mercoledì 18 marzo 2020

Il carro armato Fiat 2000 Mod. 17 del Regio Esercito durante la prima guerra mondiale ora è stato ricostruito



Il Fiat 2000 Mod. 17 era un carro armato pesante costruito in Italia e adottato dal Regio Esercito durante la prima guerra mondiale. Fu progettato dalla FIAT nel 1917 e venne prodotto in due soli esemplari, uno nel 1917 e uno nel 1918.
Fu il primo carro armato progettato e realizzato in Italia, e causa della sua corazzatura, la più spessa tra i carri coevi, con le sue 40 tonnellate fu il mezzo più pesante prodotto durante il primo conflitto mondiale, eccezione fatta per il mai ultimato tedesco K-Wagen da 120 tonnellate. Oltre che per il peso, si distingueva per alcune innovative soluzioni, come la torretta completamente girevole armata di cannone ed il vano motore separato dal vano equipaggio.



Storia

La FIAT iniziò ad occuparsi del nuovo mezzo da combattimento nel 1916 dietro ordine dei vertici militari, che ne avevano definita approssivativamente la tecnica, attraverso alcune foto e un articolo giornalistico sul prototipo di carro d'assalto inglese Little Willie. Il progetto, che doveva essere realizzato nel più breve tempo possibile, venne affidato al pragmatico Carlo Cavalli e al fantasioso Giulio Cesare Cappa.
Il prototipo viene presentato alle autorità militari il 21 giugno 1917: la meccanica era quella definitiva, mentre la corazzatura e l'armamento vennero sviluppate nei mesi successivi, contestualmente ad una serie di prove sul campo nei pressi di Torino. Questo primo prototipo era dotato di cannone in torretta troncoconica a cielo aperto e di quattro mitragliatrici in caccia, tre su ogni fiancata ma nessuna in ritirata; inoltre era munito di grandi feritoie non scudate. A causa delle numerose armi installate venne prevista una grossa ventola per l'aspirazione dei gas di sparo, che avrebbero altrimenti intossicato l'equipaggio. Successivamente questa configurazione venne migliorata con una distribuzione più razionale (e definitiva) delle mitragliatrici e con lo spostamento dello sportello d'accesso dal lato sinistro a quello destro.
Nel 1918 venne realizzato il secondo carro. La fine della prima guerra mondiale fece scemare l'interesse per i mezzi corazzati e causò il rallentamento del progetto. Lo stesso anno i due carri furono riuniti nella 1ª Batteria autonoma carri d'assalto di Torino, composta da due sezioni dotate ciascuna di un carro Fiat 2000 e di tre carri Renault FT. Nel febbraio 1919 la batteria venne inviata in Libia per operare nell'ambito delle attività di contrasto alla guerriglia. L'unità prese parte ad operazioni nella zona di Misurata con un solo carro, mentre l'altro esemplare rimaneva a Roma per esperienze. Lo stesso anno, alla fine del ciclo operativo, la batteria rientrò in patria, ma il Fiat 2000 venne lasciato a Tripoli, presso la locale Sezione staccata d'artiglieria. Nel teatro coloniale, caratterizzato dalle lunghissime distanze del deserto, il carro si rivelò troppo lento per poter efficacemente contrastare le scorrerie dei guerriglieri di Omar al-Mukhtar. Con il carro rimasto in patria la batteria, il 1º aprile 1919, diede una spettacolare dimostrazione di fronte al Re.
Tuttavia le esperienze acquisite con il mezzo portarono alla conclusione che questo modello di carro, troppo ingombrante e lento, seppure dotato di meccanica affidabile, non si adattava ai terreni montani tipici dei possibili fronti italiani. Il carrismo italiano si orientò quindi verso i più piccoli e maneggevoli Fiat 3000.
Del Fiat 2000 di Tripoli si persero le tracce, mentre l'esemplare rimasto presso l'8º Reggimento artiglieria pesante di Roma nel 1924 fu trasferito al neonato Reparto Carri Armati del colonnello Enrico Maltese a Pietralata prima e presso il forte Tiburtina poi. Il 3 settembre 1934 venne esibito, in occasione del Campo Dux ai Parioli, in livrea grigioverde con le due mitragliatrici anteriori sostituite da cannoni Vickers-Terni 37/40. L'ultima notizia relativa all'esistenza di un carro Fiat 2000 è del 1936 quando risulta che nella caserma "Corrado Mazzoni" (Bologna), sede del 3º Reggimento fanteria carrista, fosse utilizzato come monumento.



