martedì 27 novembre 2018

ELMETTI US ARMY




L'elmetto militare M1 è stato utilizzato dall'esercito statunitense a partire dalla seconda guerra mondiale, fino a quando fu sostituito dall'elmetto PASGT nel 1985. Per oltre quarant'anni, l'M1 è stato l'elmetto standard per le forze armate degli Stati Uniti, ed è diventata un'icona dei militari americani. Il suo design ha ispirato altre forze armate nel mondo.



L'elmetto M1 è molto popolare tra i collezionisti di militaria, e gli elmetti della seconda guerra mondiale hanno generalmente più valore rispetto ai modelli successivi. Sia gli M1 della seconda guerra mondiale sia del Vietnam stanno diventando sempre più difficili da trovare. Quelli con originali e inusuali marcature rare o qualche tipo di storia documentata tendono ad essere i più costosi.

L'elmetto M1 è stato introdotto nel 1942 per sostituire l'elmetto Brodie. Furono fabbricati 20 milioni di elmetti M-1 in acciaio durante tutto il periodo in cui furono utilizzati. Un secondo lancio di produzione, da parte degli Stati Uniti, di circa un milione di elmetti, fu effettuato nel 1966-1967 per la guerra del Vietnam. Nella guerra del Vietnam l'elmetto differiva dalla versione utilizzata nella seconda guerra mondiale e fino alla guerra di Corea per la cupola meno pronunciata e abbassata nella sezione superiore anteriore e fu dipinto in un verde oliva chiaro. L'M1 è stato abbandonato nel corso degli anni ottanta in favore dell'elmetto PASGT, che offriva una maggiore ergonomia e protezione balistica.

Mentre sono ormai obsoleti negli Stati Uniti, gli elmetti M1 e le varianti internazionali sono ancora in uso in altre nazioni in tutto il mondo. L'imbottitura dell'elmetto M1 (liner in inglese) occupa ancora una nicchia simbolica nell'esercito degli Stati Uniti: ad esempio, liner del genere sono attualmente indossati nella formazione dei candidati alle forze per operazioni speciali della marina USA, e su di essi è dipinto il numero della classe, il nome e distintivi di grado; le versioni sia verniciate sia cromate sono ancora utilizzate in unità cerimoniali. In Israele, i soldati della Riserva hanno utilizzato l'elmetto M1 in combattimento fino al 2006.



L'M1 è formato da due elmetti prodotti in taglia unica: una calotta esterna, a volte chiamata "pentola d'acciaio", fatta di metallo e un caschetto rigido, il liner, che si trova all'interno della prima e contiene il sistema di regolazione per renderlo adattabile alle dimensioni della testa di chi lo indossa. La fodera era applicata per coprire la calotta esterna di acciaio.

La calotta esterna non può essere indossata da sola. La calotta interna può essere indossata da sola, ma fornisce una protezione simile ad un normale caschetto ed era spesso indossata in tale modo dalla polizia militare.

Dalla seconda guerra mondiale, della calotta esterna dell' M1 è stata cambiata soprattutto la silhouette. La struttura della calotta degli M1 è costituita da un unico pezzo di acciaio non magnetico stampato. Attorno al bordo della calotta è aggraffata una banda metallica, in modo da offrire un bordo liscio. La striscia di metallo ha una saldatura nel punto di incontro delle estremità. Sulle prime calotte la saldatura si trovava nella parte anteriore. Nel 1944, dopo che il materiale per fabbricare la banda passò dall'acciaio inox all'acciaio al manganese, la saldatura venne spostata nella parte posteriore.

Su entrambi i lati della calotta ci sono anelli in acciaio inox per l'aggancio del soggolo. La forma di questi anelli è uno degli elementi più utili nel riconoscimento di calotte prodotte in tempi diversi. Le prime calotte della seconda guerra mondiale avevano anelli fissi, successivamente vennero sostituiti da anelli girevoli per diminuirne le probabilità di rottura.

Durante la seconda guerra mondiale molti soldati tenevano il soggolo dell'elmetto slacciato. Questa consuetudine nacque per due motivi: il primo, perché se si veniva attaccati alle spalle, il nemico avrebbe potuto far perdere l'equilibrio al soldato, semplicemente tirando l'elmetto; il secondo, perché si credeva erroneamente che se fosse caduta una bomba nelle vicinanze, la fibbia avrebbe potuto strattonare violentemente il collo.

La calotta in acciaio poteva venire utilizzata anche per altri usi di fortuna, quali pala, lavabo, secchio e a volte anche come latrina. L'utilizzo come pentola venne scoraggiato, in quanto il calore rendeva la lega di metallo più fragile.

