venerdì 7 giugno 2019

MARINA MILITARE SOVIETICA: Il K-129 e il segretissimo “Progetto Azorian”



MARINA MILITARE SOVIETICA - K-129 - 629A GOLF II

Nel marzo 1958 fu approvato lo sviluppo di un nuovo sistema di lancio missilistico D-4 con missili R-21. Fu pianificato di sostituire il sistema di lancio D-2 con nuove armi missilistiche subacquee. 
I missili R-21 potevano essere lanciati da una profondità di 40-50 m e ad una velocità fino a 4 nodi ad intervalli di 5 minuti. Il tempo per la preparazione del prelancio era di circa 45 minuti. 
Dopo che il sistema di lancio raggiunse la sua messa a punto definitiva nel maggio 1963, iniziò l’imbarco sui sommergibili classe “629A”. 
I sottomarini equipaggiati con il nuovo sistema di lancio D-4 furono designati come 629A (Golf II). 
All'inizio del 1967 fu completato il potenziamento dei primi sottomarini nell'ambito del progetto 629A. 
In totale 8 sottomarini della flotta del Nord e del Pacifico furono equipaggiati con il sistema di lancio D-4. Il ventitreesimo sottomarino della classe Golf (629A) incorporava due missili R-21 migliorati.









Oceano Pacifico, 8 marzo 1968 - 98 vittime

Alla fine di febbraio 1968 il sommergibile K129, che trasportava testate balistiche con testata nucleare, scomparve dopo essere salpato dalla costa della Kamchatka: l'ultima comunicazione riguardò l'avvenuta immersione. La successiva missione di ricerca della Marina sovietica non portò ad alcun risultato. Nel mese di agosto successivo, il relitto del sommergibile fu ritrovato a 4.900 metri di profondità dalla nave della Marina Usa USS "Halibut". All’epoca, non si seppe nulla delle cause dell’incidente.
Il K-129 era un sottomarino lanciamissili a propulsione diesel-elettrica (SSB) sovietico. Diciottesimo esemplare costruito della classe Golf, ed entrò in servizio nei primi anni sessanta con il nome di B-103. Inquadrato nel 15º squadrone sottomarini della 29ª Divisione della Flotta del Pacifico di stanza a Rybachiy, Kamchatka, venne poi convertito allo standard Golf II. Il battello scomparve con l'equipaggio di 98 uomini nel marzo-aprile del 1968, e fu dichiarato ufficialmente disperso dalla marina sovietica il 3 agosto successivo. Il relitto non fu mai ritrovato dai sovietici i quali, fino a metà anni ’70, non sapevano neanche quale sorte gli fosse toccata. A scoprire il relitto fu l’US Navy e la CIA pochi mesi dopo il disastro; nel 1974 la CIA tentò il recupero che si rivelò una delle operazioni più costose e segrete della guerra fredda.





Probabili cause dell’affondamento


Dopo aver completato con successo due missioni di deterrenza nucleare nel Pacifico nel corso del 1967, il K-129 fu rimandato in mare il 24 febbraio 1968 per la sua terza missione che si sarebbe dovuta concludere nel maggio dello stesso anno. Subito dopo aver lasciato il porto e condotte le consuete prove di immersione, il K-129 inviò alla base un messaggio cifrato di routine per dire che tutto andava bene e che proseguivano verso la zona operativa assegnata. Il battello mancò di inviare i successivi controlli radio di routine. A metà marzo, le autorità navali sovietiche della Kamchatka cominciarono a essere preoccupate del silenzio del K-129 e inviarono un messaggio in chiaro ordinandogli di rompere immediatamente il silenzio radio e contattare il quartier generale. Seguirono altri messaggi più urgenti nessuno dei quali ebbe risposta. Entro la terza settimana di marzo il K-129 fu ufficialmente dichiarato disperso e venne organizzata una massiccia missione di ricerca che comprese tutte le unità aeronavali disponibili nel Pacifico. Il primo ad accorgersi dell'insolita attività sovietica nel Pacifico settentrionale fu l'USS Barb (SSN-596) che era appostato al largo di Vladivostock. Le navi sovietiche avevano infatti cominciato a battere il mare nei pressi della base sovietica con i loro sonar attivi e numerosi sottomarini avevano precipitosamente preso il mare. I sovietici, inoltre, non facevano alcun tentativo di nascondere la loro presenza con centinaia di messaggi in chiaro che invadevano l'etere e venivano anche intercettati dalle stazioni di ascolto lungo le coste americane. Queste circostanze fecero immediatamente supporre che un sottomarino russo fosse affondato da qualche parte nel Pacifico settentrionale. Non appena gli americani capirono che un sottomarino sovietico era andato perduto, alla Naval Intelligence intuirono immediatamente l'opportunità che gli si porgeva: recarsi sul luogo dell'affondamento per tentare di recuperare alcuni dei segreti più gelosamente custoditi dai sovietici come i missili con testata nucleare, i cifrari ed altre informazioni tecnologiche. Il progressivo ridursi dell'attività di ricerca da parte dei sovietici, fece supporre che questi non avevano idea di dove potesse trovarsi il relitto che fu quindi dichiarato disperso. Questo rese gli americani liberi di agire in quanto dall'altra parte della cortina di ferro nessuno si aspettava che sapessero della perdita del K-129 ne tanto meno che fossero in grado di trovarlo.





