domenica 12 aprile 2020

"""Una più grande Famiglia donataci da Dio. Questa è la PATRIA e ad essa – come tale – si devono dedizione e devozione assolute"""".
 (Gino Birindelli, l’ammiraglio)



L’ammiraglio Birindelli lasciò un testamento spirituale; vengono qui riportate alcune parti essenziali:

  1. Lo scopo della vita è creare, fare, dare. L’azione è gioia dello spirito.
  2. Non chiedere mai alcunché ad alcuno se non a te stesso. 
  3. Chiedi al tuo Dio solo e sempre la forza di “non chiedere”, ma ringrazialo continuamente per ciò che sei stato capace di fare.
  4. La forza più grande dell’uomo è la volontà, quella che permette di “strappare le stelle dal cielo”, di porre “il cielo come solo limite alle proprie capacità ed aspirazioni”, quella che spinge l’handicappato a cimentarsi nell’agone sportivo, a rendersi autosufficiente con il lavoro.

  5. Assisti senza fine chi si impegna con perseverante sacrificio all’elevazione materiale e spirituale propria ed altrui. Ogni atto di solidarietà che proponi sia, prima di tutto ed in buona misura, a tuo carico.

  6. Una più grande Famiglia donataci da Dio. Questa è la patria e ad essa – come tale – si devono dedizione e devozione assolute.

  7. La Civiltà è il rispetto di se stessi, degli altri, delle altrui opinioni. La Cultura ha lo scopo precipuo di incrementare il grado di Civiltà degli individui.

  8. La Libertà e la Pace sono – solo e sempre – il prodotto dell’impegno duro, indefesso, doloroso degli uomini di buona volontà. La costruzione umana su cui si poggia la Pace ha, come chiave di volta, la Giustizia; quella su cui poggia la Libertà ha il Coraggio.

  9. Il coraggio vero, quello che conta, è il Coraggio Morale. Esso deriva dall’onestà, dal senso del dovere, dall’impegno con se stesso a tutelare i diritti umani di tutti.

  10. Solo là dove ogni atto è ispirato a vivo senso di responsabilità ci può essere ordine e democrazia.
Gino Birindelli (Pescia, 19 gennaio 1911 – Roma, 2 agosto 2008) è stato un ammiraglio e politico italiano. Prestò servizio nella Regia Marina durante la seconda guerra mondiale venendo decorato con la Medaglia d'oro al valor militare. Fu anche deputato alla Camera e presidente del MSI-DN.


Biografia

Dopo avere effettuato i primi studi al collegio degli Scolopi di Firenze, nell'ottobre 1925 entra alla Regia Accademia Navale di Livorno, uscendone nel 1930 con il grado di Guardiamarina ed imbarcandosi sull'incrociatore Ancona. Seguirono poi altri imbarchi sulla corazzata Andrea Doria, sui cacciatorpediniere Quintino Sella e Confienza, e sul sommergibile Santarosa. Promosso Sottotenente di Vascello nel 1931 e Tenente di Vascello nel 1935. Nel novembre 1936 fu secondo del Naiade, che partito dalla base di Trapani fu uno dei primi sommergibili italiani a partecipare alla guerra di Spagna.
Nel 1937 conseguì la Laurea in Ingegneria civile presso l'Università di Pisa. Ebbe poi il comando dei sommergibili Foca, Millelire, Dessiè e Rubino e, dall'aprile 1939, il comando del Gruppo Sommergibili di Tobruk.


