venerdì 2 febbraio 2024

OPERAZIONE “ALLIED FORCE”, 27 MARZO 1999: L’F-117 DELL’USAF ABBATTUTO SU BELGRADO PILOTATO DAL T.COL. Darrell Patrick "Dale" Zelko DECOLLATO DA AVIANO (in Friuli).







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OPERAZIONE “ALLIED FORCE”

Si era alla quarta notte dell’Operazione NATO Allied Force e tutto era pronto per l’entrata in azione dei velivoli stealth F-117 Nighthawk, i famigerati “aerei invisibili” che avevano dato grande prova di sé nel corso della Guerra del Golfo, entrando furtivamente nello spazio aereo del dittatore Saddam Hussein, sorvolando indisturbati Baghdad e colpendo i bersagli con precisione micidiale: nessuno, prima delle esplosioni, si accorse di nulla.
Base Usaf di Aviano, il sole sta tramontando ed era ancora il turno del fiore all’occhiello dell’USAF. 



Fra gli F-117 schierati in Italia vi era anche quello con il numero di serie 82-0806, callsign Vega 31, pilotato dal tenente colonnello Darrell P. Zelko, veterano delle missioni sull’Iraq. 
Per il pilota Zelko quella doveva essere la terza sortita dall’inizio delle ostilità, quelle ostilità che lo portavano per la terza notte di fila a bombardare la “sua” Jugoslavia (Zelko non è un cognome americano).
Le missioni di questo tipo venivano normalmente condotte in questo modo: da Aviano decollava una formazione standard comprendente diversi aerei da guerra elettronica EA-6B Prowler e da F-16 armati di missili antiradar HARM, il tutto per dare copertura ECM-ECCM a tre F-117, armati di due bombe “a guida laser” Paveway ciascuno, destinate a colpire alcuni reparti terrestri dell’esercito serbo. 
Quella sera, purtroppo, la missione andò diversamente e i tre F-117 dovettero fare tutto da soli, perché sia i Prowler che gli F-16 dovettero restare a terra causa maltempo e per poter coprire un volo successivo di alcuni bombardieri B-2 Spirit in arrivo dagli Stati Uniti, decollati direttamente dal Missouri. 
Del senno del poi ne sono pieni i fiumi e possiamo dire che mandare i tre F-117 senza copertura ECM sia stata una scelta scellerata, ma c’è da dire che i Nighthawk avevano già dato un’ottima prova di sé in passato, lasciando credere che anche contro “quattro scappati di casa” non ci sarebbe stato alcun pericolo. 
Molto meglio coprire i B-2, sia perché costavano circa 2,1 miliardi di $ l’uno, sia perché era la prima volta che li usavano in guerra. 
Lasciata quindi a casa la scorta, Zelko e i suoi due compagni decollarono facendo rotta verso la Serbia: le uniche cose su cui potevano fare affidamento erano gli infiniti studi condotti nell’Area 51 del deserto del Nevada per garantire l’invisibilità del loro velivolo, utilizzando una mano di vernice nera contenente ferrite e la notte più scura. 
A tutto ciò si aggiungeva un piano di volo preparata con cura: gli aerei avrebbero dovuto volare a bassa quota attraverso valli e montagne, procedendo a zig zag e compiendo virate ad alti angoli di attacco. Tutto molto bello se non fosse che pilotare un F-117 in questo modo non fa altro che aumentare la visibilità ai radar del velivolo, esponendo alle antenne radar nemiche superfici ampie e variabili. A questo si aggiunga la scarsa manovrabilità del “Nighthawk”, tanto meno per quanto concerne la stabilità in volo.
La visibilità dell’F-117 di Zelko aumentò ancora di più alle 19,40 di quella sera, quando a circa 30 secondi dal suo obiettivo – nei pressi di Belgrado – il pilota spinse il bottone per aprire le stive del suo bombardiere. Questa delicata fase, che dura pochi secondi, giusto il tempo di sganciare le bombe-laser e richiudere tutto, rendeva l’F-117 molto più vulnerabile, non tanto ai missili a guida radar attiva e a quelli semi-attiva che non avrebbero avuto comunque il tempo di agganciare il target, quanto ad un eventuale postazione antiaerea pronta, ben addestrata e che non aspettava altra ghiotta occasione. 


