martedì 15 dicembre 2020

1966-1996: gli esperimenti nucleari francesi a Mururoa dopo quelli effettuati nel deserto algerino


Moruroa, anche trascritto in Mururoa e storicamente chiamato Aopuni, è uno degli atolli che formano l'arcipelago Tuamotu della Polinesia francese ed è situato nell'Oceano Pacifico, esattamente agli antipodi de La Mecca. Subito dopo la caduta dell’Algeria, fra gli anni 1966 e 1996, è stato utilizzato dalla Francia come sito per test nucleari insieme al vicino atollo di Fangataufa.
L'atollo corallino di Mururoa è la punta di un vulcano estinto che si estende sotto il livello del mare fino a una profondità di 3000 metri. Il lento sprofondamento del vulcano, al ritmo di un millimetro all'anno, ha permesso la graduale crescita dei coralli nella zona di acque poco profonde, mentre la cima emersa del vulcano veniva erosa.
All'interno del vulcano, ad una profondità di circa 500 metri, sono state negli anni prodotte 138 esplosioni nucleari. È stato calcolato che ogni esplosione ha creato una sfera di roccia fratturata da 200 a 500 metri di diametro, a seconda dell'energia della bomba; la potenza accumulata dal 1975 a Mururoa corrisponde a 200 bombe del tipo di Hiroshima.


Esperimenti nucleari a Mururoa

Nel trentennio che andò dal 1966 al 1996, la Francia realizzò nei suoi territori polinesiani 179 esperimenti nucleari, di cui 41 atmosferici e 138 sotterranei.
L'atollo di Mururoa e quello vicino di Fangataufa furono per un trentennio il teatro di esperimenti nucleari francesi. Venne ufficialmente designato come sito per test nucleari dalla Francia il 21 settembre 1962 con la costruzione di numerose infrastrutture iniziata nel maggio 1963. L'atollo di Hao, situato a circa 450 chilometri a nord-est di Mururoa fu invece scelto come base di supporto per i test nucleari e per altre operazioni ad essi correlate.

Il primo test, al quale fu dato nome in codice Aldebaran, avvenne il 2 luglio 1966 quando venne fatta esplodere una bomba nucleare di 30 chilotoni, più potente della bomba all'uranio che sconvolse Hiroshima. Due anni dopo, nel 1968 fu la volta di una bomba H con potenza di mille chilotoni. Nel 1974 la Francia, a seguito di pesanti pressioni internazionali (soprattutto Nuova Zelanda ed Australia), abbandonò i test atmosferici che avevano caratterizzato il primo ventennio di esperimenti e iniziò quelli sotterranei trivellando il terreno dell'atollo e facendo detonare il materiale nucleare. Tale pratica creò molte polemiche per il timore diffuso che le radiazioni intrappolate nel sottosuolo potessero fuoriuscire contaminando il sottostante oceano e gli atolli vicini.


Un primo stop a questa pratica fu dato nel 1992 da François Mitterrand, il quale decise una moratoria sugli esperimenti, ma nel giugno 1995, soltanto un mese dopo il suo arrivo all'Eliseo, il presidente francese Jacques Chirac annunciò la ripresa degli esperimenti per consentire alla nazione francese di mettere a punto la tecnica della simulazione per poi bandire definitivamente i test nucleari. La decisione di Chirac suscitò reazioni durissime nell'area del Pacifico, ma anche nel resto del mondo. Fu soprattutto in Italia che nacquero accese polemiche, a seguito delle quali Chirac decise di annullare il vertice bilaterale in programma a Napoli in quel periodo. Nel 1996, dopo aver eseguito sei test degli otto previsti, il presidente francese Chirac annunciò la fine della campagna e appose la sua firma sul Trattato internazionale che vieta i test nucleari.
Le strutture presenti sull'atollo furono quindi smantellate nel 1996, a seguito dell'ultimo esperimento nucleare effettuato il 27 gennaio dello stesso anno. La Francia realizzò l'ultima esplosione atomica dal dopoguerra e fu l'ultimo paese a fermare gli esperimenti (che ancora proseguono al giorno d’oggi in Corea del Nord).