Il ritrovamento del relitto


Un ufficiale della Naval Intelligence, basandosi sui messaggi cifrati inviati dai sottomarini balistici sovietici, scoprì che uno di questi aveva rotto i contatti col la base da qualche parte tra Vladivostock e il 180º meridiano. Tuttavia sembrava che i sovietici stessero conducendo le ricerche a ridosso delle loro coste e non in mare aperto dove si supponeva fosse affondato il K-129. Il passo successivo fu quindi quello di ascoltare le registrazioni del sistema di sorveglianza SOSUS per cercare i segnali del collasso di un sottomarino come esplosioni o il rumore della lamiera che implode sotto la pressione dell'acqua al disotto della quota di schiacciamento. Al SOSUS non trovarono nulla di significativo se non un debole scoppio isolato che produceva un modesto picco nelle loro registrazioni rilevato l'8 marzo. Quindi, la quasi totale assenza di segnali che indicassero con certezza che un sottomarino fosse affondato, fece supporre che il K-129 si fosse inabissato completamente allagato, infatti la pressione dell'esterno sarebbe stata compensata da quella interna evitando lo schiacciamento del battello a grandi profondità e i rumori che ne sarebbero seguiti. Si pensò poi che quel rumore isolato nelle registrazioni del SOSUS fosse legato al fatto che, probabilmente, il K-129 non fosse completamente allagato ma che alcuni compartimenti si erano salvati e che si fossero poi allagati in seguito allo schiacciamento provocando quel picco. Triangolando le rilevazioni di più stazioni d'ascolto del SOSUS, si ottenne che quel picco era situato a 1.560 miglia nautiche a Nord-Ovest delle Hawaii in un luogo dove il fondale raggiunge i 4.900 metri di profondità. Non restava quindi che verificare la validità delle ipotesi e, dopo l'approvazione dei vertici della Marina, venne inviato sul posto il sottomarino USS Halibut (SSGN-587) che era stato da poco riammodernato e profondamente modificato con l'introduzione di speciali equipaggiamenti segreti che lo avevano trasformato in un veicolo spia per le ricerche di eventuali relitti sovietici a grandi profondità. 
Una volta sul posto l'Halibut fece uscire il suo mini-sommergibile da ricerca, un dispositivo a forma di siluro che, con sonar e macchine fotografiche, scrutava le profondità marine a pochi metri dal fondale. Dopo alcune settimane, finalmente l'equipaggio dell'Halibut trovò il relitto del Golf - K-129.
Il sommergibili lanciamissili sovietico risultava adagiato sul lato di dritta ed appariva sostanzialmente intatto tranne che per un paio di particolari: si poteva notare uno squarcio dietro la torre di comando, forse provocato da un'esplosione in superficie e due dei tre missili nucleari apparivano gravemente danneggiati. Una volta spedite a Washington, le foto del K-129 destarono profondo scalpore nei vertici del Pentagono e della Casa Bianca.



Il recupero in assoluto segreto


Si abbozzò un piano per cercare di recuperare il meglio di quanto si trovava a bordo del Golf. L’idea consisteva nell'inviare un mini sommergibile capace di praticare delle aperture nello scafo per recuperare le testate nucleari e i cifrari lasciando quindi il resto del relitto sul fondo dell'oceano. Ciò era una soluzione relativamente economica e poco vistosa. La CIA, dato il prestigio che ne sarebbe derivato, si intromise nella vicenda e propose il recupero di tutto il relitto. Nonostante che il relitto apparisse intatto, lo scafo si era sicuramente danneggiato nell'urto con il fondale. Probabilmente non avrebbe retto ad ulteriori sollecitazioni correndo quindi il rischio di sbriciolarsi. La CIA, con l'approvazione delle massime autorità politiche e militari, diede il via ad una delle operazioni più segrete e costose della storia della Guerra fredda: il progetto “Azorian”.