La postazione in questione era quella del 3° battaglione della 250ᵃ Brigata Missilistica Antiaerea comandata dal tenente colonnello Zoltan Dani, dotata di una batteria di missili SAM di produzione russa S-125 Neva e di un radar di preallarme P-18 “Spoon Rest-D”, operante sulla frequenza VHF a 150 MHz; questo sistema era capace di rilevare un aereo entro le 200 miglia nautiche (ma non un F-117). 
I serbi, però, scoprirono che impostando il sistema su di una frequenza molto più bassa (e quindi su una lunghezza d’onda molto più ampia), questo radar diventava capace di rilevare gli aerei stealth ma non prima che questi fossero a 15 miglia nautiche dalla postazione. 15 miglia nautiche sono veramente poche – a ca. 800 km/h le si percorre in circa 2 minuti – ma non poi così poche se hai la fortuna (o il suggerimento) di conoscere la rotta dell’aereo che hai necessità di abbattere.
Bisogna infatti sapere che quello che accadde quella sera non fu assolutamente frutto del caso, anzi: i serbi volevano fare quello che hanno poi fatto; l’USAF (come vedremo) li avevano anche messi nelle condizioni di farlo. L’esercito serbo infatti stava in tutti i modi cercando un modo per colpire duramente le operazioni della NATO perché, oltre a non essere stata approvata ufficialmente dal consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, anche l’opinione pubblica USA si era schierata contro la guerra che Clinton aveva avviato: in quell’ottica i serbi speravano che un eventuale abbattimento di un velivolo statunitense avrebbe potuto ribaltare la situazione a loro favore. Ovviamente, la preda più ambita all’epoca dei fatti era il mitico F-117, per il quale vennero predisposte imboscate e piani specifici per affrontarli. A questo si aggiunge la stupida compiacenza e presunzione dell’Usaf, che non solo fece volare tre F-117 senza scorta e copertura ECM. Come noto, l’F-117 non utilizzava un suo radar ed era tutto tranne che un agile velivolo da combattimento; anzi, era un mezzo camion da pilotare! Inoltre, per tre notti consecutive, furono fatti volare lungo la stessa identica rotta!
A questo è notorio che in Italia erano appostati diversi informatori serbi che non persero un minuto per far sapere ai loro amici di là dall’Adriatico che erano decollati tre aerei neri soli soletti e senza il supporto dei Prowler e degli F-16; come se non bastasse, i serbi monitoravano le comunicazioni radio statunitensi e alleate sulle frequenze UHF e VHF per lo più non criptate. 
Ah, se non bastasse, avevano anche intercettato l’A.T.O. (Air Tasking Orders) del piano Nato fra piloti occidentali e gli aerei radar E-3 Awacs avendo così accesso alle informazioni operative: sapevano che l’attacco stava arrivando, conoscevano la rotta generale e sapevano che gli F-117 avrebbero volato senza alcuna copertura ECM.

Zoltan Dani e ai suoi radar occultati per individuare gli F-117

Come noto, il sistema sovietico P-18 era un radar di preallarme e non aveva la capacità di guidare i missili verso il bersaglio. 