Nella seconda guerra mondiale

Nel settembre 1939 viene destinato alla Spezia alla Flottiglia MAS per iniziare l'addestramento sui mezzi d'assalto insieme ad altri Sommozzatori e palombari quali Teseo Tesei, Elios Toschi, Emilio Bianchi e Luigi Durand de la Penne. Consegue il brevetto da Sommozzatore n° 14 e prosegue l'addestramento che veniva svolto a Bocca di Serchio; durante uno di questi addestramenti un respiratore dell'ossigeno gli lesiona un polmone. Ricoverato nell'Ospedale di Massa, dopo essere uscito di sua iniziativa per rientrare subito a Bocca di Serchio, chiese ed ottenne dall'ammiraglio Aimone di Savoia (comandante della Circoscrizione Alto Tirreno), di essere mantenuto in servizio tra gli uomini dei mezzi d'assalto.
Nel suo libro Vita di Marinaio, l'ammiraglio Birindelli descrisse così l'attività giornaliera del gruppo a Bocca di Serchio: …Noi andavamo in mare al mattino assai presto ed alla sera a buio fitto, dedicando il lavoro nelle ore di luce al continuo perfezionamento di ogni strumento e quello notturno all'addestramento alle vere e proprie operazioni belliche, di cui studiavamo le tattiche… Al Serchio si era creata, in modo vero, profondo e sincero, quella "banda di fratelli che costituiva un ideale dei giovani allievi dell'Accademia Navale" ed essere uniti come consanguinei non era retorica, come non lo era il volere dare in ogni possibile modo tutto quello che si poteva ad un'Italia che amavamo sopra ogni cosa. Là si creò quello "spirito del Serchio" che nessuno di noi ha mai potuto dimenticare.
All'inizio del secondo conflitto mondiale ebbe il comando della Vª Squadriglia MAS per Gruppo Mezzi d'Assalto, con i quali operò poi in guerra. Imbarcato sul sommergibile Iride nell'Agosto 1940, prese parte attivamente alla prima spedizione dei Mezzi d'Assalto contro la base inglese di Alessandria. La data dell'attacco era stata fissata per il 26 agosto, ma il sommergibile, salpato dalla base della Spezia il 22 agosto, venne localizzato alla fonda nel Golfo di Bomba da un ricognitore inglese, ed alcune ore più tardi venne attaccato e colpito da tre aerosiluranti inglesi. Nell'occasione Birindelli riuscì a portare in salvo un marinaio di leva dell'equipaggio del sommergibile, intrappolato nel battello in fase di affondamento. Per il suo comportamento Birindelli venne decorato "sul campo" con la Medaglia d'argento al valor militare.


La M.O.V.M.

Il successivo 30 ottobre 1940 Birindelli riuscì a penetrare nella base inglese di Gibilterra nell'ambito dell'operazione "B.G.2", tuttavia un guasto al SLC che conduceva lo costrinse ad abortire la missione, Birindelli autoaffondò il proprio mezzo ma non riuscì a sottrarsi alla cattura da parte delle truppe inglesi.
Per l'azione a Gibilterra venne decorato della Medaglia d'oro al valor militare uno dei pochi ad esserlo mentre era in vita. Viene liberato dalla prigionia alla fine del 1943.
Con l'armistizio rientrò nel Regno del Sud nel dicembre 1943, e venne promosso Capitano di Corvetta con anzianità retroattiva al luglio 1941. Nel 1944 venne promosso Capitano di Fregata, assumendo l'incarico di Sottocapo di Stato Maggiore dell'Ispettorato Generale MAS, e partecipando alla Guerra di liberazione con mezzi di superficie lungo le coste albanesi ed jugoslave.
Al termine delle ostilità venne destinato prima al comando del Battaglione "San Marco", poi sulla corazzata Italia con l'incarico di Comandante in 2ª, durante l'internamento ai Laghi amari.


Nel dopoguerra

Ebbe quindi il comando del Gruppo Operativo Incursori (GOI) del Varignano, della 3ª Squadriglia Corvette e della 3ª Squadriglia Torpediniere. Promosso Capitano di Vascello nel gennaio 1952, frequentò l'Istituto di Guerra Marittima a Livorno e quindi, dal luglio 1954 ebbe il comando del COMSUBIN del Varignano e dell'incrociatore Montecuccoli, con il quale, dal 1º settembre 1956 al 1º marzo 1957, effettuò una crociera di circumnavigazione che lo portò a toccare 34 porti di quattro continenti, percorrendo complessivamente 33.170 miglia nautiche.
Fu, inoltre, Capo di Stato Maggiore Aggiunto al Comando in Capo della Squadra Navale. Con la promozione a Contrammiraglio nel dicembre 1959, fu destinato prima al Centro Alti Studi Militari, quindi a rappresentare il Comando delle Forze Alleate del Mediterraneo presso il Comando delle Forze Aeree e Terrestri del Sud Europa, e poi allo Stato Maggiore della Difesa. Nei successivi gradi di Ammiraglio ricoprì, in successione, i seguenti incarichi: Comandante della 1ª Divisione Navale, Direttore Generale per il Personale della Marina, Comandante in Capo della Squadra Navale.


