Lo scienziato Guglielmo Marconi, sin dal 1896, si interessò e svolse esperimenti di radio-elettronica con il supporto del Post Office britannico: il Ministro della Regia Marina, ammiraglio Benedetto Brin, appresa la notizia, dette subito disposizioni affinché si invitasse Marconi a ripetere gli esperimenti in Italia.
Nel luglio 1897 la Regia Marina iniziò la sperimentazione della telegrafia sul mare nel porto di La Spezia a bordo della corazzata San Martino; Guglielmo Marconi eseguì una serie di prove, prima a terra e poi in mare, riuscendo a far giungere i segnali Morse ad una distanza di 18 Km.
Gli esperimenti furono svolti alla presenza dei reali d’Italia e dell’ammiraglio Benedetto Brin. Tali attività portarono all’installazione di apparati riceventi sulle corazzate Lepanto e Sardegna e stazioni trasmittenti furono installate a Livorno e sulle isole Palmaria e Gorgona.
Alcuni esperimenti telegrafici furono condotti tra il 1898 e il 1900 con risultati soddisfacenti e con distanze coperte di oltre 200 km. Negli anni successivi vi furono altre dimostrazioni effettuate dall’incrociatore Carlo Alberto delle Regia Marina in Inghilterra il 9 agosto 1902. Durante tale dimostrazione, la Regia Marina colse l’occasione per sperimentare un collegamento tra l’Italia e l’Inghilterra.
Il marchese Solari, congedatosi in seguito dalla Regia Marina, divenne un collaboratore di Guglielmo Marconi. La visita di Vittorio Emanuele III allo Zar Nicola II modificò il programma dell’incrociatore Carlo Alberto che fu dirottato in Russia alla base navale di Kronstadt. Anche Marconi si imbarcò sul Carlo Alberto e seguì tutte le prove in mare. Dopo questa positiva campagna di sperimentazione, ne fu autorizzata una seconda, in Atlantico, sempre con l’incrociatore Carlo Alberto, nelle acque vicino al Canada nel dicembre 1902.
Si iniziarono a costruire stazioni fisse a Massaua (1910), Mogadiscio (1911) e in Cirenaica (1912), assicurando così i collegamenti fra il territorio nazionale e le colonie in Africa. Venne avviata inoltre una campagna di sperimentazione in Mediterraneo, nel 1914, utilizzando gli incrociatori Duca degli Abruzzi e il Regina Elena, a cui partecipò lo stesso Marconi.
In questa campagna furono sperimentati diversi tipi di antenne e furono condotti esperimenti con uso di modulazioni vocali, in pratica i primi test di radiofonia. Ed è in questo periodo che Marconi, con vera e propria intuizione, decise di cominciare a sperimentare le onde “corte” usando frequenze più alte.
Le Marine russe e giapponesi furono le prime a impiegare la radiotelegrafia in guerra, sia in battaglia, sia nel corso della lunghissima navigazione di oltre 20.000 miglia compiuta dalla squadra russa del Baltico per andare a sacrificarsi nelle acque di Tsushima nel maggio 1905. Durante il viaggio della seconda squadra dell’ammiraglio Zinovej Petrovich Rozdestsvenskij, si constatò che le apparecchiature di Marconi furono le uniche apparecchiature radio in grado di funzionare in qualsiasi condizione. In seguito, con la scoperta della valvola termoiodica, che fu applicata alle onde medie, si riuscì a passare ad apparecchi ad onde corte, estendendone enormemente la portata.
All’inizio della Grande Guerra la Germania imperiale riuscì a salvare la grande maggioranza della propria flotta mercantile, le cui unità, opportunamente avvisate, trovarono rifugio in porti neutrali, evitando di cadere nelle “reti” dei pattugliatori britannici.
Lo scoppio delle ostilità vide, in genere, tutte le nazioni preparate allo sfruttamento su vasta scala del nuovo mezzo di radio-comunicazione. Il Vindictive, incrociatore britannico da 5.700 tonnellate fu inviato, al tempo dell’inseguimento alla squadra di Maximilian von Spee, ad incrociare nelle acque dell’Atlantico, a metà strada tra la Gran Bretagna e le isole Falkland, in modo da costituire un ponte radio alla squadra navale britannica che dava la caccia alle navi tedesche.
Anche la Regia Marina italiana, iniziò quindi ad addestrare i suoi ufficiali, con l’installazione di alcune stazioni fisse a Livorno presso l’Accademia Navale, e costituendo l’Istituto Elettrotecnico e Radiotelegrafico della Regia Marina: a dirigere l’Istituto fu nominato il prof. Giancarlo Vallauri, già ufficiale di Marina, che lo diresse sino al 1926, e che nel 1923 realizzò il Centro Radiotelegrafico di Coltano.
Dopo le vicende belliche della seconda guerra mondiale l’Istituto riaprì a Livorno nel 1947, e nel 1957 divenne l’Istituto Radar e delle Telecomunicazioni della Marina Militare (MARITELERADAR) intitolato al prof. Vallauri. Oramai, la Marina Italiana sviluppava le sue comunicazioni sia nelle sezioni trasmittenti che in quelle riceventi.
