venerdì 14 ottobre 2022

I Bersaglieri, le origini, il decalogo di Lamarmora, la fanfara, l’inno, l’uniforme, il cappello piumato e il fez


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I bersaglieri sono una specialità dell'arma di fanteria dell'Esercito italiano così chiamata perché in origine formata da soldati addestrati al tiro con fucili di precisione a canna rigata. Ogni 18 giugno si festeggia l'anniversario della loro costituzione, avvenuta nel 1836. Fu denominato "Corpo" dalla fondazione fino al 1861. L'associazione d'arma di riferimento è l'Associazione nazionale bersaglieri. Il cappello piumato è il simbolo della specialità.
Il Corpo dei bersaglieri venne istituito, con regio brevetto del 18 giugno 1836, dal re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia su proposta dell'allora capitano del Reggimento guardie Alessandro La Marmora.
Il compito assegnato alla nuova specialità prevedeva le tipiche funzioni della fanteria leggera - esplorazione, primo contatto con il nemico e fiancheggiamento della fanteria di linea (senza però schierarsi e frammischiarsi con quest'ultima) - ma si caratterizzava, come nelle intenzioni del suo fondatore, per un'inedita velocità di esecuzione delle mansioni affidate ed una versatilità d'impiego che faceva dei suoi membri, ancorché appiedati, oltreché dei cacciatori, anche delle guide e dei guastatori ante litteram.
Dotato di ampia autonomia operativa, il corpo era formato da uomini addestrati alla corsa ed al tiro con armi di concezione moderna pronti ad agire, anche isolatamente, per impegnare di sorpresa l'avversario in azioni di disturbo col preciso intento di sconvolgerne i piani, organizzati in piccoli gruppi schierati in quadrato, però, i bersaglieri potevano essere impiegati anche in contrasto alla cavalleria per romperne la carica.
Le prime quattro compagnie che confluiranno poi nel I battaglione vennero formate, rispettivamente, nel luglio 1836 (la 1ª), nel gennaio 1837 (la 2ª), nel gennaio 1840 (la 3ª) e nel febbraio 1843 (la 4ª).
Ricevette il battesimo del fuoco l'8 aprile 1848 nella battaglia di Goito durante la prima guerra di indipendenza italiana.
Un secondo battaglione si formò il 23 aprile 1848 ed altri tre il 30 dicembre 1848, il 10 marzo 1849 gli furono aggiunti due battaglioni bersaglieri della divisione lombarda. Nell'aprile 1849 le truppe comandate da Alfonso La Marmora intervennero per sedare i moti nella città di Genova. Con il trascorrere degli anni aumentò il numero dei battaglioni: 10 nel 1852, 16 nel 1859. Nel 1856 fu creata la carica di "ispettore del corpo dei bersaglieri", con le attribuzioni dei comandanti di brigata. Nel 1854 furono impegnati nella guerra di Crimea, prima "missione all'estero" di truppe italiane dove morì lo stesso Alessandro La Marmora.









Decalogo di La Marmora:
  • Obbedienza
  • Rispetto
  • Conoscenza assoluta della propria carabina
  • Molto esercizio di tiro
  • Ginnastica di ogni genere sino alla frenesia
  • Cameratismo
  • Sentimento della famiglia
  • Rispetto alle leggi e onore al Re
  • Amore alla Patria
  • Fiducia in sé stessi sino alla presunzione.

La fanfara

La fanfara dei Bersaglieri nacque con la loro prima compagnia il 1º luglio 1836, quando un reparto uscì dalla caserma Ceppi di Torino con strumenti a fiato assieme alle armi: «…marciavano in testa dodici soldati colla carabina sulla spalla sinistra, tenendo nella destra corni da caccia con cui suonavano una marcia allegra, vivace e tale da far venire la voglia di correre anche agli sciancati…» (Quarenghi)
Da allora i bersaglieri non possono partecipare ad una sfilata in assenza della fanfara e l'atto costitutivo del 18 giugno 1836 stabilisce che per ogni compagnia vi siano 13 trombe ed un caporale trombettiere. La riunione per l'addestramento musicale dei trombettieri delle varie compagnie diede origine alla fanfara di battaglione, che in pochi anni divenne un reparto autonomo, mentre le singole compagnie continuarono a disporre di propri trombettieri. Alle trombe si sono aggiunti con il tempo altri strumenti a fiato.
Oggi è l'unica banda al mondo ad esibirsi a passo di corsa. L'uso deriverebbe, secondo la tradizione popolare, dall'ingresso in Roma, alla breccia di Porta Pia, che doveva effettuarsi a passo di carica, ma che invece divenne spontaneamente una corsa dei soldati.
Oltre alla fanfara della Brigata bersaglieri "Garibaldi", il 3º, il 6º, il 7º e l'11º Reggimento bersaglieri hanno una propria fanfara.

