Il mare, storico fattore di unione culturale e commerciale tra i popoli, assurge sempre più a primario bene comune dell’umanità (global common), rappresentando il cardine degli equilibri geo-politici mondiali. La dimensione marittima, grazie all’immenso patrimonio che custodisce ed agli enormi traffici di cui è sede, rappresenta il più grande mercato globale.
Le moderne tecniche estrattive, sempre più efficaci, assieme al crescente trasporto marittimo, vero e proprio anello portante del commercio internazionale (il 90% delle merci mondiali viaggia via mare) hanno, di fatto, determinato la “marittimizzazione” dell'economia globale.
In tale quadro di riferimento geo-politico, appare evidente come la prosperità e la sicurezza del nostro Paese siano indissolubilmente legate al mare.
Con un’economia sostanzialmente orientata alle attività di trasformazione l’Italia risulta, infatti, intimamente e grandemente dipendente dalla continua disponibilità di un affidabile flusso di approvvigionamenti dall’estero, che viene sostenuto da un importante interscambio marittimo (su base annua, via mare nel nostro Paese arrivano il 90% del fabbisogno di materie prime, l’80% di petrolio ed il 40% di gas, nonché, sempre via mare, l’esportazione del 55% dei prodotti nazionali finiti).
Con un’economia sostanzialmente orientata alle attività di trasformazione l’Italia risulta, infatti, intimamente e grandemente dipendente dalla continua disponibilità di un affidabile flusso di approvvigionamenti dall’estero, che viene sostenuto da un importante interscambio marittimo (su base annua, via mare nel nostro Paese arrivano il 90% del fabbisogno di materie prime, l’80% di petrolio ed il 40% di gas, nonché, sempre via mare, l’esportazione del 55% dei prodotti nazionali finiti).
Un mare “turbolento”, oggetto di rivendicazioni spesso contrastanti, il cui livello di sfruttamento, sempre più spinto, si prospetta potenzialmente conflittuale, un mare oggetto di attività illegali, dove la minaccia criminale (contrabbando, pirateria, traffico di armi di distruzione di massa, sostanze stupefacenti, immigrazione clandestina ecc.) si combina con quella terroristica, in grado di colpire i trasporti, i porti e le infrastrutture critiche, (anche subacquee) e con quella ambientale a danno dell’ecosistema globale.
La tutela degli interessi nazionali sul mare si sostanzia in una lunga serie di attività che fanno capo alla Marina Militare che, con operazioni continuative di presenza e sorveglianza, assicura la protezione delle linee di comunicazione marittime, dei porti, dei centri nodali di smistamento, delle flotte peschereccia e mercantile nazionali, delle piattaforme petrolifere, dei nostri connazionali che, a vario titolo, lavorano sul mare, oltre che di ogni altra attività di fondamentale importanza per lo sviluppo del Paese.
In tale contesto si inserisce l’attuale programma navale per la tutela della capacità marittima della Difesa che consentirà, in futuro, di disporre di uno strumento marittimo efficace e bilanciato, grazie all’ingresso in linea di navi di nuova generazione, concepite per poter svolgere, con un approccio di tipo multi-ruolo, più funzioni sinora assolte da diverse classi di unità.
Un programma di ammodernamento che è stato estremamente lungimirante, garantendo l'avvio di un percorso che però dovrà necessariamente continuare, soprattutto per adeguare anche altre capacità espresse da Unità che iniziano ormai ad accusare pesantemente l'usura del tempo, quali Nave Anteo, Nave Magnaghi, le unità di pattugliamento, le Unità di contromisure mine ed i rimorchiatori/naviglio logistico portuale.
(Web, Google, Wikipedia, marina.difesa.it)
Il probabile progetto Fincantieri della futura portaerei da 50.000 tonn. Giuseppe Garibaldi.
Il "TRIESTE" qualche giorno fa...
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