Nel 1954, con la fondazione dell’Ente per il controllo degli armamenti, la Repubblica Federale di Germania entrava nella NATO, ed anche per l’Italia venivano progressivamente rimossi molti limiti in materia di sviluppo, produzione, e disponibilità di mezzi di difesa.
In Italia, negli anni ’60, si diede corso al secondo Programma Navale, con la costruzione di nuove piattaforme, come gli incrociatori lanciamissili Doria e Duilio. Le nuove commesse consentirono di bandire una gara per ricetrasmettitori HP con modulazione SSB (Single Side Band) della ditta Scialotti di Pomezia, poi divenuta Elmer, con apparati di progettazione statunitense (General Dynamics), con adattatori per antenne a stilo da 10 m telecomandati manualmente.
Con la legge navale 22 marzo 1975 si diede corso alla realizzazione delle fregate della classe Lupo, navi sulle quali vennero utilizzati gli apparati trasmettitori e ricevitori HF-L1001 e HF-L-R/C progettati in Italia dalla Telettra, sostituendo i trasmettitori e i ricevitori della serie ST e SR.
Vennero anche valorizzati i requisiti dell’aero-cooperazione, concretamente attuata con ricetrasmettitori nella banda UHF. Negli anni ‘60 questi apparati a modulazione prima di ampiezza e poi di frequenza, furono costruiti dall’OTE di Firenze. Alla fine degli anni ’70 tali apparati furono sostituiti dagli Elmer (SRT-619 B/C), adattati poi negli anni ‘80 per essere utilizzati anche nei collegamenti via satellite (SRT-619 BCS).
Agli inizi del 2000 entrarono in servizio i nuovi radiotrasmettitori SRT-619N, sempre di progetto e costruzione Elmer (acquisita poi dalla Marconi ed infine dalla Selex Communications, gruppo Leonardo-Finmeccanica), realizzati per le fregate della classe Maestrale nell’ambito del programma satellitare SICRAL.
I primi esperimenti di comunicazione satellitare iniziarono verso la fine degli anni ’60: la NATO aveva effettuato un esperimento denominato TACSATCOM (Tactical Satellite Communication), interforze e aperto alle nazioni NATO, con satelliti messi a disposizione dagli Stati Uniti.
Tra il 1971 e il 1974 anche la M.M. iniziò questa sperimentazione con il programma SIRIO e, nel 1982, con il FLEET SATCOM, sempre utilizzando satelliti statunitensi.
Nel 1986, con l’operazione navale “Golfo Persico”, la Marina italiana decise di adottare i terminali commerciali Immarsat per disporre di un canale di comunicazione HF. Nel frattempo, per iniziativa dell’AMI e di altri enti statali fu avviato il progetto SICRAL (Sistema Italiano di Comunicazione Riservate e Allarmi) che nel febbraio del 2001 lanciò il primo satellite, programma a cui la Marina Militare si associò e che alla fine, per ovvi motivi, fu gestito dal Ministero della Difesa. La componente terrestre del SICRAL è costituita dal Centro Gestione e Controllo, situato a Vigna di Valle, sul lago di Bracciano, e da un centinaio di terminali distribuiti nelle singole Forze Armate.
A bordo delle unità della nostra marina militare venne installato un sistema che richiede, per espletare al meglio le sue funzioni, collegamenti per fornire o ricevere dati riguardanti la preparazione e la condotta del combattimento: il SADOC (Sistema Automatico per la Direzione delle Operazioni di Combattimento) della fine degli anni ’60; in detto sistema vennero concentrate e quindi elaborati tutti i dati necessari in combattimento che possono poi essere comunicati alla squadra navale impegnata nelle medesime operazioni.
I dati dei sensori dei radar, sonar, ecc di ogni unità, vengono elaborati e trasmessi, formattati secondo standard NATO, via radio in HF o UHF, alle altre unità inserite in rete, con sequenze definite dall’Unità Centrale di Controllo, ricevendo poi i dati provenienti dalle altre unità.
La nostra marina ripone molta attenzione alla sorveglianza integrata degli spazi marittimi d’interesse, in concorso con le Marine NATO, e interviene con la massima tempestività ed efficacia alla capacità di proiezione delle forze sul mare e dal mare. Dal 2010 la Centrale Operativa di Sorveglianza Marittima affianca la tradizionale Centrale Operativa Aeronavale per assolvere la fondamentale funzione di sorveglianza dell’ambiente marittimo in ambito nazionale, NATO, UE e multinazionale, e la nuova sede operativa, denominata Centro Operativo della Marina Militare, (COMM), dotata delle più moderne tecnologie informatiche e di comunicazioni, potenzia enormemente queste capacità.
Nel 1970, riconosciuta l'esigenza di disporre di un proprio centro per lo sviluppo del software operativo e per gli studi concernenti l'architettura dei sistemi SADOC, MARICENSADOC venne portato all'interno del comprensorio del Centro di Addestramento Aeronavale di Taranto, assumendo l'attuale denominazione di MARICENPROG, Centro di Programmazione della Marina Militare.
