaneously with the closing of the bolt, it strikes the central trigger of the cartridge and causes the propellant charge to explode and the projectile to launch. When the bullet passes a special opening in the barrel, gas is drawn from it, which moves back a short-stroke piston, positioned under the barrel and connected to the rear of the bolt, with sufficient force to retract it for a few centimetres, thus causing the front part to release, which, at this point, is free to rotate, is rotated and pushed back by the residual pressure of the gases present in the barrel, with sufficient force to complete the cycle.
The exploded case, engaged by the ejector's nail, is pulled back until it re-enters the loading plate and stops against the rear edge of the loading plate (in case of plate loading) or, (in other cases) banging against the ejector, is not projected out of the receiver. The shutter continues to travel back to the rear buffer. If, at this point, the trigger has been released, the release lever engages the shutter, locking it in the open position, otherwise the return spring pushes it forward, starting the cycle again.
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