Comandante di squadra

Nel febbraio 1970 in qualità di Comandante in Capo della Squadra Navale, in una conferenza stampa a bordo dell'incrociatore Garibaldi l'ammiraglio Gino Birindelli denunciò la crisi in cui versava la Marina Militare e lo stato di profondo malessere morale e materiale in cui si trovava il personale che vi operava.
In quella occasione, secondo quanto raccontano i presenti, dopo aver ricevuto con i dovuti onori a bordo del Garibaldi i parlamentari della Commissione Difesa, li suddivise per le varie unità navali alla fonda nel porto di Cagliari, impartendo l'ordine ai Comandanti di tenerli prevalentemente nei locali macchine e caldaie. I parlamentari dopo quattro ore di navigazione con mare forza 2/3 furono riportati sul Garibaldi per la conferenza stampa di rito. All'arrivo dell'Ammiraglio si inalberarono tutti per il trattamento ricevuto, e di rimando Birindelli rispose che quelle erano le migliori condizioni in cui viveva il personale a bordo delle navi.
Le dichiarazioni di Birindelli scatenarono reazioni e prese di posizione a tutti i livelli e portarono prima alla pubblicazione di un documento noto come "Libro Bianco della Marina”, e di lì a qualche anno alla Legge Navale del 1975, che fu il presupposto di un sostanziale ammodernamento della flotta della Marina Militare.
Fu infine, Comandante navale Nato del Sud Europa (NAVSOUTH), a Malta (da dove venne letteralmente cacciato via dal governo laburista di Dom Mintoff fresco vincitore delle elezioni nel 1971 e dichiarato come persona non grata. Sono passate neanche 24 ore dalla vittoria laburista) poi a Napoli (ottobre 1970-marzo 1972). Ha lasciato il servizio attivo nel grado di Ammiraglio di Squadra nel dicembre del 1973.


L'attività politica

L'ammiraglio Birindelli è anche stato durante la VI Legislatura Deputato al Parlamento dal 1972 al 1976 eletto nel collegio di Firenze nelle file del Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale; ruppe con il MSI nel giugno 1974, dopo aver ricoperto anche il ruolo di Presidente del partito. 
Nel corso del suo mandato parlamentare è stato componente delle commissioni Esteri dal 25 maggio 1972 al 22 luglio 1975, e Difesa dal 22 luglio 1975 al 4 luglio 1976, data del termine del suo mandato.
Nel 1976 è uno dei fondatori di Democrazia Nazionale, che non eleggendo parlamentari, si scioglie nel 1979.
Convinto fautore dell'istituto monarchico è stato presidente della Consulta dei senatori del Regno. L'ammiraglio Gino Birindelli è morto a Roma all'ospedale militare del Celio il 2 agosto 2008, all'età di 97 anni.


Le esequie

I funerali si sono svolti martedì 5 agosto nella caserma "Grazioli Lante" di Roma, e per volere dello stesso Birindelli la cerimonia si è svolta "in forma strettamente laica". A rendere omaggio alla memoria dello scomparso c'erano, tra gli altri, il Presidente del Senato, Schifani, quello della Camera, Fini, il Ministro della Difesa La Russa, il Sottosegretario alla Difesa Giuseppe Cossiga, il Capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Paolo La Rosa e Amedeo d'Aosta.
La cerimonia si è conclusa con le note della banda della Marina che hanno accompagnato il corteo funebre fuori dalla caserma. La bara, avvolta nel Tricolore, è stata portata a spalla nel piazzale della caserma da sei incursori del Comsubin, eredi del reparto con cui Birindelli operò in guerra, violando la Base inglese di Gibilterra. Accanto alla bara, su un camion, un siluro a lenta corsa, riproduzione del mezzo con cui Birindelli violò la base di Gibilterra.
È stato realizzato un documentario con una sua intervista registrata nella sua casa di Roma nel 2004, dal titolo Lo spirito del Serchio per la regia di Claudio Costa. Il documentario è uscito nel 2009.
Onorificenze

Onorificenze italiane

Medaglia d’oro al valor militare:

