martedì 18 aprile 2023

Marina Militare italiana: Pattugliatore polivalente d’altura Marcantonio Colonna (P-433), versione Light Plus. L’unità è dedicata al nobile condottiero, ammiraglio e mecenate italiano, uno dei maggiori protagonisti della vittoria nella battaglia di Lepanto contro i turchi.





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Nave Marcantonio Colonna (P-433) è la quinta unità della classe di pattugliatori polivalenti d’altura classe Paolo Thaon di Revel della Marina Militare Italiana. 


È stata impostata il 3 settembre 2020 presso i cantieri Fincantieri Muggiano ed è stata varata in data 26.11.2022 presso lo stabilimento Fincantieri di Riva Trigoso: il Pattugliatore Polivalente d’Altura “Light Plus” Marcantonio Colonna è la quinta delle sette unità della classe Thaon di Revel finora commissionate dalla Marina Militare. 


Entrerà in servizio operativo nell'aprile 2024.

A ricoprire il ruolo di madrina del varo è stata Jeanne Colonna Pavoncelli, discendente dell’illustre ammiraglio Marcantonio Colonna, distintosi, tra le altre cose, per aver preso parte con successo alla grande battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571.
Nel corso della cerimonia, tutti gli intervenuti hanno ampiamente avuto modo di ricordare sia l’importanza del know-how sviluppato in seno al comparto Difesa, sia l’importanza ricoperta dallo strumento militare navale nel particolare momento storico che stiamo vivendo, dove la guerra in Ucraina e la crescente rivalità tra le maggiori potenze mondiali non mancano di far sentire i loro effetti anche sul Mediterraneo.








Tra le principali caratteristiche dei PPA figurano: 
  • una lunghezza fuori tutto di 143 metri, 
  • uno dislocamento a pieno carico di circa 6.270 tonnellate, 
  • una velocità massima di circa 32 nodi, 
  • un’autonomia di quasi 9.300 km, 
  • un impianto di propulsione combinato diesel e turbina a gas, 
  • la possibilità di impiegare 2 elicotteri di tipo SH-90 (o alternativamente un AW 101), 
  • la capacità di utilizzare imbarcazioni veloci di tipo RHIB (Rigid Hull Inflatable Boat) sino a una lunghezza di oltre 11 metri (lanciabili tramite gru laterali o attraverso una rampa di alaggio situata all’estrema poppa) 
  • e quella di fornire a terra acqua potabile, corrente elettrica e supporto sanitario.
Quanto all’armamento, invece, le tre varianti attualmente esistenti (ovvero “Light”, “Light Plus” e “Full”) risultano caratterizzate da diverse combinazioni di sistemi.
Nondimeno, il fatto che siano state progettate in maniera “modulare” fa in modo che, qualora lo volesse, la Marina potrebbe portare alla variante “Full”, ovvero quella dotata di tutti i sistemi che questa tipologia di navi è stata pensata per imbarcare, anche le unità di tipo “Light” e “Light Plus”.
E proprio a tal proposito, nel suo intervento di oggi l’Ammiraglio Credendino ha confermato l’intenzione della Marina di portare le unità della versione “Light” allo standard “Full” (un potenziamento sostanzialmente simile a quello predetto dai rumors della scorsa estate, secondo cui la Marina sarebbe stata intenzionata a portare alla variante Full addirittura tutti i PPA).

I pattugliatori polivalenti d'altura (PPA) della classe Thaon di Revel rappresentano il programma per una classe di unità navali multiruolo della Marina Militare, che sostituiscono le fregate classe Soldati e le corvette classe Minerva. La nuova classe fa parte della legge navale 2014-2015 che prevede la suddivisione delle unità nelle seguenti tre diverse versioni:
  • PPA Light: versione leggera, adatta al pattugliamento litoraneo ed al contrasto della criminalità in mare;
  • PPA Light+: versione media, adatta sia al pattugliamento litoraneo che al supporto ed al combattimento;
  • PPA Full: versione pesante, adatta al combattimento di prima linea.

Il piano prevedeva 16 unità complessive ma sono state ordinate ad oggi sette unità: due PPA Light, tre PPA Light+ e due PPA Full.

Progetto

Il Pattugliatore Polivalente d’Altura (PPA) rappresenta una tipologia di nave altamente flessibile con capacità di assolvere molteplici compiti che vanno dal pattugliamento al combattimento di prima linea.
Le prime due versioni saranno velocemente convertibili nella versione più potente e pesantemente armata, grazie anche all'elevato grado di modularità delle unità.
Lo scafo presenta una forma innovativa, che insieme al nuovo rostro prodiero, punta ad ottimizzare la spinta idrodinamica allo scopo di soddisfare requisiti prestazionali molto sfidanti, pur mantenendo un moderato impatto ambientale e garantendo l'economicità di gestione.
Le navi presenteranno due zone ad alta modularità, una di centro nave e l'altra di poppa.
La prima presenterà una gru Davit con due braccia dispiegabile per il trasporto, il lancio ed il recupero di imbarcazioni lunghe fino a 11 metri e pesanti fino a dieci tonnellate, e una gru centrale per container fino a venti tonnellate. Questa zona presenterà una capacità di carico fino a otto container ISO 1C, per 120 t massime complessive.
La seconda zona modulare invece potrà fungere da bacino per mezzi delle forze speciali, da magazzino pallettizzato, da comparto sanitario, da comparto alloggi (30 posti più un'area igiene) o come zone USV e ROV più cittadella di comando.
Adiacente a questa zona sarà presente in modo predefinito una rampa per il lancio ed il recupero di un veicolo anfibio di tipo RHIB di massimo 11 metri.
La zona plancia presenta una moderna ed innovativa forma, molto simile a quella di un elmo, assicurando un ampio raggio di visibilità nonché un elevatissimo grado tecnologico, essendo in questa riuniti tutti i sistemi di controllo, di autodifesa ed attacco, navigazione e propulsione.

Elettronica

L'intero sistema elettronico è stato realizzato da Leonardo, che fornisce un Combat Management System di nuova generazione ad architettura aperta, modulare e riconfigurabile, progettato per essere un sistema C4I completo, con accesso ai servizi di rete della Coalizione così come a quelli Strategici Nazionali.
Nella plancia è stato previsto un innovativo sistema denominato “cockpit” realizzato insieme a Fincantieri, che consentirà per la prima volta la gestione integrata delle operazioni relative sia alla conduzione della nave sia al sistema di combattimento, con un numero ridotto di addetti, grazie anche all’impiego di tecnologie di realtà aumentata.