L’inno

L'inno dei bersaglieri è stato composto nel 1860 dal giovanissimo ufficiale del bersaglieri Giulio Ricordi con testo del poeta Giuseppe Regaldi. Nel 1862 Pietro Luigi Hertel ne fece una versione titolata "Flik Flok". L'arrangiamento attuale fu nel 1886 del maestro Raffaele Cuconato come "Marcia dei Bersaglieri".

L'uniforme

I bersaglieri hanno le stesse dotazioni e indossano la medesima uniforme della fanteria dell'Esercito Italiano, fatta eccezione per alcune tradizionali e distintive caratteristiche proprie della specialità.

Il cappello

Si utilizza in occasione di servizi armati d'onore e di parata, quando di ronda o di picchetto e con la grande uniforme.
È il più riconoscibile emblema del Corpo, il simbolo più sentito delle sue tradizioni, secondo in questo solo al tricolore.
La Marmora nel concepire la divisa dei bersaglieri volle il cappello con il piumetto, affinché rappresentasse plasticamente ardore ed impeto, prontezza nello slancio e resistenza nella corsa. 
Si utilizza in occasione di servizi armati d'onore e di parata, quando di ronda o di picchetto e con la grande uniforme. 
È il più riconoscibile emblema del Corpo, il simbolo più sentito delle sue tradizioni, secondo in questo solo al tricolore.
La questione invece del piumaggio è stato adottato per un fatto mimetico.
Il piumetto (termine tecnico per indicare l'intero piumaggio) è composto di piume ancor oggi spesso naturali, anche se sono ammesse quelle sintetiche. A suo tempo si disse che la provenienza del piumaggio fosse dalle piume del Gallo Cedrone. La truppa adoperò principalmente piume di cappone nero e gli ufficiali, a distinzione, ebbero il pennacchietto di più pregiate piume di struzzo colorate in verde.
Poi, sempre per una questione mimetica, il colore e la lunghezza delle piume venne unificato.
Attualmente il Cappello Piumato non è più utilizzato in azioni militari, ma è utilizzato solo in alta uniforme e nelle parate.
I bersaglieri montano le caratteristiche piume sui loro elmetti grazie ad un apposito accessorio, il porta piumetto introdotto a partire dal Mod. 31/33 agganciato al bordo inferiore destro della calotta. Cappello, casco coloniale o elmetto che fosse, il piumetto non ha mai abbandonato i bersaglieri se non durante la prima guerra mondiale quando. tra il settembre 1915 e gli ultimi mesi del 1917, su ordine del generale Cadorna che venissero temporaneamente dismessi piumetti e penne alpine dalla zona del fronte. Il piumetto tattico montato oggi sugli elmetti ha dimensioni ridotte (50 piume).

Il piumetto

La Marmora nel concepire la divisa dei bersaglieri volle il cappello con il piumetto, affinché rappresentasse plasticamente ardore ed impeto, prontezza nello slancio e resistenza nella corsa.
Gli ufficiali che in origine per distinguersi impiegavano penne di colore verde chiaro, uniformarono nel 1871 il colore delle loro penne con quelle nere della truppa.
Il piumetto è formato da 132 penne nere naturali di cappone di varia lunghezza che assumono colore verde bronzeo, iridescente, fissate ad un gambo metallico.
I bersaglieri montano le caratteristiche piume sui loro elmetti grazie ad un apposito accessorio, il porta piumetto introdotto a partire dal Mod. 31/33 agganciato al bordo inferiore destro della calotta. Cappello, casco coloniale o elmetto che fosse, il piumetto non ha mai abbandonato i bersaglieri se non durante la prima guerra mondiale quando, tra il settembre 1915 e gli ultimi mesi del 1917, su ordine del generale Cadorna, vennero temporaneamente dismessi piumetti e penne alpine dalla zona del fronte. Il piumetto tattico montato oggi sugli elmetti ha dimensioni ridotte (50 piume).

Il fregio

Il fregio della specialità, lo stesso dal 1848, rappresenta un corno con nappe poggiato su due moschetti incrociati; al centro del corno una granata con collo; sormontata da una fiamma a sette lingue ripiegate a sinistra (a destra per chi guarda) inclinata e fuggente, come mossa dal vento della corsa dei bersaglieri, sinonimo di impeto e velocità.
Al centro della granata trova posto il numero del Reggimento in cui si presta servizio.