Circa un decennio dopo la fine degli esperimenti nucleari, un gruppo di ricercatori francesi dell'Istituto nazionale della Sanità e della Ricerca medica (Inserm) francese, capeggiati da uno dei suoi direttori, Florent de Vathaire, assicurò di aver stabilito, attraverso una ricerca compiuta su 239 casi di tumore, un forte legame fra le ricadute dovute agli esperimenti nucleari realizzati dalla Francia e il rischio di un cancro alla tiroide nella zona dell'atollo polinesiano. Il numero di tumori direttamente riconducibili agli esperimenti venne stabilito in una decina di casi, cifra elevata se registrata in un contesto abitativo di un atollo.
A seguito di questo studio compiuto da un organismo ufficiale francese, l'Aven, una delle associazioni che si batte da anni per il riconoscimento dei danni alla salute umana provocati dagli esperimenti, ha dichiarato che tale studio rende ancor più insopportabile la tesi del ministero della Difesa francese e del governo su quelli che hanno sempre definito "esperimenti puliti" e intollerabile il ricorso sistematico in appello contro le decisioni dei tribunali che indennizzano le vittime.
Secondo l'organizzazione Aven, inoltre, la Francia è uno degli ultimi paesi al mondo a riconoscere la nocività degli esperimenti nucleari, a differenza ad esempio degli Stati Uniti, dove la legislazione riconosce, dal 1988, 31 tipi di malattie fra cui 25 cancri, che possono essere provocati dagli esperimenti su persone presenti in un raggio di 700 chilometri attorno al punto zero. La ricerca riaprì le polemiche anche in paesi limitrofi come l'Australia e la Nuova Zelanda, da sempre contrari agli esperimenti francesi.
Una seconda organizzazione, Moruroa e Tatou, preparò un fascicolo da consegnare al ministro dei territori d'oltremare francese. Alcuni dati della ricerca evidenziarono che fra la popolazione di Tureia, l'atollo più vicino a Mururoa, dal 1999 furono registrati 7 decessi causati da tumore su 120 abitanti. L'incidenza dei morti per cancro fra la popolazione venne stabilita intorno al 34%, contro il 17% a livello nazionale.
Nonostante il governo francese abbia dichiarato che la zona della Polinesia francese è priva di ogni rischio ambientale e di inquinamento da radiazioni, l'accesso all'atollo è vietato da forze militari. Attualmente Mururoa si presenta desertica e pattugliata da navi militari, con all'interno un aeroporto costato 40 milioni di franchi.
Oggi, come allora, Mururoa è un atollo da cartolina, di quelli che raggiungi dopo giorni di navigazione, e subito t’immagini di essere un Robinson Crusoe dei tempi moderni, perso nei mari turchesi del Sud, fino a quell’isola che non c’è se non nei sogni dei bambini. Eppure Mururoa esiste e oggi, come allora, è circondata da una massiccia presenza militare che batte bandiera francese e si affida ai servigi della Legione straniera. 

L’Atollo corallino di Mururoa, teatro di un trentennio di esperimenti nucleari della Francia, sarebbe in pericolo di crollo

