giovedì 10 ottobre 2019

Nuvole di guerra si addensano al confine sud dell' impero ottomano


Come ampiamente preannunciato, sono iniziate le operazioni militari della Turchia nel nord-est della Siria contro le milizie curde. L’operazione del neo-sultano turco Recep Erdogan ha come obiettivo quello di creare "una zona di sicurezza" per Ankara al riparo dai curdi siriani. 
Nell'area, secondo il governo turco, potrebbero essere convogliati oltre tre milioni e 600mila profughi siriani oggi in territorio turco. 



A dare il via alle ostilità una serie di esplosioni vicino al confine: una importante arteria stradale e alcuni depositi di armi appartenenti ai curdi dello Ypg sono stati colpiti dai caccia F16 di Ankara, decollati dalla base di Diyarbakir, nel sud-est della Turchia. 



I velivoli NATO (sic!) hanno colpito Ras al Ayn, una delle due località abbandonate di recente dai marines statunitensi.
Molti civili sono in fuga ed anche i militari curdi che hanno abbandonato le carceri dove erano imprigionati i terroristi miliziani jihadisti dell'ex Stato Islamico. 



Era scontata la condanna (imbelle) dai vertici dell'Unione europea, dell'ex presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, del presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, il quale si è dichiarato "molto preoccupato" e contrario "a qualsiasi azione unilaterale della Turchia che metterebbe a rischio la pace e arreca evidentemente ulteriori sofferenze alla popolazione civile già martoriata da anni di violenze e di sofferenze". 
Alcuni europarlamentari hanno chiesto "che la Nato, l'Unione europea e l'Italia non rimangano inerti osservatori, ma mettano in campo tutte le iniziative diplomatiche possibili…




























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