domenica 25 novembre 2018

I BERSAGLIERI


Il caporale Nico Vernì - responsabile del blog - presso il C.A.R. dei Bersaglieri presso il 14° Btg "Sernaglia", caserma Piave di Albenga (SV), luglio - agosto 1977.




I bersaglieri sono una specialità dell'Arma di fanteria dell'Esercito italiano. 



Ogni 18 giugno si festeggia l'anniversario della loro costituzione, avvenuta nel 1836. L'associazione d'arma di riferimento è l'Associazione nazionale bersaglieri.



Il Corpo dei bersaglieri venne istituito, con regio brevetto del 18 giugno 1836, da re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia su proposta dell'allora capitano del Reggimento guardie Alessandro La Marmora.



Il compito assegnato alla nuova specialità prevedeva le tipiche funzioni della fanteria leggera - esplorazione, primo contatto con il nemico e fiancheggiamento della fanteria di linea (senza però schierarsi e frammischiarsi con quest'ultima) - ma si caratterizzava, come nelle intenzioni del suo fondatore, per un'inedita velocità di esecuzione delle mansioni affidate ed una versatilità d'impiego che faceva dei suoi membri, ancorché appiedati, oltreché dei cacciatori, anche delle guide e dei guastatori ante litteram.


Dotato di ampia autonomia operativa, il corpo era formato da uomini addestrati alla corsa ed al tiro con moderni fucili a retrocarica pronti ad agire, anche isolatamente, per impegnare di sorpresa l'avversario in azioni di disturbo col preciso intento di sconvolgerne i piani, organizzati in piccoli gruppi schierati in quadrato, però, i bersaglieri potevano essere impiegati anche in contrasto alla cavalleria per romperne la carica.

Le prime quattro compagnie che confluiranno poi nel I battaglione vennero formate, rispettivamente, nel luglio 1836 (la 1ª), nel gennaio 1837 (la 2ª), nel gennaio 1840 (la 3ª) e nel febbraio 1843 (la 4ª).

Ricevette il battesimo del fuoco l'8 aprile 1848 nella battaglia di Goito durante la prima guerra di indipendenza italiana.

Un secondo battaglione si formò il 23 aprile 1848 ed a cinque il 30 dicembre 1848, il 10 marzo 1849 gli furono aggiunti due battaglioni bersaglieri della divisione lombarda. Nell'aprile 1849 le truppe comandate da Alfonso La Marmora intervennero per sedare i moti nella città di Genova. Con il trascorrere degli anni aumentò il numero dei battaglioni: 10 nel 1852, 16 nel 1859, 27 nel 1867 e nel 1861, divenuti 36, vennero riuniti in sei comandi di reggimento con compiti amministrativi e disciplinari. Nel 1856 fu creata la carica di "ispettore del corpo dei bersaglieri", con le attribuzioni dei comandanti di brigata. Nel 1854 furono impegnati nella guerra di Crimea, prima "missione all'estero" di truppe italiane dove morì lo stesso Alessandro La Marmora.

I bersaglieri vennero impiegati, dopo l'unificazione italiana, anche per contrastare il brigantaggio a sud. In questa occasione si dimostrarono un corpo particolarmente adatto specie per le impervietà del territorio dove vennero impiegati. Non mancarono episodi brutali che caratterizzarono alcune operazioni di pacificazione del Regno messe in atto dal governo italiano. Episodi di questo genere furono particolarmente cruenti in Basilicata dove imperversava il famoso brigante Carmine Donatelli Crocco. Protagonisti della presa di Roma del 20 settembre 1870, i battaglioni persero l'autonomia operativa dal 1º gennaio 1871 e passarono alle dipendenze dei reggimenti, portati a dieci. Questi, dal 1882, passarono su quattro battaglioni ciascuno. Con l'ordinamento del 1910 presso ogni reggimento si formò un battaglione ciclisti, soppresso poi nel marzo 1919.



A seguito della proposta del generale Alessandro La Marmora, è istituito il 18 giugno 1836 il Corpo dei Bersaglieri con il compito di svolgere servizio di esplorazione e missioni di carattere ardito.

Le prime quattro compagnie che confluiscono nel I battaglione sono formate, rispettivamente, nel luglio 1836 (1^), nel gennaio 1837 (la 2^), nel gennaio 1840 (la 3^) e nel febbraio 1843 (la 4^). Un secondo battaglione si forma nel 1848 alla vigilia della guerra.
Con il trascorrere degli anni aumenta il numero dei battaglioni: 10 nel 1852, 16 nel 1859, 27 nel 1867 e nel 1861, divenuti 36, sono riuniti in sei comandi di reggimento con compiti amministrativi e disciplinari.