Il centro è alle dipendenze gerarchiche del Comando C4S (Comando, Controllo, Computer, Comunicazioni e Sicurezza) della squadra navale, e attualmente opera nell'aggiornamento ed adeguamento dei sistemi di comando e controllo di terza generazione (SADOC 3) che equipaggiano le unità della classe FREMM e nella realizzazione del nuovo sistema (SADOC 4) destinato ad equipaggiare le unità di nuova costruzione. Il centro partecipa a gruppi di lavoro Nato sull'interoperabilità e lo sviluppo dei sistemi automatizzati di comando e controllo imbarcati nonché il concorso all'addestramento del personale tecnico addetto alla condotta e manutenzione dei sistemi SADOC imbarcati sulle unità della squadra.
Attualmente MARICENPROG partecipa allo sviluppo ed alla produzione dei software dei programmi operativi necessari alla "digitalizzazione del campo di battaglia", nell'ambito del progetto interforze "Forza NEC" .
Cinquant’anni fa la costituzione del centro fu un salto di qualità per la Marina Militare, che si dotò di un sistema operativo interamente nazionale sviluppato a Taranto, vicino alle navi e agli operatori ed all'interno del comprensorio di MARICENTADD, dove si formava il personale all'uso dei sistemi.
Notevole, all’epoca era la componente elettronica dell’incrociatore lanciamissili VITTORIO VENETO (C550):
- Il radar tridimensionale di scoperta aerea lontana Hughes AN/SPS-52C era posizionato sull'albero di maestra prodiero.
- Il TACAN e il radar bidimensionale di scoperta aeronavale della Lockheed Electronics AN/SPS-40 erano collocati sul mack poppiero.
- il radar di navigazione e di scoperta di superficie SMA MM-SPQ-2B era collocato sull'albero di trinchetto.
- Il radar bidimensionale di scoperta aeronavale AN/SPS-40 era stato acquisito in attesa che venisse sviluppato il nuovo modello di produzione nazionale MM/SPS-768 che fu prodotto a partire da novembre 1975 e avrebbe equipaggiato tutte le unità di altura della squadra navale a partire dalla seconda metà degli anni settanta.
- I due radar guida-missili Sperry AN/SPG-55A erano posizionati sulla sommità della struttura centro-prodiera.
- Le quattro centrali di tiro ELSAG -Elettronica San Giorgio Argo NA-10/RTN-10X, ciascuna asservita ad una coppia di cannoni da 76/62, erano sistemate una a prora, una a poppa e due in posizione centro-laterale.
- Il sistema di guerra elettronica I.F.F. e E.S.M./ECM era Abbey Hill e disponeva di due lanciarazzi chaff/jammers/flares SCLAR Breda-Elsag collocati ai due lati dell'unità.
- La nave era dotata di sistema di comando e controllo SADOC-1.
- Di un sonar a scafo a media frequenza AN/SQS-23G a cui erano associati i sensori degli elicotteri imbarcati.
L'elettronica della nave ammiraglia della flotta, dopo il ciclo di lavori a cui la nave fu sottoposta tra il 1980 e il 1983, fu completamente rinnovata con l'acquisizione delle più recenti apparecchiature e dei nuovi sistemi d'arma, caratterizzando il nuovo aspetto dell’unità:
- Il radar bidimensionale di scoperta aerea lontana AN/SPS-40 fu sostituito dal nuovo radar di costruzione nazionale Selenia MM/SPS-768 con secondario IFF Mk XII, installato sul mack di poppa alla cui sommità era collocata l'antenna del TACAN, Face Standard del tipo URN-25, per la radionavigazione degli elicotteri imbarcati.
- Il radar di scoperta di superficie SMA MM/SPS-702 con secondario IFF, con antenna collocata su di una mensola del mack prodiero, sostituì il precedente radar SMA MM/SPQ-2B di navigazione e scoperta navale e dopo i lavori la nave fu equipaggiata con radar di navigazione MM/SPN-748, con antenna collocata sul cielo della plancia.
- A proravia del mack prodiero vi erano i due radar guidamissili Sperry AN/SPG-55B search per missili Standard, che sostituirono i precedenti AN/SPG-55A asserviti ai Terrier.
- Asserviti al sistema di difesa di punto CIWS Dardo vi erano due direzioni di tiro Selenia-Elsag Orion SPG-74 RTN-20X, collocate lungo l'asse longitudinale a prora e a poppa.
Anche l'elettronica dei cacciatorpediniere AUDACE e ARDITO subì nel corso degli anni notevoli aggiornamenti e miglioramenti. La maggior parte delle elettroniche erano collocate nei due mack:
- Il mack prodiero sosteneva le antenne dei radar di scoperta aeronavale R.C.A. AN/SPS-12 e il radar di navigazione e scoperta di superficie SMA MM/SPQ-2 che era collocato su di una mensola dell'alberetto del mack.