In merito a ciò, il governo francese avrebbe mantenuto il più stretto riserbo sin dal 2010. 
Moruroa è un atollo che fa parte dell’Arcipelago Tuamotu nella Polinesia francese, a 1250 chilometri a sud est di Tahiti. Un angolo di mondo affascinante dal punto di vista paesaggistico. Ufficialmente la Francia ha condotto 179 esperimenti nucleari tra il 1966 ed il 1996, di cui 41 atmosferici e 138 sotterranei. L’atollo è stato ufficialmente istituito come sito di test nucleari dalla Francia il 21 settembre 1962, mentre l’atollo di Hao, 245 miglia nautiche (450 km) a nord-ovest di Mururoa, fu scelto come base di appoggio per i test. Nonostante le obiezioni da parte di 30 membri dell’Assemblea Territoriale polinesiana, il primo test nucleare venne condotto il 2 luglio 1966, al quale fu dato il nome in codice Aldebaran.
L’armamento consisteva in una bomba nucleare di 30 chilotoni, più potente della bomba all’uranio che sconvolse Hiroshima. Si narra che durante il test fu succhiata tutta l’acqua della laguna, mentre piovvero pesci e molluschi morti, contaminando l’area sino al Perù e alla Nuova Zelanda. Due anni dopo, nel 1968, fu la volta di una bomba H con potenza di mille chilotoni. Nel 1974, a seguito di pesanti pressioni internazionali, la Francia abbandonò i test atmosferici che avevano caratterizzato il primo ventennio di esperimenti, e iniziò quelli sotterranei, trivellando il terreno dell’atollo e facendo detonare il materiale nucleare, perforando in profondità nelle rocce vulcaniche sottostanti. Tale pratica creò molte polemiche per il timore diffuso che le radiazioni intrappolate nel sottosuolo potessero fuoriuscire, contaminando l’oceano e gli atolli limitrofi. Il 25 Luglio 1979, infatti, uno di questi test causò un disastro ambientale, in quanto il dispositivo rimase bloccato a metà strada del relativo pozzo trivellato. L’evento provocò una grande frana sottomarina sul bordo sud-ovest dell’atollo, generando inoltre un’enorme onda di tsunami. L’esplosione causò una crepa di 2 chilometri di lunghezza e 40 cm di larghezza. Negli anni ’90, dopo un primo stop, si decise di riprendere gli esperimenti, per consentire alla nazione francese di mettere a punto la tecnica della simulazione per poi bandire definitivamente i test. La decisione di Chirac suscitò reazioni durissime nell’area del Pacifico, ma anche nel resto del mondo. Il terreno di prova fu poi definitivamente smantellato in seguito all’ultimo test del 27 Gennaio 1996, ma l’atollo ancora oggi è custodito da forze militari francesi.
Il presidente dell’Associazione Nucleare, Roland Oldham, ha riferito che in caso di crollo potrebbe essere rilasciato del materiale radioattivo nell’Oceano Pacifico. Un ufficiale francese della sicurezza sul nucleare, Marcel Jurien de la Graviere, ha suggerito che le popolazioni residenti nei pressi dell’atollo potrebbero essere esposte a radiazioni 300 volte più intense del territorio francese, con negative conseguenze internazionali. Se l’evento dovesse accadere, si potrebbe innescare un’onda di tsunami alta 15 metri, che andrebbe a distruggere le coste esposte. E non si tratterebbe semplicemente di un problema locale, ma di un problema riguardante l’intero ecosistema terrestre: il problema non riguarda solo alcuni degli atolli che si trovano a soli 100 km da Mururoa. Se questo materiale dovesse essere diluito in mare, saremmo di fronte ad un problema molto grande per l’ambiente, e da quelle aree così remote non avremmo alcun controllo. Attualmente gran parte dell’isolotto è sotto il livello del mare. La strada può essere percorsa solo sino ad un certo limite, ma in alcuni punti l’acqua raggiunge i 2 metri. E guardando attraverso di essa si scorgono le crepe derivate dalle esplosioni.
Jacques Cousteau mise in guardia in merito a perdite di gas e crepe nel mare, ma le autorità francesi hanno sempre smentito queste affermazioni, ribattendo categoricamente alle accuse. Per diversi giorni dopo gli esperimenti, tuttavia, vari esperti ed appassionati notarono formazioni nuvolose molto particolari. La maggior parte di queste osservazioni era causata dall’evaporazione dell’acqua di mare che circondava le esplosioni, ma molti altri casi non risultavano coerenti con i pre-esistenti modelli meteorologici. Un recente rapporto suggerisce che solo 11 dei 20 sensori per il monitoraggio ambientale sono in realtà funzionali, che potrebbe significare un crollo senza