Per questo il sistema d’arma S-125 si avvaleva di altri tre radar, il P-15, il SNR-125 Low Blow e il PRV-11 Side Net:
  • il P-15 era un radar per l’acquisizione di bersagli in banda C, capace di rilevare un aereo da caccia fino a 150 miglia (contro gli F-117 era completamente inutile). Non era in grado di rilevarli, nemmeno se l’aereo gli stesse volando sopra;
  • l’SNR-125 era il radar di controllo del tiro, destinato a guidare i missili sui loro obiettivi; aveva due modalità di funzionamento per rilevare gli aerei, basate su due diverse bande radar ed era capace di rilevare e tracciare un aereo da caccia tra 25 e 50 miglia di distanza, a seconda della modalità di funzionamento e delle condizioni; 
  • il PRV-11, veniva utilizzato come “rilevatore di quota” per ottenere una lettura accurata dell’altitudine di un obiettivo.
Questi tre antenne radar erano accoppiate ad una batteria lanciamissili quadrupla di missili V-600, un missile SAM a combustibile solido e due stadi, con una gittata massima di 15 miglia e una portata minima di ingaggio di poco più di un miglio. 
Questi datati missili non erano certamente l’ultimo ritrovato tecnologico e il sistema non era certamente un sistema mobile visto che per riposizionare la batteria erano necessari almeno 150 minuti. 
Ad ogni buon conto, il tenente colonnello Zoltan Dani era riuscito ad addestrare i suoi uomini per compiere questa operazione in appena 90 minuti dando loro la capacità di organizzare imboscate, apparendo come per magia lungo quella che fino a poco più di un’ora prima sembrava una rotta sicura e libera da batterie antiaeree.
Nei tre giorni precedenti i serbi avevano già provato a tendere una trappola ai velivoli stealth statunitensi: conoscendo le rotte degli F-117, il sistema P-18 avrebbe rilevato gli aerei nemici quando fossero entrati in un raggio di 15 miglia dalla postazione e, a quel punto, quando l’aereo sarebbe stato sufficientemente vicino, sarebbe stato attivato il radar SN-125 puntato direttamente verso la direzione d’arrivo dell’F-117. Non potevano farlo prima perché altrimenti sarebbe stato rilevato dai Prowler per poi essere a loro volta annientati da un missile antiradar; comunque, in nessuna delle tre occasioni precedenti, l’SN-125 era riuscito né a rilevare né tantomeno ad agganciare il Nighthawk.
Poi però ci mise lo zampino la dea bendata (o la sfiga, dipende da che lato guardate la storia)…
Si arriva così alla quarta sera: di nuovo, conoscendo rotta e orario presunto di arrivo degli F-117, i serbi attivano il P-18 a frequenza bassissima e rilevano l’aereo in avvicinamento. A quel punto accendono il sistema SN-125 e, esattamente come le tre sere precedenti: nulla! Ve l’avevano detto che era invisibile. Ma aspetta, non ci sono i Prowler, facciamo così, riaccendiamo il radar, sai mai: fu in quel frangente che Zelko aprì gli sportelli delle bombe facendo diventare l’F-117 un discreto specchio volante e fornendo purtroppo un buon bersaglio agli SN-125 che nel frattempo erano stati riaccesi, agganciando l’aereo a 5 miglia di distanza senza farselo ripetere una seconda volta. In quel preciso istante Dorde Ancic spinse il pulsante rosso e lanciò due missili SAM, tutti e due diretti verso Zelko. 
L’F-117 non era dotato di ricevitore d’allerta da radiofrequenza radar (in inglese RWR, Radar Warning Receiver, un sistema che ti avvisa se sei stato agganciato e se ti stanno sparando addosso) ma Zelko non potè fare a meno di notare due cosi luminosi e molto veloci che saettavano nella notte verso di lui.
Il primo SAM gli volò accanto, vicinissimo ma lo mancò e senza che la sua spoletta di prossimità fosse attivata, probabilmente a causa della forma e dei materiali del 117. Discorso diverso per il secondo missile che, pur non colpendo l’aereo esplose nelle sue vicinanze, investendolo con oltre 4.000 frammenti di tungsteno, strappandogli l’ala sinistra e rendendo il velivolo della Lockheed nient’altro che un costosissimo sasso verniciato di nero. Un sasso che si schiantò a terra in un campo vicino al villaggio di Budanovci.
Incredibile ma vero, un gruppo di soldati serbi, armati con un vecchio sistema missilistico sovietico degli anni ’60 erano riusciti ad abbattere in malo modo un gioiello tecnologico della NATO!
Zelko, dopo aver irrimediabilmente perso il controllo del velivolo, sottoposto a forze superiori ai 7g, riuscì comunque ad ejettarsi e ad attivare la radio di sopravvivenza già durante la fase di discesa. Quest’ultima però non utilizzava alcuna frequenza criptata e Zelko era certo che a terra avrebbe trovato un gruppo di soldati serbi “leggermente inc..”… 
Si nascose in un canale di scolo, dal quale riuscì ad entrare in contatto radio con l’equipaggio di un KC-135 che aveva visualizzato da lontano l’esplosione. A quel punto venne mandata sul luogo un’unità di ricerca e soccorso SAR composta da tre elicotteri, due MH-53 e un MH-60.
Nonostante dagli Stati Uniti fosse partito l’ordine di tenere la notizia di questo clamoroso abbattimento segreta, entro la mattina successiva questa aveva già fatto il giro del mondo: le foto del prezioso aereo invisibile schiantato a terra erano dappertutto, specialmente quelle nelle quali si vedevano dei contadini che ballavano sopra di esse. 
Zoltan Dani e il suo battaglione vennero acclamati come eroi in Jugoslavia e Milosevic prese la palla al balzo dando il via ad una intensa campagna propagandistica per cui fece stampare migliaia di volantini con i quali si scusava con gli Stati Uniti per aver tirato giù come un piccione la loro punta di diamante. Ad aumentare il senso di scherno nei confronti degli Stati Uniti vi era il fatto che l’F-117 era stato abbattuto utilizzando un sistema missilistico sovietico degli anni ’60.
Ovviamente, specialmente se lo confrontiamo con i moderni aerei di quinta generazione come il Raptor o l’F-35 Lightning II, nel 1999 l’F-117 era già obsoleto: per quanto a bassa visibilità non aveva un suo radar e non era armato con missili di autodifesa. Le controversie su come i serbi potessero conoscere così bene le rotte degli aerei NATO (si dice che fuori dalla base di Aviano, fra i fotografi e i curiosi, ci fossero numerose spie serbe, pronte a segnalare i decolli) e su come il radar del Neva sia stato modificato per operare a onde lunghe sono ancora irrisolte (e molte informazioni sono tutt’ora top secret) ma rimane il fatto che gli Stati Uniti avevano commesso una lunga serie di errori grossolani, per lo più imputabili alla loro sicumera.
Alla fine Zoltan Dani si prese il merito dell’abbattimento e Dorde Ancic da anni conduce una crociata per prendersi un po’ di quel merito. 
Molti pezzi di quell’F-117 sono attualmente esposti in un museo a Belgrado mentre i pezzi che mancano… beh, a quanto pare sono stati venduti a Russia e Cina per lo sviluppo delle proprie tecnologie stealth e anti-stealth.
A questo infine si aggiunge un po’ di mistero: c’è chi sostiene che dietro questa storia ci sia lo zampino dell’intelligence cinese, il che collegherebbe questo fatto al successivo bombardamento “involontario” statunitense dell’ambasciata cinese di Belgrado.