- Il radar di scoperta aerea R.C.A. AN/SPS-12, che inizialmente equipaggiava le due unità si era manifestato inadeguato e venne sostituito a metà degli anni settanta dal nuovo radar bidimensionale di scoperta aerea lontana Selenia MM/SPS-768 (RAN 3L) di costruzione nazionale, collocato sul mack prodiero, con secondario IFF Mk XII, una potenza di picco di 135 Kw e una portata di 220 chilometri, operante in banda D, secondo la designazione NATO, o L secondo la designazione IEEE.
- Il radar MM/SPS-768 (RAN-3L) venne sviluppato dalla Selenia a partire dall'intenzione manifestata nel maggio 1966, da parte della Marina Militare Italiana, di sostituire il radar R.C.A. AN/SPS-12/40, adottato da tutte le unità costruite negli anni sessanta e dalla determinazione con cui la Marina Militare proseguiva il cammino verso l'indipendenza dal mercato americano, soprattutto quello relativo alle sempre più sofisticate apparecchiature elettroniche.
Il contratto per lo sviluppo della nuova apparecchiatura venne firmato nel 1968. Nell'attesa dello sviluppo del nuovo radar, per le esigenze dell'incrociatore Vittorio Veneto e per le due unità della classe Audace, vennero acquistati tre radar Lockheed Electronics AN/SPS-40, ma si preferì sostituire i vecchi AN/SPS-12 del Doria e del Duilio e imbarcare provvisoriamente sulle due unità della classe Audace le due apparecchiature sbarcate dai due incrociatori, in attesa del nuovo radar della Selenia MM/SPS-768, che fu in produzione a partire da novembre 1975 e avrebbe equipaggiato tutte le unità di altura della squadra navale a partire dalla seconda metà degli anni settanta. Il radar Selenia MM/SPS-768 (RAN 3L) con secondario IFF Mk XII, venne successivamente aggiornato nel corso dei lavori di ammodernamento effettuati alla fine degli anni ottanta. Le due unità della classe Audace e i due Doria sono state le prime unità della Marina Militare ad essere equipaggiate con questo radar.
A proravia del mast prodiero trovava collocazione il radar bidimensionale per scoperta aerea a media distanza e a bassa quota Selenia MM/SPS-774 (RAN-10S) con antenna SMA OA-3 e secondario IFF Mk XIII, che aveva una portata era di 155 Km, e sul cielo della plancia trovavano posto la prima delle tre direzioni di tiro Selenia SPG-70 con centrale Argo NA 10 Mod. 0 e radar Orion RTN 10X per i calibri principali ed in posizione più sopraelevata l'antenna del TACAN, per la radionavigazione degli elicotteri imbarcati, mentre le altre due centrali di tiro SPG-70, asservite ai 76/62 Compatto, erano collocate ai lati del mack poppiero. Il secondo blocco della sovrastruttura iniziava con il secondo mack, su cui era innestata una mensola dove trovava collocazione l'antenna del radar di scoperta aerea tridimensionale Hughes AN/SPS-52, aggiornato dopo i lavori di ammodernamento alla versione AN/SPS-52C con antenna tipo AN/SPA-72B, che aveva una portata di 440km mentre asservita ai missili Tartar e successivamente agli Standard c'era una centrale di tiro Mk-74 con due radar guida missili Raytheon AN/SPG-51 collocati sul cielo della sovrastruttura a poppavia del secondo mack.
Il sonar C.W.E 610, attivo a media frequenza, era a collocato in chiglia.
Per un breve periodo di tempo sull'Ardito venne installata, tra la D.T. NA-10 e il TACAN l'antenna del radar SPQ-5B, denominato “Sarchiapone”, che grazie alla sua elevata sensibilità e potenza venne adattata anche per la ricezione satellitare in banda UHF durante la crociera di circumnavigazione del globo effettuata nel 1979-’80 dall'Ardito e dal Lupo, inquadrati nel 6º Gruppo Navale.
Al termine dei lavori di ammodernamento il nuovo aspetto delle due unità della classe Audace fu caratterizzato oltre che dalla presenza dei nuovi sistemi d'arma anche da nuove apparecchiature elettroniche.
Il radar SMA MM/SPQ-2D dopo gli ammodernamenti venne destinato solo a compiti di scoperta di superficie e le due unità vennero dotate di radar di navigazione MM/SPN-748 di fabbricazione nazionale, della GEM Elettronica, sistemato sotto il radar di scoperta aerea MM/SPS-768 (RAN-3L) su una mensola del mack prodiero.
Alla difesa aerea a medio raggio, affidata ai missili Aspide, e alla difesa di punto, affidata alle artiglierie, erano asserviti tre sistemi Dardo-E con direzioni di tiro Selenia-Elsag SPG-76/RTN 30X Argo NA 30 con sistema di puntamento a guida infrarosso e laser, che hanno sostituito le direzioni di tiro NA-10 precedenti. Le nuove direzioni di tiro erano il prodotto della collaborazione tra la Selenia e la Elsag e, totalmente integrati nel sistema di combattimento, erano in grado di guidare le artiglierie in funzione antiaerea, anti-superficie e nel tiro contro costa. Le tre direzioni di tiro erano collocate come le precedenti, una sul cielo della plancia destinata al cannone prodiero e al sistema Albatros e due in posizione laterale in due mensole poste sul mack poppiero, con un orizzonte ottico di 360° asservita ai cannoni da 76mm Compatto a tiro rapido. Il radar RTN-30X poteva essere abbinato all'Otobreda Compatto o Super Rapido, al cannone da 127/54, al Breda Dardo e ai missili Sea Sparrow/Aspide. Le prime unità equipaggiate con sistema Dardo-E con il 76mm Super Rapido sono stati i due Audace dopo gli ammodernamenti, mentre le prime unità ad essere equipaggiate sin dalla costruzione con il Dardo-E abbinato ai 76mm SR furono i due cacciatorpediniere classe Durand de la Penne.