preavviso del sistema di monitoraggio. Circa un decennio dopo la fine degli esperimenti nucleari, un gruppo di ricercatori francesi dell’Istituto nazionale della Sanità e della Ricerca medica (Inserm) francese assicurò di aver stabilito, attraverso una ricerca compiuta su 239 casi di tumore, un forte legame fra le ricadute dovute agli esperimenti nucleari realizzati dalla Francia e il rischio di un cancro alla tiroide nella zona dell’atollo polinesiano. Il numero di tumori direttamente riconducibili agli esperimenti venne stabilito in una decina di casi, cifra elevata se registrata in un contesto abitativo di un atollo. La Francia è uno degli ultimi paesi al mondo a riconoscere la nocività degli esperimenti nucleari.
Attualmente Mururoa si presenta desertica e circondata da navi da guerra, con all’interno un vero e proprio aeroporto costato 40 milioni di franchi.
Ventun anni fa, su quell’atollo dell’arcipelago delle Tuamotu, in Polinesia francese, sbarcarono anche alcuni deputati europei e una manciata di italiani: furono catturati in alto mare dalle forze speciali francesi, come tutti gli altri testimoni a bordo della barca a vela di Greenpeace che aveva varcato l’invisibile linea off-limits all’indomani dell’esplosione della Bomba, la prima dell’ultima serie di test nucleari voluti da Parigi nel suo Territorio d’Oltremare.
Era il settembre del 1995 e quegli esperimenti sott’acqua, come tutti quelli che li avevano preceduti, hanno lasciato un conto. Mururoa dista da Tahiti e da Bora Bora, i paradisi dei turisti in luna di miele, la stessa distanza che Chernobyl dista dall’Italia. Il governo francese ha dichiarato che la zona è priva di ogni rischio ambientale e di inquinamento da radiazioni, ma tanti misteri restano ancora da svelare sugli esperimenti condotti a Mururoa e nel vicino atollo di Fangataufa fra il 1966 e il 1996. Il primo test risale al 2 luglio 1966: con il nome in codice «Aldebaran», venne fatta esplodere una bomba nucleare di 30 chilotoni, più potente della bomba all’uranio di Hiroshima. Due anni dopo, nel 1968, fu la volta di una bomba H con potenza di mille chilotoni. Soltanto nel 1974, in seguito alle pressioni della comunità internazionale, la Francia sostituì i test atmosferici con gli esperimenti sotterranei, trivellando il terreno dell’atollo vulcanico e facendo detonare il materiale nucleare in profondità. 
Già allora, perfino sulla «lontana» isola di Tahiti, si intuivano le conseguenze di quei test: le malformazioni alla nascita e i casi di tumore in Polinesia erano inspiegabilmente numerosi, e i pescatori lamentavano una insolita moria di pesci intorno ai bellissimi reef.
Soltanto un decennio dopo, emerse da documenti declassificati del ministero della Difesa francese che Tahiti, l’isola più popolosa (178.000 abitanti) fu esposta a livelli di radioattività 500 volte superiori a quelli massimi consentiti e venne colpita 37 volte dal fallout (termine che si usa per descrivere un blackout creato da impulsi elettromagnetici spesso emanati da oggetti radioattivi). Uscirono anche i primi dati ufficiali sulle conseguenze di quelle esplosioni sulla salute della popolazione locale: un’équipe dell’Istituto nazionale della Sanità e della ricerca medica francese (Inserm) divulgò i risultati di una ricerca su 239 casi di tumore, che provava il collegamento fra i test e il rischio di cancro alla tiroide.
Tutt’oggi si registrano ogni anno 540 nuovi casi di cancro tra i 260.000 polinesiani. Malgrado l’adozione nel 2010 della legge Morin sui risarcimenti alle vittime dei test, Parigi ha per ora chiuso con indennizzo solo 19 dei 1000 casi aperti davanti alla giustizia francese.
La Polinesia spera ancora di ottenere un risarcimento milionario da Parigi.
La Francia non è stata l’unica a condurre esperimenti nucleari nei Paradisi del mare del Sud, ma è stata l’ultima a fermarli e a riconoscerne la nocività. Gli Stati Uniti, che condussero molti test nel Pacifico, dal 1988 hanno individuato trentun tipi di malattie, fra cui 25 diversi tumori, che possono essere ricondotti ai test, su persone presenti in un raggio di 700 chilometri attorno al «punto zero». Ossia fino all’Australia e la Nuova Zelanda, nel caso di Mururoa. Nessuno, peraltro, ha finora potuto svelare numero e conseguenze dei test condotti in gran segreto nelle enormi distese dell’ex Unione Sovietica, dalla Cina, dall’India, dal Pakistan e dalla Corea del Nord.