Esso comprende un radar AESA 3D Kronos Dual Band, composto da quattro facce fisse. Ognuna di esse comprende a sua volta due pannelli radar, uno in banda C (per la sorveglianza e il tracciamento aerei a medio-lungo raggio e per la sorveglianza e il tracciamento anti-missile balistico, oltre che per la guida dei missili superficie-aria del sistema SAAM-ESD) ed uno in banda X (per la sorveglianza di superficie e per la sorveglianza e il tracciamento aerei a corto raggio). La variante Full sarà equipaggiata col sistema completo, la Light+ avrà solo i pannelli in banda C e la Light avrà solo quelli in banda X.
Le unità saranno equipaggiate con il radar in banda X per la ricerca aerea e di superficie SPS-732 (RAN 30X/I).
Altri sensori sono: un radar per il controllo del fuoco NA-30S MK2, due radar in banda X e Ka per la navigazione, un sistema IRST (InfraRed Search and Track), sensori per il riconoscimento amico/nemico (IFF, Identification Friend and Foe) e due antenne SATCOM, una a due bande ed una a tre.
In campo ASW le PPA sono dotate di un sonar trainato, sia attivo sia passivo, a bassa-medio frequenza a profondità variabile ATAS e di un sonar trainato Black Snake, progettato per la scoperta e la classificazione di siluro nemici in arrivo.
Leonardo fornisce anche il Diver Detection Sonar, l'Underwater Telephone e il Bathy Thermpograph Unit.



Il “cockpit di pilotaggio” dei PPA

Sulle nuove unità della Marina Militare le funzionalità della nuova plancia di comando si fondono come nella cabina di pilotaggio di un aereo di ultima generazione
Tra le caratteristiche più innovative dei PPA (Pattugliatori Polivalenti d’Altura) – le sette unità da pattugliamento realizzate nell’ambito del programma italiano di ammodernamento straordinario della flotta (“Legge Navale”), assieme a una nave anfibia (LHD TRIESTE) e a una nave logistica (LSS VULCANO) – vi è sicuramente l’innovativo “cockpit navale”, frutto di una specifica richiesta della Marina Militare che voleva un nuovo strumento di guida nella plancia comando in grado di assicurare le funzioni basiche di timoneria e di combattimento con un equipaggio minimo. Un requisito realmente rivoluzionario sulla base del quale è stata concepita una postazione integrata, co-prodotta da Leonardo e Fincantieri NexTech, che permette la condotta della nave e delle operazioni aereonavali da parte di soli due operatori, il pilota e il copilota, che hanno inglobato le figure dell’ufficiale di guardia in plancia e del comandante. Da questa postazione è infatti possibile gestire sia le macchine, i timoni e gli impianti di piattaforma sia alcune funzioni del sistema di gestione del combattimento (Combat Management System, CMS), incluso l’uso delle armi in dotazione.
Da un punto di vista funzionale e dell’ergonomia, nella nuova plancia il comandante siede alle spalle dei due operatori, su una speciale poltrona dotata di comandi che gli consentono di interagire tanto con i suddetti due operatori quanto con gli operatori del CMS, mentre pilota e copilota utilizzano joystick, manette del motore e manopole di controllo che ricordano le cabine di pilotaggio degli aerei. Non solo, ma una console centrale, situata tra i due operatori e caratterizzata da un gran numero di interruttori, luci e manopole, contribuisce a creare un'atmosfera da "cabina di pilotaggio". Eppure, siamo su una nave: una configurazione unica del suo genere, concepita in stretta collaborazione con il cliente, e che ha pure un impatto diretto sia nella sistemazione e allestimento degli spazi interni della plancia sia nella conduzione della nave.
Lo studio, la progettazione e la produzione di un sistema di questo genere ha richiesto uno sforzo importante. Il lavoro è stato tuttavia facilitato dall'architettura e da alcune funzionalità comuni con il CMS ATHENA MK.2/SADOC4 di Leonardo, che è servito come base. In prospettiva, con un ulteriore sforzo di integrazione, il cockpit potrà comunque essere selezionato anche per unità navali con diverso CMS.
Nel complesso, per far comprendere ancor più a fondo la rivoluzione introdotta dal cockpit dei PPA, basti pensare che precedentemente l’equipaggio minimo in plancia comprendeva il comandante, due-tre timonieri, un addetto alle comunicazioni e sette operatori del CMS. L’attuale configurazione dei PPA permette di ridurre questa consistenza a sette persone - comandante, pilota, copilota e quattro operatori del CMS (comunicazioni, radar, sonar, ecc.). Inoltre, il cockpit permette di ridurre i tempi di risposta dell’unità a minacce improvvise in quanto consente di mantenere la nave in alto stato di approntamento. Per esempio, i due operatori hanno accesso diretto alle armi di difesa di punto, cosa che permette di reagire prontamente – previo ordine del comandante – a quelle minacce che possono presentarsi in maniera repentina come barchini veloci o velivoli teleguidati. In caso di minacce più complesse, l’accesso immediato a sensori e armi permette di guadagnare tempo prezioso in attesa che l’equipaggio raggiunga i posti di combattimento e si possa sviluppare una risposta più ampia e coerente. Per le funzioni di guida e manovra, in mare come in porto, gli operatori del cockpit possono accedere a tutti i sensori ottici della nave. Di fatto, ogni unità ha una visione a 360° grazie a telecamere diurne, notturne e infrarosse.
Il pilotaggio tramite il cockpit richiede un training specifico. Con l’ingresso in servizio del Paolo Thaon di Revel, il primo dei sette PPA previsti, e l’approntamento delle unità successive, è cominciata la formazione del personale durante le prime uscite in mare. Le navigazioni hanno permesso agli ufficiali designati per questo nuovo incarico di affrontare un addestramento pratico di tipo on-job training. Un’altra parte del percorso addestrativo si svolge sia presso enti della Marina sui sistemi di simulazione, sia presso Leonardo e Fincantieri NexTech. Il percorso formativo permette alla fine di conseguire l’esclusivo attestato di “operatore naval cockpit”.
Il cockpit navale è al momento adeguato a fornire ai PPA le capacità richieste dalla Marina Militare italiana. Esistono tuttavia margini di ulteriore evoluzione, e il sistema è già progettato per poterle facilmente accogliere. La principale, già delineata nella fase di studio iniziale, riguarda l’utilizzazione della realtà aumentata per proporre nuove funzioni di manovra e una presentazione ancora più efficace delle informazioni. Funzioni che diverranno più facilmente integrabili ed economicamente abbordabili con la maturazione di tali tecnologie abilitanti. Un settore nel quale Leonardo ha già intrapreso degli studi e che vedrà il continuo scambio di informazioni con la Marina Militare alla luce dell’esperienza operativa che le navi equipaggiate con il nuovo cockpit cominceranno ad accumulare. 

