Il Carcano Mod. 91 (fuori d'Italia anche conosciuto come Mannlicher-Carcano-Parravicino) è stato un fucile a otturatore girevole-scorrevole adottato dal Regio Esercito italiano dal 1891 al 1945.
Adottato in sostituzione del Vetterli-Vitali Mod. 1870/87, è stato l'arma d'ordinanza dell'esercito italiano sino alla fine della seconda guerra mondiale, ed utilizzava un piccolo calibro di 6,5 × 52 mm Mannlicher-Carcano.
A seguito della scoperta da parte di Paul Marie Eugène Vieille nel 1884 della polvere infume, attraverso la gelatinizzazione della nitroglicerina con una miscela di etere ed alcool, si rese disponibile la possibilità di progettare fucili di calibro minore di quelli fino ad allora adottati. Il Regio Esercito aveva in dotazione i fucili Vetterli-Vitali Mod. 1870/87, Vetterli-Bertoldo Mod. 1870/82 e Vetterli-Ferracciù Mod. 1870/90 nel grosso calibro 10,35 × 47 mm R, con munizioni a polvere nera, di buona qualità, ma resi obsoleti da questa nuova scoperta.
Gli storici nemici austriaci, ad imitazione di quanto fatto dai francesi, avevano introdotto in servizio il Steyr-Mannlicher M1888 in calibro 8 × 50 mm R Mannlicher I tedeschi adottarono nel 1888 la munizione da 8 x 57 mm sul nuovo fucile Gewehr 88, che sembrò all'inizio una scelta ragionevole, ma, a seguito di alcuni esperimenti, si decise di adottare un calibro ancora inferiore, da 6,5 mm Carcano, che avrebbe permesso, tra l'altro, alle truppe di trasportare con facilità un maggior quantitativo di munizioni. Questa questione era all'ordine del giorno per gli sviluppi delle guerre coloniali, in cui frequentemente le truppe europee rimanevano a corto di proiettili, in aree "selvagge" dove erano pochissime le vie di comunicazione. Anche quando non si era a rischio di rimanere senza proiettili in battaglia si doveva trascurare completamente l'addestramento al tiro non appena si abbandonava la linea di costa o le poche zone servite da ferrovie. Proprio in quel decennio la disfatta di Adua dimostrò quanto questo ragionamento fosse corretto.
Inizialmente si adottò per le munizioni un propellente alla balistite (un composto molto simile a quello adottato più tardi nel 1901 in Gran Bretagna, la cordite), ma poiché diede problemi di eccessiva erosione e di stabilità a temperature estreme, si passò nel 1895 alla solenite. Sia cordite che solenite erano propellenti pensati anche per un impiego coloniale, a differenza dei propellenti tedeschi, austro-ungarici, statunitensi e russi, in sé più potenti e funzionali, ma instabili in climi caldi e umidi.
Inoltre si notò che nella canna, sottoposta ai forti attriti dei proiettili col nuovo propellente, si tendeva ad usurare la rigatura, ed inoltre, i proiettili perdevano a volte la camiciatura. Si decise, quindi, di adottare, per la prima volta al mondo, il sistema (coperto da segreto militare) della rigatura progressiva, cioè di una rigatura elicoidale che riduceva il passo tra culatta e vivo di volata. La paternità della progettazione della canna è attribuita al segretario della Commissione maggiore Pietro Galelli, anche se fonti giornalistiche l'attribuirono al generale Vincenzo Muricchio.
La scelta del nuovo piccolo calibro indusse la Commissione delle Armi Portatili della Scuola di Tiro di Fanteria di Parma, incaricata di studiare un nuovo fucile, ad affidare la progettazione e la produzione dello stesso alle fabbriche d'armi dello Stato, in quanto per un calibro così piccolo non c'era disponibilità nel mercato internazionale. Le opzioni erano tra un sistema ad otturatore girevole-scorrevole stile Mauser oppure uno a otturatore scorrevole stile Mannlicher. Il fucile fu sviluppato da Salvatore Carcano delle Fabbrica d'Armi di Torino con la collaborazione del generale Parravicino dell'arsenale di Terni e adotta il sistema di caricamento Mauser. Il Mod. 91venne prodotto sia nella versione lunga che carabina e servì nella Guerra di Abissinia, nella prima guerra mondiale e nella seconda guerra mondiale, oltre che in vari conflitti coloniali. È rimasto in servizio nelle forze armate italiane fino al 1959, mentre la Polizia di Stato ha impiegato la versione Moschetto Mod. 91/38 fino agli anni novanta per il lancio, tramite apposito tromboncino, di granate fumogene nelle operazioni di ordine pubblico. Durante gli Anni di Piombo il Ministero della Difesa e quello dell'Interno, temendo che le varie organizzazioni terroristiche sia di destra che di sinistra assaltassero i depositi dell'esercito (pratica già eseguita da simili organizzazioni nel mondo) per impadronirsi di armi, ordinò la distruzione e la disattivazione di centinaia, se non migliaia, fucili Carcano custoditi nei depositi militari onde evitare che cadessero in mani sbagliate.
Dopo l'8 settembre, i tedeschi si impadronirono di grandi quantità di Mod. 91 di preda bellica, che diventarono il fucile più diffuso tra le truppe del Volkssturm. Nella Guerra civile in Libia del 2011, Carcano residuati del periodo coloniale sono stati utilizzati dalle forze ribelli contrarie a Gheddafi, a 120 anni esatti dall'entrata in servizio del primo modello.