ENGLISH

Moruroa, also transcribed as Mururoa and historically called Aopuni, is one of the atolls that make up the Tuamotu archipelago of French Polynesia and is located in the Pacific Ocean, just to the antipodes of Mecca. Immediately after the fall of Algeria, between 1966 and 1996, it was used by France as a nuclear test site along with the neighbouring atoll of Fangataufa.
The coral atoll of Mururoa is the tip of an extinct volcano that extends below sea level to a depth of 3000 metres. The slow sinking of the volcano, at a rate of one millimetre per year, has allowed corals to gradually grow in the shallow water area, while the emerged top of the volcano was eroded.
Inside the volcano, at a depth of about 500 metres, there have been 138 nuclear explosions over the years. It has been calculated that each explosion created a sphere of fractured rock 200 to 500 metres in diameter, depending on the energy of the bomb; the accumulated power at Mururoa since 1975 is equivalent to 200 Hiroshima-type bombs.

Nuclear experiments at Mururoa

During the 30-year period from 1966 to 1996, France conducted 179 nuclear tests in its Polynesian territories, 41 of which were atmospheric and 138 underground.
Mururoa Atoll and the neighbouring Fangataufa Atoll were the site of French nuclear tests for 30 years. It was officially designated as a nuclear test site by France on 21 September 1962 with construction of numerous facilities beginning in May 1963. Hao Atoll, located about 450 kilometres north-east of Mururoa, was chosen as a support base for nuclear tests and other related operations.
The first test, codenamed Aldebaran, took place on 2 July 1966 when a 30-kiloton nuclear bomb, more powerful than the uranium bomb that devastated Hiroshima, was detonated. Two years later, in 1968, a 1,000-kiloton H-bomb was detonated. In 1974, following heavy international pressure (especially from New Zealand and Australia), France abandoned the atmospheric tests that had characterised the first twenty years of experiments and began underground tests, drilling into the atoll and detonating the nuclear material. This practice created a lot of controversy because of the widespread fear that the radiation trapped underground could escape and contaminate the ocean below and nearby atolls.
François Mitterrand put a moratorium on the experiments in 1992, but in June 1995, only a month after his arrival at the Elysée Palace, French President Jacques Chirac announced the resumption of the experiments to allow the French nation to perfect the simulation technique and then ban nuclear testing. Chirac's decision provoked very strong reactions in the Pacific area, but also in the rest of the world. It was especially in Italy that heated controversy arose, as a result of which Chirac decided to cancel the bilateral summit in Naples at that time. In 1996, after six of the eight tests had been carried out, French President Chirac announced the end of the campaign and signed the international treaty banning nuclear tests.
The facilities on the atoll were then dismantled in 1996, following the last nuclear test on 27 January of that year. France carried out the last atomic explosion since the war and was the last country to stop the tests (which still continue today in North Korea).
About a decade after the end of the nuclear tests, a group of French researchers from the French National Institute of Health and Medical Research (INSERM), led by one of its directors, Florent de Vathaire, assured that they had established a strong link between the fallout from the French nuclear tests and the risk of thyroid cancer in the Polynesian atoll area through research on 239 cases of cancer. The number of cancers directly attributable to the tests was determined to be around ten, a high figure in an atoll living environment.
Following this study by an official French body, Aven, one of the associations that has been campaigning for years for recognition of the damage to human health caused by the experiments, said that the study makes the French Ministry of Defence's and the government's argument about what they have always described as 'clean experiments' even more unbearable, and the systematic appeals against court decisions compensating victims intolerable.
According to Aven, France is one of the last countries in the world to recognise the harmfulness of nuclear tests, unlike, for example, the United States, where legislation since 1988 recognises 31 types of illness, including 25 cancers, that can be caused by tests on people within a 700-kilometre radius of the zero point. The research also reopened controversy in neighbouring countries such as Australia and New Zealand, which had always been opposed to the French experiments.
A second organisation, Moruroa and Tatou, prepared a dossier for submission to the French Minister for Overseas Territories. Research data showed that among the population of Tureia, the closest atoll to Mururoa, 7 cancer deaths per 120 inhabitants had been recorded since 1999. The incidence of cancer deaths among the population was estimated at 34%, compared to 17% nationally.
Although the French government has declared the area of French Polynesia to be free of all environmental hazards and radiation pollution, access to the atoll is forbidden by military forces. Today, Mururoa is deserted and patrolled by military ships, with a 40 million franc airport inside.
Today, as in the past, Mururoa is a picture-postcard atoll, the kind you reach after days of sailing, and you immediately imagine you are a modern-day Robinson Crusoe, lost in the turquoise seas of the South, to that island that doesn't exist except in children's dreams. Yet Mururoa exists and today, as then, it is surrounded by a massive military presence flying the French flag and relying on the services of the Foreign Legion. 