ARMAMENTO PER LA VERSIONE “LIGHT PLUS”

Per la versione Light Plus (a cui, oltre al Marcantonio Colonna, appartengono anche il già varato Raimondo Montecuccoli e il Ruggiero Di Lauria, ancora in costruzione) è prevista la presenza di: 
  • un cannone multiruolo Oto Melara da 127/64 mm, 
  • un cannone da 76/62 mm, 
  • due mitragliere remotizzate Oto Melara Oerlikon KBA da 25 mm, 
  • quattro mitragliatrici da 12,7 mm, 
  • otto celle SYLVER A50 VLS per 16 missili antiaerei e antimissile di tipo Aster 15, 30 e 30B1 
  • e otto lanciatori per missili antinave pesanti Otomat/Teseo MK-2/Evolved.


Il cannone Leonardo-OTO 127/64 Lightweight (LW)

Il cannone medio 127/64 LW è in grado di utilizzare il sistema di munizionamento Vulcano con proiettili aventi la caratteristica di possedere una gittata estesa rispetto al munizionamento tradizionale dello stesso calibro e per alcune versioni un sistema di guida che consente attacchi di precisione contro bersagli navali o terrestri. 



Lo stesso proiettile può essere sparato da calibri diversi (127 mm e 155 mm) in quanto risulta essere sottocalibrato e camerato tramite dei distanziali a perdere nello stesso modo dei proiettili APFSDS, la denominazione precisa per questo tipo di munizioni è HEFSDS (High Explosives Fin Stabilized Discarding Sabot) cioè proiettile ad alta esplosività, stabilizzato ad alette, ad abbandono d'involucro. Il Leonardo-OTO 127/64 Lightweight (LW) è un cannone a fuoco rapido adatto per l'installazione su navi di grandi e medie dimensioni, destinato al fuoco di superficie e al supporto per armi da fuoco navale come ruolo principale e al fuoco antiaereo come ruolo secondario. La compattezza del sistema di alimentazione del cannone rende possibile l'installazione su imbarcazioni a sezione stretta. Il cannone può sparare tutte le munizioni standard da 127 mm (5 pollici), comprese le nuove munizioni guidate a lungo raggio Vulcano. I caricatori automatici modulari permettono di sparare fino a quattro tipi di munizioni diverse e immediatamente selezionabili; i caricatori (quattro fusti, ciascuno con un bossolo pronto al fuoco e 13 altre munizioni in magazzino) possono essere ricaricati mentre il supporto è in funzione.
Un sistema di manipolazione delle munizioni è disponibile per trasportare proiettili e cariche propulsive dal deposito munizioni principale ai magazzini di alimentazione, che vengono ricaricati automaticamente. Il flusso delle munizioni è reversibile. I proiettili possono essere scaricati automaticamente dal cannone. Interfacce digitali e analogiche sono disponibili per qualsiasi sistema di gestione del combattimento, anche secondo il protocollo COBRA.
I supporti per cannoni navali da 127/64 LW includono un modulo Vulcano, che agisce in modo duplice:
  • Programmatore di fusibili e sistema di guida per munizioni
  • Pianificazione ed esecuzione di missioni per l'azione di supporto al fuoco navale (soluzioni di tiro, selezione delle munizioni, definizione delle traiettorie e sequenze di tiro, calcoli balistici che tengono conto del tipo di munizioni.



LEONARDO - OTO 76/62 SOVRAPONTE

Il cannone navale 76/62 Sovraponte è un medio calibro leggero e a fuoco rapido che offre prestazioni e flessibilità senza pari in qualsiasi ruolo di difesa aerea e anti-superficie, in particolare nella funzione anti-missilistica.


È inoltre prevista la capacità di coinvolgere in modo molto efficace obiettivi di terra per prestazioni uniche multiruolo.


Il 76/62 è adatto per l'installazione su navi di qualsiasi tipo e classe, comprese le piccole unità navali.
Sarà disponibile un'interfaccia con un'ampia varietà di sistemi di gestione dei combattimenti navali e/o FCS/EOS, secondo gli standard digitali e analogici, compresa l'architettura aperta.
La velocità di ingaggio potrà essere selezionata da scatto singolo a cottura 120 giri/min.
In condizioni operative, il tempo tattico è inferiore a 3 secondi e la deviazione standard alla cottura è inferiore a 0,3 mrad, garantendo così un'eccellente precisione.
Il 76/62 in tutte le sue continue evoluzioni è l'unico cannone navale di medio calibro disponibile nella capacità di fuoco prolungato, requisito fondamentale in qualsiasi scenario che preveda l'ingaggio simultaneo di più bersagli di manovra, come richiesto dagli emergenti scenari di guerra asimmetrica.
Il caricamento automatico avviene tramite un caricatore girevole e il caricamento rapido avviene facilmente anche durante il tiro da parte di due addetti alla movimentazione delle munizioni.
La fornitura standard include la nuova Digital Control Console (DCC) che sfrutta la tecnologia digitale per aumentare le funzioni a disposizione dell'operatore e dei manutentori.
Il 76/62 è pronto per il funzionamento del fusibile multifunzione programmabile 3AP.
Il nuovo 76/62 SR e il nuovo 76/62 SR sono dotati della flessibilità necessaria per essere equipaggiati con optional:
  • Scudo Stealth Integrale per ridurre l'RCS totale della nave;
  • Radar velocità muso per aggiornare l'FCS di eventuali deviazioni dai valori della tabella di range;
  • Dispositivo di alimentazione multipla per la movimentazione, selezione e alimentazione automatica di qualsiasi tipo di munizione caricata;
  • Sistema STRALES - un sistema di guida per il proiettile a guida DART.

IL SISTEMA ANTI-AEREO E ANTI-MISSILE “Aster 30 Block 1NT” (Nuova tecnologia)

L’Aster è un missile antimissile in grado di intercettare ogni tipologia di minaccia aerea ad alte prestazioni come:
  • aerei, 
  • UAV, 
  • missili balistici, 
  • missili da crociera 
  • e missili anti-nave a distanze fino a 120 km. 



Aster è una famiglia di missili antiaerei superficie/aria costruiti da Eurosam, un consorzio Europeo formato da MBDA Italia, MBDA Francia e Thales.