La gara, indetta tra le fabbriche d'armi nazionali, vide vincitore il modello presentato da Salvatore Carcano, molto simile a quello adottato dalla Mauser ma semplificato, mentre per il sistema di caricamento la spuntò quello Mannlicher a pacchetto del Fucile Mod. 1888 ("di commissione") tedesco.
Il 29 marzo 1892 il Regno d'Italia adottava ufficialmente il Fucile Modello 1891 come arma di fanteria in sostituzione del Vetterli-Vitali.
(Web, Google, Wikipedia)
Gli storici nemici austriaci, ad imitazione di quanto fatto dai francesi, avevano introdotto in servizio il Steyr-Mannlicher M1888 in calibro 8 × 50 mm R Mannlicher I tedeschi adottarono nel 1888 la munizione da 8 x 57 mm sul nuovo fucile Gewehr 88, che sembrò all'inizio una scelta ragionevole, ma, a seguito di alcuni esperimenti, si decise di adottare un calibro ancora inferiore, da 6,5 mm Carcano, che avrebbe permesso, tra l'altro, alle truppe di trasportare con facilità un maggior quantitativo di munizioni. Questa questione era all'ordine del giorno per gli sviluppi delle guerre coloniali, in cui frequentemente le truppe europee rimanevano a corto di proiettili, in aree "selvagge" dove erano pochissime le vie di comunicazione. Anche quando non si era a rischio di rimanere senza proiettili in battaglia si doveva trascurare completamente l'addestramento al tiro non appena si abbandonava la linea di costa o le poche zone servite da ferrovie. Proprio in quel decennio la disfatta di Adua dimostrò quanto questo ragionamento fosse corretto.
Inizialmente si adottò per le munizioni un propellente alla balistite (un composto molto simile a quello adottato più tardi nel 1901 in Gran Bretagna, la cordite), ma poiché diede problemi di eccessiva erosione e di stabilità a temperature estreme, si passò nel 1895 alla solenite. Sia cordite che solenite erano propellenti pensati anche per un impiego coloniale, a differenza dei propellenti tedeschi, austro-ungarici, statunitensi e russi, in sé più potenti e funzionali, ma instabili in climi caldi e umidi.
Inoltre si notò che nella canna, sottoposta ai forti attriti dei proiettili col nuovo propellente, si tendeva ad usurare la rigatura, ed inoltre, i proiettili perdevano a volte la camiciatura. Si decise, quindi, di adottare, per la prima volta al mondo, il sistema (coperto da segreto militare) della rigatura progressiva, cioè di una rigatura elicoidale che riduceva il passo tra culatta e vivo di volata. La paternità della progettazione della canna è attribuita al segretario della Commissione maggiore Pietro Galelli, anche se fonti giornalistiche l'attribuirono al generale Vincenzo Muricchio.
La scelta del nuovo piccolo calibro indusse la Commissione delle Armi Portatili della Scuola di Tiro di Fanteria di Parma, incaricata di studiare un nuovo fucile, ad affidare la progettazione e la produzione dello stesso alle fabbriche d'armi dello Stato, in quanto per un calibro così piccolo non c'era disponibilità nel mercato internazionale. Le opzioni erano tra un sistema ad otturatore girevole-scorrevole stile Mauser oppure uno a otturatore scorrevole stile Mannlicher. Il fucile fu sviluppato da Salvatore Carcano delle Fabbrica d'Armi di Torino con la collaborazione del generale Parravicino dell'arsenale di Terni e adotta il sistema di caricamento Mauser. Il Mod. 91venne prodotto sia nella versione lunga che carabina e servì nella Guerra di Abissinia, nella prima guerra mondiale e nella seconda guerra mondiale, oltre che in vari conflitti coloniali. È rimasto in servizio nelle forze armate italiane fino al 1959, mentre la Polizia di Stato ha impiegato la versione Moschetto Mod. 91/38 fino agli anni novanta per il lancio, tramite apposito tromboncino, di granate fumogene nelle operazioni di ordine pubblico. Durante gli Anni di Piombo il Ministero della Difesa e quello dell'Interno, temendo che le varie organizzazioni terroristiche sia di destra che di sinistra assaltassero i depositi dell'esercito (pratica già eseguita da simili organizzazioni nel mondo) per impadronirsi di armi, ordinò la distruzione e la disattivazione di centinaia, se non migliaia, fucili Carcano custoditi nei depositi militari onde evitare che cadessero in mani sbagliate.
Dopo l'8 settembre, i tedeschi si impadronirono di grandi quantità di Mod. 91 di preda bellica, che diventarono il fucile più diffuso tra le truppe del Volkssturm. Nella Guerra civile in Libia del 2011, Carcano residuati del periodo coloniale sono stati utilizzati dalle forze ribelli contrarie a Gheddafi, a 120 anni esatti dall'entrata in servizio del primo modello.
La gara, indetta tra le fabbriche d'armi nazionali, vide vincitore il modello presentato da Salvatore Carcano, molto simile a quello adottato dalla Mauser ma semplificato, mentre per il sistema di caricamento la spuntò quello Mannlicher a pacchetto del Fucile Mod. 1888 ("di commissione") tedesco.
Il 29 marzo 1892 il Regno d'Italia adottava ufficialmente il Fucile Modello 1891 come arma di fanteria in sostituzione del Vetterli-Vitali.
(Web, Google, Wikipedia)
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