The coral atoll of Mururoa, the scene of thirty years of French nuclear testing, is reportedly in danger of collapse.

The French government has reportedly kept this under wraps since 2010. 
Moruroa is an atoll in the Tuamotu Archipelago in French Polynesia, 1250 kilometres southeast of Tahiti. A fascinating corner of the world in terms of landscape. Officially, France conducted 179 nuclear tests between 1966 and 1996, including 41 atmospheric and 138 underground. The atoll was officially established as a nuclear test site by France on 21 September 1962, while Hao Atoll, 245 nautical miles (450 km) north-west of Mururoa, was chosen as a test base. Despite objections from 30 members of the Polynesian Territorial Assembly, the first nuclear test was conducted on 2 July 1966, codenamed Aldebaran.
The armament consisted of a 30-kiloton nuclear bomb, more powerful than the uranium bomb that devastated Hiroshima. It is said that all the water in the lagoon was sucked up during the test, while dead fish and shellfish rained down, contaminating the area as far away as Peru and New Zealand. Two years later, in 1968, it was the turn of an H-bomb with a power of one thousand kilotons. In 1974, following heavy international pressure, France abandoned the atmospheric tests that had characterised the first two decades of experiments, and began underground tests, drilling into the atoll's soil and detonating the nuclear material by drilling deep into the volcanic rocks below. This practice created a lot of controversy because of the widespread fear that the radiation trapped underground could escape, contaminating the ocean and neighbouring atolls. In fact, on 25 July 1979, one of these tests caused an environmental disaster, as the device became stuck halfway down the relevant borehole. The event caused a large underwater landslide on the south-western edge of the atoll, and also generated a huge tsunami wave. The explosion caused a crack 2 kilometres long and 40 cm wide. In the 1990s, after an initial halt, it was decided to resume the experiments, to allow the French nation to fine-tune the simulation technique and then ban the tests permanently. Chirac's decision provoked very strong reactions in the Pacific area, but also in the rest of the world. The test site was finally dismantled after the last test on 27 January 1996, but the atoll is still guarded by French military forces.
The president of the Nuclear Association, Roland Oldham, reported that radioactive material could be released into the Pacific Ocean in the event of a meltdown. A French nuclear safety official, Marcel Jurien de la Graviere, suggested that people living near the atoll could be exposed to radiation 300 times more intense than on French soil, with negative international consequences. If the event were to happen, a 15-metre-high tsunami wave could be triggered, destroying the exposed coastline. And this would not just be a local problem, but a problem for the entire Earth's ecosystem: the problem would not only affect some of the atolls that are only 100 km from Mururoa. If this material were to be washed out to sea, we would be facing a very big problem for the environment, and we would have no control over such remote areas. Currently a large part of the islet is below sea level. The road can only be travelled up to a certain limit, but in some places the water reaches 2 metres. And if you look through it you can see cracks from the explosions.
Jacques Cousteau warned of gas leaks and cracks in the sea, but the French authorities have always denied these claims and categorically denied the accusations. For several days after the experiments, however, various experts and enthusiasts noticed very peculiar cloud formations. Most of these observations were caused by evaporation of the seawater surrounding the explosions, but many other cases were not consistent with existing meteorological models. A recent report suggests that only 11 of the 20 environmental monitoring sensors are actually functional, which could mean an unannounced collapse of the monitoring system. About a decade after the end of the nuclear tests, a group of French researchers from the French National Institute of Health and Medical Research (Inserm) claimed to have established a strong link between the fallout from the French nuclear tests and the risk of thyroid cancer in the Polynesian atoll area through research on 239 cancer cases. The number of cancers directly attributable to the tests was put at around ten, a high figure in an atoll living environment. France is one of the last countries in the world to recognise the harmfulness of nuclear testing.