Il segretissimo “Progetto Azorian”


Dato che non esisteva una nave tanto grande ed attrezzata per il recupero di un relitto a grande profondità, fu necessario costruirla al costo di circa 300 milioni di Dollari: una gigantesca nave gru progettata e costruita dalle industrie di Howard Hughes, capace di recuperare il K-129 con un'enorme pinza d'acciaio. 
La costruzione di questa nave, denominata Glomar Explorer, non poteva certo passare inosservata e la CIA fornì quindi una storia di copertura secondo la quale Hughes aveva intenzione di ottenere il monopolio del mercato del manganese raccogliendo i noduli di questo minerale sul fondale dell'oceano. Commissionata del 1973, nel 1974 la Glomar Explorer fu pronta a prendere il mare: era lunga come tre campi da calcio e al centro svettava un enorme traliccio che ricordava quello delle trivelle petrolifere, in realtà si trattava del sostegno per l'enorme pinza d'acciaio che, attraverso un'apertura nella chiglia, sarebbe scesa fino a 4.900 metri di profondità per recuperare il relitto. Una volta completato il recupero, la Glomar Explorer sarebbe tornata in acque poco profonde dove l'aspettava una chiatta collocata sul fondale marino su cui, attraverso la chiglia, avrebbe collocato il relitto che sarebbe poi riemerso sulla chiatta celato ad occhi indiscreti. Il tentativo di recupero si rivelò tuttavia un fallimento. Infatti, nel tentativo di arpionare il K-129, l'enorme pinza d'acciaio mancò il bersaglio e si schiantò sul fondale marino danneggiandosi. Quindi, una volta arpionato il sommergibile, parte della pinza si ruppe lasciando cadere la torre e tutta la sezione poppiera dello scafo, proprio dove si trovavano gli obiettivi della CIA, sul fondo dell'oceano. Missioni successive appurarono che la parte di scafo non recuperata si era frantumata nell'urto con il fondale marino sparpagliando detriti per chilometri quadrati rendendo quindi vano ogni altro tentativo di recupero. Tuttavia c'è chi ritiene che in realtà quasi tutto il K-129 sia stato recuperato, e non una piccola parte come ammesso dalla CIA. Il sospetto nacque quando l'ambasciatore americano a Mosca nel 1973 consegnò ad una delegazione russa la campana del K-129 che molto probabilmente, come i suoi omologhi della classe Golf, si trovava all'interno della torre di comando. 
Dopo il recupero, furono trovati i corpi di sei marinai che vennero seppelliti in mare con una cerimonia militare. Il tutto venne filmato e il video fu consegnato ai russi 20 anni più tardi.
Nonostante la segretezza che circondava il progetto Azorian, verso il 1974 cominciarono a trapelare informazioni. Il primo a venirne a conoscenza fu il noto giornalista del New York Times Seymour Hersh. Nonostante tutte le precauzioni prese dalla CIA, sempre più giornalisti cominciarono a venire a conoscenza del progetto Azorian. Nel 1975, nonostante le insistenze della CIA, il Los Angeles Times pubblicò il primo articolo al riguardo seguito quasi subito dal New York Times e da altre testate. A tutt'oggi la maggior parte del materiale riguardante il K-129 è ancora Top Secret. La maggior parte delle foto e dei filmati è ancora interdetta al pubblico e solo nel 2010 sono stati declassificati alcuni documenti del progetto Azorian. Qualche foto del relitto è stata tuttavia concessa al regista Michael White per la realizzazione di un documentario sul recupero del K-129.