La famiglia è composta da due varianti Aster 15 con gittata di 30 km e Aster 30 con gittata di 120 km, Il sistema di guida si avvale di un radar attivo nella fase finale, mentre nella fase di crociera il missile riceve aggiornamenti tramite un data-link. I missili Aster sono progettati per essere utilizzati sia da unità navali che da lanciatori terrestri. La versione 30 differisce dalla 15 per la presenza di un primo stadio (booster)..In entrambi i missili, la parte che effettua l'intercettazione (dardo) è caratterizzata dai sistemi di manovra PIF (dal francese Pilotage en Force) e PAF (Pilotage Aerodinamic Fort).
Il PAF è una architettura nella quale parte dei timoni (TVC) viene investita dal flusso aerodinamico generato del motore a razzo, mentre il PIF è basato su getti di aria compressa che modificano rapidamente la traiettoria del missile. Il PIF viene usato soprattutto in prossimità del bersaglio, dove la forza aerodinamica generata dai timoni classici ha un'isteresi più alta e quindi non è in grado di far cambiare traiettoria al missile con sufficiente rapidità, peggiorando le caratteristiche di precisione del sistema d'arma.
Sono operative da tempo due versioni della famiglia di missili Aster: 
  • la versione a corto raggio, Aster 15 
  • e la versione a lungo raggio, Aster 30. 
I corpi dei missili sono identici; li differenza la portata e la velocità di intercetto che è dovuta al fatto che l’Aster 30 utilizza un booster più potente. I pesi totali dell'Aster 15 e dell'Aster 30 sono rispettivamente di 310 kg e 450 kg. L’Aster 15 ha una lunghezza di 4,2 metri, che sale a poco meno di 5 metri per l’Aster 30. L’Aster 15 ha un diametro di 180 mm.
Date le dimensioni maggiori dell'Aster 30, un sistema navale richiede tubi-contenitori di lancio più lunghi utilizzabili dal sistema di lancio verticale Sylver A50 o A70 (VLS). Anche il sistema di lancio verticale americano type Mark 41 può lanciare l’Aster 30.
Il missile Aster 30 è in grado di raggiungere velocità vicine a Mach 4,5 ad un’altezza di circa 20 km ed è in grado di manovrare a oltre 60 G mantenendo una elevatissima manovrabilità. Questo grazie alla combinazione di alette di controllo aerodinamico supportate da un controllo vettoriale della spinta diretta denominato “PIF-PAF" che sono intenzionalmente posizionati al centro di gravità del missile, massimizzando così la reattività agli impulsi di controllo. Questo sistema impedisce anche la rottura del missile sotto manovre ad alta gravità durante le correzioni di traiettoria, e consente di eseguire tali manovre senza perdere le prestazioni aerodinamiche, migliorando la precisione dell'impatto sul bersaglio. Un lancio operativo dell'Aster consente normali cambi di traiettoria di 90°. La società “Eurosam” descrive l’Aster come un "intercettore missilistico hit-to-kill".
Il missile Aster è guidato autonomamente che gli consente di far fronte ad attacchi di saturazione ed è dotato di un cercatore RF attivo. Il radar di bordo svolge ruoli di: 
  • sentinella, 
  • meteo, 
  • discriminazione del bersaglio, 
  • acquisizione 
  • e inseguimento. 
Quando accoppiato con l'avanzato sistema di difesa aerea del PAAMS che utilizza i radar SAMPSON ed S1850M, l’Aster è in grado di mirare e ingaggiare simultaneamente più bersagli contemporaneamente. La società produttrice MBDA afferma che l’Aster ha "capacità di coinvolgimento multiplo con alta velocità di fuoco".
Varianti del missile:
  • Aster 15 - Difesa di punto nave e area locale;
  • Aster 30 Block 0 - Difesa area locale e ampia della nave;
  • Aster 30 Block 1 - Difesa ad ampio raggio a terra capace contro missili balistici a distanza di 600 km come Scud-B;
  • Aster 30 Block 1NT (Nuova tecnologia) - Difesa ad ampio raggio capace contro missili balistici a distanza di 1500 km;
  • Aster 30 Block 2 BMD - Difesa ad ampio raggio capace contro missili balistici di portata 3.000 km.
  • Difesa contro i missili balistici strategici;
  • Aster Block II - Difesa medio-alto endo-atmosferico.
La modifica dell'Aster 30 Block 1NT consiste in un nuovo cercatore che opera in banda Ka e un nuovo controllore d'arma e mantiene le stesse dimensioni, massa e booster; ciò consente l’estensione del dominio della difesa aerea estesa. 


L'attuale missile Aster 30 Block 1 con cercatore in banda Ku permette di neutralizzare minacce balistiche a 600 km di distanza (classe Scud); il cercatore in banda Ka dell'Aster 30 Block 1NT porta un aumento del raggio di acquisizione del bersaglio e l’acquisizione di bersagli con una sezione trasversale radar inferiore, una risoluzione angolare più sottile per una maggiore precisione della localizzazione del bersaglio, l’aumento della probabilità di impatto diretto, l’aumento dell'impronta delle aree difese, la piena compatibilità e interoperabilità tra i sistemi terrestri e navali. 
Tutte queste caratteristiche portano un cambiamento nella capacità: Aster 30 Block 1NT copre l'intero dominio della minaccia SRBM (Short Range Ballistic Missile) e l'ingresso del dominio MRBM (Medium Range) fino a 1.500 km di distanza. 
L’Aster 30 Block 1NT è in grado di far fronte a missili balistici tattici con testate separabili. L'uso combinato dell’Aster in banda Ku e Ka fornirà una maggiore resistenza alle contromisure elettroniche. 
L'attuale contratto dell’Aster 30 Block 1NT copre: 
  • Sviluppo della nuova munizione; 
  • Aggiornamento del sistema SAMP/T per consentire l'uso combinato di Aster 30 Block 1 e Aster 30 Block 1NT.
Questo nuovo programma porta un ulteriore potenziale dovuto al concetto di famiglia di sistemi; attualmente, l'Aster 30 è il missile dei sistemi PAAMS sulle fregate francesi e italiane e del sistema Sea Viper sui cacciatorpediniere Type 45 della Royal Navy, dedicato alla missione Anti Air Warfare.  La Marina italiana ha selezionato i sistemi Aster basati sull'Aster 30 Block 1NT per 5 navi della sua nuova classe di Pattugliatori Polivalenti d’Altura Paolo Taon Di Revel.

MISSILE ANTI-NAVE E LAND-ATTACK “TESEO MK 2 EVOLVED”

In data 17 marzo 2021, la European Missile Association MBDA conferma di aver ricevuto il primo contratto di lancio per la fornitura del nuovo sistema missilistico antinave e contro-costa “Teseo Evolved” alla MM.




Il Teseo Mk 2 / Evo di ultima generazione affronta l'evoluzione delle minacce navali ostili con un arco di tempo di venti anni e oltre. E’ l’erede del Teseo Mk2 / A e incarna tecnologie all'avanguardia a doppio ruolo negli scenari marittimi e costieri. Rappresenta un punto di riferimento evolutivo per tutti i missili anti-nave a lungo raggio, aggiungendo la capacità di operare contro bersagli in profondità, riducendo il tempo di reazione a pochi secondi in condizioni completamente controllate, dalla preparazione della missione all'impegno del bersaglio. 