Today Mururoa is deserted and surrounded by warships, with a real airport inside that cost 40 million francs.
Twenty-one years ago, some members of the European Parliament and a handful of Italians landed on this atoll in the Tuamotu archipelago in French Polynesia. They were captured on the high seas by French special forces, like all the other witnesses on board the Greenpeace sailing boat that had crossed the invisible off-limits line the day after the explosion of the Bomb, the first in the latest series of nuclear tests ordered by Paris in its Overseas Territory.
It was September 1995, and those underwater tests, like all those that had preceded them, left a mark. Mururoa is as far from Tahiti and Bora Bora, the honeymooners' paradises, as Chernobyl is from Italy. The French government has declared that the area is free of all environmental hazards and radiation pollution, but many mysteries remain about the experiments carried out on Mururoa and the nearby atoll of Fangataufa between 1966 and 1996. The first test took place on 2 July 1966: under the code name 'Aldebaran', a 30-kiloton nuclear bomb was detonated, more powerful than the uranium bomb in Hiroshima. Two years later, in 1968, it was the turn of an H-bomb with a power of 1,000 kilotons. It was not until 1974, under pressure from the international community, that France replaced atmospheric tests with underground experiments, drilling into the volcanic atoll and detonating the nuclear material deep underground. 
Even then, even on the 'distant' island of Tahiti, the consequences of those tests were already being felt: birth defects and cancer cases in Polynesia were inexplicably numerous, and fishermen were complaining of unusual fish deaths around the beautiful reefs.
Only a decade later, declassified documents from the French Ministry of Defence revealed that Tahiti, the most populous island (178,000 inhabitants) was exposed to 500 times the maximum permitted levels of radioactivity and was hit 37 times by fallout (a term used to describe a blackout created by electromagnetic pulses often emitted by radioactive objects). The first official data on the consequences of these explosions on the health of the local population also came out: a team from the French National Institute of Health and Medical Research (INSERM) released the results of research on 239 cases of cancer, which proved the link between the tests and the risk of thyroid cancer.
Today, there are still 540 new cases of cancer among 260,000 Polynesians each year. Despite the adoption of the Morin law on compensation for test victims in 2010, Paris has so far only settled 19 of the 1,000 cases before the French courts.
Polynesia still hopes to obtain a million-dollar compensation from Paris.
France was not the only country to conduct nuclear tests in the South Sea Paradises, but it was the last to stop them and recognise their harmfulness. The United States, which conducted many tests in the Pacific, has since 1988 identified thirty-one types of diseases, including 25 different cancers, that can be traced to the tests, on people within a 700-kilometre radius around the 'zero point'. That is as far as Australia and New Zealand, in the case of Mururoa. No one has yet been able to reveal the number and consequences of the tests carried out in great secrecy in the huge expanses of the former Soviet Union, China, India, Pakistan and North Korea.

(Web, Google, Wikipedia, Corriere, Meteoweb, You Tube)




















 

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