Tecnica

Lo scafo era costituito da una grande casamatta di corazze imbullonate leggermente inclinate, spesse 20 mm ai lati e 15 superiormente e sul fondo dello scafo. L'interno era diviso in due ambienti: motore, trasmissione, frizioni e tutte le componenti meccaniche sono contenute in un vano motore inferiore; sopra a questo c'era il vano di combattimento, cui si accede tramite uno sportello corazzato sul lato destro.
L'armamento primario era costituito da un cannone d'accompagnamento da 65/17 Mod. 1908/1913 opportunamente modificato. Esso era installato in una torretta emisferica, formata da quattro spicchi di lamiera ed un cupolino con gancio di sollevamento, imbullonati tra di loro; essa presentava una feritoia verticale per il cannone e per il corrispondente settore semicircolare di scudatura solidale con l'affusto e, sulla sinistra, un'apertura per il sistema di puntamento; la torretta brandeggiava su 360°, mentre l'ampio settore di tiro in elevazione, da -10° a +75°, permetteva di usare il pezzo anche per il tiro curvo come un obice.
L'armamento secondario era costituito da ben sette mitragliatrici Fiat-Revelli Mod. 1914 calibro 6,5 mm raffreddate ad acqua, poste su sostegni muniti di scudatura semicircolare che si adattava alla casamatta ai vari angoli di brandeggio. Esse erano disposte ai quattro angoli della casamatta (con 110° circa di brandeggio ciascuna), due centralmente sulle due fiancate ed una posteriormente, in fuga. In questo modo ogni settore era coperto contemporaneamente da almeno due mitragliatrici, che però, a causa dell'inclinazione delle corazze e dell'altezza della casamatta, lasciavano in basso, intorno alla base del carro, un pericoloso angolo morto.
L'equipaggio di 10 militari prendeva posto nel vano di combattimento; la casamatta presentava anteriormente una cabina corazzata sporgente per il pilota, con ampia apertura anteriore munita di sportello corazzato e di due feritorie chiudibili, una per lato; per la guida a sportelli chiusi il pilota disponeva di un periscopio. I sette mitraglieri disponevano, oltre che delle aperture delle rispettive armi, anche di 8 feritoie con sportello: tre su ognuno dei due lati e due nella parte posteriore. Il cannoniere ed il servente prendevano posto ovviamente in torretta.
Il motore a benzina, di origine aeronautica, era un Fiat A12 da 21 200 cm³ a 6 cilindri verticali in linea posizionato nella parte posteriore del vano motore. Esso erogava 250 hp a 1 400 giri/min, sufficienti a spingere l'enorme mole del carro alla velocità massima di 7,5 km/h. Il raffreddamento è ad acqua, con un grande radiatore posteriore protetto da una griglia. Nonostante un serbatoio da 600 litri, l'autonomia era limitata a 75 km. Il motore comandava, tramite la frizione principale, il cambio a 4 marce e 2 retro con riduttore, posizionato sotto alla postazione del pilota, che trasmette il moto all'asse sul quale insistono le due frizioni di sterzo (accoppiate con i tamburi dei freni); queste comandavano i pignoni collegati da catene alle due ruote motrici anteriori. L'impianto elettrico comprendeva due dinamo ed il motorino d'avviamento.
Il treno di rotolamento si discostava dal cingolo avvolgente dei tanks inglesi ed era decisamente superiore a quelli, troppo corti, dei Schneider CA1 e Saint-Chamond francesi. Esso era completamente protetto dalle gonne laterali corazzate, come sul A7V tedesco, ma differenza di questo la protezione non ne comprometteva la mobilità. Esso permetteva il superamento di una trincea di 3,5 metri, un gradino di 1 metro e una pendenza di 40°; inoltre consentiva il guado fino a 1 m d'acqua. I cingoli erano costituiti da piastroni di acciaio nervati larghi solo 45 cm, il che comportava una eccessiva pressione specifica. Le sospensioni a balestre poggiavano su quattro carrelli oscillanti per lato, ognuno munito di due rulli, ai quali si aggiungevano i due rulli fissi alle estremità, per un totale di 10 rulli per lato.