La reazione dei sovietici

Dopo la scomparsa del K-129, i sovietici ammisero di non avere alcuna idea su cosa fosse accaduto al battello e lo dichiararono disperso. Quando si cominciarono a pubblicare i primi articoli sul progetto Azorian, capirono finalmente quale sorte fosse toccata al K-129 ma, insieme alla CIA, fecero pressioni perché la vicenda avesse meno risalto possibile. Infatti, per la marina e per l'Unione Sovietica, già era umiliante perdere un sottomarino senza sapere dove fosse, in più sarebbe stata una pessima pubblicità il fatto che gli americani avessero trovato per primi il relitto e avessero addirittura provato a recuperarlo e che i migliori ufficiali dello spionaggio sovietico non avessero sospettato di nulla fino a che la vicenda non fosse apparsa sui giornali. In realtà, come scrisse il quotidiano Izvestia nel 1992, un ufficiale dell'intelligence sovietica aveva avvertito i suoi superiori sui sospetti che nutriva sulla Glomar Explorer ma, dopo qualche ricognizione affrettata e infruttuosa nei pressi della Glomar, venne ignorato. In più, come sempre riporta l'Isvestia, i russi avevano anche ricevuto un biglietto presso la loro ambasciata di Washington in cui si faceva cenno ad un tentativo di recupero del K-129 ma anche questo messaggio venne dimenticato sotto un mare di scartoffie nell'ufficio del comandante in capo della flotta del Pacifico.
La versione ufficiale fornita dai sovietici fu quella che probabilmente il K-129 era sceso al di sotto della sua quota operativa in concomitanza con un guasto e una non pronta reazione dell’equipaggio; ciò potrebbe aver provocato l'allagamento del battello e il conseguente affondamento. Questa teoria sarebbe suffragata dal fatto che circa 40 dei 98 membri dell'equipaggio fossero delle reclute e quindi non pronte a fronteggiare una situazione d'emergenza. Tuttavia questa ipotesi non fu accettata da molti. 

In aggiunta a questa versione, furono quindi formulate cinque teorie alternative nel tentativo di giustificare la perdita del K-129:
  • 
Esplosione causata dall'idrogeno accumulatosi durante la ricarica degli accumulatori.
  • Collisione con lo USS Swordfish (SSN-579);

  • Esplosione di un missile a causa di una perdita nei portelli esterni;

  • Attacco da parte sovietica dovuto alla violazione delle normali procedure operative e/o per aver abbandonato la zona di sua competenza;

  • Lancio non autorizzato di un missile nucleare.



Esplosione causata dall’idrogeno:


Una delle caratteristiche dei battelli diesel-elettrici era quella di rilasciare idrogeno durante il processo di ricarica delle batterie. Se non adeguatamente ventilato, l'idrogeno poteva raggiungere concentrazioni pericolose e potenzialmente esplosive. Un difetto agli impianti di aerazione in immersione potrebbe quindi aver provocato una violenta esplosione, compatibile con i danni allo scafo, e il conseguente affondamento del K-129. Per quanto riguarda questa teoria, John Craven ha però commentato: "Non ho mai visto né sentito parlare di un disastro a bordo di un sottomarino che non fosse accompagnato dall'idea che le batterie fossero esplose e che avessero quindi causato il tutto. Investigatori ingenui, che esaminano i compartimenti di battelli recuperati, invariabilmente giungono alla conclusione che le batterie sono la causa di tutto finché non imparano che una batteria completamente carica, che entra improvvisamente a contatto con l'acqua di mare, esplode. L'esplosione è quindi una conseguenza, e non la causa, di un affondamento." Tuttavia, nel 1949, l'USS Cochino (SS-345) affondò al largo della Norvegia proprio a causa dell'esplosione dovuta all'idrogeno accumulatosi nel comparto batterie come confermato dai superstiti.



Collisione con lo USS Swordfish:


Durante la Guerra Fredda, era consuetudine della US Navy mandare i propri sommergibili a braccare da vicino i boomer sovietici sia nell'Atlantico che nel Pacifico. È quindi spesso accaduto che avvenissero delle collisioni tra due battelli nemici. Questo ha portato a pensare molti ex ufficiali sovietici che l'affondamento del K-129 sia stato la conseguenza di una collisione con un sottomarino americano. A sostegno della loro tesi ricordano che nel marzo 1968, subito dopo la scomparsa del K-129, lo USS Swordfish ricevette delle riparazioni urgenti alla vela presso la base statunitense di Yokosuka, Giappone. Tuttavia, negli anni '90, gli Stati Uniti hanno ribadito che lo USS Swordfish si trovava a 560 km di distanza dal K-129 e che i danni provocati alla vela erano stati causati dall'urto con un blocco di ghiaccio nel Mar del Giappone. Nonostante le rassicurazioni degli americani, tra i russi circolano ancora dei sospetti al riguardo tanto che nel 1999 hanno accusato il governo statunitense di condotta criminale e di voler insabbiare la vicenda.