“Ufficiale ardito ed entusiasta, pur gravemente menomato nel fisico da un lungo e pericoloso addestramento quale operatore di mezzo d'assalto subacqueo, con altissimo spirito aggressivo chiedeva ed otteneva di partecipare a due audaci tentativi nei quali rifulgevano le sue ammirevoli doti di abnegazione e di coraggio. Animato da incrollabile decisione guidava una terza spedizione e penetrava in una delle più potenti e difese basi navali nemiche, iniziando la serie gloriosa dei violatori dei porti con i nuovi mezzi. Sopravvenuta un'avaria all'apparecchio a poche diecine di metri dalla nave da battaglia che era il suo obiettivo, sentiva affondare irreparabilmente lo strumento. Incurante degli effetti che lo sforzo sovrumano compiuto in immersione avrebbe prodotto nel suo organismo, non si arrendeva al fato avverso e riunendo tutte le sue energie tentava disperatamente di trascinare sul fondo l'apparecchio e di portarlo sotto l'obiettivo ormai vicino. Dopo mezz'ora di fatica estenuante, solo quando sentiva prossima la fine desisteva dall'impresa non senza aver provveduto all'autodistruzione dell'apparecchio. Tanto eroismo, il fermo contegno da lui tenuto nell'avversa fortuna e nella successiva prigionia gli valevano il diritto alla riconoscenza della Patria ed il rispetto dell'avversario; ma, non pago di ciò, una volta restituito alla Marina dopo l'armistizio, anziché provvedere alle sue condizioni di salute, offriva nuovamente se stesso per la preparazione e l'esecuzione di altre operazioni, sublime esempio di spirito di sacrificio, di strenuo coraggio e di illimitato amor di Patria. Gibilterra, 30 ottobre 1940”.

Gino Birindelli, l’ammiraglio scomodo
: “Lo scopo della vita è creare, fare, dare. L’azione è gioia dello spirito”  - Gino Birindelli


Capita spesso di leggere sulla rete giudizi su eventi e personaggi storici, basate su interpretazioni talvolta non suffragate da fatti ma solo da presupposti legati al proprio credo politico. Essendo la rete un veicolo potente di diffusione questa non obiettività nelle analisi storiche porta alla diffusione di false informazioni, a volte opportunamente manipolate,  che purtroppo troviamo talvolta anche su testate prestigiose. In molti casi non si tratta di casualità o di superficialità di analisi ma vengono perseguite logiche interpretative  legate a motivi politici o di opinione al fine di imporre la propria opinione sugli altri. Se queste logiche sono poi imposte, allora l’informazione diviene strumento di manipolazione, uccidendo la realtà storica. Purtroppo ci sono numerosi esempi di figure di rilievo, vissute a cavallo dell’ultima guerra, che sono state dimenticate solo perché vissero in un’epoca diversa e in situazioni diverse. In un’epoca che ha fatto del materialismo e del consumismo nuovi ideali per i giovani, parlare di figure eticamente corrette non è sempre popolare. Questo ha portato a nascondere alcuni protagonisti della nostra storia recente che meriterebbero un maggiore risalto se non altro come esempio etico per le nuove generazioni.