Replica

Nel Marzo 2017 è stato creato un comitato di volontari per la costruzione di una replica in scala esatta e funzionante del Fiat 2000. Dal giugno 2017 all'ottobre 2018 gli sforzi si sono concentrati nella ricostruzione del progetto integrale del carro (data la mancanza di materiale originario, scomparso da tempo); il 15 novembre 2018, terminata la parte progettuale, la costruzione è cominciata a Montecchio Maggiore a cura dell'Associazione Nazionale Carristi d'Italia e dell'Associazione "Cultori della Storia delle Forze Armate", insieme all'Associazione culturale "Raggruppamento SPA". Una volta terminata, la replica sarà esposta e visitabile al "Memoriale del Carristi" presso il Museo delle Forze Armate 1914-1945 di Montecchio Maggiore (www.fiat2000.it).
L'inaugurazione della replica del FIAT 2000 è prevista per il 3 ottobre 2020 a Montecchio Maggiore (VI).



Ricostruzione del carro armato Fiat 2000 mod.17 (dal sito “landships.activeboard“)

“”””Nell'ultimo anno o più ho lavorato con un grande team di ragazzi italiani che hanno lavorato alla costruzione di una replica a grandezza naturale (sì in scala 1:1) del famoso carro armato della Fiat 2000. Ci sono ovviamente alcune repro Renault FT e M1917, e anche una A7V, St. Chamond, Schneider CA1, e rombi britannici. Finora i carri armati italiani non hanno guadagnato molto interesse nei circoli della prima guerra mondiale, ma il Fiat 2000 è un'enorme macchina iconica.
Ben corazzata e turrita questa cosa era massiccia e anche se ne sono stati costruiti solo due, il carro armato è un vero carro armato della prima guerra mondiale e fa parte di quello che è in effetti un tentativo completamente indipendente di produzione di carri armati nella prima guerra mondiale prima che l'Italia adottasse (e modificasse) il carro Renault FT.
Il progetto è guidato da un team di professionisti e ingegneri ed è in fase di raccolta fondi da diversi mesi. Non c'è da stupirsi se si considera che il costo totale previsto sarà di diverse centinaia di migliaia di euro.  
La raccolta fondi è andata abbastanza bene anche se la vendita di tazze e polo ha ricevuto di recente l'approvazione ufficiale per procedere con la produzione. Il progetto ha una propria pagina Facebook all'indirizzo https://www.facebook.com/groups/Fiat2000/?ref=group_header dove si pubblicano i progressi e gli aggiornamenti tecnici e si continua con la raccolta fondi.
Un veicolo sarà costruito per soddisfare le specifiche finali del carro armato Fiat 2000 n. 2 e, incrociando le dita, potrebbe essere disponibile per una tournée in Europa, come il Tankfest, dove la sua taglia attirerà sicuramente l'attenzione. Con un po' di fortuna la produzione dei pezzi inizierà nei prossimi due mesi, anche se rimangono alcune domande tecniche sul veicolo. Posso immaginare che tutti questi veicoli repro della prima guerra mondiale in uno spettacolo siano un bel colpo d'occhio. 
Per gentile concessione del comitato Fiat 2000, ecco alcune immagini tratte dai disegni CAD preparati dall'ingegnere capo, l'Ing. Italiani. Questo è davvero un progetto molto emozionante per ricostruire il primo e più famoso carro armato italiano e, trattandosi di un veicolo della prima guerra mondiale, ho voluto portarlo all'attenzione anche della gente””””.

Dal quotidiano "LIBERO":