Il nuovo missile avrà:
  • Peso: 700kg (inizio fase di crociera)
  • Lunghezza: <5 m (<5,5 m nel contenitore di lancio)
  • Raggio d’azione rivelato: > 350+ / 500 km.

Il “Teseo MK2/Evolved” integra una sezione di guida “homing dual-mode” all'avanguardia che include una testa cercante RF coerente con capacità ECCM che il sensore EO per un impegno ad alta precisione, per obiettivi marittimi e/o terrestri.
L’arma includerà un'innovativa pianificazione della missione con un tempo minimo di reazione tramite una soluzione di lancio automatico; i parametri della missione pianificata saranno regolabili in tempo reale dall'operatore del sistema d'arma in base al quadro tattico. Potrà contare su di un sistema di data link bidirezionale per il controllo della missione fino alla fine dell'impegno, onde consentire l’aggiornamento, la eventuale riassegnazione del target e/o l’eventuale interruzione della missione d’attacco.
Il Teseo Evo utilizzerà un'elevata velocità di crociera subsonica con una manovrabilità terminale ad alto numero di G con un'autonomia effettiva superiore ai 350 km (500?) al livello del mare. 
Avrà un INS / GPS integrato completamente autonomo ed un sistema di navigazione radio-altimetro con capacità “sea-skimming” autoadattata e capacità di volo terrestre. Il missile avrà un effetto letale attraverso l’utilizzo di un'efficace testata scalabile, semi-perforante / altamente esplosiva.
Il complesso Teseo Mk 2 / Evo è l’ultima evoluzione del noto sistema missilistico anti-nave OTOMAT con un missile anti-nave subsonico con motore turboreattore, tradizionalmente indicato nella Marina Militare Italiana come Teseo. Il complesso OTOMAT è stato sviluppato all'inizio degli anni '70 congiuntamente dalla società italiana OTO Melara e dalla francese Matra (ora le ex divisioni missilistiche di queste società fanno parte di MBDA), ma in realtà è stato prodotto solo in Italia presso la società OTO Melara (ora MBDA Italia) a La Spezia (dal 1974) ed è entrato in servizio con la Marina Militare Italiana, ed è stato anche ampiamente esportato. Una caratteristica speciale del complesso Teseo (con missili delle varianti OTOMAT Mk 2) era l'uso di apparecchiature di trasmissione dati per la designazione di bersagli esterni, che fornivano al missile la possibilità di essere utilizzato per un raggio significativo - fino a 180-200 km .
Dal 2007 la Marina Militare Italiana ha ricevuto il complesso Teseo Mk 2 / A con un nuovo missile OTOMAT Mk 2 Block IV con un nuovo sistema di controllo. Un ulteriore sviluppo di questo sistema è ora il complesso Teseo Mk 2 / E (Teseo Evolved), che utilizza un nuovo razzo, a volte indicato come OTOMAT Mk 2 E. La creazione del complesso Teseo Mk 2 / E è stata eseguita da MBDA Italia nell'ambito di un contratto emesso dal Ministero della Difesa italiano nel 2018 per un importo di 150 milioni di euro. Il complesso doveva entrare in servizio con la Marina Militare Italiana in base a questo contratto nel 2026.
Il complesso missilistico Teseo Mk 2 / Evo è completamente ridisegnato e dotato di un nuovo motore turboreattore della compagnia americana Williams International (apparentemente utilizzato nei missili da crociera Tomahawk), che consente di portare il raggio di tiro massimo a 360 km (secondo alcune fonti, anche a "più di 500 km"). La struttura del missile è realizzato con l'introduzione di elementi stealth: è stato introdotto un nuovo sistema di guida a doppio canale, che combina una nuova testa di homing radar attiva con un AFAR sviluppato da Leonardo e un sistema di homing a infrarossi di tipo IIR (secondo alcune fonti, preso in prestito dal velivolo MBDA Scalp / Storm Shadow missile da crociera), che offre la possibilità di distruzione ad alta precisione di bersagli terrestri e saranno installate anche apparecchiature di trasmissione dati a due vie, che consente di implementare il controllo missilistico sull'intero percorso di volo e la "pianificazione innovativa della missione". Anche la testata è completamente nuova. Pertanto, il missile del complesso Teseo Mk 2 / E è in realtà un missile da crociera a doppio scopo.
Nella Marina Militare Italiana, questo complesso sarà imbarcato sui due nuovi grandi cacciatorpediniere di tipo DDX previsti per il 2030. Tuttavia, è possibile che il complesso Teseo Mk 2 Evo sarà imbarcato sui pattugliatori Paolo Thaon di Revel che dovrebbero essere messi in servizio per complessivi 10 a 16 unità. Le prime navi di questo tipo riceveranno il sistema missilistico Teseo Mk 2 / A. In futuro si prevede che il complesso Teseo Mk 2 Evo sostituirà i sistemi Teseo Mk 2 / A su tutte le navi della flotta italiana, e sarà attivamente promosso anche per l’export.

L’ARMAMENTO DI BASE COMUNE A TUTTE LE VERSIONI DEI P.P.A.

L'armamento di base, comune a tutte e tre le versioni sarà costituito da: un cannone (a prua) OTO Melara 127/64 munito del munizionamento Vulcano e da un cannone (sull'aviorimessa di poppa) OTO Melara 76/62, del tipo sovraponte, munito di munizionamento Davide/Strales e con predisposizione per il Vulcano. 

Sempre sull'aviorimessa di poppa, troveranno posto 2 mitragliere a controllo remoto Oto Melara / Oerlikon KBA 25/80 e 2 lanciarazzi ODLS-20 per le contromisure AAW e ASW.


Le unità potranno poi vantare un impianto missilistico di ultima generazione VLS Sylver A-50 per il lancio in verticale di 16 missili Aster 15, Aster 30 e Aster 30 B1NT, già implementato nelle versioni Light+ e Full, mentre nel caso della versione Light vi sarà solo la predisposizione per una loro possibile installazione. Tutte le versioni avranno la predisposizione per un sistema di 4 lanciatori binati per il lancio di 8 missili anti-nave e land attack OTOMAT TESEO Mk-2E.