Gino Birindelli, il marinaio scomodo


Oggi parliamo di un protagonista del mare poco conosciuto, Gino Birindelli, un ufficiale della Marina Militare, eroe della seconda guerra mondiale, che per valori etici e morali dovrebbe essere conosciuto e preso da esempio da molti, in particolare dai più giovani.  La straordinarietà di Birindelli è sintetizzata nel suo testamento spirituale che descrive il suo pensiero ancora oggi attualissimo. Al di là dei suoi meriti di servizio, possiamo dire che visse fino all’ultimo giorno della sua vita sempre con semplicità, correttezza e fermezza, come raccontato sul sito La voce del marinaio da Pancrazio Vinciguerra. Invitandovi a leggere l’articolo originale, vorrei riassumere in poche righe la sua lunga ed avventurosa vita e, soprattutto, sottolineare il suo pensiero, sperando che possa essere di ispirazione a molti.  
Gino Birindelli nacque a Pescia (Pistoia) il 19 gennaio 1911. Nel 1925, appena quattordicenne, lasciò il Collegio degli Scolopi di Firenze ed entrò nella Regia Accademia Navale di Livorno, da cui uscì con il grado di Guardiamarina del Corpo di Stato Maggiore nel 1930. Iniziò così una lunga e brillante carriera su varie unità di superficie e sommergibili della Regia Marina, tra cui l’incrociatore “Ancona”, la corazzata “Andrea Doria”, i cacciatorpedinieri “Quintino Sella”, “Confienza”, “Monzambano” e “Giovanni Nicotera” e i sommergibili “Santarosa”, “Naiade”, “Foca” e “Domenico Millelire”. Promosso Sottotenente di Vascello nel 1931 e Tenente di Vascello nel 1935 assunse, nel 1939, il comando dei sommergibili “Dessié” e “Rubino”. L’intensa attività di servizio non gli impedì di dedicarsi allo studio e, nel 1937,  si laureò in Ingegneria Civile presso l’Università di Pisa. 
Nel settembre 1939 fu destinato a La Spezia alla Squadriglia MAS per iniziare l’addestramento sui mezzi d’assalto insieme ad altri grandi personaggi del suo tempo: Teseo Tesei, Elios Toschi e Luigi Durand de la Penne. In quell’impegnativo periodo emerse quella tempra eccezionale di uomo e combattente che lo contraddistinse per l’intero arco della sua vita.
Durante l’intensa attività alla Bocca del Serchio, base segreta di addestramento degli uomini dei maiali, incorse in un grave incidente. L’ossigeno dei respiratori a circuito chiuso gli provocò un grave danno ad un polmone per cui venne ricoverato nell’ospedale di Massa. Ma non ci restò a lungo. Insofferente della situazione, letteralmente scappò dal letto dell’ospedale per rientrare a Bocca del Serchio, riuscendo a convincere il Comandante, il principe Ajmone di Savoia, a mantenerlo in servizio. Prese quindi parte attiva alla prima spedizione dei Mezzi d’Assalto contro la base inglese di Alessandria (Operazione G.A.B 1) nella quale venne  decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare “sul campo” per il comportamento dimostrato a bordo del sommergibile “Iride” che era stato soggetto ad un furioso attacco aereo nel Golfo di Bomba.
Nell’occasione si tuffo’ per cinque volte consecutive per portare in salvo un marinaio dell’equipaggio del sommergibile intrappolato nel battello in fase di affondamento. Rientrato in Patria prende parte alla prima e alla seconda spedizione dei Mezzi d’Assalto contro la base inglese di Gibilterra (Operazioni B.G. 1 e B.G. 2); nel corso della seconda spedizione, a causa dell’avaria al proprio mezzo, è costretto ad affondarlo, venendo successivamente catturato e fatto prigioniero dagli inglesi. Per questa azione viene decorato Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Nei venti mesi successivi rimase prigioniero negli ospedali inglesi ed americani finché, alla fine del 1943, dopo l’armistizio, il Governo Italiano di Badoglio lo fece rimpatriare. Nel 1944 Birindelli venne promosso Capitano di Fregata ed assunse l’incarico di Sottocapo di Stato Maggiore dell’Ispettorato Generale MAS partecipando alla Guerra di Liberazione con mezzi di superficie lungo le coste albanesi ed jugoslave. Le sue condizioni di salute peggiorarono e lo costrinsero ad un lungo ricovero in ospedale. Al termine delle ostilità assunse il Comando del Battaglione San Marco e, successivamente, gli venne assegnato l’incarico di Comandante in Seconda della corazzata “Italia”, durante il periodo di internamento ai Laghi Amari in Egitto. Successivamente fu assegnato al Centro Subacquei del Varignano, un comando gruppo composto per la maggior parte da sommozzatori già facenti parte dei mezzi d’assalto ai quali, dopo la guerra, era stato dato l’incarico di procedere allo sminamento dell’Alto Adriatico.
