martedì 21 aprile 2020

IL JSF F35 LIGHTING II E IL FUTURO CACCIA STEALTH DI 6^ GENERAZIONE: condividere le tecnologie ed i sottosistemi di base potrebbe essere più sensato che tentare di trasferire troppe capacità in un'unica cellula.


IL JSF F35 LIGHTING II E IL FUTURO CACCIA STEALTH DI 6^ GENERAZIONE: condividere le tecnologie ed i sottosistemi di base potrebbe essere più sensato che tentare di trasferire troppe capacità in un'unica cellula.




Secondo la casa editrice giornalistica tedesca “MONCH”, nel suo rapporto del 31 marzo sul programma F-35, il Congressional Research Service (CRS) degli Stati Uniti esprime rebbe alcuni dubbi sull'intero approccio congiunto allo sviluppo dei caccia stealth F35; il CRS, riferendosi ad un rapporto della RAND Corporation del 2013, ha fatto presente che i risparmi finanziari previsti in sede di progetto si sono rivelati illusori e che sono stati introdotti notevoli rischi operativi e strategici che potrebbero avere ripercussioni sui programmi futuri relativi al caccia stealth di 6^ generazione.



Un paragrafo del rapporto evidenzia ai legislatori statunitensi che lo sforzo per il Joint Strike Fighter sarebbe stato strutturato fin dall'inizio per essere un modello di riforma delle acquisizioni, con un'enfasi sulla jointness, sulla maturazione della tecnologia e sulle dimostrazioni di concetto, e sulle prime operazioni di costo e di performance integrate nel processo di definizione dei requisiti del sistema d'arma. In un successivo rapporto il Congressional Research Service (CRS) ha trovato il concetto fondamentale alla base del programma F-35, cioè quello di far sì che una sola cellula di base, che soddisfi i requisiti di più servizi, potrebbe essere problematico e non utile alle ff.aa. USA ed alleate.



Storicamente, i programmi aerei congiunti hanno avuto in media una crescita dei costi di acquisizione, di ricerca, sviluppo, test, valutazione e approvvigionamento, molto più elevata rispetto ai programmi dei singoli servizi; questa crescita dei costi non viene compensata da risparmi nell’acquisizione e nelle operazioni di supporto. 



In tutte le condizioni plausibili analizzate, il costo stimato del ciclo di vita dell'F-35 è stato costantemente superiore a quello di tre programmi nozionali equivalenti per ogni singolo servizio e forza armata.



I risparmi teorici dipendono dalla massimizzazione della comunanza tra le varianti, ma la difficoltà di conciliare le diverse esigenze va in controtendenza. I costi finanziari aggiuntivi sono associati all'uso di risorse reali limitate, come: 
  • il tempo, 
  • lo sforzo umano, 
  • i materiali, che potrebbero essere impiegati meglio altrove.
I programmi congiunti, inoltre, danneggierebbero la base industriale degli aerei da combattimento, riducendo il numero di aziende capo-commesse sul mercato e restringendo le possibilità di una futura concorrenza, scoraggiando così l'innovazione e rendendo più difficile il controllo dei costi.
Infine, i programmi congiunti potrebbero aumentare i rischi operativi e strategici per le forze statunitensi ed alleate. 
La gestione di una varietà di tipi di caccia-bombardieri, fornirebbe una copertura contro i difetti di progettazione ed i problemi di manutenzione e sicurezza, che potrebbero potenzialmente causare “stand-down” a livello di flotta e anche aumentare le opzioni disponibili per affrontare capacità ostili impreviste.
In un successivo rapporto incentrato sull'impegno dei caccia di 6^ generazione pubblicato nel 2014, la RAND ha nuovamente messo in guardia contro un approccio congiunto, a meno che i servizi partecipanti non abbiano requisiti identici e stabili; il DoD dovrebbe evitare futuri cacciabombardieri o altri complessi programmi di aerei comuni.
Il CRS non formula raccomandazioni particolari, ma invita il Congresso a considerare come i pro e i contro dei programmi congiunti possano essere cambiati in conseguenza degli sviluppi della tecnologia, della dottrina e della tattica.
Ad ogni buon conto, pare che ci siano ancora molti vantaggi per la comunanza, ma dovrà esserci più di un approccio per realizzarli: condividere le tecnologie ed i sottosistemi di base potrebbe essere più sensato che tentare di trasferire troppe capacità, alcune delle quali antagoniste, in un'unica cellula.

ENGLISH

JOINT APPROACH TO 6TH-GENERATION FIGHTER MIGHT NOT WORK, CONGRESS WARNED

In its 31 March report on the F-35 programme, the US Congressional Research Service (CRS) expresses doubts about the whole joint approach to the development of fighter aircraft – referring to a 2013 RAND Corporation report that found that expected financial savings are illusory and that operational and strategic risks are introduced. CRS warns of implications for future programmes.
Tucked away at the end of the report is a paragraph reminding lawmakers that the Joint Strike Fighter effort, in the DoD’s words “was structured from the beginning to be a model of acquisition reform, with an emphasis on jointness, technology maturation and concept demonstrations, and early cost and performance trades integral to the weapon system requirements definition process.” A subsequent RAND report, CRS says, found the fundamental concept behind the F-35 programme – that of making one basic airframe serve multiple services' requirements – may have been flawed.
The RAND report said that, historically, joint aircraft programmes on average experienced substantially higher cost growth in acquisition (research, development, test, evaluation, and procurement) than single-service programmes, and this cost growth is not offset by savings in acquisition, operations and support. RAND also said that under all plausible conditions analysed, the F-35’s estimated life-cycle cost was consistently higher than three notional equivalent single-service programmes.
Notional savings depend on maximising commonality between variants, but the difficulty in reconciling diverse requirements works against this. While the US government has an infinite money supply because it issues the dollar, the extra financial costs are associated with the use of limited real resources, such as time, human effort and materials, that could be better employed elsewhere.
RAND also pointed out that joint programmes harm the combat aircraft industrial base, reducing the number of prime contractors in the market and shrinking the scope for future competition, thereby discouraging innovation and making cost control more difficult.
Finally, RAND warned that joint programmes could increase operational and strategic risks to US forces. Operating a variety of fighter types, it said, provides a hedge against design flaws and maintenance and safety issues, which could potentially cause fleet-wide stand-downs and also increases the options available to meet unanticipated enemy capabilities.
In a follow-on report focused on the 6th-generation fighter effort published in 2014, RAND again warned against a joint approach. “Unless the participating services have identical, stable requirements, DoD should avoid future joint fighter and other complex joint aircraft programmes.”
CRS makes no particular recommendations, rather it invites Congress to consider how the pros and cons of joint programmes may have changed as a consequence of developments in technology, doctrine and tactics.
It seems to MON that there are still many advantages to commonality, but that there is more than one approach to realising them: sharing core technologies and subsystems might be more sensible than trying to shoehorn too many capabilities, some of them mutually antagonistic, into a single airframe.

(WEB, GOOGLE, MONCH, WIKIPEDIA, YOU TUBE)


























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