Per quanto riguarda la capacità silurante nelle versioni Light e Light+ sarà presente la predisposizione per 2 lanciatori trinati per siluri da 324mm MU-90 Impact, mentre nella versione Full essi saranno già implementati.
Sulle PPA versione Full saranno installati due lanciatori ODLS 20 (OTO Decoy Launching System) a controllo remoto il cui ruolo principale è fornire alla nave una difesa passiva dai radar e dai missili dotati di seeker IR, ma anche decoy ASW, (nelle altre due versioni vi sarà solo la predisposizione per la loro installazione).
Importante infine, la presenza di un Hangar e un ponte di volo per 2 elicotteri SH-90 o un Leonardo SH-101.

DENOMINAZIONE DELL’UNITA’ IN ONORE DI “Marcantonio II Colonna” (1535 - 1584)

Marcantonio II Colonna (Lanuvio, 26 febbraio 1535 – Medinaceli, 1º agosto 1584) è stato un nobile, condottiero, ammiraglio e mecenate italiano e I principe di Paliano, III duca dello stesso, III duca di Tagliacozzo. Nel 1577 fu nominato viceré di Sicilia; inoltre fu uno dei maggiori protagonisti della vittoria della battaglia di Lepanto assieme all’ammiraglio Giovanni d’Austria e detenne numerose cariche amministrative e militari nell'ambito dello Stato della Chiesa e dei domini spagnoli del sud-Italia. Nacque il 26 febbraio 1535 nel castello baronale di Lanuvio (cittadina chiamata in quel tempo Civita Lavinia) da Ascanio Colonna, II duca di Paliano e conte di Tagliacozzo (fratello della poetessa Vittoria Colonna) e da Giovanna d'Aragona, nipote del re Ferdinando I di Napoli. Pochi giorni dopo la sua nascita, secondo una leggenda, un eremita, recatosi a visitare la madre, Giovanna, sostenne che si doveva attribuire al neonato il nome Antonio, in considerazione della sua futura grandezza, essendo egli destinato a compiere delle straordinarie imprese e a divenire il capo della casa Colonna. Fu così che sua madre, pur impressionata da quella profezia (quello era il suo sesto figlio, ed era quindi ben lontano dal diritto di primogenitura), lo chiamò Antonio, con il prenome Marco, in armonia con le tradizioni familiari.


Fin da giovane Marcantonio scoprì il suo amore per il mare in occasione delle sue numerose escursioni al porto di Nettuno, piazzaforte marittima che rientrava nei possedimenti del padre, da alcuni decenni poderosamente fortificata a cura dell’architetto Antonio da Sangallo il Giovane, e in seguito raggiunta la maggior età venne avviato alla carriera militare come i suoi avi. Per volere dell'imperatore Carlo V d'Asburgo militò al servizio del duca d’Alba Fernando Álvarez de Toledo in alcune missioni in Spagna e in Toscana. Però il giovane Duca, per tutto il resto della sua giovinezza non ebbe un buon rapporto con i genitori. Con un atto del papa Giulio III del 6 novembre 1554, il padre lo accusò non solo di disobbedienza e di ribellione, ma anche di minacce e calunnie. In effetti, l'inimicizia del giovane Duca verso il genitore fu confermata poco più di tre anni dopo da un dipendente di Ascanio, che accusò il figlio e la madre di aver tentato anche con la tortura di fargli confermare gravissime accuse contro il padrone, delle quali questi era, a suo dire, innocente.
Marcantonio II Colonna sposò a Roma il 29 aprile 1552, Felicia Orsini, figlia di Girolamo Orsini Signore di Bracciano e di Francesca Sforza dei Conti di Santa Fiora.