L’UFFICIALE SERBO COMANDANTE DELLA 250ᵃ BATTERIA MISSILISTICA DI S-125 PECHORA

Zoltán Dani (Kovin, 23 luglio 1956) era un ufficiale serbo, membro dell'Esercito Jugoslavo, noto al pubblico per essere stato al comando batteria anti-aerea della 250ᵃ Brigata Missilistica che abbatté un F-117 dell'USAF con un missile S-125 durante la Guerra del Kosovo.




Al 2021 è l'unico caso di abbattimento confermato di un velivolo stealth.
Zoltán Dani, di etnia ungherese (in ungherese: Dani Zoltán), è un ex colonnello dell'esercito iugoslavo e fu il comandante della III batteria (composta da 200 uomini) della 250.ma Brigata Missilistica (antiaerea) che, durante il bombardamento della Jugoslavia da parte della NATO, riuscì ad abbattere un F-117 Nighthawk della USAF, vicino al villaggio di Buđanovci, il 27 marzo 1999).
Ha terminato il servizio attivo nelle Forze Armate il 01 settembre 2004 ed ha intrapreso l'attività di panettiere nel villaggio nativo di Skorenovac. Ogni anno, il 27 marzo, nell'anniversario dell'abbattimento dell'F-117, Dani riunisce i suoi ex commilitoni della III batteria della 250.ma Brigata Missilistica jugoslava ed offre loro una torta a forma dell'aereo abbattuto.
Nel 2022 si è candidato nelle file del Partito Socialista di Serbia per le elezioni politiche ed il 01 agosto 2022 ha assunto la carica di parlamentare.
Dani ha preso parte al film documentario The Second Meeting, dove ha incontrato Dale Zelko, il pilota dell'F-117 che aveva abbattuto.
Secondo quanto dichiarato poi alla stampa dallo stesso Zoltán Dani, l'abbattimento del moderno (e "invisibile") aereo NATO fu un risultato ottenuto applicando una ben precisa strategia di difesa contro lo strapotere tecnologico nemico. L'aereo venne abbattuto usando un vecchio missile (modificato) di fabbricazione sovietica SA-3 Goa, un vecchio modello di radar (detto "Knife Rest”) e una ben studiata tattica. Questa tattica includeva un addestramento completo per la truppa, uso di metodi tradizionali di comunicazione telefonica via cavo, per evitare di essere facilmente intercettati e individuati dal nemico in volo, accorgimenti vari, tra cui veloci informazioni fornite da spie con base attorno agli aeroporti italiani che segnalavano il decollo degli aerei statunitensi, e che permettevano un ridotto utilizzo dei radar per evitare la possibilità della loro scoperta tramite i dispositivi per la guerra elettronica in cui la NATO era superiore, continui spostamenti delle postazioni missilistiche che ne rendevano difficile la localizzazione).
Dani afferma di aver abbattuto con la stessa tecnica anche un F-16, che però la NATO dichiara di aver perso per cedimento meccanico.









LE MOTIVAZIONI ALLA BASE DELL’OPERAZIONE "ALLIED FORCE"

Nel marzo 1999, la NATO, guidata dagli Stati Uniti, iniziò l'Operazione Allied Force, attaccando la Jugoslavia a causa di orrendi crimini contro l’umanità e stupri etnici in Kosovo. 