L'imbottitura è realizzata da molte componenti. La parte esterna è sagomata per adattarsi perfettamente alle calotte in acciaio. All'interno, i vari elementi del sistema di sospensione sono fissati con rivetti. Il sistema di sospensione è realizzato con nastri che si estendono attorno e attraverso l'interno dell'elmetto. Una fascia parasudore (sweatband in inglese) è montata sulla struttura delle sospensioni ed è regolabile per adattarsi intorno alla testa di chi la indossa. Durante la seconda guerra mondiale e la guerra di Corea le imbottiture avevano il sottogola in cuoio marrone.

Il primo materiale utilizzato per le imbottiture era a base di fibre di carta compressa impregnate di resina fenolica, ma venne rapidamente eliminato perché si degradava rapidamente in ambienti con elevata umidità, venendo sostituito da materiali plastici. Nello stesso periodo, la fibra Rayon con cui erano originariamente fabbricate le sospensioni, venne sostituita dal cotone color cachi. Dopo la seconda guerra mondiale, il colore del cotone venne modificato da kaki a verde oliva. Molto più tardi, le sospensioni vennero fabbricate con una tessitura sintetica più forte.

Intorno al 1942 lo United States Marine Corps introdusse un telino bicolore, da un lato color "foresta verde" (chiamato green-side out) e dall'altro "isola di corallo" (chiamato brown-side out). Vennero spesso utilizzati dall'United States Army retini per evitare che gli elmetti bagnati brillassero e per poterci aggiungere parti di vegetazione utili per la mimetizzazione. Solo con la guerra del Vietnam venne regolamentato l'uso del telino. Durante la seconda guerra mondiale e quella di Corea vennero utilizzati solo i retini semplici oppure nulla. Gli unici che coprirono sempre i loro elmetti con il telino furono i Marine.

Durante l'Offensiva delle Ardenne vennero utilizzate coperture bianche per mimetizzarsi meglio nelle zone innevate. Non vennero consegnati ai soldati particolari telini, ma vennero utilizzati pezzi di stoffa ricavati dalle camicie o lenzuola, oppure i telini presi sul campo di battaglia ai tedeschi.

Quando un’idea è buona, cammina con le proprie gambe, si afferma da sola. Non c’è bisogno di propaganda, non c’è bisogno di imposizioni, né di pubblicità. Uno dei casi più clamorosi di questa dinamica è quello del cosiddetto elmetto tedesco “Fritz”, che siamo abituati a conoscere e riconoscere dall’iconografia militare e anche da quella hollywoodiana. In realtà l’elmetto di cui stiamo parlando si chiama Stahlhelm, ossia “elmetto d’acciaio”, e risale a prima dell’avvento del nazismo, e precisamente alla Grande Guerra. È definito anche “a secchio di carbone”, per la inconfondibile forma tesa a proteggere la nuca del soldato, soprattutto quando alla guerra campale si sostituì la guerra di trincea. Addirittura, prima della Grande Guerra, raramente i soldati avevano una qualche protezione in testa, solitamente avevano simil-elmi di stoffa o di cuoio. Ma con la guerra di posizione, si constatò che il numero dei morti e dei feriti a causa di colpi alla testa (spesso di shrapnel) aumentava. In realtà, se vogliamo essere onesti, i primi a pensarci furono i francesi, che con il loro celebre elmetto Adrian, poi adottato anche dalle truppe italiane, come si vede anche in moltissime rappresentazioni dei nostri fanti, che garantiva una qualche protezione ai soldati. L’Adrian, comunque, non è conosciuto come l’elmetto Tommy, quello inglese, che in realtà si chiamava Brodie dal nome del suo inventore. Il copricapo con la sua caratteristica forma a scodella fu presto adottato non solo dal Regno Unito ma da tutte le truppe del Commonwealth, e fu diffuso perché costava meno produrlo. Tornando al Fritz, fu disegnato da Friedrich Shwerd, dell’Istituto tecnico di Hannover. Dopo le necessarie prove di laboratorio e al poligono, l’elmetto fu adottato come Model 1916 e inaugurato a Verdun. Per la fusione i tedeschi utilizzarono un acciaio al silicio-nickel, molto più costoso dei Tommy inglesi. In questa fase i Fritz avevano il color acciaio, furono verniciati solo nel 1918, per ordine dello Stato maggiore tedesco, che ne indicava anche la mimetizzazione.