Carriera militare e il conflitto con Paolo IV Carafa

La carriera militare del duca Marcantonio II Colonna iniziò sin dall’età di sedici anni al seguito del duca Fernando Álvarez de Toledo nelle sue spedizioni militari. Nel 1554 partecipò alla Battaglia di Scannagallo, dove si distinse sotto il diretto comando del marchese Gian Giacomo Medici. Durante gli scontri l’esercito imperiale riuscì a sbaragliare le truppe franco senesi guidate dal maresciallo Piero Strozzi. Il 23 maggio 1555 fu eletto pontefice il cardinal Gian Pietro Carafa con il nome di Paolo IV, di cui furono subito palesi le tendenze filo-francesi.
Nel luglio del 1555 partecipò alla riunione indetta dal cardinale Guido Ascanio Sforza di Santa Fiora tra gli aderenti al partito filo-imperiale. In essa il giovane Marcantonio si disse pronto a fomentare una ribellione contro il pontefice, ma nell'agosto del 1555 il pontefice fece arrestare sia Camillo Colonna sia il cardinale Guido Ascanio Sforza di Santa Fiora.
Marcantonio, cui intanto il re di Spagna Filippo II di Spagna gli aveva concesso il comando delle genti d'arme del regno di Napoli, prima comandate dal padre, fuggì tempestivamente da Roma, rifugiandosi nel Ducato di Paliano, ove si fortificò, ma non poteva schierare una buona difesa a causa dei pessimi rapporti con il padre. Papa Paolo IV irato per la sua fuga nel Regno di Napoli impose alla madre Giovanna e alla moglie Felice Orsini di non lasciare Roma; inoltre furono emessi moniti contro il giovane duca, il quale fu successivamente colpito da una sentenza di confisca dei beni. Si rese conto allora di non poter tenere testa da solo alle truppe pontificie decidendosi di abbandonare il Ducato di Paliano. A Gaeta si ammalò, poi, una volta guarito si recò a Napoli. Qui sì recò a visitare il padre prigioniero pregandolo, senza che questi vi accondiscendesse, di revocare il testamento, come invece finì per fare, il 21 marzo 1557, poco prima di morire. Alla fine dell'anno la madre e gli altri membri della famiglia riuscirono a fuggire da Roma verso Napoli, provocando le ire del pontefice, che intanto aveva stretto un trattato di alleanza con la Francia.
Il 1556 si aprì sotto cattivi auspici per Marcantonio, il quale aveva perduto le terre usurpate al padre ed era violentemente avversato dal papa Paolo IV, il quale, il 7 gennaio 1556, con un intervento dell'ambasciatore imperiale, che intercedeva per lui, aveva risposto molto duramente. Il 4 maggio 1556, la bolla di scomunica e di privazione dei beni contro il Colonna, precedeva di pochi giorni l'investitura dello Stato di Paliano, eretto a ducato, in favore del nipote del papa, il condottiero, Giovanni Carafa. Nel luglio 1556, Marcantonio Colonna, che il mese prima era stato a Venezia e probabilmente anche alla corte dell'imperatore Carlo V d'Asburgo, si trovava in Abruzzo, prima di recarsi a Napoli, ove fervevano i preparativi per la guerra del sale (1556-1557) ormai imminente contro il papa Paolo IV.
Il 21 agosto il duca d'Alba gli conferiva il grado di generale degli uomini d'arme, con il quale egli seguì l'esercito napoletano, che il 5 settembre 1556 passò il confine dello Stato della Chiesa. Dopo due anni di conflitto tra il 1556 e il 1557, ove vide combattere la Spagna asburgica contro le truppe dello Stato Pontificio. Il 13 settembre 1557 venne stipulata la pace di Cave in uno dei castelli appartenenti ai Colonna. Tre giorni dopo la morte di papa Paolo IV il popolo romano distrusse la sua statua decapitando la testa gettandola nel Tevere.
Marcantonio, giunse così a Roma Il 22 agosto 1558 accolto con manifestazioni di entusiasmo e di giubilo, presentandosi al collegio cardinalizio dichiarandosi pronto a obbedire al Sacro Collegio e al futuro pontefice. Il lungo Conclave avvenuto il 25 dicembre 1559 nella Cappella Sistina elesse papa Pio IV. Nel frattempo il re di Spagna Filippo II, con una lettera inviata al Pontefice di restituire al Colonna il Ducato di Paliano, per di più senza un compenso per i Carafa. In un primo momento Pio IV non accolse l'ingiunzione del sovrano, per cui Marcantonio ritornò proprietario in tutto lo Stato Pontificio dei palazzi di Roma, ma non del Ducato di Paliano. Mentre la posizione dei nipoti del papa defunto, Paolo IV, era sempre più precaria, Giovanni Carafa, rifugiatosi a Gallese, intentò un processo contro Marcantonio Colonna, che accusava di aver tentato di avvelenarlo, ma questi erano gli ultimi tentativi dei suoi avversari per nuocergli. La stella del duca stava infatti risalendo rapidamente.
Nello stesso anno Filippo II di Spagna lo insignì del collare dell'Ordine del Toson d'oro, e, nel maggio 1560 lo nominava Gran Contestabile del Regno di Napoli, mentre il 3 febbraio 1561 il pontefice gli conferì il Collare dell’Ordine Equestre della Milizia Aurata. Il 25 maggio 1561 fu anche insignito del ruolo di luogotenente del Regno di Napoli. Dopo il periodo di pace, il figlio di Marcantonio Colonna, Fabrizio Colonna sposò, il 4 maggio 1562, Anna Borromeo, nipote di Pio IV e sorella del cardinale Carlo Borromeo[6].
Finalmente il 17 luglio 1562 avvenne la restituzione del Ducato di Paliano, e, per intercessione di Filippo II di Spagna e anche dati i buoni rapporti che si erano instaurati con il pontefice, questi anziché distruggerla, gli concesse la cittadina fortificata, completa di artiglieria e munizioni. Nello stesso anno Marcantonio II Colonna per fare fronte alla sua situazione economica chiese l’autorizzazione a cedere il feudo di Pescocostanzo soprattutto per estinguere un mutuo di 5 000 ducati contratto in precedenza con Silverio Silveri Piccolomini. Nell’estate del 1564 il duca soggiornò a lungo a Madrid alla corte di Filippo II di Spagna, che il 1º agosto 1564 lo nominò consigliere di Stato del Regno di Napoli. Il 7 gennaio 1566, in seguito alla morte di Pio IV venne eletto il cardinal Antonio Michele Ghislieri con il nome di Pio V. I rapporti con il Colonna furono ottimi, ma nello stesso anno Marcantonio dovette prendere parte all'assedio di Malta. In quel frangente riuscì a salvarsi solo grazie alla strenua resistenza opposta per quattro mesi dal gran maestro Jean de la Valette e dai suoi cavalieri, fino all'arrivo della flotta napoletana.
Nell’ottobre 1567 il nuovo pontefice pensò di inviarlo in Francia contro gli Ugonotti. Per questo incarico il duca Marcantonio Colonna preparò un progetto per istituire un corpo di milizia nello Stato pontificio, E per ricompensarlo Il 30 marzo 1569 il papa Pio V eresse Paliano a principato. In seguito, dopo il suo ritorno in Italia, presenziò all’'incoronazione granducale di Cosimo I de' Medici il quale ebbe l’onore di porgere la corona granducale al sommo pontefice.


Fama nella battaglia di Lepanto

In quel periodo, Pio V, dopo aver avuto notizie del saccheggio di Nicosia sull'isola di Cipro da parte degli Ottomani, nel 1571 fece appello ai sovrani e ai principi cristiani di tutta Europa per creare la Lega Santa al fine di contrastare la presenza dei Turchi nel Mediterraneo. Come comandante della flotta pontificia venne nominato proprio il principe Marcantonio II Colonna. L'11 giugno 1570 nella Cappella Papale, il principe Marcantonio II Colonna prestò giuramento di fronte a papa Pio V, impegnandosi a guidare nel migliore dei modi le galee della Lega alla Vittoria. Durante la cerimonia d’investitura il papa gli porse il bastone del comando e lo stendardo della lega, che, secondo alcune informazioni, dopo la vittoria di Marcantonio lo donò all'Arcidiocesi di Gaeta.
Prima della partenza nominò suo Luogotenente Generale il cugino Pompeo Colonna Duca di Zagarolo. Dopo la partenza impegnò i Veneziani e gli Spagnoli a opporsi all'avanzata sia della flotta turca sia dei pirati. Ma il principe Gianandrea Doria Capo delle flotte spagnole rifiutò il comando del principe poiché quest’ultimo non era in buoni rapporti con il Colonna. Molto tempo dopo Marcantonio inviò a Roma il duca Pompeo Colonna a fare rapporto al Papa, sia di quanto era avvenuto, sia del comportamento diffidente del comandante spagnolo. Successivamente durante l'imbarco delle truppe scoppiarono innumerevoli tumulti e risse tra i soldati italiani e spagnoli, tant’è, che lo stesso principe Marcantonio Colonna dovette più volte ricorrere alla clemenza del viceré Antoine Perrenot de Granvelle affinché la situazione non compromettesse il futuro dell’alleanza. Nel 1571 nel Golfo di Corinto ebbe luogo la battaglia di Lepanto.
Il principe Colonna con la sua galea, la “Galeazza”, si trovava nella squadra di centro, alla destra dell’ammiraglio Don Giovanni d'Austria. Davanti a questa squadra, come davanti all'ala sinistra, si trovavano due delle sei galeazze veneziane, mentre dietro di essa si trovavano la squadra di riserva. Quando le galere furono disposte secondo l'ordine stabilito, Don Giovanni d'Austria e il principe Marcantonio Colonna scesero su due imbarcazioni, che li condussero, uno da una parte, uno dall'altra, lungo la linea della battaglia, a salutare e incoraggiare i combattenti. Dopo che i Turchi ebbero superato con notevoli danni la linea delle galee, il combattimento, che prese nome da Lepanto, iniziò dall'ala sinistra, ma il punto focale era costituito dallo scontro fra i due schieramenti di centro ove si affrontarono le due ammiraglie. Intorno, o meglio agganciate a loro, la galea del Colonna, altre cristiane e navi turche. Qui si decisero, positivamente per le forze della Lega, le sorti dello scontro. L'ala sinistra nel frattempo aveva avuto ragione di quella destra turca; in soccorso all'altra ala cristiana si portarono alcune galere del centro, fra cui quella di Marcantonio, così il successo fu completo. La battaglia durò fino al tramonto. Alla fine i combattenti cristiani si ritirarono a Platea, ma purtroppo durante lo scontro il principe Marcantonio Colonna fu ferito al petto da due archibugiate, e in seguito alla mano rimasta storpia per tutta la vita gli fu concessa una pensione.
Nell'annunciare la clamorosa vittoria al pontefice il principe prometteva l'invio di Pompeo Colonna, che doveva narrare al pontefice ogni particolare. In questa e in altre lettere che partecipavano il felice esito del combattimento, e nelle quali il Marcantonio si profondeva in ringraziamenti a Dio, che aveva protetto la sua armata, facendo grandi elogi a Don Giovanni d'Austria, un ammiraglio che aveva guidato con maestria e valore la flotta, ma non dimenticava di sottolineare la sua positiva partecipazione alla vittoria.