Più di 1.000 velivoli multiruolo dei membri dell'alleanza attaccarono la Jugoslavia e tra loro c'era l’F-117 Nighthawk che già aveva avuto il battesimo del fuoco durante l'invasione di Panama nel 1989, oltre a partecipare attivamente agli intensi combattimenti durante la Guerra del Golfo nel 1991. Circa 1300 sortite di combattimento furono effettuate dai velivoli stealth in Medio Oriente. Nonostante fosse stato presentato al pubblico già nel 1988, si sapeva ancora poco del velivolo. Solo nel 1992 furono trasferiti dalla base di Tonopah, nel mezzo del deserto del Nevada, poco distante dall'Area 51, alla base aeronautica di Holloman nel New Mexico. 
Nonostante tutta l'esperienza operativa con l'aereo, l'imprevisto si verificò il 27 marzo 1999. Durante una missione di bombardamento, l'F-117 registrazione 82-0806, nominativo Vega 31 e pilotato dal tenente colonnello Darrell Patrick "Dale" Zelko fu abbattuto da un missile terra-aria (SAM) di un sistema sovietico S-125 Pechora.
Insieme al B-2 Spirit, l'F-117 era la punta di diamante dei bombardieri americani nell'area, quasi immune ai radar. 
Zelko si eiettò e sfuggì alla cattura da parte di diversi militari e civili che lo avevano inseguito e venne salvato dalle squadre di ricerca e salvataggio in combattimento CSAR dell'USAF la mattina successiva. 
Successivamente è stato rivelato che il comandante della batteria, il colonnello Zoltán Dani, aveva modificato i sistemi dell'apparecchiatura per migliorare la capacità di rilevamento e il tempo di ingaggio. Inoltre, altri fattori avevano contribuito all'abbattimento dell'F-117 del tenente colonnello Zelko. 
La prima era che nella notte del 27 marzo non vi erano jet da guerra elettronica EF-111 Raven o EA-6B Prowler ad interferire con i SAM presenti nell'area. Pur trattandosi di un velivolo stealth, l'F-117 non è invisibile al 100% ai radar e lo stesso vale per qualsiasi velivolo stealth esistente, anche i più moderni. L'idea della furtività è di diminuire la distanza di rilevamento. 
Fonti riservate affermano che al momento in cui il jet di Zelko fu rilevato, le porte del vano bombe dell'aereo erano aperte, il che aveva aumentato la sua firma radar, consentendone l'identificazione dai sensori della batteria comandati da Zoltán Dani. Questo sarebbe il secondo fattore. 
Anni dopo, Zelko e Zoltán iniziarono ad avere contatti tramite lettere, si incontrarono e divennero buoni amici. Zeljko Mirkovic, un produttore che aveva già realizzato un documentario su Dani, ha prodotto un altro documentario sul loro incontro nel 2011, intitolato “Il Secondo Incontro”. 
Nel 2020, il tenente colonnello Charlie "Tuna" Hainline, un altro ex pilota dell'F-117, ha rivelato sul podcast Il Postbruciatore che l'esercito jugoslavo aveva persino colpito un altro Nighthawk durante la campagna della NATO nel 1999, dopo che Zelko era stato abbattuto. 
Hainline ha confermato che il suo gregario era stato colpito durante una missione di bombardamento contro le antenne di comunicazione. Con l'aereo danneggiato, aveva lottato per fare rifornimento in volo, riuscendo poi a riportare il velivolo alla base. 

IL FINTO RITIRO DALLA LINEA OPERATIVA DEGLI F-117

Nel 2008, tutti gli F-117 sono stati ufficialmente ritirati. Tuttavia, a differenza del più grande degli aerei dell'USAF, i jet non sono stati inviati al 309th Aerospace Maintenance and Regeneration Group (309th AMARG) presso la Davis-Monthan Air Force Base, il famoso cimitero di aeroplani dell'Arizona. Gli aerei sono stati rispediti a Tonopah per il "deposito di tipo 1000" dove sono stati conservati per eventuali necessità. 

Nonostante l'annuncio del ritiro dal servizio degli aerei stealth, ci sono stati molteplici avvistamenti segnalati negli anni. Più recentemente, l'Air Mobility Command dell'USAF ha emesso una notifica secondo cui tutti gli aerorifornitori KC-135 Stratotanker possono effettuare il rifornimento in volo con gli F-117. 
Il 19/02/2021, il fotografo Matt Hartman l'ha avvistato due F-117 sorvolano Los Angeles mentre accompagnavano un KC-135. Tra le apparizioni più inaspettate dei velivoli d'attacco c'è il dispiegamento di due velivoli nel Base aerea marina a Miramar, San Diego dove fu girato il film Top Gun (1986). 