""""".....Finalmente il carro armato italiano della 1^ G.M. FIAT 2000 è stato ultimato!
Occorre prima fare un salto indietro nella storia. Intorno al 1917, per sbloccare lo stallo della guerra di trincea e superare il sistema infernale reticolati-mitragliatrici, i Britannici inventarono i Mark IV, primi carri armati detti “tank”. Seguirono i Francesi con il Renault FT 17 e i tedeschi con l’A7V.
Quasi nessuno sa che anche l’Italia aveva iniziato a progettare un carro pesante fin dal 1916 tanto che l’anno dopo produsse il suo prototipo, il Fiat 2000, disegnato dagli ingegneri Giulio Cesare Cappa e Carlo Cavalli. Per l’epoca era un gioiello tecnologico: 36 tonnellate di acciaio sviluppate in sette metri di lunghezza e quattro di altezza; sette mitragliatrici Fiat 14 e un cannone da 65 mm posto per la prima volta nella storia in una torretta girevole. Dato l’ampio settore di tiro in elevazione, poteva sparare anche a tiro curvo, come un obice. I suoi alti cingoli da territorio montano, gli consentivano di superare ostacoli fino a 1,10 m, di abbattere alberi e di travolgere vari ordini di reticolato. Le blindature laterali, dello spessore di 2 cm, proteggevano i dieci uomini di equipaggio dal fuoco delle armi leggere. Fu anche il primo carro armato a separare il vano motore da quello dell’equipaggio: un accorgimento essenziale dato che i fumi, come succedeva a volte negli altri carri armati stranieri, potevano asfissiare gli occupanti.
Ne furono prodotti solo due esemplari perché, con il trionfo di Vittorio Veneto, il 4 novembre 1918, l’Italia fece terminare l’intera Grande Guerra un anno prima rispetto alle previsioni dell’Intesa. Dei Fiat 2000, solo uno ebbe il battesimo del fuoco, nel 1919 in Libia, dove ebbe facilmente ragione – con la sua sola deterrenza -  dei ribelli arabi nella zona di Misurata. Poi rimase lì, abbandonato fra le sabbie africane. Il secondo carro, invece, era rimasto in Patria e nel ‘36 troneggiava ancora, come monumento, in una caserma di Bologna. Poi sparì: nel dopoguerra affamato di metallo, probabilmente, finì in fonderia.
Passano 80 anni e, nel 2017, un gruppo di soci dell’Associazione Nazionale Carristi Italiani (A.N.C.I.) e di restauratori di veicoli militari d’epoca del “Raggruppamento Spa” di Fabio Temeroli leggono un articolo - firmato dallo scrivente - dedicato proprio al Fiat 2000 nel centenario della sua prima realizzazione. Il pallino di questi cultori era sempre stato quello di ricostruire un carro armato e il colosso perduto, pietra miliare nella storia industriale e militare italiana, fornisce l’ispirazione definitiva. Subito parte la caccia ai progetti. Si rintraccia il discendente del conte Bennicelli, padre del carrismo italiano, si fanno ricerche presso gli archivi Fiat e Ansaldo. Niente: si trovano solo uno spaccato longitudinale e varie fotografie d’epoca. Così, l’esperto progettista Mario Italiani, ex pilota di carri armati M 47 e oggi presidente della sezione A.N.C.I. di Zeccone, comincia a ricostruire virtualmente il carro con un programma di modellazione in 3D.
“Sono partito con due schizzi generici – spiega Italiani -  e non è stato facile dover interpretare qualcosa che non esiste più. Solo da poco, negli Stati Uniti, sono stati ritrovati alcuni progetti originali e ho potuto constatare con soddisfazione che le quote e i livelli corrispondono. Se per l’esterno possiamo parlare di un 100% di aderenza all’originale, per l’interno e le funzionalità meccaniche siamo all’85%. E’ stato emozionante entrare in contatto con l’intelligenza dell’ing. Cappa, uno dei più grandi progettisti dell’epoca”.
Dopo un’avvincente avventura antiquaria, viene rintracciato il “modellino” (1,5 m di lunghezza) in legno del 1917 che restituisce dettagli preziosi come la rivettatura delle piastre, le maglie dei cingoli e le grandi ruote a razze. Dopo 1500 ore di lavoro (gratuito) il progetto è pronto, ma, piccolo dettaglio, mancano i fondi. Di questo si occupa un apposito comitato sotto l’egida del Presidente Nazionale dell’A.N.C.I che, dopo aver bussato a molte grandi aziende, fa partire una sottoscrizione - sponsorizzata soprattutto dalla sezione A.N.C.I. di Firenze - rivolta a tutti gli ex carristi e appassionati.