Ritorno trionfante

La mattina dopo la battaglia il comandante supremo della flotta, Don Giovanni d'Austria, tornando a ispezionare lo specchio d'acqua dove si era combattuto volle essere accompagnato dal principe Colonna e da altri gentiluomini. L'ingresso di Marcantonio Colonna a Roma avvenne il 4 dicembre 1571 dalla Porta San Sebastiano. Il principe indossava un cappello rifoderato di pelliccia con una spilla di perle, e un mantello di velluto nero con le insegne dell'Ordine del Toson d'oro, cavalcando un cavallo bianco donatogli dal pontefice. Il corteo avanzò fino all'Arco di Costantino, passando poi sotto gli archi di Tito e Settimio Severo, giunse in Campidoglio, giungendo quindi alla Basilica di San Pietro in Vaticano.
Il percorso era costellato di trofei, fregi, scritte. Il corteo contava più di 5 000 persone, era un'apoteosi di colori e festeggiamenti in cui furono presenti tutte le cariche cittadine nonché anche tutta la nobiltà romana e laziale. Sfilarono anche 170 prigionieri turchi vestiti di giallo e rosso. Inoltre, durante la cerimonia furono sparati molti colpi di cannone e scariche di archibugi. Alla fine del corteo il principe Marcantonio II Colonna fu ricevuto in udienza solenne dal papa Pio V.
Le gesta eroiche di Marcantonio a Lepanto furono il principale motivo ispiratore degli apparati pittorici della Galleria Colonna realizzata circa un secolo dopo nel Palazzo Colonna, inoltre, Marcantonio Colonna, assieme al cognato Onorato Caetani, furono tra i più famosi e influenti militari presso la corte del papa Pio V, suscitando così le invidie del nipote Michele II Bonelli. Nel 1572 Marcantonio II Colonna si reca a Firenze al fine di accelerare le operazioni di allestimento della sua squadra navale. Si imbarca quindi a Gaeta nella squadra toscana assieme al balivo dell’ordine dei cavalieri di Santo Stefano Raffaele dei Medici, il quale, durante un giro di ispezione delle coste toscane s’imbatte in alcune navi pirata turche. Durante gli scontri Marcantonio Colonna riuscì a impadronirsi del galeone dei corsari. L’anno successivo venne nominato Capitano generale della Chiesa, carica che detenne solamente sino al 1573 quando venne sostituito dal duca Giacomo Boncompagni, figlio dello stesso pontefice Gregorio XIII.
Inoltre soggiornò a lungo ad Avezzano, dove ordinò di costruire un fontanile ancora oggi esistente. In città era molto amato. Nel 1575 innalzò di un piano il Castello Orsini-Colonna, precedentemente edificato dagli Orsini, fece realizzare una loggia che si affacciava sul lago del Fucino, trasformò il parco retrostante in giardino all'italiana e fece realizzare un nuovo portale accanto a quello ogivale degli Orsini con iscrizione sovrastante a ricordo della vittoria a Lepanto[8]. Si trasferì quindi all'Aquila dove soggiornò nell'odierno Palazzo Porcinari, a poca distanza dalla dimora di Margherita d'Austria.

Viceré di Sicilia

Il 4 gennaio 1577 fu nominato Viceré di Sicilia succedendo al principe Carlo d'Aragona Tagliavia. La nomina gli pervenne tramite il governatore di Milano, Luis de Zúñiga y Requesens, il quale dopo il suo arrivo a Palermo venne accolto con una grande cerimonia. Durante il suo mandato Marcantonio attuò una nuova politica urbanistica nella città di Palermo, istituendo una nuova suddivisione amministrativa del territorio del Regno di Sicilia. Con la prammatica del 13 aprile 1583, infatti decretò l'istituzione delle Comarche, al cui centro vi erano le 42 città demaniali. Le funzioni principali erano amministrative, di riscossione dei tributi e censimento della popolazione. Tuttavia, durante il suo periodo di governo, Marcantonio s’ inimicò alcuni membri della nobiltà siciliana, ove il Re di Spagna gli inviò un assistente per impedire che la situazione che si era venuta a creare peggiorasse, tant’è che il cardinal Antoine Perrenot de Granvelle chiese che Marcantonio venisse rimpiazzato dal principe Gianandrea Doria.




Ultimi anni e morte

Nel 1581 venne nominato da papa Gregorio XIII Governatore di Ancona, carica che gli venne insignita come titolo onorifico, detenuto dal 1581 al 1582. Nel 1582 si recò a ispezionare i sistemi difensivi dell’isola di Malta scortato da cinque galere siciliane e due maltesi. Qui venne ricevuto con grandi onori dal gran maestro Hugues Loubenx de Verdalle. All'età di quarantanove anni, muore improvvisamente il 1º agosto 1584 a Medinaceli, mentre si stava recando a Madrid per sostenere un processo giudiziario in cui venne accusato di mantenere colpevoli relazioni amorose e ambigui rapporti con i turchi. Secondo alcune fonti sarebbe stato ucciso da un marito tradito. Riportato successivamente in Italia venne sepolto nella collegiata di S. Andrea a Paliano. Nella direzione dei feudi gli succedette in nipote Marcantonio III Colonna.



Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…


(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, Reportdifesa, Leonardo, Fincantieri NexTech, dott. Giorgio Arra, Wikipedia, You Tube)











































































 

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