Proseguendo in carriera frequentò l’Istituto di Guerra Marittima e successivamente assunse il Comando prima della 3^ Squadriglia Corvette poi della 3^ Squadriglia Torpediniere. Promosso Capitano di Vascello nel 1952 assunse incarichi prestigiosi, tra i quali il Comando del Centro Subacquei ed Incursori del Varignano a La Spezia ed il Comando dell’incrociatore Raimondo Montecuccoli con il quale, dal settembre 1956 al marzo 1957,  effettuò una lunga campagna di circumnavigazione del globo. Promosso Contrammiraglio nel 1959, venne destinato prima presso il Centro Alti Studi Militari e quindi agli incarichi di Capo di Stato Maggiore Aggiunto del Comando della Squadra Navale e di rappresentante del Comando delle Forze Alleate del Mediterraneo presso il Comando delle Forze Aeree Terrestri del Sud Europa. Dopo la parentesi NATO, dove seppe far sentire la sua voce,  venne destinato presso lo Stato Maggiore della Difesa.
Nel 1962 venne promosso Ammiraglio di Divisione, e comandò la 1^ Divisione Navale.  Nel 1966, promosso Ammiraglio di Squadra, ricoprì i prestigiosi incarichi di Direttore Generale del Personale della Marina, di Comandante in Capo della Squadra Navale ed infine di Comandante Navale Alleato del Sud Europa, prima a Malta e poi a Napoli. Una carriera prestigiosa durante la quale Birindelli non dimenticò mai i suoi uomini. Non tutti sanno che nel febbraio 1970,  in qualità di Comandante in Capo della Squadra Navale, durante una conferenza stampa a bordo dell’incrociatore Garibaldi, denunciò fermamente la crisi in cui versava la Marina Militare e lo stato di profondo malessere morale e materiale in cui si trovava il personale che vi operava. In quella occasione, secondo quanto raccontato dai presenti, dopo aver ricevuto con i dovuti onori a bordo dell’incrociatore Garibaldi i parlamentari della Commissione Difesa, li fece suddividere per le varie unità navali alla fonda nel porto di Cagliari. Quindi impartì l’ordine di tenerli prevalentemente nei locali macchine e caldaie, caldi e rumorosi, certamente tra gli ambienti meno confortevoli di bordo. I parlamentari, dopo quattro ore di navigazione (sembra con un mare 2/3) furono riportati sul Garibaldi per la conferenza stampa di rito. All’arrivo dell’Ammiraglio gli onorevoli protestarono veementemente per il trattamento ricevuto e Birindelli, con lo spirito che lo aveva animato tutta la vita,  rispose che quelle erano le migliori condizioni in cui viveva il personale a bordo delle navi. 
Le dichiarazioni di Birindelli scatenarono forti reazioni politiche e prese di posizione a tutti i livelli ma alla fine portarono alla pubblicazione di un documento di programmazione, noto come il “Libro Bianco della Marina”, ed alla Legge Navale del 1975 che fu il presupposto non solo di un sostanziale ammodernamento della flotta, ma per la creazione di alloggi per le famiglie e di una rivisitazione degli stipendi del personale.
Birindelli venne quindi eletto Deputato al Parlamento nella VI Legislatura, dal 1972 al 1976, ed il 15 dicembre 1973 si congedò dalla Marina, circondato dalla stima e da un sincero affetto del personale che aveva sempre  difeso con fermezza e onestà morale fino all’ultimo giorno di servizio. Ebbe come tutte le persone oneste dei detrattori ma la sua fermezza gli permise di andare avanti fino alla fine a testa alta. Anche se Nemo propheta in patria, le sue doti umane e di militare furono riconosciute anche dai precedenti avversari. A  Birindelli fu intitolato un padiglione al Museo di Eden Camp, in Inghilterra, dove è conservato un esemplare di quei “Siluri a lenta corsa”, impiegati per la prima volta proprio contro gli inglesi nella Seconda Guerra Mondiale.