Esplosione di un missile:

Nel 1986, a bordo di un sottomarino della classe Yankee, il K-219, il carburante di uno dei 15 missili balistici SS-N-6 Serb prese fuoco a causa di una perdita nel portello del tubo di lancio. L'acqua era infatti entrata in contatto con i residui dei carburante del missile causando una combustione spontanea. L'incendio che ne seguì provocò prima l'accensione del motore del missile e in seguito l'esplosione della carica di innesco della testata nucleare. L'esplosione non causò l'immediato affondamento del battello perché i tubi di lancio si trovavano all'interno dello scafo resistente, ma provocò comunque un'estesa contaminazione radioattiva. Questo incidente, legato al fatto che in quel periodo numerosi sottomarini sovietici soffrivano degli stessi problemi (lo stesso K-219 aveva imbarcato solo 15 missili e non 16 perché un'altra perdita aveva causato un incendio di minore entità e il tubo di lancio danneggiato era stato chiuso), hanno spinto alcuni a pensare che il K-129 potrebbe aver sofferto lo stesso problema mentre era in immersione. Il fatto che i missili fossero alloggiati nella torre, e quindi fuori dallo scafo resistente, avrebbe provocato l'immediato affondamento del battello. Questa tesi sarebbe confermata da alcune evidenze fotografiche: le falle nello scafo del K-129 potrebbero essere compatibili con l'esplosione di un missile e uno dei tre missili appare essere completamente distrutto. Inoltre, nella porzione di sottomarino recuperato, è stato trovato un elevato livello di contaminazione da Plutonio probabilmente causato dalla detonazione della carica di innesco della testata nucleare.



Disobbedienza agli ordini:


Parlando ancora del K-129, John Craven sostenne che la sua posizione fosse molto più a sud rispetto alle abituali rotte battute dai sottomarini sovietici. Questo potrebbe quindi essere spiegato o con un madornale errore di navigazione da parte dell'equipaggio o dal fatto che esso stesso si fosse in qualche modo ribellato agli ordini. Un'eventuale ribellione avrebbe quindi spinto i sovietici ad affondare il battello per evitare complicazioni. Craven trascura però il fatto che il K-129 poteva essere in procinto di raggiungere una nuova area di pattugliamento mai battuta prima o che stesse utilizzando una nuova rotta per raggiungere i consueti luoghi di pattugliamento. In risposta a queste ipotesi, ex ufficiali della marina sovietica, sostengono che quella del K-129 fosse una missione segreta verso nuove rotte in risposta all'intensa attività americana in seguito ai fatti della USS Pueblo.



Lancio non autorizzato di una testata nucleare:


Nel 2005 Kenneth Sewell avanza l'ipotesi che il K-129 si trovasse più a sud della sua solita rotta perché voleva lanciare un attacco nucleare non autorizzato su Pearl Harbour. Il tutto sarebbe stato concepito per farlo sembrare un attacco da parte cinese e far quindi scatenare una guerra tra Stati Uniti e Cina. Sewell prosegue nel dire che uno dei tre missili sarebbe esploso nelle fasi di riscaldamento, probabilmente grazie a un dispositivo di sicurezza segreto atto ad evitare lanci non autorizzati. L'esplosione avrebbe quindi provocato l'affondamento del K-129. John Craven, giunge ad una conclusione simile. Tuttavia ci sono delle evidenze che mettono in crisi la teoria di Sewell. 
Infatti i missili SS-N-5 Serb avevano una portata di circa 1.400 km mentre il K-129 si trovava a quasi 3.000 km di distanza dalle Hawaii. 
L'R-21 (indice GRAU: 4K55. Nome in codice NATO: SS-N-5 Serb o Sark) era un missile balistico sublanciato sovietico. Sviluppato e costruito a partire dagli anni cinquanta dall'OKB-586 di Michail Kuz'mič Jangel', era un sistema d'arma a propellente liquido, che poteva essere lanciato in immersione da sottomarini convenzionali della classe Golf e nucleari della classe Hotel. In grado di trasportare una singola testata nucleare ad una distanza nell'ordine dei 1 400 km, fu ritirato dal servizio dai battelli della marina sovietica alla fine degli anni ottanta.



L'unico obiettivo possibile sarebbe quindi stato l'atollo di Midway. Inoltre, anche se i cinesi possedevano almeno un sottomarino della classe Golf, la CIA era a conoscenza del fatto che non erano ancora in grado di lanciare missili dai sottomarini e non lo sarebbero stati almeno fino ai primi anni '70. Sewell sostiene inoltre che tutti questi avvenimenti sarebbero da legare ad una cospirazione con a capo Yuri Andropov che coinvolgeva la fazione più integralista del PCUS e del KGB. Tuttavia anche in questo caso la teoria di Sewell perde credibilità dal momento che il KGB aveva l'accesso diretto alle armi nucleari e non avrebbe avuto problemi nel bypassare i dispositivi di sicurezza di tali armi.

(Web, Google, Wikipedia, Ogigia, You Tube)





































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