Protagonisti della presa di Roma del 20 settembre 1870, i battaglioni perdono l'autonomia operativa assunta dal 1° gennaio 1871, dai reggimenti che sono portati a 10. Dal 1882 passano su quattro battaglioni ciascuno.
Con l'ordinamento 1910 presso ogni reggimento si forma un battaglione ciclisti, soppresso poi nel marzo 1919. Durante la Prima Guerra Mondiale (1915-18) il Corpo è ordinato in due divisioni speciali, 7 brigate, 21 reggimenti e 5 battaglioni autonomi.

Nel 1924 i 12 reggimenti rimasti in vita sono trasformati in ciclisti, organico che poi è variato nel 1936.
Nel corso del secondo conflitto mondiale i reggimenti bersaglieri sono inquadrati nelle divisioni corazzate, motorizzate e celeri. Combattono su tutti i fronti dando prova di capacità e dedizione. Dirà il Feldmaresciallo Rommel comandante dell'Armata Italo Tedesca in Africa Settentrionale "...il soldato tedesco ha stupito il mondo, il bersagliere italiano ha stupito il soldato tedesco..."

Presenti nella guerra di liberazione con il 4° reggimento ed il battaglione "Goito", già nel 1946 avviene la ricostruzione del 3° reggimento cui fa seguito nel 1949 quella dell'8° che nel 1986 darà vita alla Brigata bersaglieri "Garibaldi".
Attualmente i reggimenti sono 6 e le loro Bandiere sono decorate di 7 Croci di Cavaliere dell'O.M.I., 10 Medaglie d'Oro, 8 Medaglie d'Argento, 26 Medaglie di Bronzo al Valor Militare e di 1 Medaglia d'Oro e 3 d'Argento al Valore dell'Esercito.




Il mio reparto della naja, l’8° Bersaglieri: ”Velox ad impetum”





Reggimento bersaglieri si compone di un comando di reggimento, una compagnia di supporto logistico e un battaglione bersaglieri, pedina operativa dell'unità.



Reggimento fra i primi della Forza Armata a essere interamente alimentato con personale volontario, è di stanza a Caserta.


Più volte rischierato all'estero è uno dei reggimenti con maggior esperienza fuori area.

La Bandiera di Guerra è decorata di un Ordine Militare d'Italia, due Medaglie d'Oro al Valor Militare e una al Valore dell'Esercito, una d'Argento al Valor Militare, una d'Argento al Valore dell'Esercito, una d'Argento al Valor Civile, cinque di Bronzo al Valor Militare ed una d'Argento di Benemerenza.



La festa del reggimento, come per tutti i reggimenti bersaglieri, cade il 18 giugno, anniversario della costituzione della specialità (1836).

L'inno dei bersaglieri è stato composto nel 1860 dal giovanissimo ufficiale del bersaglieri Giulio Ricordi con testo del poeta Giuseppe Regaldi. Nel 1862 Pietro Luigi Hertel ne fece una versione titolata "Flik Flok". L'arrangiamento attuale fu nel 1886 del maestro Raffaele Cuconato come "Marcia dei Bersaglieri".



L’uniforme:

Il piumetto o pennacchio

Il piumetto è composto di penne ancor oggi spesso naturali, anche se sono ammesse quelle sintetiche. Al termine corretto di penne, si preferisce talvolta quello più improprio di piume, celebrate come tali in diverse canzoni. Accade si legga erroneamente che la provenienza del piumaggio sarebbe da penne addirittura di gallo cedrone, specie rara da sempre e protetta ai giorni nostri. In realtà sin dalle origini, all'atto della formazione del Corpo nel 1836, quando le compagnie furono due e il totale degli ufficiali nove, mai si cacciò tale specie le cui penne appaiono tra l'altro ben diverse da quelle comunemente conosciute per tale uso. La truppa adoperò principalmente penne di cappone nero e gli ufficiali, a distinzione, ebbero il pennacchietto di più pregiate piume di struzzo colorate in verde. Nel 1863, appena dopo l'Unità d'Italia, il corpo dei Bersaglieri contava 36 battaglioni per un totale di 25.423 effettivi che portavano un piumaggio in taluni casi composto sino da 600 penne. Ciò escludeva ovviamente la provenienza da volatili rari. Gli ufficiali presto decisero di uniformare anche il proprio piumetto che infatti non si distingue da quello della truppa ancora ai nostri tempi. Il cappello circolare ed ampio all'inizio veniva usato come protezione dal sole per l'occhio destro, quello che aveva il compito di mirare, e infatti quasi tutti i cacciatori dei vari eserciti, all'epoca della formazione del corpo, ricoprivano il berretto di penne e pennacchio.