L’INVIO DEI SOCCORSI AL “VEGA-31” ABBATTUTO

«Vega 31» è una sigla che ancora oggi fa fare brutti sogni ai generali in servizio ed ai veterani dell’aviazione militare sotto l’«ombrello» Usa-Nato. È infatti il nome in codice dell’identificativo radio dell’unico jet da combattimento «stealth» (invisibile ai radar, ma solo in teoria come poi dimostrarono i fatti) abbattuto finora nella storia militare mondiale.
«Vega 31» era un cacciabombardiere F-117 (velivolo utilizzato solo dall’Usaf, l’aviazione militare statunitense) pilotato dal tenente colonnello Darrell Patrick "Dale" Zelko e decollato da Aviano (Friuli) la sera del 27 marzo 1999.
Poco dopo aver sganciato le sue due bombe nei pressi di Novi Sad (Serbia settentrionale, circa 100 Km a ovest di Belgrado) in quella che per lui, veterano della Guerra del Golfo, doveva essere una missione di routine, sulla rotta di ritorno in Italia, nell’area di Budanovci, sempre in Serbia, visse un’esperienza che la «garanzia stealth» avrebbe dovuto evitargli. I radar della 250ª Brigata missili anti aerei dell’esercito yugoslavo intercettarono il suo F-117, facendo così partire istantaneamente un gruppo di missili S-125 «Neva» (Sa-3 Goa nei codici Nato). 
Purtroppo, non ci fu scampo. 
Zelko dovette azionare il sistema di espulsione del suo seggiolino e riuscì ad inviare alle forze alleate un «sos» con la sua radio portatile mentre nella notte scendeva appeso al paracadute nelle campagne di Ruma. L’Ungheria a nord o la Romania ad est erano distanti almeno 130 Km e l’«impresa» che fino ad allora era ritenuta impossibile da chi aveva progettato il F-117, realizzata dai tenenti colonnello Zoltan Dani e Dorde Anicic, scatenò in brevissimo tempo la caccia all’uomo con gruppi di soldati, cani da fiuto e cellule fotoelettriche montate sui camion dell’esercito yugoslavo.
Dal 24 marzo al 10 giugno furono per l’Italia mesi di guerra, con gli spazi aerei chiusi per le operazioni militari e reparti della Nato dislocati su tutta la costa est della Penisola e i missili antiaerei piazzati sul Monte Conero (AN) e all’aeroporto di Bari - Palese. 
Tutte le basi militari pugliesi erano in prima linea e a Brindisi operava la «Joint Special Operations Task Force 2» dell’Usaf con gli equipaggi da ricerca e soccorso «Combat Sar» a bordo degli elicotteri MH-53 e MH-60. Tre elicotteri con i loro team già a bordo erano già stati inviati in preallerta, nel tardo pomeriggio, sulla base aerea di Tuzla (Bosnia Erzegovina). Da lì i tre «commando», agli ordini del tenente colonnello Stephan J. Laushine, volarono a bassissima quota nella notte fino a Ruma (i piloti erano equipaggiati con i visori notturni ed evitarono per un soffio l’impatto con cavi di alta tensione delle linee elettriche) e riuscirono a recuperare e riportare a Tuzla il pilota abbattuto, poco prima che le pattuglie serbe riuscissero a catturarlo.

IL RIMPATRIO DEL PILOTA STATUNITENSE “ZELKO”

Zelko fu poi rimpatriato da Aviano e i pezzi del suo F-117 non più «invisibile» suddivisi fra russi e cinesi per carpire alle industrie belliche statunitensi i «segreti» della tecnologia «stealth».









La notte del 7 maggio successivo un bombardiere «stealth» B-2 bombardò «per errore» l’ambasciata della Cina a Belgrado (9 le vittime). L’F-117 fu poi radiato dai reparti dell’Usaf nel 2008, e l’ex comandante serbo Dani oggigiorno fa il panettiere. Con il «suo» pilota abbattuto si sono incontrati a guerra finita per una «rimpatriata» fra ex nemici.

IL RADAR SOVIETICO CHE HA CONTRIBUITO ALL’ABBATTIMENTO DELL’F-117 NIGHTHAWK

Il P-18 o 1RL131 Terek (indicato anche con il nome in codice NATO "Spoon Rest D" in occidente) è un radar VHF 2D sviluppato nell'ex Unione Sovietica.