Spiega il Generale Sabato Errico, presidente dell’Associazione d’Arma: “La decisione di patrocinare l’iniziativa, che pure si profilava di realizzazione molto difficile, è stata presa dal mio predecessore Generale Salvatore Carrara. Il nostro impegno come Associazione si è concretizzato oltre che con il metodico lavoro di riprogettazione, effettuato a titolo gratuito da appartenenti all’Associazione, anche da una intensa attività di coordinamento e di promozione del progetto. Significativa è stata l’adesione da parte dei carristi associati e simpatizzanti che hanno effettuato cospicue donazioni per sostenere parte dei costi. Desidero ringraziare tutti quelli che hanno offerto generosamente idee, dedizione, passione, lavoro e contributi volontari per aiutare la ricostruzione del primo carro armato italiano”.      
La sottoscrizione ha raccolto finora 35.000 euro, ma ancora non bastano tanto che la stessa è rimasta ancora aperta: per chi volesse contribuire al finanziamento del Fiat 2000 e lasciarvi impressa la propria firma,  è possibile “acquistare” la maglia di un cingolo. Il nome del donatore verrà inciso su una targhetta magnetica da applicare sul pezzo mentre il carro è in esposizione. 
Ad anticipare le spese e a risolvere la situazione, ci ha pensato l’industriale Giancarlo Marin, titolare della Svecom PE S.r.l. e fondatore del Museo delle Forze Armate 1914-1945 che a Montecchio Maggiore (VI) accoglie gratuitamente 10.000 visitatori l’anno.
“Al posto del sangue abbiamo olio idraulico - scherza Giancarlo Marin -  Noi costruiamo macchinari per cartiere, caldaie ed alberi espansibili. Quando mi hanno proposto il progetto del Fiat 2000 l’adrenalina è andata a mille e siamo partiti subito. L’idea era quello di ricostruirlo nel peso e dimensioni originali, con le blindature da 20 mm per i lati e da 12 mm per la parte superiore. Abbiamo riprodotto i modelli delle maglie dei cingoli che abbiamo poi fatto colare in fonderia. Per il motore ci siamo orientati su un bel Fiat da 140 cavalli a 6 cilindri, degli anni ’50. Avremmo potuto sceglierne anche uno coevo, ma poi sarebbe stato un problema per i pezzi di ricambio. Questo si avvicina comunque molto all’originale. Le prove sono state soddisfacenti: il carro è riuscito a superare facilmente alcuni ostacoli. Preso lo collauderemo in campo aperto.  Ora ci piacerebbe che le Forze Armate ci concedessero qualche modello storico o in dismissione per documentare l’evoluzione della specialità Carristi che annovera circa 1800 decorazioni al Valor Militare e metterli gratuitamente a disposizione dei visitatori. Auspichiamo infatti che il Fiat 2000 possa essere il primo carro armato per il nuovo Memoriale dei Carristi, che affiancato all'esistente  Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio, sarebbe completamente dedicato ai corazzati italiani. Questo Museo, nato con qualche immancabile scetticismo di natura ideologica, ha poi convinto tutti nella zona, perché si limita a documentare il sacrificio di uomini che erano i nostri padri, nonni e bisnonni”.
A fine novembre 2018 parte così la costruzione: in un baluginare di scintille si assembla lo scafo, vengono ridisegnate e fuse le piastre dei cingoli, montate le balestre e riprodotte in simulacro le mitragliatrici. Il Museo della Guerra di Rovereto dona il cannone originale da 65 mm, residuato ormai inerte. Mentre nel mondo le altre riproduzioni di carri armati d’epoca sono generalmente realizzate con motori elettrici, o scafi già esistenti riprodotti in lamiera leggera o vetroresina, il Fiat 2000 è l’unica ricostruzione fatta ex nihilo, senza progetti originali, in peso, dimensioni e corazzature reali, mossa da un vero motore a benzina.
Non si tratta, quindi, solo della restituzione di un pezzo della nostra storia: è un simbolo di quello di cui sono capaci gli italiani, della loro eccellenza tecnica, oltre che della loro generosità e amor di Patria."""