Il cappello nero

Il cappello piumato, in gergo chiamato vaira in onore di Giuseppe Vayra che per primo vestì la divisa del corpo, che si porta inclinato sul lato destro in modo da tagliare a metà il sopracciglio fino a coprire il lobo dell'orecchio, è l'emblema del Corpo ed il simbolo delle sue tradizioni. A riprova di tale affermazione si ricorda tradizionalmente l'episodio che vide protagonista il tenente colonnello Negrotto, Comandante del 23º Battaglione bersaglieri, che colpito a morte sul Mrzli (campo trincerato di Gorizia) nel 1915, durante la prima guerra mondiale, pose il suo cappello sulla punta della sciabola lanciandolo poi al di là del reticolato nemico gridando: «Bersaglieri, quella è la vostra Bandiera! Andate a prenderla!».



Il fregio

Il fregio è in metallo di colore oro: bomba da granatiere con fiamma a sette lingue, cornetta da cacciatore e due carabine intrecciate. La particolarità del trofeo è la fiamma la quale non sale dritta come per le altre armi, quella del bersagliere è inclinata e fuggente rappresentante della corsa dei bersaglieri.

Il cordone verde servì a sostenere la fiaschetta della polvere da sparo (che cadeva sul fianco destro) fino a quando non entrò in dotazione la cartuccia completa. Servì anche per le trombette ed i corni. Attualmente viene indossata con l'uniforme da parata.



Il colore cremisi

Il colore cremisi comparve nelle mostreggiature e filettature della prima giubba di panno azzurro-nero della truppa, e nelle spalline, colletto, bande e manopole degli Ufficiali. Oggi è conservato nelle fiamme.



I guanti neri

I guanti neri vennero adottati, nel 1839, a soli tre anni dalla fondazione del Corpo a simboleggiare lo sprezzo della morte. La Marmora li volle neri perché quelli sperimentati nello stesso anno, blu scuro come la divisa, perdevano il colore. Inoltre all'epoca il guanto calzato era un segno di classe signorile. Gli Ufficiali ed i Sottufficiali dei Bersaglieri, in qualsiasi circostanza di tempo e di luogo e con qualsiasi uniforme nella quale ne sia prescritto l'uso, devono sempre indossare guanti neri di pelle.




Il fez

Il fez ha la sua origine in Marocco, ma i bersaglieri lo incontrarono in Crimea (1855), dove gli Zuavi, reparti speciali del Corpo di spedizione francese, entusiasmati dal valore dei bersaglieri (battaglia della Cernaia), offrirono il loro copricapo, il fez, in segno di ammirazione. Prima, i bersaglieri portavano un “berrettino di maglia di cotone, che copriva le orecchie e poteva tenersi anche sotto il cappello”; di colore rosso aveva un fiocco turchino. Dopo il cappello piumato (chiamato vaira) il fez diventò, ed è tuttora, un elemento tipico del bersagliere. Il regolamento disciplina il trattamento del fez: non dev'essere riposto in tasca, né arrotolato in mano, né piegato sotto la spallina. La nappa azzurra (la "ricciolina") deve avere il cordoncino corto (massimo 30 cm) in modo da consentirgli di dondolare rapido da una spalla all'altra.


Il Basco nero
Il 19 giugno 2011 a Torino, in occasione del 59º raduno nazionale del Corpo, fu presentato un nuovo basco nero che prese il posto del tradizionale fez. Sotto il fregio dei bersaglieri, apposto sul lato sinistro del basco, vi è una sottopannatura quadrata di colore cremisi e, in corrispondenza di questa, un piumetto nero: entrambi elementi che ricordano la tradizionale iconografia del Corpo. A partire dal 1º novembre 2015, il piumetto sul basco è stato tuttavia abolito. Il Fez resta il copricapo per la truppa (VFP1 e VFP4).

(Web, Google, Wikipedia)































































































































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