Il radar di allarme rapido P-18 era uno sviluppo del precedente radar P-12; il radar P-18 fu accettato in servizio nel 1970 dopo il completamento con successo del programma. Il P-18 venne sviluppato dall'SKB Design Bureau, una divisione dello stabilimento statale n.197 che prendeva il nome da VI Lenin che sviluppò il precedente P-12, il predecessore dell'attuale Istituto di ricerca di ingegneria radiofonica di Nizhny Novgorod (NNIIRT). Nel 1979 un nuovo radar IFF secondario, l'1L22 "Parol", entrò in servizio per integrare il P-18, a differenza del precedente radar secondario NRS-12 (NATO "Score Board") il nuovo interrogatore veniva trasportato su un camion separato. 
Il P-18 è ancora in servizio oggi ed è stato ampiamente esportato; molte aziende offrono opzioni di aggiornamento per migliorare le prestazioni e l'affidabilità del radar e per sostituire componenti obsoleti. NNIIRT offre un pacchetto di aggiornamento per il P-18 che include l'installazione di un trasmettitore e ricevitore allo stato solido, apparecchiature di soppressione automatica dello jammer nonché apparecchiature di elaborazione del segnale, test e interfaccia basate su PC. Queste varianti aggiornate del P-18 possono essere denominate P-18M, P-18-1 o P-18-2 a seconda del produttore, della modifica e della nazionalità del radar. 
Il P-18 è stato poi sostituito dal radar di sorveglianza VHF 1L13 "Nebo" nel 1984. Attualmente, una società russo-bielorussa fornisce aggiornamenti per i radar P-18. Anche la Retia, un'azienda ceca di elettronica civile e militare, ha sviluppato una propria modernizzazione fondamentale del P-18 sotto il nome ReVEAL. Ora è allo stato solido, digitalizzato e dotato del sistema IFF aggiornato, consentendo al tempo stesso di utilizzare anche l'IFF legacy. L'intera attrezzatura viene riconfezionata in un contenitore standard e già venduta in diverse decine di unità. 
Il P-18 condivide molte somiglianze con il precedente P-12NA e come il P-12 è montato su due telai di camion Ural-4320. Il P-18 presenta numerosi miglioramenti rispetto al P-12, tra cui maggiori prestazioni, precisione e affidabilità. Il radar è stato sviluppato per funzionare in modo indipendente o come parte di un sistema C3 che dirige SAM e aerei verso obiettivi ostili, il design montato su camion ha fornito al radar un'elevata mobilità. 
Il P-18 utilizza una singola antenna che esegue sia la trasmissione che la ricezione. L'antenna è composta da sedici antenne Yagi montate in gruppi di otto con una serie sopra l'altra. L'antenna radar è montata sul camion utilizzato per trasportarla migliorando la mobilità e il radar è inoltre dotato di un meccanismo che consente di modificare l'altezza e l'elevazione dell'antenna durante il funzionamento. L'azimut viene scansionato meccanicamente dall'antenna con una rotazione di 10 giri al minuto, il P-18 originale utilizzava tre indicatori, inclusi due indicatori di posizione in pianta oltre ad un A-scope di riserva. Come il P-12, il radar è dotato di controllo automatico della frequenza con quattro frequenze operative preimpostate, indicatore di bersaglio mobile per eliminare disturbi passivi e disturbi attivi, il radar può anche visualizzare le tracce di un altro radar a cui è stato accoppiato. Il P-18 originale utilizzava un trasmettitore con risonatore a cavità coassiale, un ricevitore a tubo a vuoto con preamplificatore a transistor e un duplexer a tubo a vuoto/diodo pin. Un radar secondario per l'IFF veniva generalmente utilizzato insieme al P-18, l'NRS-12 o il successivo 1L22 "Parol".
Esistono alcune modifiche e varianti del radar P-18 che gli consentono di essere ancora in uso e la maggior parte di esse estende sostanzialmente le capacità originali.
Lituania - P-18ML  – radar di sorveglianza VHF a lungo raggio terrestre Il P-18ML viene offerto come seguito modernizzato del suo prototipo, l'analogico P-18. Prodotto da una società lituana privata LiTak-Tak. 

Caratteristiche del radar:
  • massimo utilizzo dei componenti COTS;
  • trasmettitore a stato solido modulare, stabile e fail-soft;
  • apparecchiature di prova integrate;
  • non sono necessarie regolazioni particolari durante il funzionamento;
  • manutenzione ampiamente semplificata;
  • progettato per un costo di proprietà minimo.
Grazie alla modernizzazione, le prestazioni di rilevamento del radar sono state migliorate in modo efficiente. Il radar modernizzato offre funzionalità di tracciamento automatico e ricezione di dati da altri sensori radar. I dati possono essere scambiati su di una varietà di canali di comunicazione in formato approvato. È noto che il P-18ML è utilizzato dalle forze armate ucraine. 