(Web, Google, museostorico, Libero, Wikipedia, You Tube)


ENGLISH

The Fiat 2000 was an Italian heavy tank designed and produced by Fiat during World War I. Only two were built as it never entered serial production. It was one of the largest designs of its time.

History

During World War I, Italy did not field any armoured units, due to a lack of tanks. The only solution at the time was to begin production of original designs.
The order to design and produce the first Italian tanks was accepted by the FIAT automobile company in 1916. The prototype of the new tank was displayed to a military commission on 21 June 1917; its mechanical systems were complete but its superstructure was added later, being represented on the prototype by a wooden mockup with a conical open turret and dummy gun. The final configuration of the superstructure was not completed until 1918.

Description

The FIAT 2000 was a substantial vehicle, of comparable dimensions to the British Mark V tanks, and weighing 40 tons as compared to the Mark V's 28 tons.
The driver was seated at the front, with very good overall vision consisting of a large port forward and small lateral loopholes.
The layout of the FIAT 2000 differed to the other tanks then in use, especially the British ones. The engine was separated from the crew; not placed behind the crew compartment as modern tanks, but below it. The mechanical layout was also interesting and innovative, comprising a FIAT Aviazione A12, water-cooled 240 hp engine with 6 cylinders driving the tracks through a transverse transmission. The fuel capacity was 600 - 1,000 liters, but this gave only 75 km range on paved roads.
The tracks were longer than the hull, but were lower in comparison to the wrap-around type found on the British 'rhomboidal' tanks and thus lower in weight.
The armour was of clean design, being made of riveted steel plates. It was 15 mm thick on the sides and 20 mm on the front.
Armament originally consisted of the turret mounted gun and ten machineguns (three on each side and four in front), but this left the rear of the tank undefended and tended to contaminate the interior with propellant fumes, so it was decided to install a ventilator in the roof and alter the machinegun positions to two on each side, three at the rear, and two in front.
Perhaps the most interesting feature of the tank's weaponry was the turret; apart from the Renault FT, this was the first tank to have a rotating turret mounted above the hull. The turret was made of four pieces rivetted together and had room enough for two crew members. Its weapon was a 65/17 howitzer (of 65mm caliber with a barrel 17 calibers long). Thanks to the tall turret and the space available beneath it, the gun's elevation was -10/+75°.

Service

This tank was often called 'the heaviest World War I tank' but this is not strictly accurate, since the FIAT 2000 never actually saw combat in World War I. Also, the modest order for 50 tanks was never completed, the only tanks produced being two prototypes.
After the war the FIAT 2000 was displayed as one of the weapons used 'to defeat the enemy' and the two prototypes completed were sent to Libya to fight guerrilla forces, together with other tanks bought from France, in a special unit, the Tank battery (1° Batteria autonoma carri d'assalto).
In Libya, the FIAT tank proved capable of an average speed of 4 km/h, and so, after two months its career ended, being unable to keep up with rapid movement of the enemy. One remained in Tripoli and the other was sent to Italy in the spring of 1919, where it performed before the King at Rome Stadium. The tank put on a convincing display: it climbed a 1.1 m wall, then faced another 3.5 m wall, which it knocked down with its weight. Then a trench of 3 m width was successfully crossed and several trees were knocked down. This impressive performance failed to revive interest in the heavy tank and so it was abandoned.
The surviving FIAT 2000 at Rome was left in a depot for several years, until it was sent on the orders of Colonel Maltese to Forte Tiburtino, risking to catch fire during the travel. In 1934 it was seen again in a Campo Dux parade, having been repainted and even rearmed, with two 37/40 mm guns instead of the forward machine guns. It was later reportedly transformed into a monument at Bologna, after that its fate is unknown, like the other tank.

Replica

A project aimed at building a full-sized working replica of the Fiat 2000 has been created in March 2017 by volunteers, meaning to raise the necessary funds with crowdfunding. From June 2017 to October 2018 the committee worked on remaking a complete set of blueprints, after which the construction of the replica started on 15 November 2018. As of November 2019, the work is ongoing and proceeding steadily.

Fiat 2000 reconstruction

For the last year or more I have been working with a great team of Italian guys who have been working on building a full size (yes 1:1 scale) replica of the famous Fiat 2000 tank. There are obviously a few repro Renault FT’s and M1917, and even an A7V, St. Chamond, Schneider CA1, and British rhomboids. Until now Italian tanks haven’t gained much interest in WW1 circles but the Fiat 2000 is a huge iconic machine.
Well armoured and turreted this thing was massive and although only two were built the tank is a true WW1 tank and part of what is effectively a completely independent attempt at tank production in WW1 before Italy adopted (and modified) the Renault FT instead.
The project is led by a team of professionals and engineers and has been fundraising for several months now. Not surprising really considering the total projected cost is going to be several hundred thousand Euros.  

The fundraising has been going fairly well though selling mugs and polo shirts and has recently received official approval to go ahead with production. The project has its own Facebook page at https://www.facebook.com/groups/Fiat2000/?ref=group_header where they post progress and technical updates as well as continue with the fundraising.
One vehicle will be built to meet the final specifications of the No.2 Fiat 2000 vehicle and fingers crossed she may be available eventually to tour tank shows in Europe such as Tankfest where her sheer size will definitely grab some attention. With luck manufacturing of parts will begin in the next couple of months although a few technical questions remain about the vehicle. I can picture some kind of line up of all of these repro WW1 vehicles at a show as being quite a sight to behold. 

Courtesy of the Fiat 2000 committee here are some images from the CAD drawings for it prepared by the lead engineer Mr. Italiani. This is really a very exciting project to rebuild Italy's first and most famous tank and as it is a WW1 vehicle I wanted to bring it to the attention of the landships folks too.

(Web, Google, Wikipedia, landships.activeboard, You Tube)
























































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