L’ammiraglio Birindelli morì al policlinico militare del Celio di Roma, il 2 agosto 2008 all’età di 97 anni. 

I funerali, ai quali ebbi l’onore di partecipare, furono svolti presso la caserma Grazioli Lante di Roma (l’allora Comando Marina della Capitale) il  5 agosto 2008 alla presenza del Presidente del Senato della Repubblica, del Presidente della Camera dei Deputati, del Ministro della Difesa, del Sottosegretario alla Difesa On. Giuseppe Cossiga, del Capo di Stato Maggiore della Marina e di alte Autorità civili e militari. Il feretro fu mestamente portato a spalla da un rappresentanza di incursori in tenuta operativa.
Prima di chiudere, voglio riportare un passo tratto dal libro dell’ammiraglio Birindelli “Vita di Marinaio“, che invito tutti  a leggere e meditare:
“La vera, essenziale, differenza fra il soldato e gli altri individui è determinata da due ragioni di fondo: egli è, e deve sentirsi, l’uomo della crisi, colui cioè che deve saper intervenire con chiarezza di idee quando tutto vacilla e tutti rischiano di perdere la testa; egli è l’uomo a cui si è messo in cuore un grandissimo amore, quello della Patria“. 

ONORIFICENZE:


Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al “Merito della Repubblica Italiana”;
Medaglia d’Oro al Valor Militare;
Medaglia d’Argento al Valor Militare;
Croce al merito di Guerra; Campagna di Guerra 1940-44 e 1945;
Medaglia Commemorativa per i volontari della seconda guerra mondiale;
Nastrino di Guerra 1940/43 con uno stelletta;
Nastrino di Guerra 1943/45 con due stellette;
Ufficiale dell’Ordine della “Corona d’Italia”;
Medaglia Mauriziana al “Merito di dieci lustri di carriera militare”;
Medaglia d’Oro per “Lunga Navigazione nella Marina Militare” (20 anni);
Croce d’Oro con stelletta per “Anzianità di servizio” (40 anni);
Commandeur dell’Ordine di Dannebrog conferitagli da S.M. il Re di Danimarca;
Distintivo per il personale dei Reparti d’Assalto;
Distintivo d’Onore per il personale già destinato presso COMSUBIN;
Distintivo d’onore di ferito in Guerra.

ENGLISH

Gino Birindelli (Pescia, 19 January 1911 - Rome, 2 August 2008) was an Italian admiral and politician. He served in the Regia Marina during the Second World War and was decorated with the Gold Medal for Military Valour. He was also a Member of Parliament and President of the MSI-DN.

Biography

After having made his first studies at the college of the Scolopi of Florence, in October 1925 he entered the Royal Naval Academy of Livorno, leaving in 1930 with the rank of Ensign and embarking on the cruiser Ancona. Other embarkations followed on the battleship Andrea Doria, on the destroyers Quintino Sella and Confienza, and on the submarine Santarosa. He was promoted to lieutenant of Vascello in 1931 and lieutenant of Vascello in 1935. In November 1936 he was second of the Naiade, which left from the base of Trapani and was one of the first Italian submarines to take part in the Spanish War.
In 1937 he graduated in Civil Engineering at the University of Pisa. He then commanded the submarines Foca, Millelire, Dessiè and Rubino and, from April 1939, the submarines of Tobruk.

In the Second World War

In September 1939 he was assigned to the MAS Flotilla in La Spezia to begin training on assault vehicles together with other divers and divers such as Teseo Tesei, Elios Toschi, Emilio Bianchi and Luigi Durand de la Penne. He obtained the Diver's patent no. 14 and continued the training that was carried out in Bocca di Serchio; during one of these trainings an oxygen respirator injured a lung. He was admitted to the Hospital of Massa, after leaving on his own initiative to return immediately to Bocca di Serchio, he asked and obtained from Admiral Aimone di Savoia (commander of the Upper Tyrrhenian Circumscription), to be kept in service among the men of the assault vehicles.
In his book Vita di Marinaio, Admiral Birindelli described the daily activity of the group at Bocca di Serchio: ...We went to sea very early in the morning and in the evening in dense darkness, dedicating the work in the light hours to the continuous improvement of each instrument and the night to the training of real war operations, whose tactics we studied ... Al Serchio was created, in a true, profound and sincere way, that "band of brothers that constituted an ideal of the young students of the Naval Academy" and to be united as consanguineous was not rhetoric, as was not the desire to give in every possible way all one could to an Italy that we loved above all else. There was created that "spirit of the Serchio" that none of us could ever forget.
At the beginning of the Second World War he was in command of the Fifth MAS Squadron by Assault Vehicles Group, with which he then worked in the war. Embarked on the submarine Iride in August 1940, he took an active part in the first expedition of the Means of Assault against the English base of Alexandria. The date of the attack had been fixed for August 26th, but the submarine, which sailed from the base of La Spezia on August 22nd, was located at anchor in the Gulf of Bomba by an English scout, and a few hours later it was attacked and hit by three English torpedo boats. On that occasion Birindelli managed to rescue a conscript sailor of the submarine crew, trapped in the sinking boat. For his behaviour Birindelli was decorated "on the field" with the Silver Medal for Military Valour.

(FONTI: Web, Google, Ilmare, Ocean4future, La Voce del Marinaio, Wikipedia, You Tube)



























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