L'antenna del TACAN Face Standard del tipo URN-25 venne collocata su di una mensola dell'alberetto del mast prodiero.
In posizione laterale, lungo il ponte di coperta, all'altezza della rampa di lancio Mk.13 erano collocati due lanciarazzi multipli di 20 tubi da 105mm del sistema SCLAR, per il lancio di chaff/flares/decoys, per la difesa passiva delle unità,[1] controllati da parte della suite di guerra elettronica e pienamente coordinati con i sistemi di difesa attiva della nave.
Al termine dei lavori di ammodernamento le due unità potevano disporre di Centrale Operativa di Combattimento (C.O.C.), di nuova adozione con Sistema di Comando e Controllo AESN IPN 20 SADOC 2 (Sistema Automatico per la Direzione delle Operazioni di Combattimento) con 10 console, per il coordinamento di tutti i sensori esterni delle unità, allo scopo di determinare la scelta del sistema di difesa più adatto per affrontare eventuali aggressioni, da parte di forze nemiche.
Il Sistema Automatico per la Direzione delle Operazioni di Combattimento SADOC Mk.2 era il CMS della precedente generazione in servizio a bordo delle navi militari italiane in servizio negli anni '80 e '90 (ad es. fregate classe Maestrale e classe Lupo).
Il CMS della famiglia ATHENA che equipaggia cacciatorpediniere classe Horizon e fregate classe Bergamini per la nostra M.M. si chiama SADOC Mk.3. Anche se questo potrebbe far pensare a successivi sviluppi della stessa architettura, SADOC Mk.2 e SADOC Mk.3/ATHENA non hanno nulla in comune. Il SADOC Mk.3 è stato sviluppato ex novo per il programma Horizon ed è stato influenzato dalla cooperazione con la marina francese. ATHENA è installato su tutte le attuali navi della marina italiana e su 19 navi costruite per clienti stranieri.
L'evoluzione del SADOC Mk.3 richiesta da Marina Militare per le sue nuove classi di navi è il nuovo CMS che presentiamo ora.
Tuttavia, non si tratta di un miglioramento lineare del prodotto precedente. Piuttosto, Marina Militare ha richiesto di rimodellare l'MMI secondo una vasta esperienza operativa. Leonardo, invece, potrebbe portare un consistente know-how e un feedback proveniente da operatori stranieri. Il processo di costruzione del CMS ha richiesto un anno di lavoro congiunto tra Leonardo e Marina Militare, compresa la realizzazione di alcuni prototipi che esporremo anche qui ad Euronaval. Siamo molto orgogliosi del prodotto finale, in quanto lo riteniamo unico e diverso da qualsiasi altro CMS in Europa e negli Stati Uniti. La fase di sviluppo si concluderà con la consegna degli ultimi esempi di PPA, quindi questo CMS ha una lunga vita davanti a sé e capacità in continua crescita.
Dopo anni di progresso tecnologico, è stato messo a punto l’attuale “LEONARDO’S “ATHENA”® COMBAT MANAGEMENT SYSTEM”, una soluzione avanzata per la gestione avanzata del combattimento, modulare e scalabile; il sistema, per la M.M. italiana), è denominato “Sistema Automatico per la Direzione delle Operazioni di Combattimento “ SADOC Mk.4.
Per la prima volta in Europa, la multinazionale Italo-britannica-statunitense Leonardo SpA ha reso operativo il sistema di gestione del combattimento o ATHENA® - Architecture & Technologies Handling Electronic Naval Applications - advanced Combat Management Systems (CMS) su tre pattugliatori della Marina militare lituana classe FLYVEFISKEN; tale ordinativo fa parte di un programma di ammodernamento della Marina militare lituana per adeguare le proprie forze navali agli standard NATO. Leonardo ha anche fornito la centrale del tiro Medusa MK4/B e implementato funzionalità di ricerca e soccorso (SAR – Search and Rescue) per la sicurezza delle acque territoriali lituane, poste all’estremo confine dei paesi aderenti all’Alleanza Atlantica.
La società italiana è stata responsabile anche dell’integrazione del sistema di gestione del combattimento con tutti gli altri sistemi presenti sui pattugliatori, tra i quali i radar di sorveglianza e i sistemi per la navigazione. L’architettura di sistema del CMS “Athena” deriva direttamente dalle esperienze maturate dalla società nel settore navale. I sistemi di gestione del combattimento di che trattasi sono caratterizzati da estrema flessibilità e modularità, integrano e riutilizzano capacità multi missione, che ne consentono l’impiego su ogni tipo di unità navale, dai pattugliatori alle portaerei.