Fregio sul cappello

Sul cappello il fregio si compone di una coccarda tricolore in rayon di circa 8 cm su cui viene posto il trofeo in metallo dorato, alto circa 6,8 cm e largo 6,2 cm. Completa il fregio l'applicazione di un dischetto bombato (definito pulce) anch'esso di metallo dorato sul quale si trova, inciso e smaltato di nero, il numero del Reggimento.

Il basco

Il basco è il copricapo base di tutto l'Esercito dagli anni '80 del secolo scorso. L'uso generalizzato del basco iniziò nell'Esercito Italiano intorno agli anni '60. I bersaglieri, tuttavia, non ebbero inizialmente tale copricapo, utilizzando invece, quando non era prescritto il cappello piumato, il fez (personale di truppa) o la bustina kaki o il berretto rigido (sottufficiali e ufficiali). Soltanto nei primi anni '70, con l'adozione dei nuovi baschi con fregio a sinistra, ai sottufficiali ed agli ufficiali dei bersaglieri venne assegnato il basco di colore nero, proprio delle truppe corazzate, mentre il personale di truppa mantenne il fez. A partire dagli anni '90 il basco venne esteso anche ai graduati di truppa in servizio permanente. Il 19 giugno 2011 a Torino, in occasione della 59ª adunata nazionale dei bersaglieri, venne presentato un nuovo basco, palesemente ispirato a quello delle fanterie britanniche: di colore nero, aveva una sotto-pannatura cremisi in corrispondenza del fregio, un piumino nero sul lato sinistro, mentre il nastro era di colore azzurro. Tale copricapo, oltre a essere completamente estraneo alle tradizioni bersaglieresche, venne esteso anche ai militari di truppa al posto del tradizionale fez. Come è facilmente intuibile, ciò suscitò le rimostranze dei vecchi bersaglieri e di chi era affezionato alla storia e alle tradizioni del corpo. Nel 2015 lo Stato Maggiore dell'Esercito corse ai ripari: fu così ripristinato il fez per la truppa, mentre al nuovo basco, previsto per i soli VSP, sottufficiali e ufficiali, venne tolto il piumino (non il sotto-panno cremisi e il nastro azzurro).

Il fez

Tra i copricapi tradizionali vi è il fez, la cui origine risale alla Guerra di Crimea (1855) quando gli Zuavi, reparti speciali del Corpo di spedizione francese, entusiasmati dal valore dei bersaglieri (battaglia della Cernaia), offrirono il loro copricapo, il fez, in segno di ammirazione. Prima del fez, i bersaglieri usavano come copricapo da fatica, un berretto di lana, di colore turchino, lungo, che terminava in un fiocco cremisi.

Altre dotazioni

Il cordone verde

Il cordone verde (chiamato anche Garibaldina) servì in origine a sostenere la fiaschetta della polvere da sparo (che cadeva sul fianco destro) fino a quando non entrò in dotazione la cartuccia completa. Servì anche per le trombette ed i corni e per il fischietto in legno nero di dotazione. Attualmente viene indossato con l'uniforme per i servizi speciali e d’onore.

I guanti

I guanti neri vennero adottati nel 1839, in sostituzione di quelli inizialmente previsti di colore blu scuro come la divisa, che perdevano il colore. I Bersaglieri indossano sull'Uniforme da cerimonia e quella per i Servizi armati di parata e d'onore guanti neri anziché quelli bianchi utilizzati invece dalle altre Armi, Corpi e Specialità dell'Esercito.

Le fiamme

Il colore cremisi distintivo dei Bersaglieri compariva nelle mostreggiature e filettature della prima giubba di panno azzurro-nero della truppa, e nelle spalline, colletto, bande e manopole degli Ufficiali. Oggi è conservato nelle fiamme a due punte indossate sul colletto.

Il foulard cremisi

Con l'uniforme da combattimento e quella per servizi armati i bersaglieri indossano un fazzoletto da collo di colore cremisi (oppure azzurro quando impegnati in missioni ONU). Nei teatri operativi all'estero il foulard è sostituito dalla sciarpa a rete. Quello in dotazione, di cotone in tinta unita ha forma triangolare e dimensioni di 70 cm per 35 cm.

….La guerra all’Ucraina ci deve insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….

La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a dare la pace per scontata:
una sorta di dono divino 
e non, un bene pagato a carissimo prezzo dopo due devastanti conflitti mondiali.  

….Basta con la retorica sulle guerre umanitarie e sulle operazioni di pace. 
La guerra è guerra. Cerchiamo sempre di non farla, ma prepariamoci a vincerla…

(Fonti: Web, Google, Wikipedia, You Tube)

































L'autore del blog sul Cellina Meduna (1977)


1975-77: l'autore del blog presso la caserma Martelli di Pordenone.












 

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