Serbia - Durante lo sviluppo del set elettronico di modernizzazione per il radar P-12M è stato sviluppato il ricevitore dati digitale che potrebbe essere utilizzato sia per la modernizzazione del radar P-12 che P-18 da parte della società serba Iritel. Oggi quel set è utilizzato dall’aeronautica e dalla difesa aerea serba per i radar P-12 e P-18 modernizzati. Questo ricevitore dati consente l'uso del telecomando per radar tramite cavo ottico a distanze comprese tra 100 e 500 metri.

Russia - P-18-2 - Una modernizzazione del P-18.  - P-18T - Un P-18 aggiornato su un telaio KamAZ-43118. Il P-18 è stato utilizzato dall'Unione Sovietica dal 1970 e, sebbene da allora sia diventato obsoleto, è stato tramandato agli stati successori dopo la caduta dell'Unione Sovietica. Il radar continua a servire in molti stati esteri del terzo mondo che hanno ricevuto il P-18 dall'Unione Sovietica tramite esportazione. Molti P-18 sono stati aggiornati e continuano a svolgere ruoli militari e di controllo del traffico aereo in tutto il mondo. Il P-18 ha prestato servizio in diversi conflitti in Medio Oriente, Europa e Asia. Una caratteristica insolita del P-18 è la sua capacità di contro-stealth. Poiché il radar utilizza onde VHF di un metro di lunghezza, le caratteristiche di modellatura e i materiali assorbenti radar utilizzati sugli aerei stealth sono meno efficienti, consentendo ai radar basati su VHF di rilevare bersagli a una distanza maggiore rispetto ai radar a onde centimetriche o millimetriche contro cui sono ottimizzati gli aerei stealth. La presenza di un radar P-18 in Jugoslavia durante la guerra del Kosovo ha contribuito alla perdita di un F-117 Nighthawk statunitense durante il conflitto. 

IL MUSEO SERBO DEDICATO ALL’ABBATTIMENTO DELL’F-117

Il sistema di difesa aerea sovietico è apparso all'esposizione del Museo Militare di Belgrado, da cui è stato abbattuto l'aereo stealth americano F-117.

Il sistema missilistico antiaereo S-125 di fabbricazione sovietica Neva è entrato nell'esposizione del museo in onore della giornata di bombardamenti del 1999.




Ripensare la guerra, e il suo posto
nella cultura politica europea contemporanea,
è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti
a un disegno spezzato
senza nessuna strategia
per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali.
Se c’è una cosa che gli ultimi eventi ci stanno insegnando
è che non bisogna arrendersi mai,
che la difesa della propria libertà
ha un costo
ma è il presupposto per perseguire ogni sogno,
ogni speranza, ogni scopo,
che le cose per cui vale la pena di vivere
sono le stesse per cui vale la pena di morire.
Si può scegliere di vivere da servi su questa terra, ma un popolo esiste in quanto libero, 
in quanto capace di autodeterminarsi,
vive finché è capace di lottare per la propria libertà: 
altrimenti cessa di esistere come popolo.
Qualcuno è convinto che coloro che seguono questo blog sono dei semplici guerrafondai! 
Nulla di più errato. 
Quelli che, come noi, conoscono le immense potenzialità distruttive dei moderni armamenti 
sono i primi assertori della "PACE". 
Quelli come noi mettono in campo le più avanzate competenze e conoscenze 
per assicurare il massimo della protezione dei cittadini e dei territori: 
SEMPRE!
….Gli attuali eventi storici ci devono insegnare che, se vuoi vivere in pace, 
devi essere sempre pronto a difendere la tua Libertà….
La difesa è per noi rilevante
poiché essa è la precondizione per la libertà e il benessere sociale.
Dopo alcuni decenni di “pace”,
alcuni si sono abituati a darla per scontata:
una sorta di dono divino e non, 
un bene pagato a carissimo prezzo dopo innumerevoli devastanti conflitti.…
…Vorrei preservare la mia identità,
difendere la mia cultura,
conservare le mie tradizioni.
L’importante non è che accanto a me
ci sia un tripudio di fari,
ma che io faccia la mia parte,
donando quello che ho ricevuto dai miei AVI,
fiamma modesta ma utile a trasmettere speranza
ai popoli che difendono la propria Patria!
Violenza e terrorismo sono il risultato
della mancanza di giustizia tra i popoli.
Per cui l'uomo di pace
si impegna a combattere tutto ciò 
che crea disuguaglianze, divisioni e ingiustizie.
Signore, apri i nostri cuori
affinché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e finalmente il male sia vinto dal bene…

(Fonti: https://svppbellum.blogspot.com/, Web, Google, La Gazzetta del Mezzogiorno, Wikipedia, You Tube)
































 

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