Il C.M.S. ATHENA ha già equipaggiato sia le unità navali maggiori della Marina Militare italiana sia le unità di piccolo e medio tonnellaggio della Marina Militare italiana e della Marina Militare degli Emirati Arabi Uniti.
Il Combat Management System ATHENA, è un evoluto sistema di comando e controllo di nuova generazione, ad architettura aperta in grado di garantire le migliori capacità di acquisizione, fusione e gestione dei dati per un’efficace valutazione degli scenari operativi e per la gestione delle risorse a disposizione, assicurando così rapidi ed efficaci processi decisionali.
Il CMS viene inoltre installato nel nuovo cockpit navale sviluppato da Leonardo insieme a Fincantieri per le nuovissime unità PPA. Si tratta di un avanzato sistema di controllo dell’intera nave, alla stregua di un cockpit aeronautico, una sorta “Postazione Integrata Condotta Nave”, che consentirà, per la prima volta, di gestire in modo integrato le operazioni relative sia alla conduzione della nave sia al sistema di combattimento, con un numero ridotto di operatori grazie anche all’impiego di nuove tecnologie di realtà aumentata.
Il CMS ATHENA® integra tutte le funzioni necessarie per la sorveglianza, la gestione dei sensori e delle immagini tattiche, il supporto alla navigazione, la valutazione delle minacce e l'assegnazione delle armi, la gestione del sistema d'arma, la pianificazione della missione, il collegamento dati tattici multipli e l'addestramento a bordo. Il CMS ATHENA si basa su un'architettura modulare e scalabile completamente ridondante che può essere personalizzata per soddisfare le esigenze specifiche del cliente.
Leonardo ha messo a punto un sistema di comando e controllo (CCS), una versione personalizzata del sistema di gestione del combattimento (CMS) ATHENA. Il nuovo sistema copre tutte le esigenze di gestione operativa in tempo reale attraverso sensori, armi e comunicazioni interconnesse, tutte facilmente accessibili e gestibili attraverso Console Multifunzionali avanzate (MFC). La sua architettura hardware è caratterizzata da nodi di elaborazione completamente remoti e ha un ingombro ridotto grazie alla struttura leggera in fibra di carbonio.
Il nuovo Combat Management System è stato progettato come un unico prodotto, scalabile a diverse tipologie di piattaforme/unità navali a seconda delle loro esigenze e dei loro compiti. La sua struttura portante si basa su una struttura architettonica comune e moduli software/hardware standard in grado di soddisfare le esigenze delle navi da combattimento e di supporto. L'elaborazione remota rende l'intero sistema più resiliente e permette di inglobare l'hardware in una stanza più piccola e dedicata. Questo crea un data center C4I a bordo, riducendo al minimo la necessità di infrastrutture IT al di fuori della sala operativa.
Questo nuovo CMS è in qualche modo un taglio con il passato che sia Leonardo che Marina Militare italiana hanno perseguito appositamente per fornire i nuovi Pattugliatori Polivalenti d’Altura / PPA, le LHD, le Logistic Support Ship / LSS, etc. con un nuovo hardware per essere più interattivi. Gli algoritmi sono invisibili all'equipaggio durante lo svolgimento delle sue missioni, e naturalmente il sistema deve essere affidabile e ben funzionante. Tuttavia, questo nuovo CMS si concentra sull'interfaccia uomo-macchina (HMI).
I CMS vengono messi a punto da Leonardo in collaborazione con Marina Militare e attraverso gruppi di lavoro con marine straniere che richiedono personalizzazioni e/o caratteristiche particolari. Da tutto ciò la MM ha tratto grande beneficio dall'esperienza operativa degli utenti sul campo, che risale ai primi anni 2000, quando i primi CMS della famiglia ATHENA sono stati montati su cacciatorpediniere di classe Orizzonte / Horizon. Per la sua storia operativa, la Marina Militare ha chiamato il CMS con l'acronimo Sistema Automatico per la Direzione delle Operazioni di Combattimento (SADOC). Il SADOC Mk.2 era il CMS di precedente generazione in servizio a bordo di navi militari italiane messe in servizio negli anni '80 e '90 (ad esempio le fregate classe Maestrale e Lupo). Il CMS della famiglia ATHENA che equipaggia cacciatorpediniere di classe Horizon e fregate di classe Bergamini si chiama SADOC Mk.3.
Sebbene ciò possa suggerire successivi sviluppi della stessa architettura, SADOC Mk.2 e SADOC Mk.3/ATHENA non hanno nulla in comune.
SADOC Mk.3 è stato sviluppato ex novo per il programma Horizon ed è stato influenzato dalla cooperazione con la marina francese. ATHENA è installato su tutte le attuali navi della marina italiana e su 19 navi costruite per clienti stranieri.