Ma la storia del Fritz non finisce qui, anzi comincia: dopo la presa del potere da parte di Hitler, gli studi sul Fritz si moltiplicano. Dopo un primo nuovo modello chiamato M1933, fatto un materiale plastico chiamato Vulkanfiber, nel 1935 arriva il modello definitivo, quello che siamo abituati a vedere nelle immagini del secondo conflitto mondiale. Era uno Stahlhelm ricavato dalla pressatura di fogli di acciaio al molibdeno e leggermente modificato nella forma. Dal 1935 al 1940 ne furono prodotti milioni e milioni di pezzi. Gli unici corpi tedeschi a non adottarlo, come si ricorderà, furono i paracadutisti, i Fallschirmjäger, che avevano un elmo di concezione più tradizionale, che secondo gli ingegneri tedeschi garantiva meno rischi in fase di atterraggio per le truppe aviotrasportate. Negli anni della guerra l’elmetto subì modifiche non significative, più che altro legate alle esigenze produttive e a quelle relative alla verniciatura e mimetizzazione. La Germania nazista esportò il Fritz in alcune nazioni: lo adottarono in quegli anni, ad esempio, la Spagna di Franco, la Cina nazionalista e l’Ungheria. Nel periodo tra le due guerra il Fritz fu adottato anche dai soldati islandesi, unitamente a un’uniforme di foggia tedesca. Ma nel 1940 Dublino accettò la proposta di Londra di sostituire l’uniforme con una britannica insieme all’elmetto, il Tommy. Dopo la Seconda Guerra Mondiale,ovviamente la Germania Ovest abbandonò il Fritz, considerato in quel momento da tutto il mondo come simbolo del militarismo tedesco, per adottare una variante dell’elmetto americano M1, quello con la visierina. Invece, sorprendentemente, la Germania Est ne adottò un modello molto simile, anche se non uguale al Fritz, per la sua Volkspolizei e la sua Nationale Volksarmee. Noi li conosciamo in quanto erano quelli che indossavano i Vopos, la famigerata polizia di frontiera comunista. Si trattava di elementi più larghi dello Stahlhelm e realizzati con un materiale diverso. Furono ceduti a molti Paesi amici – ossia comunisti – del Terzo Mondo. Oggi in Germania vi sono molti corpi che utilizzano il Fritz, però realizzato in kevlar, come quelli che usano gli appassionati del softair. Venendo alla storia odierna, da qualche anno notiamo che praticamente tutti gli eserciti del mondo, italiano compreso, utilizzano il glorioso Fritz, particolarmente le forze speciali dei Paesi occidentali, in quanto garantiscono maggiore protezione. Quelli che ieri e l’altro ieri furono i maggiori nemici dei Fritz tedeschi, oggi li indossano.

L’esercito americano punta attualmente a modernizzare le sue dotazioni, ma soprattutto gli elmetti che saranno consegnati a breve all’Us Army che ha siglato il contratto di produzione per il nuovo elmo che ha un peso ridotto del 22% rispetto a quello attuale, a parità di protezione. 

Il nuovo elmo di seconda generazione sarà prodotto in Vermont dalla Revision Military, azienda nota anche per la produzione degli occhiali da battaglia in grado di difendere gli occhi anche da piccole schegge. Una commessa record da 98 milioni di dollari permetterà all’azienda di rifornire i reparti dell’esercito con i nuovi elmetti per i prossimi cinque anni. Il nuovo elmetto è realizzato in polietilene ad altissimo peso molecolare, un materiale più leggero del kevlar (con il quale sono prodotti i caschi attualmente in dotazione), ma ugualmente resistente. Può fermare colpi di pistola da 9 millimetri e diverse schegge di granata. La differenza di peso tra il nuovo ACH e l’attuale casco dipende ovviamente dalle dimensioni. Ma nella taglia più comune, la grande, il nuovo pesa 1,1 kg, 300 grammi in meno dell’attuale

Entro il 2020, i militari avranno anche un nuovo assetto da utilizzare per l’autoprotezione. Diranno addio all’attuale giubbotto antiproiettile, amato e odiato per il suo peso (circa 11 chili), per sostituirlo con un nuovo sistema integrato. Sarà totalmente avveniristico. E sarà abbinato con nuovo elmo dotato di mentoniera e una piastra balistica che potrà essere attaccata sopra il casco base.

Il sistema integrato di protezione si chiama TEP (torso and extremis protection system) e comprende un giubbotto modulare, una combat shirt ignifuga integrata con inserti balistici su collo e deltoidi, la protezione del bacino e un cinturone in grado di togliere il peso dalle spalle del soldato. Con il Tep il soldato può uscire in battaglia con il pieno della protezione, oppure indossare una ‘armatura leggera’ per le missioni che richiedono più agilità.

Accanto al nuovo casco, simile a quello da motociclista ci sono anche la maschera-visore, che scurisce con la semplice pressione di un interruttore, grazie a moduli LCD cristallo liquido che aderiscono alle lenti, così garantiranno protezione dai colpi e sicurezza.













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