L'evoluzione del SADOC Mk.3 richiesta dalla Marina Militare italiana per le sue nuove classi di navi è il nuovo CMS in trattazione. Ma non si tratta di un miglioramento lineare rispetto al prodotto precedente. Al contrario, Marina Militare ha richiesto di rimodellare il sistema sulla base di una vasta esperienza operativa. Leonardo, invece, ha portato in dote un consistente know-how e feedback anche di operatori stranieri. Il processo di costruzione del CMS ha richiesto un anno di lavoro congiunto tra Leonardo e Marina Militare, compresa la realizzazione di alcuni prototipi. Il prodotto finale, è unico e diverso da qualsiasi altro CMS in Europa e negli Stati Uniti. La fase di sviluppo si conclude con la consegna degli ultimi esemplari dei nuovi pattugliatori PPA classe Paolo Thaon di Revel; quindi questo nuovo CMS avrà una lunga vita avanti e capacità in continua crescita.
L'hardware è molto diverso da molti CMS, soprattutto per quanto riguarda il numero limitato di console, che sono meno numerose rispetto ad altri CMS. Il numero di console dipende dal tipo di navi di missione per cui sono concepite. In generale, le marine militari di oggi richiedono più automazione e un numero decrescente di operatori. Un'unità avanzata e complessa come una fregata classe Bergamini dispone di 16 console di bordo.
Sulla nuova LHD TRIESTE in fase di costruzione finale saranno installate ben 40 consolle.
I Pattugliatori Polivalenti d’Altura hanno requisiti simili, ma devono essere dotati di un diverso modo di avvicinarsi alle operazioni. In particolare, essi saranno dotati di un ponte di combattimento attraverso con il quale potranno essere eseguiti sia i compiti di navigazione che quelli di combattimento.
Di solito, le navi da combattimento hanno due sale diverse, la sala di navigazione e la sala di combattimento (Centrale Operativa di Combattimento, COC) per il CMS. Nel corso degli anni, l'esperienza operativa ha dimostrato che le navi militari trascorrono il 70% del loro periodo in mare in operazioni non combattenti o a bassa intensità (es. navigazione, transito, scorta, ecc.). In questi casi, Marina Militare ha scoperto che i compiti assegnati richiedono in media sette operatori di console. Solo in caso di operazioni di combattimento ad alta intensità tutte le console sono presidiate. Pertanto, il ponte di combattimento proposto per la prossima generazione di CMS dispone di 7 postazioni di lavoro, compresa quella del comandante. Il comandante cesserà di essere un supervisore e potrà lavorare direttamente sul CMS. Per le operazioni ad alta intensità, invece, il ponte di combattimento consente di installare un ulteriore set di console in una sala adiacente, dietro il ponte di combattimento. Sui PPA, il loro numero è da dodici a 16, a seconda della versione. In sintesi, l'apparente riduzione delle console riguarda solo operazioni non da combattimento o a bassa intensità. Quando si tratta della piena capacità di combattimento della nave, il numero di console di bordo non cambia e anzi si espande. Il CMS ha diverse modalità: addestramento, difesa, combattimento, prontezza per il combattimento e modalità personalizzate che abilitano o disabilitano i sistemi e le armi in proporzione al livello previsto di minaccia o a seconda delle disposizioni di sicurezza. Al fine di eseguire al meglio qualsiasi operazione, ogni postazione di lavoro può anche avere accesso ad applicazioni dedicate per il recupero e la modifica di rapporti di intelligence, traffico marittimo e documenti senza..... camminare intorno alla nave!
L'esportazione all'estero rende indispensabile la progettazione di hardware e software a supporto di armi e sistemi diversi, siano essi ereditati o scelti deliberatamente dai clienti. L'intera architettura del sistema ATHENA-SADOC prende in considerazione la necessità di consentire l'integrazione di una gamma diversificata di sistemi con il minor impatto possibile. Di solito, rendere i sistemi compatibili con l'hardware cinese o russo implica solo qualche aggiustamento software, ma si sono verificati casi in cui si sono dovuti installare unità/moduli speciali per "tradurre" i segnali dal CMS ai sistemi e viceversa. Per fare questo, alcuni componenti utilizzano già protocolli tecnologici agnostici e si sta già lavorando per la realizzazione di una progettazione software di tipo SOA (Service-Oriented Architecture) da implementare sul CMS attuale e futuro.
L'aggiornamento pre-programmato più importante per il CMS è l'aggiornamento di mezza età (MLU) che quasi ogni imbarcazione fa almeno una volta nel corso della sua vita utile. Durante l'obsolescenza dell'MLU vengono affrontati sia l'hardware che il software, e gli esperti di Leonardo portano il CMS allo stato dell'arte attraverso modifiche radicali al software e all'hardware. Oltre ad un aggiornamento radicale pianificato, vengono rilasciati dall’azienda produttrice kit di aggiornamento che possono essere installati a bordo autonomamente dalle singole marine militari. Tali kit sono spesso rilasciati solo su richiesta. In effetti, i militari spesso preferiscono avere un sistema conosciuto e mantenerlo in servizio il più a lungo possibile. Questo perché qualsiasi modifica importante richiede un addestramento aggiuntivo; quindi, il cliente a volte opta per rilasci importanti soltanto quando necessario. Leonardo cerca di mantenere il CMS aggiornato, possibilmente allineato con la migliore tecnologia disponibile, in modo da poter intervenire quando il cliente ritiene indispensabile per modificare i propri sistemi.
Quando il nuovo CMS sarà installato sul primo PPA, qualsiasi miglioramento derivante dal processo di integrazione sarà preso in debita considerazione per la seconda nave e poi eventualmente riadattato sulla prima, e così via per le navi successive. Lo stesso vale per i clienti stranieri, ad esempio con il CMS ATHENA.
La società Leonardo raccoglie tutti i feedback basati sull'esperienza operativa al fine di migliorare le prestazioni del prodotto, al fine di proporre miglioramenti alle marine clienti o semplicemente rispondere alle loro esigenze con un rilascio coerente. Tale modo di sfruttare l'esperienza degli utenti si applica sia ai componenti hardware che a quelli software.
Leonardo è già impegnata in attività di ricerca volte ad introdurre nei suoi sistemi un set di strumenti di Intelligenza Artificiale (IA).
Il nuovo CMS in consegna alla Marina Militare Italiana mette già in campo alcuni elementi di analisi predittiva. Nel dettaglio, il CMS sarà in grado di simulare una serie di situazioni di combattimento che possono essere basate su dati reali, come i rapporti di intelligence. La nave può quindi creare uno scenario fittizio per studiare la situazione ed entrare in sala operativa con una buona consapevolezza situazionale sulle capacità del nemico e sul comportamento più appropriato da tenere in combattimento. In breve, per ora quello che si potrà mettere in campo è un sistema di simulazione, ma si sarà presto in grado di comprovare veri e propri set di strumenti di IA per la pianificazione e la previsione delle operazioni. Il primo passo avanti sarà la capacità di analizzare i grandi dati provenienti da fonti multiple per fonderli in risultati completi per i responsabili delle decisioni.
In seguito, se il cliente lo sceglie, un programma di ricerca di due-tre anni dovrebbe essere in grado di fornire capacità innovative basate su applicazioni di pura IA.
Il software di Leonardo è basato su versioni hardened dei sistemi operativi Linux e il CMS opererà in un ambiente chiuso. Per le comunicazioni esterne, il sistema comunica solo attraverso connessioni militari sicure (certificate NATO). In parole povere, il CMS non naviga in Internet. Anche la connessione internet disponibile a bordo per la comunicazione privata dell'equipaggio è disaccoppiata dalla rete di comunicazione del CMS. In questo modo, nulla può entrare nella nave semplicemente sfondando attraverso Internet. Nonostante queste precauzioni, le comunicazioni sono continuamente monitorate attraverso applicazioni di early warning che analizzano tutto il traffico in entrata e in uscita da e verso la nave. I sistemi sono dotati di ridondanza di interruttori e firewall che impediscono anche a persone fisiche come hacker o componenti dell'equipaggio non autorizzati di sfondare. In effetti, l'integrazione di sistemi come questi a bordo non è facile, ma è stata una richiesta specifica della Marina Militare Italiana, e i clienti internazionali sono molto interessati ad essere resistenti agli attacchi informatici.
Nel prossimo futuro, verranno implementate anche alcune soluzioni contro gli effetti elettromagnetici, ovvero le intrusioni attraverso segnali radar.
Secondo alcune voci, aerei come l'F-35 sono già in grado di farlo. È difficile capire fino a che punto il CMS possa entrare in profondità nel CMS (si tratta di dati altamente classificati che, naturalmente, non vengono divulgati). Ma c'è un interesse crescente in tutto il mondo per questo tipo di capacità, quindi si ha bisogno di valutarle e fornire qualche soluzione per proteggere il CMS.
Il mercato primario di Leonardo è la Marina Militare Italiana. Tutte le navi che saranno messe in servizio negli anni a venire monteranno una versione di questo CMS.
Ci si augura che queste navi servano da vetrina per dimostrare le nostre eccezionali capacità sul campo, con un occhio ai mercati in cui siamo già presenti e con l'ambizione di espandersi verso i mercati più dinamici come il Sud-Est asiatico. Il Sud America sembra offrire un terreno fertile per i programmi della società Leonardo da molto tempo, ma i vincoli di bilancio in quelle regioni a volte giocano contro il nostro successo commerciale.
CARATTERISTICHE CHIAVE DEL C.M.S. “ATHENA-SADOC Mk.4”:
- Elevato livello di integrazione di sistema e automazione
- Ampia gamma di operazioni di missione supportate
- Architettura aperta, distribuita e modulare
- Ampia adozione di componenti COTS adeguati
- Supporto avanzato per le decisioni tattiche e di pianificazione
- Integrazione con i sistemi Maritime C4I
- Digitalizzazione video (radar, TV), distribuzione e presentazione
- Alto livello di integrazione automatica dei dati dei sensori e coordinamento automatico dei sistemi d'arma
- Prestazioni e affidabilità del sistema per garantire la continuità delle funzioni operative senza perdita di dati
- Flessibilità e modularità con potenziale di crescita e capacità di aggiornamento.
(Web, Google, Leonardo, Monch, Analisi Difesa, Difesa On Line, You Tube)
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